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Autore: Oggetto: Dalle nevi.....

Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 10/02/2005 alle 09:47
E’ tempo di nevi, di bianche montagne, di valli e di genti che scolpiscono il proprio intorno intingendosi di sfondi, fonti di genesi aperte al sogno e al volo. In questi due giorni sono stato pepato, quasi cattivo e proprio mentre sta per partire quello slalom gigante, ieri involontario crogiolo di rabbia e vergogna per i classici distinguo della nostra Italia, voglio riportare qui un articolo, scritto tre anni fa, all’indomani di una delle tante imprese della protagonista.
Direte: ma che c’entra?
Bèh....fra le righe vengono a galla alcuni punti delle discussioni di questi giorni, qui..... tanto per non smentirmi.....su certe convizioni.....
Non si troverà direttamente ciclismo, ma epica e cultura dello sport....e gli amanti del pedale non sono esclusivi e miopi come i calciofili.....

Saluti a tutti.


Stefania Belmondo, la libellula delle nevi.

Per quei tecnici (ancora troppi) che vedono i piccoletti ed esili come “impossibili” per lo sport di vertice, l’impresa (l’ennesima) di Stefania Belmondo sabato scorso alle Olimpiadi di Salt Lake City, rappresenta un altro sonoro schiaffo. Lo dico col rancore per aver visto, nella mia già lunga carriera di dirigente, troppi talenti uccisi sul nascere dalla miopia di allenatori incapaci di capire questo fatto elementare: il fisico conta, ma è sempre minoritario quando l’atleta possiede grandissime facoltà mentali. Stefania Belmondo è da anni una delle più grandi figure dello sport internazionale ognisesso, per il numero di vittorie e la loro qualità, per gli acuti sublimi che è stata capace di dimostrare e per la sua pulizia (con questo termine chi conosce le mie opinioni ed i miei studi sul doping, sa bene a cosa mi riferisco).
La sfortuna di Stefania, è quella di non essere una donna appariscente (molte cosiddette belle se poi le si conosce, si provano delusioni cocenti!), di non essere un personaggio che si vende e di non avere l’uomo o l’amante potente. Ma la Belmondo non è da meno di tante supersponsirizzate donne dello sport. Anzi, il suo guaio, sta proprio in una superiorità evidente e riconosciuta (quanto celata nell’ufficiale) che si accompagna però, a quella tipica schiettezza “montanara”, tanto presente in questa trentatreenne cuneese.

L’urlo sul traguardo di Soldier Hollow forse può essere l’ultimo di una carriera che l’ha vista spesso seconda, battuta da atlete trasformate nel fisico e gonfiate di una potenza inesistente in natura, con un sangue denso di globuli rossi ed una quantità d’ossigeno ai muscoli, da far invidia persino alle macchine. Lei è sempre rimasta lì, con quella sagoma, con quel suo metro e cinquantotto centimetri d’altezza per 45 chili, con quel sorriso di ragazza che s’è abituata alla fatica dello sport, perché prima aveva provato quella della vita. Di lei s’è sempre saputo poco, perché il suo racconto l’ha voluto tracciare non sui giornali del pettegolezzo, ma in quelle vere e bianche distese chiamate percorsi o piste.
Qui, il suo far scorrere gli sci con la leggerezza e il cuore, ha spesso fatto sedere nella cupa sconfitta il passo alieno e freddo delle altre. E qui, ha risposto alle domande di giornalisti votati prima di tutto a cercare il personaggio e lo scoop, magari sperando in un passo civettuolo della protagonista, non tanto per loro, ma per la gente da diseducare all’arte dello sport.
Stefania ha sempre risposto, ma l’ha fatto con la verità delle sue essenze di grandissima e non col cercato dei riflettori. L’ha fatto da montanara, al punto di farci urlare con tanta consapevolezza interiore, l’evviva che si deve alle genti di montagna, tanto genuine, franche e pragmatiche.

Non s’è fatta truccare, non s’è messa a cercare i movimenti che richiamano, non ha voluto il look di chi vede come primo scopo la telecamera e le banali trasmissioni televisive, non ha voluto ruffianare nessuno, non ha cercato maternità o aborti come nessuno dice (ben sapendo), al fine di godere di quegli effetti sul sangue che tanto danno alle donne degli sport di forza resistente come il suo: è rimasta se stessa!
Cara Stefania, ti devo il bacio della riconoscenza a vita, perché sei l’atleta che più ho ammirato ed ammiro fra le tue colleghe italiane. Puoi dirlo ed urlarlo che sei per tutti un segno di vero “Belmondo”, anche in un ambiente armai logoro come quello dello sport sincronico ai soloni di un CIO e di un Coni, totalmente rattrappiti dalla loro pochezza.
L’Olimpiade non è finita e potrai ancora darci un saggio di quello che sei, intanto scorrono davanti alla nostra mente, il tuo ritmo e quel passo a tecnica libera che solo tu sai esprimere con linearità sublime. Stiamo ancora rivivendo il richiamo del dramma della rottura di quel bastoncino, essenziale per arrivare al podio e quella corsa provvidenziale di Albarello, grande e veloce come quando vinceva, che ti ha consegnato un nuovo strumento di gloria. Era evidente da come glielo hai strappato dalle mani che avresti rimontato quelle avversarie che, prima, avevi messo alle corde con la classe dei divini. Hai ripreso la Lazutina, hai ragionato e l’hai annichilita con una volata che ha saputo strappare le lacrime a tutti coloro che amano lo sport.
Il tuo urlo ed i tuoi ultimi metri di gloria ti hanno eletta miglior fondista a tecnica libera della storia.
Il mio non è un giudizio, è solo l’atto di quella verità che tutti sanno, ma che è difficile ammettere per taluni troppi. E’ il segno del cuore che mai morirà nello sport, oggi dominato dalla chimica e governato da tristi figuri.
Finita Salt Lake City, potrai ritirarti e guardare quello che hai vinto rimanendo te stessa, facendo scorrere un brivido a chi, come me, ha gestito migliaia di atleti, letto e raccontato campioni di una ventina di discipline.
Ripeto, l’Olimpiade non è finita e potrai arricchirti ancora, intanto sei questa:
-33 titoli italiani vinti
-21 successi in Coppa del Mondo
- 5 partecipazioni alle Olimpiadi (Calgary 1988, Albertville 1992, Lillehammer 1994,
Nagano 1998, Salt Lake City 2002)
- 8 Medaglie Olimpiche (2 ori – 3 argenti – 4 bronzi)
-11 Medaglie ai Mondiali (5 ori – 3 argenti – 3 bronzi)

Ai lettori distratti, mi corre obbligo rammentare che fosti tu, con la tua grandezza, a far cambiare sport ad una certa Paola Pezzo poi divenuta regina della mountain bike. Lei trovò gloria e soldi, mentre tu sei rimasta povera e leggendaria. Ricordo quando arrivasti fra quelle senior delle allora reginette italiane Guidina Dal Sasso e Manuela Di Centa. Ambedue divennero immediatamente piccolissime al tuo cospetto. Poi la friulana si costruì, già anziana, una carriera di gran pregio, ma non sarà mai come la tua. Lei s’è data alla politica sportiva perché ………..non farmelo dire.
Tu invece diventerai mamma e continuerai la tua vita nella semplicità e nella laboriosità, sullo sfondo di quei monti che t’hanno eletta leggenda.

Morris

 
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Livello Octave Lapize




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  postato il 10/02/2005 alle 09:59
come al solito morris sei stato straordinario. pensando a stefania penso allo sport vero nella sua essenza primigenia di misurarsi con se stessi prima che con gli avversari. lei sono sicuro li ha battuti entrambi, qualcun'altro potra' forse dire di aver battuto i secondi, ma la loro coscienza no di certo.
onore a lei sperando per l'anno prossimo olimpico nell'ultimo acuto di una carriera magnifica e indimenticabile: diamine esistera' ancora il lieto fine per gli eroi buoni!

 

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Pedivella rovente

 
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Livello Moreno Argentin




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  postato il 10/02/2005 alle 10:01
Qui invece non condivido nulla a parte le indiscutibili affermazioni sulla Di Centa!!
Con le pozioni made in Italy oggi vince pure la Paruzzi Sigh!!
Non sopporto gli atleti, tipo Belmondo, che si bombano e poi fanno i santarellini.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 10/02/2005 alle 10:35
la Belmondo,grandissima atleta,non a caso della provincia di Cuneo,la provincia Granda,terra di Osella(androni giocattoli) e di Dematteis(Zalf)...
 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 10/02/2005 alle 12:54
Eh sí, bisogna alzare ad esempio i Campioni veri, come Stefania Belmondo, perché sull’albo dei vincitori c’é scritto che tutte le medaglie d’oro hanno lo stesso valore, ma la storia (magistra vitae come insegnavano al liceo) racconta che cosí non é, e tocca agli storici l’obbligo di mettere in rilievo l’importanza di certuni atleti piuttosto che di altri.
Onore alla leggenda del "trapuín"

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 10/02/2005 alle 14:36
grazie ancora morris,per aver dipinto in modo degno e meritato un'altro dei miei idoli giovanili,quando ancora bambino mi duolevo nel vederla tanto cabarbia quanto pero'spesso beffata dalla di centa di turno,per nn parlare della vjalbe(...),e nn capendo il perche'di piazzamenti che moralmente valevan bene amarissime vittorie mi innamoravo ancor di piu'di questo scricciolo con l'animo d'un guerriero delle nevi!
fortunatamente ci ha pensato la seconda parte della sua carriera,forse un po'piu'libera dal fenomeno medico-sportivo che ha dilaniato negli anni novanta uno sport di estremi valori come lo sci di fondo,a restituirgli quelle vittorie mancate,in quanto naturalmente irragiungibili,quegli amari piazzamenti,ed esaltare le sue qualita'morali ancora prima che una determinatezza mentale che e'privilegio solo dei grandissimi,quale lei e'sicuramente stata!
un commovente appaluso grandissima stefania ed un doveroso ringraziamento per delle irripetibili emozioni...con la speranza che a torino 2006 ci farai un'ultimo,splendido,regalo....

 

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Giuseppe Matranga

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 12/02/2005 alle 01:19
grazie morris per averci ricordato che nello sport esistono ancora personaggi come la grande stefania, che contrappongo volentieri al prodotto del laboratorio conconi di centa, ora politica sportiva...(ma guarda un pò..)
Con grande tempismo, mentre in altri thread ci scanniamo su chi sia più dopato, ci hai ricordato di campioni così, come stefania , nata in un paesino, pietraporzio, dove il sole scompare da fine novembre a marzo, eppure piena di valori. La mia ammirazione va anche alla forza mentale con cui si è battuta contro tutti, con discrezione ma con grande testimonianza dei valori veri dello sport,
ciao

 
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Livello Alfredo Binda




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  postato il 12/02/2005 alle 02:03
Caro Morris, bellissimo come al solito il tuo post. Avevo intenzione di scrivere un thread sullo sci e quando ho trovato il tuo scritto ho pensato di ritenere il mio come la degna prosecuzione del tuo. Vorrei parlare di un grande campione le cui imprese sono state le più emozionati dei mondiali di sci alpino di Bormio: Hermann Maier.
Questo campione, arrivato tardi al successo nello sci, all'inizio della carriera destò scalpore perchè capace di essere domninatore assoluto in 3 specialità su 4 e perchè esibiva grandi massi muscolari; fu estremamente facile catalizzare su di sè sospetti di doping per la verità non del tutto svaniti. All'inizio della carriera attirava attorno a sè quell'antipatia propria degli assi piglia tutto: vinceva un numero incredibile di gare in coppa del mondo con facilità irrisoria; sembrava che la vecchia guardia dei Tomba, degli Aamodt dei Kjus fosse destinata alla pensione. Il bottino dei suoi primi 3 anni fu di 2 coppe del mondo, 2 ori olimpici, 2 mondiali. Si pensava che avrebbe raggiunto il record di 5 coppe del mondo di Girardelli, quello di 4 titoli mondiali (per la verità battuto da Aamodt nel frattempo) di Girardelli e Zurbriggen. Si pensava che avrebbe battuto il record dei tre ori olimpici di Killy e di Tomba.
Poi avvenne qualcosa che ne ha frenato l'ascesa improvvisamente e pareva dovergli troncare la vita: un incidente in moto gravissima. I medici dissero subito che la vita sarebbe stata salva, ma forse Hermann avrebbe perso la gamba. Certamente la sua carriera di sciatore era conclusa definitivamente senza prove d'appello. Sarebbe stato un miracolo potere tornare a camminare normalmente. Invece la volontà dell'uomo (e si badi bene di fronte a tali gravi infortuni il doping non può nulla) abbinata alla classe immensa dell'atleta potè più di quanto la natura sembrava avere destinato al controverso sciatore austriaco. E così Hermann Maier visse un faticoso recupero, le prime disastrose gare in coppa del mondo e i primi discontinui sprazzi di classe redivivi con l'argento ai mondiali di St Moritz in SuperG e, nella medesima specialità, con il ritorno al successo in coppa del mondo. Tuttavia appena dopo i mondiali Hermann fu costratto a sospendere ancora l'attività. E venne ancora il 2002, una stagione senza mondiali e olimpiadi in cui Hermann Maier con delle placche di metallo a tenere assieme le ossa del femore non riusciva ad ottenere nessun risultato in gigante, dove il dolore lo bloccava proprio nella specialità che anni prima ci aveva reagalato il duello titanico con Michael Von Gruenigen. Tuttavia Hermann in superG e Discesa volava e con un miracolo vinse la sua quarta coppa del mondo di sci. Di nuovo, dopo avere toccato il fondo Hermann Maier era sul tetto del mondo a guardare tutti dall'alto al termine di una stagione più sofferta meno dominata delle altre, ma cui la sofferenza aveva dato una dimensione più alta. Il 2005 è stato un anno sofferto di alti e bassi, ma qualcosa di nuovo si è capito: anche in gigante Hermann Maier, non più con dimostrazioni di forza incredibili, stava tornando su. Meno potente, meno terribile, ma con una sciata più precisa, una condotta di gara diversa che lo ha portato ad essere nuovamente campione del mondo qui a Bormio. Abbiamo conosciuto qui un atleta diverso: non più il cannibale insaziabile che distruggeva gli avversari con una sciata di potenza quasi violando i limiti imposti dalla fisica nelle curve delle discese disegnate a 100km/h, ma con delle vittorie più rare e più sudate, segnate dalla sofferenza.
Oggi Hermann Maier vince forse di meno (ma sarà vero? in due anni ha vinto un oro mondiale e una coppa del mondo), ma lo fa sostituendo all'immagine del dominatore antipatico, quello della sofferenza e della resurrezione dopo un calvario durato molti mesi. Le vittorie che ottiene non sono più soltanto contro gli avversari, ma contro l'età, contro il destino, contro il grave infortunio: questa è una dimensione epica, leggendaria, contro tutto, ottentua nonostante tutto. Io amo questi campioni che riescono ad essere al di sopra del destino. Forse alla fine della carriera l'infortunio avrà tolto a maier un paio di coppe del mondo, ma cosa ha restituito a tutti coloro che amano lo sport in termini di emozioni.Per questo, nonostante tutto, la carriera di Maier oggi è più grande e molto più che completa. Per questo forse oggi si associa a lui molto meno la parola doping.
Concludo il mio intervento aggiungendo una lista di atleti con percorso travagliato che vanno ricordati: Agostino Abbagnale, Gail Devers, Johan Museeuw, Marc Girardelli, Alexander Popov, Sergej Bubka, Marco Pantani, per certi versi anche Lance Armstrong (seppur con le riserve dal punto di vista umano che noi riconosciamo) e sopra a tutti Fausto Coppi!

 

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"Un uomo solo è al comando; la sua maglia è bianco-celeste; il suo nome è Fausto Coppi", Mario Ferretti, Radiocronista Rai

 
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Livello Alfredo Binda




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  postato il 12/02/2005 alle 02:08
Errata corrige: l'anno senza olimpiadi e mondiali di sci in cui herminator, l'uomo dalle traiettorie impossibili nelle discese diventato poi la maschera della sofferenza era il 2004 e non il 2002 come precedentemente indicato!

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 12/02/2005 alle 10:53
caro Emiliano,
certamente nel dna dei grandi campioni vi è la capacità di lottare contro il destino cinico, la forza mentale unita al talento.
certamente le vicende unane di quanti hai citato toccano le corde del cuore e sono esempi di come si può affrontare la vita, di come lo sport ci offra continuamente storie interessantissime.
Tuttavia mi sembra un po' stonato accostare un herminator, con la sua storia con il dr pansold, al cui confronto Michele Ferrari è un bambino,ad un Pantani o ad un coppi.
Una cosa è la vicenda di un marco pantani, enorme campione la cui carriera presenta delle piccole ombre, macchie legate all' aver attraversato un momento storico particolare dello sport (Morris docet), un altra cosa è un herminator o un Armstrong, cui il rapporto con il doping o perlomeno con personaggi degni del Dr mabuse,ha consentito di stravolgere la storia dello sport.
Sì perchè come armstrong ha fatto con il ciclismo,stravolgendone le regole storiche, così herminator , introducendo una potenza fisica sovrumana (forse extraumana !),ha cambiato il modo di sciare, consentendo l' inserimento di attrezzi che richiedono fisici con fasce muscolari che solo il doping consente, decretando forse la fine dello sciatore con alla thoeni, un fisico quasi normale e costruito con il solo allineamento.
Insomma, maier, dall' albo d' oro mostruoso, mi ricorda un po' troppo "il mulo" di aranciata enon mi è piaciuto vederlo nel thread dedicato a Stefania Belmondo, fisico normale se c'è ne uno.
Poi, come ho scritto in passato per fortebraccio lance, beneficio del dubbio per tutti, massimo rispetto per la vicenda umana e riconoscimento che qualche qualità (tante,tante...)la devono pur avere, per giustificare simili palmares.
Però, ripeto , non tali da giustificare l' accostamento a pantani, a girardelli, a coppi, forse a gail devers (non so bene).
Spero che il grande morris, se ne ha voglia e tempo, ci illumini ancora su questo argomento.

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 12/02/2005 alle 11:06
Qui invece non condivido nulla a parte le indiscutibili affermazioni sulla Di Centa!!
Con le pozioni made in Italy oggi vince pure la Paruzzi Sigh!!
Non sopporto gli atleti, tipo Belmondo, che si bombano e poi fanno i santarellini.


Ognuno può pensarla come vuole, ma Stefania Belmondo ha fatto cinque Olimpiadi (la prima a 19 anni!), ed è sempre stata forte, sin da adolescente pur avendo un fisico-libellula. Questo è un dato enorme, quando parliamo di pulizia. Altro aspetto importante, per me addirittura decisivo: oltre al doping riconosciuto, vi sono sostanze non vietate, ma di impatto ergogenico, ed alla lunga comunque dopante, di largo uso, spesso obbligato. Che non siano nelle liste del CIO, per taluni aspetti è persino ridicolo. Stefania è rimasta la stessa di quando la vidi per la prima volta nel 1988, a parte le naturali trasformazioni di una persona che cresce e si invecchia. Non così tante altre e tanti altri. Per questo sono profondamente convinto della sua naturalità, o di un suo scarso incontro col sospetto. La mano sul fuoco, nello sport intero di oggi, come ho detto più volte, non la metto su nessuno, per le ragioni testé sopra e per una convinzione che mi è venuta con l’esperienza di campo. Voglio ribadire inoltre che una certa Paola Pezzo, idolatrata in questo caso dal pubblico ciclistico, per non subire l’onta di sconfitte continuative con Stefania nello sci di fondo, cambiò sport, e dire che era proprio il fisico di Paola, il più logico per lo sci nordico.
Non ho nessun problema a dire che l’esile cuneese rappresenta un vanto che solo un paese troglodita sul piano sportivo come l’Italia, non ha saputo valorizzare come meritava. Dovessi mettere in fila alcune grandi donne dello sport italiano in gonnella degli ultimi 25-30 anni, Stefania, al pari di Deborah Compagnoni, Maria Canins, Sara Simeoni, Fabiana Luperini, ed Emanuela Pierantozzi, svetterebbero assai sulle altre. Che in questo sestetto vi siano due cicliste non è per il personale amore verso il ciclismo, ma solo perché se lo meritano, checché ne dicano certi tecnici della FCI. Qualcuno sarà pronto a gridare allo scandalo, perché non ho inserito 4 medaglie d’oro olimpiche come Pezzo e Bellutti: non è stata dimenticanza, bensì convinzione, ma non chiedetemi altri perché. Dico solamente che ve ne sono altre, purtroppo provenienti da sport giudicati vergognosamente minori, che hanno espresso medesimo potenziale e qualità più che interessanti nelle entità delle due ciclo-olimpioniche.
Tu Lallo dici che non sopporti chi si dopa e poi fa il santarellino. Rispetto la tua opinione, ci mancherebbe, ma ribadisco quel che ho già spiegato in altri thread: se uno è dopato 30, ha ragione di lamentarsi di fronte a chi è gonfiato a 100 o 120. Tanto più di fronte alla consapevolezza che il suo 30, è stato costretto a nascere per non farsi sopraffare da chi s’era dopato 100 o 120. La differenza c’è, eccome. E’ la solita storia del ladro di monete e dell’assassino. Che poi vi siano giudici capaci di condannare in maniera uguale o quasi simile i due devianti, purtroppo, è vero, ma ciò va solo ascritto alla pessima qualità o, addirittura, ad una intrinseca criminalità di quei togati. Hai portato l’esempio della Paruzzi, ma ti sei dimenticato di un particolare che impedisce il confronto con la Belmondo: Stefy, vinceva anche quando, a Ferrara, i tentacoli di quella scuola erano esili. Ricorda: su dieci che vincono da "vecchi" e si trasformano fisicamente negli anni della maturità agonistica e tecnica, di puliti o meno sporchi, ne esisto pochissimi. Così pochi, da presentare ragioni di un’evidenza macroscopica.
Chiudo con una battuta che nella mia mente assume i connotati di una convinzione: se la Belmondo avesse mangiato quello che han sicuramente ingoiato tante, troppe, sue colleghe.....la neve si sarebbe sciolta nel fuoco dei suoi sci....

Ciao!

Morris

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 12/02/2005 alle 14:53
hai proprio ragione caro morris,e'mi commuovi quando vedo che anche per te la compagnoni e'in cima lle tue preferenze,visto che per me,nello sci ancor prima dell'immenso tomba(pero'anche troppo potente)e tra le donne solo al pari(forse)di fiona may,e'stata un'idolo giovanile che mi fa lacrimare nn appena la rivedo sublimare l'arte sciatoria come fatto anche nella pista a lei dedicata pochi giorni fa,nell'inaugurazione del mondiale nella sua valtellina!!!

su maier devo dire che molti dubbi,ed anche qualche certezza(come ricorda mestatore)vi e'eccome nel suo passato,ed in parte anche tutt'ora tanto che mi ero affrettato a chiedere a morris una sua illuminante opinione in merito al fatto che,appena un paio di mesi,appena sono entrati(finalmente)anche nello sci i controlli incrociati l'austriaco e'retrocesso improvvisamete(nn l'unico per la verita')nell'anonimato di posizioni a dir poco di rincalzo,salvo poi gradualmente riemergere,seppur in tono minore rispetto al suo passato ma anche alla sua scorsa stagione,a ridosso di questi mondiali dove e'stato cmq splendido in gigante,anche perche'son d'accordo con emiliano,l'altroieri ho visto finalmente un herminator capace di vincere con classe,con una tecnica sopraffina,tanta scorrevolezza e linee pulite e strettissime e nn riuscire a dominare nonostante un cumulo di decine di errori solo grazie ad una(sovraumana)potenza...speriamo di rivedere in futuro un maier vincente,che merita cmq i migliori auguri solo per la costanza con cui e'uscito da un terrificante infortunio che poteva vederlo invalido permanente,ma nel modo in cui ci ha deliziato l'altroieri e nn in un passato veramente ambiguo!
d'altronde nn tutti sono come bode miller......


p.s. dispiace un po'per il 3°posto di rocca,cmq notevole,ma che nn esprime i veri valori che vedono l'italo-svizzero di livigno il migliore nello slalom da almeno un paio d'anni!
manca a lui ed a tutti noi questo oro...speriamo se lo sia tenuto per l'appuntamento piu'importante....TORINO 2006!!!

 

[Modificato il 12/02/2005 alle 14:56 by Pirata x sempre]

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Giuseppe Matranga

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Livello Alfredo Binda




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  postato il 12/02/2005 alle 17:07
Rocca non era felice del terzo posto e penso che abbia fatto una seconda manche col freno a mano tirato: a questo punto sarebbe stato meglio che fosse stato quarto dopo la prima prova. Non credo alla storia delle buche: le buche c'erano anche per Raich e Schoenfelder; credo che rocca abbia sentito molto la pressione. Lui aveva già un bronzo in questi mondiali in combinata e ai mondiali di due anni fa era sempre salito sul gradino basso del podio: di un nuovo bronzo non se ne fa nulla!
C'è da dire, e qui sono d'accordo con Pirata, che Rocca abbia fatto vedere a sprazzi di essere il migliore slalomista delle ultime due stagioni, ma è troppo discontinuo e sbaglia troppo di frequente. Anche Miller quando arriva vince sempre in slalom, ma succede una volta su 7! Tuttavia Miller può vincere in 5 specialità anche in condizini normali, Rocca ha solo lo slalom.
Peccato per Rocca, speriamo nelle olimpiadi. Per ora il suo palmares non rende giustiizia al suo valore. Oggi doveva prendere almeno l'argento (Raich era molto forte) e poi nelle ultime stagioni ha perso per errori suoi 2 coppe del mondo di slalom!
Sono un po' deluso!

 

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 12/02/2005 alle 17:21
Anche a me Herminator, piace di più oggi, nel senso che si vede meglio quel lato umano che pareva inesistente nella sua quotidianità pre-incidente. Anche per l’austriaco, come per Armstrong, mi levo tanto di cappello per la loro corazza nel superare le avversità, ma non lo innalzo aldilà di quello che rimani nei termini dell’ovvio. I dubbi su di lui sono terribili e si chiamano Dr. Bernd Pansold, un tedesco ex DDR, condannato a Berlino per aver praticato il doping sistematico sulle nuotatrici di quello stato, al punto di provocarne trasformazioni tali, da ricordare con pertinenza Mister Hyde. Potrei portare tanti esempi, alcuni raccontati da chi, in quello stato, ha vissuto e s’è forgiato.
Pansold, nella DDR, lo conoscevano tutti e ben si sapeva quanto fosse dedito a sperimentare sugli esseri umani, ciò che comunemente si fa con le cavie. Mi ricordo la bella Angela Franke (sarei andato in Germania per farle la corte, ma, per fortuna non andai!), divenire, a metà degli anni settanta, un gorilla a cui nemmeno le più taglienti lamette, potevano radere la barba.
Herminator, che aveva smesso di fare lo sciatore professionista (per fare il muratore e il maestro di sci), è stato il suo laboratorio nel momento in cui quel tetro figuro si trasferì a Vienna. Il prodotto s’è visto e ciò non toglie che vi fossero in Maier delle qualità. Ma il suo pezzo migliore, ripeto, è venuto dopo l’incidente (ed il gigante di due giorni fa rappresenta un punto comunque luminoso), il resto serve solo agli almanacchi. Concordo con Mestatore sulla trasformazione che ha apportato allo sci, per bisogni o proiezioni che stanno al di fuori della disciplina.

Sugli sportivi, rinati dopo le avversità, abbiamo tanti casi. Ne hai citati diversi e giusto per rimanere al ciclismo, aggiungerei anche Eddy Merckx, il quale così abituato a vincere, ha saputo cancellare un terrificante incidente, in cui fu tremendamente coinvolto sulla pista di Blois, nel 1969, durante una corsa dietro motori disputata in notturna. I fari dell’impianto si spensero improvvisamente, causando una mezza carneficina. Fernand Wambst, l’allenatore di Eddy, morì praticamente sul colpo, mentre Merckx subì seri danni alle vertebre lombari. Dopo l’incidente lo si vide per anni, armato di chiave (tenuta sempre nel taschino della maglia), modificare l’altezza della sella durante la corsa. Un particolare che non sfuggiva agli osservatori, ma veniva propagato come una sua ricerca maniacale della perfezione. In realtà, era solo un modo per alleggerire i forti dolori che provava nella zona lombare e lombosacrale. Per trovare la posizione adatta, impiegò cinque anni, quando oggi, con l’aiuto dell’ergonomia, si raggiunge l’ideale in pochi giorni. Resta il fatto che la caduta di Blois, della quale, quando ne parla, i suoi occhi non sono capaci di cancellare l’eco del terrore, ne uscì handicappato come ciclista, ma vinse tutto quello che abbiamo visto, nonostante una media di circa un minuto di stop per aggiustare la sella, in ogni corsa!


Eddy, svenuto, immediatamente dopo la caduta di Blois

Altro particolare sul mitico Eddy, che c’entra poco col thread, ma visto che ci sono….. Bèh .. Merckx fumava, poco, ma pur sempre abbastanza per togliere quel velo di perfezionismo che tanti han legato al “cannibale”. Ne parlammo a Bilbao e fu un gran bel ridere. Eddy è una gran brava persona e la generosità l’ha dimostrata nella vita, aiutando tanti, anche fra i suoi più acerrimi avversari. Ma ne parlerò prima o poi. Voglio solo rimarcare… che il giorno del successo olimpico di Bettini, il sottoscritto, alla lacrima per l’emozione del “Grillo”, aggiunse quella dell’affetto e dell’amicizia per la contentezza di Eddy. Lui, che era stato dipinto come un insensibile (niente di più fesso e falso), stava a piangere come un bambino per la gioia del bronzo di Axel. Il piccolo Merckx, è un bravissimo ragazzo e solo per i suoi valori umani fortissimi, può permettersi di subire il costante confronto che il ciclismo gli genera con l’inimitabile padre. Ma parlerò anche di questo prima o poi…..

Ciao a tutti, ed a più tardi, spero…

Morris

 
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Livello Alfredo Binda




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  postato il 12/02/2005 alle 17:22
Rinnovo i miei complimenti nei confronti di Morris sull'elogio per lo scricciolo Stefania Belmondo. Senza il doping russo avrebbe vinto molto di più!
Poi sono necessarie alcune repliche.
Su Armstrong: umanamente non lo stimo, inoltre credo che i sospetti sulle sue prestazioni sportive siano tutt'altro che infondati. Condivido, seppur in modo più moderato, le idee espresse nel thread ormai famoso di Aranciata "Terza guerra mondiale". Tuttavia il giudizio su ogni atleta è spesso complesso. Ad esempio, nonostante tutto, mi risulterà sempre difficile non considerare comunque grande l'impresa di un atleta che, malato di tumore con metastasi (stiamo parlando signori dell'anticamera del cimitero), torna ad essere un corridore ... e che corridore. La storia del ciclismo (la storia di tuti gli sport) è piena di furbacchioni, di furti sportivi a ragzze davvero pulite come la Belmondo, però il caso di un umo con un passo dalla tomba che vince sei tour di fila è sempre una cosa di monumentale rilievo. Poi sono d'accordo che questa non sia una giustificazione sufficiente e sono arci d'accordo che sia stato indegno che l'americano abbia considerato il tour l'unica corsa degna di essere vinta... però il risultato è cmq di proporzioni sportive gigantesche.

Replica su Hermann Maier: Hermann Maier ha rischiato un pò meno la vita di Armstrong (sia chiaro che l'ha rischiata), ma la gamba la doveva perdere davvero. Chiunque abbia visto le lastre delle sue frattura ha sentenziato che non sarebbe mai più tornato su una pista da sci, nemmeno come turista.
I suoi risultati dopo il ritorno sono cmq incredibili.
Ricordo che in questo anno di parziale appannamento dell'austriaco, resta da considerare che è terzo con più di 700 punti in coppa del mondo, che da quando è tornato alle gare ha vinto la metà dei SuperG cui ha partecipato e che in Gigante, per via delle sollecitazioni e delle pieghe che prendeva la sua gamba, era del tutto comprensibile un recupero più lento che in velocità.
Inoltre i suoi concorrenti di prima dell'infortunio (Eberarther, Kjus, Aamodt, Knauss) sono o in pensione o in posizioni ben peggiori di Hermann.
Insomma vale in parte anche per lui il discorso di una resurrezione di grandi dimensioni.

 

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Livello Alfredo Binda




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  postato il 12/02/2005 alle 17:40
I miei sospetti invece oggi vanno allla nuova DDR, vale a dire alle squadre sportive degli Stati Uniti.
Appare evidente che lo scandalo nell'atletica leggera con i velocisti non sia più una cosa negabile.
La cosa che fa sempre sorprendere degli americani è che emergono improvvisamente in sport nei quali non hanno alcuna tradizioni, vincono tutto e poi di colpo spariscono nell'anonimato per molti anni. Non si tratta, come per la Svizzera oggi nello sci, di crisi generazionali saltuarie, ma di una vera e propria regola.
Gli USA hanno avuto dopo Phil Mahre ad inzio degli anni '80 zero atleti di valore nello sci alpino fino a Daron Rhalves e Bode Miller (eccezion fatta per la meteora Tommy Moe che fa le sue due uniche grandi prestazioni con un'oro e un argento alle olimpiadi: ma che caso!!!).
Poi all'improvviso cominciano a diventare competitivi ad altissimo livello. Bode Miller inizia a vincere anche in discesa...Rhalves primeggia in Gigante e nascono anche i rincalzi come Spencer tutti assieme e tutti nelle occasioni importanti.
Devo dire con sincerità che per le donne vale un discorso un po' diverso, perchè di atlete statiunitensi forti (ma non fortissime) è piena la storia recente!
Gli americani sorgono come funghi anche nella storia recente del ciclismo. Con l'eccezione sacrosanta di Lemond che andava forte fin da adolescente, per la prima volta, e qui sta la cosa atipica, gli americani hanno un colettivo di ciclisti competitivi: Non più solo Armstrong, ma Hamilton (il cui caso è emblematico), Landis, Hincapie...
E'vero che gli americani sono attrezzatissimi dal punto di vista sportivo e molto organizzati, ma che certi risultati si improvvisino nel giro di pochi anni su atleti che vengono fuori quasi dal nulla mi sembra susciti catttivi pensieri.
Qui ammetto la mia ignoranza, ma da dilettanti Hamilton, Landis e company erano fra i più forti?
Il doping non fu sono DDR e Paesi dell'Est dove la sua applicazione fu per altro brutale, davvero brutale. In modo più fine, ma non per questo decente, anche chi stava dall'altra parte della cortina di ferro!

 

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 12/02/2005 alle 19:04
Caro Emiliano, concordo completamente. Negli USA, tra l'altro, oltre all'omertà del Comitato Olimpico statunitense, sono state protagoniste normative che hanno messo in diffic oltà chi lottava contro il doping.

Vedo che ti piace lo sci e lo conosci anche molto bene. Spero ti piacciano anche altri sport. Lo dico, perchè sto per postare un vecchio (per modo di dire) racconto, che finirà su "Graffiti 1" il mio prossimo libro. Il protagonista è uno sprinter dell'atletica, uno di quei campioni che hanno superato quegli infortuni o incidenti, di cui tu hai fatto riferimento sopra.
E' lungo, ma fra una pagina della tesi e l'altra, se trovi il tempo di leggerlo, scoprirai un tipo davvero tanto originale quanto sfortunato.
Il suo nome, Harry Winston Jerome, non ti dirà molto, si perde, lasciamelo dire, nella decade più bella, quella che nel suo echeggiare, mi spinge sempre verso il sole, i paesaggi aperti, ed un profondo senso di vita: gli anni sessanta.

Ciao!

Morris

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 13/02/2005 alle 14:26
pero',partendo dal presupposto che in uno sport dove la potenza delle gambe conta come in pochissimi altri,e quindi con i tristi retroscena che vi saranno un po'per tutti,c'e'da dire che Miller almeno mostra una tecnica sopraffina...nn ho mai visto uno sciatore riuscire ad esser cosi felino e tracciare linee al fulmicotone con un baricentro cosi basso,il tutto con una scorrevolezza divina!
insomma in lui il fattore potenza,cmq importantissimo,nn e'propriamente decisivo nell'incredebile alternarsi di strabilianti risultati!!!
cio'che sicuramente mi lascia piu'sospettoso e',come dice emiliano appunto,il movimento che si sta sviluppando dietro a lui,nello specifico neanche tanto su Daron Rhalves,gia'fortissimo prima che Bode si mostrasse come nuovo fenomeno dello sci ma nei vari nomi che si stanno affacciando con frenetica velocita'dalla discesa allo slalom,nessuna specialita'esclusa!
e sinceramente nn mi convincono a pieno il fatto che le olimpiadi di salt-lake city,piuttosto che la crescita degli appuntamenti di coppa negli u.s.a.(ed in canada),possano aver giustificato questa vertiginosa crescita.....

 

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Giuseppe Matranga

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  postato il 13/02/2005 alle 20:38
io non mi sento così ferrato di sci come altri, ma se discutiamo di un campione come miller, uno dei pochi grandissimi ad avere vinto nello stesso anno in tutte le specialità (molti grandissimi non l' hamnno fatto neppure in tutta la carriera!), oltre tutto un bel personaggio che interpreta lo sport di vertice e la vita in modo giocoso, naturale e poi facciamo finta di dimenticarci di chi è cresciuto a pane e pansold... non so cos DIRE..
gli USA dai tempi di billy kidd, tyler palmer etc hanno sempre espresso dei campioni e dei talenti nello sci e non è sorprendente che un paese si 250 milioni di abitanti, evoluto possa esprimere dei talenti uin ogni disciplina, magari anche 2 alla volta come miller e Rahlves.
Certamente concordo con tutti voi, negli USA il doping è estremamente duiffuso, espressione di una cultura drogastica, come ha detto morris, e non era neppure vietato negli sport e nelle leghe pro; inoltre , dopo essersi presentati per anni nel solito modo manicheo, i cattivi dopati tutti ad est, i talenti puliti tutti ragazzoni yankee bravi e belli,adesso il velo si è squarciato.
Però nel ciclismo non è lecito sospettare di tutti, la base di reclutamento diventa sempre più ampia rd è normale che saltino uori talenti anche lì,anche se il loro cursus honorum non comprende anni tra i dilettanti perchè lì l' organizzazione sportiva è diversa.
Rassegnamoci, se si appassionano al ciclismo, con la base di bianchi che non può emergere in quasi nessuno dei loro sport di vertice (basket, football am)arriveranno sempre più numerosi.
ciao

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 27/02/2005 alle 17:29
ed a proposito di eroi delle nevi mi piace ricordare la splendida 6°vittoria in coppa del mondo di giorgio rocca,sullo storico tracciato di kranjska gora,nella speranza che lo convinca del fatto che,rischiando un po'di piu'(ora che qualche medaglia in tasca ce l'ha)a torino si puo'fare l'impresa della vita....che lo renda eterno nell'olimpo dello sci!!!

 

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 27/02/2005 alle 20:39
Oggi, Giorgione Rocca, nella seconda manche è stato superlativo. E' il più forte in speciale, ma non sempre se ne convince. Infatti, nonostante l'età, ha ancora seri problemi di autostima e di concentrazione. E' sempre stato il suo limite più evidente. Per Torino, ha davanti ancora un anno che può essere decisivo, al fine di raggiungere quel decisivo completamento psicologico. A livello tecnico, in slalom, nessuno sa sciare come lui.
 
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Livello Alfredo Binda




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  postato il 27/02/2005 alle 21:23
Concordo con te Morris: tuttavia il limite caratteriale ha inciso profondamente nella sua carriera. Avrebbe potuto vincere 2 coppe del mondo di specialità, quella dell'anno scorso, quella di questo anno.
Ora io gli posso concedere molte attenuanti: la pista non bagnata a Bormio non permetteva di attaccare, ma solo di difendersi e poi ci sono state questo anno un paio di inforcate che gli anno tolto 200 punti secchi. Inoltre anche Marc Girardelli nel 1985 si presentò ai mondiali conc redenziali ancora maggiori, avendo vinto tutte le gare di slalom di coppa e perse il mondiale proprio a Bormio. Tuttavia forse per la coppa di questa stagione c'è ancora qualche chance. Io spero davvero tanto in una sua medaglia d'oro a Torino o ad Aare.
Rocca scia benissimo, è un ragazzo intelligente e merita davvero un grande risultato!

 

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