Board logo

Grigio solitario - un (breve) racconto
EugeRambler - 24/12/2007 alle 22:01

Maestro Dancelli, il giudizio che più attendo è proprio il tuo :) A tutti quanti buon Natale e buona lettura.

 

[Modificato il 25/12/2007 alle 02:00 by EugeRambler]


EugeRambler - 24/12/2007 alle 22:02

La ragazza seduta al tavolino in fondo al bar si girò lentamenre, come per schivare le attenzioni che costantemente attirava su di sè. Lui la notò, notò quel suo gesto timido, ma non fece nulla. Avrebbe voluto fare qualcosa, ma cosa? Non ne aveva la più pallida idea, non sapeva cosa fare e neppure cosa non fare. Stette lì, fermo, come un ebete, come spesso gli capitava quando la sua attenzione veniva rapita da una cosa talmente bella da renderti inerme, impotente. Quello che alcuni poeti inglesi chiamavano Sublime, ecco, lei era sublime. Poi si destò. "Drogati del caz.zo!, fatti e strafatti di crack, parolieri da quattro soldi". Spesso gli capitava di perdersi tra questi pensieri e tra essi perdere il contatto con la realtà. Si girò. Lei non c'era più. Andata, via, per sempre. Non era rimasto un bigliettino, un guanto, una sciarpa, nessun indizio su quel tavolino o sotto la sedia che fino a pochi istanti prima occupava. No, non era una soap, queste cose accadono solo in tv e quel bar non era certo uno studio televisivo. "Vittorio sei il solito idiota", penso tra sè e sè. E non aveva tutti i torti, anzi, non ne aveva proprio di torto. Insomma, lei era lì, sola, aveva notato le sue attenzioni e pudicamente s'era ritratta. Era chiaramente un segnale e tu cretino non l'hai capito; sei rimasto con la bocca mezza aperta e gli occhi sognanti. Fesso!, non c'è altro da aggiungere. Pagò la birra e uscì, la vecchia bicicletta era sempre lì legata al palo, almeno lei non era scappata. E come potrebbe? Dopo vent'anni di onorato servizio avrà quasi rinunciato alla pensione. Non è più una giovincella, però la sua bella figura la fa sempre; forse un po' sporca, ma il suo grigio metallizzato non è certo divenuto opaco, quei manettini sul telaio le danno un'aria molto chic e funzionano ancora! Montò in sella un po' malinconico come al solito. Stava ripensando a quella ragazza. Chissà se l'avrebbe rivista. Ascolta, abiti in una città che conta da sola un milione di anime, senza contare la cintura chiaramente, lo sai quante possibilità hai di rivederla vero? Ecco, appunto, sei un idiota, e quel che più conta è che sai di esserlo, ma non te ne curi. Ogni volta sempre uguale, imbambolato e assente e te ne vai con un pugno di mosche in mano. Però questa volta l'istantanea di lei che si ritraeva dal suo sguardo non sbiadiva nei ricordi, non perdeva luce e nitidezza. Nemmeno quando l'aria fredda gli sbatteva in faccia giù per quella strada di lastroni, dove la bici fa un rumore di ferraglia. Era talmente assorto che sembrava pedalasse sul velluto. Non sentiva nulla. Non che ci fosse molto da sentire. La stada era buia e deserta e quell'aria tesa non era certo buon invito per una passeggiata. Senza nemmeno badare alla strada che si lasciava alle spalle, si trovò a casa. Ormai quella strada la conoscevano meglio le due ruote che la sua mente, rapita e ubriaca di pensieri vaneggianti. Quel volto non ne voleva sapere. Era lì davanti ai suoi occhi, non si schiodava di un millimetro. Riscese in strada, il buio lo attraeva fatalmente. Riprese la bicicletta, fece la strada a ritroso, fino a quel bar. La sala era ormai deserta, le luci spente e la saracinesca mezza giù. Mise in bocca una sigaretta e l'accese. Nel silenzio della via, la luce incandescente della bionda che teneva tra le labbra sembrava un lampione e il suo dolce rumore il crepitio del fuoco nel camino. Iniziò a vagare così, con una mano sul manubrio e una che reggeva la sigaretta. Qualche pedalata, poi si fermava, si guardava intorno, faceva un tiro e ricominciava. A Vittorio piaceva la sua città di notte. La trovava affascinante e misteriosa. Qualche clacson violentava il silenzio del buio per un istante. Lo infastidivano i rumori mentre meditava solitario. Distoglievano la sua attenzione, rischiava di perdere qualche pensiero che poi non riusciva più a trovare. Quello che sicuramente non poteva perdere era lei, almeno non in quella notte. Sembrava passata una vita da quello sguardo nel bar scambiato un paio d'ore prima. Un grido squarciò la notte. Un brivido, il cuore che improvvisamente accelera, una goccia di sudore freddo lungo la schiena. E' un attimo, poi la quiete torna padrona indiscussa. Un'altra sigaretta, le gambe ancora tremano. La dinamo della bicicletta emette il solito fischio. La luce va e viene, trema. Qualche vicolo stretto e senza ombre sembra osservare la bicicletta grigia che ora sfreccia verso casa. Delusa perchè è ormai sicura che quel fiore seduto al tavolino in fondo al bar non siederà mai sulla sua canna, non ci saranno corse sfrenate sul pavè e baci ai semafori. No, perchè sei un cretino Vittorio! La saracinesca del garage imprigiona al sicuro la bicicletta stanca, le palpebre si abbandonano al buio e il pensiero all'immagine di lei che si affaccia dai ricordi. Fino alle sue labbra, un bacio sognato e regalato all'aria. Suona la sveglia, la bicicletta è pronta per un altro giorno, quel viso è già dimenticato, rubato dall'alba nebbiosa al sognatore stanco. [img] http://www.giardinozen.net/nebbiepadane/bici.gif[/img]

 

[Modificato il 25/12/2007 alle 02:02 by EugeRambler]


W00DST0CK76 - 24/12/2007 alle 22:11

Sublimazione di ciò che poteva essere e non è stato...Bravo Euge :clap: Ora torno alla frittura di pesce :D


EugeRambler - 24/12/2007 alle 22:13

[quote][i]Originariamente inviato da W00DST0CK76 [/i] Sublimazione di ciò che poteva essere e non è stato...Bravo Euge :clap: Ora torno alla frittura di pesce :D [/quote] terùn, io sono già arrivato all'ammazzacaffè...e tra poco la Santa Messa natalizia, ritrovo con gli amici e occasione per continuare con un panettone e qualche bottiglia dopo :D


Abruzzese - 25/12/2007 alle 01:42

Avevo già letto il racconto da un'altra parte :D:D:D...comunque bravo Euge,malinconico al punto giusto ;).


Monsieur 40% - 25/12/2007 alle 03:46

Stilisticamente, c'è la pecca di qualche meta-discorso virgolettizato e qualcun altro (la maggior parte) no. Però è andato giù liscio. Bravo.


Subsonico - 25/12/2007 alle 16:15

Più che letteratura sembra un racconto dei Massimo Volume, se solo ci fossero ancora...magico


claudiodance - 26/12/2007 alle 20:49

nano ti mancano le ragazze eh? Ti metti a scrivere per scacciare la maliconia! Bene bene, non risolverà una mazza, ma meglio che scalare il colle delle Finestre!:D Prafo scrittore, grazie per il racconto, commenti a parte, come la maionese. ciao claudio


robby - 26/12/2007 alle 20:54

pure io l'avevo già letto da qualche altra parte ;) non è a livelli dancelliani...ma d'altra parte l'allievo per superare il maestro ne deve fare di strada ;)..bravo Euge..continua così p.s.: visto che è in linea...un grosso saluto al Dancellozzo ;)


pedalando - 26/12/2007 alle 23:02

bravo Euge vai meglio con la penna che con i pedali :Od: Battute a parte il racconto mi e' piaciuto, non commento su stile, tecnica e tutte queste cose da secchioni. :D :cincin:


itammb - 02/01/2008 alle 09:43

:clap: Bravo !