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Autore: Oggetto: Riflessioni sul tennis.....

Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




Posts: 4217
Registrato: Oct 2003

  postato il 24/06/2005 alle 14:52
Questa riflessione sul tennis, è stata scritta all’indomani del successo di Hewitt a Wimbledon nel 2002, quando ancora non s’era affacciato sulla scena lo svizzero Roger Federer, ovvero il giocatore che oggi, da solo o quasi (l’altro è il russo Marat Safin, anche se pure lui, possiede il rovescio vomitevole a due mani), tiene alti i valori e le bellezze del tennis. Sono un amante del “serv and volley”, un nostalgico di quelle racchette di legno che esaltavano il tocco, la classe e l’essenza tennistica.
Nell’odierno viviamo il tennis dei robot, con quei lamenti da persone torturate e la chimica strana che scorre nei loro corpi, al punto di determinarne cadute eccellenti, ogni volta che su di loro si presentano controlli solo un poco più seri. Viviamo il gioco dell’asfissia dei bionici e ci esaltiamo per gente che avrebbero fatto poco, senza gli additivi e le racchette in lega di oggi.
Quando Rafter s’è ritirato sono stato male: era l’ultimo dei puri, davvero “l’ultimo dei mohicani”: una tragedia!
Si parla tanto di Nadal, ma una superficie vera ed onesta come l’erba naturale di Wimbledon, l’ha subito ripudiato.
Gli appassionati si tengano pure il giovane delle Baleari, mentre a me, escludendo Federer ed in parte Safin, non restano che vecchie cassette per vedere quelle volèe che, nel tennis, sono come gli scalatori nel ciclismo. Di tergicristalli-cronoman ne ho piene le tasche.

N.B. A scanso di equivoci, ribadisco che il testo che segue è vecchio e che lo studio in esso riportato, è stato scritto velocemente, di getto, con l’intento pure di provocare un minimo di quella riflessione sempre dribblata dai media. Quanto basta per dire che….. il tennis e l’automobilismo di formula uno, sono oggi un sano e pulito sonnifero.... da vendere in farmacia a mo’ di cassetta o dvd, al posto del Tavor.....


RIFLESSIONI SUL TENNIS
Domenica 7 luglio è stata una gran giornata per il tennis australiano, il migliore mai apparso sulla scena di questo, che un tempo, era un magnifico sport. Lleyton Hewitt, quindici anni dopo il formidabile non conformista Patrick Cash, ha conquistato il tempio di Wimbledon, il torneo che più di ogni altro, nonostante le orride esternazioni di “tritassassi Tommasi”, rappresenta l’ideale titolo mondiale del tennis. Inutile dire che anche il sottoscritto ha gioito per la vittoria di questo ragazzo terribile, ma la contentezza è stata ben inferiore al dolore per le sconfitte in finale dell’ultimo poeta del tennis, Patrick Rafter, nelle due edizioni precedenti. Avete capito benissimo che il gioco di Lleyton non mi piace e non mi piacerà mai. Se gioisco per le sue vittorie è solo perché è meglio avere sul trono di questo sport un australiano che distrugge quella che era l’arte dei suoi connazionali predecessori, piuttosto che qualche altro “pallettaro” o “tergicristallo” proveniente da un paese senza cultura tennistica, o figlio del più grande massacratori di talenti, tal “macellaio Nick Bollettieri”. Un tempo ho amato il tennis quanto il mio cuore ciclistico, l’atletica leggera e il pugilato, il mio poker preferito prima dell’avvento e della crescente ammirazione per una miriade di discipline. Ho impugnato una racchetta poco per divenire un giocatore, ma abbastanza per vedere, anche su di me, l’ebbrezza del gioco di volo e la rete come confine di un’avventura. Dico subito, a scanso di equivoci, che odio il rovescio a due mani, un gesto tecnico vomitevole e “svitaschiena” che forse farà inorridire tanti di quelli che mi leggono, ma che trova condivisione in molti tecnici polivalenti e di grandissimo spessore coi quali ho lavorato o interloquito in tutti questi anni. Dico inoltre che il gioco da fondo campo mi annoia a tal punto da vedere il tennis basato interamente su questo fondamentale, come lo sport più vicino al sonnifero e più disonesto nell’etica di chi si avvicina ad una disciplina sportiva, cercando la supremazia sull’avversario attraverso la fantasia ed i virtuosismi.
Dico, infine, che definizioni come “attaccante dal fondo”, o “giocatore di pressione”, stanno in piedi solo perché i media di questo sport sono stati dominati in questi anni da un “venditore costi quel che costi” di spettacolo o pseudotale come Rino Tommasi, ovvero un giornalista che ha sciupato la conoscenza per metterla sulla brace dell’audience. Non così il suo compagno di telecronache, Gianni Clerici, rimasto sempre geniale ed esso stesso, grazie alle sue considerazioni, artista della racchetta.
Sono stato cattivo ed arrogante? Può darsi……forse, ed il mio forse ha solo il sapore di uno che vuole, per ritegno, lasciare una porta aperta, ma in realtà si sente realista più che mai. Il rovescio a due mani è un movimento innaturale, che sottopone i muscoli dorsali e lombari a degli stress suppletivi e deformanti, verso i quali nessun esercizio ginnico compensativo può qualcosa. Serve solo a chi non è stato dotato dalla natura di un rovescio vero, al fine di aggredire la pallina, soprattutto oggi così veloce ed innaturale. Questo mostriciattolo preme sulle anche, al punto di consumarle alla stessa velocità con la quale l’osteoporosi aggredisce le donne ad una certa età. E’ un perfetto “svitaschiena” che ti accorcia la carriera (salvo le eccezioni che confermano le regole come Jimmy Connors) e ti può persino portare sulla sedia a rotelle, per giunta, sottopone le stesse ginocchia a stress più pesanti, come recenti studi (per quanto ancora molto sconosciuti) dimostrano. Per tenersi al passo con le esigenze del mostriciattolo, il tennista si sottopone a cure dopanti da far rabbrividire i pur stradopati calciatori, ma anche la chimica nulla può contro quegli effetti che a medio periodo tal rovescio produce. Morale: non si contano i giocatori bimani che si devono sottoporre ad operazioni alle anche o a cure extra, onde evitare danni ben maggiori. Stilisticamente è poi così orrendo che non oso andare oltre.
Di quanto ho detto esiste una lunga “giurisprudenza” e voglio citare qui solo i casi di Andrea Jeeger, Tracy Austin e Gene Mayer ed i più recenti di Miloslav Mecir, Jim Courier e Michael Chang. Chi gioca sempre da fondo campo, possiede una sensibilità ed un polso generalmente inferiori a chi gioca a tennis, cioè a “serve and volley”. Il gioco a tergicristallo è la mascherazione odierna dei cosiddetti “pallettari” di un tempo, ed è di una noia mortale perché, checché se ne dica, è basato sull’aspettare l’errore dell’avversario. Che poi da fondo campo si possa fare il punto anche col semplice colpo, senza “spiazzare” l’avversario come si faceva un tempo è solo perché negli ultimi trent’anni, sono entrate in campo variabili nuove. Novità sostanziali, sconosciute al vocabolario solo statistico di “rinoceronte Tommasi”, pronto ad inventare i termini che ho citato all’inizio, ovvero autentiche bestemmie sulla cultura sportiva. Dove sono queste nuove variabili? Nelle racchette innanzi tutto e poi in quel doping (soprattutto di ormoni) che imperversa, anche se l’ATP si ostina a non volerlo vedere per solo mero interesse di cassetta. Sul doping, chi mi conosce sa bene quante volte ho scritto sul tema e lo stesso dossier qui pubblicato, è già più che sufficiente per capire quanto incida sulle prestazioni. Sul tennis mi limito a dire che la muscolazione prodotta con additivi ormonali, fa schiaffeggiare la pallina con una potenza superiore tale da farla viaggiare a sei sette chilometri più forte rispetto ad un tennista normale, o meglio ad un giocatore dell’era Laver. Mentre la resistenza di base attraverso l’uso di farmaci che agiscono sull’ossigenazione del sangue, pur non dando risultanze in termini di velocità di palla, consente però di spingere più in alto l’incidenza dell’acido lattico sulla forza, quindi una maggior possibilità di mantenere nel tempo le velocità prodotte dallo “schiaffo” alla pallina.

Patrick Rafter,poeta del serv and volley

Le racchette di oggi, invece, fanno viaggiare la sfera a velocità medie superiori rispetto all’era del già citato Rod Laver, di almeno dodici chilometri l’ora. Vi porto dei dati, anche per capire meglio le risultanze e quanto esse incidano sul loro impatto in campo. Con le racchette di legno, il record di velocità della pallina nel servizio era detenuto dal non eccelso australiano Colin Dibley che servì a 200 kmh. Oggi, lo stesso record, è detenuto da un altro giocatore australiano, stavolta dal potenziale enorme, Mark Philippoussis, con 233 kmh. Siamo dunque di fronte a due valori massimi che danno una differenza di 33 kmh, quindi quasi dieci metri al secondo, quasi un metro al decimo, dieci centimetri al centesimo e un centimetro al millesimo. Un miglioramento del 16,5% che non ha nessun riscontro fra gli sport che usano uno strumento non a motore. Gli altri stanno tutti sotto il 10%. Di quanto è migliorata la reattività dell’uomo nel frattempo? Questo valore è indefinibile in quanto i termini di paragone sono molto aleatori perché dettati, ad esempio, dalla reattività di uno sprinter dell’atletica di fronte allo sparo dello starter, e su questo, un Armin Hary, già alla fine degli anni ’50, possedeva una “risposta” tutt’oggi ineguagliata. Ma è pur vero che un tennista non si deve sottoporre ad un start e per giunta può anticipare con l’intuito la direzione della pallina, oltre che avere più margini dovuti alla molla del campo visivo. Si può invece fare un confronto col miglioramento della velocità dell’uomo nel tempo intercorso fra Dibley e Philippoussis, prendendo come paragone le differenze sui cento metri di Jimmi Hines e Maurice Greene, ovvero fra i 9”95 del primo ed i 9’79 del secondo: un’inezia di circa mezzo chilometro l’ora, quindi 13 centimetri al secondo, 1,3 al decimo, 0,13 al centesimo e 0,013 al millesimo. Già da questi dati vengono a galla le enormi differenze fra il miglioramento in termini di velocità dello strumento racchetta e quello del corpo umano. La comparazione diviene visibile e facilmente percepibile, se proiettiamo in nostri confronti sui valori medi della velocità della pallina prodotta dalle nuove racchette. Sopra, ho scritto di un miglioramento di 12 chilometri l’ora, perché una lunga casistica di confronti, che vi risparmio, stabilisce che la media si attesta fra il 38 e il 45% dei valori massimi. Per essere ancor più “pessimista” sull’evoluzione positiva dello strumento, ho preso in esame il 38% che, sui 33 kmh, mi da una media di 12,54 kmh.
Detratto il mezzo chilometro del miglioramento umano, abbiamo questi riscontri: 3,3 metri al secondo, 33 centimetri al decimo, 3,3 centimetri al centesimo e 0,33 al millesimo. Va inoltre detto che queste differenze in termini metrici si proiettano su un movimento vario e non fisso, quindi suscettibili di induzione. Ora, considerando il tempo che intercorre fra l’apertura del braccio ed il colpo sulla pallina in due decimi (stima comunque ottimistica), il giocatore di oggi si trova la sfera spostata di 66 centimetri più lontana rispetto al collega che giocava con le racchette di legno. Un abisso! Provate a pensare quante palline da tennis ci stanno in 66 centimetri: ben nove! Tutto questo dimostra che oggi da fondo campo si può fare il punto con una facilità molto superiore a quella di un tempo. Non è per nulla astruso pensare fino a nove volte superiore a prima. Quindi il cosiddetto pallettaro di un tempo che giocava di pazienza, oggi potrebbe fare il punto dal fondo senza aspettare l’errore dell’avversario e “rinoceronte” Tommasi lo definirebbe mostruosamente un “attaccante dal fondo” (Andrè Agassi) o un “giocatore di pressione” (Albert Costa). Di converso, uno di quella stirpe in estinzione che gioca a tennis, cioè a “serve and volley”, si trova di fronte a difficoltà moltiplicate rispetto al collega di ieri. Non può sbagliare nulla, ed i livelli della sua concentrazione devono essere sempre e comunque tesi come una corda di violino. I rischi di finire a dover giocare delle demi-volèe nella “terra di nessuno” sono una costante stressante e le percentuali che “passanti” nemmeno troppo ben giocati possano essere efficaci è altissima. I muscoli di un giocatore di “serv and volley”, sono sottoposti a stress seppur vari (quindi meno dannosi rispetto a quelli concentrati su un punto) che, in ogni caso, proiettati sulla lunghezza di un torneo, ne possono limitare il rendimento.
Per finire, voglio riportarvi le parole che un celebre personaggio italiano di questo sport mi disse in confidenza, dopo aver cercato di fare il politico davanti a telecamere, registratori e microfoni: “Caro amico, non dar peso a quello che ho detto poco fa, la verità è che questo sport è morto schiacciato dal doping e dalla sua mentalità. Oggi sono venuto al Foro Italico solo perché c’era Pat Rafter e quando questo stupendo giocatore lascerà l’agonismo, di tennisti non ce ne saranno più. Non ci resteranno che le esibizioni, magari fra due quarantenni o due ultracinquantenni come Newcombe e Roche!”
Parole verissime e per chi come me vede l’Australia come il tempio del tennis, una gran soddisfazione. Onore dunque ad Hewitt, ma solo per fedeltà a quella terra che gli ha dato i natali.

Morris

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 24/06/2005 alle 19:20
Caro il mio Morris, sfortunatamente, così come succede in tanti sport,
tennis in primis, la preparazione e la specializzazione ha il sopravvento
sulla classe e la predisposizione fisica (vedi edberg, sampras, e serve and volley vari(povero henmann)).
Allora o ci si accontenta (come tanti fanno) oppure ci si incazza (vedi clerici e tommasi su sky e, nel mio piccolo, anchio (che bella la maxima torneo in legno (almeno 28, diconsi ventotto, anni fa))oppure si accetta sta cacca che è del tutto simile al robot americano che fa una sola corsa l'anno.
Bo. Si potrebbe dire tutto e il contrario di tutto.
Povero De Coubertain si rivolterà nella tomba.
Anche Dante segue a ruota (per restare nel sito).
Comunque W lo sport e gli sportivi e abbasso sxte cagate (a oggnuno la scelta della cagata migliore).

Per il resto, saluti a tutti.

 

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"MEGLIO NON ESSERE RICONOSCIUTO PER STRADA CHE ESSERLO ALL'OBITORIO.
IL CASCO SALVA LA VITA, LA CHIOMA VA BENE PER LA FOTO SULLA TOMBA"!!!


Articolo 27 della costituzione Italiana

La responsabilità penale è personale.
L'IMPUTATO NON E' CONSIDERATO COLPEVOLE SINO ALLA CONDANNA DEFINITIVA.
Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
Non è ammessa la pena di morte.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 24/06/2005 alle 21:10
P.S.: Racchette da 240 Km !!!!!!!!!!!
Palle come sopra
ciclopi vari.
Ragazzini ipertrofici che vincono in grembo alla mamma
e chi + ne ha + ne metta.

Caro Morris ma vuoi vedere che siamo noi il problema.
Vuoi vedere che chi crede negli ideali e nel rispetto delle regole
(lasciamo fuori la politica (anche tu) dallo sport) e un folle.
Va a finire che ci incontriamo una notte, con un lanternino a testa,
a atene alla ricerca di ...........................

che bello potersi esprimere .

(ogni riferimento a fatti o persone veramente accaduto è puramente.......:bll

Bonasera.

 

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Livello Moreno Argentin




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  postato il 24/06/2005 alle 21:22
Taylor Dent un grandissimo a rete purtroppo con un servizio ridicolo privo di rotazioni e sparato piatto sempre in bocca all'avversario.
Suzuki a rete un mostro...
Ci sono ancora i retaioli...
PS: John McEnroe se la gioca ancora alla pari con Ancic sul velocissimo...

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 24/06/2005 alle 22:13
uno a rete bravo c'è, si si però è una una, è alta 164 cm e si chiama Vinci di cognome. Non è parente di ........... e non è raccomandata

 

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Livello Tour




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  postato il 24/06/2005 alle 22:50
Secondo me bastava fare come nel baseball dove hanno vietato le mazze di materiale diverso dal legno (almeno credo). Ora il tennis è uno sport quasi inguardabile, mentre se avessero reso obbligatorie le racchette di legno...
 
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Livello Tour




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  postato il 24/06/2005 alle 22:51
Già 3 anni fa si comprendevano le enormi qualità di Federer, con quello stile sciolto, quasi non facesse fatica a colpire.
Molto simile al grande Pete Sampras.
E' l'erede di Sampras.


Da bambino tifavo per Boris Becker, un grande campione.


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 24/06/2005 alle 22:59
Mazze di legno solo USA no Italia<.

Ma sei conntro la tecnologia? le ruote a razze? lenticolari? Ad alto profilo? manubrio a corna di bue?

Ovvero tecnologia e progresso si ma senza snaturare degli sport.


Viva le passeggiate (con mio figlio) Non agonistiche!!!

quello si che è sport.

Ciao Papi

 

[Modificato il 24/06/2005 alle 23:28 by stress]

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 25/06/2005 alle 17:12
Questo io lo vedo un argomento valido.



 

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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 26/06/2005 alle 14:19
Qualche risposta....

Il tennis è uno sport come gli altri per consumo di doping, convinciamoci, ma a differenza del ciclismo, possiede controlli ridicoli e, per questo, consente scappatoie tali, da farne uno dei più aleatori o, per i puristi, sporchi. Alla chimica, come detto, aggiunge un’altra variabile per l’aleatorio, proprio in quelle racchette che l’hanno trasformato, fino a consentire a dei medio brocchi di fare un’onesta carriera. Col legno non si bluffava, i pallettari rimanevano tali, ed i giocatori virtuosi potevano esaltare la loro bravura. Inoltre, i ragli angoscianti dei bionici odierni, sarebbero sufficienti per far vomitare i santi. Un obbrobrio!
E’ vero, il progresso (sarebbe bene che ci mettessimo d’accordo una volta per tutte su cosa significhi questa parola nella sociologia), non si può fermare (perlomeno è una delle assurde tendenze che si vuole imporre, spesso con storture da cefali, sulle menti intontite di questa pessima era), ma è pur vero che in alcune discipline sportive, qualcuno, ha avuto il coraggio di tornare indietro, per salvaguardare l’aspetto spettacolare di uno sport. Nel tennis girano soldi da schifo ed il proprio governo, non ritornerà mai alle racchette dei tennisti veri, quindi mettiamoci pure una pietra sopra.
Restano le nostalgie, ed io sono uno di quelli che le vive forse in maniera pure esagerata, ma non saranno i Nadal, i Canas, i Roddick o gli Agassi a farmi ritornare la passione, anzi. A proposito di Andreino, un anno luce lontano dallo zio Pancho Gonzales, se avesse giocato con le racchette di legno, non avrebbe vinto un celeberrimo cavolo e di lui si ricorderebbero solo i “bragoni” da Ridolini, la camminata da atleta coi piedi piatti e non avrebbe affatto conquistato il cuore (o la vetrina) di una Brooke Shields. Orrido ed insopportabile, quasi quanto un celebre connazionale. Opinione personale, sia chiaro.
Il tennis del guru “squartatore della Florida” Nick Bollettieri, non consente ad un giocatore con gli istinti del serv and volley di emergere con costanza. In altre parole, di entrare nella top ten e, magari, di arrivare alla finale di uno slam. Lo sanno i giocatori, i tecnici e pure l’osservatorio. Se non lo dicono ai quattro venti, è solo per un opportunismo che si accentua o s’attenua a seconda dei ruoli. Resta il fatto che oggi si deve vendere questa schifezza, ed è su quella che bisogna usare parole d’esaltazione.
Stress, tu dici che la politica non c’entra con lo sport, ed io ti rispondo che stando dentro a questo ambiente, ho scoperto che, nella realtà, è una sonora balla sia concettuale che pratica. Anzi, se devo essere sincero fino in fondo, credo che lo sport sia addirittura uno degli angoli più imbrattati di politica, addirittura di partitica. Se poi prendiamo il Coni, non ci resta che palparci la sacca con due palline che abbiamo fra le gambe. In quanto a me, quando facevo politica a tempo pieno, ero meno politico di oggi…. Forse perché non mi piacciono lifting imbrattanti, sono stufo di farmi prendere in giro, come italiano, ogni volta che metto piede all’estero (l’ultima domenica scorsa) a causa di un merletto pokemon, non mi piacciono le facce da bravo ragazzo, ma digiune, che siedono sull’Urbe, detesto bulldog, saxofonisti col cognome pertinente al loro essere, baffetti narcisi quanto i trapiantati di peli per fare la testa da frate; trovo orrido e peggiore di tutti un personaggio che richiama Carosello e lo sketch del “Prodotto Bialetiiii” col suggeritore in una Palombella che non è rossa e nemmeno degna dell’arte della pallanuoto….. e via dicendo. In altre parole, signori che trenta-quaranta anni fa, potevano fare, al più, gli uscieri nelle sedi di partito, oggi son qua a farci uno zabajoone della loro pochezza. Un marciume-letame che non si può non richiamare, in fondo il puzzo è sempre lì, in ogni strada ed in ogni angolo. Ed io sono un comunista di un comunismo che non c’è mai stato, troppo idealista, dunque, per condirmi nell’ignavia, senza la possibilità di dire quel che penso ormai dalle stesse viscere.
Torniamo al tennis che non è molto meglio, ma almeno qualcosa in più del niente della nostra italica politica, lo fa.
I retaioli (termine che non mi piace, perlomeno per il rispetto che provo per quella rete da considerarsi “confine essenza” del tennis), chiamati in causa da Lallo, ci sono ancora? Certo, ma nessuno emerge. Qui si son fatti dei nomi: Henman (menzionato da Stress), Suzuki e Dent. Bèh, mi sembra che ci si debba accontentare di molto poco. Il britannico, che non è mai stato un super e che per vincere qualche anno fa snaturò in parte il proprio gioco, è in fase calante da tempo. Takao, il giapponese, ha come massima posizione del ranking, un 102esimo posto nel ’98, ha 29 anni, ed è limitato da una statura che nel tennis odierno è da pigmeo: 1,75. Resta Dent, ma sperare che possa diventare un top ten, significa essere molto ottimisti. Credo che il miglior giocatore di serv and volley ….sia lo svizzero Federer, il quale sa far tutto e se non gioca in questo modo, è solo perché sa bene che non è redditizio…. In poche parole sceglie le alternative che gli consentono di regnare sul tennis di oggi, come un giocatore “hors categorie”. Nella storia del tennis, non c’era mai stata un’era dove un singolo si elevava così sugli altri. Se non si addormenta ascoltando Moggi o Carraro, vincerà Wimbledon per anni e non saranno di certo i Nadal a fargli il solletico.

Infine, ritornando un poco su Dent.....

Taylor, pur essendo nato a Newport, in quella Florida giunta alle tristi note per essere terra d’operazione del “massacratore”, è in realtà un figlio d’arte. Nel suo sangue c’è il segno degli ultimi fuochi massivi della grande Australia. Suo padre, è quel Phil, nato a Sydney nel 1950, divenuto famoso negli anni settanta, per esser stato un grande doppista nonchè gemello di colui che doveva raccogliere, ma non vi riuscì, la palma dei grandi aussie, John Alexander. Phil Dent, pur con una valore medio inferiore, nei tornei dello slam, ha raccolto di più di John. Ai tre titoli del Grand Prix, ha infatti aggiunto nel famoso quadrilatero sul cui il tennis ha costruito leggenda, la finale agli Australian Open nel 1974 (fu sconfitto in 4 set da Connoes), la semifinale al Roland Garros 1977 (fu sconfitto da Gottfried), i quarti a Wimbledon ’77 (sconfitto in 5 set molto combattuti, da Mc Enroe). Ma la sua capacità nelle volée, la mise in mostra nel doppio, vincendo, assieme ad Alexander, gli Australian Open nel 1975, torneo sul quale fu finalista nel 1970, 1973 e 1977. In Francia, al Roland Garros, raggiunse la finale nel 1975 e nel 1979, stagione nella quale raggiunse la finale anche a Wimbledon. L’unico torneo dello slam dive non seppe lasciare una traccia evidente, è dunque l’Open degli Stati Uniti, paese nel quale si trasferì e si sposò.

Phil Dent
Nel suo palmares anche la Coppa Davis 1977 (un’edizione amara per noi italiani….), manifestazione su cui vanta un ruolino di tredici vittorie e sei sconfitte. La miglio posizione di Phil nel ranking, risale al 1977 quando finì la stagione al 20esimo posto. Un risultato che, per ora, Taylor non è ancora riuscito a raggiungere, pur vincendo un Grand Prix in più del padre.
Che il sottoscritto veda il 24enne Dent come il più gradevole giocatore americano, è fin troppo ovvio, ma dubito che il ragazzone armadio della Florida (è alto 1,87 e pesa 88 kg) possa contrastare, col suo gioco, i tanti replicanti che lo precedono in classifica. Se nel tennis esistessero partite secche o intervalli molto maggiori fra un match e l’altro, sarebbe più possibile. Taylor non è Rafter, ed anche se il padre gli ha trasmesso tanto dell’arte del gioco di volo (compreso il servizio piatto in voga un tempo.... vedi Adriano Panatta), non è pensabile un suo arrivo in Top Ten.

Morris

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 26/06/2005 alle 19:29
Condivido tutto.
Una precisazione:
Io dicevo e dico "fuori la politica dallo sport".

I politici, tutti, sia della tua parte che della mia ( si, non sono mancino) devono stare sulla loro cadrega a Roma e lasciare lo sport in pace.

Per i Moggi e i Carraro vari, vedi Ricci Bitti nel tennis, stendo non un velo ma la cosa pietosa più grande che c'è al mondo.

Viva le passeggiate (con mio figlio) Non agonistiche!!!

quello si che è sport.

Ciao Papi e ciao Morris.

 

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La responsabilità penale è personale.
L'IMPUTATO NON E' CONSIDERATO COLPEVOLE SINO ALLA CONDANNA DEFINITIVA.
Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
Non è ammessa la pena di morte.

 
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Livello Moreno Argentin




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  postato il 27/06/2005 alle 09:33
Pur rimpiangendo a fondo i tempi di Supermac ma sopratutto di Jimbo (non scherziamo.. il tennis ERA LUI ed il suo gioco TOTALMENTE piatto era arte allo stato puro iniettata della giusta violenza capace di spazzare un intera generazione di tennisti e di costringere il tennis a cambiare velocità a parità di attrezzo) devo dire che Andreino Agassi è e rimane un fenomeno. I migliori riflessi nel tennis di tutti i tempi (meglio di Jimbo) ed un tempo sulla palla portentoso. Sono certo che anche con racchette normali (con le quali probabilmente ha iniziato a giocare) sarebbe stato un fenomeno. Nel caso di Agassi il personaggio ha sopravanzato il campione (vero) che stava sotto il personaggio. Basta valutare la lunghezza della carriera del giocatore per comprenderne l'assoluta consistenza!!!
 
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Livello Tour




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  postato il 27/06/2005 alle 11:45
Quando ero piccolo Wimbledon se lo giocavano Edberg e Becker (il mio preferito di sempre), atleti di classe immensa che però giocavano già con racchette in lega...certo,già allora il tennis iniziava a diventare troppo veloce comparandolo con quello di Mcroe e Borg... Adesso effettivamente tutti sono diventati dei picchiatori, poco gioco a rete,poco spettacolo. Quest' anno a Wimbledon sono riusciti a rallentare un pò il gioco,penso con la pressione delle palle, infatti c'è uno spettacolo buono.
Io più che tornare a racchette di legno, limiterei l'importanza del servizio. Magari cambiando le dimensioni delle linee nel campo...
La differenza di gioco (specialmente sull erba) tra quando giocano una prima a 200 e una seconda a 150 è enorme.
L'altro grosso dubbio che il tennis mi lascia(oltre al doping, ridicoli i controlli), è il fatto che i giocatori diventano professionisti già da ragazzini. Quest'anno sono tornato a seguire il tennis dopo anni e l'età media è bassissima! Quest'anno giocatrici dell' est nate nel '87,88,89...

Meglio le bici

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 28/06/2005 alle 16:32
Originariamente inviato da lallo

Pur rimpiangendo a fondo i tempi di Supermac ma sopratutto di Jimbo (non scherziamo.. il tennis ERA LUI ed il suo gioco TOTALMENTE piatto era arte allo stato puro iniettata della giusta violenza capace di spazzare un intera generazione di tennisti e di costringere il tennis a cambiare velocità a parità di attrezzo) devo dire che Andreino Agassi è e rimane un fenomeno. I migliori riflessi nel tennis di tutti i tempi (meglio di Jimbo) ed un tempo sulla palla portentoso. Sono certo che anche con racchette normali (con le quali probabilmente ha iniziato a giocare) sarebbe stato un fenomeno. Nel caso di Agassi il personaggio ha sopravanzato il campione (vero) che stava sotto il personaggio. Basta valutare la lunghezza della carriera del giocatore per comprenderne l'assoluta consistenza!!!


Che Jimbo Connors sia “il tennis”, mi sembra alquanto forzato. Fu uno dei primi ad usare la racchetta in lega, anche se quelle dei primi anni settanta con l’ovale piccola, davano ancor pochi vantaggi rispetto al legno. A venti e ventun anni (per il tennis età ben diversa da quella di un ciclista), prese delle autentiche lezioni dal quarantenne Pancho Gonzales prima e dal 38enne Ken Rosewall dopo. Poi, da John Newcombe, l’ultimo della grande scuola australiana, fu distrutto ogni qual volta il canguro era in condizioni fisiche per scendere in campo. Memorabili due match importanti: i quarti degli USA Open ’73, dove John vinse per 6/4 – 7/6 – 7/6 e la finale degli Australian Open ’75, dove Newcombe, pur proveniente da autentiche maratone coi connazionali Geoffry Masters (alla partita della vita) ed il grande Tony Roche, passeggiò in quattro set per 7/5 – 3/6 (nato da un punto invertito dallo stesso Newcombe a suo sfavore) – 6/4 – 7/6. Sempre nel ’75, altre lezioni le buscò dal già logoro Arthur Ashe a Wimbledon e dallo spagnolo Manuel Orantes a Forest Hills. Da notare che dei cinque giocatori menzionati, il solo spagnolo lavorava la palla, mentre gli altri giocavano i colpi piatti come Jimbo.
Connors, si fece grande nel periodo di mezzo, fra l’era dei vecchi aussie e quella della trasformazione in variabile noiosa e tergicristallista del tennis, impostata da Bjorn Borg. Fu bravo a reggere senza farsi sopraffare dallo svedese e riuscì pure a contrastare il talento esuberante e decisamente superiore di John Mc Enroe. Sulla sua longevità, Tommasi ha steso fiumi di parole, dimenticando colpevolmente chi di Connors è stato più longevo, ma Jimmy è stato a digiuno di vittorie per anni, fino a far incavolare la sua stessa dispotica madre nella finale di Orlando, quando fu capace di farsi battere anche dal modesto Hristo Van Resburg. Personalmente, metterei Jimbo, per restare negli USA, davanti ad Agassi (e non di poco), ma assai dietro Sampras e Mc Enroe. In ogni caso uno che non entrerebbe nei primi cinque dell’era delle famigerate racchette di lega e, nella storia, uno che non collocherei sicuramente nei primi dieci.
Su Agassi, è vero che la sua risposta è stata fenomenale e che ha dato una svolta su come anticipare i colpi, ma è per vero che oggi c’è una scuola che imposta in questo modo e sono diversi coloro che anticipano, anche se nessuno ha la sua ribattuta al servizio. Attenzione però, perché il tennis non è fatto di un solo colpo e, per giunta, l’Andreino, sotto rete è stato penoso. Di fronte a degli attaccanti in giornata sufficiente per fiato, inoltre, ha spesso dimostrato di non avere un passante al fulmicotone come avevano ad esempio i vari Borg, Lendl, Wilander, e persino l’orrido degli orridi Courier, nel suo famoso biennio. Agassi sarebbe stato grande anche con le racchette di legno?
Bèh se amiamo fantasticare diciamo pure di sì….. Con le racchette non metalliche, la risposta anche anticipata non produceva come oggi, nell’avversario al servizio, la necessità di giocare demi-volèe in “terra di nessuno” o quasi. Con quegli strumenti ormai antichi, l’esigenza di giocare di polso, quindi di arte, era una necessità fondamentale per emergere e non erano possibili, come ho spiegato nell’intervento iniziale, le spazzolate bimani ed i dritti a quasi 200 all’ora! Tutto questo basta per dire che l’Andreino sarebbe finito fra i pollastrelli matati dai giocatori virtuosi. Sono sicuro che il buon Warren Woodkock, uno che giocava con stile “agassiano” mezzo secolo fa (senza rovescio bimane però), ma mai giunto ad una semifinale che contava, si rammaricherà alquanto di essere nato così in anticipo…..
Per quanto riguarda la longevità di Agassi (classe 1970, che non ha mai usato le racchette di legno anche da piccino), pur considerando, mi si permetta, quei corroboranti che allungano non poco le prestazioni ad età impensabili (la statistica dello sport degli ultimi 15 anni lo dimostra compiutamente), ha ancora tanto tempo davanti …..per raggiungere un Ken Rosewall che, a 40 anni giocava le finali di Wimbledon e Forest Hills (allora l’Open USA), a 43 vinceva l’ultimo torneo ATP ed era fra i primi venti del mondo ed a 45 anni, era ancora capace di battere dei rampanti come John Fitzgerald, Tim Wilkinson e quel Butch Walts (sì, proprio quello che vidi vincere il Torneo Indoor di Bologna annientando in semifinale Jahn Mc Enroe) a cui, di fatto, stroncò la carriera quando era numero undici mondiale. Nessuna paura: Tommasi lo dimentica sempre, forse perché gli australiani gli stanno sugli zebedei….
I corroboranti? Bèh il signor Agassi, ci spieghi come ha fatto ad infortunarsi sull’aereo che lo fece sbarcare a Melbourne per gli Australian Open 2002, per poi ripartire immediatamente …..(quando seppe che gli australiani avrebbero svolto test sull’eritropoietina)….

Morris

 

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Livello Moreno Argentin




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  postato il 28/06/2005 alle 16:49
Rosewall, Newcombe e compagnia giocavano un tennis al rallentatore, praticamente da fermi e quindi anche a 40 anni potevano permettersi di giocare ma l'avvento di Jimbo li spazzò letteralmente (la loro carriera era conclusa ma senza jimbo avrebbero potuto anche continuare..). Certo hanno vinto qualche match col Connors giovanissimo ma il dato di fatto è che il gioco cambiò ed essi scomparvero.
Nei primi anni di carriera ad altissimi livelli Connors non giocò mai Roland Garros (contava poco) e così mancò l'occasione di chiudere lo slam nel 75 (se non erro l'annata). In carriera giocò rarissimamente gli Australian open (contavano pochissimo). Rimane il maggior vincitore di tornei PRO con un numero quasi doppio di tutti i fenomeni attuali (Sampras compreso che con strumento corrispondente difficilmente gli sarebbe stato superiore),
Connors (come SuperMac) ebbe grandissime difficoltà ad adattarsi alle nuove racchette (giocò per tre anni con la racchettina in metallo quando gli altri già sfornavano racchettoni Prince, Adidas etc) poi quando si convinse al cambio tornò grandissimo sino al memorabile Flushing Meadows delle grandi rimonte ove a quasi 40 anni giunse in semifinale battuto da BALCO Courier...
PS: Non toccatemi Connors!!!!

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 29/06/2005 alle 00:14
Il tennis al rallentatore era dato da due ragioni: c’erano additivi che tu prendi quando mangi, quindi naturalità o poco più di niente e le racchette, come ho spiegato, facevano andare la pallina assai meno forte. Non è vero che il tennis di quei tempi fosse meno stressante, perché anche se il Tommasi non ve lo ha mai spiegato, i professionisti dell’era Laver, Rosewall, Gonzales, giocavano tutte le settimane con viaggi aerei assai più scomodi e tornei “udite udite” che non si consumavano spesso su superfici gradevoli, bensì sui parquet della pallacanestro, ovvero su quel legno che faceva schizzare la pallina a velocità che il Supreme, il Taraflex, il Rebound Ace e via dicendo non si sognerebbero nemmeno e, soprattutto, con rimbalzi schizzati più dell’erba naturale. Prova a giocare a tennis su un campo di basket e poi ti viene da piangere perché non la vedi proprio….
Si potrebbe dire che c’erano meno carichi di tensione agonistica, ma se poi andiamo a vedere i loro contratti, dove il fisso era un’inezia rispetto al possibile legato alle vittorie, cambiamo opinione. Harry Hopman diceva che era un’attività circense, poi, in separata sede, raccontava che la vita dei prof , era snervante ben più di quella degli ancora considerati dilettanti. Oggi, tutti gridano che si gioca troppo e presentano delle cifre, poi sono costretti a chinare il capo quando si ricorda loro che Vilas, nel 1977, giocò 175 partite ufficiali. Bene, i professionisti dell’idiota era della separazione, superavano anche le duecento. Le difficoltà e gli infortuni odierni, oltre all’uso smodato del cemento, superficie bruttissima e la meno tennistica (checché ne dica ancora una volta Rinoceronte Tommasi), stanno soprattutto nella chimica che circola nei corpi, nei modi e nei tempi di quel che avviene nel calcio. A proposito di questo sport, qualcuno che rompe le scatole in continuazione sul fatto che si gioca troppo, si vada a vedere quello che ho scritto nel ritratto monografia su Alfredo Di Stefano e scoprirà che non è il numero di partite a far morire, ma quello che gli stregoni iniettano per mantenere gli interessi delinquenziali che gravitano attorno al calcio.
Tornando a Connors, egli non ha spazzato via nessun campione al rallentatore, a far finire quella generazione è stata solo l’anagrafe e se c’è qualcuno che più di ogni altro, in quel periodo, è stato protagonista nel modificare il gioco, questi, non è stato l’americano, bensì il brutto anatroccolo svedese. Quando Jimbo, ripeto, trovò Newcombe, numero uno del tennis nel 1973, fu sconfitto e nei due incontri di prestigio che li ha visti di fronte, guadagnò un misero set, tra l’altro per gentil e signorile concessione di John. Non si può certo dire che fosse l’età, visto che nel ’74, l’anno precedente il secondo dei loro match, Connors aveva vinto tre quarti dello slam, mentre Newcombe non giocò quasi per nulla, intento com’era a contare le ferite e gli infortuni. Inoltre, un tennista, se ha qualità da vendere, raggiunge più di ogni altro collega di altri sport i vertici in giovane età (molto sotto i 20 anni) e la giustificazione anagrafica sulle sconfitte di Connors, da gente che gli poteva essere padre, non regge. Come del resto non regge per Borg e Nastase, sconfitti e dominati da Laver e Rosewall, poco sotto o sopra i quaranta anni. Cosa avremmo detto di Federer se, all’epoca della sua prima vittoria nello slam, avesse perso tornei ATP dai redivivi Edberg, Becker, o addirittura da Wilander?
In quanto alle vittorie nei tornei, Jimbo è certamente il primatista dell’era open, ma attenzione, in quei conti non ci stanno le vittorie di 20 anni fra i prof separati di Pancho Gonzales, gli undici di Ken Rosewall ed i sei di Rod Laver, gente che è tornata a vincere nello sport ufficiale, dopo tutte quelle stagioni ad una media di 150 partite annuali. Sì lo so, Rinoceronte Tommasi non lo dice mai, ma la storia non è un prodotto da vendere (col medesimo vis esultante “l’iper media” ha fatto passare Tyson per il più grande peso massimo della storia, poi abbiamo visto cos’era….), la storia è lì, ed è onesta, anche se viviamo nell’era di chi, a livelli più ampi, pretende di far diventare dei delinquenti come…. dei generosi che mandavano in vacanza gli oppositori.
Poi, se il tutto lo riconduciamo alla simpatia e al tifo, ben venga la tua passione per Connors (anche a mio giudizio molto più meritevole di un Borg). Per quanto mi riguarda è ben difficile scegliere, prigioniero come sono di una filosofia del tennis e dello sport che, purtroppo, non c’è più.

P.S. Tronco e mi scuso col forum, ma se mi metto a parlare di tennis, corro il rischio di ricadere in una sindrome drogastica inarrestabile.... dove troverebbero spazio modeste meteore sconosciute, come Hugo Chapacu o Ronald Barnes, oppure dimenticati pronti a farmi passare per un pazzoide....(forse reale...).

Morris

 

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Livello Classica San Sebastian




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  postato il 29/06/2005 alle 03:59
caro morris
leggo con piacere i tuoi post competenti e ben scritti e circa le tue riflessioni sul tennis aggiungerei un aspetto tecnico non insignificante, ossia la tensione delle corde.
Un polso come quello di mc enroe poteva permettersi di giocare con racchette di qualsiasi materiale con cordatura di 18÷19 Kg e anche in tempi di supertecnologia, il genio, continuava a giocare con la sua dunlop sg, non certo uno strumento facilissimo.

Riguardo alle tirate in causa di tommasi ti devo confessare che trovo in voi molti punti in comune:
apprezzate clerici;
avete una memoria da hard disk;
ammirate il serve and volley;
vi piacerebbe ritornare alle racchette di legno;
non uscite pazzi per gli "arrotini" e i pallettari;
amate la boxe...
...mi fermo qui.

Personalmente non seguo più il tennis come una volta (l'ultimo tennista che ho ammirato in ordine cronologico è stato henri leconte)e non sopporto vedere gente mediocre che fa schizzare la palla in battuta a 230 kilometri orari, mettersi sulla line di fondo e sperare di mandare una volta in più dell'avversario la pallina al di là della rete.
Altri tempi in cui borg e mc enroe si giocavano il quarto set della finale di wimbledon al tie break o quelli in cui si assisteva alle giocate pazzoidi di nastase.
a presto

 
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Livello Amstel Gold Race




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  postato il 29/06/2005 alle 05:10
E meno male che non ci sono più le racchette di legno!

Provate ad immagginare uno scambio tra Nadal e Hewit.
Con la pallina che viaggia alla velocità ridotta che imprimerebbe la vecchia racchetta di legno...
...scambi interminabili da fondo campo!
Pensa agli altri....noia e solo noia!
Ed anche i sopravvisiti del server and volley come potrebbero attaccare senza poter dare (oltre che la profondità) velocità alla palla?

La verità è che, come in tutti gli sport (vedi ad esempio il calcio) la fisicità ha il sopravvento e la velocità di spostamento dell'atleta richiede a te, avversario, una velocità e potenza superiore. Ed in questo è d'aiuto la racchetta che è progredita di pari passo con l'atleta.

Piuttosto, bisognerebbe trovare la maniera di eliminare l'esagerato vantaggio che offre la battuta che determita quasi sempre il punto per chi batte.
Almeno un tie-break è ormai quasi scontato ad ogni incontro.

Ma soprattutto eliminerei (anche se questo non c'entra col discorso che si sta facendo) quegli irritanti rantoli, non necessari, che ormai l'80% dei tennisti emette ad ogni racchettata.

Pollice sù per Federer che m'incanta in tutti i sensi. Che varietà di colpi! Che naturalezza! Che intelligenza di gioco! Che bella persona per niente vanitosa o posata! E la sua ragazza è al suo pari: bella, delicata e modesta! Con lui in campo c'è da rimanere estasiati: almeno una ventina di suoi colpi a incontro ti lasciano senza fiato!
Non sono giovane. Amo il tennis dai tempi di Pietrangeli, Sirola Gardini e Merlo! Ma non rimpiango!
A fronte di 100 tennisti che remano da fondo campo mi basta sapere che in quel torneo gioca Federer e sò che il suo tennis mi ripagherà!
Non disdegno Hemman, ma poveretto, trova sempre il "pallettaro" che sa tirare i passanti che lo infilza!
Non mi piacciono i tennisti alla Philippopus o Roddick! Solo servizio!





 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 30/06/2005 alle 02:01
Originariamente inviato da orsoold

E meno male che non ci sono più le racchette di legno!

Provate ad immagginare uno scambio tra Nadal e Hewit.
Con la pallina che viaggia alla velocità ridotta che imprimerebbe la vecchia racchetta di legno...
...scambi interminabili da fondo campo!
Pensa agli altri....noia e solo noia!
Ed anche i sopravvisiti del server and volley come potrebbero attaccare senza poter dare (oltre che la profondità) velocità alla palla?


Tu conosci molto il tennis, vedo. Infatti, ai tempi delle racchette di legno che tu odi, i giocatori serv and volley erano perlomeno il 50% dei primi cento. Oggi quanti sono? Contali, e non ti servirà il pallottoliere.

La verità è che, come in tutti gli sport (vedi ad esempio il calcio) la fisicità ha il sopravvento e la velocità di spostamento dell'atleta richiede a te, avversario, una velocità e potenza superiore. Ed in questo è d'aiuto la racchetta che è progredita di pari passo con l'atleta.


Anche qui le tue conoscenze sono da fondoschiena. La velocità e la fisicità sono cresciute in percentuale minoritaria per l’evoluzione degli allenamenti. La maggioritaria sta negli additivi, doping e non doping, che ai tuoi tempi (visto che hai detto che sei vecchio) non c’erano. Tommie Smith non andava più piano di Gatlin o Greene, Montgomery o Carl Lewis. Ma è inutile insistere.

Piuttosto, bisognerebbe trovare la maniera di eliminare l'esagerato vantaggio che offre la battuta che determita quasi sempre il punto per chi batte.
Almeno un tie-break è ormai quasi scontato ad ogni incontro.


L’incidenza della battuta è proporzionale al resto della velocità che racchette ed additivi danno. Il servizio conta esattamente come un tempo, riguardati le statistiche, se le conosci.

Ma soprattutto eliminerei (anche se questo non c'entra col discorso che si sta facendo) quegli irritanti rantoli, non necessari, che ormai l'80% dei tennisti emette ad ogni racchettata.


I rantoli sono venuti per i bionici che girano sui campi e di cui tu hai lontana parvenza, visto che non ti è nemmeno sfiorata l’idea che, oltre alle racchette, ci sia qualcosa d’altro nella constatazione del tennista di oggi.

Pollice sù per Federer che m'incanta in tutti i sensi. Che varietà di colpi! Che naturalezza! Che intelligenza di gioco! Che bella persona per niente vanitosa o posata! E la sua ragazza è al suo pari: bella, delicata e modesta! Con lui in campo c'è da rimanere estasiati: almeno una ventina di suoi colpi a incontro ti lasciano senza fiato!


Qui concordo, ma è come scoprire l’acqua calda.

Non sono giovane. Amo il tennis dai tempi di Pietrangeli, Sirola Gardini e Merlo! Ma non rimpiango!
A fronte di 100 tennisti che remano da fondo campo mi basta sapere che in quel torneo gioca Federer e sò che il suo tennis mi ripagherà!


Se hai visto solo Pietrangeli, Sirola, Gardini e Merlo, forse qualche “non rimpianto” può essere giustificato, ma evidentemente, a te, i tennisti di nazionalità straniera di quel tempo erano sconosciuti. Ti dicono niente Laver, Rosewall, Gonzales, Kramer, Sedgman, Hoad, Trabert, Seixas, Rose, Fraser, Anderson, Cooper, Santana, Gimeno, Drobny, Hartwig, Patty, Olmeto, Ayala, MacKay, Emerson, Stolle, Krishnan, Osuna ecc?

Non disdegno Hemman, ma poveretto, trova sempre il "pallettaro" che sa tirare i passanti che lo infilza!
Non mi piacciono i tennisti alla Philippopus o Roddick! Solo servizio!


Che Philippoussis sia solo servizio, è una tua opinione, forzata dal tuo contesto di personaggio tendenzialmente manicheo, quale ti stai velocemente dimostrando.

 

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Livello Amstel Gold Race




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  postato il 30/06/2005 alle 02:38
No comment!
Credevo ingenuamente che nei forum si potesse esprimere la propria opinione (anche magari sciorinando cavolate come le mie) senza essere aggrediti, sbertucciati e talora offesi!
Click.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 30/06/2005 alle 02:53
certo che le opinioni dovrebbero ergersi almeno un pò dal livello "spazzatura" (non mi riferisco a questo thread, dato che non l'ho seguito molto, vista la mia dilagante ignoranza tennistica e mi scuso con morris perchè sto andando fuori tema). le tue opinioni, non mi sembrano nè più nè meno delle stesse idiozie e luoghi comuni propinati da gran parte dell'informazione. direi che qui non ne abbiamo veramente bisogno. quindi se non sei in grado di fornire elementi nuovi e personali nelle tue opinioni, evita di utilizzare quelle degli altri e non consumarti le dita e la tastiera qui. il forum è fatto per discutere, e questo forum ha dimostrato di saperlo fare, anche su lance armstrogn, da sempre argomento di feroci scontri. quindi...le illazioni di giornalisti da quattro soldi lasciamole fuori da qui.
perfavore

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 03/07/2005 alle 23:21
Originariamente inviato da orsoold

No comment!
Credevo ingenuamente che nei forum si potesse esprimere la propria opinione (anche magari sciorinando cavolate come le mie) senza essere aggrediti, sbertucciati e talora offesi!
Click.


La mia durezza, è la reazione dovuta al tuo atteggiamento, notato su altri thread (uno in particolare), che mi è apparso manicheo, supponente e spocchioso (il medesimo che tu imputi ad un fuoriclasse che non c’è più). Confesso che ho risposto qui, sull’onda di quel che di te avevo letto altrove.
Ognuno, quando possiede delle basi, è giusto si batta per le sue convinzioni, ma nel tuo caso e nella fattispecie di questo thread, l’impressione che non ci fosse nemmeno il minimo, era forte. Per carità, nessuno sa tutto o è esperto su tutto (a parte un certo signore che si fa tirare la pelle…), ma quando si sa poco e si interviene con un tono tuttologo per esternare cavolate, il sottoscritto, quando riesce a distinguerle, difficilmente frena. Sarò fatto male, ma quando vado dal falegname sto zitto, cercando magari di arguirmi sul suo mestiere, non di insegnarglielo.
Non sono perfetto, seguo spesso l’istinto che mi fa sbagliare assai meno del ragionamento e fra i miei tanti difetti, c’è pure quello di non rivolgere l’altra guancia, tanto ai poveracci come me, quanto ai ministri.
Quindi non credo di doverti delle scuse se t’ho sbertucciato e, al limite, offeso (parole tue).

Hai, abbiamo, la consolazione di Federer (anche oggi immenso), ed in questi tempi di magra tennistica non è poco....

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 04/07/2005 alle 10:47
Mi riconnetto dopo un paio di settimane di assenza.
Ieri ho visto una parte della partita di Federer ed è stata pura gioia, non ho mai visto nessuno giocare un tennis così bello, neanche Sampras.
Credo che questo fosse il tipo di gioco degli anni '60 quelli di Laver, Newconbe and C.
Federer comunque risente della enorme specializzazione del tennis odierno che gli impedirà di vincere su tutte le superfici (l'ultimo a farlo è stato il tanto antipatico Agassi).
Il tennis è stato il mio primo sport e quando ho iniziato era il periodo di McEnroe, Connors, Lendl, Wilander e poi di Becker ed Edberg, un tennis forse un'pò più umano soppiantato dagli arrotini all'Agassi e dai bombardieri che fanno affidamento quasi solo sul servizio, ma la presenza di Federer fa sperare in un possibile ritorno alla tecnica.
Voglio concludere stigmatizzando l'affermazione di Morris sull'erba di Wimbledon che sarebbe la superficie più naturale e pura. Quanto al fatto che sia naturale non ci sono dubbi ma il gioco più puro è quello sul cemento. L'erba risente troppo delle condizioni climatiche e del deterioramento olte al fatto di permettere a giocatori con un servizio molto forte di ovviare a limiti tecnici.

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 05/07/2005 alle 01:21
Originariamente inviato da Ottavio
Voglio concludere stigmatizzando l'affermazione di Morris sull'erba di Wimbledon che sarebbe la superficie più naturale e pura. Quanto al fatto che sia naturale non ci sono dubbi ma il gioco più puro è quello sul cemento. L'erba risente troppo delle condizioni climatiche e del deterioramento olte al fatto di permettere a giocatori con un servizio molto forte di ovviare a limiti tecnici.


Stigmatizzi una frase che non ho posto nei termini forzati da te riportati. Se ti riferisci a questa, c’è una bella differenza!
Si parla tanto di Nadal, ma una superficie vera ed onesta come l’erba naturale di Wimbledon, l’ha subito ripudiato.


Io mi riferivo a Nadal, a questo suo iperbolico talento dipinto ai quattro venti e che, alla prova di una superficie "vera", perché con la naturalità si porta siamesi gli imprevisti, ed il bisogno, in tempi più brevi, di giocare di polso, si è subito sciolto. L’erba è onesta, perché è solo nelle difficoltà che si vede il giocatore istintivo e talentuoso, da quello costruito come un automa. Niente paura, il giorno in cui anche gli inglesi smetteranno di seguire le tradizioni, anche l’ultimo baluardo di naturalità ed istinto, si siederà per far posto all’americanismo dello spettacolo, basato sulla violenza su uomini-atleti costruiti come macchine e sul doping... che fa diventare culturiste le femmine e muscolosi enunchi i maschi. Certo, l’erba naturale “respira” l’ambiente e, come tale, propone l’imprevedibilità ed il bisogno dell’adattamento, come avviene in tanti altri sport. Non credo sia necessario fare degli esempi.
Il cemento è la superficie più morta, perché tutto è perfetto, il rimbalzo, il fondo sempre uguale, la pressoché nulla incidenza sulla superficie dell’umidità ecc., per questo, il gioco automatico da robot è esaltato. Il cemento, non è così veloce da non lasciarti il tempo di arrotinare, di lavorare, in mezzo ai rantoli dei morituri o dei torturati, il gioco senza variabili. Quindi è la superficie che esalta le fotocopie alla Bollettieri, ed è pura perché e come se si giocasse sul velluto.
Ma perché non le diciamo tutte? Perché non diciamo che dalle racchette che sparano la pallina più forte d’un tempo, agli ormoni che aumentano la forza dello schiaffo e la resistenza negli scambi, abbiamo costruito dei bionici su un corpo umano? Purtroppo non son venuti indistruttibili come il cemento e questa superficie dura, porta loro delle micro-vibrazioni e delle sollecitazioni che li fanno rompere. Tempo fa (ma ancora, per certi versi), si diceva che la colpa degli infortuni era dettata dalle troppe partite, poi, quando hanno scoperto che un tempo si giocava di più, anziché pensare a cause da racchette, chimica e fondi (sul cemento si gioca il 50% dei tornei più importanti!), han preferito il silenzio.
Anche sul servizio, è ora di smetterla di dire cose smentite dalle statistiche. Oggi si perde la battuta più di un tempo come mai? C’è una ragione se ben ci pensiamo, ma è inutile sollevarla visto il polverone che si sta facendo, senza entrare sui perché la palla va così veloce.
Sull’erba il servizio piatto e forte non ha mai deciso più di tanto, a fare la differenza era lo slice che si dava alla pallina. Edberg, giocatore da erba, non ha mai servito a 200 kmh; Rafter, anch’egli da definirsi erbivoro, è arrivato al massimo a 192 kmh; Rusedski, coi suoi 230 kmh, ha fatto una sola finale dello slam, ma sul cemento, non sull’erba. Panatta aveva un bel servizio piatto, ma a Wimbledon, non è andato mai molto bene, a parte un quarto di finale perso inopinatamente con Duprè. Di Lendl sappiamo bene quanto fosse forte la sua battuta, eppure il verde londinese non l’ha mai premiato. Colin Dibley, batteva con le racchette di legno a 200 all’ora, ma non ha mai fatto nemmeno una semifinale a Wimbledon. Peter Doohan, batteva al fulmicotone quasi venti anni fa a 210 kmh, eppure, a parte l’exploit con Becker nel 1987, ha sempre fatto cilecca. Potrei continuare fino a domani. Dunque, il servizio non elimina le pecche tecniche sull’erba, può servire certo, ma solo e soprattutto se possiede dello slice.
Comunque, il verde naturale è in fase di abbandono, esattamente come nei campi di calcio (gli infortuni, col sintetico, non caleranno sì tanto come dicono, perché i motivi stanno nelle vene e nei muscoli), ma Roger Federer continuerà a vincere, perché a differenza degli altri top ten, ha un talento antico, universale, sempiterno. Purtroppo non ha avversari credibili e che l’erba sia ancora una volta onesta, lo dimostra il fatto che a Wimbledon potrà sviluppare una striscia impossibile nelle superfici degli arrotini e degli urlatori ispanici o yankee. Sempre su Federer, giocatore che trenta-quaranta anni fa avrebbe vinto con strumenti di legno giocando a serv and volley, un segno dei tempi cambiati e della sua scelta di vincere senza spennarsi, la da un aspetto: in semifinale con Hewitt, a metà del terzo set, era andato a rete solo 8 volte! A Wimbledon non a Cesena! Lui è un gigante storico di questo sport, ma questa disciplina fa acqua da tutte le parti. E se il futuro è solo cemento, allora viva il doping e viva la schizofrenia del gioco alla Nadal, alla Roddick (orrendo!) ecc., ma a vincere realmente, sarà solo e sempre Federer, perlomeno a tennis.
Un vero peccato vedere lo svizzero predicare nel deserto.

Ciao!


 

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"Non discutere con gli stupidi, perchè scenderesti al loro livello e ti batterebbero per la loro esperienza".

 
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Livello Amstel Gold Race




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Registrato: Jun 2005

  postato il 05/07/2005 alle 04:20
10 anni di tennis agonistico.
19 anni giudice arbitro di cui 5 internazionale.

Passo e chiudo!

 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 05/07/2005 alle 08:54
Non mi sono mai avvicinato più di tanto al tennis, ho provato a giocare ma quando la pallina si fermava sulla rete diventavo una bestia. L'ho seguito un po' ai tempi di Borg, McEnroe, Lendl, mi piaceva Mats Wilander ma non saprei se definirlo un erbivoro o un terrivoro. La disquisizione di "Morris" però mi è piaciuto molto e dunque urlo a gran voce: VIVA L'ERBA !!! Sempre e solo PER UNO SPORT PIU' PULITO !!!


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 05/07/2005 alle 09:16
Ringrazio Morris per la sua solita chiarezza e competenza, comunque continuo a considerare il cemento (non le superfici sintetiche indoor), come il luogo dove poter esprimere il gioco più vario e, cosa più importante, dove TUTTI i tennisti, terragnoli od erbivori, possono esprimersi al massimo.
Mi sembra di ricordare che Panatta abbia ragggiunto una semifinale a Wimbledon e non i quarti,ma potrei sbagliare.
Per Bob Fats: Wilander era sicuramente un terragnolo, un eccezionale giocatore da fondo campo che non è mai riuscito a superare i primi turni a Wimbledon. Si favoleggia che alla sua prima vittoria a Parigi sia sceso a rete tre volte compreso quando ha stretto la mano al perdente a fine partita!
Wilander mi è sempre piaciuto perché l'anno in cui si sposò lo passò quasi tutto in luna di miele fregandosene del tennis, e l'anno dopo ottenne i suoi maggiori risultati vincendo tre tornei del grand slam, ad eccezione ovvimante di Wimbledon, e raggiunse il numero 1 ATP.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 05/07/2005 alle 09:34
Originariamente inviato da Ottavio
Per Bob Fats: Wilander era sicuramente un terragnolo, un eccezionale giocatore da fondo campo che non è mai riuscito a superare i primi turni a Wimbledon.

Mi spiace per te ma Mats di tornei sull'erba ne ha vinti e anche tanti.
2 su tutti. Gli Australian Open quando si giocavano sull'erba. E a rete non era affatto male.

Per il resto siamo tutti daccordo sul fatto che il tennis non è + quello di una volta. La preparazione e i materali hannoavuto il sopravvento.
Per fortuna Federer ci ha mostrato ancora una volta che la classe non è acqua!!!!!!!!!
Peccato non si possa tornare indietro.

 

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"MEGLIO NON ESSERE RICONOSCIUTO PER STRADA CHE ESSERLO ALL'OBITORIO.
IL CASCO SALVA LA VITA, LA CHIOMA VA BENE PER LA FOTO SULLA TOMBA"!!!


Articolo 27 della costituzione Italiana

La responsabilità penale è personale.
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Non è ammessa la pena di morte.

 
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Livello Moreno Argentin




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  postato il 05/07/2005 alle 09:45
Panatta max nei quarti a wimbledon battuto da Pat Dupre.
Wilander in semifinale e vincitore due volte sull'erba a Kooyong agli Australian Open (una volta battendo Edberg...) terraiolo forse ma rimane l'unico con Agassi ad aver vinto su tutte e tre le superfici del tennis moderno (I Laver & C. giocavano 34 di slam sull'erba ed il tennis giocato era per tutti un tennis d'attacco anche sulla terra francese che era l'unica eccezione)
Rammento che ne Sampras, ne Federer, ne SuperMac (per un pelo...), ne Connors (per assenza volontaria nei primi anni dalla Francia), ne Borg (incredibilmente non ha mai vinto sul cemento!!) hanno vinto su tutte e tre le superfici in grandi slam.
Rammento anche che Wilander condivide con Connors, Agassi e Federer l'esser riuscito a completare i 34 dello Slam da quando l'erba non è più la superficie di riferimento.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 05/07/2005 alle 09:51
Stress hai pefettamente ragione Mats ha vinto i suoi due primi Australian Open sull'erba ma sai meglio di me che il livello di partecipazione a quei tornei era molto basso, a Wimbledon infatti ha preso solo scoppole. Inoltre il fatto che abbia vinto sull'erba non fa di lui un erbivoro cioè un giocatore serve and volley, era una giocatore da fondo campo che a fine carriera (curiosamente quando non ha più vinto sull'erba perché l'australian era passato al cemento) ha migliorato un'pò il suo gioco a rete. Ricordiamoci che il suo connazionale Borg ha vinto 5 Wimbledon di fila grazie quasi solo alla risposta come ha fatto qualche anno fà Agassi.
 
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Livello Moreno Argentin




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  postato il 05/07/2005 alle 11:11
Mats ha sempre giocato un discreto serve and volley sulle superfici veloci (non ha mai temuto la rete tanto che nella prima finale del Roland Garros asfaltò Vilas utilizzando una tattica tutt'altro che attendista che prevedeva spesso la discesa a rete per concludere il punto seppur in condizioni molto favorevoli) ed in australia questa tattica era alla base del suo gioco.
non vinse a Wimbledon semplicemente perchè l'erba australiana era più lenta di quella di Wimbledon (NB: oggi l'erba di Wimbledon è molto più lenta dell'erba australiana di allora...)
PS: Connors vinse anche uno Slam sulla terra (seppur più veloce) a Forest Hills agli Us Open e quindi andrebbe aggiunto a Wilander ed Agassi come unici grandissimi in grado di domare tutte e tre le superfici del tennis moderno.

 
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Livello Moreno Argentin




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  postato il 05/07/2005 alle 11:35
Aggiungo un particolare:
Wilander condivide con McEnroe e Connors l'onore di essere uno dei grandi tennisti dell'epoca ATP ad aver vinto a Wimbledon in doppio. (col dispendio che ne consegue)

 
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Esordiente




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  postato il 10/08/2005 alle 01:30
ciao a tutti, sono frequentatore poco assiduo ma lettore molto attento del forum. so molto più di tennis che di ciclismo, per cui scrivo meglio qua. vorrei chiedere una cosa a Morris, se ancora scrive su questo forum. sono d'accordo su molte cose che hai scritto, meno d'accordo su altre, ma sarebbe un discorso lungo. vorrei soprattutto fare una richiesta, di scrivere qualcosa di specifico su tennis e doping, sulle sostanze dopanti piu' usate, su cosa si sa per certo, cosa è molto verosimile pensare, cosa si puo' supporre. Insomma, qualunque cosa su doping e tennis che probabilmente tu sai e noi no. se hai voglia, ovviamente. o magari mi fai presente se hai gia' scritto di queste cose altrove. grazie comunque.
cristiano

 
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Livello Rik Van Looy




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  postato il 06/07/2008 alle 21:45
UP!
 
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Livello Fausto Coppi




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Registrato: Jun 2008

  postato il 06/07/2008 alle 21:53
che match...mamma mia, anche se ha perso Roger Federer,uno dei più grandi fuoriclasse della storia di questo sport,il Re ha perso, il Re adesso è nudo, ops è Nadal

 

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Io Odio Marino Bartoletti e Abajia



Vincitore al Fantaciclismo del Tour de Suisse 2009
2°, 3° e 4° in tre tappe al Fantagiro d'Italia '09
Una vittoria di tappa e un 4° posto al Fanta Tour 2009

 
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