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Autore: Oggetto: x morris

Livello Ottavio Bottecchia




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  postato il 12/12/2004 alle 19:17
Ciao Morris, tempo fa ho salvato il tuo post sul doping, x poi leggerlo non appena ne avessi avuto il tempo. Ora il tempo l’ho trovato e devo dire che il tuo file è estremamente completo e interessante.
Vorrei porti alcune domande, la maggior parte delle quali su Pantani, poiché la tua competenza può senz’altro contribuire a far luce sulla complessa vicenda del fuoriclasse.

1. l’ematocrito a oltre 60, come fu riscontrato a Pantani dopo l’incidente della Milano-Torino, è stato giustificato dall’entourage di Marco con la copiosa emorragia seguìta alla tremenda caduta. È credibile che un’emorragia comporti un tale sbalzo di ematocrito, considerando che nel Giro del ’93, quello del debutto, l’ematocrito di Marco era intorno a 43?

2. i grandi scalatori del passato, da Gaul a Bahamontes a Coppi (quelli insomma in grado di vincere una grande corsa a tappe), avevano un peso forma di almeno 62kg (come è stato riportato anche in un post recente, non mi ricordo di chi). Quello di Pantani era invece di 56 kg. Pensi che senza l’aiuto di sostanze dopanti sarebbe stato comunque in grado di fare ciò che ha fatto in una corsa come il Tour, dove nei primi 10 giorni si va a 45 all’ora di media in pianura (e infatti gli scalatori puri arrivano sempre “cotti” alle montagne del tour)? Oppure sarebbe stato un corridore per corse a tappe di una settimana, pur praticamente imbattibile in salita; un corridore tipo Piepoli o Chava Jimenez, solo molto più forte?

3. Dall’esame del midollo di Marco risultò che non aveva fatto uso di EPO in modo continuativo. Tu xò dici che l’EPO è solo uno dei tanti prodotti dopanti usati dai ciclisti, che anzi altre sostanze sono egualmente efficaci. È possibile che Pantani abbia fatto uso, questa volta in modo continuativo, di altri prodotti che non lasciano segno sul midollo? L’uso del Gh è rilevabile nell’esame del midollo?

4. (Su Pantani ho finito). Comparando le medie di tutti i Giri d’Italia, si vede una crescita lenta e costante, senza accelerazioni brusche né cali rilevanti (e con qualche dato sorprendente: il Giro di Nencini è stato corso a oltre 37 di media, come quello di Savoldelli!). Considerando i miglioramenti nella meccanica delle bici e nella scientificità degli allenamenti, non viene il dubbio che le innovazioni nel campo del doping non siano così rilevanti?

5. Ci puoi rivelare al tua identità (ammesso che tu non l’abbia già fatto in un post che mi sono perso)? Collabori con altri siti oltre a cicloweb? In rete si possono trovare altri tuoi articoli? Hai scritto dei libri sul doping? Puoi consigliarci qualche sito o qualche libro affidabile in materia? Scusa, ma ciò che scrivi è talmente interessante che dà quasi dipendenza!

Grazie in anticipo.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 12/12/2004 alle 21:46
nn per sostituirmi a morris ci mancherebbe,sarei felice di avere anche solo un decimo della sua cultura,della sua saggezza e del suo altruismo,ma sul discorso del valore di 58 se nn erro,dopo la milano torino,a parte la grave emorragia nn dimentichiamoci che veniva da un paio di settimane in altura,tra i 2500 ed i 3000 metri di bogota',dopo lima la capitale piu'alta del mondo se nn sbaglio,ma soprattutto la tesi accusatoria verteva sul fatto,considerato da loro scontato,che marco era cosi assuefatto dall'epo che ormai doveva farne uso anche quando nn correva ed in quel caso all'ospedale,e che di conseguenza il suo midollo spinale era ormai disintegrato da tale sostanza,ora questo diciamo che e'stato completamente sconfessato dai risultati fatti alla sua morte,anche perche'se come dcevano ne era assueffatto,anche negli anni a seguire nn avrebbe potuto piu'farne a meno e cio'e'assolutamente sconfessato dalle macrabe analisi fatte sul suo corpo!

a questo proposito admin,un paio di mesi fa ha riportato e ne ha fatto anche motivo di discussione in un thread del forum la lettera di protesta dei suoi tiosi che evidenziavano proprio questo tragico abbagli concettuale!!!

un caro saluto a gregorio,senatore del forum

 

[Modificato il 12/12/2004 alle 21:50 by Pirata x sempre]

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Giuseppe Matranga

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Livello Ottavio Bottecchia




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  postato il 13/12/2004 alle 10:24
già, è vero, dimenticavo la permanenza in altura. Altra domanda x morris:

come spieghi la strana positività di simoni alla cocaina? La quantita trovatagli nel sangue era talmente irrisoria che è praticamente impossibile che si sia sniffato una "pista". Ma d'altra parte alle caramelline della zia non ci crede nessuno. Che ci siano piccole quantità di coca in altre sostanze dopanti?
(e ricordate la faccia di gibo quando fu cacciato dal giro? aveva il ghigno di colui che pensa "ce l'avete fatta a farmi fuori, ci vediamo l'anno prossimo!")

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 24/12/2004 alle 12:15
...volevo solo fare un favore a gregorio e riportare il suo thread,interessantissimo,in modo che morris potesse rispondergli facilmente....

 

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Giuseppe Matranga

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Livello Ottavio Bottecchia




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  postato il 24/12/2004 alle 17:48
grazie pirata, spero che morris abbia trempo x rispondere.

 

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 24/12/2004 alle 18:27
1. l’ematocrito a oltre 60, come fu riscontrato a Pantani dopo l’incidente della Milano-Torino, è stato giustificato dall’entourage di Marco con la copiosa emorragia seguìta alla tremenda caduta. È credibile che un’emorragia comporti un tale sbalzo di ematocrito, considerando che nel Giro del ’93, quello del debutto, l’ematocrito di Marco era intorno a 43?


Marco, come ha scritto Pirata, proveniva da un periodo passato in altura vera, quella cioè che incide tangibilmente sull’ematocrito, ovvero oltre i 2300-2500 metri. I mondiali di Duitama, infatti, arrivavano ad una punta sulla salita principale del circuito, che sfiorava i 2800 metri, ed un valore medio d’altitudine del tracciato, superiore ai 2500 metri. Quella maglia iridata poteva davvero essere sua, sarebbe bastata una giornata diversa, senza quella pioggia che aggiunta al terriccio che insisteva sul fondo stradale, impedì a Pantani di scattare come sapeva fare. Fu costretto a scalare quell’ascesa che gli poteva dare l’arcobaleno, stando sulla sella: per uno come lui, significava un mezzo veleno. Ricordo inoltre quando la stampa, una ventina di giorni prima del mondiale, ironizzava sulle sue volate di gruppo alla Vuelta e lui rispondeva che il titolo iridato si poteva risolvere allo sprint (come poi sarebbe avvenuto senza la sortita, in contropiede su Indurain, da parte del basco Olano), quindi doveva preparasi a quella per lui probabile evenienza.
L’emorragia che subì in quel triste pomeriggio torinese, quattro giorni dopo Duitama, fu devastante; d’altronde, con una frattura scomposta ed esposta, quindi con una gamba spezzata, era fin troppo logica una grandissima perdita di sangue. Chi vide da vicino l’incidente ne rimase impressionato e tanti (io compreso) davano il ritorno alle gare di Marco, come un miracolo. Quando oggi penso agli sforzi che ha sostenuto Pantani per recuperare e che spesso vedevo mentre lavorava nella piscina del centro di quel genio della riabilitazione che è Fabrizio Borra, accettando ritmi di pazienza e di dolore incredibili, bèh, mi viene da piangere. Chi lo vide come me in quel periodo, non può che incazzarsi, e di brutto, di fronte a quella mostruosa campagna denigratoria di cui è stato oggetto dopo il fattaccio di Madonna di Campiglio. Come ha sempre sostenuto il Professor Tura (per intenderci un mostro vero della medicina, in particolare dell’endocrinologia, non un Serie B o C dei camici bianchi come i medici sportivi…..!) il valore dell’ematocrito è più ballerino di quello che si pensi, ma, soprattutto, in casi di grande perdita di sangue è proprio la parte corpuscolare a crescere in percentuale. L’ematocrito non è altri che quantità corpuscolare del sangue, ed i valori della sua consistenza si misurano sul “per cento”, quindi ..... Se si perde sangue per una ferita, tanto più questa è grande e profonda, tanto più fuoriesce plasma e si alza la percentuale dell’ematocrito, mentre si sballa in altro senso il valore dell’emoglobina. Marco Pantani, in ospedale con la gamba fracassata, era stereotipo di questa tesi ovvia, ma era altrettanto stereotipo dell’onda e dei clamori che potevano provocare in popolarità con un atto di condanna. Il processo di Forlì è stato demenziale, una vergogna da bettola. La tesi poi che tu hai riportato è stata percorsa effettivamente dall’accusa e alla luce di quello che gli studi hanno prodotto dopo (ma anche prima, se Tura fosse stato ascoltato), soprattutto sul Marco morto, spero abbian partorito in quei protagonisti, tassi di rimorso uguali al dolore che proviamo noi nell’aver perso questo campione inimitabile. Aggiungo solo, che se il materiale trovato per condannare la Juventus (ma la sentenza è stata una probabile…. burla), fosse stato similare in un Pantani vivo, bèh….. questi forse sarebbe stato dipinto peggio di un Vallanzasca o Ted Bundy! Caro Gregorio, lasciami dire a costoro che hanno fatto schifo, soprattutto per come hanno usato l’insicurezza della scienza come una certezza, facendo un danno, oltre all’uomo Pantani, anche a chi si batte davvero per una moralizzazione vera e reale dello sport. Marco a Torino era ingiudicabile come lo sarebbe stato chiunque in quelle condizioni post incidente, ed i suoi valori erano ampiamente spiegabili. Di inspiegabili ve ne sono a centinaia nelle rilevanze dello sport di questi anni, ma il coltello s’è ficcato solo al più grande. I dati sul 43% di Marco nel ’93 come si possono conoscere visto che allora non si prelevava il sangue, ed in quell’anno non finì all’ospedale? Non dimentichiamo mai che si da tanta troppa fede a gente che ha dopato per professione, divenendo ricca, costruendosi ville e che ha interessi a rendere metodica di tutti certe pratiche. In questi casi certe posizioni, come giurisprudenza insegna, vengono attenuate. Dagli elenchi di questi stregoni, solo sul nome Pantani ci sono state, e ci sono, strombazzature. Alcuni lo hanno visitato o lo han visto passare ad un chilometro solo una volta, eppure, sono passati per suoi medici, addirittura in grado di contare uno per uno i globuli rossi e bianchi che possedeva. Degli illustri nomi interdisciplinari di quegli elenchi di “pazienti”, alcuni addirittura beatificati dal governo sportivo, che li eleggono a qualcosa, li mandano a premiare ecc. non se ne parla mai e mi chiedo: perché? Chiudo questo argomento con una battuta che forzatamente voglio definire tale, ma nel cuore è una certezza: se Marco Pantani avesse preso quello che ha ingurgitato certa gente, avrebbe vinto Giri e Tour anche partendo con l’handicap di 10 minuti. Ed è ora che si guardi agli ori, ai titoli, alle leggenducce …..nello sport degli ultimi tre lustri. Anche ai seni che fanno capolino e a quei sederi che parlano…..Punto.


2. i grandi scalatori del passato, da Gaul a Bahamontes a Coppi (quelli insomma in grado di vincere una grande corsa a tappe), avevano un peso forma di almeno 62kg (come è stato riportato anche in un post recente, non mi ricordo di chi). Quello di Pantani era invece di 56 kg. Pensi che senza l’aiuto di sostanze dopanti sarebbe stato comunque in grado di fare ciò che ha fatto in una corsa come il Tour, dove nei primi 10 giorni si va a 45 all’ora di media in pianura (e infatti gli scalatori puri arrivano sempre “cotti” alle montagne del tour)? Oppure sarebbe stato un corridore per corse a tappe di una settimana, pur praticamente imbattibile in salita; un corridore tipo Piepoli o Chava Jimenez, solo molto più forte?


Coppi era un sontuoso cronoman, possedeva il ritmo della pedalata come un cromosoma, un divino. Gaul, volendo, era ottimo anche a cronometro, basta citare il Tour del 1958 (vinto per l’impresa alla Coppi di Aix les Bains e, soprattutto, contro il tempo) per capirlo tangibilmente. Batté Anquetil a Chataulin e questo la dice lunga. Anche Bahamontes, sia nel ’59 che dopo, ebbe giornate importanti contro le lancette. E’ ora di smetterla di pensare ai bravi a cronometro con la visione dei passistoni di oggi creati dalla chimica: il cronometro è un esercizio prima di tutto mentale e di concentrazione, che si affronta anche con pesi leggeri, certo non a livelli primari, ma sufficienti per una buona difesa. Il problema, per chi ha l’istinto dello scalatore di razza, dello scatto impresso nei centri nervosi, è proprio questa concentrazione innaturale al proprio DNA agonistico. Nel finale di un giro, dove la naturalità del talento e la fatica, incidono anche sui bionici, lo scalatore emerge naturalmente pure contro il tempo, tanto più se ha necessità di classifica: la storia del ciclismo è piena di questi casi. Sono, invece, le cronache dei marziani costruiti dal doping, tanto ematico quanto di potenziamento (anabolizzanti), che non mi convincono e sfregiano la purezza antropologica di questo sport. Vedere gente che fa i cinquanta e più oggi, ci da una prova tangibile di quanto in questa disciplina, sia stato presente l’aiuto farmacologico. Un giorno dissi ad Eddy che se avesse avuto la benzina di questi modesti divenuti principi regi, avrebbe forato l’atmosfera, lui rise ed io non avevo bisogno di sue risposte. Ho visto Anquetil e Baldini, bèh con le anfetamine che sono zigulì, facevano, con dei catenacci di bici sugli asfalti del tempo, delle medie su delle cronometro di 90 chilometri, che i corridori di oggi, compresi gli illustri passistoni del crono degli ultimi quindici anni, avrebbero compiuto solo col motorino (col rischio di un grippaggio tra l’altro). La vergogna puzzolente del ciclismo odierno, è proprio questa esasperazione cronometristica alla Leblanc, che non rende omogenee e paritarie le gare, ed è un INNO AL DOPING! Inoltre è uno sfregio a quelle stesse bellezza stilistiche, agonistiche e tecniche che un tempo facevano di quel tipo di prova, una gara gradevole, importante e pure dotata di un pathos di trasporto propagandistico per il pedale. La cronosquadre poi, è l’aspetto più assurdo, vergognoso e da vomito che uno sport nobile possa esprimere. Aveva un senso, quando nel programma mondiale e olimpico insisteva la gara sui 100 km, ma oggi e solo un modo per fare del male al ciclismo e renderlo pagano e razionale al corso della chimica, nonché alla cassetta di sponsor che venderanno sempre meno, perché la gente, per quanto drogata dall’immagine, finirà prima o poi per cambiar canale il giorno di quella assurdità.
Certo, Marco Pantani si sarà pure aiutato (a livelli minori se si conoscono gli straordinari valori fisici ed il suo spunto mentale), ma il Tour lo poteva vincere ugualmente, perché era troppo superiore agli altri in salita e col passare del tempo, la sua squadra ha trovato il modo di proteggerlo nell’infamia, nei primi dieci giorni di folle pianura, al dosaggio dei contenuti che si dovrebbero sempre tenere presenti in un grande giro. Soprattutto dai rischi di cadute più che di medie che oggi i motori artefatti, sanno affrontare con maggior sicurezza.
Qui, devo ribadire una parentesi che ho già inserito nell’ottimo post di Aranciata sugli effetti davvero “d’elogio alla mediocrità” del doping. Bene, questi, coi poliformi tentacoli che oggi possiede, schiaccia più di prima i valori in alto, fino al punto di costringere anche i talenti ad immergersi in queste pratiche. Certo, lo faranno in chiave minore, ma lo devono fare, purtroppo! E’ bene dire che i grandi scalatori come Pantani, Gaul e Bahamontes (senza scomodare Coppi e Bartali), in un ciclismo davvero pulito, saprebbero vincere al meglio le grandi corse a tappe, proprio perché (salvo i fenomeni come Merckx) possiedono valori aerobici e pure anaerobici naturali superiori alla media. Quindi il doping e le crono che, di questo flagello, sono un inno, prima di tutto li hanno fregati. Su salite vere, Marco, a quanto avrebbe lasciato i passistoni portati al naturale? Facciamoci questa domanda e, nella stessa, troveremo tante risposte. Ovviamente lo facciamo nelle vesti di osservatori, perché le prove le lasciamo a quelli che le giudicano solo sul metro dei tribunali o delle provette …..dimenticando il resto (che è maggioritario aggiungo io).

3. Dall’esame del midollo di Marco risultò che non aveva fatto uso di EPO in modo continuativo. Tu xò dici che l’EPO è solo uno dei tanti prodotti dopanti usati dai ciclisti, che anzi altre sostanze sono egualmente efficaci. È possibile che Pantani abbia fatto uso, questa volta in modo continuativo, di altri prodotti che non lasciano segno sul midollo? L’uso del Gh è rilevabile nell’esame del midollo?


Il midollo spinale è come un registro del nostro organismo, smaltisce con molta difficoltà ed in tempi lunghissimi (ciò che è possibile smaltire tra l'altro), in poche parole, ci parla più delle provette. Il GH è terribile quanto e forse più dell’Epo e lascia segni sul midollo, soprattutto espande gli organi interni ed esterni. Certi ingrossamenti del cuore, aldilà del famoso “cuore dell’atleta”, sono sospetti, anche perché l’uso dell’ormone della crescita, sottopone a stress ulteriori le valvole cardiache. Dei “segni” esterni ho già parlato.
Naturalmente trattamenti occasionali di EPO e GH, lasciano tracce meno evidenti sul midollo, ma è pur vero che la pretesa del collegio accusatorio nel processo di Forlì su uso sistematico di erotropietina fino all’assuefazione da parte di Pantani, a cui potremmo tranquillamente aggiungere l’ormone della crescita, è stata sonoramente smentita dalle analisi midollari post morte. Ciò non toglie che Marco possa aver fatto uso di doping, ma dopo un simile esame, si può tranquillamente dire armati di scienza, che se lo ha fatto è stato solo per particolari momenti anche brevi tra l’altro, visto l’impatto di simili sostanze. Ciò non può far altro che gettarci ancor più nello sconforto per averlo visto così criminalizzato e ci pone una domanda: come saranno i corpi ed i midolli di altri ciclisti, nonché nuotatori, sciatori, calciatori (sul cui capo pende anche la SLA), atleti dell’atletica, giocatori di pallacanestro ecc.?


4. (Su Pantani ho finito). Comparando le medie di tutti i Giri d’Italia, si vede una crescita lenta e costante, senza accelerazioni brusche né cali rilevanti (e con qualche dato sorprendente: il Giro di Nencini è stato corso a oltre 37 di media, come quello di Savoldelli!). Considerando i miglioramenti nella meccanica delle bici e nella scientificità degli allenamenti, non viene il dubbio che le innovazioni nel campo del doping non siano così rilevanti?


Il valore della crescita del doping e delle stesse sostanze non ancora riconosciute come dopanti, non è avvenuto a picchi, ma in progressione costante, inoltre è pur vero che le gare di un tempo, erano più battagliate di quelle di oggi anche dai primi chilometri, perché nei comprimari di quei tempi (oggi comodamente capitani o giù di lì) c’era la speranza di arrivare, o perlomeno ci si faceva vedere per trovare un ingaggio. Faccio un esempio. Chi ricorda Alceo Moretti? Un marchigiano verace che era solito costruire squadre con sponsor di minor consistenza alla fine dell’anno, costruite fra i disoccupati. Bene, un metro per portare all’occupazione quelli senza ingaggio era proprio la capacità dei singoli di saper svolgere oltre al lavoro di gregariato anche una dispoinibilità all’animosità delle gare.
Mettendo assieme queste due osservazioni (progressione senza salti del doping e diverso approccio alla corsa), le risultanze sulle medie si spiegano a questo aggiungerei un altro aspetto di cui mai si parla, ma che è pesante nella lettura di un dirigente sportivo orizzontale e polidisciplinare: un tempo correvano in bicicletta, grazie alla popolarità mediatica e di cultura del ciclismo, gran parte dei migliori atleti, oggi solo una esigua minoranza. Nell’odierno i ragazzi del novantanovesimo percentile giocano a calcio prima di tutto, poi a pallavolo, pallacanestro atletica ecc. Al ciclismo si portano quelli che magari hanno un padre che ha corso o corre fra gli amatori, quindi si possono pescare solo eccezioni. Ma sono, appunto, eccezioni. Poi abbiamo, e qui so di scandalizzare la miopia dei dirigenti FCI, la pessima abitudine di far gareggiare come degli stacanovisti i “giovanissimi”: in assoluto la categoria più pericolosa per l’avvenire sportivo di quei bambini. Dai sette ai tredici anni fanciulli e fanciulle devono fare sport, i più possibili. Devono provarsi, capire, acquisire capacità di coordinamento, metter su muscoli alternativi a quelli usati, per intenderci, dal ciclismo, perché servono sempre ad un atleta. Alla fine di questo corso potranno scegliere l’agonismo vero in una sola disciplina. Se poi decidessero di divenire ciclisti a quindici anni abbondanti non fa nulla, perché hanno base atletica e interdisciplinare, che è quello che conta più di tutte le tabelle di spesso opprimenti genitori o direttori sportivi sui generis. Faccio due esempi: Eddy Merckx nel passato (di cui parlerò prima o poi) e Damiano Cunego nel presente. Guardate le gambe di Damiano e quelle degli altri e vi renderete conto che il ragazzino oltre ad avere un cervello ed una furbizia di grande rarità, è pure fisicamente altrettanto diverso. Guardate come è sempre stato bravo in discesa, pur avendo alle spalle la metà degli anni di agonismo della stragrande maggioranza dei colleghi. E’ solo un fatto naturale oppure è il frutto di una acquisizione interdisciplinare nuova, rispetto alla miopia che si crea col monolitico pedalare sui pedalatori infanti? La prima ipotesi pesa, ma la determinante è la seconda. Ho un figlio di 13 anni, quattro anni fa pedalava come un armadillo sulla bicicletta, poi ha cominciato a giocare a calcio e, soprattutto, a praticare il karate (sue scelte per carità, io volevo solo che non stesse fermo sui banchi di scuola ad acquisire dimorfismi e paramorfismi); bene, oggi sembra un ciclista, anche se difficilmente correrà in bicicletta.


5. Ci puoi rivelare al tua identità (ammesso che tu non l’abbia già fatto in un post che mi sono perso)? Collabori con altri siti oltre a cicloweb? In rete si possono trovare altri tuoi articoli? Hai scritto dei libri sul doping? Puoi consigliarci qualche sito o qualche libro affidabile in materia? Scusa, ma ciò che scrivi è talmente interessante che dà quasi dipendenza!


Grazie di cuore per le belle parole!
Sulla mia identità..... credo di aver spiegato qualcosa nel post di stanotte... post “Rieccomi.....con racconto...” . Non ho pubblicato libri sul doping, di questo tema ho scritto tanto, questo sì. Ho imparato a conoscerlo ed a studiarlo (come non ho mai fatto nella mia vita di studente), per non essere sopraffatto dall’ambiente e perché lo considero uno dei più grossi flagelli di una società che misura tutto sul danaro....
Non esiste un testo base sul doping (anche perché risulterebbe sorpassato in poco tempo), ci sono tanti documenti prodotti sia dal Coni che da studiosi, ed il modo migliore per conoscerlo è quello di leggere in continuazione e di non levare mai l’ancora sul tema.
Collaboro con altri siti, uno in particolare, ma raramente su questi, parlo di ciclismo. In rete ci sono tanti miei interventi, specie sui forum calcistici, dove sono intervenuto proprio per rompere l’incantesimo che vedeva il pubblico calciofilo convinto della pulizia del calcio. Invece è proprio il contrario.....

come spieghi la strana positività di simoni alla cocaina? La quantita trovatagli nel sangue era talmente irrisoria che è praticamente impossibile che si sia sniffato una "pista". Ma d'altra parte alle caramelline della zia non ci crede nessuno. Che ci siano piccole quantità di coca in altre sostanze dopanti?
(e ricordate la faccia di gibo quando fu cacciato dal giro? aveva il ghigno di colui che pensa "ce l'avete fatta a farmi fuori, ci vediamo l'anno prossimo!")


La cocaina non migliora assolutamente le prestazioni, anche se a differenza dei tempi di Maradona (senza dubbio il più grande calciatore di tutti i tempi, e nemmeno di poco), oggi è possibile “nasconderla” e riequilibrare gli effetti nocivi che ha sulle prestazioni. Nel ciclismo, meno che nel calcio, sia per la diversità del tipo di sforzo e sia per il minor bisogno che si ha di tenere alta una certa lucidità, in quanto disciplina “a tempi più lunghi”.
Nemmeno io ho mai creduto alla tesi delle caramelle, ma è pur vero che se era una scusa, questa era stata costruita bene, nel senso che si poteva spiegare scientificamente.
Come per diversi altri sportivi, in particolare calciatori, dove scorre a consistenze simili a quelle dei fiumi, parlamentari (più di quello che si pensa), personaggi dello spettacolo, della finanza e dell’economia, anche per i ciclisti, la coca è diventata il corroborante alla decadenza dei valori e alla proiezione dello stress creato dai nostri insiti mali. Lo sportivo è un uomo o una donna che spesso non sanno riciclarsi, o sono colti da disagio esistenziale, proprio perché è venuto meno il quadro quotidiano delle intimità e delle certezze. Ci si avvicina alla coca per le delusioni, per il bisogno di evadere (nel caso di Marco), oppure per l’esigenza di essere se stessi, fino a raggiungere il contrario, in virtù della dipendenza prima mentale e poi fisica che la sostanza crea.
Nelle società moderne e falsamente evolute, rappresenta la polvere dei ricchi, ovvero spesso, paradossalmente, i disadattati che non sanno di esserlo. Simoni probabilmente è caduto un poco in questa ragnatela, ma è bastato perché fosse pizzicato da quell’antidoping fortissimo sulla sostanza nel ciclismo, mentre risulta debolissimo (probabilmente perché lo si vuole) nel calcio. Può anche essere che qualcuno l’abbia voluta far pagare a Simoni, ma è certo solo un aspetto: la coca su di lui era davvero un’irrisorietà.
Credo che sulla coca sia necessario porsi il problema su un campo diverso da quello del doping, lo stesso vale per la cannabis ecc. Sono segni non di baro o di alterazione del motore a fini sportivi. Trattasi di qualcosa di più complesso e non ci sono effetti ergogenici.

Caro Gregorio, grazie per lo stimolo che m’hai dato, anche se quando si parla di Marco, ho sempre un groppo in gola. Spero che le mie risposte siano state all'altezza. Tanti auguri a te e famiglia!
Con stima!

Morris

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 27/12/2004 alle 01:33
quanto sono vere e crude per me queste tue riflessioni,caro morris,riguardo la presenza di certe dannose chimere nel mondo dello sport,piuttosto che della politica o diciamo piu'in generale laddove il circolo di denaro e'piu'sostenuto della quotidianita'di noi"poveri arricchiti",visto che in quell'ambiente e per quei problemi ci ho perso un'amico vero,sincero e di cuore che pero'si e'fatto attrarre da quelle sinistre sirene incarnatesi in mezzi figuranti dello spettacolo,vip o presunti tali!!!
vabbe'cmq nella speranza che,anche se ormai lontano abbia superato i suoi problemi,mi gratifico(sarebbe meglio dire mi consolo)con i tuoi racconti riguardo il nostro amato campione che con forza cerco nel mio piccolo di difendere e restituirgli la dignita'perduta,ma che certo pareri saggi e illuminati e soprattutto di chi come te ha avuto la fortuna di seguirlo,valgono piu'di ogni discorso...per quanto ormai ne val la pena discuterne!!!

 

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Giuseppe Matranga

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