Board logo

Il Forum di Cicloweb

Non hai fatto il login | Login Pagina principale > Dite la vostra sul ciclismo! > Gianni Motta, un talento spumeggiante...
Nuovo Thread  Nuova risposta  Nuovo sondaggio
< Ultimo thread   Prossimo thread >  |  Versione stampabile
Autore: Oggetto: Gianni Motta, un talento spumeggiante...

Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




Posts: 4217
Registrato: Oct 2003

  postato il 18/05/2007 alle 08:36
GIANNI MOTTA
Nato a Cassano d’Adda (Milano) il 13 marzo 1943. Completo. Professionista dal 1964 al 1974, con 89 vittorie.




Sicuramente il miglior talento puro della grande generazione italiana degli anni sessanta. Gianni Motta, possedeva un poker di distinguo che i pur illustri colleghi suoi contemporanei non avevano: classe, coraggio, inventiva e completezza. Ad esaltare quelle qualità, interveniva nel “biondino di Groppello d’Adda” come da definizione a lui siamese fin da giovanissimo, un carattere spontaneo, venduto per difficile e contorto, quando in realtà era solamente non conformista. Voleva vederci chiaro il Gianni, e lo diceva magari con un fraseggio sgrammaticato, ma la sostanza era evidente. Passava per antipatico e la sua spavalderia non lo aiutava di certo, ma l’oggettività dei suoi valori, a distanza di quarant’anni è ancora lì, a gridare le sue grandezze e, diciamolo pure, le sue sfortune. Già, perché sul curriculum di Motta, giocò un ruolo notevole il dolore ad una gamba, nato probabilmente in seguito ad una caduta in Romancia, nel ‘65, dove un’auto al seguito, gli passò sul ginocchio sinistro. Anni dopo, al termine di peripezie e continue visite presso specialisti, alcuni dei quali completamente fuori rotta, gli fu diagnosticata una strozzatura e una lesione traumatica alla arteria iliaca sinistra. Era così evidente, che un intero staff medico, si chiese come avesse fatto a correre e vincere in quelle condizioni. Eppure lo aveva fatto, intingendosi di giornate luminose e, sempre o quasi, guardando in faccia gli avversari con fierezza.
Gianni Motta, era figlio di un agricoltore di Groppello d’Adda, una famiglia umile e laboriosa che lo indirizzò, tanto involontariamente quanto in sincronia coi tempi, a pensare presto al lavoro. Ed il giovane cresceva longilineo e volonteroso. A quattordicvi anni vantava già un’esperienza sui campi del padre e l’ingresso alla omonima azienda dolciaria per imparare e svolgere la professione di pasticcere. Per andare alla Motta, Gianni era costretto a sobbarcarsi chilometri e chilometri in bicicletta, incontrando così la passione per quel mezzo che lo faceva eccellere ad ogni confronto spontaneo con coetanei e più grandicelli. Era così bravo che fu subito segnalato ad una squadra come il G.S.Faema di Milano, una consorella giovanile dell’equipe professionistica, a quei tempi da considerarsi come la leader. In quel sodalizio Motta passò tutta la sua esperienza ciclistica prima di passare prof.
In quegli anni, il dominio del biondino, vissuto come traduzione di una bellezza stilistica e di un’efficacia da lasciare a bocca aperta, si aprì con tangibilità. Immediatamente i tecnici azzurri pensarono di fare di Gianni un riferimento, ma il ragazzino, intelligente, li fermò pagando quell’affronto per anni. In sostanza non si voleva spompare, perché aveva già capito che il ciclismo vero, quello che crea fama e sostanza, era solo quello dei prof. In particolare, Motta, non voleva correre quella 100 km a squadre che giudicava troppo pesante per le gambe di un giovane, accettando così di far nascere, in superficiali osservatori, la convinzione che al talento unisse svogliatezza. Gli furono precluse così le porte azzurre anche per i mondiali dilettanti su strada del 1963, prova alla quale avrebbe preso parte volentieri perché non la giudicava gravosa: in fondo stava passando al professionismo. Del Motta “puro” resta l’immagine di un atleta longilineo, scalatore, passista e stilista nel contempo: in altre parole un gioiello a cui tutto il mondo professionistico era proteso e non solo per la miriade di vittorie colte, comprese quelle mai bugiarde del Giro della Valle d'Aosta e nella San Pellegrino. Un episodio non di gara, ma dimostrativo delle qualità incredibili del “biondino di Groppello d’Adda” si consumò quando era ancora allievo. Imerio Massignan, allora uno dei migliori scalatori mondiali, stava provando il Muro di Sormano, la terribile salita che in quegli anni faceva parte del percorso del Giro di Lombardia, quando per strada incontrò il ragazzino biondo. Vedendolo indisponente alla sua ruota, scattò per togliersi il fastidio, ma il piccolo Motta non solo non si staccò, ma addirittura replicò, mettendolo alla frusta. Un match pari, ma uno dei due aveva 17 anni!

Il salto di categoria si concretizzò con la Molteni, nel 1964, e fu subito un boom. Motta era straordinario. La sua purissima classe favorì un folgorante inizio. Alla fine del primo anno aveva già collezionato otto vittorie… e che vittorie! Basta citarne tre: il Giro di Lombardia, la tappa di Biella al Giro d’Italia (chiuso al 5° posto) e il Trofeo Baracchi (in coppia con Fornoni). L’anno seguente non poté partecipare alla corsa rosa per quella caduta al Giro di Romandia che poi si rivelerà disastrosa per la sua carriera. Ciononostante, assorbì stoicamente l’infortunio e si presentò al Tou de France giungendo terzo, dietro Gimondi e Poulidor. Era il preludio alla sua vittoria al Giro d’Italia del 1966, vinto con spavalderia e senza nessun aiuto dettato da interessi sinergici. Quell’edizione della corsa rosa, mise veramente in evidenza un corridore superiore, bello da vedere e capace di tradurre la bellezza nell’efficacia. E dire che i suoi avversari si chiamavano Anquetil, Gimondi, Adorni, Zilioli, Jimenez, Bitossi, Balmamion, Taccone….

Irrequieto e anticonformista fuori corsa, grintoso e spavaldo in gara, Gianni Motta si fece la sua bella corte di tifosi e nacque da lì una rivalità con Gimondi che non si aggiustò mai. Rivalità che ebbe il suo punto più caldo nel 1967, quando Motta, già in preda ai suoi dolori alla gamba sinistra, preparò i mondiali di Heerlen in maniera inconsueta, sotto la guida del dottor De Donato e fuori dal novero della squadra azzurra. Poi, in gara, partì dopo pochissimi chilometri, favorendo la nascita della fuga decisiva, ma subì il peso totale della corsa e nella volata finale, cotto, finì soltanto 4°, dopo Merckx, Janssen e Saez. Di lì nacque una polemica bruciante.
Dopo la vittoria al Giro d’Italia ’66, non seguirono altre grandi prove nelle corse a tappe e le sue vittorie, pur numerose, non furono più di gran risalto. Di rilievo i quattro successi nella Tre Valli Varesine e i tre nel Giro dell'Emilia. Una corsa che amava, come la Milano-Sanremo, lautamente alla sua portata, gli sfuggi sempre: finì due volte secondo, nel '67 e '72, ma, come detto sopra, il peso di quel doloroso disturbo alla gamba, giocò un ruolo enorme.
Quando, nel 1970, riuscì a risolverlo, ormai era concettualmente un ex: aveva speso risorse mentali ed economiche nella sua attività commerciale e il rapporto di concentrazione verso il ciclismo, non fu più quello che doveva essere. Inoltre, i 4 anni di attività ridotta e sofferente, pesarono non poco sul suo fisico. Il 1974, fu la sua ultima stagione, anche se due anni dopo la fine della carriera, nel 1976, fece un'apparizione al Giro delle Puglie.
Gianni Motta, passa così alla storia come bello e breve, ed anche se non poté raggiungere il palmares che valeva, resta agli occhi di chi scrive, un corridore verso il quale bisogna togliersi tanto di cappello: il suo talento era davvero spumeggiante.


IL PALMARES DI MOTTA

1964 - Molteni
Cronotappa Le Lacle (Giro di Romandia) Tappa Biella (Gira d’Italia); Coppa Bernocchi; Circuito Busto Arsizio; Prova di Corsico - Trofeo Cougnet; Gran Premio Molteni-Arcore; Giro di Lombardia; Trofeo Baracchi Cronocoppie (con Fornoni).
1965 - Molteni
Tappa Midi Libre (Francia); Tre Valli Varesine; Gran Premia di Sormano-Desio; Gran Premio di Robbiano; Circuito di San Venanzio; Corsa di Coppi; Circuito Triuggio; Circuito Groppello.
1966 - Molteni
Gran Premio di Manaco; Giro di Romagna; Tappa di Losanna (Giro di Romandia); Giro di Romandia; Tappa di Levico (Giro d’Italia); Tappa di Moena (Gira d’Italia); Giro d’Italia; Criterium Seignelay (Francia); Tre Valli Varesine; Gran Premio Giussano; Criterium Vergt (Francia); Tappa Parigi Lussemburgo; Circuito di Foligno; Circuita di Collecchio; Frazione cronostaffetta Ghisallo.
1967 - Molteni
Milano-Torino; Circuito Ospedaletti; Tappa Les Diablerets (Giro Ramandia); Tappa Silvaplana (Gira Svizzera); Tappa Locarno (Giro Svizzera); Giro della Svlzzera; Circuito di Consonno; Tre Valli Varesine; Teramo-Montorio (frazione Cronostaffetta)
1968 - Malteni
Circuita Laveno Mombello; Criterium La Limounziniere (Francia); Tappa Ginevra (Giro Romandia); Circuito Ghignolo Po; Lanzio-Plesio (frazione cronostaffetta); Giro dell'Appennino; Giro dell'Emilia; Circuito di Scorze.
1969 - Sanson
Vicenza – G.P Campagnolo (prova Trofeo Cougnet); Circuito di Ponte a Egola; Cronoscalata Mantjuich (Spagna); Montjuich class. finale; Giro dell'Emilia; Circuito di Vanegono; Criterium di Villamblard
1970 - Salvarani
Circuito di Urbisaglia; Gira dell’Umbria; Civitella-Teramo (frazione Cronostaffetta); Tre Valli Varesine; Giro dell'Appennino; Montjuich (Spagna) - prova in linea
1971 - Salvarani
Tappa Fiuggi (Tirreno-Adriatico); Circuito di Tavarnelle Val di Pesa; Giro di Reggio Calabria; Circuito di Col San Martino; Circuito di Chignolo Po; Tappa Friburgo (Giro Romandia); Tappa Lugano (Giro Romandia); Giro di Romandia; Giro dell’Emilia.
1972 - Ferretti
Circuito di Pontoglio; Tappa Fermo (Giro d’Italia); Circuito di Monsummano; Ceserano - seconda prova Trafeo Cougnet; Circuito di Castiglion del Lago
1973 - Zonca
Circuito di Bruceto; Tappa Iseo (Giro d'Italia); Mante Campione - frazione in linea; Criterim Deunieres (Francia); Circuito di Segromigno; Circuito di Strabella; Circuito di Como
1974 - Magniflex
Tappa Martinafranca (Giro di Puglia); Giro di Milano


P.S. Un approfondimento su Motta, lo troverete in questo link:
http://www.cicloweb.it/forum/viewthread.php?tid=4267

Morris

 

____________________
"Non discutere con gli stupidi, perchè scenderesti al loro livello e ti batterebbero per la loro esperienza".

 
Edit Post Reply With Quote

Livello Federico Bahamontes




Posts: 392
Registrato: Jan 2006

  postato il 18/05/2007 alle 10:26
Ho conosciuto personalmente Gianni qualche anno fa, avendo acquistato una sua biclicletta presso il suo negozio, è una persona carismatica.

 

____________________

 
E-Mail User Edit Post Reply With Quote Visit User's Homepage

Moderatore
Utente del mese Agosto 2009




Posts: 6025
Registrato: Oct 2005

  postato il 18/05/2007 alle 22:46
E' un peccato che la carriera di un simile corridore sia stata condizionata da un infortunio le cui conseguenze sono state sottovalutate.
Chissà cosa avrebbe potuto fare lottando ad armi pari coi grandi avversari che si è trovato a fronteggiare.
Una curiosità: che ruolo ha avuto nella carriera di Motta il suo medico/preparatore?

ps: caro Morris, è un piacere vedere in questi giorni il forum popolato da numerosi tuoi interventi, le tue riflessioni e aneddoti riescono sempre ad animare le discussioni, come successo qualche sera fa in una cena tra amici di Cicloweb.

 

____________________
Vorrei morire in bici, in un giorno di sole, dopo aver scalato una di quelle montagne che sembrano protendersi verso il cielo, mi adagerei sull'erba fresca senza rimpianti, attendendo con serenità il compiersi del mio tempo. Non importa se sarà ...oggi o tra cent'anni, avrò in ogni caso trovato il mio giorno perfetto.

 
E-Mail User Edit Post Reply With Quote Visit User's Homepage

Livello Gianni Bugno




Posts: 588
Registrato: Mar 2005

  postato il 19/05/2007 alle 14:08
L'ho conosciuto sul Poggio, ad una sanremo di 3 o 4 anni fa..in bici, in tenuta nera, se ricordo bene, lo stesso sorriso di una volta..
Mi e' parso un uomo semplice ma di grande profondita' d'animo..
Da ragazzino tifavo per lui prima, poi sono passato a Battaglin..per finire nella tarda adolescenza con Beccia e il suo mitico parrucchino!

 

____________________
"Quel naso triste come una salita
Quegli occhi allegri da italiano in gita!"

 
Edit Post Reply With Quote

Livello Ottavio Bottecchia




Posts: 559
Registrato: Jul 2005

  postato il 19/05/2007 alle 17:26
Torno per ringraziare Morris di questo al solito splendido ritratto. Mi sono fatto raccontare da Motta l'episodio del muro di Sormano e di Imerio Massignan e Gianni, modestamente, sminuia la cosa affermando che lui era in bici da poco e Massignan a fine allenamento, quindi più stanco. Sarà, ma la differenza di età basta e avanza a colmare il gap di fatica e a dare l'idea di quanto valesse questo biondino lombardo. Chissà senza quella maledetta lesione alla gamba dove sarebbe potuto arrivare...

Gianni Motta sta a Felice Gimondi come Beppe Saronni a Francesco Moser, o come Bartali a Coppi. Senza quell'infortunio, forse, Gianni avrebbe potuto vincere molto di più fino a risultare anche più forte di Gimondi. Credo, non so se Morris è d'accordo, che Motta avesse più classe del rivale, ma fosse meno forte sul piano caratteriale e mentale.

Ciao a tutti.

Alex

 

____________________
Fu nel 1982 che capii. Odio le armi, ma la fucilata - quel giorno - mi fece innamorare.

 
Edit Post Reply With Quote

Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




Posts: 4217
Registrato: Oct 2003

  postato il 21/05/2007 alle 14:01
Originariamente inviato da W00DST0CK76
Una curiosità: che ruolo ha avuto nella carriera di Motta il suo medico/preparatore?


Personalmente considero la parentesi di Gianni con quel dottore, che si limitò ad una stagione all’incirca, come uno dei tanti tentativi del corridore, di trovare una via al sempre crescente dolore alla gamba. D’altronde, l’odissea di Motta fu davvero densa di disperazione e di particolari, non ultimo il dover difendersi dalla derisione e dagli sfottò costanti, che i gimondiani su tutti, erano sempre pronti ad esternargli. In quegli anni, sentivi dirti ad ogni piè sospinto che Gianni era uno che non sapeva perdere, che la storia di quei dolori era una finzione, una scusa ecc.
In questo quadro, lo stesso dottor De Donato, quando apparve accanto a Motta, trovò, ancor prima di ogni disamina o considerazione, l’appellativo di stregone, ma il tutto si dipanava sulla colorita coerenza di un tifo, a tinte calcistiche, che vedeva il Gianni, come un ragazzo senza testa, borioso e capace di percorrere ogni strada pur di emergere. Niente di più falso, boriosità a parte (ma ci stava, visto lo spessore unico, in Italia, del ragazzo di Cassano d’Adda), perché il biondino dalla faccia gentile e dagli occhi azzurri, aveva dalla sua quella classe superiore, che il tifo cancella sull’altare, spesso, di una incipiente ignoranza che fa leva sulla antipatia. Nel ciclismo poi, risulta quasi un male congenito italiano, porre avversione o fastidio verso i corridori con personalità ed ego pronunciati: piace troppo il pecorone con gran fisico e generosità agonistica, spesso dettata da mancanze non viste o soppresse sul nascere, o denso di ruffianismi dettati da quella pochezza interiore che porta all’ignavia e alla sottomissione.
Il dottor De Donato apparve al fianco di Motta nel 1967, contattato e conosciuto dal corridore, come detto, al fine di rendere risoluzione al suo dolore, o più stabili i periodi di possibile convivenza. Sicuramente il Gianni ne fu plagiato, ma è pur vero che i risultati iniziali, abbastanza positivi, della cura proposta, incentivarono assai, nel corridore, la speranza di aver trovato la bacchetta per tornare alla luce completa del suo talento. Lo “stregone”, in realtà, faceva parte, direttamente o involontariamente, di un filone della medicina parallela o alternativa che, nel corso degli anni, ha poi travato un suo spazio e pure un business. Una “scuola” (che il sottoscritto, come operatore di sport, ha poi incontrato sovente in talune discipline, ciclismo compreso), dove lo studio delle fibre muscolari, parte da una originalità, non so fino a che punto ragionevole sul piano scientifico, che vede nell’incidenza dell’alimentazione e nel fegato, un ruolo superiore al risaputo, fino al punto di incidere sulla efficacia stessa dell’apparato muscolare. E così, De Donato, proponeva a Motta un’alimentazione “strana”, soprattutto sotto sforzo, attraverso borracce contenenti infusi a base di cipolla, cereali e verdure varie, tanto sgradevoli, quanto insufficienti a sostenere l’atleta nel momento di massimo dispendio. Particolare e memorabile fu l’avvicinamento ai Mondiali di Heerlen ’67, quando la notorietà del duo raggiunse il massimo fulgore con tanto di ilarità e scetticismo nella pattuglia azzurra, nella quale, il Motta, viveva, di fatto, isolato.
Il “dottore” costrinse il Gianni ad allenamenti massacranti: due giorni prima della prova iridata, il venerdì, il biondino, da solo, percorse il circuito iridato per un totale di 290 chilometri, ad una media superiore i 36 kmh. La “leggenda” di quella giornata narra di un biondino, seguito sull’ammiraglia Molteni dal suo inseparabile guru e da Marilena, appena divenuta sua moglie, improvvisamente nervoso, per non dire incaz.zato per l’inconsistenza, di fronte alla fatica, di quegli intrugli puzzolenti, ed il De Donato, impressionato dalla rabbia del corridore, si fermò velocemente in un ristorante a comprargli due panini al prosciutto.
Sarà, ma tanti anni dopo, anche a me capitò una atleta, capace di mettere in difficoltà le compagne, per la veemenza con la quale seguiva credi similari a quelli di De Donato: lei faceva colazione con latte bollente, su cui immergeva abbondante cipolla e miglio, ed il medesimo infuso lo aggiungeva ad ogni pasto. Ovviamente, per le altre, era pressoché impossibile starle accanto e quegli intrugli maleodoranti e stimolatori di viaggi non voluti in toilette, stavano per farmi saltare l’intero college di squadra….
Tornando al rapporto di Motta con quel guru, i mondiali di Heerlen però, si dipanarono esattamente come previsto ed abbondantemente in precedenza annunciato, da quello strano personaggio, secondo il quale, il Gianni, avrebbe attaccato in partenza e sarebbe diventato campione del mondo. Il biondino di Cassano d’Adda, infatti, partì dopo una manciata di chilometri e lo seguirono subito Merckx, l’erculeo spagnolo Ramon Saez e l’olandese Jozef Van der Vleuten, col ruolo di stopper. Infatti, il peso della fuga fu tutto sulle spalle di Eddy e, soprattutto, di Motta (tirava come un dannato), poi, quando sui quattro si riportò con una bellissima azione Jan Janssen, il belga smise di collaborare con veemenza per risparmiarsi. Non così il Gianni, che si sciolse proprio nel momento decisivo, lo sprint finale, finendo quarto, davanti al solo Van der Vleuten, poi tolto dall’ordine d’arrivo perché positivo all’antidoping. Vinse Merckx, di un soffio su Janssen e Saez (giunto, nell’occasione, al suo giorno di gloria).

La volata iridata del 1967 ad Heerlen (Olanda). Motta è quello semicoperto da Saez.
Ovviamente i comportamenti di Motta e del suo guru, provocarono nella squadra azzurra e nell’osservatorio italiano, discussioni e polemiche a non finire. Il Gianni, si difese sostenendo che nella fuga sperava di ritrovarsi compagni, ma non convinse nessuno. Quel fatto crogiolo, comunque, unitamente all’insorgere di nuovi lancinanti dolori alla gamba, portarono il biondino a staccarsi presto da quel medico, di cui, poi, non ho sentito più parlare, perlomeno nell’intorno dei vertici del ciclismo.

Ciao brevilineo!

 

____________________
"Non discutere con gli stupidi, perchè scenderesti al loro livello e ti batterebbero per la loro esperienza".

 
Edit Post Reply With Quote

Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




Posts: 4217
Registrato: Oct 2003

  postato il 21/05/2007 alle 14:09
Originariamente inviato da 55x11grimpeur
Gianni Motta sta a Felice Gimondi come Beppe Saronni a Francesco Moser, o come Bartali a Coppi. Senza quell'infortunio, forse, Gianni avrebbe potuto vincere molto di più fino a risultare anche più forte di Gimondi. Credo, non so se Morris è d'accordo, che Motta avesse più classe del rivale, ma fosse meno forte sul piano caratteriale e mentale.
Ciao a tutti.
Alex


Hei vecchio grande Grimpeur, fatto vivo più spesso!
Certo che sono d’accordo su Motta corridore di maggior classe rispetto a Gimondi. La superiorità tecnica del biondino, ti dirò, era pure marcata. Poi, la differenza la fece la sfortuna del Gianni (in questo caso oggettiva ed evidente) e la fortuna che ha avuto Gimondi nel trovare ….Merckx . Posterò un ritratto dell’uomo di Sedrina e lì spiegherò i perché della battuta sopra citata.
Per ora ti dico che sono in tanti a pensarla nel medesimo modo, anche se non si espongono: in fondo il Felice è ancora una potenza nel ciclismo, mentre l’estroso Gianni, è solo un nobile ricordo. Non dimenticherò mai le urla di consenso ed i complimenti che lo stesso Motta, mi esternò al telefono, quando gli dissi che lui, il Merckx, pur fra mille problemi, ha sempre cercato di batterlo, mentre l’altro l’inseguiva, raccogliendo per strada quello che il pur sempre umano Eddy, lasciava. Anzi, senza il fenomeno belga, il sedrinese, avrebbe vinto un numero minore di corse importanti e quei secondi posti, dietro il “cannibale”, solo con fantasia potevano considerarsi certamente primi, senza l’extraterrestre. I confronti ci sono e pesano assai….
Ti dirò, io al tempo, fui talmente folgorato da Merckx, al punto di abbandonare il tifo verso Adorni, per abbracciare quello per Eddy. Come sempre mi è capitato nella vita, nel ciclismo, ed in altri sport, ho sempre provato una particolare stima ed altrettanto affetto verso i talenti, anche quando si scontravano coi miei idoli. In quel caso, pur ammirandoli, li temevo. Bene, verso Gimondi, da merckxiano, non ho mai nutrito il minimo timore, non così verso Motta. Certo, coi “se” e coi “ma” non si fa storia, ma senza l’incidente in Romandia ed il conseguente lungo malanno che costò quasi un lustro a Gianni, sono arciconvinto che il biondino avrebbe più volte fatto soffrire Eddy. Gimondi era tenace come nessuno, aveva un fisico in grado di digerire i sassi ed una forza leonina, in questi contesti, nessuno gli era pari, nemmeno Merckx, ma in quanto a fantasia, ad estro, era inferiore a diversi, potrei dire, oltre al belga, a quasi tutti i grandi italiani di quella generazione irripetibile. Per Gimondi ci volevano gregari con la testa da capitani furbi come le volpi, servivano come il pane i suggerimenti di Adorni, di Pezzi, altrimenti condotte di gara di una semplicità fuori dal comune e tutte basate sulla richiesta di una monocorde forza. In un testa a testa, a sole due voci in fuga, Merckx non sarebbe mai stato sconfitto da Gimondi, ma da Motta, sì. E capitò! Da ragazzino ragionavo meglio di oggi e queste domande me le ponevo (sono poi state la mia fortuna da dirigente). Ricordo la Tre Valli Varesine del 1970, una vera corsa fra titani. Sull’ultima salita Motta attaccò, Merckx gli prese la ruota e contrattaccò, ma non staccò il biondino. Gimondi s’affossò.
La fuga a due andò in porto, e le trenate di Eddy, trovarono il Gianni sempre meno disponibile a fare la sua parte (la leggenda narra di un Motta che arrivò a chiedere al compagno d’avventura di non staccarlo, perché giungere secondo dietro di lui, ma a ruota, significava un’impresa…. è una storiella però….). Il duo arrivò così al traguardo e quando ci si immaginava uno sprint scontato, il Gianni partì a razzo anticipando la progressione di Eddy e vinse. Il belga se la prese non poco, ma doveva capire che Motta, aveva appena ritrovato la luce dopo l’operazione alla gamba, ed era assetato. Resta il fatto che, furbizia o meno, Gimondi non sarebbe mai stato capace di scattare in quel modo al cospetto della celebre progressione di Merckx, ed il belga col sedrinese sapeva in ogni punto come andare sul sicuro.....
Hei, Grimpeur, mi hai stizzicato e dire che avevo premesso di lasciare al thread su Gimondi certe valutazioni….

Scusami, ma edesso devo proprio andare….

Stammi bene e fatti vivo!

Ciao!

 

____________________
"Non discutere con gli stupidi, perchè scenderesti al loro livello e ti batterebbero per la loro esperienza".

 
Edit Post Reply With Quote

Livello Fausto Coppi




Posts: 2142
Registrato: Jun 2005

  postato il 21/05/2007 alle 20:18
Diavolo di un Morris!Era da tempo che mi ripromettevo di postare un ricordo di Gianni, ma mi hai preceduto.
E ne sono lieto, perchè hai detto cose che condivido totalmente.

Per ora ti dico che sono in tanti a pensarla nel medesimo modo, anche se non si espongono: in fondo il Felice è ancora una potenza nel ciclismo, mentre l’estroso Gianni, è solo un nobile ricordo.

Ed io sono uno di quelli che la pensano come te, e mi espongo con piacere

Gimondi era tenace come nessuno, aveva un fisico in grado di digerire i sassi ed una forza leonina, in questi contesti, nessuno gli era pari, nemmeno Merckx, ma in quanto a fantasia, ad estro, era inferiore a diversi, potrei dire, oltre al belga, a quasi tutti i grandi italiani di quella generazione irripetibile.



Tornando a Gianni. Hai ricordato le Tre Valli Varesine del 70. Nello stesso periodo vinse alla grande il Giro dell'Appennino, battendo il record di Coppi, che resisteva da un quarto di secolo.
E il duello con Merckx alla Sanremo del 67?
Corridore di gran classe , Gianni Motta.
Una volta disse che gli piaceva il profumo che sentiva a Langasco, il paese che si incontra lungo la Bocchetta.
Chissà, gli sarebbe piaciuta anche la Guardia....

Ciao, grande!



 
E-Mail User Edit Post Reply With Quote

Livello Fausto Coppi




Posts: 1671
Registrato: Dec 2004

  postato il 21/05/2007 alle 20:48
caro morris,
io ho sempre tifato motta, ero troppo piccolo per capire perchè lui e non gimondi, ma poi in seguito il ragionamento ha giustificato il cuore.
anche io appartengo al partito che ritiene motta dotato di più classe di gimondi, anche io sono convinto che senza quella maledetta arteria motta avrebbe cambiato gli albi d'oro.

quanto al medico de donato,la sua ascesa e fortuna dimostrano come fosse indietro il ciclismo quanto a cultura e conoscenza della fisiologia elementare.
perlomeno quegli stregoni facevano un po' ridere, quelli di oggi...

ho conosciuto motta, un tipo molto simpatico, diverso dal comportamento abituale dalla maggioranza degli ex grandi corridori, molti dei quali sono un poco parrucconi e bigotti nei confronti di chi non proviene dall' ambiente, non appartiene al "gruppo ristretto "

capisci , caro morris, ora mi tocca pure essere d' accordo con alex grimpeur....ben tornato!!!

mesty

 
Edit Post Reply With Quote

Livello Fausto Coppi




Posts: 5641
Registrato: Nov 2005

  postato il 21/05/2007 alle 22:27
Originariamente inviato da Morris
Anzi, senza il fenomeno belga, il sedrinese, avrebbe vinto un numero minore di corse importanti e quei secondi posti, dietro il “cannibale”, solo con fantasia potevano considerarsi certamente primi, senza l’extraterrestre.


secondo me sei ingeneroso verso Gimondi: in fin dei conti, prima di incontrare Merckx, Gimondi aveva vinto fior di corse in tre anni (un Tour, un Giro, due o tre classiche).
Per quale motivo dopo non avrebbe dovuto continuare su questa falsariga?



Ricordo la Tre Valli Varesine del 1970, una vera corsa fra titani. Sull’ultima salita Motta attaccò, Merckx gli prese la ruota e contrattaccò, ma non staccò il biondino. Gimondi s’affossò.
La fuga a due andò in porto, e le trenate di Eddy, trovarono il Gianni sempre meno disponibile a fare la sua parte (la leggenda narra di un Motta che arrivò a chiedere al compagno d’avventura di non staccarlo, perché giungere secondo dietro di lui, ma a ruota, significava un’impresa…. è una storiella però….). Il duo arrivò così al traguardo e quando ci si immaginava uno sprint scontato, il Gianni partì a razzo anticipando la progressione di Eddy e vinse. Il belga se la prese non poco, ma doveva capire che Motta, aveva appena ritrovato la luce dopo l’operazione alla gamba, ed era assetato.


Motta raccontò qualche anno fa che lui arrivò addirittura ad offrire dei soldi al Cannibale perchè lo lasciasse vincere; il belga rifiutò ma Gianni riuscì a vincere lo stesso.

 

____________________
"L'uomo da battere è Gianni Bugno, e quasi certamente non riusciremo a batterlo" (Greg Lemond, Stoccarda, 24 agosto 1991)

"Il rock è jazz ignorante" (Thelonious Monk)

 
Edit Post Reply With Quote

Moderatore




Posts: 977
Registrato: Apr 2006

  postato il 21/05/2007 alle 22:43
Eccolo il buon Gianni, oggi, a Lido di Camaiore..

 

____________________
Giuseppe Cristiano

 
E-Mail User Edit Post Reply With Quote Visit User's Homepage

Livello Marco Pantani




Posts: 1409
Registrato: Nov 2004

  postato il 21/05/2007 alle 22:55
Caro Mesty,

fin da piccoli eravamo su bordi opposti, tu per Motta, io per Gimondi! Era proprio destino... Del grande Gianni mi é rimasto come un sogno... e il rimpianto di non avergli visto dare tutto quello che avrebbe potuto dare. E Dio sa se ce ne sarebbe stato bisogno con quel tale Eddy che imperversava...

Sbaglia, a mio parere, Morris a dire che Motta aveva quello che gli altri suoi contemporanei non avevano: "classe, coraggio, inventiva e completezza". Errore lieve, va da sé. Ma anche senza tirare in ballo il pur contemporaneo Merckx, che tutte quelle qualità le aveva al massimo grado, anche i nostri Gimondi e Bitossi le avevano. Quale più, quale meno. Vs Gimondi, ad esempio, Motta aveva la volata, grande dono senza dubbio. Ma Gimondi a cronometro gliele suonava, anche su questo non c'é dubbio alcuno. In montagna... in montagna non saprei. Avremmo dovuto vederli battersi un po' più a lungo per esprimere giudizi. Quanto a fantasia... anche lì é difficle esprimersi (almeno per me) a distanza di tanto tempo. Me se penso che oggi si ammette tranquillamente che un corridore senza volata possa non vincere nulla in fatto di classiche, ed essere considerato lo stesso un campione, e se penso alle classiche vinte dal mio Felice beneamato, che pure volata non ne aveva, allora mi viene da dire che doveva avere fantasia, e pure tanta!

Beh, visto che ho fatto la mia uscita da Gimondiano del tempo che fu, ne approfitto per salutare tutti quanti...

 
Edit Post Reply With Quote

Livello Fausto Coppi




Posts: 1671
Registrato: Dec 2004

  postato il 21/05/2007 alle 23:23
caro felice.
la locomotiva di sedrina è stato comunque un grande.
motta però era più bello da vedere e , a mio parere, in salita aveva qualcosa di più.

soprattutto, da quello che ho letto negli anni successivi, motta mi sembra più attaccante , più audace.
gimondi non mollava mai, stava attaccato.
se gli altri scendevano, anche di poco, lui era lì.
certo , quanto dico è riduttivo e se ben ricordo già se ne è parlato nel forum.

ciao

mesty

 
Edit Post Reply With Quote

Livello Fausto Coppi




Posts: 1635
Registrato: Apr 2005

  postato il 22/05/2007 alle 00:01
Motta AVEVA MOLTA più fantasia. Frutto anche di un carattere estroverso, quasi arrogante, e di una condiderazione di se stesso senza pari.
Ad Herleen, fece una follia pura e semplice. Se si pensa che oggi viene considerato "sprecone" Bettini per 2 o tre scatti, che dire di uno che scappa ad inizio gara PER ARRIVARE..... E Janssen unico ad annusare il pericolo ed andare a riprendere quei 4 matti (Motta, Merckx, Saez e VanderVleuten) per poi pagare allo sprint di un quarto di ruota.....
Motta era imprevedibile caro Felice. Molto più della vaporiera. Che in compenso era tremendamente più forte, più regolare, più potente. Gimondi è stato un grandissimo cronomen. Chi abbina il cronometro ad Anquetil ed Indurain scordandosi Gimondì, fa un errore notevole. Sopra i 50 km Felice era migliore di Merckx stesso. O per lo meno alla sua altezza. Motta no. Non era fermo come gli odierni Cunego et similia, ma non era uno specialista del tic tac. Ma come scattista, in salita, era forse il migliore italiano. Poi venne il cannibale, ma SENZA cannibali, Gimondì e Motta avrebbero duellato (se in salute) spesso e con risultati non scontati.
Gimondi era un corridore alla francese. Laggiù fu amato forse più che da noi. Perchè ai francesi piacciono i generosi, gli indomiti, i pedalatori duri. e Gimondì lo era eccome. Noi forse avremmo apprezzato il furbo Motta come apprezzammo il sornione Saronni.
ah, una cosa Felice. Non te ne avere. Il limite della vaporiera era la conduzione della corsa. Sol così, diarree a parte (e bibite gelate a parte) si possono spiegare le sconfitte (perchhè di sconfitte si parla senza dubbio) patite al giro 66 ed al tour 67. Corse che lo vedevano favoritissimo. Poi venne il cannibale e Gimondi dimostrò di avere il fisico per resistergli e per vincere nella anzianità ciclistica più di ogni avversario del belga. Gimondi, Zoetemelk e De Vlaeminck sono gli unici "sopravvissuti" al cannibale. I talentuosi come Motta e Ocana ci rimisero la salute per contrastare il belga.... (ed ebbero la loro quota di sfortuna, ocana per tutti...). Resistere al belga è sinonimo di grandezza assoluta.... altro che storie. Ma come dice Morris, senza Merckx, sarebbe stata un'altra storia per tutti. Gimondi avrebbe vinto molto di più, ma non solo lui...
Ah, io ero tifoso di Adorni. Mai pentito, a differenza di Morris. Ed Adorni era il peggiore, fra i duellanti Gimondi e Motta. Ma era il più elegante.
Chissenefregava dei kilowatt quando si saliva come Adorni, Motta, Bitossi, Gimondi, Zilioli, Balmamion, Taccone, dancelli (che stagione di grandi!!) fra la neve delle Alpi.....
E motta a quella maledetta arteria deve un declino precossimo ed amarissimo.
Grande il Gianni. E qui, quando gli paragonai Cunego, alcuni ipertifosi lo presero come un insulto. Ma va là...........

 

____________________
pedala che fa bene.....

 
Edit Post Reply With Quote

Livello Marco Pantani




Posts: 1409
Registrato: Nov 2004

  postato il 22/05/2007 alle 00:13
Strano a dirsi, quando ho scritto indirizzandomi a Mestatore, non avevo visto i posts immediatamente precedenti, in particolare i due di Morris. Secondo me, si confonde l'avere o non avere lo scatto, con l'avere o non avere fantasia. Motta lo scatto l'aveva, Gimondi no. Per questo Motta sembrava più "fantasioso". In realtà, se madre natura non ti ha dotato di scatto, e se vuoi, nonostante questo, vincere delle corse di un giorno, devi arrangiarti a vincerle per distacco. Di questo Gimondi ne aveva assoluto bisogno, Motta no. E se vuoi vincere per distacco devi fare uso di fantasia, di potenza e di audacia. Gimondi, il tenace, che non attaccava, ma teneva duro? Uhm... é vero piuttosto il contrario. Quando Gimondi attaccava in salia, lo faceva con lunghissime trenate. Erano gli altri a tenere duro alla sua ruota, salvo poi batterlo, magari con uno scatto in prossimità dell'arrivo. In questo ci fu una tappa del Giro d'Italia che fu esemplare. Se ben ricordo era il 70 e si arrivava alla Marmolada. Gimondi fu davanti a fare il treno per tutta la salita. Uno solo tenne la sua ruota, senza peraltro dare cambi: Eddy Merckx. Ad un paio di chilometri dall'arrivo, scatto del Belga: primo Eddy, secondo, ad una decina di secondi, Felice...
 
Edit Post Reply With Quote

Livello Marco Pantani




Posts: 1409
Registrato: Nov 2004

  postato il 22/05/2007 alle 00:44
A quanto pare, questa sera é mio destino postare senza vedere quello che é stato scrittto prima!

Jan, bella analisi, concordo quasi su tutto e non credo sia in contraddizione con quanto ho scritto io in precedenza. Pesco qualche frase a caso. Questa ad esempio:

Originariamente inviato da janjanssen

Ma come scattista, in salita, era forse il migliore italiano. Poi venne il cannibale, ma SENZA cannibali, Gimondì e Motta avrebbero duellato (se in salute) spesso e con risultati non scontati.


con cui corcordo in pieno.

Originariamente inviato da janjanssen
ah, una cosa Felice. Non te ne avere. Il limite della vaporiera era la conduzione della corsa. Sol così, diarree a parte (e bibite gelate a parte) si possono spiegare le sconfitte (perchhè di sconfitte si parla senza dubbio) patite al giro 66 ed al tour 67. Corse che lo vedevano favoritissimo.


Mah, favoritissimo... Certo, nel 66 Gimondi aveva un Tour nel palmarès, una Roubaix (vinta con 4 minuti di vantaggio sul secondo!) e una Bruxelles. Ma aveva pur sempre 24 anni ed era passato professionista l'anno prima! Ed é stato battuto da un Motta, giovanissimo pure lui, che aveva già vinto un Lombardia, che era arrivato terzo al Tour, che si era piazzato a Sanremo + altre "bricoles" che farebbero la felicità di non pochi corridori dei nostri giorni... Ah, quando pensiamo che ai giorni nostri si deve arrivare ai fatidici 27 anni per incominciare a vincere qualcosa di decente!
E al Tour del 67 ci fu la fuga "bidone" di un gruppo comprendente il Carneade Pingeon nella prima settimana. 7 minuti da recuperare, se ricordo bene. E Pingeon, più tosto del previsto...

Originariamente inviato da janjanssen
Grande il Gianni. E qui, quando gli paragonai Cunego, alcuni ipertifosi lo presero come un insulto. Ma va là...........


Sì, come si potrebbe non concordare...

Ciao!

 
Edit Post Reply With Quote

Livello Ottavio Bottecchia




Posts: 559
Registrato: Jul 2005

  postato il 22/05/2007 alle 15:03
Morris, grazie infinite! Il lavoro ultimamente mi assorbe del tutto, ma il tuo invito a farmi vivo più spesso lo accolgo volentieri, è un piacere ritrovare vecchi amici di forum...

Caspita che aneddoti che ricordi... sei davvero un'enciclopedia! Grazie ancora e a presto.

Mesty eddai eravamo d'accordo più spesso di quanto dici...

Ciao a tutti a presto

Alex

 

____________________
Fu nel 1982 che capii. Odio le armi, ma la fucilata - quel giorno - mi fece innamorare.

 
Edit Post Reply With Quote

Livello Fausto Coppi




Posts: 1671
Registrato: Dec 2004

  postato il 22/05/2007 alle 22:32
caro alex,


certo che eravamo spesso d' accordo , tranne che per quello che riguarda fortebraccio...

peraltro, come avrai notato, molte mie opinioni si sono avvicinate alle tue con il tempo e gli accadimenti , te ne do atto, ma lo sai...

comunque è sempre un piacere discutere con te e con chi ama il ciclismo e spero che tu torni nel forum più spesso.
io stesso ormai posto molto meno di una volta.

ciao

mesty

ps: sono contento di ritrovare anche felice, merito di morris e di...motta, 2 fuoriclasse.

 
Edit Post Reply With Quote

Amministratore




Posts: 5978
Registrato: Aug 2002

  postato il 22/05/2007 alle 22:39
Noto che molti bei nomi si sono rifatti vivi in questi ultimi tempi... del resto un figlio lo devi aiutare quando ne ha bisogno, gli devi stare vicino in quei momenti, e non quando tutto gli va bene...

Il ciclismo è un po' figlio di noi tutti, della nostra passione... ed è bello vedere che ci siete, e che non gli fate mancare il vostro sostegno (pur se combattuto, contrastato, contrariato, amaro, pessimistico) quando tutto sembra volgere al buio.


 
Edit Post Reply With Quote

Livello Fausto Coppi




Posts: 2142
Registrato: Jun 2005

  postato il 24/05/2007 alle 18:45
Chissà, gli sarebbe piaciuta anche la Guardia....


Ed in effetti...........



Gianni Motta arriva alla Guardia. Elegante come sempre.


 
E-Mail User Edit Post Reply With Quote
Nuovo Thread  Nuova risposta   Nuovo sondaggio
 
Powered by Lux sulla base di XMB
Lux Forum vers. 1.6
1.2231672