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Autore: Oggetto: Il mio sogno: una comunicazione equa per il mondo dello Sport

Livello Raymond Poulidor




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  postato il 22/11/2007 alle 11:10
So bene quello che dico, ed il mondiale di tamburello dovrebbe valere quanto quello di ciclismo... ripeto, come alle olimpiadi... essendo la mia un'utopia, in un giornale avrebbero uguali pagine, in un palinsesto televisivo di tipo "olimpico", magari con più canali, si riuscirebbero a vedere tutti e due... restando nei binari utopici, i media attuali non dovrebbero "farci stare tutto dentro", bensì ampliarsi (ridimensionando il calcio) e dare a tutti lo stesso spazio, in modo da soddisfare tutti i tifosi e dare un'informazione pluralistica ed equa... ragazzi un mondiale è sempre un mondiale, di qualunque sport si tratti, mi verrà risposto che bisogna accontentare i tifosi numericamente più numerosi, ma partendo da una base di equità mediatica i tifosi si dovrebbero distribuire più o meno equamente... e cmq bada bene al titolo del 3d : il mio SOGNO...

 

[Modificato il 22/11/2007 alle 11:14 by pony]


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 22/11/2007 alle 11:11
Originariamente inviato da Frank VDB
Notare che gli investimenti sul ciclismo erano alti: mediaset comprò il Giro nel 93 e lo promosse davvero tanto... cominciavano gli spot un mese prima. E come risposta la Rai propose in quegli anni lunghe dirette del Tour e lo speciale serale che erano anni che non lo faceva.


è vero: però nel 1993 gli ascolti furono più o meno gli stessi degli anni precedenti, quando il Giro era alla RAI.
Poi nel 1994 esplose Pantani e gli ascolti si impennarono.




vero, ma forse non è stato per una campagna sbagliata? Per esempio. I pattinatori alle Olimpiadi di Torino fanno milioni di ascolti perchè vengono trainati dai giochi nel loro complesso. Quando hanno riproposto il pattinaggio ha fatto flop perchè non si sono resi conto che non bastava quell'assurdità di Ballando con le stelle in versione ghiaccio...


sei già il secondo forumista che cade in questo qui pro quo.
Io non mi riferivo a Ballando con le stelle, ma proprio alla Coppa del Mondo di pattinaggio.
Un mese dopo le Olimpiadi di Torino la RAI, forte degli ascolti record che Fabris aveva fatto (7 milioni mi pare) nelle sue gare vittoriose, ha pensato bene di trasmettere la Coppa del Mondo di pattinaggio in prima serata (con Fabris in gara) con battage pubblicitario adeguato e forte richiamo alle medaglie olimpiche.
Risultato: l'hanno guardata i pochi intimi che di solito guardano il pattinaggio.



O non sono stati più "costruiti" (nel senso buono) perchè nell'Italia del rampantismo, del successo, e dell'immagine era meglio proporre qualcosa di diverso da un gruppo di pazzi ringobbiti sui pedali, affaticati e con la faccia sporca? Molto meglio promuovere un figaccione come Tomba nell'Italia che misurava il suo benessere su quanto andavi a sciare, per esempio.
O i campioni sudamericani del calcio che pur di venire nell'Eldorado Italia lasciavano le belle spiagge brasiliane...


Beh, per costruirli ci sarebbero voluti atleti capaci di giocarsi tra loro il Tour de France, ridicolizzando il resto della compagnia.
E' vero che i tempi sono cambiati e la bicicletta oggi non è più un mezzo di trasporto, però se venissero fuori un paio di corridori italiani capaci di dare un quarto d'ora a tutti al Tour de France, penso che il ciclismo odierno si avvicinerebbe tantissimo all'epoca d'oro degli anni 50.
Talvolta provo a pensare a cosa sarebbe accaduto se non ci fosse stato Indurain nei primi anni 90, con Bugno e Chiappucci a giocarsi il Tour e a bastonare di brutto il resto della compagnia: probabilmente in Italia non si sarebbe parlato d'altro, nonostante la rivalità Bugno-Chiappucci non sia mai stata una vera rivalità come ad esempio poteva essere quella Moser-Saronni.
Altra nota dolente: la scomparsa delle squadre nazionali al Tour de France.
Secondo me non ci sono dubbi: questa rinuncia ha portato benefici a chi investe nel ciclismo, ma ha ridotto di molto l'interesse tra i tifosi.
Gli anni 50 sono stati l'epoca d'oro anche perchè al Tour andavano le squadre nazionali.

 

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"L'uomo da battere è Gianni Bugno, e quasi certamente non riusciremo a batterlo" (Greg Lemond, Stoccarda, 24 agosto 1991)

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 22/11/2007 alle 11:14
Originariamente inviato da pony

So bene quello che dico, ed il mondiale di tamburello dovrebbe valere quanto quello di ciclismo... ripeto come alle olimpiadi... essendo la mia un'utopia, in un giornale avrebbero uguali pagine, in un palinsesto televisivo di tipo "olimpico", magari con più canali, si riuscirebbe a vedere tutti e due... restando nei binari utopici, i media attuali non dovrebbero "farci stare tutto dentro", bensì ampliarsi (ridimensionando il calcio) e dare a tutti lo stesso spazio... bada bene al titolo del 3d : il mio SOGNO...


ma io infatto non ho discusso il tuo sogno: ho semplicemente fatto notare che gran parte di coloro che si lamentano dello strapotere del calcio, poi applicano gli stessi sistemi quando uno sport minore invade il territorio del ciclismo.
Tutto qui.

 

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Livello Raymond Poulidor




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  postato il 22/11/2007 alle 11:16
Originariamente inviato da antonello64

Originariamente inviato da pony

So bene quello che dico, ed il mondiale di tamburello dovrebbe valere quanto quello di ciclismo... ripeto come alle olimpiadi... essendo la mia un'utopia, in un giornale avrebbero uguali pagine, in un palinsesto televisivo di tipo "olimpico", magari con più canali, si riuscirebbe a vedere tutti e due... restando nei binari utopici, i media attuali non dovrebbero "farci stare tutto dentro", bensì ampliarsi (ridimensionando il calcio) e dare a tutti lo stesso spazio... bada bene al titolo del 3d : il mio SOGNO...


ma io infatto non ho discusso il tuo sogno: ho semplicemente fatto notare che gran parte di coloro che si lamentano dello strapotere del calcio, poi applicano gli stessi sistemi quando uno sport minore invade il territorio del ciclismo.
Tutto qui.

capisco benissimo e, senza nessun intento polemico, puntualizzo: con una comunicazione equa i problemi di sovrapposizione degli eventi - lotta per gli spazi, non ci sarebbero

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 22/11/2007 alle 12:28
Originariamente inviato da Frank VDB

O non sono stati più "costruiti" (nel senso buono) perchè nell'Italia del rampantismo, del successo, e dell'immagine era meglio proporre qualcosa di diverso da un gruppo di pazzi ringobbiti sui pedali, affaticati e con la faccia sporca? Molto meglio promuovere un figaccione come Tomba nell'Italia che misurava il suo benessere su quanto andavi a sciare, per esempio.
O i campioni sudamericani del calcio che pur di venire nell'Eldorado Italia lasciavano le belle spiagge brasiliane...


l'uguaglianza tra gli sport di misura, naturalmente, a parità di importanza dell'avvenimeto relativamente allo sport in questione, (e io aggiungo tenendo in considerazione anche la tradizione dell'avvenimento stesso) come spiega anche pony...le competizioni internazionali hanno più importanza di quelle di livello nazionale, per quello che si faceva l'esempio del Giro dell'Emilia (vincitore:Frank Schleck, tra i partecipanti il campione del mondo e il leader del ProTour) rispetto al campionato italiano di pallanuoto ( che poi era trasmesso in contemporanea su due canali sportivi, oscurando il resto)

Per quanto riguarda i campioni che entusiasmano stravincendo... quest'anno il dominio dei corridori italiani nelle grandi classiche è stato pressochè assoluto, ma non mi pare che alla cosa sia stata data una grande pubblicità (chi lo sa che Ballan ha vinto Fiandre e Amburgo, Di Luca la Liegi, Rebellin la Freccia, Bertagnolli San Sebastian, Petacchi la Parigi-Tours e Cunego il Lombardia?- ci sarebbe da entusiasmarsi eccome, ma la gente non lo sa neanche!) infatti poi il Lombardia lo trasmettono per 35' più le interviste..

 
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Livello Giuseppe Saronni




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  postato il 22/11/2007 alle 13:27
Originariamente inviato da elisamorbidona

Originariamente inviato da Frank VDB

O non sono stati più "costruiti" (nel senso buono) perchè nell'Italia del rampantismo, del successo, e dell'immagine era meglio proporre qualcosa di diverso da un gruppo di pazzi ringobbiti sui pedali, affaticati e con la faccia sporca? Molto meglio promuovere un figaccione come Tomba nell'Italia che misurava il suo benessere su quanto andavi a sciare, per esempio.
O i campioni sudamericani del calcio che pur di venire nell'Eldorado Italia lasciavano le belle spiagge brasiliane...


l'uguaglianza tra gli sport di misura, naturalmente, a parità di importanza dell'avvenimeto relativamente allo sport in questione, (e io aggiungo tenendo in considerazione anche la tradizione dell'avvenimento stesso) come spiega anche pony...le competizioni internazionali hanno più importanza di quelle di livello nazionale, per quello che si faceva l'esempio del Giro dell'Emilia (vincitore:Frank Schleck, tra i partecipanti il campione del mondo e il leader del ProTour) rispetto al campionato italiano di pallanuoto ( che poi era trasmesso in contemporanea su due canali sportivi, oscurando il resto)

Per quanto riguarda i campioni che entusiasmano stravincendo... quest'anno il dominio dei corridori italiani nelle grandi classiche è stato pressochè assoluto, ma non mi pare che alla cosa sia stata data una grande pubblicità (chi lo sa che Ballan ha vinto Fiandre e Amburgo, Di Luca la Liegi, Rebellin la Freccia, Bertagnolli San Sebastian, Petacchi la Parigi-Tours e Cunego il Lombardia?- ci sarebbe da entusiasmarsi eccome, ma la gente non lo sa neanche!) infatti poi il Lombardia lo trasmettono per 35' più le interviste..

Qui la questione è semplice, le corse in linea interessano da sempre solo gli appassionati, mentre sono il Giro e il Tour che avvicinano un pubblico più grosso, che può diventare molto grosso se ci sono campioni popolari che sono di per sè un richiamo.
Bettini ha dovuto vincere 2 campionati del mondo per conquistarsi una fama comunque relativa, ma si può stare certi che se fosse stato belga o francese ne avrebero fatto un eroe nazionale, mentre in Italia sul grosso pubblico può fare presa solo il corridore da grandi gare a tappe.
Chiappucci ha goduto in Italia di una popolarità davvero considerevole, con un sacco di presenze in trasmissioni nazional-popolari nel corso degli anni, anzi, è forse il ciclista italiano con il miglior rapporto vittorie(poche)-popolarità, perchè appassionava moltissimo il pubblico con il suo modo di corree e i suoi continui piazamenti di alto livello, perchè grazie a lui l'Italia si è ricordata dopo 20 anni che la corsa che ti consacra al mondo si corre in Francia nel mese di luglio, e in Italia dopo Gimondi se ne erano dimenticati. Chiappucci gode ancora adesso di una popolarità maggiore di quella di Bugno, che pure ha vinto molto di più, per non parlare di altri grandi della sua epoca come Argentin e Fondrist, che erano corridori da gare in linea.
Pantani era seguitissimo pure prima del 1998, poi è diventato un fenomeno, ma il grosso pubblico lo seguiva al Giro e al Tour, non seguiva Bartoli che vinceva il Fiandre o la Liegi.
Dice bene Antonello che ci vogliono le nazionali al Tour de France, nel mese di luglio il ciclismo godrebbe di una botta di popolarità pazzesca, con la corsa più bella e le nazionali per 3 settimane, senza la concorrenza del calcio che è fermo in estate.
Uno sport serio si occuperebbe di questo tipo di cose e di prospettive, non di codici etici o idee astruse sul doping tipo la liberalizzazione, ci vogliono controlli seri e radiazione immediata. Basta, finito, che non si parli di doping più di quanto se ne parla nelle altre discipline.
Se Nibali e Riccò manterranno le promesse comunque, sono 2 potenziali campioni per gare a tappe e anche con un bel carattere entrambi, possono essere un ottimo traino per questo sport ai massimi livelli.
In ogni caso la salute del ciclismo non si misura solo dagli ascolti televisivi che sono determinati appunto dai casi che ho descritto e quindi dai periodi, ma soprattutto dal numero dal numero dei tesserati e dei praticanti che è in ascesa costante.

 

[Modificato il 22/11/2007 alle 14:00 by mont ventoux]

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  postato il 22/11/2007 alle 14:13
Originariamente inviato da antonello64

[...]però se venissero fuori un paio di corridori italiani capaci di dare un quarto d'ora a tutti al Tour de France, penso che il ciclismo odierno si avvicinerebbe tantissimo all'epoca d'oro degli anni 50.


Gli ultimi due son stati gabbati dal CONI.
Coincidenza? Colpa dei ciclisti?
Può darsi, ma che il CONI abbia segato gli ultimi due (uno vero, l'altro potenziale) vincitori italiani del Tour de France è un dato assolutamente di fatto.

Discorso che rimanda inevitabilmente ai piani alti, visto che si tratta del CONI, non della FCI.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 22/11/2007 alle 14:56
Originariamente inviato da Monsieur 40%
Gli ultimi due son stati gabbati dal CONI.
Coincidenza? Colpa dei ciclisti?
Può darsi, ma che il CONI abbia segato gli ultimi due (uno vero, l'altro potenziale) vincitori italiani del Tour de France è un dato assolutamente di fatto.

Discorso che rimanda inevitabilmente ai piani alti, visto che si tratta del CONI, non della FCI.


anche se avessero continuato a correre, si sono trovati in periodi differenti: sarebbe mancata quella rivalità che è il sale dello sport, e quindi non avrebbero mai potuto raggiungere i vertici dell'interesse toccati da Coppi-Bartali.
E' vero anche che rivalità del genere sono rare in assoluto, e se ne trovano in pochissimi casi in tutta la storia dello sport: perchè è vero che l'impresa agonistica fa audience, ma un impresa condita da una bella polemica (sportiva) ne fa il doppio.

 

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 24/11/2007 alle 08:31
Originariamente inviato da mont ventoux
In ogni caso la salute del ciclismo non si misura solo dagli ascolti televisivi che sono determinati appunto dai casi che ho descritto e quindi dai periodi, ma soprattutto dal numero dal numero dei tesserati e dei praticanti che è in ascesa costante.

però se al posto del Tour de France mi trasmettono la diretta integrale della Maratona dles Dolomites o di qualsiasi altra GF, non è che mi diverto di più...
e poi secondo me anche il boom di queste gare è avvenuto guarda caso sul traino delle imprese di un omino con la bandana, prima erano più che altro dei raduni (e secondo me oggi hanno perso buona parte del loro fascino originario).

 

[Modificato il 24/11/2007 alle 08:35 by elisamorbidona]


 
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Livello Giuseppe Saronni




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  postato il 24/11/2007 alle 10:18
Originariamente inviato da elisamorbidona

Originariamente inviato da mont ventoux
In ogni caso la salute del ciclismo non si misura solo dagli ascolti televisivi che sono determinati appunto dai casi che ho descritto e quindi dai periodi, ma soprattutto dal numero dal numero dei tesserati e dei praticanti che è in ascesa costante.

però se al posto del Tour de France mi trasmettono la diretta integrale della Maratona dles Dolomites o di qualsiasi altra GF, non è che mi diverto di più...
e poi secondo me anche il boom di queste gare è avvenuto guarda caso sul traino delle imprese di un omino con la bandana, prima erano più che altro dei raduni (e secondo me oggi hanno perso buona parte del loro fascino originario).

Sicuramente la lunga diretta prevista per la Maratona delle Dolomiti alla Rai conviene farla economicamente, molto probabilmente il Veneto e la provincia di Belluno tirano fuori molti quattrini per vedersi garantita una copertura televisiva di varie ore sulle emittenti nazionali, per ragioni di promozione turistica.
E Rai3 di mattina presto può garantire tale copertura perchè non ha altri obblighi televisivi.
Sul fatto che ci sia un vasto calendario di corse e di appuntamenti agonistici per i ciclisti che corrono in bici per passione, comprese queste mega Granfondo, tipo Maratona, 9 Colli, o Campagnolo, di per sè è un fatto positivissimo, dimostra che c'è richiesta di corse perchè il movimento ciclistico cresce sempre di più, smentendo le "cornacchie" che parlano di crisi.
Poi ogni corridore si regola come vuole nel suo calendario di gare: io ad esempio, con i soldi che mi servirebbero per la trasferta (sto dall'altro capo dell'Italia) e l'iscrizione alla Maratona delle Dolomiti mi pago la partecipazione a un sacco di gare e mediofondo vicino casa mia, e per il momento non ci penso nemmeno nè alla Dolomiti nè alla 9 Colli.
Limitatamente a queste mega granfondo, con costi d'iscrizione altissimi, hai ragione a parlare di business eccessivo, anche perchè il numero enorme dei partecipanti, impone lo schieramento in griglia, e questo incide sullo svolgimento di queste gare, alle quali poi, ma è un altro discorso, prendono parte corridori che potrebbero benissimo fare i professionisti, molti lo sono stati davvero e quindi ci sono sostanzialmente 2 gare, e questo non è giusto, perchè al limite bisognerebbe fare 2 classifiche separate.
Resta il fatto che in pochi giorni queste mega granfondo registrano 15000 richieste d'iscrizione, vuol dire che piacciono e che molta gente può spendere tra una cosa e l'altra per parteciparvi l'equivalente di una bella coppia di ruote.

 

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 25/11/2007 alle 08:52
caro mont ventoux, riprendo la "polemica" più che altro per puro gusto dialettico, giusto per precisare meglio il mio precedente post.
Non volevo aprire una discussione sulle modalità organizzative delle gran fondo, ci vorrebbe un 3d apposito, visto che di pro e contro da discutere ce ne sarebbero molti, ad esempio io ci vedo alcune forzature (tipo quella che hai evidenziato tu sul "professionismo" di fatto di un buon 10-15% dei partecipanti) che alla lunga tendono a danneggiare il movimento, modificando, a volte snaturando, il tipo di attività che dovrebbe svolgere uno sportivo di livello amatoriale.

Nel mio post precedente non volevo stigmatizzare la scelta della Rai di trasmettere la Maratona dles Dolomites la domenica mattina, con quei meravigliosi panorami... volevo rispondere alla tua precedente affermazione sul fatto che la "salute" del ciclismo non si misura dagli ascolti televisivi, ma dal numero dei praticanti in ascesa, cosa che, dico io, si evince quasi esclusivamente dal numero di iscrizioni registrato nelle gran fondo (tuttavia in questi ultimi due-tre anni, dopo il boom di fine anni '90- 2004-2005 è in leggera discesa, sarà un segnale?).
Beh, io rispondevo che però se all'appassionato togli (o riduci di molto) la possibilità di vedere in tv le corse (tipo il Tour) che attende per mesi, di cui si studia i percorsi pregustando le possibli strategie, possono pure esserci milioni di partecipanti alle GF, ma a quel punto l'appassionato di ciclismo se ne andrà al mare con la famiglia, piuttosto che seguire in tv lo svolgimento di tali manifestazioni, con buona pace degli sponsor che là dirottano i propri investimenti.
Dunque la "buona salute" del movimento, intendendo con ciò anche le possibilità di sviluppo economico che si intravedono nel settore, dipende molto dalla popolarità del movimento stesso, ovvero dalla sua visibilità anche presso chi praticante e esperto non è.
Oggi se chiedi ad un ragazzo di 14 anni il nome di un ciclista famoso, forse ti dice ancora Pantani - e qui, magra consolazione, forse Torri si rode -, mentre conosce anche i panchinari della Reggina, perchè gioca al fantacalcio...
Non mi sembra che questo sia un segno di buona salute e floride prospettive di sviluppo del movimento, anche se il papà dello stesso bambino tutte le domeniche è fuori casa per una gran fondo.
Anzi, magari quel papà comincia a stargli un pò antipatico, con tutte le sue fissazioni sulla dieta le torte della mamma sono diventate un evento raro, per non parlare delle gite: ma cosa ci troverà la mamma nella perseverante contemplazione di uno striscione con scritto "arrivo"... Non so se a vedere il livello di stress raggiunto dal papà (che lotta come un disperato per arrivare nei primi 100 o 200) il bambino poi si appassionerà al ciclismo.

Magari invece è più facile che si appassioni quello che vede tornare il papà soddisfatto e sereno da un bel giro fatto in posti dove ha avuto il tutto tempo di fermarsi a scattare qualche foto, mentre lui se ne stava chiuso in una grigia aula a scuola...

 

[Modificato il 25/11/2007 alle 08:56 by elisamorbidona]


 
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Livello Giuseppe Saronni




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  postato il 25/11/2007 alle 09:57
Beh insomma, questo è soggettivismo da parte tua.
Io credo che il movimento creato da una disciplina sportiva vada valutato tutto nel suo complesso, dai professionisti alle corse o alle granfondo amatoriali.
Il grossissimo numero di praticanti di questi disciplina, sta tra gli amatori, che si dividono tra agonisti e non, non tra i professionisti, che sono, come è giusto che sia, solo una piccolissima parte.
Le bici da corsa e tutto il materiale tecnico che fa vivere le aziende ciclistiche, lo comprano i ciclisti normali, non Bettini.
Poi, soggettivamente appunto, ognuno vive la sua passione come vuole.
Il pubblico televisivo è composto per buona parte da ciclisti, da gente competente della tecnica ciclistica, questo non è nè un bene nè un male, il ciclismo non è uno sport facile da seguire in Tv, aldilà del fatto che ci siano in gruppo Pantani o Coppi.
E per quanto mi riguarda, credo che per essere commentato con autorevolezza e anche conosciuto bene, vada conosciuto prima di tutto dal sellino della propria bici. Nè credo che bisogna "forzare" un appassionato: io preferirò sempre andare ad allenarmi o magari correre una gara piuttosto che vedere una corsa in Tv, che al limite me la posso registrare.
Non credo in questo maniera di rendere un peggior servizio a questo sport di quanto possa fare se rimanessi a "dormire" per ore a guardare la Tv.

 

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 25/11/2007 alle 13:49
riconosco di aver usato il termine "appassionata di ciclismo" in una accezione che va bene per me, ma in cui tu probabilmente non ti riconosci, per cui giustamente mi tacci di "soggettivismo": OK.
Però non riesco ad essere ottimista nel vedere i grandi numeri degli iscritti alle gran fondo, meglio sarebbe avere il giusto spazio in tv per le corse ciclistiche di grande tradizione, senza togliere spazio ad altri sport, e dando la precedenza agli eventi di maggiore importanza di ciascuna disciplina.
I bambini e ragazzi di oggi potrebbero essere i ciclisti appassionati e/o praticanti di domani: io vedo che quasi nessuno di loro ti sa snocciolare i nomi di cinque ciclisti ancora in attività, e loro, naturalmente, sono cresciuti con l'equazione bici= doping.
Anche mio padre andava in bici, mi ricordo la sua espressione soddisfatta e felice quando rientrava a casa dopo i suoi lunghi giri. Mi parlava delle strade fatte, delle salite e delle discese, poi mi mostrava le foto e per me aveva più fascino di Marco Polo. Se mi sono appassionata al ciclismo è per quel profumo di libertà e pace che questo sport mi trasmetteva attraverso di lui. Poi ho cominciato a guardare con lui le corse in tv, immaginandomi sulle strade che vedevo, e infine piano piano ho cominciato ad andarci anche io.
Oggi ho l'impressione che il modo di andare in bici che aveva mio padre lo conservino in pochi, e questo temo che invece che affascinare i ragazzi, li allontani... Sentono dovunque parlare di ciclismo e doping, poi vedono il papà che si allena la sera anche col buio, a fine stagione è "logoro"e ha bisogno di "ricaricarsi", inutile farsi raccontare le strade della gara,visto che difficilmente riesce a vederle...

 
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Livello Giuseppe Saronni




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  postato il 25/11/2007 alle 17:56
Elisa, intendiamoci innanzitutto, io non ti taccio assolutamente, tu hai espresso legittimamente il tuo modo di vivere il ciclismo che è diverso dal mio, ma per il resto sono d'accordo con diverse cose che hai detto.
Io mi sono limitato a dire che praticare questo sport mi riempie la vita, che correre in bici e prendere parte alle corse, mi dà delle emozioni che solo pochissime volte posso provare guardando una corsa in Tv, e che questo tipo di soddisfazione che dà la pratica di uno sport interpretato si per passione ma con grande impegno e costanza mi accomuna a tante persone. Questo movimento di appassionati è imponente, c'è esasperazione perchè ogni anno che passa si va sempre più forte, però nessuno obbliga nessuno a fare l'agonista, c'è anche a chi non piace, perchè vive questo sport in maniera più vicina alla tua, e gli va bene lo stesso pedalare senza assilli.
Ma tutta questa massa di ciclisti è parte fondamentale per misurare la salute di questo sport, indipendentemente dal fatto che segua i risultati dei professionisti.
Lo spazio del ciclismo in Tv invece, è secondo me proporzionale al suo seguito, come per tutti gli altri sport. Al limite si può discutere della qualità delle trasmissioni, ma sulla quantità, e limitatamente alla Rai, c'è poco da lamentarsi per un appassionato di ciclismo.
In verità credo che la Rai trasmetta parecchie corse perchè evidentemente il ciclismo ha un buon seguito e in Italia è tra gli sport preferiti, nonostante tutti i problemi degli ultimi anni.
E in ogni caso, come ho già detto, uno spazio sicuramente maggiore il ciclismo lo troverà se uscirà in Italia qualche campione in grado di giocarsi Giro e Tour con regolarità ma sapendo anche trascinare il pubblico, se non c'è il personaggio che "tira" c'è poco da dire.
Tutti gli sport individuali, o che non si chiamano F1 e non hanno la Ferrari e Montezemolo dalla loro parte, devono fare i conti con la legge del personaggio carismatico, quindi la risposta alla tua domanda sulla poca popolarità dei professionisti se la può dare benissimo chiunque segua questo sport. Senza considerare che un sacco dei migliori atleti sono stati coinvolti in vicende di doping, quasi sempre a ragione, intendiamoci.
A parte questo, la mancanza assoluta di fuoriclasse a livello internazionale, e mi riferisco alle gare a tappe, fa il resto.
Non vedo un Hinault o un Indurain in giro, insomma.
Ma si tratta del caso, magari tra 5 anni ci sarà un giro un altro Coppi o un altro Merckx, il problema non è questo.
L'unico problema davvero grave del ciclismo, che ne ha condizionato l'immagine pesantemente negli ultimi Giri e Tour, e di conseguenza anche dei suoi protagonisti, è appunto il problema del doping.
Finchè sarà sfasciato ogni anno da tutte le note vicende, puoi star certa che ci sarà poco da fare discorsi sugli ascolti televisivi, sulla Rai, o sulla popolarità dei ciclisti.
Io penso che ci sia gente onesta e no, come in tutti gli altri settori.
Poichè non mi piace essere preso in giro, nè da Rijs da una parte nè da alcune menti falsamente illuminate dall'altra, io sono per le massime pene, considerando rispettivamente le diverse responsabilità di atleti, medici e dirigenti sportivi.
Sicuramente, se il doping lo si combatte davvero, come vorrebbero alcuni, con le "mani nude", o raccontando "parabole" e barzellette o magari considerando Kasheckin una vittima dei tribunali del popolo questo sport continuerà a far ridere.




 

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