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Freddy Maertens, un fuoriclasse.
Morris - 04/09/2007 alle 15:31

[b]FREDDY MAERTENS [/b] [b][i]Nato a Nieuwpoort (Belgio) il 13 febbraio 1952. Professionista dal 1972 al 1987, con 221 vittorie su strada. [/i] [/b] [img]http://img254.imageshack.us/img254/4981/maertenszs1.jpg [/img] Nei primissimi anni settanta, il Belgio, nonostante la bella generazione di campioni alla corte dall’imperiosa stella di Eddy Merckx, cercava fra i dilettanti un tipo in grado di infastidire “il cannibale” e rinverdire ulteriormente i fasti di un ciclismo che, in quel momento, era, per buona pace degli italiani, il migliore del mondo. Ricordo le letture sulle dichiarazioni dei commentatori fiamminghi e lo studio sugli ordini d’arrivo, allora tanto presenti sui giornali, nonché le visioni televisive che, soprattutto sui mondiali, non erano certo inferiori a quelle di oggi. Aldilà del letto, soprattutto l’osservazione video, portò le mie attenzioni di autentico assetato di notizie, su due dilettanti delle Fiandre, davvero più che interessanti: Ludo Van der Linden e Freddy Maertens. Il primo, di un anno più anziano, giunse secondo nella prova in linea ai mondiali di Leicester nel ’70 e vinse l’oro nella “100 km a squadre” l’anno successivo a Mendrisio. Il secondo, diede spettacolo nella prova iridata svizzera, giungendo al posto d’onore dietro la meteora francese Regis Ovion, ed anche alle Olimpiadi di Monaco ’72, pur non arrivando a medaglia, fu molto bravo. A quei tempi, spinto dalla gioventù, feci una scommessa con mio fratello, convinto com’ero che da quei due, sarebbe uscito l’avversario principale, o l’erede, di Merckx. Bèh, Van der Linden passò prof prima dei Giochi, proprio nella Molteni di Eddy, ma a parte quattro successi minori, pagò gli sforzi sostenuti in giovane età nella massacrante cronosquadre (quante vittime ha fatto questa prova!) e si lasciò trasportare in una carriera anonima e deludente, prima che un tremendo destino se lo portasse via a soli 32 anni, nel 1983. Freddy Maertens, invece, mi diede a lungo la certezza di aver visto giusto, ed ancora oggi, pur dovendo constatare che non è diventato un Merckx, e nemmeno una copia vicina di questi, resto della convinzione che non fosse inferiore a nessuno dei corridori in voga negli anni settanta e primissimi anni ottanta, escluso ovviamente Eddy e, limitatamente alle corse a tappe, Hinault. Solo i campioni con la maiuscola, nella stagione del debutto, a soli 21 anni, vincono quindici corse, fra le quali la Quattro Giorni di Dunkerque, i Gran Premi della Scheda, Jef Scherens, l'Escaut, la Fleche de Leeuw St Pierre, si piazzano secondi nel Giro delle Fiandre, quinti nella Parigi-Roubaix e….perdono la maglia iridata per venti centimetri. Già, quel mondiale di Barcellona ’73, meriterebbe un racconto di pagine e pagine. Resta però la constatazione, senza essere quei nazionalisti che gli italiani sanno essere solo nello sport, che Maertens fece perdere l’iride a Merckx, andandolo a prendere in salita con Gimondi e Ocana staccati, mentre Eddy si prese un’immediata rivincita, giocandolo nello sprint decisivo a vantaggio di chi gli stava meglio in maglia arcobaleno: Felice Gimondi. L’evidenza lapalissiana di quel giorno però, ci dice che il più forte nella corsa mondiale, era il baby Freddy Maertens. Ed è anche vero che il campionato del mondo di Barcellona, recitò sul debole carattere di Freddy un ruolo importante, facendolo sentire più insicuro e alla completa mercé di quelle tante mezze figure che, alla lunga, contribuiranno non poco alla contrazione della sua carriera. Ciononostante, per qualche anno, Maertens fu devastante. Nel ‘74 vinse 34 corse, 33 nel ’75, 52 nel ’76, 53 nel ’77: in sostanza solo Merckx, in quel lustro, gli era stato superiore. In quella mitraglia di successi, anche il titolo mondiale, conquistato ad Ostuni nel 1976, davanti a Francesco Moser. Nel 1977, dopo aver vinto alla grande la Vuelta di Spagna, prese il via al Giro d'Italia e sbalordì tutti con sette vittorie di tappa, ma arrivò la frazione del Mugello, proprio il giorno dopo la sua vittoria a Forlì. Sul celebre circuito motoristico, disputò una volata a colpi proibiti con Van Linden, la vinse, ma cadde fratturandosi il polso. Fu il colpo di grazia, la lesione non guarì più totalmente e molti attribuirono la causa di ciò all'uso di sostanze proibite, derivate dal cortisone. Il suo fragile equilibrio si incrinò. Tuttavia, nel 1978 riuscì ancora a vincere 18 corse, fra le quali l’Het Volk, la semiclassica di Harelbeke e la Coppa Agostoni, ma la sua squadra, la Flandria, venne sciolta e Freddy cominciò a correre dove e per chi gli capitava. In quel momento iniziò il suo declino agonistico, reso più grave e tangibile dalle crescenti difficoltà finanziarie e dalle pressanti richieste di arretrati da parte del fisco belga. In sostanza, si era fidato di gente con pochi scrupoli e ne pagava le spese. Nel 1979 e ‘80, si distinse….per i suoi ritiri, ma nel 1981, dopo esser stato ingaggiato dalla Boule d'Or, ritrovò il grande tecnico Guillaume Driessens che lo recuperò un poco e lo portò al Tour. Il bilancio di Freddy nella Grande Boucle fu ottimo: cinque vittorie di tappa, la maglia verde della classifica a punti e la garanzia di poter correre i mondiali di Praga. Qui recitò il suo canto del cigno, riconquistando la maglia iridata. Si trascinò ancora qualche anno per fare soldi conquistando, proprio nel suo ultimo anno un successo in un criterium. Freddy Maertens non è stato solo un grandissimo velocista, come qualcuno ancora sostiene, ma era fortissimo a cronometro, ed in salita, se voleva, poteva stare a ridosso dei migliori: quanto basta per farne un corridore in grado di vincere anche una grande corsa a tappe. Non a caso vinse una Vuelta. D’altronde, se Moser e Saronni, erano considerati completi, Maertens, aveva qualche ragione in più, almeno a livello potenziale, per esibire le stesse credenziali. Per me, ripeto, non è stato inferiore a loro. [img]http://img254.imageshack.us/img254/9144/maertens77us7.jpg [/img] [b]Roubaix '77 - Freddy, accanto a Roger De Vlaeminck, il nemico principale. Dietro di loro "l'ultimo" Eddy Merckx [/b] [b]Le più belle vittorie di Maertens: [/b] [b]1973 [/b] - Quattro Giorni di Dunkerque; Freccia St.Pieters Leuwe; Gran Premio Banca Roulers; Gran Premio della Schelda; Tour du Condroz. [b]1974 [/b] - Giro del Lussemburgo; Giro dell’Andalusia; Campionato delle Fiandre; Giro delle Fiandre Centrali; Le XI Città; Gran Premio Scherens. [b]1975 [/b] - Tours-Versailles; Freccia Vallone; Gand-Wevalgem; Paris-Bruxelles, Giro del Belgio; Quattro Giorni di Dunkerque; Giro dell’Andalusia; Gran Premio Banca Roulers; Gran Premio Scherens. [b]1976 [/b] - Campionato del mondo; Campionato del Belgio; Gand-Wevelgem; Campionato di Zurigo; Henninger Turm; Amstel Gold Race; Quattro Giorni di Dunkerque; Campionato delle Fiandre; Gran Premio delle Nazioni; Trofeo Baracchi; Freccia del Brabante. [b]1977 [/b] - Het Volk; Trofeo Laigueglia; Giro di Spagna: Parigi-Nizza; Giro della Sardegna: Settimana Catalana; Giro della Catalogna. [b]1978 [/b] - Het Volk; Quattro Giorni di Dunkerque; Gren Premio d’Escaut; Harelbeke; Coppa Agostoni. [b]1981 [/b] - Campionato del mondo, 5 tappe al Tour de France. [img]http://img254.imageshack.us/img254/5139/maertensiridefa3.jpg [/img] [b]Freddy Maertens al Giro del 1977 [/b] [b]Considerazioni. [/b] Piuttosto piccolino, anzi per le misure che oggi si vorrebbero per i velocisti o i cronoman, decisamente piccolo (1,72 x 66-67 kg). Proporzionato nel fisico e con una compattezza muscolare che nei tempi attuali distruggerebbero con lavori sul fondo in grado di mortificare le fibre bianche che possedeva a iosa, Freddy, col suo corpo da scalatore, era un winnner velocistico di dimensioni stellari. Scelta di tempo, fiuto, esplosività, punte di velocità degne di un pistard, lo facevano sprinter di razza come pochi. Provò a costruire con la Flandria, fra lo scherzo e il faceto, o come semplice esperimento, quella preparazione della volata di squadra che poi è stata definita “treno”, ma fu un carotaggio isolato, perchè il Maertens, le volate le faceva da solo, mortificando spesso coloro che potevano avere opportunità di vittoria sull’unica variabile dello sprint. Un Saronni, per molti aspetti, con maggiori doti sul passo, al punto di vincere il GP delle Nazioni, quando questa gara valeva tranquillamente l’odierno mondiale a cronometro. In salita più che la sua inadattabilità, assolutamente inesistente, fu una forma di disinteresse a fermarlo nei primi anni di carriera, ma dopo la Vuelta vinta, capì che poteva stare tranquillamente al passo dei migliori dell’epoca, anche lì. Purtroppo, la caduta al Mugello, ruppe completamente i suoi piani. Ciò che non andava in Freddy, non stava nel fisico eccellente, raro e superiore a tanti campioni che poi impreziosirono il loro palmares con raffiche di vittorie anche nelle corse a tappe, ma il suo carattere fragile, l’intontimento che lo accompagnava con la fama crescente, ed un’incapacità pressoche totale di riconoscere le persone verso le quali era giusto fidarsi, furono i suoi veri limiti. Un ragazzo, che non fu mai capace di crescere e di capire l’ambiente che lo circondava, ignaro delle distinzioni da farsi, inconsapevole dell’esigenza di dosare le parole al contatto con media che, nel Belgio del suo tempo, erano simili al calcio nostrano dell’odierno. L’incapacità di vivere le tante rivalità insistenti nel ciclismo del suo paese, spesso incentivate dal campanilismo e dalle culture delle varie zone, con quel distacco necessario per non trovarsi schiacciato o deviato anche nei fatti di corsa. La sua esultanza tipicamente giovanile, con quel pizzico di sbruffoneria che non guasterebbe mai in linea teorica, ma pericolosa in certi contesti, quando a lato ci sono, nel suo caso, glorie storiche come Merckx e campioni in grado di aprire le porte alla leggenda come Roger De Vlaminck, o ad imprimere gli albi d’oro, potenzialmente o direttamente, come Godefroot, Van Springel, Leman, Verbeeck, Dierickx, Pintens, Walter Planckaert ecc. Aveva pochi, troppo pochi amici in gruppo, cominciando dai suoi connazionali. La stessa brutta e significativa giornata dell’esordio mondiale, a Barcellona, sul circuito del Monjuich, nel 1973, evidenziò fino a scolpirne i prosiegui, le difficoltà d’adattabilità di Maertens. Quando Merckx attaccò in salita, scaricando Gimondi e Ocana, Freddy, per dimostrare di esserci, di avere forza, di essere un campione, andò a prendere Eddy. Non lo fece con spirito cattivo, si lasciò semplicemente andare alla sua voglia di far vedere chi era, non rendendosi conto che in quel modo rimetteva in gioco l’italiano e lo spagnolo. Poteva starsene a ruota degli altri, era il più veloce e se costoro fossero riusciti a riprendere Merckx, sarebbero comunque stati in tre a scannarsi di lavoro e fatica, favorendo il suo già letale sprint. Non si rese immediatamente conto che la sua azione, oltre a renderlo inviso al numero uno del ciclismo mondiale, lo metteva nella non facile veste di corridore inaffidabile, anche fra gli altri grandi belgi (che non aspettavano altro…). La prova di tutto questo si ebbe dopo, quando, a dimostrazione della sua considerazione verso Eddy, si rese disponibile a tirargli la volata (in fondo “il cannibale” dopo di lui era il più veloce), ma costui gliela fece pagare con gli interessi, giocandogli lo scherzetto che tutti videro. Da quel giorno, oltre a Merckx, Freddy si trovò tutti i belgi contro e se poi seppe vincere tantissimo, con ritmi da “Cannibale”, fu solo perché la natura gli aveva dato qualità seconde solo a quelle di Eddy. Anche quando tornò dopo la caduta del Mugello, col polso trasformato e dolorante che gli impediva di essere quello di prima, la voglia di batterlo, magari di umiliarlo, continuò a persistere fra i fiamminghi. [img]http://img254.imageshack.us/img254/8383/maertensconmerckxcs5.jpg [/img][b] Maertens con Merckx in una recente immagine [/b] Al resto ci pensò il suo carattere, soprattutto fuori dalle corse, che non raccolse nulla della prevedibile maturazione degli anni e delle esperienze consumate. Ma il suo talento era enorme, grandioso. Per me il più grande, per completezza dopo Eddy, del peculiare segmento degli anni settanta. Le sue cinque vittorie di tappa al Tour e quel mondiale di Praga, certo favorito dall’empasse tragico che frenava la squadra italiana, grazie all’assurdità del dualismo Moser-Saronni, gridarono quanto fosse alato il piccolo belga dalle orecchie a sventola. Una rinascita che si concretizzò, anche per una delle poche felici scelte nel cammino di Freddy: ritrovarsi con un timoniere come Guillaume Driessens. Ci fosse stato costui, con continuità, accanto a Maertens, gli albi d’oro del ciclismo di fine anni settanta ed inizio anni ottanta, sarebbero stati diversi. Morris


simociclo - 04/09/2007 alle 15:47

Una sola parola Morris. Grazie. :)


Nanard - 04/09/2007 alle 15:57

Bel profilo come sempre Morris. Per dare la misura del personaggio, tra le altre centinai di vittorie citate, si pensi solo che nella vittoriosa Vuelta di Spagna del 1977 vinse 13 (13!!!) tappe, record mai eguagliato da nessuno... Un corridore che mi ha fatto pensare a Maertens, anche fisicamente, e pur in scala ridotta come classe (sebbene elevatissima) è stato il miglior Jalabert, ma Freddy era superiore in volata e sul passo.


Subsonico - 04/09/2007 alle 16:03

Anch'io mi trovo in difficoltà a trovare una similitudine tra Maertens un corridore moderno, ma poi c'è un altro aspetto di questo corridore che mi ha stupito. Come fa un corridore che ha 23 di rapporto tra peso e altezza a vincere una Vuelta (che in genere era ed è terreno per scalatori)? E poi, qual è la fine tragica a cui alludi per Van der Linden?


Abruzzese - 04/09/2007 alle 16:14

Mi associo anch'io ai ringraziamenti a Morris :clap::clap::clap: Freddy Maertens è uno degli atleti del passato che più mi ha incuriosito,soprattutto per quel suo essere incredibile macchina da vittoria nel biennio 1976-1977.Se consideriamo che Vuelta allora si correva in aprile è veramente impressionante come prima della caduta del Mugello fosse riuscito a vincere la classifica finale della Vuelta e ben 20 tappe tra la Spagna e il Giro d'Italia.Senza quella caduta che poi ne condizionò la carriera anche le famose 12 tappe di Binda forse rischiavano di essere pericolosamente insidiate...


Cascata del Toce - 04/09/2007 alle 16:27

Forse il Giro 77 lo avrebbe vinto davvero.... Maertens... Nel 1981 si disse che fu Campione del Mondo a sorpresa.. non mi vede d'accordo questa teoria... Freddy vinse 5 tappe in volata al Tour...e in quel gruppo era certamente il maggior rivale di Saronni... Sfruttò le porcherie degli azzurri ma quel giorno era davvero forte.. Forse non imbattibile come ad Ostuni... ma fortissimo


antonello64 - 04/09/2007 alle 19:42

ho cominciato a seguire il ciclismo proprio nel periodo in cui Maertens vinceva a ripetizione. Sembrava imbattibile, e veramente faceva notizia quando perdeva: ricordo una prima pagina del Corriere dello Sport che titolava "Maertens battuto due volte" (si riferiva a due semitappe del Giro d'Italia), senza citare neanche i nomi di chi aveva vinto. In volata era praticamente inavvicinabile, a cronometro era uno dei migliori e in salita era difficile da staccare, se non nei tapponi di montagna e da parte di qualche scalatore puro. In più aveva una squadra formidabile: Pollentier, Demeyer e il giovane Sean Kelly tutti al suo servizio. Come velocista, tra tutti quelli che ho visto, è stato quello che ha raggiunto i livelli più alti: Cipollini è durato di più, ed è stato il numero uno per una dozzina d'anni, ma contro il Maertens del biennio 1976-1977 le avrebbe prese di santa ragione. Per me la sua carriera terminò al Mugello nel 1977: dopo ha vinto altre corse, ha rivinto il Mondiale, ha dominato gli sprint al Tour 1981 (bastonando a ripetizione un certo Urs Freuler, che si era appena affacciato sul palcoscenico professionistico), ma è sempre rimasto ben lontano dallo straripante fuoriclasse del 1977, capace di superare le 50 vittorie per due anni fila (e c'è da credere che, senza la caduta del Mugello, nel 1977 sarebbe riuscito senza problemi a superare anche i 60 successi). Avrebbe vinto anche il Giro del 1977 dopo la Vuelta? chissà! Di sicuro le gerarchie in casa Flandria erano ben definite: Maertens era il capitano e Pollentier era il suo luogotenente, e ben difficilmente avrebbe preso qualche iniziativa che avesse potuto danneggiare in qualche modo il proprio leader. Magari la sua presenza in corsa avrebbe finito per favorire Moser. Una cosa che non mi sono mai spiegato è stato il suo rendimento un pò sottotono nelle classiche monumento: mentre vinceva a mani basse nelle cosiddette classiche minori (Amstel, Zurigo, Henninger Turm, Het Volk, Gand-Wevelgem), non era altrettanto brillante alla Sanremo, al Fiandre, alla Roubaix, al Lombardia, che pure erano corse molto adatte alle sue caratteristiche tecniche.


Moserone - 04/09/2007 alle 20:07

Semplicemente magnifico il ritratto offerto da Morris.... Io che ero (o meglio sono) un feroce Moseriano, odiavo Maertens perchè per Moser, contro Freddy, "in volata 'non ce n'era proprio", ma cresciuto negli anni e riviste un pò di corse di quei tempi, sono convinto che il buon Freddy fosse, in quegli anni (seconda metà Anni Settanta) il vero fenomeno del ciclismo. Andava forte ovunque, vinceva in volata, ma anche da solo.... resta uno dei corridori al quale, pur non essendone stato tifoso, sono più affezionato. Era un vero fuoriclasse, Freddy, del fuoriclasse aveva purtroppo anche la testa matta, che più di un fuoriclasse, nello sport, ha avuto.... il suo unico limite era quello, ma in bici, quando era in forma, Freddy poteva suonarle un pò a tutti. Paurosa la vittoria in volata credo a Gabicce Mare (Giro 77), una breve rampetta, Freddy apre il gas e vince in pratica per netto distacco, di qualche secondo.... con la sua bella maglia iridata in dosso. Credo che il mio Moser di Freddy avesse grande rispetto, anche se in corsa, logicamente, lo 'odiava'. A me un giorno Francesco disse testualmente "Poche balle, quello lì andava forte forte , e in volata non lo battevi mai". Fabio Panchetti:Old:


maglianera - 04/09/2007 alle 22:24

E' vero, Maertens era molto più che un velocista. la sua rivalità con Roger de Vlaeminck era ferocissima. Mi sembra (chiedo conferma) che accadde una vicenda molto strana in un Giro delle Fiandre. Erano in fuga Freddy e Roger, ma a Maertens era stato comunicato che sarebbe stato squalificato, forse pe un taglio di percorso. Comunque, Maertens volle ugualmente portare a termine la fuga, per far vedere che era lui il più forte. Tirò sempre Maertens, con de vlaeminck a ruota. All'arrivo, De Vlaeminck superò facilmente Maertens, ch non tentò neppure la volata. Quel giorno però il pubblico parteggiava per freddy e fischiò lungamente De Vlaeminck. Nel 1980 Maertens corse per la squadra italiana sanGiacomo - Benotto, ma non combinò nulla. Va anche detto, e lo riporto solo pe dovere di cronaca, che sulla sua provvisoria rinascita dell'81 circolavano parecchi dubbi : qualche corridore aveva raccontato che al tour la sua pipì appariva verde...forse ha bruciato così un finale di carriera che poteva essere più redditizio. oggi, mi sembra che facciA il custode di un museo sul ciclismo


Cascata del Toce - 04/09/2007 alle 22:36

L'anno in cui corse alla San Giacomo.. successe un aneddoto particolare... Maertens si ritirò.. ma lo sponsor lo obbligò ad anticipare la corsa..disputando le tappe del Giro che aveva abbandonato per intero.... fini pubblicitari..


nino58 - 04/09/2007 alle 23:14

Io trovo molte analogie con VdB. Classe enorme ma risultati non sempre all'altezza di questa classe. Maertens non è nell'albo d'oro di Fiandre e Roubaix, un peccato.


antonello64 - 04/09/2007 alle 23:31

[quote][i]Originariamente inviato da nino58 [/i] Io trovo molte analogie con VdB. Classe enorme ma risultati non sempre all'altezza di questa classe. Maertens non è nell'albo d'oro di Fiandre e Roubaix, un peccato. [/quote] beh, insomma: Maertens i risultati li ha fatti, eccome! 2 Mondiali, 1 Vuelta, 7-8 classiche di rango, 2 Superprestige (che all'epoca valevano quanto un Mondiale), una trentina di tappe nei grandi giri: poteva certamente fare di più, ma ha comunque fatto tanto. E contro avversari che si chiamavano Moser, De Vlaeminck, Raas, Hinault, l'ultimo Merckx... VdB è ben lontano da un palmares del genere.


Cascata del Toce - 05/09/2007 alle 01:35

Qui è Praga... ha seccato Saronni ed Hinault [img]http://surlaligne.free.fr/cm_images/CM1981b.jpg [/img] Qui è Ostuni... ha seccato Moser.. [img]http://surlaligne.free.fr/cm_images/CM1976.jpg [/img]... Forse perchè nel 1973...Gimondi... [img] http://surlaligne.free.fr/cm_images/CM1973.jpg[/img] (foto Sur la Ligne.fr)

 

[Modificato il 05/09/2007 alle 01:39 by Cascata del Toce]


trifase - 05/09/2007 alle 06:08

A proposito di Praga 81, nel filmato http://it.youtube.com/watch?v=LMlJE5eWohI&mode=related&search= si vede che Baronchelli nella volata si gira, si tira da parte e grida qualcosa a Saronni. Cosa gli dice ?


Cascata del Toce - 05/09/2007 alle 16:16

La nazionale era spaccatissima nel 1981. C'era il clano Moser, c'era il clan Saronni. Non andavano d'accordo. Baronchelli, a quanto pare non voleva tirare la volata a Saronni. Gli azzurri (Baronchelli stesso, Panizza ecc ecc) si rincorsero da stupidi e quando Baronchelli (che ..è storia.. voleva tirare la volata a Moser) si vide a ruota Saronni lo mollò evidentemente troppo presto tanto che il Beppe, come si può vedere non si lancia subito, ha ancora le mani sulle leve dei cambi e guarda in faccia Baronchelli con la classica espressione da.." ma che ca..o fai!!. Gibì allora gli urlò : Vaaaai..con una simpatica imprecazione da far cadere le piume ai santi". Beppe si lanciò lungo e Maertens lo saltò. Ecco come si butta nel cesso un mondiale!!

 

[Modificato il 05/09/2007 alle 16:21 by Cascata del Toce]


Cascata del Toce - 05/09/2007 alle 16:22

Pittosto Maestro Morris vorrei se possibile da te un ricordo di un altro belga molto forte, precoce e sfortunato tanto da vincere subito Mondiale e il Lombardia per poi morire con la maglia iridata addosso. Parlo di Jean Pierre Monsere


panta2 - 05/09/2007 alle 16:24

[quote][i]Originariamente inviato da Cascata del Toce [/i] La nazionale era spaccatissima nel 1981. C'era il clano Moser, c'era il clan Saronni. Non andavano d'accordo. Baronchelli, a quanto pare non voleva tirare la volata a Saronni. Gli azzurri (Baronchelli stesso, Panizza ecc ecc) si rincorsero da stupidi e quando Baronchelli (che ..è storia.. voleva tirare la volata a Moser)...[/quote] Ma Moser e Gibì, non si odiavano?


nino58 - 05/09/2007 alle 16:28

Dopo, più avanti. Infatti Baronchelli passò con Saronni. Comunque non sono così convinto che Baronchelli fosse contro Saronni. Hinault, che arrivò terzo dopo aver inseguito per molti chilometri per riagganciarsi al gruppo dei primi, disse : "Se avessi capito cosa voleva fare Baronchelli, vincevo io ".


trifase - 05/09/2007 alle 19:45

Macche' "dopo piu avanti...." molto, molto prima, prima della rivalita' Moser Saronni; nel 75-76-77. Nelle tappe dolomitiche in trentino, G.B finiva la corsa sempre ricoperto di sputi, grazie alle attenzioni dei peggiori tifosi d'Italia : i Trentini ! Riprova si ha col caso Belli qualche anno fa: Non che Saronni fosse uno stinco di Santo, ma Moser ... Nel 1986 GB corre pe la Chateau Daux ( o come si scrive) di Stanga con Moser. Dopo esser stato maglia rosa e mentre era terzoin classifica, si ritira per motivi non meglio precisati : ho letto da qualche parte che il motivo risiederebbe che non volesse sottoporsi all'autoemotrasfusione (peraltro gia' vietata nel 1986.


Abajia - 05/09/2007 alle 19:49

[quote][i]Originariamente inviato da trifase [/i] Nel 1986 GB corre per la [b]Chateau Daux[/b] ( o come si scrive)[/quote] [b]Chateau d'Ax[/b] ...;)


trifase - 05/09/2007 alle 20:05

A proposito : leggevo oggi sulla gazzetta che c'e' tato ieri un ritrovo per festeggiare il trentennale del mondiale di Moser a San Cristobal '77. Presenti tutti gli azzurri tranne, guarda caso Gibi e Saronni. Tista non corse quel mondiale (era in squadra in Venezuela) perche ufficialmente infortunato all'ultimo momento . Si dice invece che fu un diktat di Moser che non lo voleva in squadra ....


panta2 - 05/09/2007 alle 20:18

[quote][i]Originariamente inviato da trifase [/i] Si dice invece che fu un diktat di Moser che non lo voleva in squadra .... [/quote] Sì, lo disse anche Moser, rispondendo ad una domanda di un giornalista circa la partecipazione di Gibì al Mondiale:"Baronchelli? Quello dorme in corsa..." Comunque, questi episodi mafiosi, si sono sempre verificati. L'ultima volta? Nel 2004...


Cascata del Toce - 05/09/2007 alle 20:24

[quote][i]Originariamente inviato da Abajia [/i] [quote][i]Originariamente inviato da trifase [/i] Nel 1986 GB corre per la [b]Chateau Daux[/b] ( o come si scrive)[/quote] [b]Chateau d'Ax[/b] ...;) [/quote] Chi era il ds della Chateau d'Ax... che poi dal 1984 al 1987 era Supermercati Brianzoli??? Diccelo visto che fai l'occhiolino...


Cascata del Toce - 05/09/2007 alle 20:25

[quote][i]Originariamente inviato da trifase [/i] A proposito : leggevo oggi sulla gazzetta che c'e' tato ieri un ritrovo per festeggiare il trentennale del mondiale di Moser a San Cristobal '77. Presenti tutti gli azzurri tranne, guarda caso Gibi e Saronni. Tista non corse quel mondiale (era in squadra in Venezuela) perche ufficialmente infortunato all'ultimo momento . Si dice invece che fu un diktat di Moser che non lo voleva in squadra .... [/quote] Non spariamole a caso per favore... Ci sono le foto di Baronchelli infortunato eh...:no:


Carrefour de l arbre - 05/09/2007 alle 20:31

Ho un aneddoto nebuloso su Maertens, letto su un BS di qualche anno fa. Ho cercato tutto ieri ma non lo trovo, spero che Morris possa chiarir(me)lo. Nell'articolo, si parlava di una corsa in cui Freddy era capitano, contro altre due squadre belghe con i rispettivi capitani e le relative accese rivalità. Durante la corsa, Maertens prese una borraccia dal pubblico. Nell'articolo ricordo che disse "non vi dico le condizioni, anche igieniche, con cui tagliai il traguardo. All'arrivo pesavo 6 chili in meno". Mi pare fosse una Roubaix, ma non ne sono sicuro, e comunque non ricordo l'anno e i nomi degli altri protagonisti. Morris, tu che la sai di sicuro, puoi aiutarmi?


trifase - 05/09/2007 alle 20:39

Si scusa hai ragione: nell'86 la squadra di Stanga si chiamava Supermercati Brianzoli: dopo quel Giro GiBi passa alla Del Tongo e vince il LomBardia su Kelly. Per quanto riguarda l'infortunio del '77 la mia era solo una domanda: da qualche parte l'avevo letto.


Cascata del Toce - 05/09/2007 alle 20:41

Si fece male in un allenamento di rifinitura sul circuito, poi che con Moser non ci fu mai feeling è anche normale..74, 75....Moser e Baronchelli... i due rampanti del ciclismo italiano. Forte, testardo e contadino il primo... forte ma fragile il secondo...


antonello64 - 05/09/2007 alle 20:47

[quote][i]Originariamente inviato da panta2 [/i] Ma Moser e Gibì, non si odiavano? [/quote] Baronchelli è stato il primo rivale di Moser, almeno a livello italiano: Saronni è passato professionista nel 1977 ed è esploso l'anno dopo, e fino ad allora il vero antagonista del trentino era Gibì. Saronni e Baronchelli correvano entrambi con la Scic, e quando fu chiaro che la loro coesistenza sarebbe stata problematica sia lo sponsor che il ds Chiappano puntarono sul più giovane dei due, che oltretutto era quello maggiormente in grado di ribattere colpo su colpo a Moser anche a livello verbale. Da allora la rivalità non fu più Moser-Baronchelli ma Moser-Saronni. Diversi anni dopo (nel 1986) Baronchelli si trovò a correre con Moser alla Supermercati Brianzoli, e al Giro d'Italia le cose cominciarono alla grande: dopo 3-4 tappe Baronchelli vestì la prima maglia rosa della sua carriera, e sul palco Moser sembrava veramente più contento lui di Gibì. Le cose però precipitarono nella tappa di Foppolo, quando Baronchelli si trovò in fuga con Visentini e Lemond (Saronni era in rosa) e, contravvenendo agli ordini di squadra, aiutò i due nel loro attacco. Moser lo criticò aspramente; Baronchelli non la prese bene e si ritirò dal Giro, arrivando più tardi anche alla rescissione del contratto. Appena rescisso il contratto non ci mise molto a trovare una nuova squadra: per ironia della sorte finì proprio alla Del Tongo di Beppe Saronni. Con la maglia gialla della Del Tongo quell'anno vinse la sua ultima grande corsa: il Giro di Lombardia, conquistato con un'azione da finisseur negli ultimi 2-3 km (un gesto atletico che è sempre stato nelle sue corde); quella fu la sua ultima vittoria veramente importante. Riguardo al 1977, c'è da dire che Martini non era certo uomo che si faceva impressionare dai diktat di chicchessia: secondo me Baronchelli non corse perchè effettivamente non era in grado di correre. Oltretutto il fastidio che Baronchelli poteva dare a Moser in un Mondiale era relativo, certamente inferiore all'aiuto, questo si, che avrebbe potuto dargli.


panta2 - 05/09/2007 alle 20:50

[quote][i]Originariamente inviato da antonello64 [/i] [quote][i]Originariamente inviato da panta2 [/i] Ma Moser e Gibì, non si odiavano? [/quote] Baronchelli è stato il primo rivale di Moser, almeno a livello italiano: Saronni è passato professionista nel 1977 ed è esploso l'anno dopo, e fino ad allora il vero antagonista del trentino era Gibì. Saronni e Baronchelli correvano entrambi con la Scic, e quando fu chiaro che la loro coesistenza sarebbe stata problematica sia lo sponsor che il ds Chiappano puntarono sul più giovane dei due, che oltretutto era quello maggiormente in grado di ribattere colpo su colpo a Moser anche a livello verbale. Da allora la rivalità non fu più Moser-Baronchelli ma Moser-Saronni. Diversi anni dopo (nel 1986) Baronchelli si trovò a correre con Moser alla Supermercati Brianzoli, e al Giro d'Italia le cose cominciarono alla grande: dopo 3-4 tappe Baronchelli vestì la prima maglia rosa della sua carriera, e sul palco Moser sembrava veramente più contento lui di Gibì. Le cose però precipitarono nella tappa di Foppolo, quando Baronchelli si trovò in fuga con Visentini e Lemond (Saronni era in rosa) e, contravvenendo agli ordini di squadra, aiutò i due nel loro attacco. Moser lo criticò aspramente; Baronchelli non la prese bene e si ritirò dal Giro, arrivando più tardi anche alla rescissione del contratto. Appena rescisso il contratto non ci mise molto a trovare una nuova squadra: per ironia della sorte finì proprio alla Del Tongo di Beppe Saronni. Con la maglia gialla della Del Tongo quell'anno vinse la sua ultima grande corsa: il Giro di Lombardia, conquistato con un'azione da finisseur negli ultimi 2-3 km (un gesto atletico che è sempre stato nelle sue corde); quella fu la sua ultima vittoria veramente importante. Riguardo al 1977, c'è da dire che Martini non era certo uomo che si faceva impressionare dai diktat di chicchessia: secondo me Baronchelli non corse perchè effettivamente non era in grado di correre. Oltretutto il fastidio che Baronchelli poteva dare a Moser in un Mondiale era relativo, certamente inferiore all'aiuto, questo si, che avrebbe potuto dargli. [/quote] Grazie...;)


Cascata del Toce - 05/09/2007 alle 20:58

In una delle tappe precedenti quella di Foppolo... mi pare a Salice d'Ulzio ma non ricordo benissimo ora.. Stanga si avvicinò a Baronchelli che era in difficoltà usando parole poco edificanti.... Intervistato poi disse..: "Baronchelli, ad un certo punto pareva si fosse venduto".


trifase - 05/09/2007 alle 21:04

Ricordo benissimo che dopo il ritiro di GiBi nel giro dell'86 lo stesso Moser chiese in diretta a De Zan perche' si fosse ritirato e se avesse rilasciato dichiarazioni. Le due ipotesi che vennero fuori giorni dopo furono : 1) Gibi ci era rimasto male perche il Patron in visita alla squadra proprio in quella tappa non lo aveva considerato ( era andato a trovare solo Moser) 2) Si rifiutava di sottoporsi all'Emoautotrasfusione


Cascata del Toce - 05/09/2007 alle 21:41

Sai...le voci... corrono... si disse anche quello come si disse che mesi dopo al Lombardia Gibi' avrebbe 'offerto' per arrivare da solo a Milano


maglianera - 05/09/2007 alle 22:22

nella volata di PRAGA, Baronchelli il suo dovere l'aveva fatto, perchè aveva tirato per diverse centinaia di metri, ma non doveva essere lui l'ultimo uomo. l'ideale sarebbe stato che Moser tirasse la volata a Saronni, ma la cosa appare abbastanza improbabile. mi sembra che Moser abbia dichiarato che se Saronni glielo avesse chiesto, forse, gli avrebbe anche tirato la volata. Ma Saronni non glielo chiese mai


Cascata del Toce - 05/09/2007 alle 23:10

Neeeeeeeee...lo escluderei... Dopo il Campionato Italiano 81 nel permense... quando Saronni provocò pesantemente Francesco (il famoso "Ma come ca..o corri se non sei capace vedi di stare a casa")che poi vinse i due non si guardavano praticamente in faccia e se lo facevano era per litigare. Moser poi lo disse apertamente che voleva fare la sua volata... "A Praga ebbi un salto di catena altrimenti sarei potuto finire sul podio"...


Abajia - 05/09/2007 alle 23:41

[quote][i]Originariamente inviato da Cascata del Toce [/i] [quote][i]Originariamente inviato da Abajia [/i] [quote][i]Originariamente inviato da trifase [/i] Nel 1986 GB corre per la [b]Chateau Daux[/b] ( o come si scrive)[/quote] [b]Chateau d'Ax[/b] ...;) [/quote] Chi era il ds della Chateau d'Ax... che poi dal 1984 al 1987 era Supermercati Brianzoli??? Diccelo visto che fai l'occhiolino... [/quote] Stanga... Al marchio "Chateau d'Ax" si affiancò, nel '91 se non sbaglio, lo sponsor "Gatorade", che divenne poi sponsor unico nel '93 (ricordo che in quell'anno la Gatorade aveva una grandissima squadra, con, fra gli altri, Bugno, Fignon, Gotti, Peron e Scirea)


Cascata del Toce - 06/09/2007 alle 00:03

[quote][i]Originariamente inviato da Abajia [/i] [quote][i]Originariamente inviato da Cascata del Toce [/i] [quote][i]Originariamente inviato da Abajia [/i] [quote][i]Originariamente inviato da trifase [/i] Nel 1986 GB corre per la [b]Chateau Daux[/b] ( o come si scrive)[/quote] [b]Chateau d'Ax[/b] ...;) [/quote] Chi era il ds della Chateau d'Ax... che poi dal 1984 al 1987 era Supermercati Brianzoli??? Diccelo visto che fai l'occhiolino... [/quote] Stanga... Al marchio "Chateau d'Ax" si affiancò, nel '91 se non sbaglio, lo sponsor "Gatorade", che divenne poi sponsor unico nel '93 (ricordo che in quell'anno la Gatorade aveva una grandissima squadra, con, fra gli altri, Bugno, Fignon, Gotti, Peron e Scirea) [/quote] Stanga era il team manager... il Ds era Enzo Moser che lascio nel 1988 il posto ad Algeri prima ed a Corti poi.... Il 1991 è azzeccato ma non affiancò..divenne primo sponsor con Chateau D'ax (entrato nel 1987 come secondo sponsor dei Supermercati Brianzoli)... secondo. Nel 1993 fu Gatorade solo fino al Giro ..divenne poi Gatorade Mega Drive.. Nel 93 avevi 4 - 5 anni vero?? Eh si perchèè quello fu un anno penoso per la squadra tanto è che Gatorade abbandonò...Per Gianni fu un disastro..Fignon era finito..Fidanza non cetrava manco i TV, Gotti acerbo...


Abajia - 06/09/2007 alle 00:48

[quote][i]Originariamente inviato da Cascata del Toce [/i] Nel 93 avevi 4 - 5 anni vero?? [/quote] All'incirca sì! [quote]Eh si perchè quello fu un anno penoso per la squadra tanto è che Gatorade abbandonò...Per Gianni fu un disastro..Fignon era finito..Fidanza non cetrava manco i TV, Gotti acerbo... [/quote] La squadra in quanto a nomi e a potenziale era fortissima, ma in quell'anno rimase quasi inespressa...del resto Fignon era ormai in fase calante, Gotti era solamente un 24enne di belle speranze al terzo anno di professionismo, e Bugno ebbe un anno "sabbatico", nonostante venisse da parecchie vittorie importanti (oltre al mondiale di Benidorm e al 3° posto al Tour, vinse alcune classiche italiane...se non sbaglio il Giro del Lazio, l'Emilia e la Milano-Torino...puoi confermarlo???) PS...questo non è il thread adatto, ma un giorno vorrei mi raccontassi qualche aneddoto che riguarda Bugno... Sempre se vuoi! ;)


Cascata del Toce - 06/09/2007 alle 00:58

[quote][i]Originariamente inviato da Abajia [/i] [quote][i]Originariamente inviato da Cascata del Toce [/i] Nel 93 avevi 4 - 5 anni vero?? [/quote] All'incirca sì! [quote]Eh si perchè quello fu un anno penoso per la squadra tanto è che Gatorade abbandonò...Per Gianni fu un disastro..Fignon era finito..Fidanza non cetrava manco i TV, Gotti acerbo... [/quote] La squadra in quanto a nomi e a potenziale era fortissima, ma in quell'anno rimase quasi inespressa...del resto Fignon era ormai in fase calante, Gotti era solamente un 24enne di belle speranze al terzo anno di professionismo, e Bugno ebbe un anno "sabbatico", nonostante venisse da parecchie vittorie importanti (oltre al mondiale di Benidorm e al 3° posto al Tour, vinse alcune classiche italiane...se non sbaglio il Giro del Lazio, l'Emilia e la Milano-Torino...puoi confermarlo???) PS...questo non è il thread adatto, ma un giorno vorrei mi raccontassi qualche aneddoto che riguarda Bugno... Sempre se vuoi! ;) [/quote] Io ti racconto tutto quello che vuoi ma..qui si parla di Maertens...facciamo in pvt e poi..nn venirmi a ripetere quello che ti ho scritto sopra..mi sembri pazzo!!! Anche perchè prima scrivi che la gatorade 93 era un armata,,, poi invece che era inespressa... No no ..han fatto proprio schifo quell'anno.. manco vicini a Ariostea e Lampre...


Abajia - 06/09/2007 alle 01:04

[quote][i]Originariamente inviato da Cascata del Toce [/i] Io ti racconto tutto quello che vuoi ma..qui si parla di Maertens...facciamo in pvt [/quote] Sì sì in privato ovviamente! ;) [quote]prima scrivi che la gatorade 93 era un armata,,, poi invece che era inespressa... No no ..han fatto proprio schifo quell'anno.. manco vicini a Ariostea e Lampre... [/quote] Ho scritto che era una grandissima squadra, non che ha vinto chissà che quell'anno! Del resto che fosse una bella squadra è innegabile...che poi i risultati furono penosi è un altro conto!


Cascata del Toce - 06/09/2007 alle 01:06

Se sai gia tutto te cosa vuoi che ti racconto :)... Dai parliamo di Maertens...


Abajia - 06/09/2007 alle 01:20

[quote][i]Originariamente inviato da Cascata del Toce [/i] Se sai gia tutto te cosa vuoi che ti racconto :)[/quote] No ma che tutto! So quello che sanno tutti, ma non i particolari o gli aneddoti della sua carriera...quel genere di cose che sanno gli "addetti ai lavori" insomma... [quote]Dai parliamo di Maertens... [/quote] Maertens? Che dire...corridore di una classe immensa, che purtroppo riuscì a mostrare in pieno (e forse neppure in pieno, visto che era ancora giovane) solamente nel fantastico e celeberrimo biennio '76-'77, in cui collezionò la bellezza di 105 vittorie...la vittoria in quel periodo era talmente di routine che faceva più notizia quando perdeva! Poi il polso fratturato nella semitappa del Mugello e il Giro '77 (che probabilmente avrebbe vinto) andato in fumo, così come l'intera carriera in pratica, visto che dopo anni non ai fasti del magico biennio, ebbe segnali di risveglio solo nell'81 con 5 tappe (e maglia verde) al Tour e l'iride di Praga... Dopodiché altri 6 anni in cui non lasciò ulteriori segni della sua classe, se non in corse minori... Fisico minuto, da scalatore più che da passista-velocista qual'era... Secondo me avrebbe potuto imporsi varie volte nei Grandi Giri, visto che nel '77 aveva solamente 25 anni e che, oltre ad essere un ottimo cronoman, in salita era difficile staccarlo... Granissimo campione...


Cascata del Toce - 06/09/2007 alle 01:26

Si ma gioia mia (che poi sei anche simpatico eh) non vuol dire vieni qui a dirci la storia di Maertens che Maestro Morris ha già scritto alla grande... Intendo..continuiamo il dibattito.. dai su ..Maertens manco lo conoscevi... sarebbe beòllo approfondire cn tutti il discorso della...pipì verde :O:O:O


Abajia - 06/09/2007 alle 01:45

[quote][i]Originariamente inviato da Cascata del Toce [/i] Si ma gioia mia (che poi sei anche simpatico eh) non vuol dire vieni qui a dirci la storia di Maertens che Maestro Morris ha già scritto alla grande... Intendo..continuiamo il dibattito.. dai su ..Maertens manco lo conoscevi... sarebbe beòllo approfondire cn tutti il discorso della...pipì verde :O:O:O [/quote] Vabbé era solo un riepilogo introduttivo diciamo! :D:D:D Maertens manco lo conoscevo è vero, ma neppure tu dovresti conoscere Coppi allora! :D Se uno ha la passione per questo sport non può non conoscerne le "radici"...la storia... Per quanto riguarda la pipì verde... In effetti quell'improvviso risveglio al Tour del 1981 fu per certi versi inspiegabile a molti...così poi quando uscì fuori la storia dell'urina dal color verdastro la situazione risultò chiara a molti...anche perché altrimenti i successivi 6 anni di "oblio" sarebbero del tutto inspiegabili, visto che nell'81 era tornato alla ribalta anche con la vittoria di Praga...:boh: Non so molto a riguardo...tu ne sai di più? Nel biennio '81-'82 corse nella Boule d'Or...sai per caso se questa stessa squadra venne coinvolta in altre vicende del genere???


Cascata del Toce - 06/09/2007 alle 02:12

[quote][i]Originariamente inviato da Abajia [/i] [quote][i]Originariamente inviato da Cascata del Toce [/i] Si ma gioia mia (che poi sei anche simpatico eh) non vuol dire vieni qui a dirci la storia di Maertens che Maestro Morris ha già scritto alla grande... Intendo..continuiamo il dibattito.. dai su ..Maertens manco lo conoscevi... sarebbe beòllo approfondire cn tutti il discorso della...pipì verde :O:O:O [/quote] Vabbé era solo un riepilogo introduttivo diciamo! :D:D:D Maertens manco lo conoscevo è vero, ma neppure tu dovresti conoscere Coppi allora! :D Se uno ha la passione per questo sport non può non conoscerne le "radici"...la storia... [/quote] Mi vieni a dire che non conosco Coppi??? Ma cosa fai bestemmi??? vai a confessarti domani miscredente!!! Ma ti pare?? Ma guarda questo!!!


Monsieur 40% - 06/09/2007 alle 02:14

Oh my God. Vi prego, vi preghiamo... basta!!!! (ogni altro chiarimento in "Domande per i moderatori")

 

[Modificato il 06/09/2007 alle 13:08 by Monsieur 40%]


omar - 06/09/2007 alle 12:45

Cascata guarda questo video e non pensare ad abajia http://www.sportividentro.it/modules/xstreamer/index.php?class=video&id=75


Cascata del Toce - 06/09/2007 alle 13:07

E sai...aveva già la testa agli elicotteri... IHIHIHIHI


cunego - 06/09/2007 alle 13:08

Bel ritratto! Adesso mi pare che Freddy gestisca un museo di ciclismo in Belgio!


Moserone - 06/09/2007 alle 13:45

Sì, del Museo della Bicicletta di Roeselare, fa anche la guida per i visitatori, e credo che il fondatore del museo abbia affidato a Freddy la gestione. Moserone :OO:


Nanard - 06/09/2007 alle 21:13

Tra l'altro ricordando Maertens non si può non rivolgere un pensiero al compianto Marc Demeyer, che ne fu fedele scudiero e possente "treno" e che a sua volta ebbe una bella carriera (67 vittorie, tra le quali pezzi pregiati come Parigi-Roubaix, Parigi-Bruxelles, tappe e maglie verdi al Tour). :clap:


omar - 06/09/2007 alle 21:31

Molte frasi sono uguali alla Storia di Freddy Maertens che compare nel seguente sito: http://www.museociclismo.it/articoli/articolo.php?id=873 :?


maglianera - 06/09/2007 alle 22:20

comunque, al mondiale di Praga, se Maertens era stato tatticamente perfetto e gli azzurri molto meno, il più forte aveva ancora dimostrato di esserlo Bernard Hinault:nel finale , anche per sua distrazione,era rimasto nel secondo gruppo dopo una spaccatura. Sembrava ormai tagliato fuori perché aveva piùdi due minuti di svantaggio, ma il testardo bretone tirò fuori l'orgoglio e qualcos'altro e recuperò, tutto da solo, lo svantaggio, riportandosi sui primi e finendo pure terzo in volata. Con la gamba che aveva,con un percorso più duro avrebbe stracciato tutti come l'anno precedente a Sallanches.


Monsieur 40% - 07/09/2007 alle 02:24

[quote][i]Originariamente inviato da omar [/i] Molte frasi sono uguali alla Storia di Freddy Maertens che compare nel seguente sito: http://www.museociclismo.it/articoli/articolo.php?id=873 :? [/quote] Eh già... ;) ;)


Morris - 07/09/2007 alle 10:35

Considerazioni ulteriori e qualche risposta.... Maertens era piccolino, ripeto, a me risulta alto 1,72, ma c’è chi dice fosse una misura generosa e che superasse di un pelo il metro e settanta. Un brevilineo a tutto tondo, insomma. Le sue qualità in volata (c’è una larga fascia dell’osservatorio, che lo definisce il più grande sprinter dell’era moderna del ciclismo), ed a cronometro (un mostro nel vero senso della parola), stanno a dimostrare che [b]il talento [/b] rompe con facilità, i credi del trasformismo portati nel ciclismo dai santoni e rende inesatti tutti i calcoli matematici e fisici, che tanto occupano le attenzioni contemporanee. In salita, pur non essendo un grimpeur, era perfettamente in linea con ciò che si vuole da un corridore da GT e, mi preme sottolineare, non certo inferiore a Moser e Saronni. In sostanza, ogni similitudine coi corridori di oggi, è impossibile, semplicemente perchè Freddy, era sulla strada di Merckx e di similari non ce ne sono. Nanard, ha perfettamente ragione a menzionare Jalabert, l’unico, se vogliamo, perlomeno negli ultimi vent’anni, avviato sulla rotta di Maertens, anche se inferiore. Il rammarico, per la bellezza e le essenze del ciclismo, insiste nella fragilità mentale di Freddy, comprensibilmente in difetto ulteriore, rispetto all’onda di inimicizie, invidie e dispetti, di cui era intriso quel grande ciclismo belga, distante un abisso da quello che ormai, da decenni, siamo abituati a vedere e che ha visto Musseuw e Boonen come eccezioni. Altro aspetto che Maertens conferma appieno: quando il ciclismo era privo dei quei trasformatori chimici passati come grandi preparatori, i talenti superiori, esplodevano presto. A venti anni, se uno era un talento proiettato sulla velocità, poteva reggere i più forti, idem se era scalatore, o passista...... [quote]Scritto da Subsonico... Come fa un corridore che ha 23 di rapporto tra peso e altezza a vincere una Vuelta (che in genere era ed è terreno per scalatori)? [/quote] Quando c’è il talento, è possibile che un pigmeo batta i watussi, poi a far divenire camosci o altro i giganti, ci hanno pensato i santoni ed il loro doping imperante, dagli anni ottanta ad oggi. [quote]E poi, qual è la fine tragica a cui alludi per Van der Linden? [/quote] Morì a 32 anni, quando si era già ritirato, per arresto cardiaco mentre giocava a tennis. [quote] Scritto da Maglianera... E' vero, Maertens era molto più che un velocista. la sua rivalità con Roger de Vlaeminck era ferocissima. Mi sembra (chiedo conferma) che accadde una vicenda molto strana in un Giro delle Fiandre. Erano in fuga Freddy e Roger, ma a Maertens era stato comunicato che sarebbe stato squalificato, forse pe un taglio di percorso. Comunque, Maertens volle ugualmente portare a termine la fuga, per far vedere che era lui il più forte. Tirò sempre Maertens, con de vlaeminck a ruota. All'arrivo, De Vlaeminck superò facilmente Maertens, ch non tentò neppure la volata. Quel giorno però il pubblico parteggiava per freddy e fischiò lungamente De Vlaeminck. [/quote] Quel giorno, Roger, fece una figuraccia, anche se dietro pare ci fosse paradossalmente un accordo fra i due.... [quote]Scritto da Maglianera... Nel 1980 Maertens corse per la squadra italiana sanGiacomo - Benotto, ma non combinò nulla. Va anche detto, e lo riporto solo pe dovere di cronaca, che sulla sua provvisoria rinascita dell'81 circolavano parecchi dubbi : qualche corridore aveva raccontato che al tour la sua pipì appariva verde...forse ha bruciato così un finale di carriera che poteva essere più redditizio. [/quote] Sulla storia della pipì, viene un po’ da ridere, perché l’invidia che ha cosparso Maertens era notoria.....Quelli che dissero di aver visto l’urina del belga, erano forse dei giudici? E quella degli altri com’era? Freddy stava ritornando prepotentemente, forse si era semplicemente adeguato a quello che facevano i colleghi, ma vinceva come nell’antico, semplicemente perché, nonostante anni di traversie, era superiore di sua natura..... Nel 1981, gli ormoni, con eclatante caso francese, stavano nelle orbite di tanti...... Chi accusa, generalmente è più sporco di chi sta zitto, anche nell’odierno è così...... Maertens, contrariamente a tanti, ha ammesso le anfetamine che erano patrimonio del gruppo. Le sue differenze, in negativo, a mio parere ( e non solo, compreso quello che non si può scrivere…) non stavano certamente nella chimica. [quote]Scritto da Maglianera... oggi, mi sembra che facciA il custode di un museo sul ciclismo[/quote] Confermo, oggi è il curatore del Museo Nazionale della bicicletta a Roeselare. Palazzo che viene da tutti definito come Museo Freddy Maertens. Lui lo cura con un’apertura ed un amore, ben poco sincronico a quello status di leggerotto e corto di comprendonio, come da tante definizioni interessate. In fondo, il buon Freddy, prima di smettere per dedicarsi completamente al ciclismo, aveva sei anni di Liceo Classico che, nell’ordinamento scolastico belga, equivalgono alle nostre medie al Ginnasio e ad un anno di Liceo. E poi, essere intelligenti e acculturati rappresenta una buona corazza, ma non sono aspetti sufficienti a garantire immunità di fronte alle “intemperie” dell’ambiente e della società in cui si vive. L’intorno del ciclismo, purtroppo, quando vuole, sa essere perfido come nessuno. [quote][i]Originariamente inviato da Carrefour de l arbre [/i] Ho un aneddoto nebuloso su Maertens, letto su un BS di qualche anno fa. Ho cercato tutto ieri ma non lo trovo, spero che Morris possa chiarir(me)lo. Nell'articolo, si parlava di una corsa in cui Freddy era capitano, contro altre due squadre belghe con i rispettivi capitani e le relative accese rivalità. Durante la corsa, Maertens prese una borraccia dal pubblico. Nell'articolo ricordo che disse "non vi dico le condizioni, anche igieniche, con cui tagliai il traguardo. All'arrivo pesavo 6 chili in meno". Mi pare fosse una Roubaix, ma non ne sono sicuro, e comunque non ricordo l'anno e i nomi degli altri protagonisti. Morris, tu che la sai di sicuro, puoi aiutarmi? [/quote] Se non ricordo male, l’articolo di BS, aveva come argomento cardine una dichiarazione di Maertens relativa al Mondiale di Praga, dove sosteneva che Martini, in quella edizione, fu tradito da un suo uomo in particolare. Si pensò a qualche designato gregario degli azzurri, ma non si fece luce in linea diretta. Nell’ambiente, subito si dipinse Freddy come ai vecchi tempi (“il lupo perde il pelo ma non il vizio”), ma nessuno, come sempre, pensò alle vere essenze, con particolari annessi, di quel periodo della storia del ciclismo italiano: fondato, schiacciato e persino rincretinito dal dualismo Moser - Saronni. Un lasso, che è costato non poco e che ha senz’altro tolto agli azzurri almeno un paio di mondiali, oltre ad aver disintegrato corridori che valevano più del tracciato, nonché ridotto il giornalismo ciclistico, sulle linee della narrazione reale e supposta del calcio. Pochi, troppo pochi dell’osservatorio, interpretarono quel “qualcuno” di Freddy, come le logiche osservazioni di realtà quotidiane di corsa del pedale “made in Italy”, potremmo dire....divenute quasi una normalità. Certo, per Maertens, erano abbastanza nuove, perché il ciclismo italiano, di fatto, lo aveva lasciato al Mugello, nel ’77, e l’esperienza nella San Giacomo, non era altri che la ricerca di un uomo alla deriva psicologica, divenuto robot appassito dai debiti e dal bisogno di sfruttare l’immagine per prendersi un po’ di danari, atti a non sfasciare ulteriormente il precario in cui s’era ficcato. Fu Guillaume Driessens a ricostruirlo nella testa, prima ancora che negli additivi (come qualcuno sostiene) e l’81 ne fu dimostrazione. Anche le discussioni qui avvenute sul Mondiale di Praga, stanno a dimostrare a qualcosa di non normale nelle fila azzurre di quel giorno: insiste quindi, una forma involontaria di sostegno alle dichiarazioni di Freddy. Il tempo e chi ne ha voglia, non certo il sottoscritto, potrà ricercare ulteriormente, ma scoprirà che non è solo Praga, ma quell’intero lasso storico del nostro ciclismo, ad esserne coinvolto, mostrando corsi contradditori e con valenti motivi per non considerarlo lucente come la superficialità degli albi d’oro e delle generalizzazioni pretendono. Il tutto, senza togliere nulla al valore atletico dei due massimi epigoni del periodo. Sulla Roubaix di Maertens, citata da Alessandro, che dovrebbe essere quella del ’75, conclusasi poi con un 6° posto, aldilà del racconto certo con punte romanzate, Freddy fu vittima di uno dei mali del tempo, resi ancor più pericolosi nello specifico della "classica delle pietre". Allora i rifornimenti d’acqua (sarebbe interessante una riflessione su questo contesto, per le differenze abissali e le conseguenti traduzioni agonistiche fra il ciclismo fino a tre lustri fa circa e quello di oggi, soprattutto sul versante dei GT), erano complicati, ed ancor più difficili sulla classicissima. A volte ci si riforniva davvero in maniera occasionale e, spesso, le squadre ponevano dei loro operatori suppletivi, con tanto di borracce, su determinati punti del percorso. Ed è pur vero che il vizietto della borraccia “truccata”, era una componente da mettere in conto. Maertens era odiato, o semplicemente più che temuto, da avversari e team di punta, in quel periodo soprattutto belgi. La borraccia che raccolse dal pubblico poteva nascondere ogni insidia, involontaria e/o con specifiche volontà, magari dietro le spoglie di un operatore considerato “amico”. Ne sa qualcosa Eddy Merckx sulle strade di Savona ’69....... Freddy assunse così, magari tradito o solo sfortunato, un liquido non di sola acqua o tè, ma maggiorato con “chissà cosa”. Le conseguenze furono quelle di mettere in confusione l’apparato intestinale, peggiorare la trasmissione della forza sui pedali e produrre un intorno non proprio gradevole. Forse i chili persi non furono sei, ma quattro o cinque, ma che il traguardo fosse tagliato da un Maertens confondibile con una persona momentaneamente senza controllo dello sfintere e dell’uretra, è più che possibile. C’è da credergli. Il rendimento appannato e distante dal miglior Freddy, di quel giorno, a distanza di oltre trenta anni, sono ancora là, a darne...... se non una dimostrazione, un consistente sospetto. [quote][i]Originariamente inviato da Cascata del Toce [/i] Pittosto Maestro Morris vorrei se possibile da te un ricordo di un altro belga molto forte, precoce e sfortunato tanto da vincere subito Mondiale e il Lombardia per poi morire con la maglia iridata addosso. Parlo di Jean Pierre Monsere [/quote] Quello di Monseré, è un capitolo doppiamente tragico. Di lui ho scritto anni fa, ma non so se lo posterò, per motivi indipendenti da mie volontà. E poi, a freno aggiuntivo, la "scoperta" di questo thread così deviato, che mi costringe a mettere nel conto, anche la versione odierna del Generale Custer che potrebbe chiamare la CIA, o, con magnanimità, limitarsi al trasformismo di una già avvenuta scheggia impazzita della macchina del tempo e proporsi nelle vestigia di Giasone alla ricerca del "Vello d'oro", o di Bellerofonte sulle traccie del "Bellero". Insomma, robe da non credere, intrise di quella involontaria comicità o semplice pochezza, che avvolge qualcuno, che andrebbero a confondere e peggiorare con l'innominabile (per decoro), quel che si può sentire, scrivendo passi di una tragedia che resterà perenne nei ricordi di chi ama il ciclismo. Comunque, visto che è il thread su Maertens, posso dire che Freddy, nella tragedia che coinvolse la famiglia Monseré, è entrato con un particolare sconosciuto ai più, ma significativo sul suo essere uomo diverso dalle comuni convinzioni dei più... Saluti


claudiodance - 14/09/2007 alle 12:57

Grande Baffo! Ecco un bel thread! Il divino Freddy. La dimostrazione empirica che per “diventare” campioni non serve essere ne particolarmente maturi, ne particolarmente consapevoli, basta la benevolenza della natura e una certa rabbia agonistica dell’animo. Diverso il discorso se si parla di “continuità” del rendimento e di massimizzazione di una carriera. Ecco che i limiti indicati da Morris emergono con chiarezza nell’esempio di Freddy. Una persona probabilmente sensibile, molto attratta dal lato ludico del ciclismo, incapace di malizie e tutto sommato ingenua. Semplificando si potrebbe dire che “non era una cima di intelligenza”. Forse. Direi più convintamene che questo talento baciato dagli Dei del pedale non aveva la stessa aggressività nella vita quotidiana che mostrava di avere negli sprint più affollati. Ma in uno sprint non serve calcolo, serve rabbia e istinto. E, soprattutto, non aveva gli strumenti per difendersi da solo. Parlerei di inadeguatezza alle complicazioni della vita, che spesso è più brutta e ingiusta di una corsa in bici. Ha ragione chi sostiene la sostanziale mancanza di classiche monumento dal carnet di Maertens. Poteva vincere tutte le classiche del calendario. Direi anche quelle estreme, come Roubaix e Lombardia. Invece Maertens partì male e “stinchi di santo” come Roger De Vlaeminck fecero di tutto per fargli perdere le corse. Brutta realtà vero? Orribile, garantito. Era un ciclismo di grandi atleti, non di persone mature. In un certo senso le cosa sono un po’ migliorate…forse. Grazie baffo, Freddy Maertens resta uno degli sprinter esplosivi più grandi di sempre e al tempo stesso un ciclista completo. Sono sicuro che avrebbe sbaragliato più di una volta la generazione dei Cipollini e dei Petacchi, come Mc Ewen, ma immaginate con quanta maggiore dose di potenza. Voglio ringraziarti soprattutto per il racconto di Barcellona. Sapevo che la vittoria di Gimondi era figlia di un problema fra Eddy e Freddy. Vedendo i filmati dello sprint si ha l’impressione che Eddy voglia infinocchiare il ragazzo (come può perdere uno sprint da Ocana?), ma ho sempre faticato a collegare l’immagine mitizzata di Merckx con l’autore di un gesto scorretto. Non sapevo però dello sgarro/ingenuità di Maertens, che lo và a riprendere a beneficio di Gimondi-Ocana. Che incredibile errore! Dici bene Morris, se avesse coperto il compagno-cannibale avrebbe avuto solo vantaggi. Nella carriera futura, ma anche nella gara stessa. Se Felice e Luis fossero riusciti a riportarsi su Merckx (dubito), per Freddy sarebbe stato facile sbriciolare tutti allo sprint, senza fare torti a Merckx, a quel punto. Altrimenti un ottimo argento dietro Eddy, risultato che avrebbe inorgoglito il Belgio intero e lanciato la carriera di Freddy in pieno. Nel giro del 77 Maertens era favorito e correva anche per la classifica. Eppure Morris ci ricorda che a Forlì aveva già vinto 7 tappe. Ecco una delle differenze con i programmatissimi cacciatori di GT odierni. Al giorno d’oggi nessuno parteciperebbe a volate di gruppo ambendo alla maglia rosa finale. Era un ciclismo ancora All-round, non iper specializzato. Gli stessi Moser e Saronni correvano il Giro scannandosi in ogni tappa. Non mi sfugge la differenza fra la provincialità del ciclismo italiano di quegli anni e la facilità dei percorsi rosa che favorivano approcci di questo tipo, ma resta il fatto che allora si potevano affacciare ciclisti estremamente completi, capaci di vincere o ben figurare su ogni terreno e per tutta la stagione. E questi campioni gareggiavano a viso aperto dal primo giorno. Senza calcoli e nepotismi vari. Nel caso del trentino e del novarese valse in contrario, fu un periodo di dispotismo. Proseguito da Argentin per certi versi e poi rarefattosi nella generazione di Bugno, Fondriest e Ciappucci. F. Maertens avrebbe fatto infinitamente meglio a lasciare quel fottuto sprint a Rik Van Linden, velocista e basta. Aveva già stravinto 7 tappe, poteva cominciare a pensare seriamente alla classifica. Ma non era nella sua indole e forse si potrebbe dire che non era nella cultura sportiva che lo ha prodotto. Quella cultura che impone al campione di dare sempre il meglio, senza troppi calcoli, sulle ali della felicità e della bellezza che solo la lotta corpo a corpo ti può dare. (T. Boonen ha qualcosa di questo: in questo anno di scarsa vena ha comunque corso Ronde e Roubaix con il piglio del protagonista indiscusso, senza infingimenti, calato nel ruolo di campione che un’intera nazione si aspetta da lui). In Belgio lo sport nazionale è ancora un fatto di “onore delle armi”. I campioni sono star osannate come i calciatori in Italia, ma sentono su di loro la grande responsabilità di rispondere alle aspettative di un popolo di appassionati e di esperti. Si aggiunga il confronto con il più grande campione di sempre (Eddy, chi altri?) che sempre viene fatto per ogni campioncino, ed ecco che il quadro è completo. Se sei belga e corri in bici, sei tenuto e a non tirarti indietro, c’è una nazione che ti giudica e che è disposta a fischiarti sul traguardo di una Ronde, se vinci in un modo che non è onorevole. J.C. Criquellion perse più di una classica monumento da Moreno Argentin, più scaltro e più veloce di lui, eppure non smise mai di fare la sua parte in testa alle fughe o di attaccare con veemenza e generosità tutte le cotes della Vallonia. Gli appassionati belgi lo amarono in modo totale, sebbene di lui si ricordino più le sconfitte che le vittorie. Criquellion sapeva di dover staccare molta gente per vincere e si comportò di conseguenza. Dopo una azione selettiva però, evitava di chiudersi in tatticismi esasperati, perché a quel punto, portare a termine una fuga, anche con compagni più veloci, era un fatto di correttezza e dignità. In modo esasperato, anche Boogerd (olandese, preciso solo per evitare che qualche fissato lo faccia notare con fare conpiaciuto) si è comportato in questo modo e infatti è tuttora un idolo delle folle. Come scrive Krabbè nel suo magnifico romanzo “La corsa”, a certi livelli, le corse ciclistiche diventano un fatto di onore. Nel nostro mondo di sportivi catenacciari e di figli di Machiavelli, una vittoria giustifica tutto. Dove la responsabilità personale si misura sul metro collettivo le cose sembrano diverse. (senza scomodare Calvino e altre cosucce.) Freddy Maertens è stato un grande campione “puro”. Non educato al ragionamento e alla riflessione speculativa….evviva, per qualche anno ci ha regalato brividi autentici. Vogliamogli ancora bene per questo. Grazie Morris W F. Maertens e il ciclismo del “vinca il più forte”, abbasso le spartizioni della torta. Ciao belli claudio