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Alcune risposte.....
Morris - 09/02/2005 alle 16:02

Volevo dire la mia su diversi di thread, ma il tempo ed il mio caos, me lo hanno impedito. Ora devo rincorrere ciò che ho salvato in word, quindi una piccola parte, presumo. Comunque inizio da qui e chiedo scusa anticipatamente per taluni probabili "strafalcioni", ma non ho riletto nulla. [b]Mestatore ha scritto.... [/b] [quote] Per quanto riguarda l' ematocrito dopo l' incidente alla milano-torino, ti posso assicurare che in 20 anni di esperienza diretta non ho mai visto un traumatizzato con l' ematocrito aumentato a 60 o simili, checchè possano affermare periti più o meno interessati, Anche se pantani non centra un bel niente con i gewiss e simili ed è una bestemmia paragonarlo a chi quel giro lo vinse, quel 60 è ben difficile da spiegare con la sola altitudine di duitama e certamente non con un emorragia dopo una frattura esposta e questo qualsiasi "vero medico " che lavora in un pronto soccorso te lo può confermare. Accettare alcune verità sulla tragica storia di marco, il più grande di tutti, ma costretto a correre contro chi prendeva di ogni,non diminuisce certo la sua statura. Tutta la verità non sarà forse mai rivelata da chi sa , ma si può amare un campione anche accettandone le debolezze, obbligate ripeto dalla realtà in cui anche Marco era inserito. E sia ben chiaro che quanto dico non diminuisce nè cancella le nefandezze e la responsabilità di tutti quelli che, nei media e nell' ambiente del ciclismo, hanno usato marco come un capro espiatorio ed un simbolo negativo. con grande rispetto per la tragica grandezza di Marco e per chi, caro pirata , lo amerà sempre [/quote] Caro Mestatore, pur condividendo pienamente lo spirito e le conclusioni del tuo intervento, non posso non obiettarti, tanto più se sei medico, un dato: non sono possibili perlomeno in termini statistici, casi così particolari nella formazione dell’evento-esame, capaci di sommare una serie di eccezionalità di varia provenienza, come i valori di Pantani immediatamente dopo l’incidente alla Milano Torino ’95. Proprio per questo, la prudenza, soprattutto nell’atto processuale, era d’obbligo. Navigare e concludere senza quadri di riferimento certi, aumenta il rischio di uno sfregio alla giustizia e non ad un’esaltazione di questa. Diciamo la verità, quanti sono coloro che arrivano al pronto soccorso nelle condizioni di Pantani e nelle particolari entità atletiche, comportamentali, d’eccezione ecc. di Marco? Dire che c’è un soggetto su 10 milioni è già forse molto ottimistico. Poi, se uno si legge e studia, da non medico, ma da osservatore o giornalista o da semplice cittadino, le relazioni dei periti, sia del Pubblico Ministero che della Difesa, al Processo di Forlì, giunge ad una conclusione, permettimi, aberrante: professori stimati e con titoli si combattono costantemente in maniera manichea determinando confusione e, soprattutto, l’aspetto più penoso dettato da una incertezza che non può in alcun modo produrre il trionfo di un’analisi razionale. Buon per quel giudice che ha avuto la coscienza (o l’incoscienza) che l’ha portato a condannare. Fossi stato al suo posto non l’avrei fatto, anzi, avrei facilmente abortito le conclusioni, proprio nella convinzione che su una simile strada, insistendo insicurezza scientifica, l’unico atto decente fosse quello di dire ….: “Studiate e ricercate di più, perché dalle vostre differenziazioni, anche sui concetti, capisco solo che non posso giudicare!” Mi limito a ribadire che se al posto di Marco ci fosse stata la Juve (come in parte è avvenuto), il Milan o l’Inter, non si sarebbe arrivati MAI ad una condanna per frode sportiva. Leggendo e studiando non da medico (ma anche ad esserlo, sarebbe cambiato poco presumo, viste le differenze nei contenuti…) non sul caso di Marco, ma in generale, si scopre che alcuni, certo titolati dottori, sostengono che …” la valutazione dell’ematocrito è un indice non affidabile se effettuata subito dopo il sanguinamento, ma soltanto tra la 24a e la 72 a ora, ed è utile la misurazione continua della PVC, l’emogasanalisi, il controllo della diuresi oraria, mentre va rapidamente eseguita la determinazione del gruppo sanguigno, i test coagulativi. Si scopre inoltre (quello che taluni medici rinnegano come probante, ma spesso riscontrabile nelle verifiche di campo dei “dopatori”) che il valore ballerino dell’ematocrito in condizioni lontane dal riposo, subisce alterazioni più o meno tangibili che lo proiettano in alto e che può cambiare con artifizi meccanici, di posizione o attraverso altri “trucchetti”. So bene quanto un medico normale animato da una deontologia pura stenti a crederlo, ma appunto perché puro, non ha mai immaginato o provato i balzelli tanto comuni a chi è medico dopatore o, semplicemente, somministratore di doping. Una delle critiche che si deve muovere all’antidoping, è proprio quella di usare solo la verifica analitica, senza mai porsi nelle vesti di indagatore: per scoprire un ladro, il poliziotto, spesso, se non sempre, si deve calare nella realtà del ladro, ed imparare a ragionare da ladro, fino a sviluppare tutta la fantasia del deviante. Idem lo psicologo, altrimenti non capirebbe una mazza su come curare o aiutare un paziente. Caro Mestatore, ci sono tanti aspetti del doping che sono passati indenni al controllo antidoping, per fatti di una banalità assoluta. Un operatore sportivo pulito, o perlomeno disponibile a non farsi prendere per i fondelli dai “santoni” e dagli atleti, è costretto a studiare e capire, anche e soprattutto attraverso lo spirito ricercatore di individuo con vocazione al crimine o al baro. E’ quello che è capitato a me. Non l’avessi fatto, oggi sarei qui a lasciarmi andare, nella più piena delle fesserie e delle allucinazioni, al racconto di eroi, senza distingui e ragionamenti, senza lo stimolo della convinzione, ma solo sull’onda dell’emozione. Oppure sarei un “credulone” per la scelta dettata dal motore dei soldi, ovvero una logica per me degna del miglior Giamuka. Vengo ora al fatto crogiolo del primo processo a Pantani, quello di Forlì (sul secondo patibolo, quello della “siringa all’insulina”, ovvero l’ultimo colpo di pugnale al cuore di Marco, stendo un velo pietosissimo sull’operato di quel magistrato e non vado oltre perché i dispregiativi corposi della lingua italiana sarebbero comunque insufficienti). Secondo i periti della difesa, ad aver contribuito ad alzare il livello di ematocrito di Pantani nella triste giornata torinese, vi furono diverse componenti: il recentissimo ritorno da diverse giornate in altura, una disidratazione in atto, lo sforzo sportivo che tende ad alzare il livello corpuscolare (non a caso il rilevamento dell’ematocrito, nello sport ciclistico, si svolge di mattina, in condizioni di riposo), le modalità non ottimali del prelievo, ed il trauma da frattura esposta patita dal corridore. Bene, nessuno dei riferimenti della difesa, è stato preso in considerazione con la tangibilità che si deve a chi è perlomeno titolato, quanto il collega d’accusa. Non solo, ma un primo dato che all’osservatore neutrale, o al giornalista, balza agli occhi, è stata la facilità con la quale s’è liquidato lo studio del Professor Parisotto, propugnatore dell’esigenza di una conoscenza di cinque parametri da confrontare, al fine di arrivare a stabilire o identificare l’eritropoiesi stimolata e cioè: l’ematocrito, il valore dei reticolociti, il dosaggio dell’eritropoietina, il dosaggio dell’emoglobina e il volume corpuscolare medio. I consulenti dell’accusa ne considerarono solo due, ovvero l’ematocrito e l’aumento dell’emoglobina, anche perché avevano solo quelli, risultando perfettamente accolti dal giudice. Anche quando la difesa sostenne che Pantani, all’atto del ricovero, fosse un soggetto emoconcentrato e non policitemico, quindi contestando come il paziente non fosse stato sottoposto a salasso ma emodiluito, trattamento che, a parere di questi periti, era da limitare rigorosamente ai soggetti emoconcentrati, fu liquidata con una totale adesione alle tesi dell’accusa, senza convincere, ripeto, il soggetto lettore. Un’altra argomentazione difensiva, a riprova della propria convinzione, sosteneva che Pantani dopo l’intervento, e precisamente alle ore 19.40, presentava un ematocrito di 42 %, e che tale ematocrito continuò a scendere nei giorni successivi sino ad arrivare a livello del 28%, quindi era da escludersi che Pantani potesse essere, al momento del ricovero, policitemico, quindi bisognava concludere che l’atleta, causa disidratazione e plasmorragia da trauma, fosse emoconcentrato. Anche qui, la tesi dei periti difendenti, fu liquidata con molta fretta e senza portare in campo le prove che solo i dati mancanti dallo studio del Parisotto potevano chiarire. Infine, quando Pantani, superato l’intervento e la caduta unilaterale dei valori emoglobinici da emorragia fino a livelli anemici (secondo i periti dell’accusa a riprova del suo essere soggetto alla stimolazione esterna di eritropoiesi), cominciò a stare meglio, molto di più di quanto fosse pensabile, con aumento di reticolociti (che non si conoscevano all’atto del ricovero) veloce e progressivamente superiore a tre volte l’entità post operatoria, nonché un valore di eriotropietina pari a 86, l’accusa e lo stesso giudice, non arrivarono ad altra spiegazione se non quella più inquietante: invitare la Procura di Torino ad aprire un fascicolo contro ignoti, per somministrazione esterna contro il parere del medico, di eritropoietina! L’ammissione che il recupero di Pantani fosse naturale, avrebbe significato far crollare tutto l’impianto accusatorio, mentre con questa ipotesi, mi si permetta un po’ ….così, per altro mai riscontrata come vera dalle indagini che poi partirono, salvarono capra e cavoli e Marco fu condannato. Ripeto, non si fosse chiamato Pantani, ma Juve, Milan o Inter, o meglio Del Piero, Maldini, o Toldo, non sarebbe MAI stato condannato. A questo punto, fuori risposta, colgo occasione per ribadire o esternare, domande che pesano come macigni e che non ricordo se ho mai posto qui…. Siamo proprio così sicuri che all’aumento dell’ematocrito contribuisca la sola eritropoietina sintetica? Siamo così sicuri che sia un farmaco tollerabile a tutti e che anche questo non provochi allergie o non accettazione da parte dell’individuo a cui è somministrato? Ormai ogni giorno, guarda caso sempre dagli Stati Uniti, si scopre l’esistenza di qualche nuovo ormone costruito appositamente per lo sport (agente sia sull’ossigenazione del sangue, sia sulla potenza che sulla capacità nervosa) e tutto questo, mi si permetta, dovrebbe insegnare o far rizzare le orecchie a qualcuno. Altro aspetto: qualche medico dell’antidoping, ha mai provato a fare una indagine tipo quelle che si svolgono per verificare allergie, al fine di mappare le variabili dell’ematocrito, di fronte alle modificazioni temporali, comportamentali e anche meccaniche del prelievo? E’ forse troppo umile e deficiente pensare possano dare risultanze con qualche sorpresa? Voglio portare un caso verissimo che dovrebbe far riflettere. Un giovane ciclista, ad un controllo molto più esteso, svolto presso un laboratorio qualificato, alle 8 di mattina, digiuno e senza aver barato con gli espansori del plasma (lo posso garantire come è vero che son qui), risultò con un ematocrito a 45.9. Il mattino seguente, prima di una corsa a tappe dilettantistica, lo stesso ragazzo fu sottoposto ai controlli FCI, giunti in ritardo, quando già il giovane corridore aveva fatto colazione, ma l’esame fu svolto ugualmente. Risultato: ematocrito a 52.4 (anche col “meno uno” di prammatica, sempre fuori norma). Il giovane fu così escluso dalla corsa e sospeso per 15 giorni. Disperato, il ragazzo si sottopose, ancora una volta digiuno, la mattina dopo, al controllo dell’ematocrito, sempre presso il laboratorio di due giorni prima. Risultato: ematocrito a 46. Dieci giorni dopo, sempre digiuno, presso il super qualificato laboratorio FCI (era un azzurro), risultò ancora a 45.9 e fece i mondiali. A che cosa fu dovuto l’errore di sei punti abbondanti? I qualificati medici della pubblica accusa al processo di Forlì, sostengono che l’ematocrito non si modifica se l’esame viene fatto a stomaco pieno, mentre quelli della difesa dicono di sì. A chi deve credere un osservatore? E poi, di fronte al caso vissuto e riportato, quali conclusioni il sottoscritto, nel suo piccolo, deve trarre? Bèh, sono sempre stato convinto che gli esami richiesti dal “suivi medical” dell’UCI fossero facilmente raggirabili e pure aleatori per conto loro. Non così, gli odierni metodi che restringono assai le scappatoie e sono scientificamente ben più inchiodanti della semplice rilevazione dell’ematocrito. Detto ciò, è bene ricordare che il famigerato controllo di Marco a Madonna di Campiglio, due anno dopo, con le nuove metodologie, in virtù del rapporto ematocrito-emoglobina, non gli avrebbe riservato lo stop, ed avrebbe così stravinto un Giro strameritato. Pantani lo disse fra le lacrime e la rabbia a chi gli stava vicino, ma ormai era già stato ucciso e all’angolo era già pronto quel tipo che non oso giudicare (per decenza verso me stesso, non per mancanza di coraggio, anche perché merita ogni dispregiativo possibile) con la storia della siringa all’insulina per dargli il colpo di grazia. Voglio però andare più avanti, ed aggiungere: quanti balzelletti ci sono per alzare l’ematocrito di un corridore alla presenza solo del corridore stesso, senza uno straccio di medico? Ombre, altre ombre, amici miei, senza per questo sostenere che Pantani fosse illibato al doping. Un modo come un altro per dire che esistono figli e figliastri, che la legge non è uguale per tutti e che sull’immenso pianeta del flagello doping c’è molto da lavorare per dire di essere vicini ....al 60% delle conoscenze. Sul quadro repressivo, tema sul quale ritornerò, voglio porre un'altra domanda: ad un ladro di monete senza scasso, dareste la stessa pena di un assassino? E’ giusto considerarli criminali uguali? Bèh, quando si dice che tutti si dopano, come ho letto anche qui, mi sembra sia giusto cominciare a conoscere le entità dei distinguo, perché solo con questo atteggiamento, potremmo continuare a guardare lo sport. Sarò fatto male, ma per me, creatina e aminoacidi ramificati (quindi no-doping), assunti insieme e ad alti dosaggi, hanno un potere anabolizzante solo più allungato nel tempo rispetto agli steroidi e sono assai più ergogenici di un’efedrina. Può venire in persona il più grosso luminare di questo mondo a dirmi del cretino, ma non cambierei opinione, anzi mi convincerebbe involontariamente ancor più, ammesso sia possibile. Chiudo, scusandomi per le divagazioni e, visto che ho parlato di Marco, formulo una domanda che tanto vorrei indirizzare a coloro che l’hanno così facilmente condannato a morte (ci sono, ci sono, tranquilli!): “con tutta l’Epo, il GH, ACTH, ecc. che si dice abbia assunto per anni e che il Tribunale di Forlì, relativamente all’eritropoietina, ha dato per certo portando pure date, come mai il suo midollo era normale? Qui, qualcuno, stavolta coi dati alla mano, ha ciurlato parecchio per il manico..... Morris


Pirata x sempre - 09/02/2005 alle 16:19

GRANDE MORRIS!!!!


EugeRambler - 09/02/2005 alle 16:53

un giusto omaggio alla memoria del pirata a quasi un anno dalla sua scomparsa...bel pezzo morris


mestatore - 09/02/2005 alle 18:02

caro Morris, Ti ringrazio dell' attenzione che mi hai dedicato e sono, come sempre, colpito dall' acutezza delle tue parole e dall' approfondita analisi che merita ogni rispetto. Se da un lato non posso che sentirmi onorato dal fatto che tu condivida lo spirito e le conclusioni del mio intervento vorrei solo aggiungere 2 cose: 1)non volevo certo con le mie parole giustificare i procedimenti giudiziari e le conclusioni dei giudici che a sproposito si sono occupati del grande pirata e lo hanno utilizzato come capro espiatorio e fonte di pubblicità con tutti i danni che le tue umanissime parole hanno evidenziato 2)credimi, la medicina nella sua pratica e così complessa che si può affermare tutto ed il contrario di tutto , perchè , nella letteratura scientifica si trova tutto ed il suo opposto; i periti, per esperienza diretta, sono un grado di affermare e avvalorare tesi del tutto opposte (a volte gli stessi periti in processi differenti, tipo Juventus). Resta il fatto,ed io conosco i medici che ebbero in carico Pantani nell' urgenza, che il quadro dei valori del pirata è veramente particolare e troppe , davvero troppe eventualità dovrebbero concorrere per giustificare tali valori. In termini statistici e di esperienza pratica i valori riscontrati al pirata hanno una sola spiegazione e cioè il dato di partenza di un ematocrito comunque così alto da non potersi spiegare con il solo soggiorno a Duitama, lo sforzo,etc. Poi sulla base della letteratura e delle eventualità tutto può essere ritenuto possibile. Questa non vuole certo essere una sentenza nè una giustificazione a quelle a sproposito emanate; il beneficio del dubbio vale in ogni direzione e come affermai nel mio post credo che niente possa diminuire la statura tecnica ed umana del campione, costretto dalle circostanze temporali ad attraversare anni di un ciclismo buio e impestato dai veri dopati. Nè quanto ipotizzo riguarda qualunque altro episodio della vicenda di pantani, dalla famigerata siringa in poi, laddove condivido con ammirazione e rispetto le tue parole. Per il resto, caro Morris, non posso che sposare le tue considerazoni generali sul doping e purtroppo, neppure io rileggo molto, ma non ho il tuo talento incommensurabile nel comunicare e quindi scusami anche per la forma. Non potremo mai conoscere la verità, se chi sa non parla, ma una cosa è certa, il pirata resta IL CAMPIONE di tutti noi che amiamo la bici. ciao


Morris - 09/02/2005 alle 23:08

Bèh, caro Mestatore, sono io che ringrazio te, sia per le belle parole che mi hai destinato, ma, soprattutto, per il contributo che sai portare. In tanti anni di forum (inizialmente per studio sulle reazioni dei tifosi di calcio su un tema come il doping), non avevo mai incontrato un medico che si dichiarava, entrando sul tema e percependone quei contorni che, troppi suoi colleghi, usano da tempo come metodo di arricchimento occulto. Gli altri, lasciamelo dire, si confondevano nella mediocrità del linguaggio e delle realtà contorte del calcio, spesso sfogando un rovescio da ultras, magari anche spiegabile per volontà d’evasione, ma tanto distante da quello che ho la pretesa di considerare il dovere di un medico. In tanti scritti sul doping, mai nessuno di questi tuoi colleghi, mi è venuto in soccorso, coprendo le tante carenze che inevitabilmente lasciavo per strada. Il sottoscritto è così passato per un "camice bianco", magari menagramo, o per un "tuttologo" antipatico e "rompicoglioni". Vedi, caro Mestatore, quando ci si invecchia e le memorie del tempo lanciano echi di confronto sì belli quanto immanenti, è facile lasciarsi andare alla volontà di portare il frutto delle esperienze. Ora lasciami dire due volte di più "Benvenuto" e difendi il ciclismo......nonostante tutto.