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Autore: Oggetto: Tripoli (1969) - Sanremo( 2008 ): la Classicissima vista dalla tribuna.

Livello Fausto Coppi




Posts: 2142
Registrato: Jun 2005

  postato il 26/03/2008 alle 18:03
I vecchi suiveurs non amavano andare al traguardo di una corsa.
Passi per un arrivo in salita , ma per una classica che si conclude su un rettilineo non c’è paragone.
Vuoi mettere il passaggio sulla Bocchetta piuttosto che l’arrivo in piazza Arimondi?
No, la linea d’arrivo è fatta per i giornalisti che precedono le corse, per gli invitati eccellenti, per qualche bel nome dello spettacolo o per l’ amico dell’assessore di turno che magari non ha mai assistito ad una corsa ciclistica
Noi no, come dicevano Vianello e la Mondaini tanti anni fa.
Noi no, perché il bello era arrivare in largo anticipo, scegliere il posto migliore lassù, su quella curva , vedere arrivare il gruppo dall’alto. Il bello era svegliarsi all’alba ,partire con il thermos di caffè,mangiare un panino, e fare pipì dietro agli alberi, perché un bar nelle vicinanze non lo trovavi.

Anche per la Sanremo valeva la stessa regola., alla quale mi sono sempre strettamente attenuto. Meglio essere sul Turchino , a Voltri o sulla Colletta, e poi godersi la telecronaca in televisione.
Valeva la pena di farsi code in autostrada per andare in Via Roma e assistere ad una volata?
Poi nei primi anni 60 non c’era neppure l’Autostrada dei Fiori e Sanremo sembrava un posto quasi esotico.
“All’arrivo non si vede niente”, sentenziava mio padre, e lo ripeteva tanto che alla fine finiva per convincermi
Era come allo stadio, almeno quelli di una volta , dove tra il pubblico delle gradinate e quello delle tribune una differenza c’era. Non è forse meglio una trattoria rustica di un ristorante elegante dove magari mangi anche bene, ma i piatti non soddisfano il palato ?

Anche quest’anno, quindi , il rituale sembrava destinato a ripetersi .
C’erano le Mànie : quale migliore occasione per un’incursione con la Guzzi su quella salita inedita e, poi, seguire la telecronaca a casa?
Ma è possibile rifiutare l’invito di Bruno, che ti procura il biglietto per la tribuna?
No, non è possibile, ed’altra parte una prima volta a Sanremo ci deve pur essere.
E se ancora avessi avuto dei dubbi, la cucina di Bruno li avrebbe spazzati via.
Peccato per la coda in autostrada, ma la frittata di bianchetti, le acciughe fritte e quelle ripiene valgono da sole il viaggio, come il Rossese di Dolceacqua,d’altronde, che ne bevi quasi una bottiglia ma ti mantiene la testa lucida.
Purtroppo il ristorante lo cederà, ma mi ha assicurato che continuerà a fare il cuoco.

Ho mangiato un po’ “de strangusciun”, come di dice a Genova : di fretta,insomma, rinunciando a dolce e caffè,perché a quel punto volevo già essere sul traguardo .
E’ breve il tragitto dalla Torre Saracena al lungomare e ho in tasca il tagliando blu che mi attribuisce lo status- inedito per me- di invitato.
E’ caldo il sole, come si addice alla Sanremo, ed è giusto così: sarebbe il colmo che la prima volta in tribuna fosse bagnata!
Esibisco il pass e mi accomodo tra gli” eletti”. E’ un impressione strana e nuova per chi è abituato a stare in piedi ore ad aspettare i ciclisti , quasi un lusso .
Poi c’è il maxischermo proprio lì davanti e – diciamolo pure- è come stare in casa , ma con il sole che ti scalda .Gli anni passano e certe comodità cominciano ad essere apprezzate.
Non c’è il pathos della strada ma non è malaccio, tutt’altro.
Arriva Gimondi , sorridente e dispensatore di autografi: sono passati 34 anni dal suo trionfo con maglia iridata , ma sembra sia uscito di scena da poco, tanto è l’entusiasmo e l’affetto che lo circonda.
Era il marzo del 74 quando alzava le braccia in Via Roma , lui che nel Ponente Ligure (a Diano Marina ) aveva conosciuto la compagna della sua vita.
Ma è l’arrivo di Cipollini, annunciato dalla speaker, che scuote i presenti: neppure se avesse corso avrebbe riscosso tanto successo!
Mentre di Zandegù , sprinter di razza di quando portavamo i calzoni corti, si ricordano solo quelli (ed io tra loro) dai cinquanta in su.
E’ pimpante Dino, e lo dimostra, intrattenendosi a conversare con due ragazze in minigonna.
Arriva anche Loretto Petrucci, sorretto da due stampelle: le gambe non sono più quelle di un tempo , ma il volto conserva la fierezza di quando il suo “uno-due” lasciò il segno nella storia della corsa.

Il traguardo è ancora lontano, le immagini dell’isola Gallinara scorrono sullo schermo, mentre accanto a me prende posto un signore anziano il quale, in verità, non appare troppo interessato alle corsa.
Però ha appeso al collo il “pass” della Gazzetta: sarà un ex corridore- penso- o comunque uno dell’ambiente..
Quando si è dalle parti di Laigueglia il mio vicino esprime un commento sulla fuga dei tre. Incautamente osservo che il vantaggio è minimo e che la fuga è destinata a finire.
Poteva essere l’inizio di una conversazione sul nuovo percorso o, magari, sulle edizioni più o meno lontane (le sue e le mie) della Classicissima.
Invece, non so neppure come, inizia a parlare della sua esperienza di vita e di lavoro in Libia . E’un racconto interessante, per carità, che mi fa scoprire aspetti sconosciuti del paese africano Senonchè prosegue senza sosta, disinteressandosi ormai della vicenda agonistica che sta per entrare nella fase calda. E così con un occhio seguo il maxischermo e con l’altro (oltre che con l’orecchio) sono costretto a prestare attenzione ai racconti del mio vicino, il quale mi ha designato – almeno per oggi- suo confessore privato.
La Sanremo è ormai sul Berta quando apprendo che Gheddafi ha fatto un grande lavoro, creando dal nulla città dove prima c’era solo il deserto.
Mentre Bettini scatta sulla Cipressa, poi, apprendo interessanti notizie sul sistema giudiziario libico nel quale , a differenza del nostro , l’effettività della pena esiste sul serio. Un condannato per furto, infatti, passa direttamente dall’aula d’udienza al taglio della mano.

Nella successiva discesa c’è una caduta , e a quel momento scopro che il Nostro(che ha 81 anni ed è nativo del Canavese) in gioventù ha corso in bicciletta. “Ai miei tempi, dice, i tubolari erano ben spessi, non certo come quelli di oggi”.
Lo guardo e – sarà anche per l’argomento della conversazione (più che altro un monologo, in verità)- mi viene in mente il The nel deserto di Bertolucci.
Sì, c’è una forte somiglianza con il narratore (che era Paul Bowles, l’autore del romanzo) .
Almeno mi fosse capitata una clone di Debra Winger!

Il tratto che precede il Poggio, si sa, spesso è quello in cui si giocano i destini della Sanremo: c’è una fuga importante, ma è poco più di un dettaglio insignificante rispetto alla vena d’acqua fresca , praticamente inesauribile,che è stata scoperta in Libia , in mezzo al deserto, e che ha consentito di irrigare terreni prima d’allora arsi dal sole
Quanto al petrolio,poi, è il migliore del mondo e noi non siamo stati in grado di trovarlo.
Ma noi italiani godiamo di pessima fama anche laggiù : coreani (grandi lavoratori, quelli!) e filippini (girano tutti armati di coltello) ci dileggiano sulle nostre capacità lavorative.
Va bene, è interessante sapere queste cose (tra l’altro intervengo educatamente, osservando che negli ultimi anni la Libia -con le sue spiagge e le rovine di Leptis Magna- sta muovendo i primi passi nel settore turistico), ma il Poggio si avvicina .
Allo scatto di Bertolini il mio interlocutore mi rivela un segreto (ormai ha capito che di me si può fidare): dice che ha letto documenti che non avrebbe dovuto leggere ……
Magari sarebbe pure interessante conoscere qualche segreto nascosto tra quelle carte, osare qualche domanda ( su Enrico Mattei, le sette sorelle, l’ascesa al potere di Gheddafi, addirittura Ustica, chissà!), ma ti pare questo il momento?
La mia domanda, forse attesa , non arriva e allora il mio interlocutore si avvia alla conclusione (“lei che è giovane -sic!- ci vada , in Libia”) proprio mentre Gilbert si tuffa nella discesa.
E mostra – finalmente!-, attenzione alla gara, aguzzando gli occhi verso il maxischermo: siamo alla Sanremo, perdio, mica al Giro della Tripolitania!

Arrivano le prime moto e l’atmosfera cambia :i fotografi si schierano e la De Stefano si prepara per le interviste. Cancellara scatta ai due chilometri finali: non lo prendono più, è chiaro, arriva rilassato, sorridente, e mi passa davanti, appena tagliato il traguardo.
L’uomo delle colonie si rivolge al cameraman, invitandolo ad una ripresa ravvicinata ma, non avendo avuto soddisfazione, lascia la tribuna salutandomi, portando con sé i suoi segreti.
Osservo Zomegnan, che si aggira soddisfatto tra il palco della premiazione e la zona delle interviste, e per un attimo vedo in lui Italo Balbo, il governatore della Libia, tanta è stata la suggestione dell’ultima ora.

Ci sono tante palme sul lungomare, la spiaggia è a pochi metri e il sole ancora caldo: se non fosse per il Casinò e le cupole della chiesa ortodossa potremmo anche essere a Tripoli, forse.

“lo vedo ma non e'
e' andato via da me
sta raggiungendo
Tripoli”
(Patty Pravo, Tripoli 1969)


 
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Livello Fausto Coppi




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Registrato: Apr 2005

  postato il 27/03/2008 alle 10:01
Questa canzone di Patty Pravo l'avevo proprio rimossa dalla memoria (da subito, credo, già nel 1970, verosimilmente).

 

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nino58

 
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Livello Fausto Coppi




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Registrato: Nov 2004

  postato il 27/03/2008 alle 23:31
Altra intrusione per dire che di racconti cosi ne ho letti pochi...grande Cancel....

 

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...- --- .-.. .-
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...- --- .-.. .- !!!!

LA CAROVANA VA..CONFINI NON NE HA..E TUTTE LE DISTANZE ANNULLERA'!!
"..Dinnanzi a me non fuor cose create se non etterne.. Ed io in etterno duro!!
Lasciate ogni speranza voi ch'entrate...!!!

"C'è Bugno in testaaaa!!! è Bugnoooo!!! ed è campione del mondo Bugno su Jalabert!!!"

"...ma ti sollevero' tutte le volte che cadrai
e raccogliero' i tuoi fiori che per strada perderai
e seguiro' il tuo volo senza interferire mai
perche' quello che voglio e' stare insieme a te
senza catene stare insieme a te"...

"Cascata ha un pregio non da poco. ama il ciclismo e però lo riesce a guardare con l'occhio dello scienziato. informatissimo, sa sceglire personaggi sempre di levatira superiore, pur non "scadendo" nello scontato.
un bravo di cuore.
(post di Ilic JanJansen, nel Thread "Un ricordo: Pedro Delgado, il capitano di Indurain")

 
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Livello Tour




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Registrato: Aug 2005

  postato il 28/03/2008 alle 00:01
Grandioso racconto!!!

 

____________________

 
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Moderatore




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Registrato: Aug 2005

  postato il 28/03/2008 alle 01:38
Veramente molto suggestivo come racconto .
 
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Livello Fausto Coppi




Posts: 2142
Registrato: Jun 2005

  postato il 07/04/2008 alle 19:25
Ecco un'istantanea del misterioso "uomo delle colonie"


 
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Livello Giro di Romandia




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  postato il 22/05/2008 alle 09:12
W l'amicizia, W lo sport, W il ciclismo!
 
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