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Autore: Oggetto: Incredibile... (TONKOV Giro d'Italia 1998)

Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/01/2008 alle 11:31
Davvero incredibile...

Ho fatto un giro sul sito di Tonkov, e casualmente sul Palmares e sulla sua Biografia ho letto Tonkov "sarebbe" (evidentemente si considera tale) vincitore "NON UFFICIALE" del Giro D'Italia 1998 , nonchè della tappa di Plan di Montecampione...

Qualcuno sa spiegarmi cosa significa tutto questo???

Io ho sempre saputo che Il vincitore di quel Giro è Marco Pantani...

 

[Modificato il 09/01/2008 alle 11:36 by roberto79]


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/01/2008 alle 11:47

(BOBKESTRUT.COM)

- Pappapero

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/01/2008 alle 11:51
Ci vuole coraggio a scrivere quelle cose li...

E' così difficile ammettere una sconfitta dopo 10 anni??

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/01/2008 alle 11:57
Originariamente inviato da roberto79

Ci vuole coraggio a scrivere quelle cose li...

E' così difficile ammettere una sconfitta dopo 10 anni??


Ma ti sembra che una dichiarazione di Tonkov possa cambiare la storia?

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/01/2008 alle 12:00
Chiaramente la sua dichiarazione non cambia la storia, ma sicuramente cambia il mio giudizio su di lui...



e questo mi dispiace ma....

 
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Livello Raymond Poulidor




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  postato il 09/01/2008 alle 12:13
A me non stupisce più di tanto. Tonkov ha sempre avuto un pessimo carattere e l'età non porta giovamento a certe cose.
Lui si ha sempre sostenuto lo scambio di risultati il giorno di Lugano e quanto accaduto l'anno dopo non può che avergli confermato la cosa.

Peccato che tuttora tiri fuori questa faccenda perchè i meriti sportivi di Tonkov sono stati grandissimi. Nel triennio '96, '97 e '98 era il vero punto di riferimento per il Giro.

 

____________________
Ale

 
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Livello Gino Bartali




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  postato il 09/01/2008 alle 12:15
pavel.tonkov@yahoo.fr
Riempiamolo di E-mail di protesta. Io lo faccio subito

 
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Livello Federico Bahamontes




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  postato il 09/01/2008 alle 12:56
Incredibile.....Vergogna!
 
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Livello Federico Bahamontes




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  postato il 09/01/2008 alle 13:05
ecco il testo vergognoso riguardante la crono di Lugano al Giro 1998 dal sito ufficiale di tonkov..:
"Un dubbio esiste...

Marco Pantani dopo l'arrivo del Giro: "Se Tonkov avesse vinto, sarebbe stata la vittoria della mediocrità. Gioca sempre in difesa". Per Pavel: "Questo Giro doveva vincerlo un italiano. Lo volevano in molti". All'arrivo a Lugano, una polemica sorge. Osserviamo i risultati della crono di un po' più vicino. Pavel ha 35" di ritardo su Gontchar, ne aveva 29" a Trieste. Pavel non è dunque uscito stancato dei Dolomiti. Fra tempo, la squadra Mercatone Uno di Marco Pantani ha migliorato le sue prestazioni in un modo moltissimo spettacolare: Massimo Podenza ha finito 2# a 29", aveva perso 2'24" su Gontchar a Trieste. Pantani è 3# a 30", aveva perso 2'33" a Trieste. Marco Vélo è 4# a 31", aveva perso 1'58" a Trieste. Gli uomini della Mercatone Uno hanno guadagnato 2' in una settimana allora che Tonkov è rimasto regolare!!! Cercate l'errore... Dei rumori circolano. La mattina della crono, Ricardo Forconi, il compagno di squadra di Pantani, è messo fuori gara. Il suo tasso di ematocrito è superiore al limite del 50% autorizzato. Il rumore gonfia: si dice che Pantani e Forconi hanno scambiato le loro provetti in occasione del controllo anti-doping. La Mapei è accusata di avere inventato questa storia. Ma il rumore gonfia a tale punto che la Federazione Italiana ordina un'inchiesta. Il caso è classificato senza seguito... Alla partenza del Giro 1999, Ivano Fanini, il presidente della piccola squadra Amor e Vita, parla di nuovo di questo caso ai microfoni della RAI, rendendola pubblica. Nessuno lo crede. Ma il CONI e l'UCI hanno ormai deciso di sorvegliare Pantani di molto più vicino. Tre settimane più tardi, a Madonna di Campiglio, l'UCI ordina dei controlli sanguigni molto rigorosi sulla Mercatone Uno: Pantani è preso con un tasso ematocrito di 52%. Giorgio Squinzi, il padrone di Pavel, esulta: "è una giustizia sportiva e divina!". Alcuni giorni più tardi, il giudice di Torino, Raffaelle Guariniello, ordina un'inchiesto su questo famoso caso Pantani-Forconi. Il giudice recupera le provetti depositate all'ospedale Sant'Anna di Como per fare prove DNA e regolare questo caso una buona volta per tutte. Sorpresa: la provetta di Forconi (Pantani?) è introvabile... In mancanza di prova, il caso è abbandonato. Sì, un dubbio esiste: cosa sarebbe avvenuto se Pantani avesse corso la crono di Lugano in condizioni normali? Avrebbe vinto per alcuni secondi o avrebbe perso questo Giro? Tra perdere o vincere, Pantani ha fatto la più brutta scelta... PAVEL TONKOV È IL VERO VINCITORE DEL GIRO 1998. "

Non ci sono parole..

 
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Livello Eddy Merckx




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  postato il 09/01/2008 alle 13:06
Questo è quyello che pubblica il sito ufficiale di Pavel Tonkov

...
"1998

(Mapei-Bricobi)



- 39ème GIRO DELLA PROVINCIA REGGIO CALABRIA

- 1er SETTIMANA BERGAMASCA (leader 6 jours) (2ème étape: Trescore Balneario-Andrara San Martino, 119 km: 1er ; 6ème étape: Zogno-Zogno, 151 km: 2ème ; 7ème étape: Roncadelle-Roncadelle, 174 km: 1er) classement par points + meilleur grimpeur + prix du meilleur étranger

- 29ème GIPPINGEN

- 9ème TOUR DE ROMANDIE

- 1er (non officiel) – 2ème GIRO D’ITALIA (11ème étape: Macerata-San Marino, 220 km: 3ème ; 14ème étape: Selvio-Piancavallo, 165 km: 2ème ; 15ème étape: Trieste-Trieste, 40 km contre-la-montre: 3ème ; 18ème étape: Selva Valgardena-Alpe di Pampeago, 115 km: 1er ; 19ème étape : Cavalese-Montecampione, 240 km: 2ème ; 21ème étape: Mendrisio-Lugano, 34 km contre-la-montre: 2ème (non officiel)
..."

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/01/2008 alle 13:30

..Tra perdere o vincere, Pantani ha fatto la più brutta scelta...

Cioè quella di vincere... assolutamente fantastico come ragionamento!

Come pure fantastico (nel senso di fantasioso...) l'uso della lingua italiana.
Poi, tra contenuti e grafica, forse il più brutto sito web visto negli ultimi 15 anni... ma chi è il webmaster, lo stesso Tonkov?


Proprio vero, non ci sono parole...


PS: Ora che ci penso, alla Coppa Kobram 2007 non sono state fatte analisi ai primi 9 arrivati... stavo pensando di metterla nel mio palmares autodichiarandomi vincitore... non ufficiale!!!

 

[Modificato il 09/01/2008 alle 13:44 by Bitossi]

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/01/2008 alle 14:53
Davvero una delusione enorme... io onestamente non sapevo del punto di vista di Tonkov su Pantani e il giro 98, e prima di leggere questa cosa ho sempre provato ammirazione per Tonkov... Ora le cose cambiano, mi dispiace dirlo ma Tonkov mi ha deluso...




 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/01/2008 alle 14:59
Originariamente inviato da Serpa


(BOBKESTRUT.COM)

- Pappapero


OT su questa foto: quando lo fece Bettini sul traguardo del Lombardia 2005 fecero tutti finta che non lo fece o che fosse un gesto beneaugurante.
Metterei questa foto nella galleria dei tanti, tantissimi "ombrelli" della storia delle due ruote, molti famosi, molti no, molti puniti, molti assolti.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/01/2008 alle 15:00
Originariamente inviato da Kristian

ecco il testo vergognoso riguardante la crono di Lugano al Giro 1998 dal sito ufficiale di tonkov..:
"Un dubbio esiste...

Marco Pantani dopo l'arrivo del Giro: "Se Tonkov avesse vinto, sarebbe stata la vittoria della mediocrità. Gioca sempre in difesa". Per Pavel: "Questo Giro doveva vincerlo un italiano. Lo volevano in molti". All'arrivo a Lugano, una polemica sorge. Osserviamo i risultati della crono di un po' più vicino. Pavel ha 35" di ritardo su Gontchar, ne aveva 29" a Trieste. Pavel non è dunque uscito stancato dei Dolomiti. Fra tempo, la squadra Mercatone Uno di Marco Pantani ha migliorato le sue prestazioni in un modo moltissimo spettacolare: Massimo Podenza ha finito 2# a 29", aveva perso 2'24" su Gontchar a Trieste. Pantani è 3# a 30", aveva perso 2'33" a Trieste. Marco Vélo è 4# a 31", aveva perso 1'58" a Trieste. Gli uomini della Mercatone Uno hanno guadagnato 2' in una settimana allora che Tonkov è rimasto regolare!!! Cercate l'errore... Dei rumori circolano. La mattina della crono, Ricardo Forconi, il compagno di squadra di Pantani, è messo fuori gara. Il suo tasso di ematocrito è superiore al limite del 50% autorizzato. Il rumore gonfia: si dice che Pantani e Forconi hanno scambiato le loro provetti in occasione del controllo anti-doping. La Mapei è accusata di avere inventato questa storia. Ma il rumore gonfia a tale punto che la Federazione Italiana ordina un'inchiesta. Il caso è classificato senza seguito... Alla partenza del Giro 1999, Ivano Fanini, il presidente della piccola squadra Amor e Vita, parla di nuovo di questo caso ai microfoni della RAI, rendendola pubblica. Nessuno lo crede. Ma il CONI e l'UCI hanno ormai deciso di sorvegliare Pantani di molto più vicino. Tre settimane più tardi, a Madonna di Campiglio, l'UCI ordina dei controlli sanguigni molto rigorosi sulla Mercatone Uno: Pantani è preso con un tasso ematocrito di 52%. Giorgio Squinzi, il padrone di Pavel, esulta: "è una giustizia sportiva e divina!". Alcuni giorni più tardi, il giudice di Torino, Raffaelle Guariniello, ordina un'inchiesto su questo famoso caso Pantani-Forconi. Il giudice recupera le provetti depositate all'ospedale Sant'Anna di Como per fare prove DNA e regolare questo caso una buona volta per tutte. Sorpresa: la provetta di Forconi (Pantani?) è introvabile... In mancanza di prova, il caso è abbandonato. Sì, un dubbio esiste: cosa sarebbe avvenuto se Pantani avesse corso la crono di Lugano in condizioni normali? Avrebbe vinto per alcuni secondi o avrebbe perso questo Giro? Tra perdere o vincere, Pantani ha fatto la più brutta scelta... PAVEL TONKOV È IL VERO VINCITORE DEL GIRO 1998. "

Non ci sono parole..


Questa starebbe bene in un thread su Pantani, a riaprire un pò il vespaio...

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/01/2008 alle 15:05
Originariamente inviato da roberto79
...io onestamente non sapevo del punto di vista di Tonkov su Pantani e il giro 98...

Eh, forse all'epoca ti eri perso le dichiarazioni sarcasticuzze dopo la cronometro di Lugano... e magari anche quelle finto-menefreghiste dopo Madonna di Campiglio '99...

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/01/2008 alle 15:06

Leggendo il seguente articolo riguardo la Polemica Pantani-Mapei mi spiego molte cose, compreso il fatto che Tonkov fece certe dichiarazioni....
Mi rincresce dirlo ma alla luce di quanto ho letto sono contento che la Mapei non esista più...


Chi ha ucciso Marco Pantani?


CESENATICO - Chi ha ucciso Marco Pantani? Non lo sapremo probabilmente mai. Perché il 14 febbraio del 2004 è scomparso un campione che già cinque anni prima aveva subito un colpo letale: l'esclusione dal Giro d'Italia a Madonna di Campiglio. A tentare di dare una risposta ad uno tra i quesiti più inquietanti della storia sportiva mondiale, ci hanno provato venerdì sera al Palazzo del Turismo di Cesenatico alcuni dei principali giornalisti italiani di ciclismo: Pier Bergonzi (Gazzetta dello sport), Beppe Conti (Tuttosport), Alessandra De Stefano (Raisport), Gianfranco Josti (ex Corriere della Sera) assieme all'inglese Matt Rendall e al francese Philippe Brunel (Equipe).

Ciascuno di loro ha portato la propria testimonianza e offerto una propria chiave di lettura sulla morte del Pirata. Diversi sono i punti di vista, ma comune è quello di partenza: il crollo del mito è cominciato quel 5 giugno del 1999 a Madonna di Campiglio. Marco Pantani, già in maglia rosa e destinato ad un 'comodo' trionfo, viene espulso dal giro d'Italia per ematocrito alto. Comincia una odissea per il Pirata, che può essere definito (lui sì con ragione, a differenza di altri) un perseguitato giudiziario: sette procure lo indagano, mai nessun uomo sportivo era stato torchiato in questa maniera.

"La più grande ingiustizia è stata quella di Montecatini – ha detto Beppe Conti – dove nella stanza d'albergo di Pantani venne a posteriori trovata una siringa, ancora sigillata, che costò a Marco la condanna a 9 mesi di squalifica". Marco Pantani, ha ricordato Pier Bergonzi, "è l'unico sportivo indagato e condannato per una legge che non doveva neppure essere applicata. Il Pirata non è morto solo quella sera, è morto tante altre volte". E' morto a Madonna di Campiglio, è morto quando è stato escluso dal Tour, è morto quando non si attendeva altro che il momento giusto per parlar male di lui. Un vortice diabolico lo ha travolto e lo ha spinto all'isolamento, a chiudersi in sé stesso. "Non si fidava più di nessuno – ha gridato la madre Tonina -. E' stato ucciso dalla tv e dai giornali".

Almeno una domanda sorge spontanea: perché mentre il campione simbolo del ciclismo, colui che ha reso riportato ai fasti di un tempo lo sport del pedale, è investito da una autentica bufera, della Federazione ciclistica italiana (ossia dell'istituzione che governa il movimento ciclistico in Italia) non si vede traccia? In realtà secondo la ricostruzione di mamma Tonina non è così. Anzi, si mossero addirittura i massimi vertici della Fci. "Non ho mai visto nessuno venire a casa sua per incoraggiarlo a tener duro, a non mollare – ha detto Tonina -. Vennero invece Cerruti e Camporesi (presidente e vice presidente della Fci all'epoca, ndr) per chiedergli di dire pubblicamente che si dopava. Marco si oppose perché sapeva che sarebbe stato lasciato solo da tutti". Non pronunciò quelle parole e venne definitivamente abbandonato.

Ma se neppure la Federazione gli fu vicino, perché almeno i colleghi non lo sostennero? "Il problema è un movimento che non esiste – ha osservato Alessandra De Stefano – perché bastano due minacce per spingere tutti ad andare nella direzione indicata. Nel 1998 al Tour, dopo lo scandalo Festina, Marco Pantani era in maglia gialla ma si disse pronto ad abbandonare la corsa assieme ai corridori che protestavano". Ciò nonostante si ripartì, sotto le pressioni dei direttori sportivi che minacciavano di non pagare più lo stipendio.

A introdurre una questione particolarmente 'calda' nel dibattito è stato però il giornalista francese Philippe Brunel. "E' complicato per la stampa italiana parlare del Giro d'Italia come lo è per me scrivere del Tour de France – ha premesso il giornalista, considerato il numero nel settore -. Occorre però ricordare che la Federazione ciclistica italiana era sponsorizzata dalla Mapei, guidata dal signor Squinzi. Un personaggio che io non conosco molto bene personalmente, ma che fece di tutto per riuscire ad avere Pantani nella sua squadra". Marco Pantani, era l'agosto del 1998, declinò l'offerta: 15 miliardi di vecchie lire in tre anni. A confermarlo è stato lo stesso Giuseppe Martinelli, che a quei tempi era il direttore sportivo di Pantani nella Mercatone Uno. "Devo confermare che la Mapei voleva Pantani? – si è chiesto Martinelli, presente in sala – Sì, lo voleva e ci fu un colloquio in agosto. Marco aveva il contratto in scadenza, con noi non aveva ancora rinnovato l'accordo. Declinò l'offerta di Squinzi e decise di restare con il suo gruppo".

I maligni danno a questo 'gran rifiuto' del Pirata un forte peso. "A Foggia nel 1999, durante il Giro d'Italia, ci fu una grossa polemica tra Pantani e la Mapei", ha ricordato Brunel lasciando poi la parola ad Alessandra De Stefano che ha spiegato l'episodio. Quel giorno si svolsero i controlli del Coni per la campagna "Io non rischio la salute". Non erano i classici controlli antidoping del Giro, ma controlli non obbligatori e non validi ai fini della corsa. Gran parte del gruppo si oppose e molti corridori fecero pressione su Pantani affinchè si facesse portavoce delle istanze dei colleghi. Pantani ("che aveva un fortissimo spirito corporativo", ha ricordato Brunel) difese pubblicamente le ragioni del gruppo; ma tre squadre decisero di sottoporsi a questi controlli. Tra queste la Mapei, formazione nella quale correva Andrea Tafi.

Nel successivo 'Processo alla tappa' dopo l'arrivo della corsa a Lanciano, ci fu un aspro scontro tra Pantani e Tafi proprio su questo. "La Mapei e' favorevole ai controlli, si puo' discutere sulla modalita', ma non sulla sostanza", disse Tafi. Pantani replicò così: "Oggi dicevi una cosa diversa. Non parli con la tua testa, ma esprimi la linea della società". Il Pirata chiarì la posizione dei suoi colleghi: se i corridori verranno controllati nuovamente andranno a casa. Era il 21 maggio del 1999. Quindici giorni più tardi, sabato 5 giugno a Madonna di Campiglio, prima della penultima tappa (la 'sua' tappa con il 'suo' Mortirolo) Marco Pantani viene escluso dal Giro. I controlli antidoping disposti dall'Uci (l'Unione ciclistica internazionale) ma gestiti dalla Federciclo ("sponsorizzata dalla Mapei", come è stato detto durante la serata) rilevano un tasso di ematocrito superiore alla norma. 50 era la soglia, 52 il valore nel sangue del Pirata.

Qualcosa sembra sfuggire alla logica. "Marco Pantani la sera prima era tranquillissimo – ricorda Pier Bergonzi – sapeva dei controlli ma era molto sereno. Scherzava con i compagni di squadra e si concedeva a tutti. Marco è andato a letto con 46 di ematocrito". E proprio il giorno successivo, il 5 giugno, si sarebbe corsa la penultima tappa, quella che avrebbe portato i corridori a scalare gli epici Gavia e Mortirolo, quella che avrebbe incoronato il 'Pelato' di Cesenatico. Viene da chiedersi perché Pantani avrebbe dovuto doparsi proprio quella mattina. Fatto sta che il 5 giugno del '99 Marco Pantani quando scese la scalinata dell'Hotel Touring nel quale alloggiava, non era più un corridore del Giro. I suoi occhi erano glaciali. Le sue prime parole, dette a caldo, nella concitazione del momento e tra la calca dei giornalisti, lasciano ancora sconcertati, pur a quasi sette anni di distanza. "Dopo una lezione di questo tipo – disse -, anche a malincuore devo dire che, se succede questo ad uno sportivo come me che ha dato tanto a questo sport, c'e' da pensare... avevo gia' la maglia rosa, avevo 46 di ematocrito e oggi mi sveglio con questa sorpresa... credo che c'e' qualcosa sicuramente di strano".

Ad Aprica, dove il Giro arrivò quel giorno senza la maglia rosa (Paolo Savoldelli, 2° in classifica, si rifiutò di indossarla per rispetto verso il Pirata) il patron della Mapei, Squinzi, indossava un'altra maglia. "Fu molto squallido – ha ricordato Beppe Conti – vedere Squinzi indossare la maglia 'Io tifo Tafi', vista la polemica che c'era tra Pantani e Tafi e il clima che si respirava".

Da quel 5 giugno del 1999 lo sport non fu più lo stesso. Fu un episodio drammatico, che gettò acqua sul fuoco della passione che stava divampando in ogni angolo d'Italia. Marco Pantani era il campione dello sport italiano per eccellenza. Era lo sportivo più amato, l'uomo simbolo, l'unico capace di oscurare nelle prime pagine dei grandi giornali il ricco e pluricelebrato mondo del calcio. Il ciclismo era il Pirata, punto. Tutto il resto veniva in secondo piano. Un dato di fatto di primaria importanza per dare una lettura della morte del campione più amato. Insomma, ogni riflettore era puntato su di lui ed era troppo per non creare qualche fastidioso prurito, soprattutto in chi da tempo era abituato a muoversi nel mondo del ciclismo come un sovrano assoluto.


 
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Livello Raymond Poulidor




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  postato il 09/01/2008 alle 15:06
Ho visto il sito. Veramente orrenda la grafica. Credo se lo faccia lui... ma quante lingue conosce?
Ricordo che fu ancora lui a gettare ombre sulla vittoria di Jimenez sull'Angliru sostenendo che l'Iberico si era fatto spingere più del dovuto (forse sostenne addirittura che si era attaccato ad una moto) sulla Cuena les cabres.

 

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Ale

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/01/2008 alle 15:22
Prima di mettere Squinzi e la Mapei sul banco degli imputati (e certamente io non voglio essere il loro avvocato difensore, ma nemmeno uno che sta a leggere manfrine prendendole per buone) occorre specificare che:

- Il giorno dopo il processo alla tappa Andrea Tafi (allora in maglia tricolore) fu menato in gruppo. Se fossimo meno a senso unico ci dovremmo chiedere chi fosse il mandante di ciò, se ce ne fosse uno.
- L'anno prima, a Lugano, quando Tonkov fece pesanti allusioni sulla vittoria di Pantani a quel Giro, la Mapei smentì con un comunicato stampa il suo corridore, complimentandosi anzi con il Pirata.

Direi che quelle parole di Tonkov furono il frutto dell'amarezza a caldo per avere perso il Giro. Mentre quanto scritto sul suo sito è una vigliacca vendetta ordita dopo la caduta di Pantani nella fogna e nella gogna.

Vendetta penosa perchè tra i corridori di vertice della fine anni '90 chi è senza peccato scagli la prima pietra.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/01/2008 alle 15:45
Originariamente inviato da Frank VDB


Vendetta penosa perchè tra i corridori di vertice della fine anni '90 chi è senza peccato scagli la prima pietra.


Questa frase riassume un po' il tutto.

 

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...E' il giudizio che c'indebolisce.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/01/2008 alle 15:50
ho trovato questa sezione del suo sito dove compaiono parecchi commenti riguardo Pantani... http://www.paveltonkov.org/ar2.htm
A quei tempi seguivo il ciclismo collegandomi su Rai3 per vedere la Tappa e ogni tanto leggevo qualcosa sulla Gazzetta, e onestamente non conoscevo questo astio da parte di Tonkov nei confronti di Pantani, pensavo ci fosse rivalità anzhe accesa, antipatia ma non fino al punto di scrivere e dichiarare certe cose...

Da oggi vedrò Tonkov totalmente sotto un altra ottica.



 
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Livello Franco Ballerini




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  postato il 09/01/2008 alle 16:23

A quei tempi seguivo il ciclismo collegandomi su Rai3 per vedere la Tappa e ogni tanto leggevo qualcosa sulla Gazzetta, e onestamente non conoscevo questo astio da parte di Tonkov nei confronti di Pantani, pensavo ci fosse rivalità anzhe accesa, antipatia ma non fino al punto di scrivere e dichiarare certe cose...


Anch'io non ne ero al corrente, comunque c'era già un 3d su Tonkov...

 

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Jack

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 09/01/2008 alle 17:12
questa è una vigliccata!!!

un'offesa alla memoria di uno dei più grandi di sempre!!!!

Vergogna... avrei voluto vedere gli esami del sangue di tonkov e della mapei in generale in quel periodo

RIDICOLO!!!

Ti stai rovinando ancor più la reputazione che già era molto bassa.

 

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io sono un saavvvoonnnéééésse

Un uomo solo al comando... la sua divisa è bianco-celeste... il suo nome è Fausto Coppi
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 09/01/2008 alle 17:25
Tonkov? Ridicolo.
Reputazione ai minimi storici.
Il gesto dell'ombrello andrebbe rivolto a lui, altroché!

Tié!


(castore.mib.infn.it)

 

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  postato il 09/01/2008 alle 18:37
Originariamente inviato da Frank VDB

Prima di mettere Squinzi e la Mapei sul banco degli imputati (e certamente io non voglio essere il loro avvocato difensore, ma nemmeno uno che sta a leggere manfrine prendendole per buone) occorre specificare che:

- Il giorno dopo il processo alla tappa Andrea Tafi (allora in maglia tricolore) fu menato in gruppo. Se fossimo meno a senso unico ci dovremmo chiedere chi fosse il mandante di ciò, se ce ne fosse uno.
- L'anno prima, a Lugano, quando Tonkov fece pesanti allusioni sulla vittoria di Pantani a quel Giro, la Mapei smentì con un comunicato stampa il suo corridore, complimentandosi anzi con il Pirata.



Ah beh, grazie della precisazione, FVB, ora sì che è tutto chiaro, la Mapei non c'entra nulla, figuriamoci!!!

Direi che sono un tantino debolucce come precisazioni, rispetto alle dichiarazioni pesantissime ed articolate dei vari Brunel, De Stefano, Conti, Martinelli etc... dell'articolo molto bello e completo, postato da roberto79.
Non ti pare??

saluti

 

[Modificato il 09/01/2008 alle 18:58 by Admin]

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  postato il 09/01/2008 alle 18:41
Originariamente inviato da roberto79


Leggendo il seguente articolo riguardo la Polemica Pantani-Mapei mi spiego molte cose, compreso il fatto che Tonkov fece certe dichiarazioni....
Mi rincresce dirlo ma alla luce di quanto ho letto sono contento che la Mapei non esista più...


Chi ha ucciso Marco Pantani?


CESENATICO - Chi ha ucciso Marco Pantani? Non lo sapremo probabilmente mai. Perché il 14 febbraio del 2004 è scomparso un campione che già cinque anni prima aveva subito un colpo letale: l'esclusione dal Giro d'Italia a Madonna di Campiglio. A tentare di dare una risposta ad uno tra i quesiti più inquietanti della storia sportiva mondiale, ci hanno provato venerdì sera al Palazzo del Turismo di Cesenatico alcuni dei principali giornalisti italiani di ciclismo: Pier Bergonzi (Gazzetta dello sport), Beppe Conti (Tuttosport), Alessandra De Stefano (Raisport), Gianfranco Josti (ex Corriere della Sera) assieme all'inglese Matt Rendall e al francese Philippe Brunel (Equipe).

Ciascuno di loro ha portato la propria testimonianza e offerto una propria chiave di lettura sulla morte del Pirata. Diversi sono i punti di vista, ma comune è quello di partenza: il crollo del mito è cominciato quel 5 giugno del 1999 a Madonna di Campiglio. Marco Pantani, già in maglia rosa e destinato ad un 'comodo' trionfo, viene espulso dal giro d'Italia per ematocrito alto. Comincia una odissea per il Pirata, che può essere definito (lui sì con ragione, a differenza di altri) un perseguitato giudiziario: sette procure lo indagano, mai nessun uomo sportivo era stato torchiato in questa maniera.

"La più grande ingiustizia è stata quella di Montecatini – ha detto Beppe Conti – dove nella stanza d'albergo di Pantani venne a posteriori trovata una siringa, ancora sigillata, che costò a Marco la condanna a 9 mesi di squalifica". Marco Pantani, ha ricordato Pier Bergonzi, "è l'unico sportivo indagato e condannato per una legge che non doveva neppure essere applicata. Il Pirata non è morto solo quella sera, è morto tante altre volte". E' morto a Madonna di Campiglio, è morto quando è stato escluso dal Tour, è morto quando non si attendeva altro che il momento giusto per parlar male di lui. Un vortice diabolico lo ha travolto e lo ha spinto all'isolamento, a chiudersi in sé stesso. "Non si fidava più di nessuno – ha gridato la madre Tonina -. E' stato ucciso dalla tv e dai giornali".

Almeno una domanda sorge spontanea: perché mentre il campione simbolo del ciclismo, colui che ha reso riportato ai fasti di un tempo lo sport del pedale, è investito da una autentica bufera, della Federazione ciclistica italiana (ossia dell'istituzione che governa il movimento ciclistico in Italia) non si vede traccia? In realtà secondo la ricostruzione di mamma Tonina non è così. Anzi, si mossero addirittura i massimi vertici della Fci. "Non ho mai visto nessuno venire a casa sua per incoraggiarlo a tener duro, a non mollare – ha detto Tonina -. Vennero invece Cerruti e Camporesi (presidente e vice presidente della Fci all'epoca, ndr) per chiedergli di dire pubblicamente che si dopava. Marco si oppose perché sapeva che sarebbe stato lasciato solo da tutti". Non pronunciò quelle parole e venne definitivamente abbandonato.

Ma se neppure la Federazione gli fu vicino, perché almeno i colleghi non lo sostennero? "Il problema è un movimento che non esiste – ha osservato Alessandra De Stefano – perché bastano due minacce per spingere tutti ad andare nella direzione indicata. Nel 1998 al Tour, dopo lo scandalo Festina, Marco Pantani era in maglia gialla ma si disse pronto ad abbandonare la corsa assieme ai corridori che protestavano". Ciò nonostante si ripartì, sotto le pressioni dei direttori sportivi che minacciavano di non pagare più lo stipendio.

A introdurre una questione particolarmente 'calda' nel dibattito è stato però il giornalista francese Philippe Brunel. "E' complicato per la stampa italiana parlare del Giro d'Italia come lo è per me scrivere del Tour de France – ha premesso il giornalista, considerato il numero nel settore -. Occorre però ricordare che la Federazione ciclistica italiana era sponsorizzata dalla Mapei, guidata dal signor Squinzi. Un personaggio che io non conosco molto bene personalmente, ma che fece di tutto per riuscire ad avere Pantani nella sua squadra". Marco Pantani, era l'agosto del 1998, declinò l'offerta: 15 miliardi di vecchie lire in tre anni. A confermarlo è stato lo stesso Giuseppe Martinelli, che a quei tempi era il direttore sportivo di Pantani nella Mercatone Uno. "Devo confermare che la Mapei voleva Pantani? – si è chiesto Martinelli, presente in sala – Sì, lo voleva e ci fu un colloquio in agosto. Marco aveva il contratto in scadenza, con noi non aveva ancora rinnovato l'accordo. Declinò l'offerta di Squinzi e decise di restare con il suo gruppo".

I maligni danno a questo 'gran rifiuto' del Pirata un forte peso. "A Foggia nel 1999, durante il Giro d'Italia, ci fu una grossa polemica tra Pantani e la Mapei", ha ricordato Brunel lasciando poi la parola ad Alessandra De Stefano che ha spiegato l'episodio. Quel giorno si svolsero i controlli del Coni per la campagna "Io non rischio la salute". Non erano i classici controlli antidoping del Giro, ma controlli non obbligatori e non validi ai fini della corsa. Gran parte del gruppo si oppose e molti corridori fecero pressione su Pantani affinchè si facesse portavoce delle istanze dei colleghi. Pantani ("che aveva un fortissimo spirito corporativo", ha ricordato Brunel) difese pubblicamente le ragioni del gruppo; ma tre squadre decisero di sottoporsi a questi controlli. Tra queste la Mapei, formazione nella quale correva Andrea Tafi.

Nel successivo 'Processo alla tappa' dopo l'arrivo della corsa a Lanciano, ci fu un aspro scontro tra Pantani e Tafi proprio su questo. "La Mapei e' favorevole ai controlli, si puo' discutere sulla modalita', ma non sulla sostanza", disse Tafi. Pantani replicò così: "Oggi dicevi una cosa diversa. Non parli con la tua testa, ma esprimi la linea della società". Il Pirata chiarì la posizione dei suoi colleghi: se i corridori verranno controllati nuovamente andranno a casa. Era il 21 maggio del 1999. Quindici giorni più tardi, sabato 5 giugno a Madonna di Campiglio, prima della penultima tappa (la 'sua' tappa con il 'suo' Mortirolo) Marco Pantani viene escluso dal Giro. I controlli antidoping disposti dall'Uci (l'Unione ciclistica internazionale) ma gestiti dalla Federciclo ("sponsorizzata dalla Mapei", come è stato detto durante la serata) rilevano un tasso di ematocrito superiore alla norma. 50 era la soglia, 52 il valore nel sangue del Pirata.

Qualcosa sembra sfuggire alla logica. "Marco Pantani la sera prima era tranquillissimo – ricorda Pier Bergonzi – sapeva dei controlli ma era molto sereno. Scherzava con i compagni di squadra e si concedeva a tutti. Marco è andato a letto con 46 di ematocrito". E proprio il giorno successivo, il 5 giugno, si sarebbe corsa la penultima tappa, quella che avrebbe portato i corridori a scalare gli epici Gavia e Mortirolo, quella che avrebbe incoronato il 'Pelato' di Cesenatico. Viene da chiedersi perché Pantani avrebbe dovuto doparsi proprio quella mattina. Fatto sta che il 5 giugno del '99 Marco Pantani quando scese la scalinata dell'Hotel Touring nel quale alloggiava, non era più un corridore del Giro. I suoi occhi erano glaciali. Le sue prime parole, dette a caldo, nella concitazione del momento e tra la calca dei giornalisti, lasciano ancora sconcertati, pur a quasi sette anni di distanza. "Dopo una lezione di questo tipo – disse -, anche a malincuore devo dire che, se succede questo ad uno sportivo come me che ha dato tanto a questo sport, c'e' da pensare... avevo gia' la maglia rosa, avevo 46 di ematocrito e oggi mi sveglio con questa sorpresa... credo che c'e' qualcosa sicuramente di strano".

Ad Aprica, dove il Giro arrivò quel giorno senza la maglia rosa (Paolo Savoldelli, 2° in classifica, si rifiutò di indossarla per rispetto verso il Pirata) il patron della Mapei, Squinzi, indossava un'altra maglia. "Fu molto squallido – ha ricordato Beppe Conti – vedere Squinzi indossare la maglia 'Io tifo Tafi', vista la polemica che c'era tra Pantani e Tafi e il clima che si respirava".

Da quel 5 giugno del 1999 lo sport non fu più lo stesso. Fu un episodio drammatico, che gettò acqua sul fuoco della passione che stava divampando in ogni angolo d'Italia. Marco Pantani era il campione dello sport italiano per eccellenza. Era lo sportivo più amato, l'uomo simbolo, l'unico capace di oscurare nelle prime pagine dei grandi giornali il ricco e pluricelebrato mondo del calcio. Il ciclismo era il Pirata, punto. Tutto il resto veniva in secondo piano. Un dato di fatto di primaria importanza per dare una lettura della morte del campione più amato. Insomma, ogni riflettore era puntato su di lui ed era troppo per non creare qualche fastidioso prurito, soprattutto in chi da tempo era abituato a muoversi nel mondo del ciclismo come un sovrano assoluto.




STRAQUOTO ARTICOLO

 

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  postato il 09/01/2008 alle 18:59
Originariamente inviato da Frank VDB

OT su questa foto: quando lo fece Bettini sul traguardo del Lombardia 2005 fecero tutti finta che non lo fece o che fosse un gesto beneaugurante.


Semplicemente perché non lo fece...

 

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  postato il 09/01/2008 alle 19:07
Roberto79, dovresti citare la fonte dell'articolo che hai postato.
Grazie.

 

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  postato il 09/01/2008 alle 19:08
Sulla vicenda, penso che i legali della famiglia Pantani dovranno dire la loro.
Quello che si legge sul sito di Tonkov è inammissibile.

 

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  postato il 09/01/2008 alle 19:30
La mia opinione è che Tonkov sia sempre stato un str-onzo presuntuoso. Mi è sempre stato sulle balle, ha vinto il giro 96 solo perchè Pantani e Gotti non c'erano, altrimenti l'avrebbero bastonato.
Non ho volutamente visitato il suo sito, per evitare di regalargli i miei click per le statistiche d'accesso. Tanto qualsiasi cosa abbia scritto, non può peggiorare la mia opinione su di lui.
Spero che chi di dovere lo quereli per quelle dichiarazioni.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/01/2008 alle 19:41
Sono d'accordo con Admin sul fatto che l'atteggiamento di Tonkov sia inammissibile, a meno che non abbia le prove di ciò che sottintende, ma in questo caso dovrebbe tirarle fuori.

Sono altresì d'accordo con Frank VDB: neanch'io metterei per questa vicenda sulla graticola Squinzi, Tafi e la Mapei.

 

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Giorgio, malato di ciclismo

http://www.youtube.com/watch?v=CbG4xcmxduI
http://www.youtube.com/watch?v=lnX4uaDYyIU&feature=related

 
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Livello Gino Bartali




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  postato il 09/01/2008 alle 20:10
ne parla anche msn.it: http://sport.it.msn.com/news/msnnews709577.html

 

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http://www.stefanobertolotti.com

Il tempo del commentatore onniscente è finito. C'è sempre un lettore - spesso, un migliaio di lettori - che su un dato argomento ne sa più di noi. Dargli spazio e ascoltarlo non è demagogia, nè sfruttamento. E' buon senso. (Beppe Severgnini)

Sono come un ginecologo: lavoro dove gli altri si divertono

Non è importante quello che si scrive ma quello che leggono gli altri

Ci sono tre tipi di giornalisti: quelli che si sorprendono delle cose che succedono, quelli che aspettano che le cose succedano e quelli che fanno succedere le cose

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/01/2008 alle 21:01
Originariamente inviato da Admin

Sulla vicenda, penso che i legali della famiglia Pantani dovranno dire la loro.
Quello che si legge sul sito di Tonkov è inammissibile.

Posso aggiungere un'aggravante?

E' molto probabile che il sito sia stato creato o almeno aggiornato dopo il 14 febbraio 2004 (non credo che abbia avuto il coraggio di scrivere certe cose con Pantani vivo...).
Ma questa è appunto un'aggravante: cioè alcune illazioni (ma siamo anche dalle parti della diffamazione...) sarebbero state scritte con l'interessato già morto, condizione diciamo... un tantino particolare, che comporta alcuni spiacevoli inconvenienti, tipo... il non potersi difendere di persona!

E' veramente incredibile... in alcuni passaggi sembra persino uno scherzo!

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/01/2008 alle 21:05
Originariamente inviato da Admin

Originariamente inviato da Frank VDB

OT su questa foto: quando lo fece Bettini sul traguardo del Lombardia 2005 fecero tutti finta che non lo fece o che fosse un gesto beneaugurante.


Semplicemente perché non lo fece...


Se l'ha fatto, l'ha fatto per salvare il ciclismo

Da http://www.cicloweb.it/art446.html
Qualcuno, in conferenza stampa, gli chiede del modo con cui ha esultato, e Bettini abbozza un sorriso e risponde: «Come ho esultato? Non me lo ricordo, mi sembra di aver urlato ed alzato i pugni...»; qualcos'altro in effetti si è alzato, un gesto che negli ultimi due anni abbiamo visto già un paio di volte - con Tonkov al Giro d'Italia, plateale, e con Gilbert nell'ultima Parigi-Tours, meno reclamizzato - un gesto non proprio signorile naturalmente effettuato senza pensarci su troppo; «...mi sembra di essermi limitato a questo, e poi ho vinto ed esultato, non me lo ricordo proprio come», conclude Bettini sorridendo ancora ed alludendo ad una marachella, con la consapevolezza di mentire come soltanto la Toscana di collodiana memoria sa simpaticamente fare.

Confratello VDB, condivido le tue parole contro l'idolatria

P.S. su Tonkov: peccato, me ne avevano parlato come di una persona seria. Tutto il mio disprezzo per le sue dichiarazioni.

 

[Modificato il 09/01/2008 alle 21:11 by ProfRoubaix]

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  postato il 09/01/2008 alle 21:13
Caro Prof,

spero non ti riferissi a me con la battuta sull'idolatria

Resto dell'idea che Bettini non abbia fatto il famoso gesto, muovendo le braccia scompostamente come fece. E penso che dopo essersi rivisto, abbia un po' giocato sulla cosa.

Comunque, convengo che non si tratti della pietra angolare della storia del ciclismo.

 

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  postato il 09/01/2008 alle 21:27
Originariamente inviato da Admin
Caro Prof,

spero non ti riferissi a me con la battuta sull'idolatria


No, mi riferivo a tutti quelli che a Bettini, in nome delle splendide vittorie, perdonano tutto o quasi tutto, innalzandolo anzi a Eroe della Salvezza del Ciclismo.

Come diceva claudiodance, per Bettini (come per molti altri) è bene distinguere l'ordinaria vita dalle straordinarie opere.

Originariamente inviato da claudiodance
Bettini –
Scontata e noiosa prestazione del Grillo Livornese. Invece di mettere in scena una qualsiasi protesta seria (un sit-in democratico alla partenza, uno sciopero bianco degli scatti, un surplace di gruppo all’ultimo chilometro, uno sciopero della fame o anche l’inversione del senso di marcia a giri alterni) a favore della categoria e contro le vessazioni dei poteri forti del ciclismo, cosa ti fa Bettini? La solita vittoria astiosa e piena di rancore dell’uomo vituperato e offeso ingiustamente. Che noia! La solita messa in scena italianissima dell’orgoglio ferito e riscattato. Ma insomma, lo sappiamo bene di che pasta siamo fatti. Questi impeti di fierezza durano lo spazio di un finale di gara, per il resto dell’anno si continua a coltivare orticelli particolari, a preparare faccenducce de noartri, a lasciare le luci accese nel bilocale monegasco per fregare quei simil-tedeschi del fisco patrio, a tirare dichiarazioni-coltellata nella schiena del ct e dei compagni a raccomandare compagnucci di squadra, a rinnovare il certificato del Ventolin. Ovvia, Bettini e si sa come glie vanno ‘ste ‘ose! ‘Un siamo mica grulli –
Forte, ma ormai antipatico – voto 4


Originariamente inviato da claudiodance
Originariamente inviato da sceriffo
bisogna tirarli fuori i cogl.oni, bisogna prendere es da paolo bettini che a stoccarda ha alzato la voce e tutti muti.


Uhm, personalmente non credo al metodo Bettini per risolvere qualcosa.
Il campione del mondo dimostra di tirare fuori gli attributi soprattutto in gara.
Bettini ha vinto una grande corsa a Stoccarda. Grande ammirazione per l’atleta, ma mi fermerei lì.
Il suo comportamento extra gara non ha nulla di positivo, a mio avviso. Dalle pressioni su Ballerini per avere Tosatto in squadra, alle esternazioni contro la squadra italiana nel pre-ritiro, alle minacce a Sinkevitz, all’odioso gesto delle fucilate sul traguardo.
In tutto questo non ha fatto altro che difendere se stesso, per la categoria non ha mosso un dito.
Perciò continuo a provare ammirazione per il campione vincente, ma non oltre. Anche perchè se vogliamo parlare dell’uomo dobbiamo dire che gareggia con un documento medico che gli consente di assumere Ventolin, che vive a Montecarlo per aggirare il fisco dell’amata Patria, che firma documenti collettivi in maniera singola e personale, apportando modifiche senza discuterle con i colleghi.
Io, peraltro, sono per la separazione della vita dalle opere, quindi, Forza Grillo!
Tra l’altro non credo nemmeno che la categoria si debba innanzi tutto difendere. Innanzi tutto dovrebbe ripulirsi e parlare chiaro alla gente.
Non lo fa, non ha interessi a farlo. Il caso Dematteis è lampante.

 

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  postato il 09/01/2008 alle 21:39
Già che si trovava poteva anche aggiungersi qualche altra bella vittoria "non ufficiale" da poter raccontare ai nipoti. Contento lui...

 

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Vorrei morire in bici, in un giorno di sole, dopo aver scalato una di quelle montagne che sembrano protendersi verso il cielo, mi adagerei sull'erba fresca senza rimpianti, attendendo con serenità il compiersi del mio tempo. Non importa se sarà ...oggi o tra cent'anni, avrò in ogni caso trovato il mio giorno perfetto.

 
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  postato il 09/01/2008 alle 21:40
Ma stiamo scherzando?
Ma scopriamo l'acqua calda?
Ci scandalizziamo per il peccato originale?
Admin! Ti ci metti anche tu?
Stiamo parlando di cose che si sanno da sempre. Tonkov non ha mai nascosto il suo parere. Anzi da subito lo ha sbandierato ai quattro venti.
Lui ha sempre giocato a carte scoperte (fin troppo).
Che senso avrebbe adesso procedere contro di lui ed il suo sito sfigato?
Dai, lasciamo stare. L'atleta era valido, anzi validissimo; peccato per l'uomo.
Però io gli do il beneficio della buonafede perchè a parer mio egli è convinto di aver subito quel torto. E'convinto di essere stato vittima di una congiura.

 

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Ale

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/01/2008 alle 22:07
Credo che mettere la scritta "1o (non ufficiale)" sia stata una cosa un po' eccessiva... ma per il resto compredno benissimo Tonkov. Signori, non facciamo le verginelle! Con tutte quelle voci che, effettivamente giravano, e con l'ematocrito alto dell'anno dopo, non avreste pensato anche voi come Tonkov? Con questo non voglio dire che abbia ragione... però fossi in lui avrei gli stessi pensieri.

 

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  postato il 09/01/2008 alle 22:14
Originariamente inviato da Zillo
... Signori, non facciamo le verginelle!


In questo caso è lo stesso Tonkov ad ostentare un'inviolato imene.

Personalmente non ho mai creduto molto al partito del "se i miei avversari avessero corso pulito avrei vinto molto di più".

 

[Modificato il 09/01/2008 alle 22:17 by W00DST0CK76]

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  postato il 09/01/2008 alle 22:26
Originariamente inviato da Frank VDB

Prima di mettere Squinzi e la Mapei sul banco degli imputati (e certamente io non voglio essere il loro avvocato difensore, ma nemmeno uno che sta a leggere manfrine prendendole per buone) occorre specificare che:

- Il giorno dopo il processo alla tappa Andrea Tafi (allora in maglia tricolore) fu menato in gruppo. Se fossimo meno a senso unico ci dovremmo chiedere chi fosse il mandante di ciò, se ce ne fosse uno.
- L'anno prima, a Lugano, quando Tonkov fece pesanti allusioni sulla vittoria di Pantani a quel Giro, la Mapei smentì con un comunicato stampa il suo corridore, complimentandosi anzi con il Pirata.

Direi che quelle parole di Tonkov furono il frutto dell'amarezza a caldo per avere perso il Giro. Mentre quanto scritto sul suo sito è una vigliacca vendetta ordita dopo la caduta di Pantani nella fogna e nella gogna.

Vendetta penosa perchè tra i corridori di vertice della fine anni '90 chi è senza peccato scagli la prima pietra.



cioè Tafi le ha prese!!!!!
questa non la sapevo

 
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Livello Moreno Argentin




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  postato il 09/01/2008 alle 22:48
Mi rifiuto di credere che Tonkov abbia pubblicato quelle pagine del suo sito dopo la morte di Pantani, saran messe lì dal lontano '98 (a giudicare dalla grafica del sito) e spero bene che adesso non lascerebbe certe dichiarazioni...
 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/01/2008 alle 23:05
Originariamente inviato da Frank VDB

Prima di mettere Squinzi e la Mapei sul banco degli imputati (e certamente io non voglio essere il loro avvocato difensore, ma nemmeno uno che sta a leggere manfrine prendendole per buone) occorre specificare che:

- Il giorno dopo il processo alla tappa Andrea Tafi (allora in maglia tricolore) fu menato in gruppo. Se fossimo meno a senso unico ci dovremmo chiedere chi fosse il mandante di ciò, se ce ne fosse uno.
- L'anno prima, a Lugano, quando Tonkov fece pesanti allusioni sulla vittoria di Pantani a quel Giro, la Mapei smentì con un comunicato stampa il suo corridore, complimentandosi anzi con il Pirata.

Direi che quelle parole di Tonkov furono il frutto dell'amarezza a caldo per avere perso il Giro. Mentre quanto scritto sul suo sito è una vigliacca vendetta ordita dopo la caduta di Pantani nella fogna e nella gogna.

Vendetta penosa perchè tra i corridori di vertice della fine anni '90 chi è senza peccato scagli la prima pietra.


1- Tafi si era fatto tanti nemici in gruppo il giorno prima, non per forza doveva essere qualcuno che difendeva il Pirata, ma magari qualcuno che era contro Tafi semplicemente.

2- La Mapei mi pare dovesse ancora ricevere il no dal Pirata, quindi li doveva ancora tenerselo buono, o sbaglio?

 

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  postato il 10/01/2008 alle 00:05
Originariamente inviato da Norman
ha vinto il giro 96 solo perchè Pantani e Gotti non c'erano, altrimenti l'avrebbero bastonato.

Una piccola precisazione: Pantani non c'era e ci ricordiamo il perchè(incidente alla Milano-Torino), Gotti però quel Giro lo corse e finì anche 5° nella generale a circa 3 minuti e mezzo da Tonkov,vincendo la penultima tappa (il tappone che si concludeva ad Aprica con il Mortirolo).

 
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  postato il 10/01/2008 alle 00:13
Originariamente inviato da Zillo

Credo che mettere la scritta "1o (non ufficiale)" sia stata una cosa un po' eccessiva... ma per il resto compredno benissimo Tonkov. Signori, non facciamo le verginelle! Con tutte quelle voci che, effettivamente giravano, e con l'ematocrito alto dell'anno dopo, non avreste pensato anche voi come Tonkov? Con questo non voglio dire che abbia ragione... però fossi in lui avrei gli stessi pensieri.


Quindi anche Guerini dovrebbe scrivere "1° (non ufficiale)" del Giro '98?
Quindi anche il 4°, il 5°, e tutti giù fino all'ultimo?

Quindi anche le squadre arrivate seconde dietro la Juventus di Agricola dovrebbero scrivere "1° (non ufficiale) del Campionato di Serie A"?

 

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Mario Casaldi - Cicloweb.it

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 10/01/2008 alle 01:51
che bello!
Da oggi potrò dire che la Roma ha vinto 6-7 scudetti, e magari anche una Coppa Campioni, visto che il gol di Phil Neal era irregolare.

A parte gli scherzi, mi sembra che sia dato anche troppo spazio ad una cosa veramente ridicola.

 

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"L'uomo da battere è Gianni Bugno, e quasi certamente non riusciremo a batterlo" (Greg Lemond, Stoccarda, 24 agosto 1991)

"Il rock è jazz ignorante" (Thelonious Monk)

 
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