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Andy Schleck all’Eroica 2009: ode alla passione pura per il ciclismo.
claudiodance - 08/03/2009 alle 18:17

Ciao cari, dopo molto tempo torno ad aprire una discussione sul forum di cicloweb. A stimolarmi la partecipazione del giovane Andy Schleck nella gara conclusasi a piazza del campo. La corsa, lo sapete tutti, l’ha vinta un altro. Andy non è andato oltre un buon ottavo posto, ma la qualità della sua partecipazione rappresenta un fatto nuovo nel ciclismo agonistico di questi ultimi anni. Un fatto che apre una finestra di aria fresca, di aria appassionata e pura, di aria ingenua, chiara e amorosa, per chi come me, da sempre interpreta lo sport agonistico come viaggio nella dimensione “eroica” dell’esperienza umana. Mi spiego meglio. Andy Schleck è uno dei migliori talenti giovani del panorama mondiale. Poco vincente, vanta già alcun risultati di rilevo dei GT e alcune gare da assoluto protagonista in corse classiche. Nel 2009 ha dominato le fasi decisive di LBL e gara olimpica Pechinese, perdendo i confronti per eccesso di generosità, inesperienza e una tenebrosa propensione al piazzamento che spero si tramuti presto in attitudine più vincente. Insomma, Andy è chiaramente un corridore da Gt e da classiche molto dure. Lo vedremo spesso, in futuro, rivaleggiare con Contador per le maglie gialla e rosa e lo vedremo randellare Cunego, Valverde e Riccò sulle salite di liegi e Lombardia al fine di toglierseli dalle ruote prima di volate dal risultato scontato. Accennerò solo di sfuggita all’eleganza del gesto di questo campioncino, solo perché non è argomento d discussione, ma lo sapete tutti, si tratta di un purosangue fra i ronzini. Ieri Andy ha partecipato all’Eroica. Una gara al limite dell’assurdo storico. Strade sterrate, strappi sconnessi, pericoli ad ogni discesa. E vabbè, si dirà, c’era un buco da coprire nel team di Rijs. No, non è stata una partecipazione in filigrana. Il ragazzo ha combattuto all’arma bianca con chi voleva vincere. Ha spallato per chilometri gente dedita a questo tipo di gare, ha dardeggiato con specialisti e velocisti, con passistoni e over 70 kg. I suoi avambracci da dodicenne hanno sopportato le vibrazioni del manubrio, la sua linea pura si è consumata nella polvere dell’agone toscano. Ma perché? Perché un corridore il cui primo appuntamento giunge fra un mese e mezzo (la Liegi) si è speso con generosità in questa corsa di secondo piano? Perché ha assunto rischi che i colleghi più pagati stentano a sfiorare (Valverde e Cunego alla Sanremo 08). Perché, nell’era della iper specializzazione, un corridore del team di Rijs (vate della programmazione e del controllo totale) ha trovato soddisfacente combattere senza quartiere per un risultato di basso prestigio per chi, come lui, pare destinato a traguardi di altra caratura? La risposta è probabilmente nella dichiarazione rilasciata all’arrivo “…mi è piaciuto correre da protagonista questa gara così magnetica….”. Stamattina, vestito da corridore, mi apprestavo al mio piccolo allenamento della domenica e indugiavo con un caffè e la gazzetta in una pasticceria di Mantova ed ecco le parole virgolettate di Andy (che spero di aver riportato correttamente). Mi si è riaperto un mondo. Un mondo in cui i corridori professionisti sono ancora degli appassionati del proprio sport. Un mondo in cui un venticinquenne trova libidinoso arrembare le colline senesi lasciandosi scorrere sulla pelle un non so che di epico. La voglia di Andy è profonda e radicata. È la voglia di dare una dimensione eroica, unica, umana, drammatica e sensuale al tempo stesso, al suo gareggiare. È la voglia di chi ama, ama, ama e ama ancora correre in bicicletta. La voglia tremenda che ti scotta gli occhi e ingarbuglia la pancia quando stai al via di una corsa, la voglia matta di un alpinista di fronte alla propria parete che gli fa dire: “Ora, ora sono pronto. Devo andare!” Andy Schleck ha compiuto un miracolo romantico sulle strade del Chianti. Ha recuperato la passione del ciclismo come nocciolo della questione. Ha tolto significato al moderno “corro perché mi diverto” , arricchendo di significati profondi, umani, ancestrali, la banalizzazione dell’esperienza contenuta nel concetto di “fun”. Adesso lo so. Andy Schleck corre perché vuole sentirsi un eroe. Nel mondo senza conflitti, ideologie, rivoluzioni e reali pericoli di questo inizio millennio, c’è ancora qualcuno che recupera il primordiale valore umane della lotta, dello scontro e della vittoria sulle avversità di un mondo ostile. Non gli basta vincere, non gli basta guadagnare, non gli basta la stima dei colleghi. Il biondino ha un mondo interiore da appagare e, fortunello, la natura lo ha dotato di gambe e cuore per appagarlo. Tempo fa confidavo a Guido un argomento di possibile interesse per il forum. L’argomento era più o meno questo: “Mi piacerebbe vedere campioni che, per amore dell’esperienza ciclismo, per una volta disdegnassero programmazioni e tabelle. Che ne so, un Cunego che partecipa a una P. Roubaix, un Basso che si allinea a una Ronde, un Boonen che prova un Lombardia. Mi piacerebbe che uno di questi campioni sentisse l’esigenza di partecipare almeno una volta a queste grandi gare inadatte ai loro mezzi. Me li renderebbe molto simpatici…” . Poi per non avevo mai trovato la voglia di mettere giù quattro righe. Adesso l’Eroica di Andy ha dato la stura. Questa è un ode al coraggio e alla passione. È un’ode al sentimento contro il calcolo. È un’ ode alla tradizione del ciclismo all-round che si rinnova nella modernità di un ragazzino imbevuto di talento e amore. Ecco, troppo spesso i talentuosi vengono imbrigliati nelle reti di programmatori che “per il loro bene” li indirizzano verso stagioni senza pathos né cuore. Il talento da preservare e proteggere dal sentimento. Ecco la cazz.ata piramidale (beh, una delle) che ci portiamo appresso negli ultimi 20 anni di ciclismo. Cito un episodio che l’amico Guido (sempre lui!) mi ha recentemente rivelato. Bernard Hinault odiava la Parigi Roubaix. I giornalisti e i tifosi gli rompevano i cosiddetti ogni momento per la gara delle pietre e lui, per pura combattività dell’animo, corse la gara, che definiva infame, fino a vincerla indossando la maglia iridata. Sul palco del velodromo di Roubaix disse che: “…adesso che l’ho vinta, posso finalmente smettere di partecipare…”. L’anno successivo arrivò ottavo…. Ciao cari, viva le corse. Viva lo spirito delle corse. claudio


Subsonico - 08/03/2009 alle 19:26

Caro Claudio, a inizio stagione ho detto che Riis puntava ad Andy per le corse di un giorno, forse per esperimento chissà, forse perchè non si fida della tenuta di Andy. O forse perchè ha intuito che il piccolo Schleck è un ragazzo che quando non ha niente da perdere, dà tutto: questo spiegherebbe la sua attitudine ad attacare su ogni percorso, che però (fino ad ora) nei 2 gt ai quali ha partecipato non si è vista. Son pronto a scommettere che, per quanto non gli sia congeniale, Andy attaccherà anche alla Sanremo. Specialmente a questa sanremo, così poco adatta ai velocisti.


Carrefour de l arbre - 08/03/2009 alle 19:37

Oddio, Claudio, non è che abbia preso in testa l'arenberg sotto il diluvio, Andy ha partecipato all'Eroica, che della rubè è lo scimmiottamento light e che serve ad un regione per promuovere il turismo verso quelle splendide terre. Francamente, visto che è in fase di preparazione dei suoi obiettivi stagionali, ha partecipato per fare la gamba e già che c'era c'ha provato, considerato, appunto, l'indole generosa che gli è propria. Anche perchè dire che ha partecipato perchè è una corsa magnetica è un'arma a doppio taglio: cos'abbia di magnetico, al di fuori dei panorami, proprio non saprei. Una CM è magnetica per la storia la accompagna, una corsa di nemmeno 200 chilometri nata più per fini promozionali che per altro direi di no.


claudiodance - 08/03/2009 alle 20:32

[quote][i]Originariamente inviato da Subsonico [/i] Caro Claudio, a inizio stagione ho detto che Riis puntava ad Andy per le corse di un giorno, forse per esperimento chissà, forse perchè non si fida della tenuta di Andy. O forse perchè ha intuito che il piccolo Schleck è un ragazzo che quando non ha niente da perdere, dà tutto: questo spiegherebbe la sua attitudine ad attacare su ogni percorso, che però (fino ad ora) nei 2 gt ai quali ha partecipato non si è vista. Son pronto a scommettere che, per quanto non gli sia congeniale, Andy attaccherà anche alla Sanremo. Specialmente a questa sanremo, così poco adatta ai velocisti. [/quote] Ciao Sub, spero proprio che Andy corra la Sanremo e che attacchi, come dici tu. E spero proprio che abbia ampia autonomia di azione nelle gare classiche. Che dia il meglio nelle situazioni critiche è la conferma di quanto sostengo sopra.


claudiodance - 08/03/2009 alle 20:36

[quote][i]Originariamente inviato da Carrefour de l arbre [/i] Oddio, Claudio, non è che abbia preso in testa l'arenberg sotto il diluvio, Andy ha partecipato all'Eroica, che della rubè è lo scimmiottamento light e che serve ad un regione per promuovere il turismo verso quelle splendide terre. Francamente, visto che è in fase di preparazione dei suoi obiettivi stagionali, ha partecipato per fare la gamba e già che c'era c'ha provato, considerato, appunto, l'indole generosa che gli è propria. Anche perchè dire che ha partecipato perchè è una corsa magnetica è un'arma a doppio taglio: cos'abbia di magnetico, al di fuori dei panorami, proprio non saprei. Una CM è magnetica per la storia la accompagna, una corsa di nemmeno 200 chilometri nata più per fini promozionali che per altro direi di no. [/quote] Evidentemente la gara gli avrà trasmesso sensazioni di grande appagamento. Non riflessioni a priori tipo "questa è una gara piena di storia, con un grande palmares etc..", ma molto più di pelle, istintive. Considero poi superflue, nell'universo percettivo di un corridore, le considerazioni sull'evento Eroica come promozione turistica etc. Mi permetto inoltre di far notare, che ogni gara classica è nata in origine come prommozione di qualcosa..


Donchisciotte - 08/03/2009 alle 20:52

Per una volta sono d'accordo con Claudiodance, mi piace pensare che dietro questa partecipazione ci sia lo spirito di cui parla claudiodance. Una speigazione che ci dice che nel ciclista ci sia, alla base, la passione travolgente per l’agonismo all’arma bianca, il senso eroico, epico, romantico del mestiere. Cose che poi vengono sedate, soffocate da preparatori, programmatori, cardiofrequenzimetri. Non è questo il ciclismo che può salvare se stesso, che può creare passione,che può spingere gli appassionati a non vedere sempre, dietro ogni impresa, dietro ogni gesto atletico l’ombra del doping ( come, purtroppo, solo i tifosi di ciclismo sono ormai abituati a fare?). A capire che c’è sempre qualcosa di più profondo in un ciclista? Una possibilità che viene da un ciclista professionista giovane, di talento, che, però,corre nella squadra di Rijs, col fratello sospettato ecc.E in questo c’è una possibile salvezza del ciclismo dallo scandalo continuo, dalla disaffezione della gente e dall’insipienza dei dirigenti intenti solo a giocare con il potere e con il denaro. E questa visione epica, eroica del ciclismo è, ovviamente, quella di un ciclista a me molto caro, che solo in uno sport incapace di tutelarsi come il ciclismo poteva diventare simbolo negativo. Immagino cosa sarebbe successo se una performance come quella di oggi della Pellegrini l'avesse fatta un ciclista. ( Invece saluo il record della Pellegrini con gioia, la sento vicina dopo aver letto ieri delle sue crisi di panico). Solo una cosa su Hinault, da vecchia tifosa del bretone: lui odiava la Roubaix perché odiava l'esibizione della sofferenza e il sadismo guardone del tifoso, gli girarono le scatole perché pensava che dicesse così perché non poteva vincerla e la vinse, ovviamente. Ma Hinault fu un grande programmatore, programmatore di impegni, di giorni di corsa in un anno, persino del suo ritiro: anni prima annunciò che si sarebbe ritirato a 32 anni. E fu puntuale, come sempre.


Salvatore77 - 08/03/2009 alle 20:57

Fino a qualche anno fa era consuetudine che chi era in grado di primeggiare in classifica generale nei grandi giri, partecipava a Fiandre e Roubaix. Senza andare tanto lontano, dire Bugno che ha vinto il Fiandre, anche Chiappucci, Lemond, Hinault correvano queste corse. Quindi che il piccolo Andy faccia l'eroica (che il primo anno è stata vinta da Kolobnev che non è proprio un passistone) non significa molto. Rijs può dire quello che vuole, Andy è fatto per le gare a tappe ma se punta anche alle gare in linea credo che si riferisca alle ardenne e magari al Lombardia e al Mondiale.


Frejus - 08/03/2009 alle 22:29

Concordo con Claudio. Giusto dare un significato positivo alle parole ed alle gesta del Lussemburghese. Credo che il ciclismo sarebbe più spettacolare se lasciato "libero" di essere interpretato dai corridori e meno gestito da tabelle e programmazioni varie. Noto una vena polemica sul valore/significato che può avre l'Eroica. Mi chiedo perchè si deve andare sempre a cercare questo tipo di situazione? Cos'è che ci spinge ad essere critici nei confronti di tutto e tutti? E' forse sintomo di intelligenza il trovare perennemente qualcosa che non va in ogni contesto? Io credo che sia una bellissima corsa, che valorizza ancor più un territorio già noto come il Chianti, che possa diventare un'appuntamento fisso della stagione ciclistica e perchè no, sia fonte di guadagno e "gloria" per coloro che con immensa fatica la vinceranno. Tutte le altre considerazioni, per gli amanti del ciclismo, sono out. Cosa vogliamo, che la Monte dei Paschi cambi idea ed invece che sponsorizzare un po' il ciclismo investa solo nel dio calcio?


sceriffo - 08/03/2009 alle 22:51

100% con Carrefour A meno che , come disse Algelin, l'Eroica non sia davvero metà Fiandre e metà Roubaix. Francesi e belgi si stanno sbellicando ancora adesso, ed anch'io, in vero


Subsonico - 08/03/2009 alle 23:04

[quote][i]Originariamente inviato da sceriffo [/i] 100% con Carrefour A meno che , come disse Algelin, l'Eroica non sia davvero metà Fiandre e metà Roubaix. Francesi e belgi si stanno sbellicando ancora adesso, ed anch'io, in vero [/quote] Non trovo scandaloso che l'Eroica diventi una corsa importante, quanto che non esista più una corsa di livello internazionale nella culla del ciclismo, la Toscana.


claudiodance - 08/03/2009 alle 23:13

[quote][i]Originariamente inviato da Donchisciotte [/i] ... nel ciclista ci sia, alla base, la passione travolgente per l’agonismo all’arma bianca, il senso eroico, epico, romantico del mestiere. [/quote] Sì, credo che sia simile anche per altri sport (da ragazzo, ogni partita di calcio era una specie di disfida di Barletta che io, stopper, ingaggiavo con il centravanti avversario), ma qua si parla di bicicletta. Ad aggiungere peso al ciclismo, in questa percezione del fatto agonistico profondamente emotiva, alcuni caratteri: la fatica come elemento fondante, il rapporto con il territorio, il paesaggio, la strada, come scenari ideali di scontro, quasi teatri di battaglie campali; l'esposizione alle intemperie; il pericolo della specialità ciclismo, che unisce grande fatica a momenti (lo sprint, la discesa, le cadute in gruppo) di reale "prossimità alla morte" (cosa che non accade per altri sport di endurance come la maratona, o lo sci di fondo). Insomma il ciclista ha una gamma completa di emozioni da eroe epico. Un eroe epico vuole la battaglia, sempre. [quote] Solo una cosa su Hinault, da vecchia tifosa del bretone: lui odiava la Roubaix perché odiava l'esibizione della sofferenza e il sadismo guardone del tifoso, gli girarono le scatole perché pensava che dicesse così perché non poteva vincerla e la vinse, ovviamente. Ma Hinault fu un grande programmatore, programmatore di impegni, di giorni di corsa in un anno, persino del suo ritiro: anni prima annunciò che si sarebbe ritirato a 32 anni. E fu puntuale, come sempre. [/quote] Ok, programmava è vero, ma una volta in gara era furore e passione. Ricordo una Liegi corsa sotto il diluvio, in cui travolse tutti gli avversari e, già solo al comando da molti chilometri e con grande vantaggio, continuava a macinare il rapporto per infliggere distacchi sempre maggiori agli avversari. Incurante dei consigli di Guimard, che lo invitava a rallentare. Ma quella era esaltazione, era trance agonistica era estetica del gesto eroico.


Monsieur 40% - 09/03/2009 alle 03:37

A parte che l'Eroica di quest'anno è stata molto diversa da quella dei due anni precedenti: se prima poteva essere considerata una simil-Roubaix, quella di quest'anno m'è parsa di più un simil-Fiandre, con un finale simil-Freccia (anche come chilometraggio). Dicevo, a parte questo, anch'io sono rimasto sorpreso dall'atteggiamento di Andy in gara: non per fare chilometri, o per fare il favore al team manager come assicurazione sul gettone di presenza (senza Cancellara, serviva il nome), ma con una lotta in prima persona che poteva anche portare ad un risultato migliore, se quei 4 lì davanti avessero collaborato di più (Bennati troppo individualista sugli strappi, Visconti col freno a mano troppo tirato per paura del toscano). Speriamo possa essere un vero segnale, e speriamo anche che venga recepito: a parte le noie col CONI di quest'anno, un Valverde deve essere al via della Milano-Sanremo (e pure di un Fiandre, dico io), così come deve esserci - perché no? ad entrambe! - pure Cunego. Per due così, capirei "evitare" la Roubaix (come per un velocista puro eviterei la Liegi e il Lombardia; ma già il Petacchi dell'epoca Fassa che salta le classiche del Nord è da censurare), ma "proibirsi" la partecipazione a corse così ricche di storia, così ricche di agonismo già al solo snocciolare i nomi dei capi, o dei muri, o delle cotes che le caratterizzano è - letteralmente - da ignoranti del pedale, per quanto si possa essere al contempo campioni.

 

[Modificato il 09/03/2009 alle 03:40 by Monsieur 40%]


Abruzzese - 09/03/2009 alle 04:26

Ottima discussione questa.Personalmente ho avuto occasione purtroppo di vedere solo gli ultimi km della gara su youtube e quindi non sono riuscito a vedere nulla dei passaggi sui tratti sterrati,però nell'andare a leggere l'ordine d'arrivo il vedere gente come Andy Schleck finire davanti mi ha sorpreso positivamente.Anche a me è rivenuto subito in mente il Bernard Hinault che pur detestandola partecipa e vince alla Roubaix,per cui nel nostro piccolo quando si assiste a certe performance non si può non ripensare a tempi in cui si correva veramente da febbraio a ottobre e senza stare a fare troppi problemi sul basare tutta la preparazione sul Tour de France o cose varie.Sicuramente onore anche al vincitore Lokvist,di cui pure si parlava in prospettiva grandi giri,anche se non nascondo un pizzico di delusione nelle dichiarazioni dello svedese che dice in sostanza "dalle classiche del Belgio sto alla larga",pur essendo riuscito a primeggiare in quest'Eroica.Eh si,del resto sarebbe bello vedere alcuni provare anche solo per una volta,poi ognuno è libero di fare come meglio crede.


Carrefour de l arbre - 09/03/2009 alle 21:42

[quote][i]Originariamente inviato da Subsonico [/i] [quote][i]Originariamente inviato da sceriffo [/i] 100% con Carrefour A meno che , come disse Algelin, l'Eroica non sia davvero metà Fiandre e metà Roubaix. Francesi e belgi si stanno sbellicando ancora adesso, ed anch'io, in vero [/quote] Non trovo scandaloso che l'Eroica diventi una corsa importante, quanto che non esista più una corsa di livello internazionale nella culla del ciclismo, la Toscana. [/quote] Certo, per carità. Però il ciclismo di oggi si fa su strade asfaltate, per cui non c'era alcun motivo di andare a stanare strade bianche per fare una corsa, perlomeno non professionistica (il concetto che stava alla base dell'eroica per cicloamatori invece era bellissimo). Insomma, se la Toscana voleva promuovere la propria terra tramite una corsa ciclistica, ha scelto il peggiore dei modi: fotocopiare ciò che è inimitabile


Subsonico - 09/03/2009 alle 21:47

Guarda, io sono di questo parere: se non non c'è rischio per i corridori e c'è spettacolo, se po' fà. Per me in breve tempo diventerà importante quanto la het volk (e non perchè sia come l'het volk, anzi, ne passa..) e magari ce la faranno vedere pure in diretta. ....e se si scrolla di dosso luoghi comuni su somiglianze ad altre corse, tanto meglio..


Carrefour de l arbre - 09/03/2009 alle 22:16

[quote][i]Originariamente inviato da Subsonico [/i] ....e se si scrolla di dosso luoghi comuni su somiglianze ad altre corse, tanto meglio.. [/quote] lo spero anch'io, più che altro per non essere blasfemi....:D


Subsonico - 09/03/2009 alle 22:22

[quote][i]Originariamente inviato da Carrefour de l arbre [/i] [quote][i]Originariamente inviato da Subsonico [/i] ....e se si scrolla di dosso luoghi comuni su somiglianze ad altre corse, tanto meglio.. [/quote] lo spero anch'io, più che altro per non essere blasfemi....:D [/quote] Da quand è che sei diventato così ossequioso?? :D


Carrefour de l arbre - 10/03/2009 alle 21:12

[quote][i]Originariamente inviato da Subsonico [/i] [quote][i]Originariamente inviato da Carrefour de l arbre [/i] [quote][i]Originariamente inviato da Subsonico [/i] ....e se si scrolla di dosso luoghi comuni su somiglianze ad altre corse, tanto meglio.. [/quote] lo spero anch'io, più che altro per non essere blasfemi....:D [/quote] Da quand è che sei diventato così ossequioso?? :D [/quote] sempre stato devoto alla "settimana santa"..... :cool:


claudiodance - 10/03/2009 alle 21:30

[quote][i] Originariamente inviato da Monsieur 40%[/i] …un Valverde deve essere al via della Milano-Sanremo (e pure di un Fiandre, dico io), così come deve esserci - perché no? ad entrambe! - pure Cunego. Per due così, capirei "evitare" la Roubaix (come per un velocista puro eviterei la Liegi e il Lombardia. [/quote] Ciao Mario. Dici bene, Cunego e Valverde potrebbero partecipare alla Ronde e provare cosa significa galleggiare nei ventagli, mangiare l’erba sul ciglio di una stradina di tre metri, col vento di traverso e 30 fiamminghi indemoniati che menano a 50 all’ora. Azzardo a dire che Valverde potrebbe anche essere competitivo in una Ronde con un meteo molto mite. Ed è vero, un Petacchi che ha disertato per anni le gare del nord, preferendo, meschino, vincere 9 tappe al giro, invece di una possibilità (seppur remota, remotissima) di podio alla Roubaix, rappresenta un peccato grave. Insomma, veri assurdi tecnici, legati a doveri di sponsor, opportunismi, banalizzazione del mestiere etc. Ma il mio intento era un poco diverso. Pensavo non solo all’arricchimento qualitativo dei calendari di certi campioni che si fossilizzano su due/tre appuntamenti profilati esattamente sulle proprie idoneità tecniche e che, perciò, rinunciano a possibilità di esplorare i limiti delle loro capacità. Ma anche al fatto che mi piacerebbe che questi campioni, per una volta nella loro carriera, decidessero di “provare l’esperienza” di una gara completamente fuori dalle loro possibilità. L’esempio di Cunego alla Roubaix è calzante: è banale sottolineare come questo atleta non possa mai sperare di ottenere un risultato di rilievo nella corsa del pavè. È altrettanto scontato come una gara del genere esponga a rischi di diverso genere (cadute, ma anche affaticamento eccessivo in vista delle gare delle Ardenne) che nessun team manager vorrebbe per il proprio atleta. Ebbene, se fra qualche stagione Damiano (o Schleck, o Contador, o chi volete voi…) andasse da Saronni a dirgli: “Beppe, sai che c’è? Voglio partecipare alla Parigi-Roubaix. Perché? Perchè se finissi la carriera senza mai averla provata mi sentirei un pirla! Riservami un posto in squadra, so che non te ne torna niente in tasca, probabilmente al secondo settore di pavè verrò scaraventato in un campo di ortaggi e quasi sicuramente non riuscirò nemmeno a finirla. Ma ascoltami, non farò preparazione specifica, prenderò meno rischi possibili. Voglio solo provare, infangarmi fino alle gengive e conservare quel ricordo! Lo desidero capisci? Ne ho voglia e siccome penso di meritarlo te lo chiedo.” ecco, ne sarei felice. Mi sembrerebbe un passo avanti. Perciò non parlavo di calendari ripetibili ogni anno (in cui il tuo “eviterei la Roubaix” diventa del tutto coerente) ma di eventi eccezionali, da una o due volte nella carriera. Andy si è trovato in una gara teoricamente non adatta a lui e ha tirato fuori il cuore e le unghie. Una cosa magnifica che riscalda gli animi di tutti. Sarebbe auspicabile che altri sentissero questo tipo di “voglie”. Per fare un esempio “mostre”; il ritorno di Armstrong, fra mille dubbi e perplessità (anche miei, del tutto), ha anche un aspetto positivo: torna per dare un carattere alla sua stagione dal segno opposto a quelli dei suoi sette Tour de France. L’uomo che programmò ossessivamente stagioni imperniate su una sola gara di tre settimane, ritorna per un calendario che comprenderà anche Sanremo (gara distantissima dai suoi skill) e Giro d’Italia. La rinascita del ciclismo passerà anche attraverso questo riappropriarsi di una passione? Questi atleti discussi, controllati anche nel privato, riusciranno a dare una diversa immagine di se attraverso un ritorno agli slanci più sinceri? Io ci spero. Non è tutto, naturalmente, ma è un inizio.


antonello64 - 10/03/2009 alle 23:03

[quote][i]Originariamente inviato da claudiodance [/i] Ok, programmava è vero, ma una volta in gara era furore e passione. Ricordo una Liegi corsa sotto il diluvio, in cui travolse tutti gli avversari e, già solo al comando da molti chilometri e con grande vantaggio, continuava a macinare il rapporto per infliggere distacchi sempre maggiori agli avversari. Incurante dei consigli di Guimard, che lo invitava a rallentare. Ma quella era esaltazione, era trance agonistica era estetica del gesto eroico. [/quote] e ricordiamo anche un Lombardia vinto andando all'attacco a 100 km dal traguardo, sotto la pioggia e con Contini a ruota che non tirava un metro (e che nonostante ciò non ebbe la forza neanche di provare a fare la volata). Comunque sulla Roubaix, ho idea che se non fosse stato francese non ci sarebbe mai andato a quella corsa: così come non andò mai al Giro delle Fiandre perchè c'era il Koppenberg, che lui definiva "un sentiero per capre". Un francese però non poteva permettersi di snobbare la Roubaix: anche perchè in quegli anni il Tour de France proponeva spesso delle tappe sul pavè e quindi sarebbe autolesionistico disinteressarsi completamente di quel genere di corse.


Monsieur 40% - 11/03/2009 alle 04:07

[quote][i]Originariamente inviato da claudiodance [/i] Perciò non parlavo di calendari ripetibili ogni anno (in cui il tuo “eviterei la Roubaix” diventa del tutto coerente) ma di eventi eccezionali, da una o due volte nella carriera. Andy si è trovato in una gara teoricamente non adatta a lui e ha tirato fuori il cuore e le unghie.[/quote] Ecco, forse non ti avevo capito alla perfezione perché io sono abbastanza in disaccordo con te su questo punto. La faccio breve, per me l'Eroica 2009 era molto adatta al fenicottero lussemburghese (anche se, effettivamente, in teoria non doveva esserlo; si è dimostrata "adatta" solo durante e dopo; ma magari Riis conoscendo bene la Toscana sapeva che lo era anche in teoria). [quote]La rinascita del ciclismo passerà anche attraverso questo riappropriarsi di una passione? Questi atleti discussi, controllati anche nel privato, riusciranno a dare una diversa immagine di se attraverso un ritorno agli slanci più sinceri?[/quote] Questa è un'ottima speranza, molto spesso sottovalutata. Anche dagli stessi pro', che finché sono agli scorci delle loro carriere da dilettanti sognano Fiandre, Sanremo, tappe al Giro e quant'altro, poi una volta pro' (per un motivo o per un altro) si appiattiscono ai dettami di "santoni", preparatori e direttori sportivi e dimenticano - o accantonano, il risultato è il medesimo - quella cara e vecchia passionaccia. Recentemente ho visto - dalla fotogallery in homepage :D - Barla fare lo spettatore al Laigueglia (sulla salita, non al traguardo) ed ho sorriso pensando a questo ragazzo che per un giorno è "tornato" un "semplice" appassionato.


babeuf - 11/03/2009 alle 09:24

effettivamente la partecipazione di Schleck all'Eroica, con relativo buon piazzamento, è stata una piacevole sorpresa. per quanto riguarda il discorso specializzazione: è vero che sarebbe molto interessante vedere un Cunego o un Valverde lottare alla Roubaix, ma il problema è che questi corridori non hanno stimoli per farlo. E non è che non ci vanno perché non abbiano passione per il loro mestiere (non voglio pensare che esista un professionista che non ha passione per il suo mestiere, vista l'enorme quantità di sacrifici richiesti), è solo che sono attratti maggiormente da altre corse. Per un Di Luca ovviamente è più stimolante fare una Liegi con tutte le carte in regola per vincerla piuttosto che una Roubaix solo per arrivare al traguardo. detto ciò, si potrebbe in qualche modo intervenire per aiutare la partecipazione dei corridori a tutte le corse principali, ma qui secondo me (e quello che dico è irrealizzabile per i motivi che conosciamo) dovrebbe intervenire la federazione mondiale proponendo classifiche ben strutturate, prestigiose, che premino veramente la partecipazione ai maggiori eventi, abbandonando le buffonate dell'UCI; la cosa può funzionare, ricordo ancora Rebellin e Bettini nel 2004 lanciarsi nella volata a Tours. poi ad esempio ci si lamenta del fatto che i "big" dal 2005 snobbano le corse minori del calendario italiano: è normale, fino al 2004 prendevano punti per la classifica UCI (che un minimo di prestigio ce l'avevo), dal 2005 è svanito tutto e i corridori principali non prendono punti per niente. Questa è un'idea, poi ce ne possono essere anche altre per stimolare i grandi a cimentarsi anche in corse per le quali sono meno adatti. discorso Eroica: non condivido minimamente le critiche e le battutine: l'Eroica è una corsa spettacolare, diversa dalle altre per lo sterrato, in soli tre anni ha già raggiunto un ottimo prestigio internazionale. Se poi è nata per scopi promozionali o altro a me importa poco, quello che conta è lo spettacolo e la qualità della corsa, che a mio avviso sono ottimi. Ridicolo accostarla alla Roubaix o al Fiandre: queste due sono corse monumento insuperabili, è OVVIO che ogni tentativo di confronto non può sussistere, non se ne dovrebbe neanche parlare. Però questa corsa può crescere moltissimo, purtroppo non si può dire "speriamo che entri nella coppa del mondo" o in qualche circuito maggiore perché non esistono, quindi speriamo che riesca a brillare da sola, visto che non credo che l'Uci muoverà un dito per impegnarsi nel promuoverla.


babeuf - 11/03/2009 alle 09:28

[quote][i]Originariamente inviato da Carrefour de l arbre [/i] Insomma, se la Toscana voleva promuovere la propria terra tramite una corsa ciclistica, ha scelto il peggiore dei modi: fotocopiare ciò che è inimitabile [/quote] ma perché Fiandre e Roubaix si corrono su strade bianche? non lo sapevo


claudiodance - 11/03/2009 alle 20:46

[quote][i]Originariamente inviato da antonello64 [/i] ....anche perchè in quegli anni il Tour de France proponeva spesso delle tappe sul pavè e quindi sarebbe autolesionistico disinteressarsi completamente di quel genere di corse. [/quote] Ciao Nello, ottima citazione, è vero , c'era sempre una tappa del pavè e bisognava stare attenti a non perdere troppo. Io la trovavo una cosa splendida, il vincitore del tour doveva saper uscire vivo anche dalle pietre. Bravo! E ricordo anche l'espressione di Contini a Como, non sapeva nemmeno più di essere al mondo....:D


ProfRoubaix - 11/03/2009 alle 21:42

[quote][i]Originariamente inviato da antonello64 [/i] non andò mai al Giro delle Fiandre perchè c'era il Koppenberg, che lui definiva "un sentiero per capre". [/quote] Per la precisione: memoires du cyclisme lo segnala 11° nel 1978. Questo non cambia di una virgola il senso di quello che scrivi.


ProfRoubaix - 11/03/2009 alle 21:48

Bel thread, capitano morale. Anche al netto di un cast forse leggermente al di sotto di quello dei due anni precedenti, il piccolo Andy nel gruppo di testa era evidentemente un pesce fuor d'acqua, il cui linguaggio del corpo dava chiaramente l'idea di correre per il gusto di farlo. Condivido in pieno la tua valutazione sull'inedita stragione di Armstrong, così come l'idea che correre gare "impossibili" o comunque nuove debba fare parte del bagaglio tecnico dei veri campioni.


claudiodance - 11/03/2009 alle 23:30

[quote][i]Originariamente inviato da ProfRoubaix [/i] [quote][i]Originariamente inviato da antonello64 [/i] non andò mai al Giro delle Fiandre perchè c'era il Koppenberg, che lui definiva "un sentiero per capre". [/quote] Per la precisione: memoires du cyclisme lo segnala 11° nel 1978. Questo non cambia di una virgola il senso di quello che scrivi. [/quote] 6 1 precisino, professore!


ProfRoubaix - 11/03/2009 alle 23:32

[quote][i]Originariamente inviato da claudiodance [/i] [quote][i]Originariamente inviato da ProfRoubaix [/i] [quote][i]Originariamente inviato da antonello64 [/i] non andò mai al Giro delle Fiandre perchè c'era il Koppenberg, che lui definiva "un sentiero per capre". [/quote] Per la precisione: memoires du cyclisme lo segnala 11° nel 1978. Questo non cambia di una virgola il senso di quello che scrivi. [/quote] 6 1 precisino, professore! [/quote] Sono certo che Antonello apprezzerà! :cincin:


claudiodance - 11/03/2009 alle 23:38

[quote][i]Originariamente inviato da ProfRoubaix [/i] [quote][i]Originariamente inviato da claudiodance [/i] [quote][i]Originariamente inviato da ProfRoubaix [/i] [quote][i]Originariamente inviato da antonello64 [/i] non andò mai al Giro delle Fiandre perchè c'era il Koppenberg, che lui definiva "un sentiero per capre". [/quote] Per la precisione: memoires du cyclisme lo segnala 11° nel 1978. Questo non cambia di una virgola il senso di quello che scrivi. [/quote] 6 1 precisino, professore! [/quote] Sono certo che Antonello apprezzerà! :cincin: [/quote] ma certo, siete entrambi pazzi!


Salvatore77 - 11/03/2009 alle 23:49

L'eroica è una corsa che non mi piace. Sono tre anni che si corre e se ne parla come se fosse una classica, in realtà è ancora una corsa ibrida collocata in un periodo non particolarmente felice che fin ora brilla solo grazie ad una campagna mediatica fuori dal comune. Mi irritava già l'anno scorso quando Bulbarelli elogia la tripletta storica di Cancellara (Eroica, Tirreno e Sanremo), ogni volta che lo dice mi veniva da sorridere. Secondo me nel ciclismo moderno nessuna corsa può diventare importante da un giorno all'altro, tanto meno l'eroica. Anni fà con l'introduzione della coppa del mondo alcune corse furono inserite con forza nel calendario internazionale (Wincanton classic, Amburgo, S. Sebastian, gran premio delle americhe) e gioco forza annoveravano delle ottime starting list e avevano comunque dei privilegi e diventarono delle corse abbastanza ambite, ma l'eroica secondo me è una corsa che ne deve fare di strada. Tecnicamente può avere anche un senso ma fare dei paragoni non mi sembra il caso.


antonello64 - 12/03/2009 alle 00:29

[quote][i]Originariamente inviato da ProfRoubaix [/i] Sono certo che Antonello apprezzerà! :cincin: [/quote] Prof sei grande :cincin:


antonello64 - 12/03/2009 alle 00:35

[quote][i]Originariamente inviato da claudiodance [/i] [quote][i]Originariamente inviato da antonello64 [/i] ....anche perchè in quegli anni il Tour de France proponeva spesso delle tappe sul pavè e quindi sarebbe autolesionistico disinteressarsi completamente di quel genere di corse. [/quote] Ciao Nello, ottima citazione, è vero , c'era sempre una tappa del pavè e bisognava stare attenti a non perdere troppo. Io la trovavo una cosa splendida, il vincitore del tour doveva saper uscire vivo anche dalle pietre. Bravo! E ricordo anche l'espressione di Contini a Como, non sapeva nemmeno più di essere al mondo....:D [/quote] nel 1979 Hinault prese oltre tre minuti nella tappa di Roubaix da gente come Zoetemelk e Pollentier (due piccoletti che andavano forte sul pavè: alla faccia di chi dice che solo i marcantoni possono andar forte sulle pietre); l'anno dopo fu lui a vincere la tappa di Roubaix.


claudiodance - 15/03/2009 alle 13:29

[quote][i]Originariamente inviato da ProfRoubaix [/i Condivido in pieno la tua valutazione sull'inedita stagione di Armstrong, così come l'idea che correre gare "impossibili" o comunque nuove debba fare parte del bagaglio tecnico dei veri campioni. [/quote] grazie, probabilmente siamo in tre o quattro a pensarla così sul programma di gare di Lance. E anche sì, un campione dovrebbe avere il gusto della sfida. O almeno dell'esperienza. Immaginiamo di non essere dei brocchi schifosi, ma bensì dei fior di campioni. Dopo dieci anni di professionismo non ci verrebbe voglia di fare quella gara così difficile e diversa dalle nostre caratteristiche? Io dico di si. E dico che i TM dovrebbero aiutare i campioni a "divertirsi" nel loro percorso di carriera..sempre che questi lo vogliano fare. Spero che questa discussione possa diventare un luogo in cui segnalare e commentare eventi di questo tipo. ciao belli cla


Abajia - 26/04/2009 alle 12:43

Riprendo - con gaudio! - questo thread, dopo aver letto - finalmente! - delle belle parole stamane sulla Gazzetta. Quelle parole che noi appassionati di ciclismo vorremmo fossero pronunciate da tutti quei corridori che fanno grande questo sport. Queste le dichiarazioni di Andy Schleck: « [...] L'anno prossimo farò il Fiandre. Un giorno anche la Roubaix. Per vincerle» Questo ragazzo ha tutta la mia stima. :hippy:


MDL - 26/04/2009 alle 12:52

aveva bevuto pesante :Od:


Subsonico - 26/04/2009 alle 13:16

La Roubaix per vincerla infatti mi sembra esagerato, ma il fiandre.... Se lo farà davvero, avrà tutta la mia stima.


Laura Idril - 26/04/2009 alle 13:36

Magari ha finalmente intenzione di metter su qualche chilo :D


Subsonico - 26/04/2009 alle 13:39

[quote][i]Originariamente inviato da Laura Idril [/i] Magari ha finalmente intenzione di metter su qualche chilo :D [/quote] Allora prenderà Ullrich come preparatore!


UribeZubia - 26/04/2009 alle 16:31

E intanto oggi si è portato a casa la Liegi-Bastogne-Liegi :yes:


claudiodance - 28/04/2009 alle 22:23

Celebriamo dunque la vittoria alla Liegè anche qui. Le dichiarazioni riguardo la Ronde e la Roubaix di Andy aprono uno squarcio di felicità nella mia povera anima di sognatore. Avevo ben visto dunque: Andy l'angelico custodisce un cuore da guerriero. Per tutte una risposta data dopo la vittoria nella Doyenne: "Andy, sentivi la pressione prima di questa gara?" - "Sì, l'ho sentita... e mi fa bene!" Grazie ragazzo. Dopo la Roubaix dominata col cuore coraggioso di tom Boonene ecco la Liegi fiammeggiata dal ragazzo-eroe: Andy Schleck.


mestatore - 01/05/2009 alle 11:13

capitano caro, ti ringrazio di avere "riscoperto" l' epica ed il sogno, che sono alla base della passione di tanti. davvero , la chiave per rinascere. questo 3d fa il paio con gli "eroi son giovani e belli". temo che il sogno resterà tale, riis tenderà ad incatenare andy a stagioni "liegi+ tour" , la triste realtà di questa sport potrebbe un giorno riservarci un amaro risveglio... ma non importa, teniamolo vivo questo sogno, manteniamola la capacità di sognare e di credere nella passione. nel cuore di un ragazzo di 22 anni magari, anzi ne sono sicuro, un poco o un tanto di passione ci pulsa. anche noi sogniamo , a 50 anni suonati, di rilanciare la bici dopo il tornante, in piedi ,leggeri ma veloci oppure di divorare i rettilinei della bassa sentendole gambe girare gonfie di potenza , come locomotive , manco learco guerra ..... la realtà , aimè è diversa, ma.. sogniamo ancora di campioni all around, di corridori veri .... la realta aimè è diversa, ma .. ma non importa, claudio, 30 secondi alla settimana quella sensazione di leggerezza io la sento, quelle gambe piene.... una volta all' anno, leggendo una dichiarazione, vedendo un fenicottero stiloso salutare tutti alla liegi e andare via leggero e forte.... dai, manteniamo la nostra passione ed il nostro sogno è una necessità, passione e sogno rinascono sempre devono sono forti, sono parte di noi ciao un abbraccio mesty, tuo gregario sempre


claudiodance - 02/05/2009 alle 20:28

[quote][i]Originariamente inviato da mestatore [/i] capitano caro, ti ringrazio di avere "riscoperto" l' epica ed il sogno, che sono alla base della passione di tanti. davvero , la chiave per rinascere. questo 3d fa il paio con gli "eroi son giovani e belli". temo che il sogno resterà tale, riis tenderà ad incatenare andy a stagioni "liegi+ tour" , la triste realtà di questa sport potrebbe un giorno riservarci un amaro risveglio... ma non importa, teniamolo vivo questo sogno, manteniamola la capacità di sognare e di credere nella passione. nel cuore di un ragazzo di 22 anni magari, anzi ne sono sicuro, un poco o un tanto di passione ci pulsa. anche noi sogniamo , a 50 anni suonati, di rilanciare la bici dopo il tornante, in piedi ,leggeri ma veloci oppure di divorare i rettilinei della bassa sentendole gambe girare gonfie di potenza , come locomotive , manco learco guerra ..... la realtà , aimè è diversa, ma.. sogniamo ancora di campioni all around, di corridori veri .... la realta aimè è diversa, ma .. ma non importa, claudio, 30 secondi alla settimana quella sensazione di leggerezza io la sento, quelle gambe piene.... una volta all' anno, leggendo una dichiarazione, vedendo un fenicottero stiloso salutare tutti alla liegi e andare via leggero e forte.... dai, manteniamo la nostra passione ed il nostro sogno è una necessità, passione e sogno rinascono sempre devono sono forti, sono parte di noi ciao un abbraccio mesty, tuo gregario sempre [/quote] Gianni carissimo, è vero, abbiamo bisogno di sognare. Poi siamo persone consapevoli, si spera, e saremo in grado di non disperarci se e quando l'oggetto del sogno di turno dovesse infrangersi contro la regola della stupidità imperante. Ma insomma, io spero che Andy possa partire alla Ronde 2010, libero di fare la propria gara, libero di "diverstirsi" a giocare all'erore sulle strade che più meritano. Il ragazzo, oltre a caviglie vellutate, pare avere anche pensieri da campione e non banali, non appiattiti....cosa vuoi di più! Il duello con Riccò? Beh, aspettiamo un anno. Tutti hanno una seconda possibilità. Ciao fortissimo, un abbraccio, mi sto preparando e non aggiungo altro. Claudio


cassius - 03/05/2009 alle 19:40

Ho letto tante critiche ingenerose sull'Eroica. C'è chi dice che è un pastrocchio, chi critica il fatto che sia di 200 km e non di più (tanti discorsi belli sul doping, e poi vorremmo sempre corse lunghissime, come se il valore di una corsa si misurasse col contachilometri...) ecc. L'Eroica è una corsa durissima, andate a vedere l'ordine d'arrivo e vedrete distacchi da Roubaix. E' convulsa come l'Amstel, ha i dislivelli di una classica delle Ardenne ma richiede una buona potenza per superare i tratti sterrati. Non ha il pavè, ma mica dobbiamo flagellarci perchè nelle nostre campagne non c'è! La starting list è di tutto rispetto, trattandosi di una corsa nata 2 anni fa e che è classificata 1.1; rispetto a molte corse italiane, è più internazionale, forse per le sue caratteristiche particolari che permettono un certo risalto mediatico. Io non mi straccerei le vesti perchè una banca importante crea dal nulla una corsa così. Ormai la stagione inizia (troppo presto!!!) in Qatar, una corsa facile d'inizio stagione come il Tour Down Under è una tappa Protour (tanto valeva mettere il Giro di Malesia, più interessante); si moltiplicano corse e corsette che durano pochi anni o vengono abortite come il Tour de Sochi; si permette a tre corridori dell'Astana di fare una garetta Continental sotto mentite spoglie. Se vogliamo parlare di questioni tecniche e di sputtanamento dei valori in campo, iniziamo di qua. Forse capiremo perchè al Giro (tranne quest'annata delle vacche grasse) i grandi non vengono se non per degli "incidenti di percorso" come Contador l'anno scorso, perchè la Vuelta è stata umiliata a uno stage di preparazione del Mondiale, perchè al Giro di Lombardia ci si ritrova tra pochi intimi (italiani).


Subsonico - 16/06/2009 alle 20:00

E anche oggi Andy Schleck ne ha fatto una delle sue. In una giornata ha spazzato via le convinzioni di direttori sportivi che ci hanno scassato per 21 giorni al giro d'Italia con la manfrina che le azioni d'epoca sono impossibili, bisogna aspettare gli ultimi kilometri, eccetra, eccetra: evidentemente si sono arresi o non vedono tra le proprie fila talenti puri da troppo tempo. Oggi Andy ha dimostrato che basta essere un fuoriclasse per realizzare l'impossibile (d'accordo, erano in 7 con lui ma il riferimento era Andy), e chi crede che non lo sia è semplicemente miope. Magari lo è stato anche il direttore sportivo dell'UC Chateroux all'epoca, i quali, bontà sua, non è un essere divino e può sbagliare. Un calcio in culo anche ai tatticismi: oggi ha attaccato fino in fondo, a un certo punto poteva arrendersi (lui come tutti gli altri, bravissimi a non mollare) e invece ha sfruttato a suo vantaggio l'inevitabile bagnomaria posto in attesa dell'ultimo gpm. E tutto questo mentre in maglia gialla c'era un compagno di squadra, e Fabian Cancellara, non l'ultimo degli str.onzi! Essere grandi significa anche farsi dei nemici, e da oggi Fabian potrebbe essere tra questi. Spero vivamente che non sia così. Oggi si rivela che il male del ciclismo odierno, dopo la sverginazione del doping, è l'assenza dei campioni: grandi azioni come quella di oggi, viste più spesso, non farebbero storcere il naso a ogni stramaledetto scatto, pure qui, sul forum. Sì, io mi sono stufato a sentire in continuazione riferimenti al doping ogni qual volta un corridore mette il naso fuori dal gruppo (specialmente quello di Fedrigo): MA BASTA!! Lo volete capire o no che c'è comunque, che si pascoli come pecore o si vada in fuga a 100 km dal traguardo?


bianconiglio - 16/06/2009 alle 20:40

[quote][i]Originariamente inviato da Subsonico [/i] E anche oggi Andy Schleck ne ha fatto una delle sue. In una giornata ha spazzato via le convinzioni di direttori sportivi che ci hanno scassato per 21 giorni al giro d'Italia con la manfrina che le azioni d'epoca sono impossibili, bisogna aspettare gli ultimi kilometri, eccetra, eccetra: evidentemente si sono arresi o non vedono tra le proprie fila talenti puri da troppo tempo. Oggi Andy ha dimostrato che basta essere un fuoriclasse per realizzare l'impossibile (d'accordo, erano in 7 con lui ma il riferimento era Andy), e chi crede che non lo sia è semplicemente miope. Magari lo è stato anche il direttore sportivo dell'UC Chateroux all'epoca, i quali, bontà sua, non è un essere divino e può sbagliare. Un calcio in culo anche ai tatticismi: oggi ha attaccato fino in fondo, a un certo punto poteva arrendersi (lui come tutti gli altri, bravissimi a non mollare) e invece ha sfruttato a suo vantaggio l'inevitabile bagnomaria posto in attesa dell'ultimo gpm. E tutto questo mentre in maglia gialla c'era un compagno di squadra, e Fabian Cancellara, non l'ultimo degli str.onzi! Essere grandi significa anche farsi dei nemici, e da oggi Fabian potrebbe essere tra questi. Spero vivamente che non sia così. Oggi si rivela che il male del ciclismo odierno, dopo la sverginazione del doping, è l'assenza dei campioni: grandi azioni come quella di oggi, viste più spesso, non farebbero storcere il naso a ogni stramaledetto scatto, pure qui, sul forum. Sì, io mi sono stufato a sentire in continuazione riferimenti al doping ogni qual volta un corridore mette il naso fuori dal gruppo (specialmente quello di Fedrigo): MA BASTA!! Lo volete capire o no che c'è comunque, che si pascoli come pecore o si vada in fuga a 100 km dal traguardo? [/quote] Quoto e sottolineo il tutto!:hippy::Old:


forzainter - 17/06/2009 alle 18:32

[quote][i]Originariamente inviato da Subsonico [/i] E anche oggi Andy Schleck ne ha fatto una delle sue. In una giornata ha spazzato via le convinzioni di direttori sportivi che ci hanno scassato per 21 giorni al giro d'Italia con la manfrina che le azioni d'epoca sono impossibili, bisogna aspettare gli ultimi kilometri, eccetra, eccetra: evidentemente si sono arresi o non vedono tra le proprie fila talenti puri da troppo tempo. Oggi Andy ha dimostrato che basta essere un fuoriclasse per realizzare l'impossibile (d'accordo, erano in 7 con lui ma il riferimento era Andy), e chi crede che non lo sia è semplicemente miope. Magari lo è stato anche il direttore sportivo dell'UC Chateroux all'epoca, i quali, bontà sua, non è un essere divino e può sbagliare. [/quote] Visto che sembra che ti riferisci a qualcosa da me scritto Preciso che Andy Schleck non è certo il mio corridore preferito (anzi..)pero' devo ammettere che l'azione di ieri e quella alla Liegi sono sicuramente delle oasi felici rispetto al deserto di emozioni che ci offre il ciclismo quest'anno (giro d'italia in testa) Ce ne fossero di piu' di corridori con la voglia di attaccare da lontano senza aspettare gli ultimi 10 -5 km. Una volta era la regola l'attacco da lontano adesso ? quasi sparito Tra l'altro la maggioranza delle mie critiche (tranne quella del peso e la squadra di appartenenza) si riferiscono a Franck Schleck , Andy ha la sfortuna di esserne il fratello.. Andy non ha mai corso con l'UC Chateauroux , io mi riferivo al fratello (che vi corse nel 2002) non dimostro' nulla anzi era spesso staccato Nessuno dei suoi compagni di squadra si aspettava un suo passaggio ai pro tanto meno una sua vittoria all'Amstel o all'Alpe d'Huez Ad inizio carriera non mi piaceva molto Jalabert (ma direi tutti i francesi), a fine carriera ne ero diventato tifoso , magari succede anche per Schleck , soprattutto se corre come ieri


Viscera - 17/06/2009 alle 18:46

[quote][i]Originariamente inviato da forzainter [/i] Ad inizio carriera non mi piaceva molto Jalabert (ma direi tutti i francesi), a fine carriera ne ero diventato tifoso , magari succede anche per Schleck , soprattutto se corre come ieri [/quote] L'importante è che non corra come oggi. :D


Subsonico - 17/06/2009 alle 20:19

[quote][i]Originariamente inviato da forzainter [/i] [quote][i]Originariamente inviato da Subsonico [/i] E anche oggi Andy Schleck ne ha fatto una delle sue. In una giornata ha spazzato via le convinzioni di direttori sportivi che ci hanno scassato per 21 giorni al giro d'Italia con la manfrina che le azioni d'epoca sono impossibili, bisogna aspettare gli ultimi kilometri, eccetra, eccetra: evidentemente si sono arresi o non vedono tra le proprie fila talenti puri da troppo tempo. Oggi Andy ha dimostrato che basta essere un fuoriclasse per realizzare l'impossibile (d'accordo, erano in 7 con lui ma il riferimento era Andy), e chi crede che non lo sia è semplicemente miope. Magari lo è stato anche il direttore sportivo dell'UC Chateroux all'epoca, i quali, bontà sua, non è un essere divino e può sbagliare. [/quote] Visto che sembra che ti riferisci a qualcosa da me scritto Preciso che Andy Schleck non è certo il mio corridore preferito (anzi..)pero' devo ammettere che l'azione di ieri e quella alla Liegi sono sicuramente delle oasi felici rispetto al deserto di emozioni che ci offre il ciclismo quest'anno (giro d'italia in testa) Ce ne fossero di piu' di corridori con la voglia di attaccare da lontano senza aspettare gli ultimi 10 -5 km. Una volta era la regola l'attacco da lontano adesso ? quasi sparito Tra l'altro la maggioranza delle mie critiche (tranne quella del peso e la squadra di appartenenza) si riferiscono a Franck Schleck , Andy ha la sfortuna di esserne il fratello.. Andy non ha mai corso con l'UC Chateauroux , io mi riferivo al fratello (che vi corse nel 2002) non dimostro' nulla anzi era spesso staccato Nessuno dei suoi compagni di squadra si aspettava un suo passaggio ai pro tanto meno una sua vittoria all'Amstel o all'Alpe d'Huez Ad inizio carriera non mi piaceva molto Jalabert (ma direi tutti i francesi), a fine carriera ne ero diventato tifoso , magari succede anche per Schleck , soprattutto se corre come ieri [/quote] Scusami tanto allora, perchè avevo compreso male uno dei tuoi recenti post nel thread doping e antidoping. Fermo restando che Frank Schleck magari in un'altra squadra avrebbe sofferto di più, ma da qui a non passare professionista ne passa.


Lopi - 19/06/2009 alle 13:54

Posso fare giusto una domanda? Perchè dell'attacco di qualche giorno fa si è sottolineata solo la presenza di Andy Schleck, insomma non ha vinto la tappa, ne vestito la maglia di leader, ha fatto quello che hanno fatto i vari Valjavec, Kiserlovski e Zaugg. Per me il ciclismo eroico non sono le fughe fiume-bidone, Andy alla fine non credo abbia neanche speso più di tanto nell'azione. In un'azione simile si erano cimentati anche lo stesso Valjavec e Cunego allo scorso tour, con lo sloveno maglia gialla virtuale, non mi sembra si sia gridato a chissà quale coraggio! Capisco come la penuria di corridori coraggiosi scateni una voglia irrefrenabile di glorificare ogni azione, ma non mi sembra che Andy Schleck abbia dato prova di chissà quale coraggio e talento.


Subsonico - 19/06/2009 alle 13:59

[quote][i]Originariamente inviato da Lopi [/i] Posso fare giusto una domanda? Perchè dell'attacco di qualche giorno fa si è sottolineata solo la presenza di Andy Schleck, insomma non ha vinto la tappa, ne vestito la maglia di leader, ha fatto quello che hanno fatto i vari Valjavec, Kiserlovski e Zaugg. Per me il ciclismo eroico non sono le fughe fiume-bidone, Andy alla fine non credo abbia neanche speso più di tanto nell'azione. In un'azione simile si erano cimentati anche lo stesso Valjavec e Cunego allo scorso tour, con lo sloveno maglia gialla virtuale, non mi sembra si sia gridato a chissà quale coraggio! Capisco come la penuria di corridori coraggiosi scateni una voglia irrefrenabile di glorificare ogni azione, ma non mi sembra che Andy Schleck abbia dato prova di chissà quale coraggio e talento. [/quote] Molto semplice: Andy, a differenza di quei corridori, era 'il faro'. gli altri sono semplici outsider, che non possono vincere una corsa, anche il giro di svizzera, se non con quel tipo di azioni. Valjavec compreso.


Lopi - 19/06/2009 alle 14:19

A parte che con un percorso come quello di quest'anno Schleck doveva comunque inventarsi qualcosa, visto che in 40km di crono se prende 3' dai vari Kreuziger, Kloden, Karpets è una mezza impresa, e le salite presenti sono davvero ridicole. Comunque la fuga fiume di 23 corridori non rappresenta chissà che cosa, era un'azione a rischio minimo, visto che alla fine stare in un gruppo di 20 non è uno sforzo molto maggiore che stare in uno di 100.


Monsieur 40% - 31/08/2009 alle 00:25

Forse potevo aprire il thread "Paris-Roubaix 2010", ma qui ci sta decisamente bene: [b]Valverde: "¡A ver si el próximo año me apunto para participar en la París-Roubaix!"[/b] Alejandro Valverde terminó la segunda etapa de la Vuelta a España, disputada sobre un recorrido de 203, 7 kilómetros entre las dos ciudades holandeses de Assen y Emmen, en la primera parte del pelotón en el 31°lugar. Valverde está ahora el décimo en la general, siempre a 18 segundos de Fabian Cancellara que sigue de líder. “Un día más hemos podido comprobar que el público holandés es de verdad fantástico y era impresionante ver a toda la gente que estaba al lado de la carretera para aplaudirnos.” “Sin embargo las carreteras de aquí son peligrosísimas para una carrera como esta, es decir una de las primeras etapas de una Vuelta de tres semanas. El riesgo era efectivamente presente en cada instante. Hemos pasado por una cantidad increíble de cruces y de rotond as en total que pedaleamos todo el día pasando de la izquierda a la derecha de la carretera y teniendo algunas veces que meternos en los carriles de bicis.” “Había mucha tensión en el pelotón antes de entrar en el tramo de pavés. Iba arropado por mis compañeros Txente García Acosta e Imanol Erviti, que suelen correr las clásicas del Norte, y pasé sin ninguna dificultad. ¡A ver si el próximo año me apunto para participar en la París-Roubaix!” “Hoy lo único que había que hacer era estar muy atento durante toda la etapa para evitar las caídas. Lo hemos conseguido, salvando así el día, que era el objetivo de esta jornada.” “La otra buena noticia del día es que el pelotón se cortó en el final que he metido tiempo a mis rivales. Considerando las dificultades que nos esperan en esta Vuelta esos segundos no son muchos pero está claro que todo lo que se puede ganar está el bienvenido.” (ufficio stampa Alejandro Valverde)


dietzen - 31/08/2009 alle 01:19

credo fosse una battuta. ;)


mestatore - 01/10/2009 alle 22:50

dispiace rimarcare che andy, che tanto ci piace mi da una grande delusione . siccome non mi risulta che fosse infortunato, non posso non notare la sua assenza -presenza a mendrisio era un circuito ed una corsa adattissimo a lui. chissà quando gli capiterà di nuovo un occasione simile mi sarebbe piaciuto ci fosse stato anche lui a giocarsi il finale invece devo ammettere che sono deluso, molto deluso non tanto per mendrisio, chè una giornata storta ci può stare. sono deluso per la vuelta penosa sono deluso perchè ha bestemmiato il ciclismo lasciando perdere il ventoux, dico un possibile ventoux , per aiutare quel ciofo di franck. sono massimamente deluso perchè ha avuto ragione chi temeva che si sarebbe avvitato in una stagione liegi-tour e morta lì. mi aspettavo di più da questo corridore così bello da vedere liegi e 2 al tour, per carità, con una recita alla liegi che resta negli occhi. mi aspettavo di più a livello di interpretazione della stagione, non tanto di risultati. credo non correrà neppure il lombardia, mahhh speriamo che l' anno prossimo la musica sia diversa, se no altro che ode.. mesty ps se poi è veramente non aposto fisicamente, chiedo venia a laura idril:D


rizz23 - 01/10/2009 alle 23:46

Secondo me fare l'Eroica così presto in stagione ha minato il suo fisico e l'annata post-Tour ne ha molto risentito.


Abruzzese - 02/10/2009 alle 02:07

Vi confesso che nel pensare all'Andy Schleck dell'ultimo mese, concluso il mondiale, la prima cosa che mi è tornata in mente è stata proprio questa discussione aperta da Claudio. In effetti il termine "delusione" è quello che forse rispecchia meglio uno stato d'animo. Un Andy Schleck come quello di Liegi almeno uno scatto l'avrebbe tentato, una pazzia l'avrebbe provata e pazienza se poi magari non avrebbe vinto lo stesso. Ma in questo modo lo stesso Lussemburgo al mondiale,che sulla carta per la discutibile storia della ranking per nazioni poteva schierarne 9 ed è partito solo con 4 atleti, si è ridotto a poco più di una comparsata, visto che mancava anche Frank per problemi fisici ed il solo Kirchen ha provato ad entrare nella fuga dei 29 sviluppatasi ad un certo punto della gara. Come ha fatto notare mestatore il suo Tour è stato molto buono ma quel giorno sul Ventoux (con tutto il rispetto che si deve ad un corridore come Garate) non fu una pagina memorabile. La Vuelta è stata totalmente fallimentare e la differenza tra il correre il mondiale così ed il non correrlo è pressochè sottile. La speranza è che davvero ci sia stato qualcosa che non è andato, dal punto di vista fisico come pure psicologico in quest'ultima parte di stagione. Perchè l'ultimo Andy Schleck è stato troppo brutto per essere vero.


Monsieur 40% - 26/10/2009 alle 12:32

Niente Giro nel 2010 per Andy Schleck, ma... ************ [b]Andy Schleck disputará el Tour de Flandes[/b] En una entrevista en El País, Andy Schleck (Saxo Bank) ha anunciado que disputará el Tour de Flandes "para preparar el pavés" del Tour de Francia. "Es un terreno en el que no se puede ganar el Tour, pero sí perderlo. No tiene sentido. Me parece ridículo", explica. El luxemburgués, segundo en el último Tour de Francia tras Alberto Contador, no correrá el Giro de Italia y sí las clásicas Amstel y Lieja. Estima que el próximo año puede ganar el Tour. "Si he acabado segundo, creo que lo puedo ganar. Necesito un equipo fuerte y mejorar en las subidas, ya que en la montaña es donde se pueden ceder los cinco minutos que hacen perder el Tour", señala. Asimismo, reconoce que su relación con Carlos Sastre en el CSC cuando el abulense ganó el Tour 2008 no era buena. "Él ganó el Tour y todo el que veía la tele y sabía un poco de ciclismo se dio cuenta de que nosotros nos sacrificábamos por él. Y él salía en la prensa y decía cosas que no tenían sentido, como que no queríamos trabajar para él... Estábamos al ciento por ciento con él, trabajamos por él. ¡Tiene un problema en la cabeza!", asegura. (biciciclismo.com - intervista completa: http://www.elpais.com/articulo/deportes/gusta/dinero/fama/elpepudep/20091026elpepidep_31/Tes )


Admin - 26/10/2009 alle 13:09

Molto interessante comunque quest'intervista ;)


Laura Idril - 26/10/2009 alle 15:07

Interessante finale eheheheheh