Board logo

Il Forum di Cicloweb

Non hai fatto il login | Login Pagina principale > Dite la vostra sul ciclismo! > Quattro: un racconto (e due)
Nuovo Thread  Nuova risposta  Nuovo sondaggio
< Ultimo thread   Prossimo thread >  |  Versione stampabile
Autore: Oggetto: Quattro: un racconto (e due)

Livello Marco Pantani




Posts: 1476
Registrato: Mar 2005

  postato il 11/05/2005 alle 14:00
Ciao belli, il Giro cattura tutte le attenzioni, giusto così, ma io ci riprovo. Vista l’accoglienza del primo racconto lo rifaccio, come promesso.
Un’altra gara dalla categoria allievi, un’altra domenica bestiale, ancora Bettella e la Mobilbrix. Sempre una gara reale, vissute, un po’ romanzate, d’accordo, ma spero vi piaccia come Scacco matto. (ma vanno bene anche le critiche!)

Ciao ragassi
Claudio

Ps. grazie ancora per l’entusiasmo che avete riservato a Scacco matto.







"Quattro"


Prologo

Eccolo di nuovo, il morso di prima.
La gamba piegata rimane sospesa, il peso è sulla sinistra.
Spinta del piede, saltello, dovrei solo infilare il piede destro nella tuta. Faccio il movimento sbagliato, il muscolo si contrae ed eccolo di nuovo, dietro, a tradimento.
Un morso, al polpaccio, carne sgagnata dietro la gamba.
Saltello sbilenco, barcollo. Mi piego, la fitta si allunga e sale dietro il ginocchio, sbrana le cartilagini.
Mugugno e sbuffo lagnoso.Uno sforzo di vomito, sapore di schifo viscido in bocca.
Mi rovescio sulla schiena, sdraiato sotto la portiera aperta dell’ammiraglia.
Annaspo, rotolo un quarto di giro, farsesco e disperato. Non riesco ad afferrare la punta del piede e la forma del dolore si fà bislunga.
Mi viene da ridere, mi vedo grottesco, tragicomico, ma il morso saccheggia la ragione.

“Bettellaahh….aahh!”

Arriva sopra di me, capisce. “Quale gamba?...Claudio, quale gamba??”
Non rispondo, bocca serrata per trattenere i conati.
Le afferra entrambe, con forza. Tira alto e dritto, stringe le dita dei piedi e le spinge avanti tenendo i calcagni al petto, una mano si appoggia e tiene le ginocchia diritte.
Il morso, lento ed esasperante, si appiattisce, disteso. Diventa più sottile, un cavo teso al centro della gamba. Si allenta, sempre più, scompare.
Ho gli occhi chiusi e pieni di lacrime. La saliva, a piccole bolle, affiora sulle labbra e produce col fiato un pernacchio a basso volume.
Piango senza singhiozzi, la testa piegata indietro, mani sul volto. Uno scempio di riso isterico compare e si placa subito.

“Dai che ti passa, ti passa vero?. Dai bèlo, dai! Non fare così, fra un secondo passa tutto, ….ma allora hai avuto i crampi eh?, …in volata, ti son venuti in volata…Claudio….Adesso passano, respira Claudino, respira…è finito, finito.”


Provincia di Mantova, Aprile 1985

Partenza

Quinta gara dell’anno, categoria allievi. Non sono mai stato tanto forte.
Mai sentito tanto bene. Già a febbraio battagliavo in allenamento con dilettanti e juniores sui saliscendi del lago. La stagione l’ho iniziata con aspettative enormi.
Ogni gara mille scatti, nessun piazzamento, solo volate di gruppo.

Mi chiamano alla prova rapporti, sotto il traguardo il giudice mi fa mettere giù il sedici e voltare la bici. Allinea le pedivelle sulla verticale, alzo il manubrio e spingo la bici all’indietro fino al nastro di carta incollato sull’asfalto.

Finalmente la gara per me, dopo circuiti senza senso e volatone compatte, ecco una gara da fatica vera, una corsa vera.
Sono solo 70 chilometri, ma un vento oceanico spazza questo luogo piatto e desolato. La corsa sarà subito un massacro.
Alla partenza il puzzo di canfora mi stordisce. Gli allenatori hanno largheggiato con olio e Sifcamina, l’aria fredda fa paura, l’effetto del vento sui muscoli pure.

Il paesaggio sembra impazzito, nuvole nere, grigie e biancastre, si superano come cavalli folli, i campi di erba medica, ondeggiano, e piegano la prospettiva come nei disegni di Escher.
La soja cattura l’aria e barrisce, le chiome degli alberi tuonano e soffiano, mostruose.
Il vento si infila nei fossi, ulula, risale, si allarga sull’alfalto e solleva terriccio e sabbia a spirali.

Questa sarà la mia. Mi sento forte, concentrato, cattivo.
Guardo le mie gambe rasate. Lo speaker fà l’appello. Vene azzurre e verdi, si fanno strada sotto la pelle tesa, sono fiducioso.

Ultimi numeri della chiamata, Bettella è venuto vicino, mi parla di qualcosa.
Sa che non lo ascolto, ma continua a parlarmi.
- Rapporti, chilometri, mangia, mi raccomando, mangia. – cantilena con un bell’accento delle Fornaci, provincia bresciana limitrofa alla città, molto diverso dalla bassa e delle valli.
Bettella ha sempre un mezzo sorriso simpatico sulla faccia, non è mai arrabbiato.
Sfoggia sempre terribili camice scozzesi e jeans troppo blu. Non porta mai le polo della società.
Non è neanche un allenatore per me, è più un parente.
Anni fa accompagnava mio padre e i suoi fratelli alle corse di amatori, sempre con la Mobilbrix.
Mamma mi racconta spesso delle domeniche pomeriggio che da bambino ho trascorse in braccio a Bettella, a vedere le corse di papà.
Non ha mai corso Bettella, per quanto ne so non ha mai messo il sedere su una bici da corsa, gli piace la compagnia dei corridori e lui piace a loro.
Adesso sta zitto, salta dietro le transenne, appoggia la mano sulla mia spalla e aspetta.
Pronti via.



Corsa

Dopo trenta chilometri Alfredo esce dai giochi, me lo dice, non ne ha più per questa guerra contro gli elementi, scivola in fondo al gruppo, in caso di volata dirà certamente la sua.
Farò la mia gara da solo. Il gruppo si spezza e si ricompone molte volte.
La velocità è spesso assurdamente bassa, nei tratti controvento tengo il quarantadue per molti chilometri.

Dalla parte dei campi la strada piega in successione destra-sinistra per una dozzina volte. Curve a novanta gradi, strada stretta, fossi pieni d’acqua sui due lati, le chiuse in cemento sono ricoperte di muschio, spuntano dai rivali che sembrano ghigliottine.
Il vento arriva alternativamente da davanti-destra e davanti-sinistra, dopo ogni curva occorre uno scatto e un balletto sulla strada per ripararsi dalle folate. I più lesti si accovacciano sottovento, gli altri devono sfondare un muro.

Ventagli, sbandate, nervi tesi. Scrosci di pioggia fina, durano cinque minuti, il tempo per qualche scivolata sull’umido. Prudenza, decisione, ragionare, nessuna pietà.
- Non concedere nulla, non far entrare nessuno, è la tua posizione, è la tua scia, caccia via questi figli di puttana. -
Le mani sulla parte bassa, due dita tese artigliano la leva del freno, pronte a scoccare una frenata. Le voci, le urla che accompagnano il plotone si fanno man mano più rare.
Zitti. I pochi sussurri se li porta via il vento. Una fatica cupa ammanta il gruppo.

Attacco la prima volta a metà corsa, mi vengono a prendere.
Rientro in gruppo, decima, massimo quindicesima posizione. Più dietro vorrebbe dire più rischi, più fatica, rilanci continui, buchi da chiudere. Più avanti solo il muro del vento in faccia, come pedalare in salita.
Altri allunghi, entro nelle fughe, poi attacco deciso, poi saggio le forze, poi più deciso.
Il gruppo ondeggia, rimonta, si sfalda.
Recupero. Le gambe, ne vogliono ancora. I pensieri sono eccitati dalle raffiche.

Il vento aumenta l’intensità e il plotone sembra una nave di naufraghi.
Pirati, attaccano la testa della belva agonizzante. Io sono fra loro.
Il gruppo si dibatte, ferito, sfibrato dalla mitraglia del turbine.
Nelle curve guardo dietro. Pattuglie di disperati, cinquanta, cento metri dalla coda.
Si dibattono senza futuro. Il gruppo. Esploderà, fra poco.

Attacco ancora, fra poco ultimo giro. Non conto più quanti scatti e quante progressioni.
Ogni volta aprire l’aria. Scavo gallerie nel nulla, la gambe come picconi.
Farsi largo. Bisogna spingere da dietro, la schiena si infiamma coi glutei.
Il dolore ai lombi si rapprende, solido, rimane lì aggrappato a pesare.
Non dà fastidio, lo controllo, mi esalta.
Stò bene, stò bene.


In fuga

Quello che voglio: un attacco deciso, in progressione, senza scattare.
Filare via lungo il margine opposto alla direzione del vento.
Costringere tutti a fare il mio stesso sforzo.

Ultimo giro
Quello che faccio: curva a sinistra, sorpasso un uomo estenuato, un secondo non vuole darmi strada sottovento. Gomito, spalla, lo tocco, mi appoggio, si spaventa, urla rabbioso e sfatto, si sposta, cerca di afferrarmi il braccio, ma viene rimbalzato via dal vento.
Curva a destra. Uno scatto breve per guadagnare la testa.
Mi sposto sul margine destro. Il vento viene da avanti-sinistra.
- Mettili al vento. Mantieni la ruota sul ciglio. - Nessuno di lato, nessun ventaglio.
Tutti in fila. Tutti uguali.
Aumento. 52x19. Controllo l’ombra alle mie spalle, si scompone.
Aumento. 52x18. L’ombra perde contatto, sbanda, mi riaggancia.
Curva a sinistra, sui pedali, rilancio e vado sull’altro ciglio.
Il cinghietto dei fermapiedi frusta ciuffi di pannocchiette verde-beige.
Non posso più vedere l’ombra, ora è proiettata nel fosso.
- Mangiate l’erba, "elementi di materiale organico atti a galleggiare". Tu. Mangiane ancora un po’ che ti fa bene! –
Aumento ancora. 52x17. Sono a tutta.

Curva a destra. Mi sposto ancora, di colpo. Entro nell’asfalto ruvido della banchina.
Testa bassa, cambio presa, sposto le mani sulle leve, polsi che copiano il manubrio.
L’ombra del mio nemico a due metri, si stacca, esausta. Il cervello esplode un pensiero gioioso e impreciso. Proseguo uguale, ancora cento metri, punta di sella, sento male anche ai muscoli della faccia, adesso mi volto, adesso mi volto…. Il gruppo è esploso, dietro di me la sagoma sgraziata di Tagliani, che recupera.
Più dietro altri due. Poi il buco.
Tagliani mi raggiunge in breve. Respira, un cambio rapido, si sposta subito.
Faccio lo stesso, sono allo stremo. La schiena bàscula dolorosamente.
Ecco gli altri due: Villa è enorme, maglia blu scuro, naso storto.
Ravagnini, stessa squadra di Tagliani.

Siamo in quattro, subito cambi regolari, brevissimi, salto i primi due, devo recuperare.
Filiamo via a una velocità che mi sembra ridicola, mi volto preoccupato, ma dietro non c’è nessuno.
“Alè, menare gnari, menaaare!”
Mi sento urlare come fossi un altro. Sembra andata, sembra andata.

I due della Quinzanese mi allarmano, ma mi sento bene, ho recuperato fiato dalla trenata di poco fa. Procediamo regolari, cambi brevi.
Ad una curva vediamo Ghisi a trecento metri da noi.
È uscito in ritardo, colmando metà dello svantaggio, si trova a galleggiare nella terra di nessuno. Cerco di farlo rientrare, Carlo è forte, ma preferisco avere un quinto che compensi lo strapotere dei due della Quinzanese. Salto un cambio, il secondo non posso più, sguardi feroci mi minacciano, provo a rallentare un po’, ma gli occhiali da ragioniere di Ghisi si allontanano.
Rimane lì ancora un chilometro, stoico, a immolarsi, sconfitto.
Si rialza, Carlo, distrutto.

Siamo in quattro.
Credo, i più forti.
La gara diventa surreale, aspettiamo qualcosa, che non accade, ancora una manciata di chilometri nella campagna. È per me, è per me.



Quattro

Nessun attacco, abbiamo viaggiato per venti minuti in totale accordo.
Silenzio, ho ascoltato i miei pensieri.
Sento di avere gamba per tentare, ma ho pensato troppo e i due della Quinzanese mi hanno fregato.
- Se parto - mi dico – uno dei due si sacrificherà, probabilmente Ravagnini. Tirerà, tenendomi lì, a cuocere. E sarà finita.-
Alla fine la paura di dover rispondere ai loro attacchi alternati è prevalsa.
Uno sguardo con Villa, un cenno silenzioso era bastato. Avremmo chiuso alternativamente.
Io su Tagliani, lui sull’altro.
Invece niente, liscio come l’olio. Tensione che cresce, ma niente scatti.


Ultimo chilometro.

Quello che voglio. Una volata corta, partire quasi fermi, il cambio di velocità mi avvantaggia, la punta massima no. Partire dalla seconda posizione.

Cinquecento: faccio passare Villa, io secondo, poi Tagliani.
Quattrocento: venti all’ora, bene così. Sento un nodo nello stomaco.
Trecento: ultima curva, entriamo da fermi, Villa si volta, pallido, irriconoscibile. Io lo stesso, la coscienza si annebbia. Caldo sulle gote, le dita tremano, stringo il manubrio.
Duecentocinquanta: il sedere di Villa si alza, sparato su dalle caviglie. Un boato esplode nelle orecchie, urla inumane si rovesciano dai lati della strada.
Rispondo, in trance, recupero e sono ancora in scia, cambio rapporto, giù tutto, sento un polpaccio indurirsi, cambiare forma, fa male, continuo, mi siedo.
Duecento: l’ombra dei tigli forma disegni sull’asfalto. Rumore di catena che deraglia e scende di botto, a destra Tagliani in rimonta. Mi preparo.
Centosettanta: fuori tutto, mi alzo rabbioso sui pedali, forzo lo spazio delle traiettorie fra Villa e Tagliani, sono veloce, rimonto, mi dibatto furiosamente, passo.
Centocinquanta: guardo avanti, lo striscione ballonzola nello spazio visivo. Le punte dei piedi cercano profondità, verso il basso, sfioro i gomiti di Villa, guadagno centimetri, euforico.
Si avvera, si avvera……non sento più nulla, non provo più nulla.



Una lama.
Mi sorprende.
Conficcata nel polpaccio. Una fitta fredda, sottile. Si muove, viva, entra di più e separa i tessuti. Disperato, controllo il dolore e rallento impercettibilmente, modifico la geometria del corpo in fuori sella, più indietro e asimmetrico, sposto il peso sulla gamba indenne, la lama esce.
Cento metri: sono dietro, riprendo, forse è troppo tardi.- MioDio è finita- Di nuovo riprendo, calpesto il movimento ringhiando.
Ancora uno stiletto, più dentro di prima, versa ghiaccio rovente fra i gemelli, un elastico d’acciaio fuso, mi strappa un gemito. È la fine, è la fine, è la fine.
Mi appoggio alla sella, braccia tese, non voglio più guardare, - No, no, no.. - gli occhi sull’attacco del manubrio.
L’ombra di Ravagnini mi affianca e mi supera sulla linea, Tagliani ha vinto con un colpo di reni.
Lo sento guaire e urlare dopo la linea, il busto alto, i pugni picchiano nell’aria.
Quarto.
Provo una confusione assoluta.
Incredulo, pensieri senza senso che si affollano.
La stanchezza arriva tutta insieme. Sono spossato, vuoto. Cosa mi è successo? Quarto di quattro.
Cosa mi è successo?





 
E-Mail User Edit Post Reply With Quote

Livello Tour




Posts: 229
Registrato: Apr 2005

  postato il 11/05/2005 alle 14:53
anche stavolta, ero li´ con i crampi, mentre ti leggevo..
che dire.. complimenti ancora! xche´ non pensi di farti pubblicare qualcosa?

 
Edit Post Reply With Quote

Moderatore




Posts: 2848
Registrato: Nov 2004

  postato il 11/05/2005 alle 15:07
Incredibile... mi e' sembrato quasi di viverla quella corsa e un epilogo quasi drammatico...
Complimenti sia per il racconto che per la fuga!

 
E-Mail User Edit Post Reply With Quote Visit User's Homepage

Livello Fausto Coppi




Posts: 2797
Registrato: Apr 2005

  postato il 11/05/2005 alle 16:12
Complimenti!
Il racconto mi è molto piaciuto come scacco matto. Scrivi veramente bene. Fai sentire al lettore le emozioni che si vivono in bicicletta e che forse solo chi le ha provate può raccontare.
Comunque capisco che la sconfitta abbia un maggiore peso drammatico e meglio si adatti al racconto, ma la prossima deve essere una vittoria!!
Sono diventato un tuo tifoso a posteriori e voglio vederti vincere!!


 
Edit Post Reply With Quote

Livello Marco Pantani




Posts: 1476
Registrato: Mar 2005

  postato il 11/05/2005 alle 16:22
Originariamente inviato da Ottavio

Complimenti!
Il racconto mi è molto piaciuto come scacco matto. Scrivi veramente bene. Fai sentire al lettore le emozioni che si vivono in bicicletta e che forse solo chi le ha provate può raccontare.
Comunque capisco che la sconfitta abbia un maggiore peso drammatico e meglio si adatti al racconto, ma la prossima deve essere una vittoria!!
Sono diventato un tuo tifoso a posteriori e voglio vederti vincere!!



Magari!...purtroppo non ho vittorie da raccontare, ma solo onorevoli batoste!!...cattivone....hai riaperto una ferita...ma quanto brocco ero????

 
E-Mail User Edit Post Reply With Quote

Livello Fausto Coppi




Posts: 2797
Registrato: Apr 2005

  postato il 11/05/2005 alle 16:25
........ops!! pardon!!
Continua a scrivere, aspetto il prossimo racconto con impazienza!

 
Edit Post Reply With Quote

Livello Marco Pantani




Posts: 1476
Registrato: Mar 2005

  postato il 11/05/2005 alle 16:31
Originariamente inviato da Ottavio

........ops!! pardon!!
Continua a scrivere, aspetto il prossimo racconto con impazienza!


ok...ma non è mica facile, l'idea ce l'ho già, il tempo e la scrittura arriveranno...grazie!
claudio il broccaccio

 
E-Mail User Edit Post Reply With Quote

Livello Marco Pantani




Posts: 1476
Registrato: Mar 2005

  postato il 11/05/2005 alle 18:13
Originariamente inviato da alu

anche stavolta, ero li´ con i crampi, mentre ti leggevo..
che dire.. complimenti ancora! xche´ non pensi di farti pubblicare qualcosa?


Uhm, per ora ho solo 2 racconti....se ne faccio altri forse, beh almeno due gare da rivivere le ho già in mente...
comunque grazie ancora, e scusami se ti ho fatto sentire i crampi

 
E-Mail User Edit Post Reply With Quote

Non registrato



  postato il 12/05/2005 alle 02:24
Gran Brutta cosa i crampi...sei veramente in gamba... di brocchi come te ce ne sono molti...anche peggio (io ero peggio )...ma che raccontano così bene anche le sconfitte ce ne sono pochi.
Veramente bravo.

 

____________________

 
Edit Post Reply With Quote

Non registrato



  postato il 12/05/2005 alle 02:32
Clà, certo è che da un fattaccio (...molto lieve...) il Forum di Cicloweb ne ha tratto sicuro giovamento!!!



P.S.: Qualcuno mi ha fatto leggere il tuo tentativo di riprendere la questione nell'altro Forum... ti ringrazio, ma come hai visto l'hanno chiuso dopo tre (o quattro?) secondi... Contenti loro...

 
Edit Post Reply With Quote

Livello Marco Pantani




Posts: 1476
Registrato: Mar 2005

  postato il 12/05/2005 alle 07:41
Originariamente inviato da mario82

Clà, certo è che da un fattaccio (...molto lieve...) il Forum di Cicloweb ne ha tratto sicuro giovamento!!!



P.S.: Qualcuno mi ha fatto leggere il tuo tentativo di riprendere la questione nell'altro Forum... ti ringrazio, ma come hai visto l'hanno chiuso dopo tre (o quattro?) secondi... Contenti loro...


...uhm, sì, cinque secondi al massimo...ma fa nulla, io resto un ammiratore del biondino, che anche in questi giorni si comporta da campioncino.

ciao Mà
Clà

 
E-Mail User Edit Post Reply With Quote

Professionista




Posts: 38
Registrato: Apr 2005

  postato il 13/05/2005 alle 15:51
Bravo, scrivi veramente bene, poi io ho corso spesso in quelle zone (cremona, mantova....) e mi sembra di rivivere certe sensazioni e certe emozioni
 
E-Mail User Edit Post Reply With Quote

Livello Fausto Coppi




Posts: 2490
Registrato: Dec 2004

  postato il 13/05/2005 alle 18:50
Bellissimo ed emozionante anche questo di racconto!

 

____________________
http://ilmiociclismo.blog.excite.it

"La vita e la morte.La pace e la guerra.La repubblica e la monarchia.Infine Bartali e Coppi e la progressiva identificazione di un popolo, che ripartiva da zero, in una coppia di campioni."Leo Turrini

 
E-Mail User Edit Post Reply With Quote Visit User's Homepage
Nuovo Thread  Nuova risposta   Nuovo sondaggio
 
Powered by Lux sulla base di XMB
Lux Forum vers. 1.6
1.0790558