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Garrincha...
Morris - 28/10/2010 alle 19:12

Il 28 ottobre 1933, nasceva a Pau Grande, in Brasile, Manuel dos Santos “Garrincha”, uno dei più grandi calciatori della storia, probabilmente il più funambolico. Meno di 50 anni dopo, il 20 gennaio 1983, l’imprendibile calciatore chiamato col nome di un uccellino anche più piccolo d’un passero, morì a Rio de Janeiro, a causa di un missaggio fra cirrosi epatica ed edema polmonare. Viveva da tempo nell’abbandono e nella miseria più assoluta. Su di lui, come su tanti altri campioni dello sport, ho scritto un ritratto. Riporto qui, per questa ricorrenza, solo il finale…. [img]http://img25.imageshack.us/img25/7955/garrincha.jpg [/img]


Morris - 28/10/2010 alle 19:13

[b]“Garrincha” [/b] Quando nacque Manuel i rozzi contenitori della pigiata linfa del padre s’unirono a chi si sfamava di sole per lasciarlo senza agnomen come un errabondo in cerca d’autore. La polvere che faceva latte di miseria gli portò il dono d’una temuta malattia che gli lasciò le gambe come due virgole parallele e lui l’affrontò armato dell’ancestrale richiamo di chi, leggero, cerca nel volo un condensato d’orizzonti. Trovò l’agnomen mai nato cacciando infante col fucile della precoce abilità gli svolazzanti garrincha dei suoi cieli ed incontrò la familiarità della cachaca allucinogena ed antropologica cura per allontanare gli artigli dei mali Sconosciuto all’intorno ancor prima della scuola e del pallone di stracci conobbe col fumo dei sigari di paglia un altro albero d’illusioni portando ignaro la sua sfigurata zattera sulle spiagge dell’isola della diversità. Presente ed assente nei cammini senza mai cercarsi come mestiere e copioni finì per dischiudersi pittore col pennello a sfera ipnotizzando le cornici d’assiepati spettatori ammaliando i propri pochi temi coi colori dell’intera Terra. Sulle tele di quei campi che l’han reso calciatore estroso ed unico continuò ad eleggersi epicureo e le sue finte sempre quelle divennero i miraggi degli avversari: era l’imprendibile Mané, il Garrincha. Le sue mostre radunavano il mondo ma lui non poteva vederle come gli altri e da eletto seguace d’Epicuro continuò sulle vie quotidiane con le tante compagne moltiplicando gl’echi di incontri e convivenze con tanti eredi a volte nemmeno conosciuti. Nei vizi e nei difetti che gli umani sunti stendon a schemi da evitare nell’istinto naif mai abbandonato nell’esser nato segnato come raro andò a rotolare per gli altri là dove era venuto. Lui però non era mai partito quel che si vedeva erano le corde d’un violino a cui tanti troppi han posto l’archetto ed anche quando quei fili s’eran sfibrati lui continuò a volare nel cielo d’origine: s’era solo intristito nel vento del tempo. Arrivò ignoto ma divenne Garrincha morì veloce come il segmento d’un garrincha abbastanza per farci una finta che ci ha ipnotizzato mentre lui perseverando sulla stessa continua a dipingere le illusioni come l’agrodolce d’ogni vita. Morris