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Autore: Oggetto: La vera storia della foto dello scambio di borraccia Coppi - Bartali

Livello Fausto Coppi




Posts: 5092
Registrato: Apr 2004

  postato il 03/12/2007 alle 21:46
Fonte (testo ed immagine): http://www.sorrisi.com/



Quando una fotografia viene pubblicata, correttamente i giornali citano l’agenzia che ne detiene il copyright, e in particolari casi il nome dell’autore. Ma esiste un’immagine cult nella storia del fotogiornalismo sportivo, per anni diffusa da diverse agenzie e di cui non si conosceva (o si faceva finta di ignorarne) l’origine. È il clic che immortala Fausto Coppi nell’atto di passare la borraccia nelle mani di Gino Bartali (o viceversa, a scanso di equivoci) nel Tour 1952 monopolizzato dal campionissimo: fascinoso dubbio che verrà per nostra fortuna perpetuato nei secoli, alimentato dalle contrapposte certezze degli ammiratori, allorché il tifo è sinonimo di fede.
Il primo esemplare del glorioso scatto porta i segni del tempo: la fotografia, rigorosamente in bianco e nero, è consunta, ingiallita e tenuta in vita da due sottili strisce gommate. Il risvolto porta il segno dei numerosi «viaggi» in tipografia.
Il timbro dell’autore è quasi evaporato e un tripudio di cancellature a matita (utili a ospitare le indicazioni necessarie per la collocazione della foto) ne sottolinea l’impiego senza fine. Impressa a penna, l’annotazione: «Tour 1952, 10ª tappa, Coppi e Bartali, Losanna-Alpe d’Huez». Poiché, però, quella foto esibisce un Coppi già in maglia gialla, non può trattarsi della Losanna-Alpe d’Huez, nella quale il compagno della Dama Bianca costruì uno dei suoi tanti capolavori. Forse la citazione voleva semplicemente definire la frazione determinante della grande corsa, nella quale «monsieur Coppì» aveva sbaragliato la concorrenza.
Vitaliano (Vito) Liverani, milanese classe 1929, miglior flash di bordo ring e fondatore delle agenzie Olympia e Omega, aveva nel merito fondati sospetti e un cruccio. Decise di fare chiarezza. Dopo l’incontro con la signora Gilda Rossi vedova Martini, avvenuto verso la fine del 1997, i sospetti trovarono conferma. «Vi siete tutti approfittati di mio marito» gli disse laconicamente, ma senza asprezza, la signora Gilda, che alla professione del marito, quella di fotoreporter, aveva sacrificato una promettente carriera lirica.
Chi ha conosciuto bene il freelance romano Carlo Martini (1915-65), lo ricorda come un ostinato, fantasioso, autentico apripista. «La Gazzetta dello Sport», colpita dalla sapienza dei suoi servizi, lo convinse a trasferirsi a Milano. Per un certo periodo occupò in «Gazzetta» l’ufficio prospiciente a quello del direttore del Giro, Vincenzo Torriani, poi si trasferì nei paraggi della rosea, cui continuò a riservare la prima spremitura del suo lavoro. «Mio marito mi ha raccontato di aver dovuto chiedere il permesso al patron-padrone del Tour, Jacques Goddet, di intrufolarsi nelle pieghe della corsa. Scomparso Carlo, la foto ha continuato a circolare, reclamata dai giornali di mezzo mondo». Conseguenza diretta, si può osservare, della mancata rivendicazione dei diritti da parte degli eredi.
Mariolino Fossati, memoria storica del ciclismo italiano («Gazzetta dello Sport», «Il Giorno», «La Repubblica»), soprannominato da Gianni Brera «Il Generale», ricorda ancora il momento in cui Martini la sviluppò. Nel gennaio del 1998, un’impegnativa di sei righe attribuiva all’agenzia Omega i diritti di commercializzazione e la tutela dei diritti d’autore.
Alla morte di Coppi, Bartali scrisse per il settimanale «Sport Illustrato» un ricordo del quale il primo capoverso è illuminante: «Ora che te ne sei andato, Fausto, debbo dire a tutti, senza falsi pudori, che io e te ci si voleva bene. Un bene semplice, genuino, profondo. Ci avevano imposto per anni la parte del cane e del gatto; la rivalità aveva trasformato lo stesso duro mestiere in un’inimicizia personale. Persino quando apparivamo insieme alla televisione, ci veniva spontaneo punzecchiarci a vicenda, perché era nel nostro temperamento e così piaceva alle fazioni dei nostri tifosi che per anni avevano litigato in nostro nome. Così, per amore dei tifosi, ci beccavamo, mentre dentro di noi avremmo voluto buttarci le braccia al collo...».

L'autore dell'articolo è Pilade Del Buono

 

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Mauro Facoltosi
www.ilciclismo.it

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 03/12/2007 alle 22:42
Bellissimo articolo, Pilade Del Buono è riuscito a tirar fuori un articolo come pochi se ne leggono, veramente interassante complimenti all'autore.

Grazie Mauro

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 03/12/2007 alle 22:53
non si riesce a trovare su internet la foto a dimensioni abbastanza grosse da poterla stampare su un foglio a3 senza sgranarla?
vorrei appenderla in camera.
nel frattempo mi accontento del poster di almeno un metro di quella foto che c'è nel mio ufficio al centro sportivo italiano di torino.

 

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E' famosa la risposta che George Leigh Mallory diede ai giornalisti che gli domandavano perchè volesse andare sull'Everest. "Perchè c'è", disse semplicemente.

 
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  postato il 03/12/2007 alle 23:28
Euge...io se vuoi l'avevo scannerizzata ad alta risoluzione da un vecchio giornale.. dovrei averla ancora da qualche parte (di solito la risoluzione su internet è 72, e cioè una cosa ridicola e inadatta a stampare anche a dimensioni originali).
 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 03/12/2007 alle 23:42
Originariamente inviato da desmoblu

Euge...io se vuoi l'avevo scannerizzata ad alta risoluzione da un vecchio giornale.. dovrei averla ancora da qualche parte (di solito la risoluzione su internet è 72, e cioè una cosa ridicola e inadatta a stampare anche a dimensioni originali).


se la trovi, il mio indirizzo mail è nel profilo

 

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Livello Fausto Coppi
UTENTE DELL'ANNO 2009
Utente del mese Luglio, Novembre e Dicembre 2009




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  postato il 04/12/2007 alle 00:02
Io ho sempre saputo che fu Coppi a passare la borraccia a Bartali (come infatti è stato sempre riproposto in film e riproduzioni cinematografiche varie).
La stessa immagine con Favino e Gandolfo dà credito a questa tesi, cosa che fa anche Andrea Bartali, figlio del grande Ginettaccio.

Sono state fatte mille e una domande in merito alla celeberrima foto, e questo ha contribuito ad alimentare l'alone di mistero che l'ha sempre circondata.

Davvero un bell'articolo. Complimenti a Pilade Del Buono.

Grazie, Mauro.

 

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(Raymond Merrill Smullyan, 5000 B.C. and other philosophical fantasies, 1.3.8)


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GP Miguel Indurain: 1°
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Rund um Köln: 1°
Liège-Bastogne-Liège: 1°
Giro d'Italia: Carrara - Montalcino: 2°
Tour de France: Sisteron - Bourg-lès-Valence: 1°
Tour de France: Longjumeau - Paris Champs-Élysées: 1°
Tour de France - classifica finale: 3°
Gran Premio Città di Peccioli - Coppa G. Sabatini: 1°

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Asso di Fiori

 
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  postato il 04/12/2007 alle 00:09
In realtà nessuno sa com'è andata, tranne forse il fotografo (deceduto da quarant'anni). In fondo è stato un gesto come se ne vedono migliaia in una gara e a cui molti non fanno nemmeno caso, ma è diventata un'icona ed è nata una discussione interminabile.
Il resto sono chiacchiere, mi chiedo cosa possa saperne il figlio di Bartali..o tutti i registi che hanno ricostruito l'accaduto.

In fondo va anche bene che rimanga il mistero.

 
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Livello Moreno Argentin




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  postato il 04/12/2007 alle 10:04
Ehi, ragazzi ... io è da un pò di tempo che cerco nei vari centri commerciali un poster di questa fotografia. Qualcuno della zona di Milano nord non mi saprebbe dire dove posso comprarlo? Grazie

 

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AVETE VOLUTO LA BICICLETTA? E ADESSO PEDALATE !!!

 
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