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Autore: Oggetto: Profumo di letteratura

Livello Greg Lemond
Utente del mese Gennaio 2009
Utente del mese Giugno 2010




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  postato il 07/07/2010 alle 17:17
Sopportare pazientemente le persone moleste

Una ragazzina che, fin dalle medie, cova il desiderio di diventare la "dottoressa dei bambini" e che, per "allenarsi" si propone come "baby-sitter", deve ragionevolmente raggiungere l'obiettivo. Ed in effetti fu ottenuto già prima di ventinove anni e, siccome A. era nata nel 1960 ...
Il sistema sanitario prevedeva da pochi anni la figura del pediatra di libera scelta e lei cominciò con il sostituire per sei mesi il pediatra del suo paese, che aveva preso un'aspettativa per provare a farsi assumere in ospedale e si formò già una certa ...
Le mamme veneravano il pediatra maschio e da lui si facevano anche "maltrattare", mentre le cose andavano diversamente verso la dottoressa che si sapeva essere neolaureata e, per di più *supplente*.
Quell'esperienza, però, le fu molto utile nella comprensione di ciò che si poteva dire e di ciò che invece ... per non scatenare le angosce.
Quando il collega fu assunto in ospedale, quel primo lavoro ebbe termine ed A. presentò la sua domanda per l'assunzione negli "ambiti carenti" e le fu assegnato un posto in un paese alla periferia di Milano.
In questa fase della sua vita lavorativa sperimentò per prima cosa la crudezza e l'assurdità della burocrazia. che avrebbe fatto perdere la pazienza anche ad un certo Giobbe (nota mia, personaggio di fantasia di un libro dove si trovano tante leggende e che, per questo, ha avuto molto successo commerciale ).
Per fortuna riuscì ad avere l'aiuto di un collega che accettò di dividere con lei il suo studio, già omologato e quello di un'amica che la ospitò in casa sua, per consentirle di vedersi concedere la residenza (indispensabile )
In quel comune c'era già un altro pediatra e i genitori non si fidavano di una dottoressa giovane? No, però il numero dei bambini di A. si alzava in modo quasi impercettibile, perché i padre o la madre chiedevano solamente di iscrivere il bambino con *UN* pediatra ed i bambini finivano iscritti al collega (che non ne voleva più )
Amava però il suo lavoro e non si scoraggiò e così si cantava e si portava la croce; ad es. le richieste del venerdì che esordivano sempre con: "Sa, dottoressa, non vorrei che sabato o domenica ..." e che manifestavano la diffusa credenza che una visita "preventiva" non facesse ammalare: il tagliando come quello per l'auto ; oppure le richieste di fantomatiche certificazioni pretese da Direzioni di asili e Scuole di ogni ordine e grado, come quella per poter tenere in classe la bottiglietta dell'acqua.
Glielo deve dire il pediatra che un bambino ha bisogno dell'acqua? Ripeteva a tutte in maniera sconsolata.

 

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Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
...
e i barbieri il lunedì

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente. Dopo 12 anni di carriera io so quello che devo fare e non voglio che una mia vittoria venga messa in dubbio dalla fantasia delle analisi".

(Jacques Anquetil, 4 maggio 1966, intervista a L'Équipe)

Non riesco a comprendere perché Morris non sia assunto da nessuna rete telvisiva come opinionista

 
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Livello Greg Lemond
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  postato il 08/07/2010 alle 11:51
Sopportare pazientemente le persone moleste (II)



Ma le mamme non sentivano ragioni, quando la scuola chiede ...
Una Preside provò anche a pretendere il certificato per far svolgere ai ragazzi l'ordinaria attività di ginnastica.
Poi c'erano i certificati per le mamme che dovevano stare a casa ad accudire il piccolo e molte volte si generavano discussioni che inacidivano il rapporto e "in cauda venenum" le "epiche battaglie" per fronteggiare le richieste di inutili visite domiciliari.
Questo argomento meriterebbe un trattato, perché tali visite rappresentano il retaggio di un tempo in cui solo, o quasi, il medico (del paese) aveva un mezzo a motore per spostarsi. Quasi nessun bambino è intrasportabile (la prova è data dalle innumerevoli presenze al pronto soccorso), ma dal pediatra non vi può (vuole) andare.
Ed una volta A. si sentì rivolgere la magica frase: "Se lei non viene a casa a vedere il bambino, io la denuncio".
In seguito, la medesima espressione, capitava almeno un paio di volte l'anno. Lei, in questi casi, andava al domicilio, effettuava la visita e pregava i genitori di iscrivere il bambino da un altro pediatra, con reazioni, le più varie, ma un giorno si trascinò dietro il fidanzato per la paura di rimediare un occhio nero.
Assecondare ogni richiesta di visita domiciliare avrebbe comportato, in certe giornate, la chiusura dello Studio, ma, far capire che solo quella regola permetteva di poter vedere tutti i bambini che ne avevano necessità, fu una grande impresa, che, non si sa come, però andò in porto.
Più passarono gli anni e più il versante "visite domiciliari" si stabilizzò
Viceversa, più passavano gli anni e più si accorgeva che i genitori reggevano sempre meno qualunque piccolo problema dei bambini.
Nessuna malattia aveva più un decorso, tutto doveva essere risolto immediatamente.

 

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(Jacques Anquetil, 4 maggio 1966, intervista a L'Équipe)

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Livello Greg Lemond
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  postato il 09/07/2010 alle 14:12
Sopportare pazientemente le persone moleste (III)


Poi arrivarano i cellulari. Il lavoro del medico, come tutti del resto, comporta la necessità del riposo e proprio per questo la notte e i due giorni finali della settimana è stato istituito il servizio "guardia medica". Ma la mamma vuole solo il *proprio* pediatra, anche per ...
A. intanto si era sposata ed aveva avuro una bambina che doveva "dividere" con il telefono e quindi la figlia crebbe con la repulsione verso gli oggetti teconologici.
Lo studio A. lo aveva in un condominio (al terzo piano) (nota mia, ed ognuno si può immaginare i disagi che ne derivavano per i condomini e i clienti, ma ... soprattutto per lei.
Quando capitò l'occasione di aprine uno nuovo alla periferia e a piano strada ed anche con spazio sufficiente da poterlo dividere con tre colleghe ...
La compresenza di altre tre pediatre significava scambiare pareri, scaricare ansie, risolbvere dubbi, ma quando si verificò l'episodio che le avrebbe fatto perdere dieci anni di vita, era sola.

Quel pomeriggio, durante una visita, sentì bussare alla porta con veemenza e quando aprì fu sconvolta dal terrore. Una mamma teneva in
braccio il bimbo di circa sei-sette mesi con gli occhi rovesciati e ... sembrava morto.
A. pensò che quello era un caso da "pronto soccorso", in ogni modo stese il piccolo sul lettino: il polso era presente, ma il respiro assolutamente no. Chiamò il 118 e recuperò il respiratore pneumatico e cominciò a "ventilare" il piccolo. La mamma ripeteva: "Me lo salvi, me lo salvi." Arrivò l'ambulanza, proprio mentre l'infante cominciava ad emettere alcuni suoni, per quanto lamentosi. Il medico soccorritore si fermò quasi mezz'ora prima di trasportarlo all'ospedale e intanto la respirazione era diventata buona, ma lo sguardo restava assente.
"Speriamo non abbia subito danni celebrali" fu il pensiero inespresso di tutti, tranne la mamma che invece ... (nota mia, beata ignoranza)
Quella sera A. ripensò a come la sua vita sarebbe potuta cambiare se quel bimbo non fosse sopravvissuto, addirittura poteva essere accusata di omicidio colposo, perché nei paesi la colpa deve essere sempre di qualcuno.

 

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Livello Greg Lemond
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  postato il 10/07/2010 alle 12:23
Dar da bere agli assetati (I)

La partenza per il campeggio, ogni anno, veniva rigorosamente fissata il primo sabato di luglio. Eravamo nella metà degli anni settanta, un po' uno spartiacque per le vacanze estive di bambini e ragazzi.
Il coadiutore della parrocchia di un piccolo paese sul Lambro organizzava, ormai da tre anni, quindici giorni di campo in tenda. Aveva trent'anni ed il suo esser prete derivava dal vedere la vita come un dono (nota mia, però i doni si possono anche restituire, mentre secondo la chiesa ... ) e doveva essere messa a frutto nel "donarla" agli altri.
Quello che gli riusciva meglio, del suo esser prete, era la capacità di saper parlare alle nuove generazioni, il che non è facile, come potrebbe sembrare.
La destinazione di quell'estate era la Val d'Ayas e D. Alberto riempì sei auto ed un camioncino (per le cose).
Quando i componenti l'allegra brigata montarono il campo nel terreno affittato e pagato alle due signorine proprietarie, non si aspettavano certo di restare osservati in ogni loro movimento, venendo, per di più, aspramente redarguiti nei frequenti casi di "inadempienza" alle norme di comportamento dettate dalle madame. (nota mia, forse si poteva usare il termine megere )
Don Alberto lesse subito la pena del cuore nell'aggressività delle due e provò, senza grandi resultati in principio, a scalzare la loro "corraza relazionale".
Uno dei ragazzi (Ciro) frequentava la scuola professionale per cuochi ed era venuto al campo non per fare faticose camminate, ma per "donare" la sua totale disponibilità in cucina.
Gianluca pensava invece solo alle camminate, alle ferrate ed alle cime, credendole raggiungibili con la stessa facilita con cui si delinea un desiderio fantastico.
Paolo era stato mandato dai genitori, perché "si tirasse fuori". Suo padre, in particolare, aveva notato in lui qualcosa di effemminato. Ma Paolo per il momento non pensava ad uomini o donne, ma solo a star bene con tutti e voleva tenere un atteggiamento di "basso profilo".
Don Alberto aveva un diverso progetto: tutti dovevano fare tutto, fosse cucina, rigovernare, cura del campo e ascensioni.
La prima camminata fu al Colle delle cime bianche e dopo due ore si trovarono davanti un alpeggio deserto. I primi furono al colle dopo quattro ore di cammino, gli ultimi mezz'ora dopo. Dato che il sole si era visto poco, la marcia era stata relativamente agevole.
La discesa fu invece per Gianluca ... aveva ai piedi soltanto un paio di calzettoni di lana e non erano sufficienti, perché lo sfregamento stava producendo un dolore sempre più ...
Quel giorno aveva conosciuto il piacere della conquista, ma anche il suo amaro retrogusto. Morale della favola ...

 

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Livello Greg Lemond
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  postato il 11/07/2010 alle 11:06
Dar da bere agli assetati (II)


Tre giorni dopo, salita a quota 3036, le previsioni /indicazioni stradali avrebbero dato tre ore di percorrenza, ma per molti quel tempo si dilatò ampiamente. All'ultimo ruscello incontrato, le borracce erano ancora abbastanza piene e solo Ciro la riempì. Sulla costa morena non c'era più acqua e soltanto Ciro aveva da bere, ma perse contatto (selezione da dietro, in gergo ciclistico ). Da sopra Don Alberto si sgolava: "Muoviti, che non arriviamo più."
All'ultima sosta (tre quarti d'ora alla meta) l'arsura cominciava a far straparlare tutti quanti e la salvezza venne da Ciro (atteso per quaranta minuti) che riuscì a bagnare le labbra di ciascuno. (Gli ultimi in questo caso ... )
Ancora tre quarti d'ora di paura sulla cresta e poi svuotarono, a prezzi da centro storico, il bar del rifugio; poi riposino, quattro foto e ritorno al campo. (nota mia, forse è un mio limite, ma non ho mai capito che ci sia di bello nell'alpinismo, anche se potrebbe sembrare affine ad andare in bici in salita, ma per le le differenze sono molto importanti, ad es. non ho mai avuto paura )
Nella seconda settimana, era in programma un'ascensione di due giorni, oltre i "quattromila".
Al passo di Bettafourca cominciarono a tremare le gambe a Paolo ed il cuore ... e addirittura in un punto innevato, cominciò a scivolare e per fortuna Gianluca riuscì ad afferrarlo energicamente per le cinghie dello zaino.
Paolo si attaccò a Gianluca e sentì un brivido, ma non di paura questa volta. La notte, nel rifugio, si sdraiò vicino a lui, voleva sentire il suo profumo e continuava a guardarlo nella penombra. Gianluca ovviamente non si accorse di nulla, pensava al "suo" salvataggio e ne andava fiero, ma solo con sé stesso.
Paolo invece nella notte cominciò a piangere in silenzio: aveva scoperto la propria natura e se n'era spaventato. (nota mia, la chiesa in questo ha avuto nella storia "meriti" non da poco )

 

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Livello Greg Lemond
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  postato il 12/07/2010 alle 15:05
Visitare i carcerati (I)

La televisione, in bianco e nero, accompagnò la sua infanzia e misurò il "non sense" della vita con l'aiuto dei "Forti di Forte coraggio", ma la prima vera inquietudine gliela riservò uno sceneggiato, che ricostruiva la vita di Severino Boezio, ove Giuseppe non capì quasi per nulla il motivo della morte, decretata da re Teodorico, dopo una notte di tortura.
Quella visione ( a tredici anni) lo turbò fino in fondo all'anima.
Quell'uomo, imprigionato e offeso gli rimase nella memoria e così volle scoprire il motivo, che non arrivava dai lati oscuri della coscienza, ma dal ragionato calcolo politico del Re.
Tre anni dopo, mentre raggiungeva la casa di un suo compagno di scuola, sentì un grido: "Era lui, era lui il ladro!" E vide un cerchio di persone urlanti che inveiva verso un uomo a terra. Ed altri due uomini, poliziotti in borghese, gli avevamo messo le "manette" ai polsi e lo colpivano sulla schiena con uno spazzolone, urlando: "Figlio di p..."
A Giuseppe il cuore cominciò a battere forte e cercò altri occhi che stessero provando la sua stessa angoscia, ma ... , solo "tifo da stadio".
I singhiozzi di quell'uomo in manette gli fecero scoprire quel giorno il sentimento di odio verso i prepotenti e continuò a tremare per mezz'ora.
Nei giorni e nei mesi seguenti cercò di metabolizzare l'accaduto, ma , più ci pensava e più quei comportamenti gli risultavano intolleranti, crudeli e per di più inutili.
Giuseppe era una persona gentile, ragazzo studioso e continuò la sua vita, diventando analista di laboratorio in ospedale, trovò anche una fidanzata e un giorno, in macchina con lei, udì la notizia della scomparsa, in Polonia, di padre J. Popieluszko, prete che sosteneva le lotte operaie nei cantieri di Danzica. Un rapimento per riscatto nella Polonia del 1984 era pura fantascienza, quindi ... (nota mia, ripensò a Teodorico).
Fu ritrovato in fondo ad una cisterna dopo aver subito il rituale pestaggio, come Giacomo Matteotti nel ... (nota mia, e il radicale toscano (giornalista) Antonio Russo, ucciso in Russia nel novembre 2000).
Giuseppe stava male, ma non si abituava al male, resisteva, con lo star male, all'assuefazione al male.

 

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Livello Greg Lemond
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  postato il 13/07/2010 alle 09:01
"L'oro del Vaticano". In una parola: riciclaggio.


di Michele Minorita
E' una segnalazione di lettura, quella che oggi si propone: un libro
particolarmente interessante: per il suo contenuto; e perché, volendo, può
anche diventare un utilissimo strumento di iniziativa politica. Il libro si
chiama "L'oro del Vaticano", è pubblicato dalla casa editrice Newton
Compton, l'autore è quel Claudio Rendina che già ci ha dato un prezioso "La
Santa Casta della Chiesa", un'impressionante antologia di intrighi, delitti,
inganni, mercimoni che vedono per protagonisti pontefici, cardinali,
vescovi, sacerdoti. Questo "L'Oro del Vaticano" è una lettura che ben si
integra con un altro libro di cui si è parlato da questa radio, "Vaticano
Spa" di Gianluigi Nuzzi, che attraverso una inoppugnabile documentazione
racconta gli scandali finanziari e politici del Vaticano.

"L'Oro del Vaticano" è una inchiesta sul mare di denaro che transita nei
conti dello IOR, l'istituto delle Opere Religiose e poi si occulta nei mille
paradisi fiscali sparsi nel mondo. Insomma, per chiamare le cose con il loro
nome, riciclaggio. "L'Oro del Vaticano" offre anche un dettagliato
censimento delle finanze e dei beni vaticani. E non manca l'attualità:
quella delle indagini in corso sulla cosiddetta cricca, ma anche i movimenti
azionari come gli investimenti dello IOR nel bond convertibile emesso dalla
Banca Carige, un istituto genovese da sempre nel cuore del segretario di
Stato Vaticano Tarcisio Bertone. C'è tutto l'elenco degli immobili di
Propaganda Fide, il patrimonio destinato a sovvenzionare le missioni, ma
utilizzato in realtà per distribuire case ad amici e favori a complici.
Sarebbe bello, che so, davanti ai portoni di queste proprietà, riuscire ad
apporre dei fiocchi gialli. Il centro di Roma sarebbe tutto impacchettato.

Il solo IOR, scrive Rendina, vanta un patrimonio di cinque miliardi di euro,
a cui vanno aggiunti i lingotti d'oro, dei quali è stata indicata l'esistenza
nei caveau sottostanti il torrione che è sede dell'istituto: qualcosa come
due tonnellate d'oro, e per quel che riguarda i titoli di stato, si parla di
tre milioni di euro. Lo IOR ufficialmente non ha succursali, ma conta sul
legame con la struttura missionaria delle isole Cayman, neppure a dire, un
paradiso fiscale. Questa struttura è stata appositamente distaccata dall'arcidiocesi
di Kingston in Giamaica, e fa capo direttamente al Vaticano, nella persona
del cardinale Adam Joseph Maida, membro dello IOR con la qualifica di
superiore: come tale ha la funzione di autentico deposito delle finanze
vaticane: un centro finanziario off shore". Insomma, un libro che vale .

 

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Livello Greg Lemond
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  postato il 13/07/2010 alle 14:06
Visitare i carcerati (II)


Il lavoro all'ospedale (di Genova) era ripetitivo, ma importante e non bisognava distrarsi. L'antitodo all'errore di ditrazione era soltanto la coscienza che Giuseppe si era formato anche con la "pietas" verso i màrtiri e i martirii. (Nota mia, il termine mi pare un po' (parecchio) esagerato, di sicuro se si allude a quelli cristiani, che non ce ne sono (quasi) stati nella storia, al di là della propaganda di regime, ma anche nei confronti dei carcerati. Certo quelli in attesa di giudizio, che poi sono riconosciuti ..., però il termine mi sembre anche qui, troppo forte.)
Tutti gli ospedali della città furono allertati in quella terza settimana del 2001: tutti al lavoro e qualcuno non poteva neppure tornare a casa, perché gli accessi alle proprie dimore erano preclusi.
Giuseppe poté vedere soltanto alla TV le immagini di un ragazzino di tredici anni, com'era lui davanti all'immagine di Boezio, ma con il sangue a colori, stavolta.
Una premeditazione senza pietà, ad eccezione di chi aveva aperto le porte di chiese all'accoglienza dei perseguitandi e che per questo, per aver predicato il primato della pietà, fu probabilmente escluso dall'accesso al soglio di Pietro.
(Nota mia, il riferimento è ovviamente al cardinale Dionigi Tettamanzi, che invece l'11 luglio 2002 fu nominato arcivescovo di Milano e fu da alcuni indicato come uno dei possibili «papabili», ma la maggioranza, chiunque lo sapeva, era in mano al pastore tedesco (erede designato dal papa-boia) e quindi dissento totalmente dall'ipotesi indicata nel libro.)


 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 13/07/2010 alle 21:38
Non ho capito l'ultimo ragionamento.
Mi pare che tu e l'autore stiate dicendo esattamente la stessa cosa.

 

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Livello Greg Lemond
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  postato il 14/07/2010 alle 06:17
Originariamente inviato da nino58

Non ho capito l'ultimo ragionamento.
Mi pare che tu e l'autore stiate dicendo esattamente la stessa cosa.


A me pare che l'autore pensi che la mancata elezione di Tettamanzi sia dovuta ai fatti di Genova, invece quegli avvenimenti lo hanno fatto *promuovere* (perché Milano credo sia più importante di Genova). D'altra parte l'elezione del pastore tedesco era prevista da anni (ben prima del 2001), in quanto il papa precedente era solo la bocca e i gesti (teatrali) dell'attuale.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 14/07/2010 alle 08:19
L'autore non dev'essersi spiegato bene.
Credo che la tesi sia che, siccome Tettamanzi ha "ricoverato" chi andava bastonato, che ha tenuto una posizione opposta a quella di nunzi apostolici e vescovi argentini dell'era del Condor, nel Conclave 2005 non sia stato votato.

 

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Livello Greg Lemond
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  postato il 14/07/2010 alle 08:53
Originariamente inviato da nino58

L'autore non dev'essersi spiegato bene.
Credo che la tesi sia che, siccome Tettamanzi ha "ricoverato" chi andava bastonato, che ha tenuto una posizione opposta a quella di nunzi apostolici e vescovi argentini dell'era del Condor, nel Conclave 2005 non sia stato votato.


Il concetto mi era chiaro e l'autore si è spiegato bene, solo che io continuo a credere che non lo votarono "a prescindere", così come non ebbe pochi partigiani il candidato più autorevole di tutti, vale a dire Carlo Maria Martini. In un conclave dove la maggioranza era/è stata nominata dal peggior papa della storia, come poteva ... A meno che tu non creda all'intervento dell spirito santo.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 14/07/2010 alle 09:02
Contro la non-volontà degli uomini non ci sono Spiriti Santi che tengano.

 

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nino58

 
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Utente del mese Aprile 2009, Febbraio 2010 e Luglio 2010




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  postato il 14/07/2010 alle 09:03
Comunque secondo me Lemond dovresti parlare direttamente con l'autore eheheheh

 

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Un uomo comincerà a comportarsi in modo ragionevole solamente quando avrà terminato ogni altra possibile soluzione.
Proverbio cinese

Jamais Carmen ne cédera,
libre elle est née et libre elle mourra.

 
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Livello Greg Lemond
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  postato il 14/07/2010 alle 11:10
Originariamente inviato da Laura Idril

Comunque secondo me Lemond dovresti parlare direttamente con l'autore eheheheh


E infatti ne avrei tutta l'intenzione (faccia a faccia, se lui è d'accordo) e naturalmente dopo che ne avrò rivelata l'identità a tutto il forum (perché è una persona nota.

 

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Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
...
e i barbieri il lunedì

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente. Dopo 12 anni di carriera io so quello che devo fare e non voglio che una mia vittoria venga messa in dubbio dalla fantasia delle analisi".

(Jacques Anquetil, 4 maggio 1966, intervista a L'Équipe)

Non riesco a comprendere perché Morris non sia assunto da nessuna rete telvisiva come opinionista

 
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  postato il 14/07/2010 alle 11:15
Io SO l'ho letto da un pò quel libro

 

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Un uomo comincerà a comportarsi in modo ragionevole solamente quando avrà terminato ogni altra possibile soluzione.
Proverbio cinese

Jamais Carmen ne cédera,
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Livello Greg Lemond
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  postato il 14/07/2010 alle 14:33
Insegnare agli ignoranti (I)

Aveva conseguito il diploma magistrale il 12 luglio 1982 e la notte precedente agli esami non dormì, come quasi nessuno: l'Italia stava festeggiando la vittoria a colori in diretta. (Nota mia, io avevo gioito invece per il secondo posto con Boninsegna e Mazzola, contro il grande Brasile di Pelé e Jairzinho, mentre dodici anni dopo avevo tifato per la Francia di Platini, Tresor e Giresse, brutalmente "fatta fuori" dagli arbitri, più che dalla Germania, con quel portiere, che ruppe una gamba a Battiston, lasciato in campo e poi dopo ... )
La commissione fu di manica larga con tutti e Marcello si portò a casa un bel 48/60 e diventò un maestro in un mondo "al femminile" e, come un animale in estinzione, fu coccolato e protetto e gli fu anche facile l'accesso all'insegnamento.
Il "pianeta elementari" era caratterizzato da un programma preciso: appropriazione dei numeri e delle lettere in prima, tabelline in seconda e poi e ... poi.
L'innato senso di competizione tra bambini era sostenuto dalla gratificazione di un voto positivo, nonostante l'atteggiamento, invece, tendenzialmente materno di buona parte del corpo insegnante.
Marcello si era iscritto alla facoltà di Storia ed arrivò alla laurea in otto anni.
Dopo quindici anni di servizio aveva imparato in quale fase della loro crescita, gli scolari erano più "ricettivi" ed in quale più "intrattabili" e notava con stupore come molte colleghe continuassero a meravigliarsi dell'irrequietezza dei piccoli, dimenticando che quelli del ciclo precedente erano diventati "scatenati" proprio ...
Ma il comportamento non piaceva loro e così si diceva ai genitori, che avevano, di solito, tre tipi di reazione:
a) alcuni non venivano mai e più che reazione, questa sarebbe ...
b) chi taceva per principio, perché, come dicono in america gli sbirri :" ... qualsiasi cosa dirai potrà essere usata contro di te"
c) e infine c'erano i "giustizialisti"
Gli unici argomenti che i genitori "maneggiavano" con impareggiabile competenza erano le gite scolastiche e le feste di fine anno.
La discussione, quando si apriva, si svolgeva in senso pressoché univoco: il genitore entrava timido ed usciva "bastonato", pieno di sensi di colpa per il comportamento del figlio/a. Mai una domada sulla didattica o sul progresso intellettivo dei bambini. In certi momenti a Marcello pareva di essere soltanto una rotellina dell'ingranaggio e vi erano tutta una serie di protocolli che gli stavano stretti, soprattutto quando pensava al motivo vero del suo lavoro: suscitare nei bambini il desiderio di conoscenza e provare a dar loro gli strumenti per sodisfare quel bisogno. E lui era appunto alla perenne ricerca di quella molla che ...
(Nota mia, è proprio questo il Punto essenziale del fare scuola, ma al contempo è anche talvolta ... come l'araba fenice

 

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(Jacques Anquetil, 4 maggio 1966, intervista a L'Équipe)

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Livello Greg Lemond
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  postato il 15/07/2010 alle 14:34
Insegnare agli ignoranti (II)


Mariella nel 1989 si era trovata senza lavoro, a trentasette anni con due figli, uno dei quali lavorava come apprendista idraulico. Aveva cercato inutilmente per sei mesi un lavoro nuovo, poi aveva desistito, anche perché si poteva resistere con due redditi e la casa di proprietà.
L'attività di casalinga portava via quasi tutta la giornata, ma le sembrò indispensabile trovare uno spazio nel quale mettere a frutto la sua capacità intellettuale.
Nel quartiere era operante da anni un centro culturale e si offrì di collaborare per due pomeriggi settimanali al doposcuola della seconda media.
Ma l'immagine che si era fatta del suo servizio, ben presto si accorse che non collimava per niente con la realtà, in quanto il suo "sapere" non coincideva più con quello imposto dalla scuola alle nuove generazioni. Tutti i compiti consistevano in rispondere a questionari, completare frasi, riempire puntini di sospensione e molto spesso i bambini, di fronte alle sue richieste, rispondevano:" Perché dire di più e non rispondere solo a quello che ci chiedono?" (Nota mia, nel meno ci sta anche il più! )
Ai ragazzini interessava pochissimo imparare gli argomenti, il loro solo interesse era quello di ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo. (Nota mia, che è l'esatto contrario del termine greco da cui deriva scuola )
Dopo due mesi di lavoro, la domanda che avrebbe voluto rivolgere era: "Ma se non ve ne frega niente, perché venite qui?"
L'unico senso che poteva avere questa attività era quello di una "battaglia" per "ribaltare il piano" e cercare di far nascere (ex nihil) quel minimo desiderio di ...
E Mariella dedicò tutti i successivi anni a quel tipo di combattimento, riuscendo a comunicare con alcuni ed essendo respinta altri.

 

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Livello Greg Lemond
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  postato il 16/07/2010 alle 13:44
Insegnare agli ignoranti (III)


Nel 1999 Donato, un allievo del doposcuola di Mariella, decise di prendere la patente. Aveva terminato a fatica la scuola dell'obbligo e, dopo la terza media, era stato inviato in un istituto per ragazzi con leggeri "handicap" psichici. Aveva il chiodo fisso della patente e cercò l'aiuto di Mariella per prepararsi alla sfida della vita. Il sarcasmo fra i compaesani si sprecò. versus
Anche per Mariella era una grossa sfida, ma alla fine risultarono vincitori e l'insegnante non riuscì trattenere le lagrime.
Morale della favola: La motivazione, come prima molla della conoscenza, non ci sono cretini quando si è alla ricerca di qualcosa di importante.
(Nota mia, mi sembra un aforisma un po' troppo ottimista, perché io rammento un mio allievo *motivatissimo* e bravissimo nell'imparare tutti i libri quasi a memoria, che conosceva la definizione esatta di maggioranza assoluta, ma che di fronte ad A45% B35% e C20% dei voti ottenuti (le percentuali, venivano continuamente modificate, rimanendo naturalmente sotto il 50%), ma lui per un totale di circa 60 minuti, non riuscì mai a dare la risposta giusta; avete presente, lo studente agli esami di maturità in "Ecce bombo"? )

 

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Livello Greg Lemond
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  postato il 17/07/2010 alle 14:00
Insegnare agli ignoranti (IV)


Marcello, una volta laureato, entrò in una scuola media e trovò (centuplicati) i difetti delle elementari.
Inoltre, c'era una gerarchia ben definita: il preside, gli insegnanti delle materie "più importanti", gli altri, il personale di segreteria, quello di servizio, i genitori e, buon ultimi, i ragazzi.
Rispetto all'ambiente di prima, M. notò una minore comunicazione tra insegnanti, riguardo all'apprendimento del singolo. Lo studente era giudicato, prima di tutto sul comportamento (derivante, a giudizio unanime, dalla famiglia) e poi sul profitto (in funzione della voglia o no). Ogni qual volta Marcello provava a porre la questione della "molla" veniva guardato con compassione da quelli che sapevano che c'era una muraglia pressoché invalicabile fra studenti e professori: la reciproca incomprensione.
Mariella, periodicamente, andava a parlare dei suoi "doposcuolisti", ma veniva vista e collocata come un' "aliena".
Marcello osservava quella donna, che metteva il naso in un mondo non suo e cercò di capire quali fossero le motivazioni e qual era il suo segreto.
Anche Donato era della partita, perché fu chiamato proprio a svolgere le funzioni di servizio proprio in quella scuola media (Nota mia, quando si dice il caso ).
Naturalmente veniva considerato un "tontolone" da tutti, tranne da Marcello e fu così che seppe di quella *donna* di nome Mariella.
Alla festa che Donato dette per festeggiare l'incarico a tempo indeterminato, il bidello spiegò all'insegnante come Mariella gli avesse trasmesso il calore dell'umanità.
Al doposcuola i bambini non venivano né premiati, né puniti e, anche se, se n'era accorto solo dopo ...
Marcello gli chiese di presentargliela e fu così che andò a cercare, nei suoi pomeriggi liberi, l'avventura di relazioni libere dal premiare e dal punire, libere dalle gerarchie del sopra e del sotto.

(Nota mia, parole stupende, però a me fa venire in mente anche quanto sotto:

Così stupita guardava il cielo, il bello, i criminali
ma senza impegno, come fanno le piante e gli animali.
Era persino troppo emozionante per chi allena il suo cuore
coi bei concerti, i discorsi importanti e le letture.
Si camminava casti per la strada o in riva al mare
come due innamorati della Cina Popolare.

E tu non ridere mio dolce amico
non dare ascolto alle mie stupide emozioni
e tu non ridere che in fondo il mondo
è (anche) quest'assalto di dolci confusioni.

 

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(Jacques Anquetil, 4 maggio 1966, intervista a L'Équipe)

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Livello Greg Lemond
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  postato il 18/07/2010 alle 12:15
Pregare dio per i vivi e per i morti (I)

(Nota mia, non vedo a che cosa potrebbe mai servire, perché anche nell'ipotesi improbabile (anche se non impossibile) dell'esistenza del dio in questione, con la dottrina delle indulgenze si raggiungerebbe un punto estremo di estrincesismo diceologico (cioè imputazione di meriti totalmente altrui ). In termini di giustizia (divina o no) è conforme che si possa essere giustificati per i meriti di un altro? E che Hitler meriti il paradiso, perché era in buoni rapporti con moltissimi devoti. )

Alle sei e quarantacinque ognuna delle nove consorelle si levava, si lavava, espletava altre incombenze e raggiungeva il Coro della Cappella dove, alle sette e trenta, si recitavano le Lodi, alla recita delle quali presenziavano in ascolto anche gli ospiti temporanei della Casa di Clausura. Le Lodi si recitavano nell'espressione del canto gregoriano ed era questa la principale ragione per la quale il "pubblico" vi assisteva con interesse e partecipazione non solo interiore. (Nota mia, come ad un bel concerto )
Agli ospiti (cui era impedita la vista di una parte del coro) non veniva richiesta una predeterminata tariffa, ma soltanto un'offerta che ciascuno, per sé, provvedeva a quantificare. (Nota mia, però a me viene in mente quella storiella che finisce con "Poco cacio fresco, meno SanFrancesco )
Veronica era alla soglia dei cinquant'anni e viveva in quella comunità da trenta, dopo un'infanzia ed un'adolescenza ed ogni cosa vissute serenamente e la sua scelta era stata *serenamente* per sempre.
Al termine del canto della Lodi, cominciava la messa e Veronica viveva quel momento come sua condivisione con la passione di Cristo.
Il ricordo più "vecchio" della sua vita era quello di sé stessa, in braccio alla madre, che sentì dire da una donna che tornava dalla funzione del Venerdì santo:" Gesù è morto".
(Nota mia, visto che Gesù è anche il Cristo e poi pure Dio, allora anch'io posso dire di aver ascoltanto quella frase nella mia giovinezza.
Mi han detto
che questa mia generazione ormai non crede
in ciò che spesso han mascherato con la fede,
nei miti eterni della patria o dell' eroe
perchè è venuto ormai il momento di negare
tutto ciò che è falsità, le fedi fatte di abitudine e paura,
una politica che è solo far carriera,
il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto,
l' ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto
e un dio che è morto,
nei campi di sterminio dio è morto,
coi miti della razza dio è morto
con gli odi di partito dio è morto...

 

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Livello Greg Lemond
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  postato il 19/07/2010 alle 15:05
Pregare dio per i vivi e per i morti (II)


Veronica non conosceva chi fosse Gesù, non sapeva neppure che volesse dire *morto*, ma scoppiò in un pianto inconsolabile. Quel ricordo, che le sovveniva ogni giorno alla consacrazione dell'ostia, non era databile, ma a lei pareva una memoria precedente al tempo del suo poter comunicare con la parola. (Nota mia, un po' come la madonna che si manifesta alle pastorelle, mai ad un convegno di scienziati )
La mattinata era impegnata nello studio della storia della teologia: gli scismi e le eresie e raccomandava con le sue preghiere le anime di tutti coloro che avevano ricercato dio in ogni modo e che si trovavano esclusi dalla salvezza così com'era concepita dalla dottrina della chiesa. (Nota mia, non sapeva, poveretta, che ormai per costoro tutto era già deciso e che dall'inferno non si torna )
Alle dodici si ritirava in cappella per le orazioni e dopo il pasto vi era il momento di scambio di comunicazione fra le sorelle.
I rapporti con l'esterno erano per lettera, con persone che si rivolgevano loro per richiedere le loro preghiere, per comunicar loro ammirazione (sic!) e vicinanza (sic! sic!). Scrivevano soprattutto coloro che avevano visitato il luogo della clausura e che avevano dentro l'inquietudine dell'anima.
Per anni V. provò a rispondere a tutti, cercando di trasmettere certezze di fede (nota mia, mai ossimoro fu pervicacemente sostenuto come in questi casi ), semi di speranza e slanci di fraterno amore.
Ma trent'anni di ascolto e di lettura di sofferenze cominciavano a lasciare il segno e la domanda era sempre una: "Perché?"
La risposta ufficiale veniva dalla fede. "Perché l'uomo è libero e può scegliere fra il bene e il male (nota mia, siamo proprio sicuri che tutti, proprio tutti, abbiano questa possibilità?). Perché dio ha inviato suo figlio per la redenzione di tutti (nota mia, anche quelli nati prima di lui ). Perché, essendo l'anima immortale, ogni sofferenza terrena potrà essere compensata dalla vita eterna. (Nota mia, questa teoria è stata portata al parossismo molte volte nel cattolicesimo, non ultima una certa c.d. M. Teresa che curava con la sola aspirina i malati terminali di cancro

 

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Livello Greg Lemond
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  postato il 21/07/2010 alle 14:42
Pregare dio per i vivi e per i morti (II)

Questa risposta, però ogni giorno di più, le sembrava "consolatoria" e poi non sarebbe stato meglio salvare tutti gli uomini, creandoli immortali, anziché far agonizzare il proprio figlio su di un legno? Si chiedeva con crescente angoscia. E la vita eterna? Crederci non costa nulla (Pascal, la scommessa ), ma non crederci significa restare soli sul ciglio del burrone, però è un po' troppo comodo, concludeva.
Quando le frullava in testa questa ridda di domande, si rendeva anche conto di non sentire più dio, come un Padre Buono.
Le restava Gesù (da amare) che però é, teologicamente dio; ed anche questa Verità cominciò a viverla come un bizantinismo. (nota mia, in realtà credo che, più che Gesù, sia il Cristo la seconda persona della trinità. Aveva espresso questi suoi dubbi alla superiora, alle compagne ed al confessore. Tutti si preoccuparono seriamente e si prodigarono ... ma quelle risposte ormai non le bastavano più.
Lunedì 30 ottobre 2006, Veronica, dopo i Vespri, rientrò in cella, stipò in una borsa alcuni abiti e, dopo essere passata dal refettorio ad abbracciare e baciare le sorelle, uscì. (Nota mia, la prima scelta sensata nella vita di questa povera ragazza.)
Telefonò alla sorella, che viveva a Milano ed a quella prese un mezzo accidente!
Il viaggio in treno fu segnato dalla meraviglia per i volti che vedeva: incontrava un'umanità diversa da trent'anni prima e ne restò affascinata ed intimorita. Arrivò in viale Monza verso le dieci e mezzo (di sera) e le aprì Francesco (il nipote, terzo della famiglia insieme a Marcella e Luigi), Veronica comunicò che la sua non era stata una decisione improvvisa che consisteva nel prendere atto che d'ora in poi avrebbe avuto un compartecipazione maggiore con il suo amato Gesù: non solo pregare, ma anche chiedere per sopravvivere.
Non riuscì (volutamente) a far loro capire che la sua era una scelta verso la povertà più assoluta.
E così, dal giorno dopo, peregrinò mendicando, mangiando alla mensa dei poveri, dormendo in estate all'aperto e nelle altre stagioni in qualunque luogo (chiuso), anche se soffriva di aritmia e sono proprio i "barboni" con questi sintomi a cedere per primi al freddo.
V. conobbe il mondo dei vagabondi dalla parte debole, ma molto debole, proprio perché donna ...
Dopo un po' di tempo le venne il pensiero di essere incorsa nel peccato di superbia, perché forse nessuno, prima di lei, aveva scelto di fare quella vita, ma ormai ...
Francesco, a volte e ad insaputa di sua madre, riusciva ad individuarla per portarle frutta, biscotti e qualche abito.
Veronica ebbe anche molte volte la tentazione del suicidio, ma aveva il Demonio molto in inimicizia e quindi aveva una sola strada davanti, che percorse con amore, senza fede, né speranza: resistere, resistere, resistere ... fino all'ultima stilla di energia vitale.
(Nota mia, non vedo molta differenza con il suicidio, ma "unicuique suum").
(Altra nota mia, mi sembra proprio un esempio illuminante di quanto detto più volte:gli effetti nefasti delle religioni e massime di quella cattolica e ringrazio Nino58, che è la'autore del testo che ho sintetizzato e commentato, di averlo scritto.


Nicola Di Paolo "Il primato della pietà" Fara editore

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 21/07/2010 alle 16:08
Me tocca.

Quando, con messaggio privato, carlolemond mi ha chiesto il consenso per pubblicare il testo, da lui commentato, del "primato della pietà" ho avuto l'inevitabile timore che si percepisse odore di "combine" (anche perchè chi fosse l'autore credo si sia capito fin dal primo racconto).

Invece lemond, dal momento nel quale ha concepito il progetto di mettere sul forum il testo del mio libro ed i suoi commenti, ha proceduto con il suo costituzionale piglio da carrarmato empolese a leggere, sintetizzare, lasciare, tagliare, commentare.
Il tutto, ben condito con le faccine (trovata originale per commentare un libro di racconti).

Il suo lavoro è stato solo apparentemente semplice.
In realtà richiede tempo ed attenzione.

Ne è praticamente venuta fuori un'altra opera.

Più che un commento critico il suo è un entrare in una discussione continua con l'autore, attraverso considerazioni e conclusioni anche in risposta a semplici descrizioni di fatti (avvenuti o inventati)o in risposta alle tesi esposte nel testo.

Intanto mi ha regalato un qualcosa che non è soltanto recensione o giudizio generale, anzi che non è proprio una recensione ma, praticamente, un genere nuovo.

Dunque grazie a carlo per l'attenzione, lo sforzo e il risultato.

 

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nino58

 
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Livello Greg Lemond
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  postato il 21/07/2010 alle 16:23
Grazie a te per le parole, ma soprattutto per il libro che mi è proprio piaciuto e che spedirò anche e tutti i miei corrispondenti. Quanto al faccia a faccia con te, con Granfranco (mi pare di rammentare che sia questo il suo nome) Uribezubia, e con Lorenzo Bitossi, visto che non si può fare in agosto, per la tua assenza e noi tre saremmo costretti a giocare al tre sette col morto ed io non sono capace,
se siete disposti a venire in Toscana, voi tre insieme, stabilite quando ed io sarò con piacere a vostra disposizione. Se poi qualcun altro volesse partecipare alla notra tavola rotonda sul tema politico/religioso non ha che da dirlo.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 21/07/2010 alle 16:27
Troveremo il momento giusto.

 

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nino58

 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 21/07/2010 alle 19:01
Originariamente inviato da nino58

Troveremo il momento giusto.


Puoi giurarci !

 

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Fantaciclismo 2009 : 1°Tour de Romandie - 1° Paris-Tours
Tour de France 2009 : Vittoria 11°tappa Vatan Saint-Fargeau
Vuelta a Espana 2009 :Vittoria 6°tappa Xativa-Xativa e 11°tappa Murcia-Caravaca de la Cruz

Fantaciclismo 2010 : 1° Het Volk - 1° Milano-Sanremo - 1° Tour de Romandie
Tour de France 2010 : Vittoria 9°tappa Morzine Avoriaz- Saint Jean de Maurienne

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 21/07/2010 alle 21:59
Originariamente inviato da lemond
Nicola Di Paolo "Il primato della pietà" Fara editore



E infine, per espresso desiderio di Carlo/Lemond, pubblichiamo la copertina del libro di Nino:

 

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"...Ogni volta che vedo un adulto in bicicletta, penso che per la razza umana ci sia ancora speranza..." (H.G. Wells)

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 22/07/2010 alle 08:10
Allora c'era la "combine" ?

 

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nino58

 
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Livello Greg Lemond
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  postato il 11/08/2010 alle 12:56
Estratto dal "Cavallo Rosso" di Eugenio Corti.

Premessa: sto leggendo questo libro, perché mi sembra utile per conoscere certe vicende alle quali l'autore è stato partecipe (la spedizione italiana in Russia durante la seconda G.M.) ed in genere gli eventi fra il '40 e il '45. Lo scrittore credo sia degno di fede, nel senso che racconta quello che lui crede sia la verità storica, ma ciò nonostante e, contro sé stesso, fornisce anche la sua interpretazione e purtroppo si arguisce che vive in un mondo tutto suo, che non è assolutamente quello delle altre persone, ma soprattutto identifica il male nel bene e viceversa. Ad. es. la peggiore istituzione della storia: il cattolicesimo viene considerata proprio per il suo opposto: pace e amore in terra per gli uomini di buona volontà.
Da quanto segue poi si arguisce che, se anche questo fosse (ma non è), i frutti di tale dottrina sarebbero sempre avvelenati.

Capitolo Quattordicesimo (parte seconda), pag. 684 e segg.
... Manno stava rannicchiato ... e aveva un momento per riflettere. Cosa gli stava succedendo? Come mai queste ferite? Ferito lui che finora era stato invulnerabile, perché destinato da Dio a quell'ignoto compito ...
In che modo avrebbe potuto assolverlo ... se gli fossero venute a mancare le mani? ... Si udì l'ordine di "fuori!". Il tenente (Manno) lo ripeté con forza e si buttò avanti con le mani fasciate, protese come quelle di un pugile; ...Cadde improvvisamente ... Aveva perso conoscenza. La riprese poco dopo ... Per lui era finita, non aveva più scampo ... Ma allora, come avrebbe potuto assolvere il suo compito? La Provvidenza forse l'aveva tenuto in serbo proprio per questo? (Per il riscatto degli italiani a Cassino) ... Ecco dunque il perché di quella barca pronta per lui in Africa e poi l'Albania e ... Ma allora già da tempo Dio stava predisponendo il recupero dell'Italia! Quanta pena si dava Dio per le cose degli uomini! "Grazie, Signore Iddio", mormorò Manno col suo ultimo fiato "grazie".
... Quel giorno non riuscì agli italiani di raggiungere gli obiettivi prestabiliti e alla sera essi vennero ritirati sulle posizioni di partenza; avevano avuto 47 morti e 102 feriti.
Morale della "favoletta". Il personaggio della storia è persino un intellettuale, che la retorica religiosa ottunde in maniera tale da sacrificare la propria vita inutilmente e con gioia. Rispetto ad essa anche il fasci/nazismo/comunismo sono ipotesi migliori, perché almeno ti dànno una prospettiva concreta, valutabile con sicurezza nel tempo. Ma l'altra ti dice solo "fai" senza nessun rischio, perché tanto lor signori son sicuri che dall'aldilà nessuno ritornerà mai a smentirli (quasi come i prigionieri italiani in Russia).

 

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"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente. Dopo 12 anni di carriera io so quello che devo fare e non voglio che una mia vittoria venga messa in dubbio dalla fantasia delle analisi".

(Jacques Anquetil, 4 maggio 1966, intervista a L'Équipe)

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Livello Greg Lemond
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  postato il 18/08/2010 alle 06:37
Ancora, estratto dal "Cavallo Rosso" di Eugenio Corti.

(Libro elogiato in copertina da Famiglia Cristiana, Studi cattolici e L'Osservatore Romano) e, si capisce bene il motivo da quanto segue, ove l'autore, secondo me raggiunge l'apice della dimostrazione di "essere fuori di testa".

pag. 916 ..."Queste cose" finì un giorno per affrontare decisamente l'argomento Michele "noi ce le dobbiamo spiegare, se l'intelletto non ce l'abbiamo per scherzo. Dobbiamo individuare da cosa deriva questa incredibile marcia indietro del mondo verso la barbarie. E se sia possibile arrestarla oppure no."
"Ho capito. E' la tua idea fissa della scristianizzazione, vero?" gli disse, volgendo verso di lui la faccia smunta padre Turla.
... senza la filosofia sviluppatasi nell'ambiente e nelle università protestanti, e in particolare senza Hegel e Feuerbach, le teorie di Marx e di Lenin non sarebbero mai potute nascere.
... Michele concluse, come altre volte, col ritrovarsi a rimuginare da solo ... non erano astrazioni gratuite le sue, non si trattava di un gioco: si trattava dell'obiettivo perché dei maggiori massacri della storia. L'eresia protestante ... eccoli qui i suoi frutti. Gli tornò in mente la paura, il timor panico addirittura che nel medio evo -nel suo medio evo- si aveva dell'eresia.
... E in effetti ecco che cosa era derivato dall'affermarsi dell'eresia: le decine e decine di milioni di morti prodotti dal comunismo e dal nazismo (nota mia: Gott mit uns ).
... Davanti a tale prospettiva, emozionato com'era, gli veniva quasi voglia di giustificare l'inquisizione.
... In fin dei conti, se con quelle poche migliaia di morti fossero davvero riusciti ad evitare tutti i milioni di oggi, quasi quasi ...
... Risolse che, certo, l'inquisizione andava condannata e senza scampo, ma a una precisa condizione: che a condannarla fossero i cristiani, non gli altri.

 

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  postato il 19/08/2010 alle 07:49
Togliatti, uomo della Provvidenza

da "Il cavallo Rosso" di Eugenio Corti, pag. 1089 e seguenti

Quella sera a Milano l'onorevole Togliatti era rientrato nel suo albergo molto tardi
... il capo, (nel senso più propio del termine: cioè la testa che unica decideva per l'intero corpo) del P.C.I. rifletteva in solitudine
... da quand'era rimpatriato dalla Russia lui andava ripetendo a tutti ... che il partito doveva attenersi alle regole democratiche ... (ma) nessuno o quasi, a cominciare dai suoi, gli credeva.
Certo i suoi fingevano di credergli ... Alcuni di questi non riuscivano a trattenersi, e ogni pochi giorni ammazzavano qualcuno; in Emilia per esempio ogni pochi giorni ammazavano qualche prete, e, se per caso la polizia li acciuffava, avevano il coraggio d'atteggiarsi a benemeriti del partito, gli incoscienti! ... Solo perché hanno davanti i guai in cui si dibattono i compagni greci, è solo questo che li imbriglia un po'. Non immaginano che c'è dell'altro, ben altro. E' che non hanno visto niente, non sospettano di niente. Lui sì che aveva visto e sapeva, lui e i pochi altri sopravvissuti alle terribili "repressioni" esercitate in Russia sui comunisti d'ogni nazionalità. Togliatti non riusciva ancora a spiegare a sé stesso ciò ch'era accaduto: ...quegli sterminati massacri di compagni fedeli. Le carneficine ... ("del resto non sono mai cessate del tutto") sarebbero presto ricominciate su grande scala. (segue)

 

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  postato il 20/08/2010 alle 09:01
Togliatti, uomo della Provvidenza (II)

da "Il cavallo Rosso" di Eugenio Corti, pag. 1089 e seguenti


C'erano troppi sintomi premonitori. Riandò col pensiero ai terribili anni trascorsi a Mosca, agli incubi di ogni notte in quel nefando albergo Lux, dove con lui erano ospitati tanti altri dirigenti antifascisti, italiani e no. La polizia vi faceva sistematicamente le sue retate notturne: prendeva un compagno indifeso e se lo portava via per sottoporlo a barbare torture o per ucciderlo subito. Dopo (ogni) prelevamento, al mattino, egli si sentiva addosso gli ochi terrorizzati dei superstiti, quasi fosse in suo potere fare qualcosa, mentr'era lui stesso indicibilmente angosciato per la propria sorte.
... Quanto ai non comunisti o, peggio, agli avversari del sistema, quelli non lo interessavano: certo anche di loro in Russia n'era stato ucciso un numero inconcepibile, addirittura decine di milioni, però questo fatto non lo toccava. A loro riguardo valeva sempre, per lui, la famosa argomentazione di Lenin, che cioè il comunismo aveva programmato d'essere unanitario coi propri avversari e, se non aveva potuto esserlo, ciò era dipeso unicamente da loro, dalle vittime.
Ai tempi dell'albergo Lux a lui interessava soprattutto la sopravvivenza dei suoi: dei trecento, o giù di lì, compagni italiani, che per sottrarsi alle persecuzioni fasciste s'erano rifugiati in Russia; ...ebbene di quelli la polizia ne aveva soprressi in pochi anni non meno di duecento.
A ripensarci era davvero incredibile! Costa per cominciare e Bruno Rossi, e Manservigi di Ferrara, uomo tra i più intelligenti. E il milanese Gorelli e quell'antifascista strenuo, Vincenzo Baccala e ...

 

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  postato il 21/08/2010 alle 09:24
Togliatti, uomo della Provvidenza (III)

da "Il cavallo Rosso" di Eugenio Corti, pag. 1089 e seguenti


Questa realtà però stava davanti a lui, capo del P.C.I. "Dovevo sorridere come un servo, fare la faccia disinvolta perché Stalin non fermasse gli occhi anche su me." .. Per stornare la mannaia dai suoi, egli si era trovato nella dura necessità d'essere spietato verso gli altri, specialmente verso quei poveri dirigenti polacchi, la cui eliminazione gli era stato chiesto d'avallare con impegno. .. Come corrispettivo gli era riuscito di strappare alla morte qualcuno, tra cui, suo cognato Paolo Robotti. (nota mia, L'8 marzo 1938 fu arrestato con l'accusa di attività provocatoria e di spionaggio e imprigionato nel carcere Taganka di Mosca, dove rimase fino al 4 settembre 1939, venendo sottoposto a estenuanti interrogatori e torture.)
"Paolo l'ho tolto di mano ai cechisti che aveva ormai la colonna vertebrale rovinata ..." Questo episodio aveva finito col costituire il principio della sua rottura con la moglie Rita, in quanto l'aspetto incessantemente preoccupato e angosciato della donna gliene aveva un po' alla volta resa la presenza insopportabile.
... Quanto a Paolo, poveraccio, non s'era lamentato, non aveva fatto domande, da vero comunista si era subito applicato con grande zelo al nuovo compito assegnatogli: la campagna d'indottrinamento dei militari prigionieri. In tal modo lui, Togliatti, non era stato poi costretto a interdirgli il ritorno in patria, come ci aveva lasciato Armando Cocchi.
... Certo non si meravigliava più che il compagno Stalin se la prendesse con ogni individuo componente una società come quella sovietica, che ancora non si decideva a trasformarsi in socialista. Però come ogni cosa era lontana dalle attese della sua giovinezza, quando lui e i suoi compagni di studi, in particolare Gramsci.

 

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  postato il 22/08/2010 alle 08:05
Togliatti, uomo della Provvidenza (IV)

da "Il cavallo Rosso" di Eugenio Corti, pag. 1089 e seguenti


Già, Gramsci, il gobbetto (nota, il neretto è mio, per evidenziare un esempio preclaro di ... cristiana). Quello, mentr'era in carcere, aveva elaborato un complesso di teorie ... secondo lui il potere andava preso mediante la conquista sistematica dei gangli della comunicazione sociale e della cultura. .. In Italia ci avrebbero pensato i cattolici modernisti, aveva lasciato scritto Gramsci, a cambiare la mentalità delle masse avversarie, rendendole anzitutto sanamente atee. Storie purtroppo (rifletteva Togliatti), si vedeva bene, ormai, dove quei cattolici erano finiti sotto le nerbate di un papa ringhioso come questo ... (nota mia, e non conosceva, il Nostro, quei due "stranieri" )
Beh basta; Togliatti guardò l'orologio: Ricapitoliamo: presto sarebbero ricominciati gli eccidi di comunisti a tutti i livelli e - lui non aveva dubbi - non si sarebbero limitati alla Russia, ma estesi a tutte le società dell'est. .. Alcuni dei capi attuali erano suoi amici personali fin dal tempo dell'albergo Lux ("Attento, devo tenermi pronto a sconfessarli ...") "Data questa situazione oggettiva, noi non dobbiamo sottrarci ai controlli che derivano dalla democrazia. Per evitare che anche nel nostro partito si arrivi a mangiarci fra di noi (quel Secchia!) dobbiamo consentire che con noi coesistani gli altri partiti, i quali con la loro vigilanza, il loro chiasso, ecc, ci renderanno in pratica impossibile un tal genere di eccessi. Questa, in fondo, è democrazia intesa nel senso occidentale, cioè reazionario, e non nel nostro? Va bene: allo stato delle cose essa ci è indispensabile, punto e basta."

 

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  postato il 25/08/2010 alle 09:46
Togliatti, uomo della Provvidenza (V)

da "Il cavallo Rosso" di Eugenio Corti, pag. 1089 e seguenti


Fortuna che in Italia la situazione non era come nell'Europa orientale. Qui non c'era l'armata rossa, ma gli americani ... e se compagni, avversari e dirigenti sovietici credono che io mi camuffi da democratico, lasciamoglielo credere.
... "Il democratico occidentale 'marcio', ma con le debite precauzioni", continuò .. Per cominciare il partito deve restare, al suo interno, com'è: ferreamente organizzato e con le sue brave scelte fatte tutte dall'alto, se no in che modo lo terrei più? .. E non sarà male che si conservi anche armato, perché non venga meno la prospettiva della rivoluzione. che è quella che me lo tiene insieme e condiziona anche chi sta fuori.
... Non s'illudano però (i borghesi) noi non lavoreremo mai per loro, anzi .. basterà impedirgli, giorno dopo giorno, di correggere ogni pur piccolo difetto, fare per esempio che non possano allontanare dalle cariche pubbliche chiunque si riveli elemento nocivo o ladro. Questo ci sarà persino facile, se sapremo condurre la nostra azione sempre in nome della libertà .. finiremo addirittura per diventare i campioni della libertà.
... Fece una smorfia divertita: "Davvero splendido".

 

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  postato il 26/08/2010 alle 08:03
Togliatti, uomo della Provvidenza (VI)

da "Il cavallo Rosso" di Eugenio Corti, pag. 1089 e seguenti


[Michele]


Ragionando a freddo, si può dire che le vittime italiane non furono molte, confrontate con le ecatombi di altri paesi (come la Russia e la Germania). C'era da pensare che da noi si fosse fatto sentire in modo massiccio il peso di tutti i nostri santi, dall'interminabile splendida schiera che va da Francesco, Tomaso, Caterina fino ai più recenti Don Bosco, Don Orione, figlio d'uno scalpellino, e al vivente padre Pio.
... Vent'anni fa, dopo l'altra guerra, l'insurrezione rossa in Italia si è potuta evitare, ce la faremo anche adesso?

[L'autore]

... A distanza di anni possiamo presumere che il meccanismo salvifico della "società dei santi" (nota mia, probabilmente una s.p.a. ) stesse in quel tempo esplicando la sua azione. Possiamo presumere che il nuovo grande bagno di sangue non abbia vuto luogo perché i meriti hanno pesato più dei demeriti nella società italina di allora.
Siamo, è chiaro, nel campo delle intuizioni, ... ma noi riteniamo che tutto ciò si sia verificato attraverso le scelte e l'azione - in sé tutt'altro che santa, ma risultata poi, nei disegni della Provvidenza salvifica - del segratario del partito comunista Togliatti , il quale in quei giorni era senza dubbio assai lontano dal rendersene conto.

In conclusione Togliatti, *uomo della Provvidenza*, allo stesso modo di Mussolini prima di lui? E' quel che pensiamo.


Nota mia, ma qualcuno ha mai pensato a che cosa può portare la fede in un dio personale?

 

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  postato il 27/08/2010 alle 07:02
Gran finale

da "Il cavallo Rosso" di Eugenio Corti, pag. 1270 e seguenti

La cosa appare ancor più inverosimile se, come credo, il Corti descrive il fatto vero della morte della moglie.

...Gli unici ad essere in guardia mentre si avvicinava il momento della morte di Alma, erano i due *angeli custodi*; quello gagliardo di Michele (nota mia, lui, il marito) e il suo, l'angelo cortese che Dio le aveva messo accanto prima che lei nascesse, quand'era ancora nel grembo della madre, a custodirla fin da allora (nota mia, ecco risulta, una volta per tutte, la questione del sesso degli angeli ). Furono i due angeli a ispirare alla donna una preghiera che essa - quasi intuendo l'origine della sollecitazione - rivolse appunto a loro: "Angeli di Dio che siete i nostri custodi ..."
... Alma tentava con tutte le forze di dominare il volante, ma invano. .. Sulla sua anima, come due falchi, piombarono ad ali chiuse i due angeli, pronti all'ultima difesa contro eventuali insidie all'ingresso nel mondo degli spiriti. Ma non ci furono insidie. .. Gli angeli - splendide creature a mezzo tra raggi di luce e soldati - diedero il benvenuto ad Alma ... intanto intorno a lei cominciavano a configurarsi altre presenze spirituali ... ed uno era una donna di incomparabile bellezza: Marietta. ... Era proprio Marietta "delle spole" che tante volte aveva accompagnato Alma infante in chiesa ... non aveva più i capelli repulsivi, né la faccia gialla, né le gambe storte (nota mia, a differenza di Gramsci che era rimasto gobbetto :mad, aveva invece ancora -seppure non fatti di materia - i begli occhi neri d'agnello.
... "Nessuno, a pensarci bene, era più degno di te del paradiso" mormorò estatica Alma". Oh, se è per questo siamo qui in tanti, in tanti, perché non uno di quelli per cui Cristo è morto si perde, Alma cara, non uno. Vedrai Giustina e Stefano e il loro padre, vedrai il Foresto (nota, il comunista del posto, convertitosi in punto di morte) e anche il Praga che, grazie alle preghiere instancabili di Don Mario, il demonio non è riuscito a soggiogare sino alla fine. (nota, costui nel romanzo, rappresentava il peggio del peggio, in quanto era stato torturatore fascista nel ventennio e comunista assassino dopo , quindi siamo sicuri che anche Stalin ed Hitler erano nei paraggi ).
A questo punto, l'angelo di Michele fece un gesto circolare di saluto: "Beh, devo tornar giù" disse con un mezzo sospiro, "il mio posto è ancora là", e schiuse le ali per lanciarsi nel tragico mondo degli uomini. FINE



 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 27/08/2010 alle 11:49
60 anni fa moriva Cesare Pavese....

"Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante,
nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad
aspettarti" (Pavese, "La luna e i falò", Cap. 1)

 
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