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Autore: Oggetto: Una sera, parlando di Gilles Villeneuve...

Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




Posts: 4217
Registrato: Oct 2003

  postato il 24/04/2005 alle 02:38
Avrei tante risposte da dare ad un thread sotto....lo farò appena avrò un po' di tempo...
Ora, in considerazione della giornata particolare che, sull'Autodromo di Imola, prevede lo svolgimento del G.P. di San Marino di F1 (io comunque, come tutti, qui, guarderò in TV la Liegi-Bastogne-Liegi!), voglio proporvi un racconto presente nel mio ultimo libro "Segnali di fumo", che non mancherà di creare interesse in chi, magari, possiede qualche annetto in più....
....Le righe hanno un anno, ma per me non hanno e non avranno mai tempo....

....da "Segnali di fumo"...


UNA SERA, PARLANDO DI GILLES VILLENEUVE

Questo racconto è stato estratto, con le opportune modifiche del caso, dal lungo ritratto che ho scritto sul campione dello sport che, in assoluto, mi ha emozionato di più, fra quelli che non ho conosciuto di persona: Gilles Villeneuve.
Uno scritto, uscito dalla tastiera poco prima dell’inizio delle prove di quel Gran Premio che, di fatto, sancì, ventidue anni fa, il 25 aprile 1982, la sua prima morte. Una manifestazione che sarà ricordata per il decennale della scomparsa, su quella pista, di Ayrton Senna, ma nel suo passato, non c’è solo quella immane tragedia…. Dodici anni prima, come detto, sempre a Imola, se ne consumò una più sottile, sfumata, con connotati che non avevano i contorni mortali immediati, ma ugualmente tangibili, per chi ha nel cuore e in una certa dirittura, l’universo del proprio ego.
Gilles, che aveva incantato le folle come un Nuvolari moderno, dall’onestà particolare, vissuta come un dovere intrinseco e indipendente dalle esteriori azioni, trovò un tradimento che si consumò attraverso un amico e compagno di scuderia, ma che si poté concretizzare anche per la volontaria lettura di taluni, all’interno di una squadra, che avevano fatto delle scelte, non sempre degne della storia del team e che poi si dimostreranno tanto tragiche, quanto sbagliate nel prosieguo del corso storico della Ferrari. Un dramma che non ebbe tra i protagonisti, diretti e indiretti, l’uomo che più di ogni altro rappresenta ancor oggi, l’italiano nel mondo, o il “made in Italy”, e che, con la scomparsa di Villeneuve, provò un dolore immenso, come fosse andato all’incomprensibile un figlio: Enzo Ferrari.
Il racconto è vero e vissuto, ripreso dalla memoria, dopo che per oltre 20 anni dalla scomparsa di un idolo non certo solo mio, mi sono imposto di non parlare e scrivere più di Formula Uno. Ci sono particolari inediti, ripresi dalla voce dello stesso Gilles, quando si confidava con un collega, riportati a me dalla sorella di questi.
Per chi ama leggere…… questa storia è, appunto, da leggere…….anche se a scriverla non è uno dei soliti pennivendoli….


Il suo cognome echeggiava il rombo dei motori, anche se lei, della velocità, nutriva una vera e propria paura. Eppure era la sorella di un pilota famoso, non tra i primissimi della Formula Uno, ma pur sempre uno che si presentava nello schieramento dell’elite dell’automobilismo, in un’era dove, al vertice, non arrivavano solo i raccomandati dai dollari di qualche sponsor. Ed erano tempi in cui, quei bolidi, non erano un sonnifero tutto elettronica o sofisticati computer in schizzato movimento, c’era spazio per il pilota nei termini e nei paragoni dello sport.
Lei, veloce di parola e di arguzia, “flirteggiava” con un ragazzo più anziano di me di cinque anni, divenuto amico per qualche annata di saltuari tornei di calcio vissuti assieme. Un uomo ruvido in campo, quanto cordiale e simpatico fuori.
Era l’estate del 1982, ed io m’abbandonavo ai comizi, alle riunioni, alla frenesia della politica, con la fede di un animo puro e sognatore, uscito da un frammezzo come il servizio militare, poco edificante allora come oggi, ma a quei tempi impossibile da dribblare col più utile e degno servizio civile. Ero triste, compassavo la passione sportiva, il gusto del racconto e gli idiomi di un’arte strana anche per gli intellettuali che raramente l’han capita, con un sordo obbligo verso l’idea di un bene collettivo che, poi, ho imparato a riconoscere impossibile.
Ero ancora addolorato per la perdita di un campione che riassumeva, in se stesso, tutta l’ellisse dell’automobilismo, della creatività che la velocità ed il mezzo meccanico ti può donare, con la convinzione recondita di poter dominare, sempre, quelle creature sì tanta parte dell’ultimo secolo dell’uomo.
Una sera, mentre il mare mosso e il collaboratore vento, richiamavano i ricordi spinti su uno strano senso di freschezza che scolpiva i volti, incontrai l’amico con lei. Era un lasso di libertà dalla logorroica vita del politico professionista, ed ero evaso sulla costa per respirare sensazioni diverse, invece, incontrai un altro versante del dolore.
Lei ci portò i racconti di suo fratello, dei viaggi che costui aveva fatto col campione scomparso, delle incredibili virtuosità che quel grande partoriva anche sul compagno elicottero. Dei rischi che correva per dare gioia al pubblico della famosa cittadina della sua monoposto di Formula Uno, tutto assiepato, la mattina, sulle 7,30, ad aspettarlo per lo spettacolo che sapeva regalare, gratuitamente. Ci parlò delle paure del fratello, che pure aveva coraggio da vendere, quando il campione faceva roteare quel mezzo ad elica, fino a farlo passare sotto un ponte dove solo gli incoscienti potevano pensare l’attraversamento. Per quel grande era sol normalità. Lui nella guida viveva l’istinto di un alieno, il senso profondo di una testimonianza interna, il pericolo come gemello per senso di dovere. Lo accompagnavano il sorriso di eterno ragazzo e la semplicità degna di chi è nato per dare, più che per ricevere.
Attraverso quel fratello ed i suoi racconti, lei trovava la via delle lacrime e le trasmetteva a noi, premettendoci che, nonostante tutto, non riusciva ad essere convincente come lui nell’ammirazione verso quel grande.
“Ho visto mio fratello piangere per la prima volta, urlare che non aveva mai conosciuto uno come Gilles, per capacità, fantasia, generosità, senso profondo d’amicizia e rispetto verso i colleghi ” – ci diceva con voce sempre più flebile. Ma lei partecipava alle parole del fratello mettendoci del suo: si vedeva che soffriva e noi con lei.
Mentre parlava, fissavo una barca attraccata nell’estremità del molo che il vento e le onde mantenevano su una posizione strana, quasi obliqua, come fosse sul punto di partire, lasciandosi andare alle correnti dirette ed indotte. Era una fotografia ondeggiante, che si legava ai racconti di quella ragazza e sul proprio tristissimo dipinto. Mi sentivo come quel tragico otto maggio, quando, su una collina, con una vecchia “500” dalle gomme lisce, fui raggiunto da quella terribile notizia, attraverso una radiolina che tenevo sul sedile accanto. E, come quel pomeriggio non riuscivo più a trovare la strada del ritorno, quella sera, mi sentivo perso, in mezzo al mare, senza barca e senza saper nuotare. Gilles era in me, nei miei istinti giovanili, era l’esempio del coraggio, dell’uomo ardimentoso ed incomparabile. Dell’essere umano che parlava per me, per quello che non avrei mai potuto dare e fare, per incapacità fisica e mentale. Era la verve che si scioglieva sugli sguardi, arricchendo di luminosità anche i colori più sbiaditi dell’intorno e del banale camminare. Nessuno dei tanti altri dello sport che seguivo fin dai tempi del “ciuccio” vissuto sul pollice destro, era riuscito ad imprimermi un tratto così intenso di gioventù e di sogno. Il campione che tanto avrei voluto presente con mio padre in vita, perché anche babbo, era uno coi motori nel sangue e…. chissà come avrei potuto vivere accanto a lui il tratto di Gilles.

L’amico non tardò a dirle che ero in trance…. e che forse era meglio troncare quella lunga catena di particolari sulla vita del campione, che il fratello le aveva raccontato. Ma l’ormai non più giovanissimo terzino, chiedeva quello stop anche per se stesso, per quei suoi occhi lucidi e quella smorfia di sofferenza che conoscevo da quando, sul campo di calcio, sopperiva alla sua mancanza di piedi buoni, mettendo tutto se stesso per non sfigurare.
Lei non sentiva i suoi richiami ed i miei tristi voli, era troppo forte il suo bisogno di esternare quegli involontari aspetti di conoscenza, tanto fascinosi quanto angoscianti, per quel groviglio di partecipazione emotiva che accompagna i ricordi che vanno dal sole della vita, allo sconforto della tragedia.
“Come sapete, tutto nacque ad Imola – continuò la nostra narratrice - in quella giornata che poteva essergli radiosa, ed invece s’allacciò al più terribile dei dolori che può subire un uomo sincero: il tradimento di un amico. La corsa non vedeva la partecipazione di molti team. Era la loro protesta per le squalifiche di Piquet e Rosberg, le cui monoposto erano state trovate sottopeso in Brasile. Costretti a zavorrare le macchine, decisero di non presentarsi a Imola. Giunsero così, alle prove, solo sette scuderie, per un totale di quattordici monoposto. Ferrari e Renault, erano nettamente le più forti. La tensione fra le “rosse” era forte, perché i problemi di regolamento e l’evoluzione del mezzo, avevano prodotto, nei tre G.P. precedenti, pochi punti…. e la gara del “Dino Ferrari” assumeva un’importanza vitale, per lo stesso campionato. E poi, come sapete, quello è da sempre l’autodromo di casa. Il pubblico, sarebbe come sempre accorso a fiumi e c’era bisogno di dargli una grossa soddisfazione, con una corsa degna, nonostante i pochi partenti. Gilles, che aveva girato in prova quasi un secondo e mezzo meglio di Didier, raccontò a mio fratello che la gara doveva essere particolare. Roberto Nasetto, aveva chiesto esplicitamente a lui, Didier, Alain e Renè, di fare un po’ di cinema, per divertire la gente. Li aveva convocati insieme, proprio perché capissero bene che non scherzava. Disse che era necessario, perché aldilà del pubblico, quello era un modo per rendere più credibile il mondo della Formula Uno, così tartassato dalla protesta dei team aspirati e inglesi in particolare. In sostanza, dovevano cercare di darsi battaglia, senza correre il rischio di uscire, perché c’era il fondato rischio che, al traguardo, potesse arrivare un numero di macchine inferiore a quello che va a punti. A Renè ed Alain, chiese se, a loro giudizio, i propulsori erano in grado di tenere per almeno tre quarti di gara. I due francesi risero, perché proprio non ne avevano un’idea. Allora Nasetto, si raccomandò di andare regolari, in modo che il quartetto stesse il più compatto possibile per il maggior numero di giri. Gilles, Alain e Renè accettarono sorridendo, perché avevano capito bene la situazione. Didier, invece, mostrò un certo dissenso, perché c’era in ballo in campionato mondiale e disse che ci doveva pensare. La cosa creò imbarazzo, ma Gilles strizzò l’occhio ai due francesi della Renault, facendo capire che, alla fine, si sarebbe adeguato all’evidenza. Era convinto dell’amicizia di Didier. E poi, i tre, non lo ritenevano alla loro altezza”.
Lei si fermò, s’accese una sigaretta e guardò un punto lontano del mare, come se ci fosse un faro che irrorava di luce una notte già fonda. In realtà non c’era nulla, ma quella espressione mi svegliò un poco dallo stato di doloroso stallo, con cui avevo ascoltato, fin lì, il suo lungo raccontare. M’accesi anch’io una sigaretta, ed era veramente strano, per me, riscontrare, che in un simile stato non l’avessi ancora fatto.
Trovai la forza di aggredire, con la curiosità, quel suo breve intervallo.
“Okay, di quell’accordo ne avevo sentito parlare, ma si chiuse il tutto così?”
“Gilles – riprese lei – raccontò a mio fratello che con Alain e Renè, prima della corsa, aveva parlato ancora e che gli avevano detto di star tranquillo, perché lui era il più forte e le loro macchine non avrebbero tenuto per tutta la gara. Poi gli chiesero se sapeva qualcosa di Didier e lui rispose che il silenzio, dimostrava la sua accettazione all’esigenza di far cinema, fino a quando la gara non fosse entrata nel vivo. In fondo, come i colleghi francesi avevano ben capito, non si trattava di stravolgere la gara, ma era solo un modo per dare al pubblico, quello spettacolo compromesso dal forfait di tanti team. La realtà però, era ben diversa, ma lui la seppe dopo: Didier aveva detto a Nosetto che per metà gara, andava bene la recita, ma poi ognuno per sé”.
“Scusami, ma Gilles non ebbe occasione di parlare a Didier prima del via?” – intervenne l’amico.
“No, era sicuro che avrebbe mantenuto i contenuti di quella recita, perché era nella logica, ed i primi giri della corsa poi, gli confermarono quella convinzione. A mio fratello disse che le Renault facevano da treno, ma non forzavano più di tanto e lui teneva bene quel ritmo, contrariamente a Didier. Quando, al sesto giro, Prost si trovò col motore arrosto, capì che per dare spettacolo doveva provare ad attaccare Renè. Era il modo migliore per interpretare il copione, ed entusiasmare il pubblico. Il ritmo non s’alzò di molto e lui sentiva che l’amico-avversario davanti, aveva ben capito che il suo era solo un dovere di recita. Si sorpassarono a vicenda, ma non erano staccate cattive. Ciononostante, l’andatura un po’ più elevata, aveva creato un buco con Didier, a dimostrazione delle sue difficoltà a tenere il passo. Se ricordate, ragazzi, le immagini in TV, confermano ciò che disse Gilles a mio fratello. Infatti, durante il tratto consumato di metà gara, il ritardo di Didier dal compagno, aveva anche toccato punte sui quattro secondi. Passato il giro di boa della corsa, al 44° giro, Renè, in quel momento in testa, mentre si preparava a parare l’attacco vero di Gilles, sul curvone che si faceva in quinta piena prima della Tosa, si ritrovò col motore cotto. Le due Ferrari erano così prime e seconde.”
“E qui iniziò il fattaccio!” – l’interruppe di nuovo l’amico.
“Già! Come Gilles confermò a mio fratello, l’aver visto il cartello “slow”, che era il segnale convenzionale di non forzare e mantenere le posizioni, gli fece capire di non lanciarsi a tutta, come se ad inseguirlo fosse un avversario. Moderò la velocità e questo, come ebbe a dire urlando, favorì il disegno che Didier aveva in animo. Quando, a soli sette giri dal termine fu sorpassato, era convinto che il compagno volesse mantenere la recita e si comportò di conseguenza, cercando però di salvaguardare il mezzo, in fondo s’era alle battute finali. In questo modo interpretò quei “passa e ripassa” che mandarono in visibilio il pubblico. Disse che non ci aveva messo l’anima nel superare nuovamente il compagno, ma poi, al penultimo giro, ebbe il sospetto che Didier potesse fare sul serio, perché lo passò con cattiveria, rischiando molto e toccandolo. A quel punto, pensò di verificarlo alla prima occasione utile, attraverso un contro-sorpasso più impegnato, per vedere che tipo di resistenza avesse opposto il compagno. Il tentativo riuscì così impeccabilmente e facilmente, da cancellare i sospetti di malafede che stavano sorgendo in lui verso Didier. S’era già all’ultimo giro e alla Piratello, a soli ottocento metri dalla bandiera a scacchi, fece la sua traiettoria normale, convinto che la finta battaglia fosse finita. Invece Didier lo ripassò”.

Al sentir quelle parole che mi venivano da una ragazza, ma che erano di Gilles, provai un profondo senso di rabbia. Accanto a me, in un limbo di sabbia vicino allo scoglio sul quale ero seduto, c’era un pezzo di legno. Lo presi come valvola di sfogo e lo spezzai come fosse un fuscello. Senza trattenermi, con una voce che non sapevo se rotta dall’emozione o dall’intensità viscerale che accompagna l’avversione, esclamai: “Una gran testa di minchia!”
Ripresi fiato e aggiunsi: “Il tuo racconto dimostra quanto s’è visto quel giorno. Se Gilles avesse voluto umiliarlo, finita la recita con Arnoux, gli avrebbe dato un secondo al giro!”
“Dici quello che lui stesso raccontò a mio fratello – riprese lei – Devi sapere, che in quelle poche centinaia di metri, prima del traguardo pensò di ripassarlo con un atteggiamento tipo ‘o la và o la spacca’, ma desistette pensando alla Ferrari, al Drake e accettò l’immeritato secondo posto. Sulla sua esplosione dopo il traguardo sapete tutto. A mio fratello disse che inseguì Nosetto e gli urlò che se avesse saputo che Didier non voleva fare cinema, da metà corsa in avanti, gli avrebbe dato davvero un secondo al giro, anche a costo di rimanere senza benzina.”
“Ne sono convinto, bastava vedere la fatica che il giuda faceva per tenere le Renault.” – intervenne l’amico.
“Ma queste cose, Gilles, quando le ha raccontate a tuo fratello.” – le chiesi, non senza una ritrovata curiosità.
“Nei due viaggi in elicottero che fecero fra Montecarlo e Maranello, alcuni giorni dopo Imola e prima della tragedia di Zolder.”
“Fatto sta, che Gilles, da quel pomeriggio imolese, non fu più lui.” – aggiunsi.
“Esatto, in particolare nel secondo viaggio, cinque giorni prima del fatale G.P, del Belgio, Gilles si dimostrò un fiume in piena e raccontò a mio fratello tutto quello che stava vivendo all’interno della Ferrari, lasciandosi andare anche a dei giudizi sui singoli dello staff, nonché sul suo avvenire, come non aveva mai fatto. Era particolarmente alterato, quasi a presagire cosa gli sarebbe poi successo. Guidava l’elicottero più spericolato del solito, al punto che mio fratello, quando atterrarono, ebbe bisogno di riprendersi dalla spossatezza che aveva ereditato dalla paura di un incidente. Anche due giorni fa, m’ha detto che non ha mai avuto paura come in quella occasione.”
“Bèh, come non credergli!” – l’interruppe l’amico.
“Già – riprese lei – e per convincervi ancora di più, dovreste vedere il suo volto, mentre racconta le esibizioni e la loquacità di Gilles nell’ultimo incontro di dialogo. Ce l’aveva particolarmente con Piccinini, perché a suo giudizio stava parteggiando e non poco per Pironi. Diceva che lo sapevano anche tanti altri di questa sua simpatia. Si fidava dell’ingegner Forghieri, che considerava una persona onesta e capace, ma il clima in Ferrari non era più lo stesso. Ribadì che dopo il Belgio, dove l’obiettivo era quello di vincere due volte, uno perché quello era il suo dovere e l’altro per dare a Didier una sonora lezione, avrebbe voluto parlare con l’ingegner Ferrari per discutere il suo futuro, visto che a lui doveva tanto e lo vedeva come un padre. Confermò a mio fratello che le voci di una scuderia in Francia, tutta per lui, con una montagna di soldi provenienti dalla Williams, erano verissime, ma che lui se ne fregava del danaro e che non avrebbe mai abbandonato la Ferrari, se non glielo avesse chiesto, o praticamente fatto capire, il Drake.”
“La scuderia, avente come capo tecnico Gerard Ducarouge?” – le chiesi.
“Sì, proprio lui e con Arnoux o Tambay come compagno. Ma era un progetto che viveva su Gilles, ora non s’ha proprio idea di cosa si farà….. Comunque – riprese lei con gli occhi lucidi – a mio fratello disse altro e molto altro. Ritornò sulla tremenda giornata di Imola comparando quello che gli aveva fatto Didier, come l’esatto contrario di ciò che aveva fatto lui, per l’intera stagione ’79, quando prese per mano Jody e gli fece vincere un mondiale che avrebbe vinto Gilles, se fosse stato da solo in squadra. Disse che i ringraziamenti di quel compagno, non erano mai mancati, come del resto l’ammissione dello stesso Jody circa una sua inferiorità rispetto a Gilles. Raccontò di quando a Monza, nella gara decisiva, avesse messo più volte il piede sul freno per non sorpassarlo o per non tamponarlo, ma che era giusto così, perché l’anno seguente, sarebbe stato lui l’eletto a vincere il mondiale. Invece, con la T5, un infortunio di macchina, non fu possibile e raccontò di quando Jody gli disse che era un ragazzo d’oro, semplicemente perché un top driver come lui, non poteva stare a marcire su una macchina così”.
“Già – intervenne l’amico – un aborto di monoposto, che solo Gilles riusciva a portare persino abbastanza avanti nella griglia, quando invece Scheckter faticava a qualificarsi e partiva nelle ultime due file”.
“E’ vero - riprese lei – ma Gilles era unico, il migliore. Secondo mio fratello, il massimo del massimo possibile, ed un caro ragazzo, molto più denso di sentimenti di quanto non fosse presumibile guardando le sue imprese sulle piste. A mio fratello disse sempre che lo considerava un caro amico e che il suo Motorhome, per lui, era sempre aperto. Infatti, i loro incontri erano frequentissimi e non solo legati all’elicottero. Gli parlò della sua amicizia con Tambay e con lo stesso Jody e, proprio in nell’ultimo viaggio, gli disse che Joanne, Jacques e Melanie, se gli fosse capitato qualcosa, fortunatamente, avrebbero avuto qualcuno disposto ad aiutarli. Sembrava un presagio. D’altronde il nervosismo che lo accompagnava era davvero enorme.”
“E a Zolder, tuo fratello non ebbe occasione di parlargli?” – le chiesi con la curiosità di uno che cerca di scansare l’arrivo del terribile.
“No, o meglio si videro e si salutarono ovviamente, ma non andarono oltre. In fondo s’era alla gara, ed un Gran Premio, spesso inizia diversi giorni prima. Anche da quei pochi attimi comunque, mio fratello capì che Gilles, con una cupidigia che non gli aveva mai visto, pensava a mettere a punto la macchina, per fare ciò che gli aveva detto in elicottero. In testa, aveva soprattutto Didier, colui che lo aveva tradito davanti al pubblico che amava quanto se stesso. Credo che il fatale 8 maggio di Zolder, fosse un lungo giorno partito e scatenato il 25 aprile ad Imola. La monoposto lenta di Jochen Mass, altri non era che il segno d’un destino, forse ricercato dall’ansia di un uomo che era unico nella sua intensità di vivere i propri credi, ed i propri valori.”

S’era fatto tardissimo e le eventuali domande su quel pomeriggio di tragedia, erano inutili all’allungamento della conoscenza, in quanto già ampiamente incontrata sui giornali e sugli schermi della TV. E poi, sarebbe stata una sofferenza troppo grande, da aggiungere a quella che s’era creata con le parole di quella ragazza. Fu l’amico, a togliermi dall’impiccio di fermarla, per non sentire altro. Le disse che era già ora di andare a prendere la sua amica al “Lanternino”, una balera poco distante dal molo. Era il momento giusto per accomiatarmi e ritornare alla mia dimora. Mi preoccupava il viaggio, perché ero confuso, e pensavo troppo. Non avevo quella “500” che mi accompagnava nelle mie attività politiche, ma la mia Audi 80, con tanto di radiomangianastri inserito. Cercai nella musica un modo per aiutarmi a non ricordare, l’accesi e spinsi il nastro sul collegamento. Non fu una bella scelta, perché s’inserì “The dark side of the moon” dei Pink Floyd, proprio su uno dei brani più trasportanti, “Us and Them”. L’armonia di quella musica, mi spinse ancor più al ricordo troppo fresco di quella tragica giornata di Zolder. Mi fermai nell’area di una stazione di servizio, per evitare il peggio. Ripresi il viaggio dopo una buona mezzora, con l’auto che pareva guidare per me. A poco da casa, ebbi la “bella idea” di cambiare nastro e senza guardare cos’era finito fra le mie mani, lo collegai: era “Epitaph”, un brano dei King Crimson, inserito nella loro opera prima: “In the court of the Crimson King”. Anche quello, e non solo per il titolo, era una spinta alla malinconia e ai tristi ricordi. Giunsi a casa grazie a quell’Audi. Quella notte non chiusi occhio.

La sera seguente, come fosse tutto pilotato da una regia che mi sfuggiva, andai a svolgere una delle tante inutili riunioni di quel mio lasso di vita. La sede geografica era un paesino di montagna: un lungo borgo diviso fra fiume, strada e roccia. Lì, proprio lì, c’era un Club dedicato a Gilles che, guarda caso, ospitava il salone dove si doveva tenere l’incontro. Era caldo e c’erano compagni più giovani del solito. Stravolsi l’inutilità, con un atto dovuto seguendo l’istinto: “Compagni e amici, non ho voglia di parlare delle contorsioni di Craxi o della tiritera di De Mita. Perciò, in onore di un grande, veramente grande, e del luogo che voi avete così appassionatamente intitolato, stasera parleremo di un leggendario: Gilles Villeneuve!”
E fu così.

Morris


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 25/04/2005 alle 18:13
Beh Morris, dato che il mio amatissimo Papà è stato fortunatissimo testimone delle imprese di Gilles, glielo farò leggere e al più presto ti farò sapere le reazioni!

 

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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 25/04/2005 alle 19:33
Fra le crepe e le variabili dell'ellisse di Gilles, pur nelle differenzazioni degli sport e dei personaggi, ci sono ugialmente tante similitudini col percorso di Marco. Forse anche per questo sono artisti che mi porterò penati fino alla fine dei miei giorni....
 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 25/04/2005 alle 20:02
Parlavo col mio Papà che si ricorda a malincuore quell'immagine che ritrae Gilles e Pironi uno arrabbiato con l'altro......che storie...

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 25/04/2005 alle 20:15
Morris il mio Papà ha appena terminato la lettura del racconto, con le lacrime agli occhi mi ha detto di farti i complimenti, un ricordo bellissimo per un Campione assoluto!

 

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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 25/04/2005 alle 21:03
Violetta, salutami tuo padre e ringrazialo. Oggi è il 25 aprile, esattamente 13 anni dopo il fattaccio della prima morte di Gilles. Una data molto simile al 5 giugno 1999 di Marco....
 
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Livello Tour




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  postato il 26/04/2005 alle 15:06
Ricordo,... sia quel granpremio 'dimezzato' di Imola (per l'assenza dei team assemblatori inglesi) e quel'8 maggio del 82, in quei tempi seguivo anche le corse automobilistiche ero abbonato sia a 'autosprint' che a 'rombo' dove si raccontava anche la quotidianità di quel campione che Gilles Villeneuve.

Quel sabato piansi, e anche la passione per quello sport non fu più come di prima...

 
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Under 23




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  postato il 27/04/2005 alle 17:57
eh caro morris,
devo dire che i tuoi racconti mi spaccano sempre in due.
avevo 11 anni,da casa quando le Ferrari provano a Fiorano sento il rombo dei motori.Gilles come Pantani for me.Passione condivisa con il mio babbo, che quella sera piangeva e non l'avevo mai visto piangere.Mamma perchè il babbo piange, in fondo non lo conosciamo neanche villeneuve.finchè campo le immagini e la stretta al cuore di quel giorno le avrò sempre dentro come uno choc.Pantani invece se ne è andato 10 giorni dopo il mio babbo.Almeno non ho dovuto assistere ad altre lacrime. Te l'ho detto Morris che mi avresti fatto salire gli scoramenti.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 27/04/2005 alle 19:33
Si il racconto è veramente emozionante, anche per me diciannovenne che ha visto Gilles solamente nelle cassette registrate del mio Papà!

 

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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 28/04/2005 alle 09:19
Bèh, uno degli scopi che mi prefiggo scrivendo di campioni lontani è proprio quello di riportarli ai più giovani. Non lo fa nessuno o quasi, ma è un dovere di chi li ha visti, ridonar loro ciò che meritano e che il tempo non deve cancellare. I miei eroi sono gli istintivi, i virtuosi, i pazzerelli; li trovo più genuini, più veri e poi, avendo avuto la fortuna di vivere all’interno dello sport, ho potuto scavare con quelle pale più incisive che me li han fatti scoprire anche più grandi. Amo gli sfortunati, coloro che hanno avuto un’infanzia brutta e una vita che non è stata capace di cancellare quel marchio, a volte evidenziato solamente da un sottile velo di tristezza. Fra questi, Vladimir Yaschenko, Salvador Sanchez, Gilles Villeneuve, tre che hanno recitato il loro tratto praticamente in contemporanea e Marco Pantani poi, formano il quadrilatero che più mi ha spinto emotivamente, forse anche perché morti tutti assai prematuramente.
Ma ce ne sono tanti altri….il cui caleidoscopio s’è proiettato su discipline affascinanti, ma sconosciute al grande pubblico: sport duri, impegnativi e lontani dalle comprensioni più comuni, per le loro difficoltà nei distinguo e nella trasmissione. Una bella figura, che per me ha rappresentato un volo di ricerca e di approfondimento certo anomalo ma immanente, è Oksana Baiul, un fenomeno del pattinaggio artistico su ghiaccio, dall’ellisse triste e dalla storia umana che si sublima su orizzonti dove la storia più complessiva e lo sport di riferimento, stimolano lo studio e l’emozione. Sicuro di non suscitare polemiche ve la posterò anche se sarà come leggere qualcosa di totalmente sconosciuto…..Ma è un’occasione per vedere, capire e conoscere, quanto la comunque grande dimensione del tratto sportivo, non si possa slegare dal nostro cammino di esseri umani pieni di quelle imperfezioni, sempre pronte a trucidare noi stessi o gli altri, e quanto la matematica, unica scienza su cui si incentra l’attenzione dell’uomo odierno, sia ben lungi dall’elevarlo….

Morris

 

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Livello Tour




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  postato il 28/04/2005 alle 10:07
Sono di Imola, come posso non spendere due parole per ricordare un personaggio come Gilles Villeneuve!
Ero ancora bambino quando correva in Ferrari e per me, come per tanti altri, la Formula uno ERA Gilles Villeneuve. Il suo modo di correre, anche se ha vinto pochissimo, era entusiasmante e trasmetteva emozioni fortissime. Anche oggi quando rivedo immagini dell'epoca ho i brividi...
Ricordo ancora il giorno in cui morì e come non volessi credere alla notizia. Lo consideravo quasi immortale dopo tanti incidenti spettacolari dal quale usciva sempre incolume e con quell'espressione ingenuamente interrogativa che aveva quando qualcosa andava storto. Ricordo che la notte non riuscii a dormire, angosciato dal sapere che non avrei più rivisto i suoi sorpassi spettacolari e quel sorriso timido sul podio. Avevo 10 anni e quella notte forse cominciai a capire che la vita non era solo gioco e divertimento, ma anche tristezza e dramma.

Grazie Morris per questo ricordo di Gilles.

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 08/05/2006 alle 02:47
Ventiquattro anni oggi. Immutati come allora: il dolore, la rabbia, lo sconforto e le lacrime.

Uno degli ultimi uomini in grado, col solo talento, di dominare un mezzo a motore. Per chi possiede un cuore che tiene lontano dalle contaminazioni, una leggenda che non morirà mai.

Gilles, interminabile icona della mia passione per lo sport.

E……guardare le schifezze della Formula Uno odierna, col cambio facile anche per un novantenne e quegli stupidi ed offensivi sorpassi ai box, pare impossibile che uno come te, possa essere vissuto in una pagina dal titolo: Automobilismo.

Un fraterno abbraccio!

 

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Livello Miguel Poblet




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  postato il 08/05/2006 alle 08:49
E……guardare le schifezze della Formula Uno odierna, col cambio facile anche per un novantenne e quegli stupidi ed offensivi sorpassi ai box, pare impossibile che uno come te, possa essere vissuto in una pagina dal titolo: Automobilismo.


Giusto ieri una massima dimostrazione della schifezza sorpasso ai box, da parte di schumacher su alonso, quello vero, in pista, viene provato poche volte ormai, specialmente nelle prime posizioni. Se serviva una mazzata finale penso sia stata la modifica del sistema di punteggi che premia la regolarita' e allonatana l'opportunita' di rischiare per conquistare un primo posto invece che un secondo. Togliere le soste ai box, di ogni tipo, potrebbe ridare linfa allo sport in cui forse e' stato scavato il solco piu' profondo con il passato, anche con quello non troppo remoto.
Villenueve vive nei ricordi di chi ha avuto la fortuna di vederlo, ma lo sport di cui e' stato uno dei piu' talentuosi interpreti (secondo quanto ho sempre sentito affermare da chi di formula uno ne ha vista molta piu' di me) e' cambiato.
Non ho ancora smesso di guardare partite di calcio nonostante tutto il marcio che c'e' dietro perche' il fatto sportivo puro, le partite, possono regalare ancora qualche emozione forte, sempre piu' rare pero', nella formula uno mi pare le emozioni siano state bandite, personalmente non riesco piu' a vedere un gp senza innervosirmi, anzi non riesco proprio piu' a vedere un gp ultimamente.
E Rossi, abituato a duelli e sfide ben diverse vorrebbe spostarsi nella formula uno? Spero proprio di no.

 
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Livello Luison Bobet




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  postato il 08/05/2006 alle 16:59
Ricordo perfettamente quel giorno, avevo 16 anni e mezzo e mi crollò il mondo addosso. Gilles morto, come si poteva immaginare uno così senza vita? Non mi vergogno se dico che piansi e rimasi col morale sotto i tacchi per mesi. Allora era il mio idolo, quante domeniche passate davanti alla tv a guardare i Gran Premi, allora la F.1 era uno spettacolo davvero, non come oggi, da allora non la seguii più.... ed in Gilles ritrovo molti punti in comune con Marco Pantani: entrambi inarrivabili, entrambi incredibilmente talentuosi, entrambi istintivi e sanguigni, due geni. Gilles era canadese, ma secondo me poteva benissimo essere romagnolo, lo era nel sangue. Ricordi quella volta che vinse a Montecarlo con una Ferrari che andava pianissimo? Lui tirava fuori il meglio da qualsiasi mezzo gli dessero da guidare, entrava in simbiosi con la sua macchina e, anche se magari andava peggio d'un trattore, la faceva volare. Così come Marco diventava tutt'uno con la sua bici in un rapporto mistico con la fatica, tirando fuori il meglio da sè e sorprendendo sempre. Sì, direi che come loro due nessuno ha fatto sognare la gente. Ancora adesso, se chiedi ad un ferrarista 'Preferisci Schumi o Gilles?'.... beh, chi l'ha visto correre non ha dubbi. E Gilles aveva vinto solo 6 G.P., non sette mondiali. Ma nel cuore della gente il suo posto c'è ancora, così come marco ha il suo. Morris, non ti ringrazierò mai abbastanza per queste perle: hai riportato in superficie, nella mia mente, ricordi splendidi da tenere vivi sempre. Luca

PS: caro 27luglio, d'accordissimo: se Vale decide di andare in F.1, ci può solo rimettere. Io credo rimarrà in MotoGp....

 
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Livello Tour




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  postato il 08/05/2006 alle 18:16
In occasione del GP di SanMarino, quest'anno ad Imola è stata dedicata una piazza a Gilles Villeneuve. Una piccola testimonianza dell'affetto che lega la mia terra al grande pilota canadese.
 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 08/05/2006 alle 18:27
Leggendo in qualche scampolo di tempo, ho scoperto un uomo nuovo, anche se già fra le nuvole di un cielo rombante, un ragazzo semplice, a prima vista chiuso e schivo, ma dolce e riconoscente con tutto il suo team, un uomo che sapeva accarezzare i cordoli come non pochi, un uomo che riusciva a tirar fuori dal motore di quella rossa, ciò che oggi ci sognamo, anche se le macchine sono pura tecnologia.

CIAO GILLES.........UN PECCATO NON AVERTI VISTO COI MIEI OCCHI

 

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"La vita e la morte.La pace e la guerra.La repubblica e la monarchia.Infine Bartali e Coppi e la progressiva identificazione di un popolo, che ripartiva da zero, in una coppia di campioni."Leo Turrini

 
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Livello Tour




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  postato il 09/05/2006 alle 01:13
Chi ha vissuto quella passione non potrà scordare...
 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 08/05/2007 alle 09:16
Svegliandomi, ho notato che oggi è l'8 maggio.
Non riuscivo a ricordare cosa fosse successo, e inizialmente mi sono focalizzato su qualche avvenimento storico.
Solo dopo mi sono ricordato che venticinque anni fa moriva, dopo un tremendo schianto, uno dei campioni "eroici" dei nostri tempi, Gilles Villeneuve.

Qui un video che tutte le volte mi mette i brividi:
http://www.risorsegratis.org/video/villeneuve-arnoux.htm

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 08/05/2007 alle 09:25
Originariamente inviato da violetta

Leggendo in qualche scampolo di tempo, ho scoperto un uomo nuovo, anche se già fra le nuvole di un cielo rombante, un ragazzo semplice, a prima vista chiuso e schivo, ma dolce e riconoscente con tutto il suo team, un uomo che sapeva accarezzare i cordoli come non pochi, un uomo che riusciva a tirar fuori dal motore di quella rossa, ciò che oggi ci sognamo, anche se le macchine sono pura tecnologia.

CIAO GILLES.........UN PECCATO NON AVERTI VISTO COI MIEI OCCHI

anch'io non lo vidi mai...purtroppo, ero troppo piccolo...

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 08/05/2007 alle 09:29
Originariamente inviato da Carrefour de l arbre

Svegliandomi, ho notato che oggi è l'8 maggio.
Non riuscivo a ricordare cosa fosse successo, e inizialmente mi sono focalizzato su qualche avvenimento storico.
Solo dopo mi sono ricordato che venticinque anni fa moriva, dopo un tremendo schianto, uno dei campioni "eroici" dei nostri tempi, Gilles Villeneuve.

Qui un video che tutte le volte mi mette i brividi:
http://www.risorsegratis.org/video/villeneuve-arnoux.htm
che sorpassi, non si vede roba del genere in F1 da molto tempo, forse dal mitico sorpasso di miky hakkinen...ormai solo strategie, gomme e box, li fanno i sorpassi...

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 08/05/2007 alle 10:52
Un'artista delle quattro ruote, la velocità era la sua penna, il rischio il suo pennello, la passione per il suo sport ha disegnato tele di pregiato valore.
Gilles un artista che difficilmente potrà essere avvicinabile dai bolidi e dai piloti dei giorni nostri.

 

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 08/05/2007 alle 11:12
Ringrazio Alessandro per essersi ricordato di questo inimitabile campione.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 08/05/2007 alle 12:27
Da tifoso ferrarista, un piccolo grande pensiero non posso non farlo, verso questo pilota che del suo genio e sregolatezza ha fatto il suo credo.
Una grande tristezza non averlo potuto veder vincere qualcosa di veramente importante: probabilmente Gilles Villeneuve rappresenta una delle (poche? molte?) eccezioni alla regola che la gloria la fanno gli almanacchi.

R.I.P.

 

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Lo stupido sa molto, l'intelligente sa poco, il saggio non sa nulla... MA EL MONA EL SA TUTO!!! (copyright sconosciuto)

ADOTTA ANCHE TU UNA AMY WINEHOUSE!!! Mangia poco, non sporca... e aspira tutta la polvere che hai in casa!

 
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Moderatore
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  postato il 08/05/2007 alle 12:33
Di quel poco che so di lui, sono una serie di filmati da cardiopalma in cui la Formula1 ancora divertiva.
Gilles ha lasciato tutti facendo quello che amava, nonostante il dolore lo invidio...

 

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Un uomo comincerà a comportarsi in modo ragionevole solamente quando avrà terminato ogni altra possibile soluzione.
Proverbio cinese

Jamais Carmen ne cédera,
libre elle est née et libre elle mourra.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 08/05/2007 alle 12:47
L'immagine della sua 126 c2 che si capovolge in aria ed il suo corpo che viene sbalzato dall'altra parte della strada è forse una delle più drammatiche mai viste... Quell'82 fu tragico.. se ne andò anche Riccardo Paletti in Canada che dapprima centrò la Ferrari di Pironi al via, poi rimase ustionato per la lentezza dei soccorso mentre la sua Osella bruciava. Lo stesso Pironi mise fine alla sua carriera ad Hockenheim volando sulla Renault di Prost.. Gilles vive ancora... nessuno come lui fu amato dal popolo del cavallino.. Ne Schumi, ne Lauda.... nessuno..!!


Villeneuve sbalzato dai rottami della Ferrari 'ventisetterosso'

 

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LA CAROVANA VA..CONFINI NON NE HA..E TUTTE LE DISTANZE ANNULLERA'!!
"..Dinnanzi a me non fuor cose create se non etterne.. Ed io in etterno duro!!
Lasciate ogni speranza voi ch'entrate...!!!

"C'è Bugno in testaaaa!!! è Bugnoooo!!! ed è campione del mondo Bugno su Jalabert!!!"

"...ma ti sollevero' tutte le volte che cadrai
e raccogliero' i tuoi fiori che per strada perderai
e seguiro' il tuo volo senza interferire mai
perche' quello che voglio e' stare insieme a te
senza catene stare insieme a te"...

"Cascata ha un pregio non da poco. ama il ciclismo e però lo riesce a guardare con l'occhio dello scienziato. informatissimo, sa sceglire personaggi sempre di levatira superiore, pur non "scadendo" nello scontato.
un bravo di cuore.
(post di Ilic JanJansen, nel Thread "Un ricordo: Pedro Delgado, il capitano di Indurain")

 
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Livello Moreno Argentin




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  postato il 14/05/2007 alle 10:58
Io ho avuto la fortuna di girare la maggior parte dei circuiti di Europa, dato che mio papà è il preparatore di una Scuderia di auto storiche. Alla sera, in quasi tutte le piste, quando il pubblico non ha più accesso, noi del paddock potevamo entrare in pista, chi per correre, chi per girarlo in bici e chi per farci un giro in motorino. Beh ... quando ho percorso il tragico tratto del 1982, mi è salito un brivido per la schiena. Io sono del 1980, quindi posso solo vivere di racconti che mi vengono fatti in merito ad eventi del passato, ma questo è uno di quelli che non dimentichi.
Anche se devo ammettere che l'effetto maggiore l'ho avuto un sabato sera, prima della gara, nell'hospitality: mentre si mangiava, avevo davanti Merzario che raccontava dell'incidente di Lauda, e seduto di fianco a lui un commosso Regazzoni. Due piloti che forse non hanno lasciato un segno profondo (per lo meno non come Villeneuve), ma si sono dimostrate in più occasioni (per lo meno con noi ragazzi) due bravissime persone.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/05/2007 alle 01:05
L'incidente di Zolder fu davvero drammaticamente televisivo... Successe in diretta...Quella macchia bianca che vola dall'abitacolo è davvero impresionante... fu forse il più drammatico incidente mai visto con quello, davvero per certi versi ridicolo, di Tom Pryce del 1977... il pilota gallese che investì un giovane volontario pompiere che inopinatamente attraversò la pista. La Shadow di Pryce dilaniò lo sventurato ma il suo estintore finì in faccia al pilota che morì sul colpo...

Falco ma che cavolo dici.... leggi informati..che piccolo e piccolo... Gil è morto l' 8 maggio 1982!!!!!!!! Te sei nato praticamente 10 anni dopo..faaaaaaaaaaaalcoooooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!

 

[Modificato il 15/05/2007 alle 01:09 by Cascata del Toce]

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(post di Ilic JanJansen, nel Thread "Un ricordo: Pedro Delgado, il capitano di Indurain")

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/05/2007 alle 17:51
Ricordo anche io il giorno della sua morte
Avevo solo 7 anni ma Gilles era un mito (per un bambino poi)
Come eran dei campioni i Lauda , Prost , Piquet , Senna ecc
Gente che era personaggio sia in pista che fuori
Da allora la mia passione per la Formula 1 è lentamente diminuita fino a quest anno (dove non seguo neanche piu' le gare)

Ho avuto solo 4 miti sportivi ( Beccalossi , Villeneuve , Pantani e Ronaldo) uno ha avuto un carriera sportivo inferiore al proprio talento , due sono purtroppo morti il quarto è diventato un traditore

Gilles non morirà mai

Complimenti a Morris per il pezzo

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/05/2007 alle 00:27
Forza Inter ascolta... tutti apprezzano quello che hai scritto su Gilles ma qui si parla di ciclismo o cose affini ..su questo forum di tradimenti o presunti tali non si parla.... Ci sono i forum appositi...

 

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  postato il 16/05/2007 alle 14:25
Non ho mai visto correre Gilles Villeneuve xchè sono nato pochi mesi dopo la sua morte. Ho visto il suo incidente in una videocassetta e penso sia stato il più brutto incidente che abbia visto in tutta la mia vita. Villeneuve credo sia mancato alla F1 da subito (so che era un pilota molto spettacolare) ed è giusto che sia ricordato nel migliore dei modi a 25 anni dalla sua morte.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/05/2007 alle 23:32
Io avevo 12 anni e mio fratello 10.
Quella notte non riuscivo a dormire perchè lui piangeva disperato.
Mi ricordo ancora l'incidente, la mia prof di scienze passò l'intera lezione a spiegarci per filo e per segno quello che gli era accaduto mentre volava dalla sua monoposto. Non sono mai riuscita a dimenticarmi quel momento.
Dopo Pantani e Baresi è lo sportivo che ho amato di più.

 

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Michela
"Stiamo Insieme, Vinciamo Insieme - Ivan Basso"


Vita in te ci credo le nebbie si diradano e oramai ti vedo non è stato facile uscire da un passato che mi ha lavato l'anima fino quasi a renderla un po' sdrucita. Anche gli angeli capita a volte sai si sporcano ma la sofferenza tocca il limite e cosi cancella tutto e rinasce un fiore sopra un fatto brutto



http://www.adidax.com/
resisterai 5 minuti senza sport?

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 17/05/2007 alle 00:51
Subì una pesante decellerazione, non so se le fratture alle vertebre (sarebbe comunque rimasto paralizzato) se le procurò già durante l'impatto o perchè cadde contro un paletto delle reti di protezione di certo mi auguro che almeno avesse perso conoscenza...perchè un cervello fine come il suo avrebbe..capito... tutto

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 18/05/2007 alle 19:52
Originariamente inviato da Cascata del Toce

Forza Inter ascolta... tutti apprezzano quello che hai scritto su Gilles ma qui si parla di ciclismo o cose affini ..su questo forum di tradimenti o presunti tali non si parla.... Ci sono i forum appositi...


Veramente nel pezzo di Morris , si parla proprio di tradimento (quello di Imola)
In qualsiasi sport esistono , ciclismo compreso
Sappada 1987 che cos e' ?

 
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Livello Tour




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  postato il 14/10/2007 alle 13:27
E' la prima volta che leggo questo racconto.

Non ho visto all'opera Gilles, anche se ne ho studiato appassionatamente la vita, le corse, la morte. E' molto umanamente difficile seguire e comprendere i fili che s'intrecciano e che portano ad un termine: il destino.

Il destino di un uomo onesto, tradito, ucciso prima nell'animo e poi nel fisico.

Villeneuve per me è stato un eroe postumo, un po' come il Grande Torino, Gigi Meroni o Giorgio Ascari. E' un dolore indecifrabile, perchè noi hai conosciuto gli uomini, non hai vissuto gli eventi, eppure sembra il contrario.

Associ il tutto a dolori che hai vissuto. Pensi a quello che hai provato quando hai visto Senna morire, oppure quando hai sentito quelle parole su Pantani, ed è tutto il rinnovarsi di sensazioni antiche e sempre nuove.

Non ho conosciuto nemmeno Peroni, anche se ho studiato anche lui.

Quel giorno ad Imola sbagliò, si fece sopraffare dall'avidità umana, dimenticò l'amico, si fece prendere per mano dall'egoismo.

Ha sbagliato ma ha pagato, o meglio, ha a sua volta provato il significato di destino.

Gilles e Didier sono i nomi che la vedova Pironi ha imposto ai suoi gemelli, nati senza padre. E' l'epilogo di una storia che poteva essere diversa, se solo quel Gp di Imola fosse stato normale o se tutti si fossero comportati da uomini leali.

Quando non riusciamo a capire, parliamo di destino. E allora, per me è destino che Zolder per dovesse significare, contemporaneamente, un immenso dolore mai vissuto ma anche, 20 anni dopo, una gioia altrettanto grande, stavolta ampiamente goduta.

 
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Livello Luison Bobet




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  postato il 07/05/2009 alle 20:47
8 maggio 1982 - 8 maggio 2009

Sono passati 27 anni, 27 come il numero della tua Ferrari Rossa: la frase più adatta a definirti l'ho messa nella firma.

Ciao, grandissimo Campione... o meglio, Salut, Gilles.


PS: per chi fosse interessato, segnalo un sito secondo me bellissimo (non è mio e non conosco chi lo gestisce, l'ho trovato dal motore di ricerca...):

www.ventisetterosso.com

 

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L'opzione antifascista resistenziale è l'unica via maestra.
Ovunque. (nino58)

Club anti Schleck, iscritto n. 1.

Verità e giustizia per Marco Pantani

 
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Livello Tour




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  postato il 07/05/2009 alle 21:41
Si, domani saranno ventisette anni come il suo numero magico.
Ciao Gilles

 
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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 07/05/2009 alle 23:53
L’otto maggio è un giorno triste. Ogni anno rivedo quei fotogrammi e ripenso a quella giornata di 27 anni fa. Stasera, non certo senza sorpresa nel ritrovare qui quel che ho scritto e pure pubblicato, ho riletto il racconto, ed ancora una volta Gilles, mi ha fatto piangere.
Magnifico campione, inimitabile.
Non riesco nemmeno a scrivere.

 

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