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Un file sul doping.......vecchio di oltre tre anni, ma...
Morris - 16/11/2004 alle 23:35

[i] [b] ………Di doping ho scritto per anni. Proprio per questo motivo entrai sui forum sportivi quasi sempre a netto sfondo calcistico….. e di chimica, il calcio, è pieno da decenni. Andando a scavare fra i miei file, ho trovato questo: risale al 2001, e fu scritto all’indomani della positività al nandrolone dei calciatori Stam e Guardiola. Alla luce di ciò che è avvenuto “ufficialmente” dopo su questa disciplina, in particolare attraverso il dibattimento di Torino a carico di Giraudo e Agricola, posso dire di aver avuto una prova ulteriore….. di ciò che sostengo da quando abbandonai la politica per dedicarmi interamente allo sport….. Lo studio, come detto, ha base calcistica, ma seppur legato agli aspetti di tre anni e più fa, possiede tutti i contenuti atti a farlo adattissimo anche al ciclismo. Nel vademecum stringato sulle sostanze, sono escluse riflessioni sugli stimolanti (anche se taluni si ritroveranno come singola sostanza), per due motivi di fondo: sono gli unici facilmente rintracciabili all’antidoping e quelli che, per la prestazione, creano effetti ergogenici che contano, sì e no, quanto gli “integratori” non considerati doping. Sugli stimolanti, scriverò qui al più presto, anche perché, come ho già detto qui, sono zuccherini (comunque pericolosi!) che non cambiano le “cilindrate”, semmai le tengono di più al massimo, mentre le altre sostanze, quelle per intenderci giunte al ciclismo in maniera massiccia dalla seconda metà degli anni settanta ad oggi, hanno via via cambiato, stravolto e ricostruito, i motori umani. Un dato, che è da tenere sempre in massimo conto, quando, in ogni sport, ciclismo ovviamente in primis, ci lanciamo in confronti fra i campioni odierni e quelli di ieri. Sulle sostanze che troverete nel testo che seguirà, ho spesso risposto a domande di tifosi calciofili, ed oggi nell’amarezza di fondo, son contento di trovare attorno a me, gente che non osa più dire che il doping nel calcio non esiste….. in quanto sport di squadra…. [/b][/i] N.B. Di questo testo ho perduto la versione corretta. Lo riporto così com’era, quindi mi si perdoni per errori battuta o qualche altro "strafalcione". [b] BREVE DOSSIER SUL DOPING[/b] Criminalizzare Stam e Guardiola, può andar bene come lo si è fatto in passato per Davids, Couto ecc. Può andar bene perché sono stati pizzicati dal fatuo antidoping del calcio. Ma Stam e Guardiola non sono altri che una regola che tutti sanno e che nessuno vuole ammettere, tanto c’è l’ingenuo agnello sacrificale chiamato ciclismo che rimette i peccati degli altri. Potremmo dire: ciclismo, l’Ifigenia o l’Ifianassa dello sport. [b]PREMESSE[/b] Il doping, nello sport è sempre esistito (già nelle olimpiadi greche), e, con gli anni ha seguito una sua precisa geografia. Solo per rimanere agli ultimi 8-9 lustri, la parte del leone, ovvero la genesi di un fenomeno crescente ai livelli di flagello, l’han fatta i ricercatori nati nei paesi comunisti. Di qui, il trasferimento delle scoperte ha in breve coinvolto, con specifica nuova spinta ricercatrice, il nord Europa e gli Stati Uniti, con linee preferenziali in Olanda, Svizzera, Canada, Australia, Giappone, Italia, Francia, Spagna ecc. Nel calcio, sport di forza resistente particolare …… perché alle fibre rosse (quelle della fatica), deve necessariamente accostare perlomeno un po’ di quelle bianche (quelle della potenza e della forza), ci sono tutti gli ingredienti per arrivare alla necessità di provare ogni sostanza che possa in qualche modo esaltare le caratteristiche richieste. In parole semplici, è una disciplina tra le pochissime (le altre sono l’hochey su ghiaccio e su prato, il rugby, il “football” americano, ognuna con le proprie peculiarità) che può contenere nel suo seno l’università del doping. E necessario subito premettere per un’analisi corretta che, d’ora in avanti, il mio dire “fanno bene”, disconosce cinicamente gli effetti collaterali, guardando solo l’aspetto meramente legato alla prestazione. [b] LA STORIA E LA DISAMINA DEL COSIDETTO DOPING SCIENTIFICO[/b] Il calciatore è un atleta la cui tecnica personale, nel trattamento del pallone, può essere resa meno letale per l’avversario se i suoi scatti vengono anticipati, se la sua valenza nel correre ed in quella di saltare viene superata, se la sua capacità di tenere il contrasto non è così sufficiente. In sostanza migliorando i singoli aspetti atletici un campione di tecnica e buon atleta, può essere avvicinato o addirittura superato da un discreto atleta in origine poi divenuto grandissimo grazie agli artifizi del doping. Di questo ne ebbero consapevolezza alcuni “santoni” degli studi fisici legati al mondo dell’est nella seconda metà degli anni sessanta, i quali, partendo dall’atletica,capirono quanto il calcio già sport esageratamente danaroso nell’occidente, potesse essere un utile banco di prova per testare le ultime “scoperte”. Paradossalmente, l’idiosincrasia del mondo sportivo comunista verso il calcio, visto come un esagerato e pericoloso richiamo verso il mondo occidentale, frenò la trasmissione della sperimentazione sul football. Tra l’altro l’unico palcoscenico che interessava a quel mondo erano le Olimpiadi, e lì, i paesi dell’est la facevano da padrone senza bisogno di soverchi artifizi. Chi invece ne prese consapevolezza furono coloro che raggiunsero gli echi delle nuove scoperte in termini di doping, ovvero paesi vicini che avevano avuto occasioni di incontro con quel mondo chiuso a riccio. La fuga di notizie e qualcuno assetato dal dio danaro, fece il resto. Qualche allenatore fuggì dall’Unione Sovietica, dalla Polonia, dalla Cecoslovacchia ecc. e riuscì a combinare fortune sotterranee alla notorietà, dando a paesi di cultura occidentale quelle conoscenze. Chi sono stati questi paesi lo si può capire, aldilà degli specifici riferimenti che nessuno mai dirà, dalle risultanze agonistiche che si sono verificate agli inizi degli anni settanta. In primis per quanto riguarda, appunto, il calcio, l’Olanda. La maggior freschezza e le maggiori facoltà atletiche favorirono la nascita anche in un paese dalla cultura calcistica insignificante fino ad allora, di progredire in maniera enorme anche dal punto di vista tattico. E fu così che quell’Ajak che aveva preso nell’apprendistato una sonora batosta dal buon Milan di Nereo Rocco, divenne nel volgere di poco tempo capace di dominare il panorama europeo e mondiale. In Nazionale la traduzione fu semplice e all’Ajak si aggiunse quel Feyenoord che, a differenza dei lancieri, tolti Israel e Van Hanegeem, non possedeva un parco giocatori si assoluta eccellenza. La bravura degli olandesi si tradusse nell’evidenza di un nuovo aspetto tattico che fu definito “calcio totale”, grazie a quel pressing che consentiva di mettere gli avversari in un tale affanno da apparire delle statuine tremolanti. La capacità tattica e le freschezza atletica (interrogativa) fecero del calcio olandese un esempio chiaramente letto da altri in chiave (oscura) e un’ammirazione collettiva per le masse. Non passò molto tempo prima di vedere anche nei paesi dell’est un nuovo processo, stuzzicati come non mai dall’improvviso ed inaspettato nuovo corso calcistico occidentale. Nacque così la grande Polonia dei Lato (un centometrista dai polpacci esplosivi fatti con la palestra degli additivi ?), Deyna, Gadocha ecc. E l’Unione Sovietica poteva stare a guardare? No di certo! Ben presto, infatti, si posero le basi all’esplosione del calcio della Dinamo di Kiev di Oleg Blokin (se uno guarda cosa fa oggi, non c’è da stupirsi se ne abbia provata, o saputa, una più del diavolo) che seppe portare freccia Belanov (un cretino totale che finì la carriera a rubare in un supermercato di Monaco di Baviera), ad un assurdo ed idiota “Pallone d’Oro”. Persino la Germania Est, da sempre la più avanzata nella ricerca del doping, riuscì a togliersi la soddisfazione di portare nell’olimpo dell’Olimpiade e nel successo sugli acerrimi cugini d’occidente, un segno di nuova vitalità calcistica. La vittoria contro la Repubblica Federale Tedesca, fu colta con un catenaccio di tipico stile “rocchiano”, ma loro di tattica non sapevano nulla e per il calcio sceglievano gli scarti degli scarti delle altre e più “nobili” discipline. Era la loro originale concezione del football nel contesto dello sport. Sparwasser e Pommerenke, buoni giocatori e nulla più, erano il frutto di quella non scuola. Da ragazzi gli imposero l’atletica, ma rispetto agli altri coetanei avevano il sangue pesto e non blu dei campioni possibili e li si dirottò sul calcio, dove furono costruiti prima di tutto sul piano atletico, tant’è che il pezzo forte di Sparwasser erano gli ultimi minuti (un Cesarini di quegli anni), mentre in Pommerenke, più podista, nella incredibile facilità di tenere ritmi forsennati. Due costruiti e nulla più, che sarebbero stati inferiori, per fare un paio di esempi, ai Pasqualini (un rotondetto, ben più dell’odierno O’Neil, capace di possedere un fenomenale doppio passo) e in “stop a seguire” Listanti, se questi due italiani avessero potuto avere i trattamenti dei due germanici. A questo punto è giusto che dica cosa “faceva bene” ai calciatori degli anni settanta e dei primi cinque anni ottanta. Prima di tutto una vasta gamma di steroidi anabolizzanti, con particolare riferimento al testosterone che andavano a suffragare la già presente e storica massa di “bibitoni” a base di stimolanti e l’aggiunta (olandesi per primi?) di quell'acth, l'ormone corticotropo che aiuta a recuperare in fretta. Sul finire degli anni settanta e nei primi anni ottanta fecero il loro ingresso la creatina, la carnitina (più conosciuta come carnetina) e il celeberrimo GH, l’ormone della crescita tutt’oggi invisibile a qualsivoglia test. L’uso della creatina in dosi massicce per favorire lo scatto e l'allungo impose poi alla fine degli anni ottanta l’assunzione dell'exacline (benzoato di chinina) per far fronte ai crampi immancabili con le quantità usate. Su tutte queste linee farmaceutiche del doping, si andò poi a porre come un guscio di vergognosa ovatta, l’uso del cortisone a quintali. Insomma un doping già fornito di pesanti medicinali, capaci di far venire altro che il Morbo di Lou Gerigh di “guarinelliana” memoria. In tutto questo tempo non mancano nel mondo del calcio i segni di così vasta farmacia, a cominciare da alcune morti che, solo per citare gli esempi italiani, ci portano ai primordi dell’uso empirico degli anabolizzanti mischiati ai bibitoni, vedi il caso di Giuliano Taccola, la cui morte avvenne misteriosamente negli spogliatoi e, circa dieci anni dopo, a quella terrificante, avvenuta sul campo, di Renato Curi. A queste morti, va aggiunta quella sventata per un pelo di Lionello Manfredonia. Sui casi menzionati l’arrampicarsi sugli specchi del mondo del pallone, unito all’inerzia intellettiva e al vassallaggio del giornalismo italiano, riuscirono in qualche modo a rabberciarne gli impatti, ma non poterono di certo cancellare la loro sostanza. Anche dal libro di Carlo Petrini si evincono tante cose, ma è pur vero che molte delle sostanze iniettate sul corpo dei giocatori erano ad essi sconosciute e, soprattutto, sono tutt’oggi ancora da scoprire. Alludo alla vasta gamma dei defaticanti da fare durante gli allenamenti e quelli del lunedì dopo la partita. C’è chi dice che le prime punture della famigerata Epo (arrivata nel calcio nella seconda metà degli anni ottanta) siano sopraggiunte nel football all’insaputa di molti giocatori, sotto forma di zuccheri defaticanti come il Prefolix. Altri giocatori ancora in vita o recentemente scomparsi, senza menzione in questa disamina, per il rispetto che si deve alle loro patologie o a quelle scomparse di cui mai si proverà la riconduzione al doping, sono comunque ben presenti nei taccuini di chi vuol vedere e che sa. Il primo doping cosiddetto scientifico ci ha lasciato calciatori con chiari segni sui loro corpi: dalla comunque poco importante perdita di capelli precoce, alle difficoltà deambulatorie, dai problemi agli occhi come improvvise miopie a precoci presbitismi, dai glaucomi a ipermetropie altrettanto inaspettate, da impotenza precoce ai problemi cardiaci e si potrebbe andare avanti fino all’insorgenza di tumori riconducibili all’abuso di sostanze medicinali, spesso in netto contrasto fra loro. Nella disamina siamo così giunti alla seconda metà degli anni ottanta quando nel calcio entra con violenza inaudita l’eritropoietina (Epo), tutt’oggi usata liberamente perché a parte il ciclismo e lo sci di fondo, solo recentemente nuoto ed atletica hanno aperto i controlli su questa sostanza. Nel calcio, divino possessore dei destini dell’umana pigrizia in fatto di pulizia, manco per idea si prova a vedere con quale livello di ematocrito gioca certa gente. L’ingresso di questa sostanza che rende il sangue più denso di globuli rossi e trasporta più ossigeno ai muscoli, ha portato gli atleti calciatori a cambiare i ritmi di gara in maniera così massiccia, da considerare la modificazione pari ad un 30-40% dimostrabile scientificamente. Ovviamente, la dimostrazione nel calcio se uno prova a farla ufficialmente, viene crocefisso dall’ambiente omertoso e dalla delinquenza che spesso vi sta dietro, quindi il riferimento va preso attraverso un soggetto cavia che fa altro e non calcio, ma tutti sanno che lo stesso livello di miglioramento si può benissimo provare anche sui calciatori. L’ingresso dell’Epo ha esaltato la tattica di gioco offensiva, nata attraverso la zona e il pressing, mantenendo la squadra corta in modo da imporre scatti meno prolungati ai giocatori. Ha esaltato, ripeto, ma non ha sciolto il bisogno di fare sempre quei sei sette chilometri a partita che, specie per un centrocampista, sono rimasti gli stessi più o meno di quelli dell’era Krol o Platini, per citare qualcuno. In sostanza meno scatti prolungati, ma più scatti, quindi maggiore esigenza di mantenere o rendere ancor più tangibili i bisogni di fibre bianche, ovvero maggiore ricerca di sofisticati anabolizzanti (fra questi anche il celeberrimo nandrolone). L’aumento della vischiosità del sangue ha pure aumentato il rischio di trombosi ecc. e, di pari passo, un antidoping un po’ più incisivo, ha costretto il doping a ricercare prodotti cancellanti o attenuanti, tali da rendere il fisico dell’atleta ancor più martoriato. Che il calcio faccia tutt’oggi uso massiccio di Epo lo si capisce benissimo, ma c’è un dato terrificante del 1998 che ci fa vedere compiutamente quanto il mondo del dio pallone sia criminale (uso questo termine perché la giurisprudenza lo propina a tutti). Il laboratorio del Sant’Orsola di Bologna registrò valori di ematocrito nei giocatori del Parma che andavano dal 48 al 61%. Se pensiamo che Pantani è stato crocefisso e criminalizzato da tutti, subendo l’onta di un processo dalla penosa magistratura italiana e poi lo confrontiamo con la vicenda del Parma, conclusasi subito, senza l’intervento di “sceriffo” Guariniello, con la spiegazione di macchinari dell’ospedale citato, tarati male, allora anche i più cretini potranno notare quanta protezione vi sia nei confronti del calcio. E quanto poco rispetto per le vite umane dei calciatori, comunque spesso, se non sempre, “masochisticamente” concubini! E l’infausto mondo della politica che ha detto? La Melandri, che è decisamente più bella che intelligente, non si è mai accorta che i calciatori sono esseri umani, ed ha pensato che il doping fosse la ruota a motore dei ciclisti! Il suo predecessore oggi Sindaco, brillante come pochi per il suo sibillino parlare, invece, ha pensato al cafone silenzio al fine di non suggestionare il suo tifo per la Juve, ovvero il suo unico segno di vaga conoscenza dello sport e dei suoi problemi. Tornando alla disamina, l’uso dell’Epo dopo aver rivoluzionato il modo stesso di giocare consentendo comunque di produrre partite di alto contenuto spettacolare grazie ad un’incredibile velocità, ha costretto gli strateghi del doping a proporre altro ancora, non solo per migliorare la prestazione, ma pure per frenare l’avvento di nuove patologie infortunistiche. Ecco dunque arrivare ai giorni nostri una terrificante odissea di pasticche, flebo, cerotti, spray ecc. che ci fa apparire la sede o gli spogliatoi una corsia d’ospedale. [b]COSA GIRA OGGI INTORNO AL CALCIO [/b] Sono queste le sostanze che navigano nel mondo del calcio e sono di più di quelle di altri sport, sia perché i controlli antidoping sono più labili e sia perché Guardia di Finanza e Nas non controlleranno mai quel football che è in grado di schiacciarli come moscerini. [u][b]In ordine alfabetico con relativi effetti: [/b] [/u] AMINOACIDI – Non sono doping, ma il loro effetto anabolizzante alla lunga si fa sentire. Diciamo pure che gli aminoacidi sono i costituenti delle proteine di tutte le cellule, ma che in virtù della loro naturale e presente funzione hanno avuto gioco facile a non essere inseriti nelle tabelle doping. Ma tutti sanno che gli aminoacidi ramificati e quelli non, hanno effetti ben più consistenti dell’efedrina e di tutti quegli stimolanti inseriti in classe A e che il CIO, con un atto di coraggio, dovrebbe togliere, perché il loro impatto sulla prestazione sportiva è ridicolo. ANABOLIZZANTI (Fluoximesterone–Mesterolone-Metenolone-Metiltestosterone-Nandrolone-Oxanolone cipitionato-Oxandrolone-Testosterone) - L’uso di queste sostanze che favoriscono la muscolazione senza aumentare il grasso corporeo portando maggiore potenza (effetto ergogenico) hanno pure il pregio di migliorare la performance fisica e la resistenza alle sforzo. Tanti sono però gli effetti collaterali ed i rischi. Prima di tutto la rottura dei tendini sotto sforzo attraverso un’azione diretta sulle fibrille di collagene. Indi, trombosi e morte improvvisa per arresto cardiaco, ipertensione arteriosa, infarto al miocardio, tic nervosi, psicosi paranoidi, aumento dell’aggressività, euforia, nausea e vomiti improvvisi, ittero, stati maniaco-depressivi. Ma gli effetti più evidenti ed ai quali nessuno sfugge riguardano la sfera sessuale. A cominciare dalle dimensioni dei testicoli (in alcuni casi possono divenire in un decennio piccoli come un cece) con ipogonadismo, ginecomastia, mancanza totale o diminuzione del numero degli spermatozoi nel liquido seminale con conseguente infertilità e impotenza. Diffusissima l’omosessualità (nella maggior parte dei casi totalmente passiva) causata dall’uso di anabolizzanti, quindi non una scelta personale, ma un effetto dello scombussolamento chimico. Per ovviare a queste tendenze vi sono prodotti che combattono l’inibizione della capacita sessuale, ma la loro capacità di riattivazione non supera il lustro. Uno di questi è la Gonadotropina (HGG). ANESTETICI LOCALI (Articaina, Bupivocaina, Lidocaina, Mepivacaina, Prilocaina, Ropivocaina) – Gli Anestetici Locali hanno effetti analgesici nel trattamento degli infortuni. Se quelli citati sono i punti forti, quelli negativi partono dal fatto che attenuando il dolore e favorendo prima la ripresa dell’attività agonistica spesso sono responsabili di un peggioramento della stessa lesione traumatica. BETA 2 AGONISTI ( Bambuterolo, Bitolterolo, Clenbuterolo, Fenoterolo, Formoterolo, Procaterolo, Reproterolo, Sulbutamolo, Salmeterolo, Terbutalina) – I beta 2 agonisti servono soprattutto per aumentare le capacità bronchiali dell’atleta e per curare l’asma. Ovviamente non vengono usati solo dagli asmatici. Anche qui non mancano gli effetti collaterali ed i rischi, a cominciare dalla tachicardia, quindi palpitazioni, angina pectoris, aritmia, ipotensione e infarto al miocardio. In alcuni casi insorgono subdoli, con piccoli riferimenti tipo agitazione, insonnia, stanchezza, tremore, mal di testa, allucinazioni visive, eritemi, orticaria. CAFFEINA - La sua presenza è talmente diffusa da considerarla quasi normale. In realtà è un doping potente (tant'è che è il più diffuso) che, in dosi controllate, si smaltisce e non si rivela ai test. Favorisce l'azione muscolare aerobica, fa bruciare i grassi e dà euforia e aggressività. Gli effetti negativi sono riconosciuti: aritmia, tachicardia, palpitazioni, irrequietezza, nervosismo, insonnia, eccitamento psicomotorio. CAFINITRINA - Caffeina mescolata alla nitroglicerina che ha il potere di unire le proprietà del vasodilatatore con quelle dello stimolante. Gli effetti ed i rischi sono gli stessi della caffeina e dei beta 2 agonisti, in maniera molto più accentuata. CARNITINA – La famosa sostanza che si dice abbia fatto miracoli all’Italia campione del mondo 1982. Non è sostanza dopante, ma senza prova scientifica sono in molti a vederla come propugnatrice di effetti ergogenici. Essa ha la funzione di regolare il trasporto ed il consumo degli acidi grassi dal sangue ai muscoli. I rischi sono stati di nausea , vomito e crampi addominali. Dosi superiori ai 3 grammi possono favorire diarrea e modificare l’odore del corpo CREATINA - la creatina in dosi massicce favorisce lo scatto e l'allungo e costringe all’assunzione di exacline (benzoato di chinina) per far fronte ai crampi immancabili con le quantità usate. In Francia è considerata doping ed effettivamente consente un effetto ergogenico. Chi non sa allenarsi ed assume creatina a valanga, diventa come “l’uomo Michelin”. Per questo serve a quegli stupidi totali che sono i culturisti. CORTICOSTEROIDI ( Betametasone, Cortisone, Depflazacort, Desossicortone, Fluocortolone, Idrocortisone, Metilprednisolone, Prednisolone, Prednisone, Triamcinolone) – Il loro effetto ergogenico è dubbio ma si usano per le loro proprietà antinfiammatorie, nonché nell’aiuto che danno a combattere il dolore da traumi articolari. Gli effetti negativi sono gli stessi del punto che riguarda la Corticotropina. CORTICOSTEROIDI PER USO LOCALE (dermatologico, oculare, otologico) – Anche qui la lista sarebbe lunghissima. Gli effetti positivi e negativi sono gli stessi dei punto precedente e quello successivo. La differenza sta nella somministrazione che avviene attraverso l’uso locale e circoscritto. CORTICOTROPINA (ACTH) - Ormone corticotropo che aiuta a recuperare in fretta in quanto stimola le ghiandole surrenali a produrre ormoni glucocorticoidi necessari a mantenere l’equilibrio idrico e metabolico. Gli effetti collaterali e i rischi sono iperglicemia, problemi gastrointestinali, osteoporosi, cataratta e altri problemi agli occhi, eccessivo aumento dei peli corporei e acne. ERITROPOIETINA (EPO) - L’Epo aumenta la disponibilità di ossigeno nei tessuti vascolari e favorisce il recupero. Il sangue trovandosi un gran numero di globuli rossi diviene più vischioso causando ipertensione nervosa che è un noto fattore di rischio per le malattie cardiovascolari come infarto al miocardio e ictus cerebrale. ESPANSORI DEL PLASMA - Lo scopo è quello di abbassare l'ematocrito all'occorrenza. Questi si accompagnano ad un farmaco che serve per curare le arterie dalle loro specifiche malattie e l'insufficienza cardiaca cronica, ma che ha pure il pregio di fluidificare il sangue addensato dall'epo e di contenere un diuretico che favorisce lo smaltimento di eventuali altri prodotti a rischio. GH (Ormone della crescita) – E’ un ormone che stimola la crescita somatica e che potenzia la forza muscolare con un effetto simile a quello degli steroidi anabolizzanti. Non viene scoperto da nessun test antidoping. Fra i suoi effetti collaterali devastanti ed irreversibili vi sono: iperglicemia, ipotiroidismo, dolori muscolari e debolezza. Inoltre di grandissimo peso l’ingrossamento degli organi interni con diminuzione del tessuto adiposo che li protegge nella cavità addominale, indebolimento dei muscoli, modificazioni del cranio e del viso, diabete mellito, impotenza, cardiopatia ed accorciamento della durata della vita. HEMASSIST (Emoglobina Sintetica) – Sostanza che non si trova in commercio e che è ancora in fase di sperimentazione, comunque acquistabile tranquillamente tramite internet. Proviene dagli studi della Nasa sugli astronauti. Ha lo scopo di alzare in poco tempo l’emoglobina e di farla ritornare ai livelli normali dopo la prestazione sportiva. I benefici sono spaventosi, ma i rischi per la salute enormi e ben superiori a quelli dell’Epo. Non è visibile in nessun test antidoping. Prevedo un uso massiccio di questa sostanza durante i mondiali. INSULINA - L' Insulina, consente di incamerare più carboidrati, dunque di avere un "serbatoio" di energie più ampio. Il rischio diabete? L’importante è non fare domande. Fortunatamente nel calcio non è diffusissima. SPRAY ALLE GONADORELINE - Ha lo scopo di spingere il fisico a produrre più testosterone, l'ormone principe della forza e della resistenza. Introvabile ai test, ovviamente. Se queste sono le sostanze principali, ma non le uniche, anche perché non ho menzionato i famosi integratori che hanno il nandrolone come io sono Vercingetorige, ce ne sono altre pure legali che alla fine, ammassate, hanno una funzione grave per il futuro dell’uomo calciatore. Il tutto aldilà dei benefici nel breve e medio periodo. All’uopo giova ricordare le flebo di zuccheri da reintegrare, ma anche altro come i disintossicanti, gli epatoprotettori, le vitamine, il ferro e l’acido folico per "riempire" i globuli rossi in sovrappiù stimolati con l'epo. Infine c’è l’inquietante uso della notte che vuole la sua parte: nel cuore del riposo ci si potrebbe svegliare per ingerire uno o due blister di arginino, che hanno la funzione di stimolare a tempo debito l'iperproduzione endogena di GH che, si sa, avviene particolarmente nel sonno e in certe ore. [b]CONCLUSIONI [/b] Il 2002 sarà l’anno dei mondiali, solitamente il periodo sul quale si concentrano le ricerche dei santoni del doping. In cinquanta giorni circa, considerando anche la preparazione, si proverà sui giocatori tutto quello che è possibile. L’augurio è che non vi siano più fatti incresciosi e di inaudita gravità come il “caso Ronaldo” a Francia ’98. In quell’occasione il più grande giocatore contemporaneo, rischiò addirittura la morte per un attacco epilettico, dovuto, non già a congenita epilessia, bensì per un condensato di reazione chimica e stress. L’abuso di farmaci che lo staff brasiliano usò sul ragazzo è sotto gli occhi di tutti. Sul recupero di questo atleta giova ricordare non solo il grave infortunio tendineo, ma pure, in entità decisamente superiore, il gravissimo attacco subito il giorno della finale. L’immagine di Ronaldo, magnifico e scattante giocatore che avevamo ammirato con gli occhi di individui che vogliono rivedere estro e fantasia, che scende barcollante e pallido la scalinata di quell’aereo, ha fatto il giro del mondo e pugnalato i cuori. Nike o non Nike, società che sfrutta i bambini del terzo mondo per fare palloni e altro, Seleciao e Club hanno ora il dovere di pazientare per recuperare anche solo un poco quel grande giocatore. L’ombra del doping di stato, pesa come un macigno su quel fatto che, se fosse accaduto senza la vicinanza di nessuno, oggi ci farebbe parlare di Ronaldo come un defunto. E poi l’inutile e rischiosa finale giocata ugualmente, poche ore dopo l’attacco epilettico. Una follia, una vergogna, un tentativo d’assassinio! Mai nello sport, se si escludono le discipline motoristiche dove rischio ed incoscienza si sublimano praticamente sempre, avevo assistito ad un simile atto di crudeltà e di criminalità. Quel patrimonio del mondo gettato allo sbaraglio col rischio di un attacco letale. Questo tutti sanno e nessuno dice, altra faccia del fango del dio pallone. Stam e Guardiola non sono dunque i primi e sono un milione d’anni lontani dall’ultimo. Il calcio vive nel silenzio di chi conosce la propria delinquenzialità, con un’omertà che in questo paese ha pure superato la regina occulta della “permanenza della mafia”. Stam è un olandese, paese di grande tradizione “dopatoria” e non solo nel calcio . Non mi stupirò per nulla se tutti quelli della nazionale “orange” (già sono tanti) finiranno negli elenchi dei pizzicati. Intanto il calcio dall’alto della sua potenza sta cercando di legalizzare il doping, sia attraverso una specifica azione politica e sia nel comminare delle pene assurde rispetto agli altri sport. Anche questa vergogna ci troverà impotenti e alla fine, tortocollo, disponibili. Quindi aspettiamoci un altro scempio al buon senso. E’ la legge della potenza del calcio! Infine debbo delle spiegazioni su come ho potuto scrivere la geografia del doping. Bene, attraverso l’esperienza diretta. Nel 1990-91, ricevevo lettere e richieste di tecnici dell’ex DDR o di altri paesi dell’ex impero comunista che si offrivano per venire a fare l’allenatore o l’aiuto allenatore nelle sezioni della mia società sportiva. Erano titolati con dei curriculum da far svenire, denso di titoli olimpici e mondiali, chiedevano cifre ridicole rispetto al prestigio dei lori successi. Qualcosa come 20-25 milioni l’anno e l’appartamento per gente che aveva una interdisciplinarità incredibile. Poi ho scoperto che alcuni dei più famosi e più inseriti sotto l’aspetto medico, sono finiti dietro le quinte dei tecnici di squadroni di calcio, passando come sempre sugli amici sentieri d’Olanda e Danimarca (altro paese che col doping è di casa). Nel ’95, feci poi conoscenza ed amicizia con delle atlete e atleti dell’ex DDR e di altri paesi ex comunisti, con una in particolare, omosessuale per colpa del doping (l’omosessualità è una delle più evidenti eredità dell’uso di ormoni), ci sentiamo spesso tuttora. Vi parlo di atleti titolatissimi anche con più di un titolo olimpico. Ho conosciuto storie incredibili, alcune delle quali di pura drammaticità. Ecco perché quello che ho scritto agli inizi di questo intervento lo sento vero più che mai. Il sottoscritto ci ha messo la tastiera, ma gran parte dei riferimenti li hanno ispirati loro. [b]MORALE. [/b] Il doping è una piaga, non già per un fatto meramente morale, ma per come ridurrà la salute di chi lo usa. Facciamo prima a contare quelli che non ne sono coinvolti di quelli che lo usano quasi come una metodica quotidiana. Non servono processi ed isterismi in questo momento, ma un sereno dibattito a livello politico (certo!), per dire con chiarezza alla gente come si intende affrontare questo problema. Se non lo si vuole legalizzare, all’azione repressiva uguale per tutti (calcio compreso), si deve accostare un grosso lavoro culturale che parta dalle scuole e che metta in discussione i capisaldi che portano il doping fra gli atleti: il danaro. E’ fin troppo facile capire che una simile azione metterebbe in dubbio le fondamenta della nostra stessa società. Anche perché se per gli sportivi “l’aiuto” si chiama doping, in altri campi si chiama droga o psicofarmaci ad esempio, e le fasce coinvolte si estendono in maniera impressionante, fino a farci dire che viviamo in una civiltà drogastica. Se gli stati più evoluti non rifletteranno su questo, ed intenderanno continuare a propagare fumo facendolo passare per libertà, attraverso l’ipocrisia di un antidoping che è almeno dieci anni arretrato rispetto al doping, e ad un CIO che non ha mezzi e competenze per governare questo problema che è dell’uomo tutto, allora è bene smetterla con le prese in giro e legalizzare questa piaga. Così chi vorrà morire dietro al motto imbecille….”che è meglio vivere un giorno da leoni che cento da pecore” sarà libero di farlo in pace. Tanto lo farebbe lo stesso anche con l’ipocrisia di oggi! Ovviamente non sono d’accordo, ma è un’amara constatazione che rischia di avere come alternative solo…..l’ipocrisia. Per finire una considerazione, tanto piccola quanto peculiare: per vedere gli effetti del doping e la sua presenza, non servono gli esami e la relativa scoperta nelle provette, basta osservare attentamente l’evoluzione dei risultati e quella del fisico. Le metodologie di allenamento migliorate, coprono, si è no, il 20-25% delle risultanze dell’evoluzione. Negli sport come il tennis ed il ciclismo, ad esempio, dove è presente uno strumento, il peso della maggior competitività di questi “nuovi bolidi”, alla luce delle nuove tecnologie è, al massimo, del 15-20%. Il resto a cos’è dovuto? Dire che è stato il doping, è solo un fatto di intelligenza. Ma a volte, questa, da sola, non basta e……….si preferisce, per vantaggi più meno vari, far finta di niente. Ai tifosi, che ancora credono di vedere gesti atletici puliti (semmai lo siano stati in forma totalmente pura), il consiglio di andare da un chirurgo, per farsi asportare il prosciutto intero che hanno davanti agli occhi. Agli sportivi, inoltre, è bene dire, una volta per tutte, che gli stimolanti e gli anfetaminici (Tabella A dei prodotti dopanti del CIO), possedevano e possiedono, impatti ergogenici che sono sonore stupidaggini, rispetto a quello che è avvenuto dalla seconda metà degli anni sessanta in poi. Per questo mi sento dire che un Coppi, un Merckx, Rosewall, Tommie Smith, Lee Evans, Jean Claude Killy ecc., erano decisamente ed immensamente più puliti dei lori colleghi venuti dopo quella data, che rappresenta una vera e propria linea di demarcazione della storia dello sport. Morris


Morris - 16/11/2004 alle 23:54

[i][b] Più recentemente mi fu fatta una domanda sul THG, l’ultimo ritrovato ufficiale dei balzelli chimici atti a modificare le prestazioni. Il pubblico che me la fece, anche qui, era di estrazione calcistica e lo sport di riferimento è ancora una volta il calcio. Ma attenzione, i contenuti valgono anche per il ciclismo, di estrazione americana in particolare..... Vi è poi una seconda parte, dove il protagonista delle domande è il nandrolone, famosissimo nel calcio, ma altrettanto usato nel ciclismo. Nel corso della mia risposta, senza andare sui particolari di riferimento....proprio lo sport che amiamo di più, è il perno....su cui si basa la mia risposta..... Il linguaggio è molto forte, ma non poteva essere diversamente.... [/b] [/i] Il THG, Tetrahydrogestrinone, è uno steroide anabolizzante sintetico, costruito in laboratorio, appositamente per aumentare le prestazioni di un atleta o, al limite, per migliorare le condizioni di una persona sottoposta ad uno stress psicofisico notevole, con conseguente caduta dei valori complessivi. Il fatto che non si tratti di un ormone naturalmente prodotto dall’organismo, ha reso pressoché sicura la non evidenziazione nell’ambito di un controllo anche approfondito sulle urine. Non a caso la sua scoperta, è dovuta essenzialmente alla soffiata di un famoso allenatore americano (il cui nome ancora non si conosce, ci sono solo sospetti). Dopo il “suggerimento”, ci sono voluti tre mesi e tutte le più moderne tecniche, per riuscire a scovarlo. Si dice che l’abbia prodotto il laboratorio di Balco, a Burlingame, in California, già indagato dall'Fbi, ma ci sono fondati sospetti che tutto sia nato dagli studi della Nasa. Il fatto che il citato laboratorio serva famosi atleti americani, rende sicura la tesi che, alla base della produzione e della confezione sintetica del THG, ci siano solo motivi di interesse legati al mondo dello sport. Quali sono le proprietà del THG, perlomeno allo stato delle conoscenze odierne? Diciamo che si tratta di un ormone polivalente, adatto a diverse tipologie sportive. Per fare un esempio, partendo dalla regina dello sport, l’atletica leggera, il Tetrahydrogestrinone, risulta “utilissimo” a tutti quelli che corrono, dal velocista al mezzofondista, meno, molto meno, per i lanciatori. Questo ci consente di capire su quali orizzonti sportivi si proietta. [b]Nello specifico il THG, raccoglie su di sé parte delle specificità di tre note sostanze del doping, precisamente: - il GH (Ormone della crescita), che stimola la crescita somatica, potenzia la forza muscolare e l’allungamento dell’area della muscolazione grazie all’allungamento; - l’HTCH (Ormone corticotropo), che consente di recuperare in fretta, in quanto stimola le ghiandole surrenali a produrre ormoni glucocorticoidi, necessari a mantenere l’equilibrio idrico e metabolico; - l’EPO (Erotropoietina), che aumenta la disponibilità di ossigeno nei tessuti vascolari e favorisce il recupero. Prime dimostrazioni di quanto scritto, ci vengono dai casi riscontrati o vociferati, circa il riscontro di velocisti e fondisti (proprio ieri è venuto a galla il nome della Jacobs) Dato raggelante: Terry Madden, presidente dell'Usada, l'agenzia antidoping statunitense, ha dichiarato che ben 326 atleti impegnati ai Trials americani, sembra siano risultati positivi al THG. [/b] [u][b]Nandrolone e positività. [/b] [/u] I casi di Blasi e Kallon, solo perché son calciatori, rimettono in ballo la possibilità che il nandrolone possa essere stato contratto dal cibo (carne), dalla lozione per capelli, o da creme per il viso, o da rapporti sessuali orali. Prima di rispondere van fatte due premesse. La prima, è quella che il nandrolone si accoppia con un’infinità di sostanze e, per questo, è un ormone anomalo. Di qui la pretesa di trovare angoli giustificativi, diciamo naturali, che poi non lo sono, come vedremo. La seconda, è derivata dal fatto che, a differenza di altre sostanze, il nandrolone non è prodotto naturalmente dall’organismo umano, quindi la sua concentrazione nelle urine, deve essere pari a zero. I livelli di nandrolone consentiti dal CIO, sono di due nanogrammi. L’unica eccezione, limitata solo alle corse a tappe di due o tre settimane, è nel ciclismo, dove il limite è portato a cinque nanogrammi, poiché il fisico è sottoposto ad una sudorazione e ad una perdita di liquidi innaturale, che trasforma l’andamento normale dell’organismo, aumentando diverse concentrazioni nelle urine. Non a caso, autorevoli scienziati, sono arrivati a sostenere che un ciclista, dopo una settimana di corse a temperature sul trenta gradi, è clinicamente un malato. Perché il CIO, ha stabilito come limite massimo una concentrazione di due nanogrammi di nandrolone o metaboliti dello stesso, quando, nelle urine di una persona, non dovrebbe trovarsi nessuna traccia? Proprio per le ragioni riportate al primo punto di premessa, il Comitato Olimpico ne ha preso atto, tutelandosi in maniera ampia. Cosa significa? Mangiando carne in quantità industriale, mettendo chili di gel nei capelli e spalmandosi pile di contenitori di crema per la faccia, si può arrivare a delle concentrazioni di nandrolone trasmesso da quei trattamenti, che possono raggiungere qualche frazione di nanogrammo, generalmente all’interno dello 0,5. Il fatto che il limite sia 2, si può dire sia una bella tutela. Diverso è il discorso di un integratore con presenza dell’ormone, somministrato per via orale o attraverso endovena. Qui, come ho detto ancora, le concentrazioni, vanno a decine di nanogrammi, non meno di 40 comunque. Ci sono casi studiati dalla Fidal, con tanto di costose ricerche e, clamorose, ma giustificate, furono le assoluzioni di Battocletti e della De Terlizzi in atletica e della Luperini nel ciclismo. Grave, invece, è stata la condanna di Longo (anche lui con una concentrazione di nandrolone da cavallo), avvenuta più per uno spirito giustizialista, che per colpevolezza certa. Quindi, i casi di Blasi, Kallon, Guardiola, Stam, Couto , Davids, Monaco, Bucchi, ecc., tutti circoscritti a pochi nanogrammi, non sono imputabili ad integratori, perché la concentrazione è estremamente bassa e nemmeno a cause come testé sopra enunciate, perché i loro valori erano troppo alti. Il motivo vero, è che i cancellanti di una scientifica azione dopante, hanno trovato, come ho detto nell’altro post, o un errore di calcolo, o dei metabolismi impazziti, oppure la metodologia di ricerca del laboratorio antidoping è stata modificata, spiazzando i santoni che dopano i calciatori. Allora è proprio impossibile che uno possa avere tre, quattro, cinque, o sei nanogrammi di nandrolone nelle urine, senza aver assunto doping? La ragione dice di sì, con quasi totale certezza e la piccola percentuale di possibilità, si lega ad un fatto …..diciamo pure curioso (per usare un eufemismo), già usato nella giurisprudenza sportiva come linea di difesa e che, in un caso, salvò una famosa atleta. Certo è una forzatura, ma si basa su una ragione scientifica che se suffragata da altre prove e ricerche, può salvare dalla squalifica. Cos’è? Siamo adulti e non credo che il sottoscritto possa essere bannato, se lo spiego. Il nandrolone è la “puttana” degli ormoni, va dappertutto, anche nello sperma di un uomo. Certo, ci va a bassissime concentrazioni, ma possono essere sufficienti alla trasmissione. In poche parole, se un “civile” di sesso maschile, è dedito all’assunzione di steroidi anabolizzanti compreso il nandrolone, perché magari vuol farsi dei bei muscoli, può trasferire, attraverso una fellatio completa di “assunzione” da parte del partner, una flebile concentrazione di metaboliti di quell’ormone. Grosso modo, una quantità per singola fellatio, pari a 1,3 nanogrammi, quindi, per arrivare ad averne nelle urine più di 2, considerando la normale dispersione, ne servono almeno tre, fatte nell’arco delle sei-otto ore, antecedenti l’urina finita nella provetta dell’antidoping. Se la cosa può spiegarsi per una atleta (anche perché è provato che il sesso consumato poco prima della manifestazione sportiva da una donna, dia benefici alla sua prestazione), è perlomeno fantasiosa per un uomo. In poche parole, senza cadere nel volgare, i calciatori trovati nandrolonati, se volessero dimostrare la loro buona fede attraverso questa giustificazione ai limiti dell’irreale, dovrebbero sostenere di aver assunto oralmente sperma maschile per tre volte, nell’arco delle otto ore precedenti il controllo antidoping. Anche se fossero disponibili a “lottare” per questa ipotesi quasi completamente assurda, dovrebbero poi portare il “donatore” a controprova, con relativa analisi del suo sperma. Che percentuale può avere questa giustificazione? Diciamo una su un milione. E se questi giocatori fossero stati con donne nandrolonate e culturiste? Beh, allora la loro lingua deve aver fatto da “cucchiaio”, ad almeno quindici esplosioni di piacere della loro partner, nell’arco delle fatidiche otto ore! Di solito prima della partita sono in ritiro…… In ogni caso, anche qui, dovrebbero portare la “donatrice mezzo ninfomane” a controprova, con relativa analisi del suo liquido. Insomma, se anche la fellatio ha salvato una atleta dalla squalifica, e pur considerando la percentuale impressionante di omosessuali fra i calciatori, questa strada appare degna del mondo dei ridicoli. Infine una battuta. Chi di voi mi proponeva sanzioni severissime, all'atleta e alla società di appartenenza (la famosa responsabilità oggettiva), mi trova d’accordo. Non esiste un calciatore che si dopi volontariamente, non perché non vuole, ma perché non ne ha la minima capacità. Volendolo fare, andrebbe dai medici sportivi (buoni quelli!), i quali, dovrebbero per forza di cose rapportarsi col medico sociale e la società complessivamente. Sono quindi i club a propinare il doping e sono loro che devono pagare, in maniera esemplarmente grave. Loro, ed i medici sociali, in misura doppia rispetto ai calciatori. Se si vuole fare pulizia nel calcio, questa è la strada più convincente, anche se è pressoché impossibile, perché in Italia, portare questo sport-ex sport, alla ragione, è come chiedere ad una montagna di diventare un lago. Morris

 

[Modificato il 16/11/2004 alle 23:56 by Morris]


Morris - 17/11/2004 alle 00:04

[i] [b]Infine, a conclusione di questo specchietto che parte da lontano....voglio dire qualcosa che si orienta sul mondo di quegli integratori, di cui tanto si parla....La sostanza in questione, fa parte di questa classificazione, ma in origine la si vedeva come nuovo ed importante....motore di riserva [/b] [/i] [b]Si chiama Tribulus Terrestris, ma non è Ceruti......[/b] Voglio portare un ulteriore contributo, nato e deciso dopo aver ascoltato alcuni riporti sulle dichiarazioni, circa il nandrolone, da parte di atleti (ovviamente consigliati all’uopo o addirittura indottrinati), in particolare calciatori, trovati positivi alla sostanza citata, o altre similari. Secondo costoro, la "colpa" della non negatività, era da addossare ad un integratore che non risulta fra le sostanze classificate dal CIO come dopanti. E così, nel vasto e contraddittorio mondo degli integratori, spesso vere e proprie stupidaggini alla lunga dannose, altre volte dalla funzione positiva nel presente, ma dall’incerto impatto sul futuro, altre ancora da considerarsi come un’anticamere del doping, facciamo la conoscenza del TT. Non si tratta della sigla di Tanto Tonti, o del Turist Trophy, bensì del Tribulus Terrestris, ma non è Ceruti. Che cos’è? E’ una pianta che cresce in talune zone con clima temperato e in altre aree, stavolta tropicali, appartenente alla famiglia delle Zigophylacee, i cui estratti vengono impiegati nella medicina tradizionale indiana, turca e cinese. L’uso medico del TT, in quei paesi, è molteplice: come antisettico, antinfiammatorio generico, diuretico, come sostegno alle funzioni del fegato, del sistema cardiovascolare e dei reni, nonché come stimolatore dell’umore. La composizione degli estratti si caratterizza nella presenza di un gran numero di “saponine”, ovvero di glicosidi steroidei. Queste poliedriche molecole, agiscono spesso sulla muscolatura liscia, portando in dote effetti antispastici e dilatativi, soprattutto a carico delle coronarie, quindi in grado di migliorare la circolazione. Ma la proprietà che ha stuzzicato l’uso del TT nello sport, è data dalla spinta che esso esercita sulla sfera ormonale. L’utilizzo delle "saponine" isolate dagli estratti di TT, al fine di combattere i disturbi del desiderio sessuale e della infertilità, trovò un grande fautore nella Bulgaria dell’epoca comunista e fu proprio questo paese a proporre per primo lo screening che condusse alla produzione di un farmaco successivamente assai conosciuto come il Tribestan. La funzione principale di questi, è quella di stimolare la libido nonché incrementare il volume, nell’uomo, dell’eiaculato, portando la concentrazione degli spermatozoi a livelli superiori del 30%, senza per questo disturbare l’equilibrio ormonale. Lo studio delle "saponine" ha poi portato alla scoperta (secondo alcuni ancora non certa), di una loro stimolazione sull'ormone luteinizzante (LH): un fattore prodotto dall'ipofisi e notoriamente propulsore di testosterone, quindi funzionalissimo per lo sport. Questo fatto ha scatenato, come ci si poteva immaginare, il mondo sportivo, fino a rappresentare un'attrattiva commerciale di peso. Le ricerche più recenti, hanno però disilluso le aspettative dei tecnici e degli atleti: sui soggetti trattati con TT e allenati con specifici esercizi di forza per la durata di 8 settimane, le prestazioni non sono migliorate di quel tanto da "giustificarne" l'uso. Tutto ciò, comunque, non ha fermato la commerciabilità del prodotto, il quale si attesta normalmente fra gli integratori più usati. C'è solo una certezza: prodotti come il TT, non ancora testati a sufficienza negli effetti positivi e negativi, si prestano, tanto e bene, come un paravento verso l'uso di tutto quell'altro che, invece, trasforma i motori a spinta umana, da 125 cc a 250 cc. Come dire: "almeno ho forse una scusa se sono beccato positivo....." D'altronde in una società machiavellica come la nostra....il fine giustifica più di prima i mezzi.....specie negli anni dell'affare: per gli sportivi, quelli olimpici in particolare. Morris


aranciata_bottecchia - 18/11/2004 alle 00:30

Ciao Morris, vorrei porti alcune questioni (ma non è che tu debba saper rispondere per forza, ci mancherebbe). 1) Poichè taluni corridori praticano il "rabbocco" di eritropietina prima di affrontare le gare, ne deduco che l'influenza dell'epo sulla performance diretta è apprezzabile e non trascurabile. Ma sbaglio a dire che questa sostanza è "utile" soprattutto durante la fase di preparazione della stagione, quando il motore è in rodaggio e un'ossigenazione migliore permette di evitare "stress" a muscoli e tessuti? 2) L'assunzione di epo e di ferro come già detto ha lo scopo di portare una quantità maggiore di ossigeno ai muscoli. Ho letto che il volume del consumo massimo d'ossigeno (Vo2max) varia da atleta ad atleta, ed ho letto che tra atleta e atleta varia anche la soglia anaerobica, che può oscillare tra 80% e 90% del Vo2max a seconda del fondo atletico. A questo punto deduco che l'assunzione di epo può essere resa al massimo proficua se l'atleta presta grande attenzione a non varcare la soglia anaerobica. Quando osservo un ciclista "scalatore" piazzare la rasoiata e scappare via con accelerazione bruciante, e sostenere il forcing per alcuni minuti allo scopo di capitalizzare l'azione, altrettanto deduco che quell'atleta sforerà alla grande la soglia anaerobica, fino a toccare per alcuni minuti il Vo2 max (100%) e aumentando vertiginosamente la produzione di acido lattico. Mi chiedo se l'epo, oltre a rendere disponibile più ossigeno, possa anche aumentare il Vo2max. 3) Quando Ferrari predica la religione della frequenza massima di pedalata ha in mente la soglia anaerobica? ovvero l'utilizzo dei rapporti agili ad altissima frequenza ha lo scopo di tenere la prestazione al di sotto della soglia anaerobica? Ma è possibile rimanere al di sotto della soglia anaerobica e allo stesso tempo sviluppare più potenza rispetto alla rasoiata dello scalatore? Quale può essere l'importanza dell'eritropoietina sotto questo punto di vista? Ok, ogni illuminazione o correzione sarà ben accetta. Ciao


Morris - 18/11/2004 alle 03:34

[quote] Ciao Morris, vorrei porti alcune questioni (ma non è che tu debba saper rispondere per forza, ci mancherebbe). [/quote] Ci provo. [quote]1) Poichè taluni corridori praticano il "rabbocco" di eritropietina prima di affrontare le gare, ne deduco che l'influenza dell'epo sulla performance diretta è apprezzabile e non trascurabile. Ma sbaglio a dire che questa sostanza è "utile" soprattutto durante la fase di preparazione della stagione, quando il motore è in rodaggio e un'ossigenazione migliore permette di evitare "stress" a muscoli e tessuti? [/quote] Questa sostanza è utile sempre, tanto più se i muscoli dell’atleta e il suo motore, sono stati maggiorati dall’uso di ormonici (dallo per scontato). La maggior ossigenazione, oltre ad evitare lo stess a muscoli e tessuti, rende lucidità pure mentale, perché è provato che lo sforzo annebbia anche le reattività comprensive e neurologiche. E’ pur vero però, che un uso prolungato di EPO, aumenta i rischi degli effetti collaterali che conosciamo, perciò si usa una stratagemma diverso: L’eritropoietina viene usata particolarmente a ridosso delle gare-obiettivo, mentre il motore maggiorato dalle altre “cure” (con ormonici in particolare), sottoponendo l’atleta ad un maggior carico di dolore (soprattutto negli allenamenti lontani dalle gare), viene “equilibrato” o aiutato con l’uso di stimolanti che alzano la soglia del dolore. Poi, al fine di recuperare, si usa l’ACTH, l’ormone corticotropo, il quale stimolando le ghiandole surrenali a produrre ormoni glucocorticoidi, aiuta a mantenere l’equilibrio idrico e metabolico. Questo ormone viene usato anche in tempi di gare, specie quando sono ravvicinate, o nelle corse a tappe. [quote]2) L'assunzione di epo e di ferro come già detto ha lo scopo di portare una quantità maggiore di ossigeno ai muscoli. Ho letto che il volume del consumo massimo d'ossigeno (Vo2max) varia da atleta ad atleta, ed ho letto che tra atleta e atleta varia anche la soglia anaerobica, che può oscillare tra 80% e 90% del Vo2max a seconda del fondo atletico. A questo punto deduco che l'assunzione di epo può essere resa al massimo proficua se l'atleta presta grande attenzione a non varcare la soglia anaerobica. Quando osservo un ciclista "scalatore" piazzare la rasoiata e scappare via con accelerazione bruciante, e sostenere il forcing per alcuni minuti allo scopo di capitalizzare l'azione, altrettanto deduco che quell'atleta sforerà alla grande la soglia anaerobica, fino a toccare per alcuni minuti il Vo2 max (100%) e aumentando vertiginosamente la produzione di acido lattico. Mi chiedo se l'epo, oltre a rendere disponibile più ossigeno, possa anche aumentare il Vo2max. [/quote] E’ vero, la soglia anaerobica varia da atleta ad atleta, ma è anche vero che se modifichi il tuo equilibrio originario, con un potenziamento chimico contemplante azioni, sia sul sangue che sui muscoli, essa può variare in meglio, nel senso che si alza, concedendoti un’estensione del pianeta aerobico, ed un minor bisogno di lavorare in lattacido. L’EPO da sola spinge ad alzarti la soglia, perché il tuo organismo assume una resistenza maggiore creando nell’osservatore una evidente visibilità. Quando vedi un atleta che dovrebbe essere sotto sforzo massimo, probabilmente in fase anaerobica, tenere un volto come una sfinge, puoi sospettare un alzamento indotto della fascia aerobica. Se ti ripassi certi volti che hai visto negli ultimi quindici anni, i tuoi sospetti si dischiuderanno in certezze, le quali, pur non avendo valore giuridico, parlano con un linguaggio di esemplari chiarezze….. Lo scalatore, è il più penalizzato dal doping moderno, perché la sua capacità naturale di permanere in fase anaerobica, e quella emoglobina (quindi anche un ematocrito in proporzione) tendenzialmente più proficua, vengono rese molto meno letali, nell’incontro con atleti che si sono modificati, in estensione, il pianeta aerobico. In altre parole, l’EPO, serve principalmente a questo: aiutare, certo sempre con un fisico ben allenato, a rendere sottile la fascia anaerobica. La rasoiata dello scalatore è meno pungente, ed il recupero da dietro, è assai più possibile. Attenzione, la riduzione del pianeta anaerobico, attraverso la “cura” dopante trainata dall’EPO, avviene dal basso (cioè dall’aerobico) e provoca pure uno sfruttamento maggiore delle potenzialità umane nel dipanarsi in lattacido, proprio perché l’eritropoietina dona un innalzamento del volume massimo del consumo d’ossigeno, non forte, ma evidente. Le tue deduzioni sono reali. Non è dunque un caso se con l’arrivo del doping cosiddetto scientifico, sono spariti gli scalatori capaci di fare il “buco” tangibile, Pantani a parte, e questo rende Marco ancor più fenomenale. Vedere dei fisici superiori per altezza e peso a Merckx, andare come dei treni in salita, rappresenta un’altra faccia della medesima medaglia. [quote]3) Quando Ferrari predica la religione della frequenza massima di pedalata ha in mente la soglia anaerobica? ovvero l'utilizzo dei rapporti agili ad altissima frequenza ha lo scopo di tenere la prestazione al di sotto della soglia anaerobica? Ma è possibile rimanere al di sotto della soglia anaerobica e allo stesso tempo sviluppare più potenza rispetto alla rasoiata dello scalatore? Quale può essere l'importanza dell'eritropoietina sotto questo punto di vista? [/quote] Eccola qua la nostra cara burletta. Vorrei vedere il santone allenare senza chimica! Certo che ha in mente i contenuti dei tuoi due primi interrogativi, ma non dice tutto. Queste sono solo conseguenza del motore artefatto. Se sei naturale, con specifico allenamento, puoi aumentare la frequenza di pedalata restando nell’aerobico, ma le risultanze, pur essendo significative, non arriverebbero mai alle famose 100 pedalate, nemmeno se sei agile di natura. Tutto ciò avviene se ti sei allargato enormemente il motore, se hai migliorato la potenza muscolare e hai un’ossigenazione di cilindrata maggiore. In altre parole, esalti il lavoro d’agilità e la tutela complessiva ad essa siamese. L’eritropoietina è la componente migliore, ma non l’unica, perché l’intero impianto di ormoni, e qui spicca anche il nandrolone, aiutano ad allargare, come ho detto sopra, il pianeta aerobico e possono persino sviluppare, in questa fascia, una potenza superiore ad uno scalatore in lattacido, anche perché, alla salita, i due motori sono giunti a diverse misure di sforzo. In altre parole, è probabile, o quasi certo, che lo scalatore sia stato sottoposto prima a degli sforzi ai limiti, mentre il passista artefatto, attraverso l’estensione della fascia aerobica, è rimasto tranquillamente a tre quarti. Sulla salita, il grimpeur sarà meno efficace e il passista, freschissimo, vedrà esaltato il suo status di efficacia dall’uso dei rapporti agili. Per tutti questi motivi, escluso Pantani che era un fenomeno come diceva lo stesso Miguelon Indurain (uno, per intenderci, più forte di suo, rispetto a Santo Lance), molti scalatori fanno lo “scattino”, prendono qualche decina di metri, ma non di più e vengono risucchiati per poi andare loro stessi in difficoltà. L’aumento naturale dei regimi di pedalata a parità di frequenza cardiaca e di posizione nel diagramma della fascia aerobica, attraverso uno specifico allenamento, può portarti ad una tangibilità, pari ad un “massimo” del 15-16%; se è superiore, significa che c’è qualcosa di innaturale. Un po’ come quelli che vanno in palestra in condizioni di normalità atletica (da atleti intendo, non da profani e sedentari) e, in un anno, mettono assieme 7-10 kg di muscoli in più. Ti diranno che non han preso ormoni, ed e vero spesso, ma se li torchi un pochino, ammetteranno l’uso di creatina e aminoacidi ramificati, ovvero sostanze non considerate doping, ma alla lunga con potere anabolizzante. Volendo essere realistici, “integratori” dai poteri ergogenici superiori agli stimolanti dei ciclisti fino al 1975-77. Un atleta con la palestra, senza prendere nulla, come mi disse il Prof. Vittori, al massimo, se è facile alla muscolazione, mette assieme 3,5 chili. Il “segreto dell’acqua calda” dunque, non sta nell’allenamento per aumentare la frequenza di pedalata, ma nell’aver stimolato il motore ad ottenerla con grande tangibilità. Carissimo Bottecchia, del ciclismo della tua Aranciata.....è rimasto solo il colore...creato dai coloranti..... purtroppo! Spero di essere stato all’altezza. Un abbraccio! Morris


Pirata x sempre - 18/11/2004 alle 15:56

nn si puo'dire che dopo aver letto tutte queste tanto terribili quanto preziose notizie nn se ne esca piu'disillusi... cmq anche io volevo porti alcune domande caro morris: parlando del calcio citi nel 2001 l'esempio degli allora prossimi mondiali com il vero drammatico epicentro di tutti gli studi e tutte le metodologie medico-farmaceutiche che gravitano attorno al calcio;volevo chiederti col senno di poi cosa dire dello spoporzionato atletismo mostrato dai coreani a quel mondiale? inoltre volevo che mi illuminassi un po'sulla storia tanto oscura quanto tragica che racchiude la belissima florence griffith;cercando su internet ho trovato poco su di lei se nn che da onesta atleta e nulla piu',dopo essersi ritirata si convinse a tornare anche perche'forte di una partita di ormnone delle scimmie che lei assunse e che la porto'a tali,sconcentarti risultati:10.49 ai trials americani,solo 5centesimi in piu'col sorriso sulle labbra un mese dopo a seul etc.,risultati sensazionali e mai piu'avvicinati,ma che misero a rischio il suo futuro nn solo da atleta ma anche nella vita e che la constrinsero al ritiro pochi mesi dopo ma che poi,si dice anche perche'fu una partita avarata quella di ormoni da lei assunti,la portarono 10 anni dopo alla morte,in circostante fisiche sospette! ed infine il"giallo"sul probenecid di garzelli che se come ho ben capito rientra in quei prodotti"espansori"che si usano per camuffare altre sostanze? ti ringrazio ed aspetto una tua risposta ben cosciente che sara'a dir poco esuastiva ed illuminante...


aranciata_bottecchia - 18/11/2004 alle 18:29

Morris super! vorrei dirti che sei un mito, ma immagino che non ti piacerebbe ricevere lo stesso appellativo del dottor Lamborghini, allora vada per immenso. A me piace abbastanza il rugby, anche perchè ci ho giocato un paio d'anni, ma dopo le tue parole continuano a tornarmi in mente le muscolature da culturista che esibivano i giocatori neozelandesi che hanno strapazzato l'italia (dignitosissima) l'altro sabato. Neozelandesi tecnicamente superbi e spettacolari, in ogni caso. Aspettando le risposte su coreani, probenecid e ormoni delle scimmie (:D grande Pirata! ), vorrei tornare un momento sulla questione EPO. Dunque l'eritropoietina rivestirebbe un ruolo secondario se non marginale nell'opera di costruzione del "motore truccato", ma si rivelerebbe comburente indispensabile perchè la macchina umana alterata ottenga durante la gara i risultati prefissati. Non a caso nel sito 53x12 il dottor Porsche si prodiga per convincermi che è normalissimo trovare in natura salti consistenti del valore di ematocrito (non parlo di valori alti ma di escursione dei valori). A costui non importa che ci siano atleti che possono presentare valori prossimi al 52% con oscillazioni che rientrano nella norma dell'esperienza scientifica, no, costui vuol fare accettare che un atleta oggi possa presentare un 38% e domani un 49%. Anche i diari clinici andrebbero in malora se passasse quest'idea. Il dottor Porsche stà difendendo l'epo? Per contro i cari vecchi anabolizzanti, seguendo il ragionamento, avrebbero un ruolo pari o superiore alla epo, sarebbero la conditio sine qua non, ovvero senza di essi l'uso di epo perde buona parte dell'efficacia (e viceversa), al contrario di quanto propagandato dall'ignoranza della televisione, che ha conferito alla parolina epo il valore di non plus ultra del doping. Io stesso sono stato plagiato, ero convinto che gli anabolizzanti agissero quasi esclusivamente sulla potenza, con beneficii secondari sulla resistenza, dominio esclusivo della famigerata epo (che migliora la qualità della vita delle persone affette da leucemia e insufficienza renale). L'importanza di testosterone e affini aggrava se possibile l'idea che mi ero fatto di Armstrong, essendo impresa difficile affermare quali debbano essere le concentrazioni di ormoni in un uomo che avesse subito il suo trattamento. Avrebbe mai potuto l'UCI metterlo fuori gioco e rischiare un procedimento penale con richiesta di risarcimento per decine di milioni di dollari, qualora una delle tante università americane del piffero avesse acclamato che da una ricerca si evince che non è possibile stabilire quale debba essere la concentrazione di testosterone presente nel sangue di un monopalla?


aranciata_bottecchia - 18/11/2004 alle 18:45

E ancòra, se uno "scalatore" costruisse la propria muscolatura con anabolizzanti e affini, l'aumento della potenza e della resistenza compenserebbero lo svantaggio dell'incremento del peso corporeo? Quanto guadagnerebbe a cronometro e quanto perderebbe in salita uno scalatore? Per quale motivo un golosone di epo come Virenque (per sua stessa ammissione), dopo lo scandalo festina, è stato capace di ottenere comunque risultati prestigiosi? Si può dire che il legame del francese con gli anabolizzanti fosse debole se non del tutto nullo? Di conseguenza presumo che le performances di Virenque, senza più eritropoietina, fossero inferiori ma non lontane da quelle del Virenque dopato. Presumo allora che, avendo per natura lo scalatore una maggiore capacità di affrontare la sfera anaerobica, ed avendo vantaggio dubbio o nullo nell'assunzione di anabolizzanti, la prestazione dello scalatore per quanto truccata sia più vicina alla verità di quanto lo sia quella del passista (truccato). Intendiamoci Morris, le mie sono riflessioni pleonastiche, le risposte ci sono già nei tuoi post precedenti.


Pirata x sempre - 18/11/2004 alle 18:53

infatti se ho ben capito morris affermava proprio questo riguardo ai minori vantaggi di uno scalatore nell'assunzione di epo! cmq virenque dopo l'affaire festina ha perso piu'di qualche chilo e soprattutto nn e'stato piu'in grado di esser competitivo a cronometro e nel recupero per le tre settimane...insomma seppur rimanendo un ottimo corridore,e mascherando il tutto con un grande temperamento spesso alla base delle sue vittorie,la regressione naturale c'e'stata eccome!


aranciata_bottecchia - 18/11/2004 alle 18:59

Infine, se la combinazione prima ormoni-poi epo è il segreto con cui i passistoni soprattutto taroccano e umiliano tante corse, perchè non ricorrere a provvedimenti tanto semplici da sembrare banali? Perchè non moderare la quantità di kilometri a cronometro nei grandi giri? Perchè non moderare la presenza di salite che permettono di tenere le chiappe sul sellino? Perchè non rendere obbligatoria per regolamento la presenza di colli micidiali (come angliru e mortirolo) in più tappe? Perchè non vietare sulla bicicletta i rapporti più agili? non permetterebbe di stroncare sul nascere teorie balzane e tarocche come quelle del dottor 53x12? Potremmo anche rivivere leggende come quelle di René Pottier che sul ballon d'alsace fu l'unico capace di scollinare senza mai poggiare il piede a terra, entrando nella leggenda. Di sicuro Ciccio Ullrich mi inviterà alla sua festa. So già che Lance, M.F., Bjarne e qualcuno di questo forum, sghignazzeranno divertiti.


Morris - 23/11/2004 alle 03:46

[quote]parlando del calcio citi nel 2001 l'esempio degli allora prossimi mondiali com il vero drammatico epicentro di tutti gli studi e tutte le metodologie medico-farmaceutiche che gravitano attorno al calcio;volevo chiederti col senno di poi cosa dire dello spoporzionato atletismo mostrato dai coreani a quel mondiale? [/quote] Il doping, caro Pirata, è sempre proporzionale ai soldi. Il calcio è l’università del doping, proprio per le sue poliedriche specificità, nella consumazione del fatto agonistico. I mondiali di questo ex sport, sono sempre stati un palcoscenico eccezionale per gli stregoni. Prima di tutto per un aspetto: si consumano in un mese, dopo una stagione logorante. I controlli antidoping nei mondiali di calcio, sono solo serviti per una vendetta politica verso Maradona, per il resto, almeno fino agli ultimi di Corea e Giappone, si sono consumati in una burletta….anche pericolosa. All’uopo, non si dimentichi mai Francia ’98, con l’attacco epilettico di origine “strana” di Ronaldo, poco prima della finalissima. La Corea? Che dire, è meglio amaramente ridere, piuttosto che fare delle disamine su provette messe nelle fogne di Seoul, o più probabilmente, cancellate nelle risultanze possibili, coi tanti balzelli che ci sono. E poi, non dimentichiamo, allora si guardava solo le urine. Come dire: ti regalo una prateria e corri….. I coreani non si sono più ripetuti, ed il loro allenatore, guarda caso olandese, è ritornato ai suoi valori….nell’oceano della mediocrità del calcio ….del suo paese…. [quote]inoltre volevo che mi illuminassi un po'sulla storia tanto oscura quanto tragica che racchiude la belissima florence griffith;cercando su internet ho trovato poco su di lei se nn che da onesta atleta e nulla piu',dopo essersi ritirata si convinse a tornare anche perche'forte di una partita di ormnone delle scimmie che lei assunse e che la porto'a tali,sconcentarti risultati:10.49 ai trials americani,solo 5centesimi in piu'col sorriso sulle labbra un mese dopo a seul etc.,risultati sensazionali e mai piu'avvicinati,ma che misero a rischio il suo futuro nn solo da atleta ma anche nella vita e che la constrinsero al ritiro pochi mesi dopo ma che poi,si dice anche perche'fu una partita avarata quella di ormoni da lei assunti,la portarono 10 anni dopo alla morte,in circostante fisiche sospette! [/quote] Florence Griffith era una bellissima ragazza (di madre irlandese e di un padre di colore, con origini indiane), aveva un fisico perfetto, ed una sessualità fatale. Era anche una brava atleta, una delle migliori. Per lei parlavano i piazzamenti internazionali ed olimpici, ma non la migliore. Nel 1984 ai Giochi di Los Angeles, quando ancora il fiore della sua bellezza non aveva trovato ingigantimenti muscolari, oltre che per la civetteria di unghie alla Gail Devers (fu Florence ad inventare questa “trovata”), sapendo di essere attraente come poche, fece di tutto per farsi notare anche nella velocità, conquistando un grandissimo argento (dietro un’altra scolpita e stupenda donna, Valerie Brisco Hooks), dopo aver vinto i Trials, fra l’altro. Alle risultanze di nota, anche ai Mondiali fu fortissima (2a sui 200 a Roma ’87, dietro Silke Gladish, una delle tre della pipì pulita custodita nella vagina), aggraziò gli sguardi maschili con delle sculettate da modella. Altra invenzione targata “Flo”, la tuta integrale per velocisti, poi usata oltre che da lei, anche dall’aborigena australiana Cathy Freeman nel suo vittorioso e storico successo a Sydney, sui 400. Insomma Florence era un personaggio che si votò, nel 1987, alla nuova dottrina della seconda generazione degli ormoni, aventi un leader ancor oggi riconosciuto e incontrollabile, checché ne dica il CIO: il growth hormone, o GH, o somatotropina. Effettivamente, ai suoi tempi, questo ormone rivoluzionario, veniva estratto dagli animali, quindi il riferimento alla scimmia da parte di Flo, non era poi così astruso…. [img] http://www.sapere.it/tc/img/Sport/Doping/griffith.jpg[/img] E’ chiaro che i suoi tempi sui 100 e sui 200, nello stellare 1988, più che le vittorie olimpiche (in fondo era da sei-sette anni una delle più forti), fecero gridare a quel che sappiamo. La sua trasformazione fisica poi, ne era una prova, anche se non ufficiale. Ed era altrettanto chiaro che, all’indomani di Seoul, chiudesse l’attività. Diventò così subito madre di una bimba (le donne atlete che si sottopongono a certe pratiche, devono far presto, altrimenti, oltre a non risultare facili alla gravidanza, i rischi di un handicap per il piccolo diventano enormi) e poi accolse l’invito di Clinton, divenendo, di fatto, Ministro dello Sport. Nel frattempo, aveva trovato modo di curare il design degli Indiana Pacers, il team della NBA di cui era tifosissima. La sua morte per arresto cardiaco, nel ’98, per molti…. ha suonato come un campanello d’allarme. C’è chi addirittura parlò di sindrome da “Mucca pazza”, ma la realtà, probabilmente, non si discosta da una certezza: il GH ingrossa gli organi compreso il cuore ovviamente, ed aumenta in maniera spaventosa i problemi cardiaci degli atleti dediti all’uso di questo ormone. Non è un caso, se molti calciatori stanno vivendo questa paura, ed anche per i nuotatori, l’avvenire, non si annuncia proprio …..prospero. [quote] ed infine il"giallo"sul probenecid di garzelli che se come ho ben capito rientra in quei prodotti"espansori"che si usano per camuffare altre sostanze?[/quote] Nella farmacologia, ci sono prodotti che hanno il potere di cancellare o confondere la sostanza dopante. Alcuni, sono stati scoperti per caso e chissà quanti altri ve ne sono. In fondo, è chimica che si proietta su altra chimica, quindi…. I diuretici, ai quali appartiene il Probenecid, consentono di diluire la concentrazione urinaria, oppure accelerare l’eliminazione di alcuni composti non ortodossi con le tabelle del CIO. Il Probenecid ha pure molte altre facoltà di cura, soprattutto sulle disfunzioni metaboliche. In ogni caso, è il diuretico più efficace per mascherare o favorire, la maggiore eliminazione urinaria di alcuni analgesici e dei ketosteroidi, ovvero anticamere palpabili di doping molto pesante. La rapida eliminazione urinaria di tali composti, preclude la rilevazione ematica e urinaria da parte dei controlli antidoping a fine gara. Alla Mapei, nonostante l’ammirevole campagna e gli intenti di Squinzi, il doping era uno specchietto stuzzicante ugualmente e poteva coinvolgere, anche i collaboratori di un uomo che, il ciclismo, pare abbia perduto troppo prematuramente. Ciao grandissimo Pirata!


Morris - 23/11/2004 alle 04:10

[quote] Morris super! vorrei dirti che sei un mito, ma immagino che non ti piacerebbe ricevere lo stesso appellativo del dottor Lamborghini, allora vada per immenso. A me piace abbastanza il rugby, anche perchè ci ho giocato un paio d'anni, ma dopo le tue parole continuano a tornarmi in mente le muscolature da culturista che esibivano i giocatori neozelandesi che hanno strapazzato l'italia (dignitosissima) l'altro sabato. Neozelandesi tecnicamente superbi e spettacolari, in ogni caso. Aspettando le risposte su coreani, probenecid e ormoni delle scimmie ( grande Pirata! ), vorrei tornare un momento sulla questione EPO. [/quote] Caspita Aranciata, dopo aver letto che tu ami il rugby, se prima per me eri un marziano, adesso sei di Andromeda!!! Il rugby per il sottoscritto è lo sport di squadra per eccellenza, ed andrebbe insegnato nelle scuole, ma il discorso sarebbe lunghissimo. Ovviamente come tutto lo sport, anche questo nobile gioco si è fatto sfregiare dal doping e l’uso di ormoni classici, qui, spesso è di casa. Non essendo uno sport olimpico, tra l’altro, può sovente godere ancora, di controlli antidoping più faciloni. In ogni caso, anche le muscolature rugbistiche sono una dimostrazione di quanto sia orizzontale il flagello della chimica…. Per questo darei dei calci nel sedere a Ceruti: non si elimina il problema sputtanando il proprio sport, come l’unico eretico, dando agli altri la sponda del distinguo e della verginità. Il problema è sociale e dire....che i panni sporchi si lavano in famiglia, oltre che stupido, è anche un modo per non cambiare nulla dell’impatto di questo flagello sulla società. Fossi stato al posto dell’uomo di Crema, sarei stato ancor più cattivo nell’antidoping, ma avrei cominciato ad accusare le porcherie di tutti, anche a costo di mettere in crisi il Coni, o farmi tirare un colpo di pistola dai colleghi di altre Federazioni. [img]Dunque l'eritropoietina rivestirebbe un ruolo secondario se non marginale nell'opera di costruzione del "motore truccato", ma si rivelerebbe comburente indispensabile perchè la macchina umana alterata ottenga durante la gara i risultati prefissati. Non a caso nel sito 53x12 il dottor Porsche si prodiga per convincermi che è normalissimo trovare in natura salti consistenti del valore di ematocrito (non parlo di valori alti ma di escursione dei valori). A costui non importa che ci siano atleti che possono presentare valori prossimi al 52% con oscillazioni che rientrano nella norma dell'esperienza scientifica, no, costui vuol fare accettare che un atleta oggi possa presentare un 38% e domani un 49%. Anche i diari clinici andrebbero in malora se passasse quest'idea. Il dottor Porsche stà difendendo l'epo? [/img] Bèh, l’EPO non è il “massantissima” dipinto dai media, arrivati a discutere di doping solo all’ultimo momento e senza convinzioni. Diciamo che hanno imparato bene la sigla e, come tutti i ritornelli semplici, usano quella sigla come panacea di…..tutte le spiegazioni. Oddio, l’eritropietina è comunque fondamentale. Un confronto che gli anni mi han insegnato efficacissimo per spiegare quanto conti l’EPO, mi fa dire che è come il telaio e la componentistica di una Formula Uno. Un grande motore, non vince se non c’è il resto e, questi, non vincerebbe senza motore. Per quanto riguarda le tesi di mister Porsche, potrei dire che sono singolari, perché è vero che l’ematocrito è ballerino ma a piccole entità. Ed è anche vero che il rilevamento cambia a seconda della posizione di chi si sottopone a prelievo, alla posizione del laccio, all’ago che si usa, alla condizione psicologica dell’analizzato e altro, ma non con sbalzi di 11 punti. Si può andare in altura, dormire in camere ipobariche ecc. e riscontrare valori rialzati, per poi annotare una loro ridiscesa, ma variazioni di undici punti percentuali, proprio no! Questo signore vada ad un Congresso mondiale di medicina a dirlo..... Qualcuno, ascoltandolo, potrebbe avere un sussulto....e pensare di trovarsi ad uno spettacolo di Beppe Grillo….. ;):)Diciamo pure che il signore sta cercando di tramutarsi nel Taormina dell’Epo...... ;) [quote] Per contro i cari vecchi anabolizzanti, seguendo il ragionamento, avrebbero un ruolo pari o superiore alla epo, sarebbero la conditio sine qua non, ovvero senza di essi l'uso di epo perde buona parte dell'efficacia (e viceversa), al contrario di quanto propagandato dall'ignoranza della televisione, che ha conferito alla parolina epo il valore di non plus ultra del doping. Io stesso sono stato plagiato, ero convinto che gli anabolizzanti agissero quasi esclusivamente sulla potenza, con beneficii secondari sulla resistenza, dominio esclusivo della famigerata epo (che migliora la qualità della vita delle persone affette da leucemia e insufficienza renale). [/quote] I vecchi anabolizzanti, tipo stanazololo (quello di Ben Johnson), lavoravano solo sulla potenza. Ma poi, il GH e il recente THG, ci hanno fatto vedere funzioni incredibili, singolarmente non inferiori all’Epo. Il tutto però, va visto su un quadrante più complessivo, senza dimenticare l’ACTH, l’ormone corticotropo, che agisce sul recupero e il nandrolone, anch’esso efficace su più direzioni. [quote] L'importanza di testosterone e affini aggrava se possibile l'idea che mi ero fatto di Armstrong, essendo impresa difficile affermare quali debbano essere le concentrazioni di ormoni in un uomo che avesse subito il suo trattamento. Avrebbe mai potuto l'UCI metterlo fuori gioco e rischiare un procedimento penale con richiesta di risarcimento per decine di milioni di dollari, qualora una delle tante università americane del piffero avesse acclamato che da una ricerca si evince che non è possibile stabilire quale debba essere la concentrazione di testosterone presente nel sangue di un monopalla? [/quote] La magistratura americana difende il business, altrimenti casi come quello di Butch Reynolds, non sarebbero mai nati. Che l’UCI si genufletta di fronte ad Armstrong, può essere un sospetto dettato da una certa logica, vista la cittadinanza di quel corridore. Ed è un ragionamento razionale, ma al momento e solo un’ipotesi. Certo che se chi sospetta, dovesse trovarsi di fronte all’incazzatura degli svizzero-olandesi (perché l’UCI ha questa doppia cittadinanza ormai…), il paventare, diverrebbe la certezza dell’intelligenza. Anche se non sempre l’intelligenza trova la prova dei tribunali: da Hamurabi ad oggi, è sempre stato così. Carissimo, risponderti sulla concentrazione di testosterone di un essere di sesso maschile con un solo testicolo è stimolante, ma, nel contempo, aprirebbe una serie di derivazioni infinite che, vista la piega dei tempi, è meglio scansare al momento. Voglio solo dirti, e sei troppo intelligente per non capire, quanto anche questa sia una risposta.....Ai tempi dell’ammissione degli androgeni e dei “trans” alle Olimpiadi, sei mesi fa, mi venne in mente di fare uno studio-dossier sulla storia di questa difficile e rara (oggi di meno) condizione, al cospetto delle risultanze sportive. In passato, androgeni han vinto Olimpiadi ecc., addirittura qualcuno con tanto di pene e palle perfettamente funzionanti. Altri, hanno vinto da donne, con tanto di vagina e poi son diventati padri naturali ecc. Pensa, che la cosa mi incuriosiva da 30 anni e forse più: dall’epoca in cui scoprii che la vincitrice della discesa libera ai mondiali di sci di Portillo in Cile nel 1966, aveva cambiato sesso, o meglio era sempre stato un maschio, pur coi gioielli indiscreti di .....Diderot. Bene, salutai la decisione del CIO nella primavera scorsa, come un atto di chiarezza. Poi, mi son chiesto che razza di intrecci e casini sarebbero venuti a galla per le considerazioni sull’equilibrio ormonale e, soprattutto, sui livelli delle concentrazioni di testosterone. Ho pensato e mi son chiesto, alla luce di taluni benefici che hanno le atlete dopo il parto, o un semplice aborto (quante sono le atlete che han praticato questa porcheria di doping criminale?), che razza di caos ulteriore s’andava a mettere per......cambiare poco nella sostanza.....ma molto nella facciata. Un vecchio allenatore di calcio, mi diceva, venti anni prima di Fascetti, che non c’è niente di meglio per vincere......che la confusione organizzata....... Ciao grandissimo Aranciata! P.S. Sul resto risponderò domani, perchè adesso, sono proprio lucido... solo ad andare a letto Morris


marc - 23/11/2004 alle 10:41

Non sono assolutamente informato come Morris (sarebbe impossibile......), ma i miei sospetti erano e sono (vedi i miei post passati)tali e quali.....!


Pirata x sempre - 23/11/2004 alle 15:44

grazie grande morris,grazie per arricchire con ogni tua frase il mio bagaglio di conoscenza e per rispondere in modo cosi completo a quelli che prima di conoscerti mi apparivano come oscuri misteri,spero che quando avrai tempo continuerai ad darci il privilegio di condivedere le tue numerose esperienze con tutti noi assetati di conoscenza,a maggior ragione se cosi incredibilmente qualificata! in particolare condivido il fascino per quell'incredibile impresa di tommie smith a messico nel'68 e quel suo pugno alzato in segno di protesta,in particolare dopo averlo visto,ormai vecchio,insegnare ad un campione in erba come il"nostro"howe-besozzi la tecnica sui 200metri,fondamentale per sfruttare al massimo le proprie potenzialita' e che permisero a lui quell'incredibile rush all'uscita dalla curva che gli valse l'oro e se nn sbaglio l'attuale record del mondo...un'emozione grandissima per chi e'tanto affascinato dall'atletica quanto purtroppo si sente spesso tradito dai suoi protagonisti! come interpreti in quella stessa olimpiade l'incredibile balzo di bob beamon,che frantumo'il record di ben 60cm e che fino a pochi anni prima era di proprieta'del mitico owens nell'indimenticabile olimpiade di berlino'36:un gesto tanto perfetto quanto trasparente? se avrai tempo e voglia di raccontarmi un po'di storie,anche le piu'oscure e segrete di questo bellissimo sport quale e'l'atletica,attendero'i tuoi post con ancora maggior desiderio,ammesso che cio'sia possibile! con profonda ammirazione..Pirata!

 

[Modificato il 23/11/2004 alle 15:46 by Pirata x sempre]


Morris - 23/11/2004 alle 19:03

[quote]E ancòra, se uno "scalatore" costruisse la propria muscolatura con anabolizzanti e affini, l'aumento della potenza e della resistenza compenserebbero lo svantaggio dell'incremento del peso corporeo? [/quote] Fra gli ormoni ce ne sono alcuni come il GH, il nandrolone (lo usavano i mezzofondisti dell’atletica) e l’odierno THG, che hanno funzioni ben diverse, da uno stanazololo. Anche l’aumento di peso è correggibile da altre sostanze e non è così vistoso come qualcuno vuol far credere, quando ci si trova di fronte a questi ormoni di....seconda o terza generazione. Anzi, oggi, il GH in particolare, è considerato pure un modellatore di corpi..... [quote]Quanto guadagnerebbe a cronometro e quanto perderebbe in salita uno scalatore? [/quote] Avessi fra le mani uno scalatore di quelli da leggenda, gli direi: "pensa alla salita e non guardare il cronometro, non snaturarti". Sono dell’opinione, non solo sul ciclismo, che sia più importante alzare i valori forti, piuttosto che i deboli, proprio perché il miglioramento di questi ultimi, molto spesso si lega ad un quadro generale di miglior allenamento complessivo e di consapevolezza psicologica (i famosi centri nervosi.....del grande Oberweger). Nel caso specifico della crono a livello ciclistico, lo scalatore, solo con una maggiore concentrazione (specie se dettata dal valore del risultato), soprattutto se la prova è posta nel finale di un grande giro, quando la fatica pesa il quadruplo ed il recupero è fondamentale, può far bene o benissimo anche contro le lancette. Se non fosse stato così, Gaul in particolare, ma anche Bahamontes, quindi scalatori puri, non avrebbero fatto le cronometro importanti che ci riporta la storia. Gaul (un grande del ciclismo, ben oltre i risultati raggiunti), a Chateaulin, nel Tour ’58, in una crono di 46 chilometri non facile, ma nemmeno adatta agli scalatori (ad esempio Bahamontes si beccò dal lussemburghese 3’18"!) vinse battendo il "sire" Anquetil , Josef Planckaert e Brankart, lasciò Bobet e Nencini a oltre due minuti. E si era solo all’ottava tappa, poi, a Digione, su 74 chilometri pianeggianti ed a fine Tour, vinse di nuovo, ad oltre 44 di media (con le "benzine" di allora, le bici normalissime e pesanti, nonché gli asfalti ben poco scorrevoli, una performance valevole i 50 kmh di oggi!). Ribadisco che allora non c’erano Epo ed ormoni e le sole stenamine non modificavano i motori. Bene, anche Pantani nel ’98, seppe andare forte a cronometro, ma se ben guardiamo, sempre nei finali di Giro o Tour, quando il recupero del passistone, magari iper-cambiato, era comunque allo stremo. Anche da qui, un segno dei tempi...... Dirti su due piedi cosa perderebbe uno scalatore con certe pratiche, ti direi da subito...... "il ciclismo dei più nobili".... quelli di cui abbiamo bisogno come il pane, oggi. In termini di risultanze fredde e ciniche, tanto. Ma c’è sempre la correzione chimica possibile.....purtroppo! [quote] Per quale motivo un golosone di epo come Virenque (per sua stessa ammissione), dopo lo scandalo festina, è stato capace di ottenere comunque risultati prestigiosi? Si può dire che il legame del francese con gli anabolizzanti fosse debole se non del tutto nullo? Di conseguenza presumo che le performances di Virenque, senza più eritropoietina, fossero inferiori ma non lontane da quelle del Virenque dopato. Presumo allora che, avendo per natura lo scalatore una maggiore capacità di affrontare la sfera anaerobica, ed avendo vantaggio dubbio o nullo nell'assunzione di anabolizzanti, la prestazione dello scalatore per quanto truccata sia più vicina alla verità di quanto lo sia quella del passista (truccato). Intendiamoci Morris, le mie sono riflessioni pleonastiche, le risposte ci sono già nei tuoi post precedenti. [/quote] Virenque, non è mai stato trovato positivo, come Millar del resto (è bene dirlo, altrimenti, certi “personaggi” costruirebbero romanzi esplicativi della pulizia regolamentare), quindi la sua confessione è stata forzata (ma quanti avrebbero fatto ammissioni in virtù delle fauci della prigione, per le dita nel sedere e per dibattimenti con possibilissime condanne?). Se non c’era la confessione o le dichiarazioni di altri a lui vicini, quanti avrebbero potuto dire che Richard era pieno fino al collo? E lo stesso, non può per caso essere avvenuto anche dopo? Le certezze non le abbiamo. La stessa residenza svizzera non è poi un fatto da prendere con semplicità.... Sicuramente è stato più attento ed il suo motore s’è modificato, restringendosi, ma il Virenque dopo Festina, rispetto a quello di prima, nel complesso e nelle caratteristiche fisiche (divenne molto più sottile), era un corridore diverso. Ha vinto gare importanti, perché è sempre stato un ciclista "di cuore" e, per questo, lo applaudo a scena aperta. Il legame con gli anabolizzanti? Bèh, il GH (vedi le dichiarazioni di Zulle), non si prova e trova con niente, checché ne dica il CIO! Quindi non possiamo dire quanto avesse preso prima, ma nemmeno dopo. Diciamo che Virenque merita il massimo rispetto perché s’è riciclato corridore diverso, ma tangibile, e lo ha fatto con intelligenza e con generosità. Lo scalatore è sempre più vicino alla verità, con o senza Epo. Chi bluffa viene dal basso e dalla vasta gamma di passistoni, mi si permetta, inferiori, e di molto, ai grandi passisti dell’era precedente. Nelle puntate di Graffiti, col tempo, prima o poi, dimostrerò che un Anquetil ed un Baldini con la benzina, le bici e gli asfalti di oggi, farebbero i 53! [quote]Infine, se la combinazione prima ormoni-poi epo è il segreto con cui i passistoni soprattutto taroccano e umiliano tante corse, perchè non ricorrere a provvedimenti tanto semplici da sembrare banali? Perchè non moderare la quantità di kilometri a cronometro nei grandi giri? [/quote] Questo sarebbe auspicabile, se il signor Leblanc, amasse il ciclismo quanto la sua grandeur! [quote]Perchè non moderare la presenza di salite che permettono di tenere le chiappe sul sellino? [/quote] Anche questo sarebbe auspicabile, se il ciclismo capisse fino in fondo, che solo nella sua sofferenza sa costruirsi il terreno per reggere il passo del suo mito, nonché gli odierni grandi confronti a base di auditel con gli altri sport. Le chiappe sul sellino le tenevano anche taluni scalatori, anche se molto minoritari in quanto a numero, l’importante è che la salite si facciano, distribuendole nell’arco delle venti tappe di un grande giro. Sembra una sciocchezza, ma se le fatiche fossero più distribuite, gli artefatti avrebbero più problemi ad arrivare lucidi nel finale..... [quote]Perchè non rendere obbligatoria per regolamento la presenza di colli micidiali (come angliru e mortirolo) in più tappe? [/quote] Senza esagerare troppo, si dovrebbero proporre salite vere. Basterebbe essere romantici e mettere al primo posto il ciclismo, sport per uomini veri e denso di valori come pochi. Ecco allora....certe salite, che il signor Leblanc dovrebbe conoscere (se ha memoria), soprattutto quando si affronta il Massiccio Centrale.... Qui c’è un Puy de Dome che grida vendetta.... [quote]Perchè non vietare sulla bicicletta i rapporti più agili? non permetterebbe di stroncare sul nascere teorie balzane e tarocche come quelle del dottor 53x12? [/quote] No, i rapporti agili sono il bene del ciclismo a tutti i livelli, per preservare il fisico degli atleti, innanzi tutto (una lezione di come si devono usare, ci viene dal furbetto, intelligente ed evoluto, sportivamente parlando, Damiano Cunego, un genietto che farà grandi cose...). Sono le cavolate delle 100 pedalate al minuto che rappresentano comiche derivazioni di un chiasma che si chiama: l’interesse è il mio, mio è l’interesse.....;) [quote]Potremmo anche rivivere leggende come quelle di René Pottier che sul ballon d'alsace fu l'unico capace di scollinare senza mai poggiare il piede a terra, entrando nella leggenda. Di sicuro Ciccio Ullrich mi inviterà alla sua festa. [/quote] Aldilà di tutto, considero Ulrich, più talentuoso di Armstrong...... (lo pensava anche colui che mai dimenticheremo e che tutti piangiamo). Anche andare sul sellino può essere una variabile dello scalatore, minoritaria, ma può essere. Diciamo che i watt costruiti sul cicloergometro e sulla chimica, stanno avendo troppo sopravvento sulla logica sportiva e la morale. Meglio che un ciclista vada da un Insegnante Isef a farsi i programmi, piuttosto che da un dottore. Questi, deve ricordarsi che il suo primo dovere deontologico, è la cura e la prevenzione e.....di fisiologia, nonché di programmi d’allenamento senza additivi e chimica, salvo rare eccezioni, non capisce un tubo. Ad ognuno il suo mestiere...... [quote]So già che Lance, M.F., Bjarne e qualcuno di questo forum, sghignazzeranno divertiti. [/quote] Accostamenti accattivanti...... Carissimo Aranciata, avessi più tempo e meno angosce, con uno come te ed altri qui davvero di nota, mi divertirei assai; tu e loro, lo stesso con me...... Vi voglio bene! W Cicloweb! Morris


Morris - 23/11/2004 alle 19:09

[quote] in particolare condivido il fascino per quell'incredibile impresa di tommie smith a messico nel'68 e quel suo pugno alzato in segno di protesta,in particolare dopo averlo visto,ormai vecchio,insegnare ad un campione in erba come il"nostro"howe-besozzi la tecnica sui 200metri,fondamentale per sfruttare al massimo le proprie potenzialita' e che permisero a lui quell'incredibile rush all'uscita dalla curva che gli valse l'oro e se nn sbaglio l'attuale record del mondo...un'emozione grandissima per chi e'tanto affascinato dall'atletica quanto purtroppo si sente spesso tradito dai suoi protagonisti! come interpreti in quella stessa olimpiade l'incredibile balzo di bob beamon,che frantumo'il record di ben 60cm e che fino a pochi anni prima era di proprieta'del mitico owens nell'indimenticabile olimpiade di berlino'36:un gesto tanto perfetto quanto trasparente? se avrai tempo e voglia di raccontarmi un po'di storie,anche le piu'oscure e segrete di questo bellissimo sport quale e'l'atletica,attendero'i tuoi post con ancora maggior desiderio,ammesso che cio'sia possibile! [/quote] Carissimo Pirata, ringrazio te, come tutti gli altri per l'attenzione che mi prestate. Le tue richieste, finito un lavoro che ho in corso, saranno esaudite con uno specifico post, penso proprio in serata. Un abbraccio! Morris


aranciata_bottecchia - 23/11/2004 alle 23:25

Ciao Morris, la proposta di vietare i rapporti agili era una mezza provocazione in risposta alle provocazioni del dottore che sappiamo. Essendo una provocazione a metà, riconosco che l'altra metà era una pirlata e pago dazio. Ti dirò che contemplando il fenomeno della diffusione del doping ho sempre ricevuto la sensazione che gli atleti pizzicati altro non fossero che degli autentici sfigati, essendo la caccia ai nanogrammi proibiti molto simile alla cerca dell'ago nel pagliaio. Confesso che più volte in passato ho avuto la tentazione di seguire il ciclismo come fanno tanti struzzi, alzando le spalle e limitandomi a venerare gli almanacchi. Qualcuno toglierà mai il nome del "nostro amico" Pollentier dall'albo d'oro del giro d'italia? E Hamilton? qualcuno cancellerà il nome dell'americano dal'albo dei medagliati olimpici? No, e allora anche io in passato sono stato tentato dal genuflettermi davanti ai numeri, accettando tutto per buono, un po' come fanno in texas no? se ti mandano a morte un motivo valido ci sarà, perchè discuterne? Grazie al cielo questo periodo è durato poco e ben presto mi sono appassionato alle vicende umane e alle storie di vita ancor più che a statistiche e cifre crude viziate dall'aleatorietà dei controlli anti-doping. Vicende e storie che peraltro meriterebbero il ruolo di protagoniste anche qualora i cari vecchi numeri fossero sinceri e attendibili, sia chiaro. Ecco perchè il ciclismo mi piace comunque, e mi piace tantissimo. Ma tornando al tema dell'anti-doping, penso che siamo tutti d'accordo nel sostenere che i controlli abbiano un'efficacia molto bassa, bassissima rispetto alla portata del fenomeno che cerca di combattere. Sarebbe questa la strada da seguire per tutelare la salute dell'atleta? spingerlo alla dopa perchè tanto i controlli sono inadeguati o arretrati? Così si cercherebbe di tutelare la salute di quelli che sono anche amici di taluni che scrivono nel forum? Tu stesso, Morris, hai raccontato l'illuminante storia del nandrolone e dei distinguo che meriterebbero di essere fatti davanti ai risultati delle analisi. In altre parole mi chiedo se nella lotta al doping, soprattutto per la tutela della salute, non sarebbe talvolta proficuo stabilire che cosa si dovrebbe rigorosamente e obbligatoriamente trovare nel corpo di un atleta piuttosto che non intestardirsi nella ricerca di quel che non dovrebbe esserci? Perchè è chiaro che i tanto agognati diari clinici ci racconteranno soprattutto quello che c'è da sempre nell'organismo dell'individuo, che altro non è che quello che ci aspetteremo di trovare domani. Ovviamente uno come me, privo di conoscenze mediche, non sà precisamente cosa si dovrebbe trovare nel sangue, nei muscoli, nelle ghiandole, nelle mucose e via dicendo, ma costruiamola la carta d'identità dell'atleta! E' folle stabilire quale sia il limite d'ematocrito da non oltrepassare, perchè questo sistema non tutela la salute del corridore, stabiliamo allora quale sia il valore di ematocrito di ogni singolo corridore! (con le dovute oscillazioni). L'allenamento intenso causa un calo dei valori del testosterone? allora mettiamo sotto esame il corridore che pur allenandosi avrà clamorosamente dei valori normali di testosterone...e via dicendo. E mi chiedo se le visite mediche nell'agonismo siano rigorose: ma ai ragazzi stroncati da crisi cardiache che gli hanno fatto, un elettrocardiogramma da sdraiati sul lettino all'inizio della stagione? In definitiva, l'anti-doping per tutelare l'etica sportiva è una farsa (come ha scritto Morris l'evoluzione dei tratti somatici di un atleta spesso ci racconta molte più cose che non l'esame del suo sangue). L'anti-doping come tutore della salute non dico che sia inutile, ma poco efficiente sì. Non sarebbe ora di rendere credibile uno di questi due aspetti (la tutela della salute) anche a costo di chiudere ogni tanto un'occhio sull'altro aspetto? (la salute è più importante dell'etica per qualunque persona sana di mente). Chiaramente sapete benissimo perchè scrivo queste cose: l'anti-doping, così come è stato condotto sino ad oggi, non potrà risparmiarci una eventuale "quarta guerra mondiale", ma se si fosse intrapresa la strada della tutela della salute non sarebbe scoppiata neppure la terza. Ciao a tutti!


Felice - 25/11/2004 alle 14:49

Ciao Aranciata, premesso che sono assolutamente digiuno da una qualsiasi nozione di medicina, a me sembra che l'idea che esponi nella seconda meta' del tuo post sia piu' che buona. Anche a me i risultati dei controlli sembrano piuttosto aleatori e scarsamente indicativi. Credo che un controllo clinico sistematico degli atleti certamente contribuirebbe a preservarne la salute e probabilmente permetterebbe di mettere in evidenza, con un buon grado di certezza, le eventuali pratiche fraudolente. Rimane da sapere CHI dovrebbe effettuare questi controlli clinici. Non certo i medici delle squadre o organismi legati a queste: gia' ora li fanno questi controlli, ma con lo scopo evidente di somministrare le sostanze proibite nei tempi e nei modi giusti perche' l'atleta non sia "beccato". E chiaro che ci vorrebbe un'entita' indipendente, se possibile scollegata dagli interessi economici che ruotano intorno al ciclismo (o allo sport in questione...). Ma per quanto tempo tale entita' indipendente rimerrebbe tale? Penso si tratti quindi di una cosa auspicabile, probabilmente fattibile. Bisognerebbe poi vedere come funziona alla prova dei fatti. Un ultimo commento sulla prima parte del tuo post: anch'io sono affascinato dalle storie di vita e concordo sul fatto che gli albi d'oro a volte mascherano realta' diverse. Per citare un paio di casi non legati al doping, chi si ricorda, ad esempio, che Bartali di Tours ne avrebbe dovuti avere tre al palmares, visto che nel '37 aveva stracciato tutti quanti e solo la caduta in un torrente ha potuto impedirgli di giungere vittorioso a Parigi? O che Merckx avrebbe dovuto vincerne solo 4, visto che un anno (quale? non ricordo...) era stato ampiamente battuto da Ocana e la vittoria gli e' stata consentita solo da una rovinosa caduta di qust'ultimo? Ciao


Pirata x sempre - 25/11/2004 alle 14:59

per nn parlare del ritiro della nazionale italiana,se nn sbaglio sui pirenei per protesta,con magni in maglia gialla..eh si che il grande fiorenzo se la meritava eccome una vittoria del genere!!!

 

[Modificato il 25/11/2004 alle 15:03 by Pirata x sempre]


aranciata_bottecchia - 25/11/2004 alle 17:23

Assolutamente d'accordo con Felice, assieme all'introduzione dei diari clinici l'altro punto di forza di una lotta al doping credibile è l'indipendenza dell'istituzione anti-doping da qualsivoglia federazione, internazionale o regionale che sia. Per Pirata: chissà come saranno girate le balle al buon Fiorenzo Magni, ma d'altronde si sà che sputi e cazzotti non fanno piacere e credo che il Ginettaccio, per essere arrivato a quella drastica imposizione su tutta la squadra, doveva averne i marroni satolli.


Pirata x sempre - 30/11/2004 alle 13:12

ho appena letto sul "nostro" ricchissimo sito del nuovo record dell'ora dietro moto di pronk,decente atleta ora relegato ad una squadretta olandese di gs2(che ha in un blijlevens ormai in evidente declino il suo capitano),che tra i pochi piazzamenti vede un ottimo piazzamento proprio del trentenne olandese alla parigi-brxelles,volevo chiedere a morris(o a chi ne sa qualcosa in piu)che tipo di specialita'e'la prova dietro derny,e che somiglianza la lega a quella dietro le macchine,le moto etc.e visto che leggendo graffiti ho notato la tua grande passione e competenza anche per queste gare volevo magari saperne qualcosa in piu',soprattutto magari di corridori piu'famosi che si sono cimentati in questo tipo di prove... ah dimenticavo visto che il thread e'in tema,magari se ci informassi su come i ciclisti potrebbero "aiutarsi" per cercar di battere record altrettanto "sporchi" in gare come il record dell'ora,magari rispetto a corse in linea e-o a tappe...

 

[Modificato il 30/11/2004 alle 13:15 by Pirata x sempre]


marc - 30/11/2004 alle 16:44

Sta iniziando negli states il processo alla Balco..(vediamo se riesce a saltare fuori qualcosa di interessante o se insabbiano tutto....;)


marc - 03/12/2004 alle 11:21

Questo post poteva essere inserito anche in un altro Thread + "dedicato"...........ma ormai troppo lungo....... Comincia a venir fuori qualcosa dal processo Balco (vedi Marion Jones), chissà.......!!!!!! ;)


forzainter - 13/12/2004 alle 13:53

Morris Impressionante , su una cosa però non sono d’accordo , nel tuo contributo parli della Dinamo Kiev La tua disanima parla solo dell’aspetto fisico della squadra ma oltre a questo l’allenatore Lobanovsky aveva inserito enormi novità sul piano tattico Belanov non era un “ cretino “ (il pallone d’oro non lo meritava , ma a Mexico ’86 l’Urss è stata fatta fuori solo dagli arbitri , vedi i tre gol irregolari del Belgio) , faceva parte di un ingranaggio perfetto , dove ogni giocatore sapeva cosa avrebbe il compagno e viceversa , un ingranaggio complicatissimo ma facilitato dal fatto che i vari giocatori si conoscevano da anni , I vari Belanov , Protassov , Mikhailichenko , Zavarov non hanno avuto fortune in Occidente per vari motivi , in primis i soldi (abituati a non aver che la paga del partito i soldi occidentale gli hanno diminutio la “ fame “ (allenamento etc) , poi non far più parte di questa organizzazione ha fatto il resto , la mentalità etc Sicuramente l’aspetto farmacologico avrà avuto la sua parte ma è riduttivo definirlo come principale Vista la tua grandissima preparazione , volevo chiederti anch’io una domanda Sulla preparazione fisica prima di un Tour L’utilizzo dell’EPO ( visti i nuovi controlli che , spero tu non mi smentisca , hanno cambiato qualcosa ) , è molto utile per poter effettuare enormi sforzi fisici in allenamento Mi spiego , il corridore X fa degli allenamenti durissimi (piu’ duri della stessa competizione che poi affronterà , magari gli stessi percorsi) con aiuto farmacologico a ridosso della competizione ( 15 giorni prima), di modo che il suo motore e’ rodato , a carichi di lavoro inumani e la competizione stessa (corsa senza aiuti chimico-farmacologici) risulta essere per lui piu’ facile (dal punto di vista fisico ma anche psicologico) Secondo te è possibile ( grazie per l’eventuale risposta ) . Mezza l’hai gia data


Pirata x sempre - 13/12/2004 alle 14:03

ragazzi nn vorrei dire una cappellata,ma mi sembra che il pallore d'oro in quell'anno fu vinto da blochin..ora controllo.. ..chiedo scusa blochin lo vinse ben dieci anni prima(tra l'altro a 23 anni..),ma anche li credo il discorso sia similare a quello fatto per gran parte degli pseudo-fenomeni dell'est basti pensare che sul dizonario del calcio e'riportato che l'ala sinistra russa era capace di coprire i centro metri di un campo di calcio in 10.8 secondi....:mad: dice anche che belanov vinse un pallone d'oro che forse meritava piu'zavarov,guarda caso uno dei piu'grandi fiaschi della juve e del campionato italiano...;)

 

[Modificato il 13/12/2004 alle 14:10 by Pirata x sempre]


Pirata x sempre - 24/12/2004 alle 12:02

sempre riguardo,purtroppo,alle attivita'illecite al fine di vincere e primeggiare nello sport,come spieghi,caro morris,il vertiginoso regredire di campionissimi come Maier,Kjus,Aamodt ed i molti altri che sono "spariti" dalle prime posizioni delle classifiche delle prove di sci alpino appensa sono iniziati i controlli sangue-urine...era cosi che herminator nonostante un polpaccio privo di 15 cm di muscoli rispetto all'altro,dato il terribile incidente,era tornato super!?!?!?


Morris - 27/12/2004 alle 03:48

ForzaInter ha scritto... [quote]Morris Impressionante , su una cosa però non sono d’accordo , nel tuo contributo parli della Dinamo Kiev La tua disanima parla solo dell’aspetto fisico della squadra ma oltre a questo l’allenatore Lobanovsky aveva inserito enormi novità sul piano tattico [/quote] La Honved e la grande Ungheria che poi era quasi tutta la Honved stessa, il Real di Di Stefano e Puskas (soprattutto il primo era un atleta formidabile) giocavano un calcio stupendo, ma possedevano ritmi, rapportati al calcio degli anni settanta in avanti, richiamanti la moviola. La nostra grandissima Inter (come vedi sono un interista anch’io, anche se molto intertriste) di Mazzola Suarez e Corso giocava il contropiede, ma proprio il Mariolino dal sinistro magico, atleticamente era un lento che poteva esaltarsi perché i ritmi di gioco erano umani. La grande Olanda e la seguente Dinamo di Kiev, furono facilitate nella proiezione del calcio totale, da una condizione atletica che s’era modificata, in gran parte per motivi che sarebbe troppo parziale e abbastanza ingenuo pensare dovuti al solo miglioramento nelle pratiche d’allenamento. I meccanismi tattici vengono esaltati dal doping, il quale, oltre a creare atleti reattivi e resistenti, dispone pure quella freschezza mentale (sentendo meno l’incidenza dell’acido lattico) che consente loro, di essere totalmente migliori nell’assorbimento del compito tattico assegnato dall’allenatore. Non si possono separare le due cose, tattica e fisico, col doping moderno, arrivato nel calcio prima di altri sport che hanno pagato enormemente più del calcio, vanno avanti d’accordo e sincronici. In un convegno, un tipo mi disse che con la squadra corta il giocatore faceva fatica, ed io risposi che i dati sostanziali dello sforzo non erano diminuiti in misura tale da costruirvi un credo. In sostanza col pressing e la zona, si compiono scatti meno prolungati, ma se ne svolgono di più, ed il mediano alla Oriali, per intenderci, fa sempre più di cinque chilometri a partita. L’innovazione di Lobanosky, a cui do atto di intelligenza tattica e di bravura comunque di primissima nota, non sarebbe stata tale nelle risultanze visive e sportive, se non avesse potuto far leva su giocatori maggiorati. [quote]Belanov non era un “ cretino “ (il pallone d’oro non lo meritava , ma a Mexico ’86 l’Urss è stata fatta fuori solo dagli arbitri , vedi i tre gol irregolari del Belgio) , faceva parte di un ingranaggio perfetto , dove ogni giocatore sapeva cosa avrebbe il compagno e viceversa , un ingranaggio complicatissimo ma facilitato dal fatto che i vari giocatori si conoscevano da anni , I vari Belanov , Protassov , Mikhailichenko , Zavarov non hanno avuto fortune in Occidente per vari motivi , in primis i soldi (abituati a non aver che la paga del partito i soldi occidentale gli hanno diminutio la “ fame “ (allenamento etc) , poi non far più parte di questa organizzazione ha fatto il resto , la mentalità etc Sicuramente l’aspetto farmacologico avrà avuto la sua parte ma è riduttivo definirlo come principale [/quote] Il mio definire Belanov un cretino, non parte da presupposti di stupidaggine calcistica, bensì dalla sua ellisse di carriera conclusasi con un fatto di cronaca: farsi beccare a rubare in un supermercato della marmellata e del salame, senza avere dietro le spalle la spinta della fame e della miseria, se non è un atto cretino, è da delinquente. Con la mentalità si spiegano delle parti che hanno comunque valori di spinta non primari, in quanto non sarebbero possibili certi idiomi senza un fisico che ti consente una prestazione nuova. Il calcio mi ha fatto conoscere un solo giocatore capace di essere il migliore pur distrutto fisicamente: Maradona. Gli altri compreso “pancetta” Platini si dovevano allenare e se erano “sfatti” non andavano in campo. Se uno vuol correre in Formula Uno, non va a Imola o Monza con la Panda e possiede un’esperienza che s’è consumata nel massimo con l’Opel Corsa. Voglio dire e ribadire che le intenzioni ed i credi tattici senza la condizione fisica per poterli svolgere fanno poca strada. E la maestosità del doping nel calcio l’ha data il Processo alla Juventus, ma prima ancora di questi, il ritrovamento nelle sedi della Signora di ben 281 farmaci, ovvero la dotazione di un medio ospedale con tutta la gamma degli psicofarmaci presente. A chi dovevano servire? Alla zia zitella di Del Piero, per calmargli l’esaurimento nervoso da solitudine? Oppure erano per l’ansia da stress della cognata di Conte? Da Torino, proprio per questi farmaci assurdi per un atleta, noi che amiamo il ciclismo, abbiamo capito che nel calcio sono più spregiudicati di quei poveracci che guidano il pedale. Voglio fare un confronto che non ricordo se ho già fatto in queste pagine: nella retata di Sanremo al Giro 2001, su 160 corridori, furono trovati 89 farmaci diversi, mentre alla Juve, per 30 giocatori, appunto, 281. Se non sono dati raggelanti questi….! In quanto alla farmacologia presente nella cultura sportiva come metodica dei paesi realcomunisti, non ho bisogno di richiamare le mie esperienze sportive con atleti di ben otto paesi di quell’area, ma la semplice lettura che, tortocollo, anche i giornali hanno proposto. La Dinamo resta un momento di bel calcio che entusiasmava anche me, ma se mi chiedessero di scommettere sulla pulizia di quei giocatori….andrei in Tasmania a meditare sulla filosofia di Giamuka. [quote]Vista la tua grandissima preparazione , volevo chiederti anch’io una domanda Sulla preparazione fisica prima di un Tour L’utilizzo dell’EPO ( visti i nuovi controlli che , spero tu non mi smentisca , hanno cambiato qualcosa ) , è molto utile per poter effettuare enormi sforzi fisici in allenamento Mi spiego , il corridore X fa degli allenamenti durissimi (piu’ duri della stessa competizione che poi affronterà , magari gli stessi percorsi) con aiuto farmacologico a ridosso della competizione ( 15 giorni prima), di modo che il suo motore e’ rodato , a carichi di lavoro inumani e la competizione stessa (corsa senza aiuti chimico-farmacologici) risulta essere per lui piu’ facile (dal punto di vista fisico ma anche psicologico) Secondo te è possibile ( grazie per l’eventuale risposta ) . Mezza l’hai gia data [/quote] Le cosiddette cure di Epo si fanno prima del Tour per alzare il più possibile l’ematocrito e si sospendono cinque giorni prima della partenza per evitare di lasciare delle tracce di Epo sintetica che, coi nuovi sistemi e regolamenti antidoping, verrebbero a galla. Che l’allenamento nelle settimane antecedenti, sia a “grosso carico” è indubbio, ma sull’aumento del motore incidono altre sostanze oltre all’Epo comunque presente. Vengono a galla persino i vecchi stimolanti, i quali, pur non avendo la capacità di modificare i motori, consentono di alzare la soglia del dolore e della fatica, aiutando la messa a punto dell’impianto fisico maggiorato. Caro ForzaInter, concludendo, per quanto ci piaccia il calcio e la nostra Inter, lo sport pallonaro non è migliore o più pulito del ciclismo e Dio solo sa, cosa succede in quelle stanze nella quotidianità, ed in particolare nelle vicinanze di grandi appuntamenti. Il calcio non è moralizzatore di niente, ma solo un corroborante (per lo squallido mondo che possiede e per quei media che si rendono schiavi come fossero di fronte ad un dittatore), all’imbarbarimento della nostra società. Un vero tumore. Nonostante tutto, sul piano della credibilità prettamente sportiva, è ancora di gran lunga migliore il ciclismo. Spero lo capiscano anche Capodacqua e “Repubblica”. Non estendo la mia personale speranza a Petrucci, perché lo considero perso da sempre e non lo voterei mai alla presidenza del Coni, nemmeno con una pistola alla tempia. Ciao amico nerazzurro! Morris


Pirata x sempre - 27/12/2004 alle 13:58

e cio'che dici e'una rivelazione che ci dovrebbe far riflettere molto sul cambiamento di condizione repentino di molti dei protagonisti dei podi di giro-tour e vuelta(anche nostrani)...e nn dico altro...perche'chi ci vuol ragionare sopra,alla ricerca di valori etici e morali e nn solo di quelli degli almanacchi avra'gia'capito tutto!!!

 

[Modificato il 27/12/2004 alle 14:02 by Pirata x sempre]


forzainter - 03/01/2005 alle 20:03

File doping Ho ancora forse una visione troppo romantica dello sport in genere Soprattutto nel calcio , speravo che la chimica e la farmaceutica intervenissero solamente per un 5 per cento Avevo già dei dubbi sulla Juventus e su certe squadre spagnole (Non certo il Real) per la continuità e la resistenza di certi giocatori (Pitbull in primis , poi ovviamente acquistato da noi , con la bava alla bocca che rincorre giocatori a destra e a sinistra anche al 90) Il processo di Torino , Kallon e le tue parole hanno dato l’ultimo colpo di grazia Sulle cure pre-tour Cito ad esempio la preparazione di L.A. , ogni anno identica Al Delfinato fa la sua corsa , buona , in salita è forte ma non fortissimo , a cronometro non fa enorme differenza Qualche volta vince altre volte si piazza Poi cosa fa ? Si allena in Spagna con il resto della squadra, no Si allena in America con Sheryl Crow , no Dove va ? Va in Engadina a trovare un suo amico preparatore per dieci giorni Proprio in svizzera dove non c’e’ una legge antidoping (il suo preparatore stranamente ha lasciato il mare per le montagne svizzere ) Dieci giorni con allenamenti massacranti (Ho letto di allenamenti da otto ore con setto / otto colli compreso lo Stelvio scalati tutti da solo) , dopodiche’ il fisico di E.T. è pronto per il Tour Mi domando sempre perché gli amici della Wada non vanno a trovarlo qualche volta durante questo stage ? Su Bicisport ho letto di un controllo australiano (monitoraggio di vari parametritipo on che riesce a trovare l’epo di un mese prima (solo la FCI per i dilettanti lo utilizza , ma ha c’e un 3 % di errore) , l’uci usa quello OFF (cinque giorni) , che ne pensi ? Spero di non aver confuso l’off con l’On e’ viceversa Grazie per avermi risposto P.s. Citi Maradona ma dimentichi Mane Garrincha , menomato fisicamente dalla poliomielite , con una gamba piu’ corta dell’altra , con vicissitudini varie ma la migliore ala della storia del calcio Comunque sempre Forza Inter


Pirata x sempre - 03/01/2005 alle 20:14

caro forzainter,sagge parole e siginificative rivelazioni hai scritto riguardo in particolare ad e.t....al rigurdo ne abbiam parlato fin troppo in tantissimi thread precedenti(santo lance,terza guerra mondiale etc.)con un'opinione abbastanza unanime e moralmente triste per tutti quelli che amano il ciclismo,quello pulito!


forzainter - 03/01/2005 alle 20:23

Lo so Pirata Ho letto i vostri post e sono pienamente d'accordo con voi D'altronde quando E.T da 800000 euro (cifra riportata sulla Gazzetta) ha il suo mentore per averne l'esclusiva qualcosa vuole in cambio.


Pirata x sempre - 03/01/2005 alle 20:46

quello che cercavo di evidenziare nel mio post precedente,di circa una settimanella fa,era pero'riferito nn solo al texano,ma anche a chi come lui ha avuto una straordinaria crescita dalle corse precedenti ai grandi giri rispetto alle esaltanti prove fatte nei GT..... al giro premesso che damiano ha dimostrato di volare gia'da un mesetto prima e che simoni e'arrivato si terzo ma si e'visto tutt'altro che al top mi lasca qualche perplessita'la prova di gontchar che a parte una buona prova ad una tappa del trentino nn e'che avesse fatto un granche' da confermare il suo straordinario livello di forma nella corsa rosa... al tour dei tre paradossalmente si salva solo kloden che veniva da un'ottima prima parte di stagione ma che cmq la sua incredibile tenuta nelle tre settimane resta un fatto sorprendente....su basso sinceramente dispiace ma guardando i risultati e'stato quello che ha fatto(insieme ad heras e perez alla vuelta)il "salto" di qualita'maggiore,perche'il secondo posto alla tappa di grenoble al delfinato,cmq gia'fuori classifica,nn giustifica il formidabile varesino che si e'visto al tour(mai staccato da armstrong!!!)e lascia molto riflettere... nella vuelta poi,come da tradizione,questi incredibili salti di forma ricorrono annualmente e quest'anno il solo mancebo(e valverde d'un soffio fuori dal podio)ha dimostrato anche prima di andar forte.... possibile abbiano tutti trovato il giusto colpo di pedale proprio durante la corsa,in alcuni casi fin dai primi giorni..???!!!! riflettiamoci..

 

[Modificato il 03/01/2005 alle 20:54 by Pirata x sempre]


Morris - 03/01/2005 alle 23:06

Ciao ForzaInter! [quote]Ho ancora forse una visione troppo romantica dello sport in genere Soprattutto nel calcio , speravo che la chimica e la farmaceutica intervenissero solamente per un 5 per cento Avevo già dei dubbi sulla Juventus e su certe squadre spagnole (Non certo il Real) per la continuità e la resistenza di certi giocatori (Pitbull in primis , poi ovviamente acquistato da noi , con la bava alla bocca che rincorre giocatori a destra e a sinistra anche al 90) Il processo di Torino , Kallon e le tue parole hanno dato l’ultimo colpo di grazia [/quote] Una persona che mostra una visione romantica dello sport, potrà vivere maggiormente le delusioni, ma l’intensità che possiede, consente di arrivare a vivere delle bellezze precluse a chi si pone di fronte a questa forma d’arte con ottica diversa. In particolare a quelli che vivono lo sport come un affare e... contano anche qui i tumori dei quattrini. Riguardo alla Spagna, non solo concordo, ma t’applaudo "Deportivamente"...... [quote] Sulle cure pre-tour Cito ad esempio la preparazione di L.A. , ogni anno identica Al Delfinato fa la sua corsa, buona , in salita è forte ma non fortissimo , a cronometro non fa enorme differenza Qualche volta vince altre volte si piazza Poi cosa fa ? Si allena in Spagna con il resto della squadra, no Si allena in America con Sheryl Crow , no Dove va ? Va in Engadina a trovare un suo amico preparatore per dieci giorni Proprio in svizzera dove non c’e’ una legge antidoping (il suo preparatore stranamente ha lasciato il mare per le montagne svizzere ) Dieci giorni con allenamenti massacranti (Ho letto di allenamenti da otto ore con setto / otto colli compreso lo Stelvio scalati tutti da solo) , dopodiche’ il fisico di E.T. è pronto per il Tour Mi domando sempre perché gli amici della Wada non vanno a trovarlo qualche volta durante questo stage ? [/quote] Un giorno andai a fare una conferenza, ai margini di una festa che raccoglieva i maratoneti amatori, col maggior numero di manifestazioni svolte. Alcuni di questi, ne avevano fatte centinaia, toccando ogni parte del mondo. Alla fine, uno di loro, mi regalò un volumetto artigianale, dove aveva raccolto le sue impressioni sui paesi e sulle città di quelle prove. In terza pagina, trovai il primo racconto, avente un titolo che non dimenticherò mai, perché rappresenta un sunto di antropologia, storia e sociologia: “Svizzera, dove paghi l’aria che respiri”. Ecco, quello è il paese adatto per portare avanti l’elevazione del genere umano e la sua crescita......secondo l’ottica del decadente essere umano d’oggi e del suo eccellente vero dio: il danaro. E’ il luogo dove tutto si può fare, purché di mezzo ci sia moneta. Pensare che in Svizzera possano uscire leggi avanzate, capaci di andare contro questa aberrante morale e come sperare che un asino si metta a volare. E’ il luogo adatto per certa gente. Stiano pure lì! La Wada? Suvvia, come può questa organizzazione portare “sacralità astrusa”, nella santificata terra della neutralità e della libertà della libera volpe nel libero pollaio? Come può sfregiare le zone dei templi, fatti di banche stupende che riciclano tutto, per ergersi a chiese di straordinario messaggio divino? La Wada, al limite, vinta da polmonite acuta, potrebbe semmai scordarsi della nazionalità americana (!) e controllare altrove, ma in Svizzera proprio no! E sia..... [quote] Su Bicisport ho letto di un controllo australiano (monitoraggio di vari parametritipo on che riesce a trovare l’epo di un mese prima (solo la FCI per i dilettanti lo utilizza , ma ha c’e un 3 % di errore) , l’uci usa quello OFF (cinque giorni) , che ne pensi ? [/quote] Gli australiani, macchiati dal doping come nessuno fino a dieci anni fa (ricordato i casi di Hall, Pete ecc.), hanno poi completamente cambiato atteggiamento e sono oggi il paese all’avanguardia nella lotta al doping. Ciò non significa che tutti gli atleti australiani siano puliti, ma almeno l’AIS e lo stesso Stato, sono coerenti con una battaglia e non perdono occasione di dimostrarlo (basta vedere le pene che aspettano i pizzicati). In Italia, nonostante tutto, siamo fra i migliori (anche se, pur in presenza di una legge, col colpevole immobilismo della Magistratura, si consente ad un numero pazzesco di amatori di svoltare la loro vita in senso bionico!). L’UCI, ragionando come un’azienda, cerca di vendere il proprio prodotto e di costruirlo supportato da una forte politica di marketing. In questa logica, meno si sfregiano le manifatture, meglio è. Ovviamente, poco importa se il prodotto su esaurisce e dipana su un essere umano…. Ecco, le differenze che tu hai narrato molto bene, si riassumono in questi atteggiamenti e nella filosofia che ne è alla base. [quote] P.s. Citi Maradona ma dimentichi Mane Garrincha , menomato fisicamente dalla poliomielite , con una gamba piu’ corta dell’altra , con vicissitudini varie ma la migliore ala della storia del calcio [/quote] Ho citato Maradona perché ha vissuto l’era moderna del calcio, dove l’incidenza del doping ha trasformato i motori fino al bionico e dove alcuni calciatori, nel gioco del danaro che il football muove, possono essere disposti anche a spaccarti le gambe, mentre i media ti disintegrano a pezzetti la testa. Oggi, credimi, un Garrincha lo farebbero fuori con due entrate e lo imbriglierebbero usando pure altre strade dentro e fuori il campo verde. Ciononostante, il carioca è stato divino nonostante la menomazione e te lo dice uno che vede quel poeta del calcio più forte di Pelè (ruffiano-paggetto della Coca Cola). Su questi aspetti del calcio, ho scritto una lunga disamina con una montagna di particolari, finendo per polemizzare con alcuni…. Ma non è il caso di portarli qui. Però ti confesso che il tuo menzionare Garrincha, mi ha fatto un gran piacere, ed è davvero un segno di gran romanticismo. [quote]Comunque sempre Forza Inter [/quote] Mi associo completamente! :);):)

 

[Modificato il 03/01/2005 alle 23:38 by Morris]


aranciata_bottecchia - 05/01/2005 alle 00:27

Nel luglio del 1989 stavo litigando con un tifoso interista, incazzatissimo con me che, la famosa sera di inter-bayern 1-3, avendolo ospite a cena, non mi comportai benissimo. Gli dissi che la coppa dei campioni valeva ben più dello scudetto, quello mi rinfacciò che il Milan era stato in serie B. Gli risposi di goderselo il suo scudetto, che per vent'anni se lo poteva scontare. Ora del calcio me ne importa poco, tantomeno di fare il tifo per il Milan, ma vedo che la maledizione prosegue con il suo effetto. Il 2008/09 dovrebbe dunque essere l'ultima stagione proibita per l'inter. Non siate rancorosi con il sottoscritto. Ciao


Umbi - 05/01/2005 alle 00:39

non c'entra niente col doping, ma è solo una domanda di carattere fisiologico a cui solo il grande morris può rispondere: ho saputo da fonti affidabili che nelle visite mediche di inizio anno della neonata lampre-caffita sono stati fatti vari test fisici. e si poneva l'attenzione su una differenza interessante a detta del recensore tra cunego e simoni:il primo godeva di maggiore forza esplosiva, ma il secondo di maggiore velocità alla soglia. cosa significano sul piano delle caratteristiche ciclistiche queste differenze? Infine una domanda personale:se faccio una visita medico-sportiva specialistica per la valutazione della mia soglia, conta il grado di allenamento con cui mi presento o serve solo come punto di partenza per preparare un programma di massima per l'allenamento? Grazie mille per l'attenzione.


Morris - 08/01/2005 alle 18:58

[quote] non c'entra niente col doping, ma è solo una domanda di carattere fisiologico a cui solo il grande morris può rispondere: ho saputo da fonti affidabili che nelle visite mediche di inizio anno della neonata lampre-caffita sono stati fatti vari test fisici. e si poneva l'attenzione su una differenza interessante a detta del recensore tra cunego e simoni:il primo godeva di maggiore forza esplosiva, ma il secondo di maggiore velocità alla soglia. cosa significano sul piano delle caratteristiche ciclistiche queste differenze? [/quote] Bèh, io non mi stupirei di queste rilevanze, sia per il periodo particolarissimo in cui è stato svolto il test, che per la morfologia delle due rivelazioni. Richiamo, per chiarezza, i concetti di forza esplosiva e velocità alla soglia, perché sono già essi chiarificatori. La forza esplosiva secondo alcuni studiosi, è la capacità di lasciare attive le fibre muscolari per un tempo misurabile dopo che sono state attivate, mentre secondo altri, la FE è la capacità di sviluppare forze massime nel minor tempo possibile. A ben guardare non ci sono molte differenze fra le due definizioni, poiché in ambedue è presente il concetto di tempo, ma la seconda mi sembra più confacente all’uso che se ne da nelle rilevazioni e nella facilità di comprensione. Si tratta dunque di una dote naturale, in cui la presenza e l’azione delle fibre bianche è preponderante rispetto alle rosse (le bianche sono veloci nella contrazione non nel movimento, mentre le rosse sono più lente). La forza esplosiva è un dato abbastanza fisso, migliorabile di poco attraverso quei lavori specifici che spesso non si sposano con l’attività di uno stradista, portato alle lunghe distanze e alle difficili prove richiamanti la preponderanza delle fibre rosse. Un’azione tipica di forza esplosiva è rappresentata dallo scatto, quindi anche dalle doti velocistiche e credo sia inconfutabile quanto Damiano sia più “sprinter” di Gilberto. La fucilata di Cunego a Bormio, che ha ricordato quella di Saronni a Goodwood, è stata una perfetta espressione di forza esplosiva. La velocità alla soglia, non è altri che la velocità in corrispondenza della soglia anaerobica e rappresenta un importante indice di controllo e di pianificazione dell’allenamento. E’ però un dato mobile, che si migliora con l’allenamento, come, del resto, col lavoro si può e deve alzare la soglia. In questa fase dell’anno, il dato della velocità alla soglia, vive ovviamente del peso e dell’incidenza della sosta, della morfologia delle vacanze e come queste sono state assorbite dall’atleta. Un confronto fra i due, oggi, sulla base di questi dati, senza conoscere i programmi di allenamento di entrambi e come questi abbian passato i mesi di novembre e dicembre, è molto aleatorio e non significativo. Se proprio vogliamo forzare i concetti e le rilevazioni, potremmo dire che Simoni, a fine dicembre, risulta teoricamente più in forma di Cunego. Ma questi dati, ripeto, servono soprattutto a chi deve stilare le tabelle di allenamento. [quote] Infine una domanda personale:se faccio una visita medico-sportiva specialistica per la valutazione della mia soglia, conta il grado di allenamento con cui mi presento o serve solo come punto di partenza per preparare un programma di massima per l'allenamento? Grazie mille per l'attenzione. [/quote] Umbi, prima di tutto, non ti lasciare prendere dalla distorsione tutta sportiva e ciclistica in particolare, che vede solo i medici come capaci e credibili nello stilare programmi di allenamento. Se ti dovessi rispondere su due piedi, bèh…. io preferisco un buon insegnante di educazione fisica, ed in ogni caso, userei il medico come consulente specialistico in contemporanea e compresenza con l’insegnante. Un medico sportivo è tanto più bravo ed efficace, quanto più è modesto e disponibile a lavorare in equipe. I camici bianchi strombazzanti e tuttologi, vanno troppo spesso nelle direzioni che sappiamo e poi, anche sull’aspetto di quegli integratori compagni di viaggi degli agonisti, un lavoro coordinato fra tecnico, medico, ed atleta, è determinante per i successi di quest’ultimo. Sul quesito. Una valutazione della soglia, al pari degli altri dati presenti in un test, è soprattutto utile per preparare un programma di allenamento personalizzato, ed è bene sottoporsi all’esame in condizioni di nessuna ricerca d’allenamento empirico. Al primo test poi, ne devono seguire altri di verifica, ed eventualmente correzione, durante la stagione, sia in tempo di allenamento che di gare. All’uopo guarda come lavora e corre Bradley Mc Gee. E’ il tipico esempio di atleta che corre conoscendosi dentro, per aver imparato a capire i propri test. Se sei un amatore con spirito cicloturistico (ovvero i migliori e puliti dell’oceano amatoriale), fai sempre molta attenzione ai richiami del tuo corpo, impara a conoscerlo, prima di lanciarti verso i suoi confini o alla sfida con te stesso. La bici si apprezza sempre, a volte basta guardare, il panorama al contatto con l’aria e l’ebbrezza di essere sulla sella, oppure scalare un colle, sapendo che su quelle strade, sono passati leggendari profeti di questo strumento a motore umano. Ciao Umbi, buon lavoro e divertimento! Morris

 

[Modificato il 08/01/2005 alle 19:56 by Morris]


Umbi - 10/01/2005 alle 12:07

Grazie delle risposte esaurienti nelle spiegazioni scientifiche, e anche dei consigli. Io gioco a basket da settembre a maggio e solo allora salgo in sella con spirito comunque cicloturistico, anche se in pianura a 40 orari difficilmente mollo la ruota anche se faccio una fatica bestia...Ma questo e' il sale di questo sport e un po' di competizione non guasta, credo. E proprio perche' il mio periodo in sella e' cosi' limitato, cerco di fare il possibile per farlo fruttare al meglio. percio' mi sono informato su qualche programma di allenamento di massima soprattutto su internet(anzi, se tu hai qualche sito ben accreditato indicamelo!) e in tutti si parlava di lavorare all'80% della soglia piuttosto che al 90% ecc. Ecco il solo motivo per cui vorrei fare questo test, per sapere qual e' la mia soglia e vedere se le mie sensazioni a riguardo maturate in questi anni corrispondono al dato scientifico oggettivo. E' evidente che quello che dici a proposito dei dottori mi trova d'accordo, ma se vado a fare la visita poi qualche consiglio sull'allenamento glielo devo pur chiedere visto il costo della visita...:D ma poi e' sempre e comunque il mio fisico a dettare i ritmi, e io non ho intenzione di ignorare i suoi richiami, anzi.... Grazie ancora.


forzainter - 18/01/2005 alle 19:53

Dunque sullo sport moderno c’e’ un’ altra maledizione ? Finita quella del Bambino per i Red Sox ( speriamo la nostra sia piu’ rapida , 96 anni sono troppi ) , resta quella della Capra per i Chicago Cubs (questa durera’ di piu’) e quella fino adesso non conosciuta dell’aranciata Aranciata cosa dobbiamo fare ? Comprarti un abbonamento primo anello sky box dietro la panchina dell’inter per parlare con Mancini ? o fare una petizione per eliminare la fanta e fare tornare all’autogrill la San Pellegrino ? cos’altro aiutaci 7 milioni d’interisti dipendono da te.


aranciata_bottecchia - 18/01/2005 alle 23:52

Ma no caro Forzainter, probabilmente (sicuramente) la mia macumba è una cialtronata e il "digiuno" dell’Inter una sconcertante coincidenza, ma comunque solo una coincidenza. Comunque ho lanciato anche una macumba su Armstrong nel caso si presentasse alla Roubaix (vedi thread "Il cruccio dei 27 giorni). Se funzionasse quella contro Armstrong allora sarei propenso a dare credito anche a quella contro l’Inter. Comunque per tua consolazione dirò due cose, la prima è che nulla vieta che l’Inter vinca la Champion’s League. La seconda riguarda la mia macumba originale, poiché un mio amico (quello juventino della partita di Manchester) mi ha raccontato di una analaga macumba che fu scagliata contro la Ferrari. Se non sbaglio si trattava di una madre che era andata a supplicare Enzo Ferrari perché riassumesse il figlio, un meccanico o qualcosa del genere, che era stato licenziato per un motivo che purtroppo non ricordo, e davanti al rifiuto ricevuto scagliò il malaugurio che per vent’anni non vincessero niente. Detto fatto la scuderia per venti anni si accontentò di leggende lutti e "vittorie di tappa", ma direi che ora stà recuperando il tempo perduto. Chissà, potrebbe accadere lo stesso per l’Inter. E magari fra qualche tempo mi ritrovo a fare concorrenza al D ivino O telma. Ciao Ps Morris ti chiedo scusa per avere rovinato con queste panzanate un thread importante. Ciao


luna46 - 28/04/2005 alle 18:12

Forza Inter!!Almeno quest'anno la Coppa Italia.


Morris - 28/04/2005 alle 18:24

Luna, fatti vedere più spesso! Riguardo all'Inter, bèh....resta un amore....e come tutti gli amori, sono pieni di contorsioni, sofferenze, apparenti distacchi e....tante delusioni... E vada per la Coppa Italia, visto che con Mancini si abbina bene...;).... Se poi non si vincerà nemmeno quella....bèh penseremo al prossimo anno... come ci capita da tre lustri a questa parte :(!


luna46 - 28/04/2005 alle 18:27

Scusa l'ignoranza morris ma chi è il tipo nella foto sooto le tue risposte? ok adesso vado a farmi un giro in bici in mezzo ai caradoni!!!


Morris - 28/04/2005 alle 18:40

Luna, macchè ignoranza, ci mancherebbe! Quel tipo è il sottoscritto quando divenne "Morris", sui 20 anni, quindi di molti anni fa e...chili fa.... Quell'immagine mi è cara, è un simbolo, uno stupido penate se vuoi, ma è finita sul mio ultimo libro e dovrebbe aprire una collana.... Ciao!


Subsonico - 05/07/2005 alle 13:26

caro morris, mario82 mi ha parlato di te e mi ha spinto a leggere questo topic...e mi sono reso conto che non sapevo proprio niente del doping: certe faccende come quella di garzelli al giro, le famose 100 pedalate al minuto, ecc...ecco anch'io, da quasi ex-ciclista juniores, ti vorrei fare un sacco di domande: 1) Michael Johnson, Atlanta 1996, 19.32. Avevo 8 anni, eppure ricordo tutto...dato che te ne intendi anche di atletica, quanto di quel tempo è pulito e quanto è "sporcato" 2)Simoni positivo per cocaina: "caramella", droga o c'è ancora dell'altro dietro? e cocaina e cannabis sono sostanze proibite sol perchè giudicate droga o anche per funzioni dopanti? 3)Io correvo da juniores, fino a quando non scoprii di avere l'ematocrito a 37...a quanto pare a parte l'epo l'unica soluzione possibile sono le endovenose di ferro. Tu cosa mi consigli? Con l'alimentazione posso riuscire a mantenere poi l'ematocrito almeno sui 40? 4)nella mia categoria siamo messi a doping così male come si dice? (tieni conto che corro in Puglia)


vassili saizer - 06/07/2005 alle 09:10

Ciao Mitico Morris a stare dietro a te la bolletta aumenta meglio stampare il tutto e leggere con calma... In effetti si vede che 6 preparato in maniera molto scientifica di professione fai il Dott.? E' cmq dopo che hai fatto una bella panoramica di queste sostanze dico solo che ..UN ASINO RIMANE ASINO NN DIVENTA UN CAVALLO DA CORSA... credo ancora fortemente nel ciclismo e nei nostri giovani che stanno piano piano arrivando nel mondo professionistico... Ciao Morris


giogiogio - 06/07/2005 alle 11:48

ciao morris....ti do del tu anche se immagino che non lo farei se ti vedessi di persona....gia leggere i tuoi post mi da una mezza idea di chi tu possa essere e la cosa mi onora....ho letto tutto il post...e anche molti altri dei tuoi interventi...ora se ti e mai capitato di leggere i miei sai la mia storia a grandi linee.....o forse hai anche tu una mezza idea....vabbe non e questo il punto......avrei un quesito per te....tu dici che i piu vicini ad esser puliti se non ho capito male sono gli scalatori puri...mentre i piu"aiutati" dalla chimica sono i passistoni ....(magari quelli spesso in maglia gialla....) vabbe....ma io vorrei chiederti...che mi dici dei velocisti puri?....per capirci...non quelli che poi ti vincono le san remo.....ma quelli che in volata sono tra i migliori e che pero al primo cavalcavia si ritirano........tipo l'australiano......o (l'attuale) ivan quaranta.....i quali si limitano a star coperti e poi sparano negli ultimi 200 metri.....quei 200 metri saranno piu o meno puliti di una salita per uno scalatore puro????io tali velocisti....con qualche riserva sull ultimo menzionato....li vedo piu puliti ancora....certo non candidi....ma piu puliti di altre tipologie di atleti....nel senso che quei 200 metri sono parte del loro bagaglio naturale...della loro forza esplosiva.....puo essere???ciao grazie....


aranciata_bottecchia - 06/07/2005 alle 17:29

Ciao Gio, non voglio assolutamente sostituirmi a Morris (e non potrei nemmeno volendo), volevo però fare notare che quando si parla di doping il discorso si può esporre su tre piani: le conseguenze della medicalizzazione non terapeutica sull’organismo degli atleti è un piano di discussione, la questione etica che riguarda la responsabilità fraudolenta di chi pratica il doping e il risarcimento morale ed economico richiesto da chi la frode la subisce è un altro piano di discussione, e infine l’alterazione dei valori atletici e delle prestazioni esibite è un altro piano di discussione ancora. Tu usi il termine "pulito", in contrasto con il termine "sporco", concetti di natura etica. Ma tra uno scalatore e un passista che ricorrono al doping non c’è alcuna differenza etica sostanziale, al limite potremmo dire che il primo può godere di attenuanti che comunque non lo scagionano dalle proprie responsabilità. Invece, lasciando da parte la questione pulito/sporco, si era discusso ipoteticamente sul fatto che, attraverso il doping moderno (combinazione testosterone, GH, epo, stimolanti), lo scalatore puro avesse sì dei margini di "miglioramento", ma inferiori, o anche nettamente inferiori, rispetto a quelli dei passisti o passisti scalatori. Sulla questione dei velocisti lascio campo libero a Morris. Ciao


Ottavio - 06/07/2005 alle 18:29

Io non ho nessuna particolare competenza in fatto di doping, ma ormai come appassionato di ciclismo l'argomento mi è divenuto abbastanza familiare e quindi mi permetto di espremere dei dubbi su una delle tesi più forti sostenute, con grande competenza (come sempre), da Morris e cioé quella che ritiene il moderno doping più adatto a migliorare le prestazioni dei passisti e in special modo dei cronomen rispetto agli scalatori. Senza entrare in dettagli tencici mi sembra che la tesi sia poco condivisibile per i seguenti argomenti di semplice buon senso: 1) prova (o meglio indizio) a posteriori: non mi risulta che il numero di passisti sospeso per ematocrito troppo alto o squalificati per doping siano maggiore rispetto agli scalatori, semmai mi sembra di poter rilevare un numero più basso di velocisti implicati in casi si doping, infatti lo sforzo richiesto a questo tipo di corridori è sicuramente inferiore a quello necessario a passiti e scalatori; 2) la possibilità di pedalare fuori soglia mi sembra indispensabile sia ai passiti che agli scalatori; 3) gli scalatori si esprimo quasi esclusivamente nelle corse a tappe siano esse brevi o di tre settimane e dunque necessitano come, se non di più dei passisti, la possibilità di recuperare velocemente dopo uno sforzo; 4) c'è stato negli ultimi tempi un indubbio aumento delle medie nelle cronometro e nelle tappe di pianura, ma lo stesso è successo per le tappe di montagna dove ormai le velocità sono elevatissime e lo sforzo è costante (proprio come le cronometro) e non "a strappi" come la storia delle salite racconta; 5) qualora fosse vera la tesi di Morris troverebbe in sé stessa una prova a carico infatti gli scalatori per non perdere troppi minuti a cronometro hanno sviluppato naturalmente o meno una maggiore predisposizione per le cronometro , basta pensare al Pantani del 98 - 99 paragonato a quello di pochi anni prima. In conclusione mi sembra che la tesi di Morris risenta della sua, rispettabilisima ed in gran parte condivisibile, preferenza per gli scalatori. Il loro gesto infatti è la quintessenza del ciclismo rappresentado in ogni momento la sfida alla montagna e agli elementi naturali, la sofferenza e, senza timore esagerare, quella tendenza all'assoluto che dovrebbe essere il fine dello sport e di ogni altra attività umana.


giogiogio - 06/07/2005 alle 19:00

aranciata ho scritto di fretta....intendevo sporco o pulito risguado alla prestazione in se......cioe la prestazione di un passistone secondo morris e molto "artificiosa"....e secondo me quella di un velocista puro e gia piu reale...e volevo sapere che ne pensa morris...tutto li


aranciata_bottecchia - 06/07/2005 alle 20:11

Ciao Ottavio, innanzi tutto c’è da chiarire una questione: quando ci ritroviamo a parlare di scalatori da una parte e passisti dall’altra, non si fa riferimento solo all’attitudine e al modo di correre, ma anche alla morfologia dell’atleta, leve lunghe piuttosto che leve corte, peso complessivo, eventualmente rapporto peso/altezza. Mi permetto di risponderti perchè questa teoria la sostengo da tempo. 1) Sugli squalificati per doping negli ultimi tempi: Hamilton, Bruylandts, Hondo, Millar, Museeuw, non mi sembrano esattamente degli scalatori puri, ai quali al limite potrebbe appartenere Santi Perez. Ma la verità è che l’aleatorietà dei controlli anti-doping non permette alcuna possibilità di rendere veritiero un confronto di questo tipo, limitandosi alla sola conta dei cadaveri, velocisti compresi. 2) In che senso una possibilità è indispensabile? Una possibilità è discutibile, un’esigenza è invece indispensabile. Può essere che hai ragione tu, ma come fa uno scalatore, più leggero e meno potente, ad esprimere la stessa potenza di un passista in pedalata agile e aerobica, senza varcare la benedetta soglia? Le masse muscolari non hanno lo stesso peso e la stessa potenza in tutti gli atleti, ciò che un passista è capace di fare in soglia, per essere fatto da uno scalatore richiede uno sforzo fuori soglia. In natura le strutture muscolari più leggere dovrebbero avere una capacità più elevata di riassorbire l’acido lattico rispetto a quelle più massicce: le cose sono due, o i passisti hanno sviluppato capacità di riassorbimento dell’acido lattico pari a quelle di uno scalatore (ma come?) oppure i passisti sulla soglia, e in salita, sviluppano a pari condizioni una potenza superiore agli scalatori (ma come?). 3) No, è fasullo, che significa? Voigt, Julich, Freire, Devolder, Botero, Fedrigo, Savoldelli, Popovych, Landaluze, Gonzalez Jimenez, sono i vincitori delle principali corse a tappe di quest’anno, a me sembrano tutti passisti o passisti scalatori, l’eccezione potrebbe essere Di Luca. 4) Può essere vero sulle salite più pedalabili, quelle appunto per passisti scalatori, e torna a farmi comodo. 5) Io ridurrei l’importanza del cronometro proprio per l’impossibilità di stabilire ormai dove finisce la capacità di concentrazione e dove comincia la chimica. Comunque, Ottavio, la tua affermazione zoppica, perchè la necessità di non perdere troppi minuti a cronometro ce l’hanno tutti: tra Ullrich, Basso e Vinokourov, c’è qualcuno che può permettersi di non perdere troppi minuti? Infine, su Pantani, faccio notare che nel 1998 nella crono di Trieste non entrò nemmeno nei dieci, in quella di Lugano (21° tappa) corse grossomodo a 50,4 km/h, nella crono di Corrèze non entrò nei dieci, in quella di Le Creusot corse a 46,9 Km/h, nel 1999 ad Ancona corse a 46,3 km/h, a Treviso corse a 49,5 km/h. Viste le medie orarie non trascendentali, e visto che stiamo parlando di Pantani, io metterei un freno ai sospetti. Che non vuol dire che il Pirata fosse un Santo, ma solo uno che potrebbe aver cercato, vanamente, di riportare all’equilibrio le distanze che la natura aveva stabilito. Anche qui, passo a Morris.


Flipper - 06/07/2005 alle 22:01

Sinceramente il documento è troppo lungo e adesso non ho voglia di leggerlo(ma prometto che lo farò), volevo solo farvi notare una piccola cosa. Guardate il numero delle visite di questo thread: + di 2800, tantissime in confronto agli altri, anche con maggiori risposte. Con questo non voglio dire che il thread non merita,anzi, solo che (purtroppo)l'argomento doping attira sempre molti più curiosi rispetto ad altri argomenti più tecnici e magari più interessanti riguardanti davvero il ciclismo pedalato. Purtroppo oggigiorno questa è la realtà di questo bellissimo sport, non solo qui, ma ovunque si sente più spesso parlare di ciclismo legato a questioni sul doping che magari di imprese sportive... Volevo fare solo questo piccolo appunto. Saluti


aranciata_bottecchia - 06/07/2005 alle 22:38

Ciao Flipper, senza dubbio hai ragione sulla morbosità che l’argomento doping suscita. Tuttavia credo che molti di coloro che hanno aperto questo thread si sono detti "ma qui parlano sul serio, che pizza, io credevo che ci fosse l’elenco dei dopati degli ultimi tre anni...". Invece ce la volontà di capire, di sviscerare, di esprimere le proprie opinioni al di là di un banale "sono tutti dopati", "vincono solo i dopati", "passano solo i dopati", tentazione che di quando in quando, confessalo, avrà colpito pure te. Comunque se anche solo per sbaglio un ragazzino che corresse tra i dilettanti scoprisse su cicloweb che il GH e gli anabolizzanti sono responsabili di molte delle patologie cardiache delle quali soffrono gli sportivi professionisti del ciclismo, del calcio e del nuoto, beh dico che valeva la pena sentir parlare di doping, oltretutto con i modi degli appassionati di ciclismo, non con quelli dello sciacallo idrocefalo che puoi leggere su altri siti. Ciao


Flipper - 06/07/2005 alle 23:01


Flipper - 06/07/2005 alle 23:18

Ciao Aranciata: mi trovo, ancora una volta, a darti pienamente ragione su quello che dici sia riguardo il prima o poi l'avrò pensato pure io... sia sul fatto che molti lo avranno aperto pensando di trovare l'elenco completo dei dopati e poter finalmente (per loro) dire "hai visto c'è anche questo, quello e quell'altro...". Cmq io ero rimasto molto colpito dalla cifra riguardo il numero delle visite, che mi sembrava molto indicativa così ho voluto solo farvelo tranquillamente notare, tutto qui. Anzi bisogna solo farvi i complimenti perchè per la prima volta si parla dell'argomento in termini molto diversi dalle solite chiacchere da bar in un forum aperto a tutti, ma anche con utenti molto competenti. Saluti;)


Admin - 07/07/2005 alle 02:33

C'è anche un'altra chiave di lettura per spiegare le tante visite: questo thread è stato aperto il 16 novembre 2004, quindi sono molti mesi che circola e che viene letto.


Morris - 07/07/2005 alle 04:00

[quote][i]Originariamente inviato da Subsonico [/i] caro morris, mario82 mi ha parlato di te e mi ha spinto a leggere questo topic...e mi sono reso conto che non sapevo proprio niente del doping: certe faccende come quella di garzelli al giro, le famose 100 pedalate al minuto, ecc...ecco anch'io, da quasi ex-ciclista juniores, ti vorrei fare un sacco di domande: 1) Michael Johnson, Atlanta 1996, 19.32. Avevo 8 anni, eppure ricordo tutto...dato che te ne intendi anche di atletica, quanto di quel tempo è pulito e quanto è "sporcato" 2)Simoni positivo per cocaina: "caramella", droga o c'è ancora dell'altro dietro? e cocaina e cannabis sono sostanze proibite sol perchè giudicate droga o anche per funzioni dopanti? 3)Io correvo da juniores, fino a quando non scoprii di avere l'ematocrito a 37...a quanto pare a parte l'epo l'unica soluzione possibile sono le endovenose di ferro. Tu cosa mi consigli? Con l'alimentazione posso riuscire a mantenere poi l'ematocrito almeno sui 40? 4)nella mia categoria siamo messi a doping così male come si dice? (tieni conto che corro in Puglia) [/quote] Il doping ha mille facce, ed una sua storia ufficiale che non è altri che la punta dell’iceberg di quella ufficiosa. Si è giunti al paradosso che un medico coscienzioso e ligio al proprio lavoro, conosce, spesso, meno porcherie e metodi, a volte anche banali, di alcuni colleghi sicuramente meno validi anche professionalmente, ma disponibili a tutto. A queste pessime figure, che alcuni definiscono pure scienziati e che non pagano mai, tanto meno di fronte alla giustizia, sovente, si aggiungono personaggi di pessima moralità, che si pongono nelle condizioni di essere, loro stessi, dei propugnatori e somministratori di chimica. E’ una bolgia, che fa danaro come non ci si immagina nemmeno e che, nonostante la nascita di una legge che definisce il doping un reato, risulta in crescita costante. Sei giovane, anzi giovanissimo, avrai tempo di documentarti e conoscere questo flagello con lo spirito puro di uno che vuole ricercare, ma sappi che il doping fa vincere delle tappe, ma ammazza, accorcia la vita e rende invalidi. Chi diceva che “è meglio vivere un giorno da leone piuttosto che cento da pecore”, era un imbecille che la storia ha sancito come tale e non si deve cadere nel canto di sirena che poi, questa massima, ha giocato nella società. Quindi studia i fenomeni legati al doping, ma resta distaccato dalle differenze d’efficacia nel sapere: ogni cosa ha il suo tempo e la sua naturale maturazione. Guarda lo sport con passione e, col passare degli anni, imparerai ad apprezzarne le risultanze anche conoscendo parte dei rovesci. Ripeto, sei giovanissimo e nella vita non si finisce mai di imparare e conoscere, la nostra ignoranza è sempre un patrimonio inalienabile nella lunghezza della dimensione terrena, anche se questa fosse secolare. Proprio perché sei ancora tenero imparerai a capire che il doping è un fenomeno-flagello funzionale all’uomo, nel volto che questi s’è dato per dire che cresce, che progredisce e che è migliore. In altre parole è un segno della nostra decadenza, la quale non è riuscita ad arginare un fatto di nascita, perché il doping esisteva anche ai tempi delle antiche Olimpiadi della Magna Grecia, ma lo ha tradotto nell’unico dio che conosce: il danaro. Studia, leggi, fai sport e scoprirai che non è l’elevare le braccia al cielo per primo, un segno di superiorità sempiterna, a volte non lo è nemmeno momentanea. Discuti ed interessati alle varie facce di questa forma artistica e quando le pratichi resta naturale, perché solo così potrai trovare la tua forza vera e dire di essere pieno di te. Alla lunga scoprirai che non è poco. Sulle tue domande. 1) Michael Johnson non è arrivato a 19”32 sui 200, a 43”18 sui 400 per doping, aveva un talento non indifferente, uno dei più grandi della storia, ma non il migliore. Dalla corsa impettita, con corpo lungo e gambe non lunghissime, ma dalla frequenza al fulmicotone. Sicuramente, ha iniettato sul suo corpo qualcosa che secondo me ha una sigla, ha fatto quello che anche altri han fatto e fanno, ma è un parere ovviamente personale, certo rafforzato dalla sua dimora in un Paese che, da anni, non ci si fa scrupoli di nulla e dove, di fatto, la battaglia al doping esiste limitatamente, senza le soffiate di qualche pentito, disponibile, magari, a vendere i diritti delle sue confessioni, per far soldi. In sostanza, Johnson ha stracciato ogni record, ma il sottoscritto non metterebbe un capello nel giuramento sulla sua pulizia. Resta il fatto che gli altri sono andati nettamente più piano, quindi lui era sicuramente più forte. Anche di Carl Lewis, che di record individuali non ne ha mai fatto uno, senza la squalifica di altri e s’è poi scoperto che una sua positività all’antidoping, era stata nascosta per una dozzina d’anni. Dicevo prima che Johnsson non è stato il migliore. Quando tu non eri ancora nato e tuo padre giovanissimo o addirittura bambino, c’era un velocista che correva in allenamento, sulla tenninsolite (la terra rossa dei campi del Roland Garros, per intenderci), senza dannarsi troppo (confermato da un allenatore, fratello di un suo amicone avversario), i 100 a 9”99, i 200 a 19”90 ed i 400 a 44”3. Si chiamava, anzi si chiama, Tommie Smith, detto “Jet” e divenne famoso, non già per la vittoria sui 200 a tempo di primato mondiale (19”83) alle Olimpiadi di Città del Messico (1968), ma per esser salito sul podio, elevando il pugno destro chiuso in guanto nero. Con lui l’amico e pur grandissimo John Carlos, nell’occasione terzo. Mi fa un gran piacere il tuo amore verso l’atletica e se vorrai leggere qualcosa che ho scritto su Tommie, questo è il link. http://www.cicloweb.it/forum/viewthread.php?tid=437 2) La cocaina e la cannabis sono droghe, inserite nelle tabelle doping al pari degli stimolanti, ma non modificano i valori ergogenici in sé. Anzi diciamo che fanno più male che bene alla prestazione. Sicuramente, un tempo i loro effetti erano ben più deleteri, oggi, oltre ai compensativi che le mascherano, si riesce anche ad ottenere un effetto molto meno devastante. Per essere più chiaro e per usare parole semplici e concrete, diciamo che l’unico effetto che possono avere sull’atleta nel momento della performance, è quello semmai di alzare la soglia del dolore per l’euforia che generano. Ma il tutto avrebbe un senso, se fossero assunte poco prima della prestazione, quindi il loro uso a fini sportivi, praticamente non esiste. I problemi di queste sostanze, sono dunque gli altri che conosciamo. La storia della caramella nel caso Simoni, può essere stata una scusa opportuna per evitare la squalifica, in quanto la positività alla cocaina era stata verificata anche dopo le controanalisi, pur a bassissime consistenze. E’ chiaro che se uno sportivo viene pizzicato all’antidoping, per evitare le sanzioni, userà in sua difesa tutti gli stratagemmi necessari per far passare l’assunzione della sostanza incriminata, come involontaria. Solo Simoni sa cosa c’era sotto quella storia, o se era la verità. Il fatto incancellabile è dato dalla sua assoluzione, anche se il forzato abbandono al Giro, gli ha impedito di vincere una corsa che era largamente alla sua portata. 3) Non sono un medico e qui ci sono medici anche famosi che, meglio di me, potrebbero consigliarti. Io sono figlio dell’esperienza in tante discipline sportive, di tanti atleti e tecnici coi quali mi sono rapportato, della passione e degli studi da autodidatta svolti essenzialmente per non farmi prendere per i fondelli dal mondo che mi circondava. Quello che ho imparato, visto e letto, mi è servito, se vuoi, per svolgere meglio il ruolo che mi sono trovato, sovente e giocoforza, a recitare: quello dello psicologo accanto all’atleta e agli allenatori. I miei studi scolastici andavano verso ben altri indirizzi, ma la vita mi ha portato qua….. Ciononostante, non mi sottraggo alla tua domanda, anche perché credo di essere in grado di risponderti e poi, se dirò cavolate, ci sarà sempre qualche medico, qui, che mi potrà correggere. Il tuo ematocrito è veramente molto basso. E’ pur vero che hai, se non erro, diciassette anni, un’età dove l’organismo è ancora in evoluzione, ed il dato citato è più ballerino di quello che solitamente è. All’incirca, la tua emoglobina è di poco superiore a 13 g/dl, ovvero ai limiti di quel quadro anemico, che si definisce non già dal numero di globuli rossi come comunemente si pensa, ma proprio dalla consistenza di quella proteina nel sangue. L’anemia insorge quando i valori di emoglobina sono inferiori a 13 g/dl nell'uomo e 12 g/dl nella donna. Gli sportivi sono soliti imbottirsi di ferro per paura di raggiungere questo status (che ha una tipologia molto varia e non facile da stabilire in quanto a connotati) e, molto spesso, proprio su questo dato, fanno leva i medici imbroglioni, ovvero quelli che tendono ad abituare l’atleta all’assunzione esterna di sostanze frequentemente non necessarie. Il tuo emocromo complessivo potrebbe essere assai più chiaro per capire se il tuo ematocrito, è solo un fatto dettato dalla superfatica o c’è altro. Comunque, se il tuo medico non ti ha prescritto nulla, significa che il tuo dato, o è il tuo naturale (penso proprio di no), oppure è legato ad un fatto occasionale, come, appunto, una situazione di grosso stress. Ed è il tuo medico che dovrà valutare, attraverso lo studio dei tuoi dati, se la sideremia, la ferritina e la trasferrina, sono a dei livelli tali da consigliare una integrazione con ferro. Così, da ciò che hai riportato, potrei dirti di sì, ma sappi che ogni integrazione con ferro non deve considerarsi un’abitudine sulla quale ci si va ad appoggiare ogni volta che insorgono problemi come potresti avere tu, in questo momento. E’ solo Subsonico che può aiutarsi, imparando mentalmente a far convivere lo sport (che deve continuare a fare), con quei riferimenti fisici che, probabilmente, non saranno mai quelli di un superdotato. Ora, prima di tutto riposati, mangia quello che ti pare senza mescolare carboidrati e carne (consuma quella rossa a belle bistecche, con limone spruzzato sopra) e, soprattutto, senza abusare di queste licenze. Questa condotta alimentare, per te, potrà andar bene molto a lungo, se non hai problemi di peso e la tua plicometria (percentuale di grasso corporeo), non è a livelli di guardia. Se poi il tuo dottore ti prescriverà un’integrazione di ferro, quando, fra un mesetto riprenderai gli allenamenti, lo dovrai fare con molta accortezza, ma è necessario che ne sia convinto anche il tuo direttore sportivo, o, meglio ancora, affidarsi pure della consulenza, raccontando tutto quello che hai fatto in passato in termini di allenamento, nonché presentare il tuo emocromo, ad un insegnante di Educazione Fisica. Caro Subsonico, sia chiaro, non sei grave e non ti devi allarmare, ma cercare di concepire lo sport, come un traguardo per il solo piacere di praticarlo in convivenza con lo studio. Agonisticamente un consiglio te lo do, ed è per me un piacere, anche perché, sono convinto, che alla fine ti gratificherà. Dal tuo livello di ematocrito, anche se la sua naturalità è certamente di qualche punto superiore all’attuale, si può evincere una tua difficoltà nel recupero. In sostanza c’è una parte del pianeta ciclismo che ti creerà sempre qualche grattacapo. Nello specifico, sarai uno che in una giornata può arrivare molto in alto, ma farà fatica a ripetersi nei tempi ristretti. Sei pugliese e nella tua terra c’è una società che è, per me, un modello di organizzazione pur nella povertà di base e, soprattutto, per l’acume ed i valori sociali che sa esprimere la sua dirigenza. In questo sodalizio si da uno spazio molto ampio al fuoristrada e a quel ciclocross che è una specialità bellissima. Bene, in particolare sul cross, tu potresti essere molto tagliato, perché specialità tecnica, di grande fatica, ma concentrata in un’ora di gara, con un livello di proposizione assai meno asfissiante della strada. Pensaci, intanto ti dico che il sodalizio a cui mi riferivo è la Società Ciclistica “Gaetano Cavallaro” di Bisceglie e il presidente è una gran brava persona: Nicola Dell’Orco. Se vuoi provare il cross contattali e poi fammi sapere. 4) In Puglia, la tua categoria, non vive l’esasperazione spesso siamese, di alcune regioni del centro e del nord: si può crescere con meno patemi, anche se certi richiami vi sono anche da voi. Per quanto riguarda il doping, posso dirti che esiste ed è tangibile anche fra gli juniores, soprattutto per colpa di genitori “sui generis”, o “veri e propri flagelli di vita e di talenti”, che scaricano sui ragazzi le loro repressioni e la loro subcultura della vittoria e dei soldi. Vincere con costanza fra gli juniores, categoria principe del rischio, è più una “sfiga” che un bene, proprio perché nella migliore delle ipotesi, la possibilità che ci si monti la testa per questi infinitesimali valori ciclistici, è palpabile. In ogni caso, il ciclismo, a quella età, ha dopati nella percentuale non superiore (per me addirittura molto inferiore), a quella di altri sport come il calcio, dove, guarda caso, proprio a 17-18 anni, si irrobustiscono i ragazzi con pratiche immonde. Lo ha detto anche un certo Gigi Simoni, allenatore pure vincente e famoso, ma, come al solito, parlando sul calcio da operatore di calcio, le sue affermazioni sono passate inosservate. Le avesse dette un allenatore di ciclismo, chissà cosa sarebbe successo….. Ciao Subsonico, ed in bocca al lupo! Morris


Morris - 07/07/2005 alle 04:03

[quote][i]Originariamente inviato da vassili saizer [/i] Ciao Mitico Morris a stare dietro a te la bolletta aumenta meglio stampare il tutto e leggere con calma... In effetti si vede che 6 preparato in maniera molto scientifica di professione fai il Dott.? E' cmq dopo che hai fatto una bella panoramica di queste sostanze dico solo che ..UN ASINO RIMANE ASINO NN DIVENTA UN CAVALLO DA CORSA... credo ancora fortemente nel ciclismo e nei nostri giovani che stanno piano piano arrivando nel mondo professionistico... Ciao Morris [/quote] Grazie per il mitico. Ho spiegato sopra in risposta a Subsonico che non sono un dottore. Qui, voglio aggiungere che non sono nemmeno un chimico…;) Vedi Vassili, è giusto credere nei nostri giovani e in uno sport più pulito, sicuramente dei passi in avanti ne sono stato fatti, ma il terreno per sconfiggere, o dare un colpo forte al flagello del doping, sta poco nello sport, ma nella cultura, nella società e, soprattutto, nell’involucro sul quale ci muoviamo: la politica. Fino a quando le linee forza sulle quali si costruiscono e si educano gli individui, avranno quadri di riferimento che ci riportano alla fasulla meritocrazia di Robert Merton e non si vedrà nulla che superi la divinità del danaro e del successo come senso di superiorità, dominio, possesso, il doping ci sarà. Un flagello che muove danaro in una società come questa è funzionale, quindi si giocherà sull’ipocrisia per non abbatterlo. E poi quando la scienza, in mano ai soliti, produrrà una nuova Pecora Dolly, ci resterà……un bel arcano: quale Dolly ha vinto il Campionato, le Olimpiadi, o la Sanremo? Tu dici che un asino rimane asino e non un cavallo da corsa. Io ti rispondo, per fare l’avvocato del diavolo, che se dentro la carrozzeria dell’asino, metto il motore da cavallo massimo possibile, il cavallo, per ristabilire le distanze, che deve fare? Vedrai che anche lui, stufo di annaspare in mezzo agli apparenti asini, telefonerà ad Archimede, per farsi fare una modifica. E’ un circolo vizioso, un chiasma, che ha una costante, un fondo, un DNA, contraddistinto in una definizione splendida di Davide Aranciata Bottecchia: ELOGIO DELLA MEDIOCRITA’. Altro aspetto importante: quando si mettono in marcia più cavalli motore, un errore dovuto a sollecitazione, o semplice sottostimazione, o superficialità, si paga più caro, perché sono abbreviati i tempi di recupero, quindi è possibile che un asino maggiorato, possa pure battere in termini superiori all’eccezione della regola dei grandi numeri, un cavallo esso stesso modificato. Se poi si concede, a qualcuno, di correre con altre cilindrate rispetto alle regole massime e con qualsiasi carrozzeria, è pure possibile che vinca sempre, o risulti imbattibile. Quindi caro Vassili, la tua massima è vera come tendenza, ma possiede variabili, sulle quali dobbiamo fare i conti, ed imparare a riconoscerne gli epigoni. Ciao! Morris


Morris - 07/07/2005 alle 04:24

[quote][i]Originariamente inviato da giogiogio [/i] ciao morris....ti do del tu anche se immagino che non lo farei se ti vedessi di persona....gia leggere i tuoi post mi da una mezza idea di chi tu possa essere e la cosa mi onora....ho letto tutto il post...e anche molti altri dei tuoi interventi...ora se ti e mai capitato di leggere i miei sai la mia storia a grandi linee.....o forse hai anche tu una mezza idea....vabbe non e questo il punto......avrei un quesito per te....tu dici che i piu vicini ad esser puliti se non ho capito male sono gli scalatori puri...mentre i piu"aiutati" dalla chimica sono i passistoni ....(magari quelli spesso in maglia gialla....) vabbe....ma io vorrei chiederti...che mi dici dei velocisti puri?....per capirci...non quelli che poi ti vincono le san remo.....ma quelli che in volata sono tra i migliori e che pero al primo cavalcavia si ritirano........tipo l'australiano......o (l'attuale) ivan quaranta.....i quali si limitano a star coperti e poi sparano negli ultimi 200 metri.....quei 200 metri saranno piu o meno puliti di una salita per uno scalatore puro????io tali velocisti....con qualche riserva sull ultimo menzionato....li vedo piu puliti ancora....certo non candidi....ma piu puliti di altre tipologie di atleti....nel senso che quei 200 metri sono parte del loro bagaglio naturale...della loro forza esplosiva.....puo essere???ciao grazie.... [/quote] Caro Gio, io non sono nessuno per ambire al Lei, ed in ogni caso sono il tipo che mai lo vorrebbe. Forse io e te, quando eri ancora nelle categorie giovanili, ci siamo visti nei prati dei velodromi o, magari, nelle tribune non molto folte degli stessi, non già perché il sottoscritto fosse famoso al pubblico, ma perché gli operatori “pistaioli”, quei pochi giornalisti e pure alcuni atleti, venivano ad ascoltarmi nel mio “crocchio”. Lo dico perché da quello che ho capito, sei stato un ottimo pistard, ed i velodromi per me sono fascino e scienza del ciclismo allo stato puro, fin da quando ero un bimbo stracurioso. In ogni caso il mio nome ti dirà poco. Non conta aver vinto più degli altri e, magari, esser pure bravo, l’importante è avere soldi e leccare bene i fondoschiena. E’ una legge della vita odierna e, limitatamente allo sport, verissima nel calcio e nel ciclismo (purtroppo!), meno, a volte anche molto, negli altri. Sui quesiti che mi poni. La pulizia è una parola grossa se presa alla lettera. Continuo a dire che l’uso di creatina e aminoacidi ramificati con costanza ed in dosaggi massicci, hanno un potere anabolizzante ed alla lunga in grado di sfornare le medesime patologie o disturbi degli ormoni diretti. Sicuramente sono assai più gravi dell’efedrina. So che i demagoghi dell’antidoping, per questa affermazione mi definirebbero un eretico, ma io ne sono sempre più convinto. Anzi, mi permetto di ridere, amaramente ovvio, quando li vedo come segugi inseguire uno spray nasale contenete efedrina o pseudoefedrina e, poi, da perfetti ingenui, si fanno scappare da sotto il naso THG e affini. Premesso questo, diciamo che usiamo il termine “puliti” per non dire “meno sporchi”, così facciamo contenti i puristi…...dell’ipocrisia che stanno negli scranni che contano. Ebbene sì, i passistoni sono quelli che del doping moderno o scientifico, hanno goduto i maggiori benefici. Il mondo di questo flagello si divide in tre grandi aree: il doping muscolare, quello che agisce sull’ossigenazione del sangue e quello, assai meno progredito e conosciuto, ma comunque esistente, che agisce sulla psiche e sull’uso più appropriato della prateria dei centro nervosi. Ne è in arrivo un altro, già presente probabilmente sul calcio, che li azzera tutti: il doping genetico. Restiamo sul conosciuto. Un passista raccatta in tutti e tre gli aspetti menzionati: prende gli ormoni per potenziare i muscoli, l’epo e gli affini per aver un sangue più ossigenato, ed il promiscuo di entrambi per concentrare l’orientamento e la cupidigia della mente. Su questo ultimo aspetto aggiunge l’apparente banalità di farmaci come la fenfluramina e la fentermina (per citarne un paio) che bloccano l’appetito, al fine di perdere quel peso e quei grassi che, col normale lavoro d’allenamento anche potenziato dagli additivi, o per impossibilità mentale, non si riescono a smaltire. Certi magri di oggi, se permetti, fanno schifo, esattamente quanto i muscolosi, sono figli della stessa medaglia chimica. Quando poi vengono a galla leggende metropolitane come quelle delle rivoluzionarie alimentazioni, rido amaramente ancora una volta, perché troppa gente non sa cosa ci sia dietro, oppure non ha mai visto i vomiti che, di notte, coinvolgono atleti inconsciamente stressati, dalle “puttanate” del dimagrire costi quel che costi. Se il passista dunque attinge su tutto, modificandosi anche esteriormente, non è così per lo scalatore, al quale resta come certezza il solo doping che agisce sul sangue. Non ha infatti bisogno di ormonici di potenziamento muscolare, perché le salite piccole e medie non le percorre di potenza nemmeno all’occorrenza, mentre sulla parte del doping cosiddetto mentale, nel sotterraneo commercio ci sono ormonici che hanno il duplice effetto di potenziare e aprire, ma a lui non serve potenziare perché perderebbe il suo distinguo. Su questo discorso arriverò più avanti, in altre risposte perché ho visto altre domande. Veniamo alla parte che più ti interessa e, perdonami, se penso fosse la caratteristica che ti distingueva quando correvi. (Credo di aver capito chi sei, per averne certezza mi basterebbe l’iniziale del nome.... e se sei come penso dell'82 o '83....) Dopare un velocista alla Mc Ewen o Quaranta, quindi con volate corte, sui 200 metri, ed il resto della corsa passato al coperto o dietro una bella ruota, non è difficile, perché serve meno intensità su tutto. Mi spiego attraverso due zoom: 1)L’ossigenazione del sangue, può essere ricercata senza esasperazione, in quanto il lavoro in corsa lo fanno gli altri, i gregari in special mondo ovviamente, quindi il motore viene tutelato e l’artifizio dopante serve per non pagare troppo la fatica che sta sempre dietro una gara ciclistica. 2)Il lavoro sulle fibre bianche, da determinarsi con “carichi” medio alti, ma non altissimi, che potrebbero compromettere le caratteristiche di forza, alimentando così una potenza da sprinter pistard, in grado di caratterizzare troppo una specificità che lederebbe il lavoro di freschezza,giungere alla sparata dopo una corsa sulle cinque ore. Paradossalmente, sul secondo zoom, l’utilizzo del doping cosiddetto mentale dell’ultima generazione, andrebbe benissimo perché funzionale al potenziamento e la pulizia muscolare, nonché a quegli aspetti di colpi d’occhio e concentrazione richiesti da uno sprint. Morale: un velocista di simile caratteristica, rispetto ad un passista, è decisamente più pulito, ma rimane un tantino più artefatto di uno scalatore. Ovviamente Gio, qui stiamo parlando di estremi in termini di specialità e con le volontà di doparsi per dare il meglio dei propri massimi distinguo. Finisco con alcune battute che non c’entrano con la domanda, ma in qualche modo ti coinvolgono. Vuoi sapere chi sono stati, per il sottoscritto (ma non solo, visto che eravamo in tre a studiarci sopra per ricavare insegnamenti e approfondimenti), il più grandi talenti italiano degli ultimi tre lustri in termini di purezza di caratteristiche e percentili? Uno è Marco Pantani e l’altro proprio un pistard (che sa bene quanto l’abbia stimato e sempre sostenuto), assai sconosciuto ai più, ma non certamente a te: Roberto Chiappa. Un fenomeno, ed in assoluto il velocista meno artefatto dell’oceano di artefatti della velocità a livello mondiale! Aldilà dei suoi difetti tecnici nella conduzione dello sprint anche per problemi di vista, per esplosività muscolare, purezza di fibre, facilità di mostrare anche con allenamenti ridicoli, tempi sui 200 lanciati da far venire i brividi con svizzera costanza, Roberto è unico. Ed ha solo 32 anni, ma sembra nel ciclismo da una vita. Non dimentichiamoci che da ragazzino, ai Goodwill Games ’90, a soli sedici anni, era già nei primi otto del mondo e alle Olimpiadi di Barcellono sfiorò il bronzo. L’aver scialacquato un talento simile (al 99esimo percentile “all sport” ed uno con piedi da 8,30-8,40 nel salto lungo), basterebbe per prendere a calci nel sedere la FCI! Scusa la divagazione! Ciao! Morris [b] P.S. Mi fermo sul resto delle risposte che devo, perchè sono le 4,20 del mattino e sono totalmente cotto. A domani! [/b]


giogiogio - 07/07/2005 alle 11:29

grazie morris...era circa cio che pensavo io....x quanto riguarda i pistards...loro sono certamente ancora piu sani degli stradisti di qualsiasi genere...primo perche ne conosco molti...secondo xk se uno si carica x andare in pista e un folle....xk li ho avuto la prova sulla mia pelle che basta l'allenamento.....se hai letto la mia storia in quel primo post sul doping al quale avevo risposto sai anche perche ho smesso.....ne sono felice certo....xk sono nel mondo della medicina...e ora so a cosa sarei andato incontro...(il doping e diffuso x me anche xk chi corre in bici nel 90 per cento dei casi e gente semplice...di bassa estrazione soc e cultura...e quindi vittima di chi spaccia il doping x integratori...)....pero sono molto triste..specie ultimamente...quando vedo in tv giro...tour...corse su pista....(quelle mi uccidono)....mi manca la bici...ormai son passati 2 anni...e non ho piu fatto un giro di pedale...nemmeno uno......dopo 15 anni smettere cosi e stato troppo x me....vabbe....ah si...per quanto riguarda i pistards...eh eh...credo bene che non siano dei super dopati...ivan 40 l'ho beccato a mangiarsi due piatti di pasta al ragu 20 min prima di un americana 100 giri....e mi ricordo mi fece i complimenti x una mia vittoria...allora ero ragazzino e x me fu un sogno....vabbe scusa le divagazioni...cmq ci saremo increciato di sicuro xk ho corso su quasi tutte le piste ...pescantina il monti ,bassano,forli,porto viro, cento, torino,ecc......la pista all inizio mi spavento x un bruttissimo incidente...una settimana di ospedale...ma poi mi rapi'.....e non smisi fino a fine carriera....la destrezza e lucidità..e tattica che ti da la pista non tela da nessuno....cmq diciamo che mela cavavo discretamente....anche perche in quegli anni la pista fu un po il mio "ripiego"xk x vari infortuni non avevo potuto acquisire un gran fondo e quindi su strada corsi poco.....roberto melo ricordo benissimo...pauroso quando sfrecciava in pista ed io lo guardavo dal prato..... veramente una potenza....mi pare di aver capito che gli fosse stato precluso molto dalla precedente gestione...vabbè ognuno subisce le sue ingiustizie....probabilmente pure io sarei ancora in sella...a divertirmi se non avessi incontrato certa gente che al mondo ci viene solo x rovinare gli altri..ho anche pensato di ricominciare ma allo stato attuale delle cose un ingaggio x me e impossibile..e devo ammettere che non sono abbastanza umile x ricominciare da troppo in basso......ciao morris...grazie e scusa lo sfogo ma la bici era la mia vita.....


Subsonico - 07/07/2005 alle 12:06

Ti ringrazio morris, sei stato molto esauriente...riguardo alla vicenda del mio ematocrito, ho compreso che hai bisogno di più dati: ebbene sono un'acciuga, 1.69 X 49 kili, ma la cosa più strana è che non prendo peso durante l'inverno...massa grassa pochissima quindi. ho fatto più volte l'emocromo, e gli ultimi esami, i più disastrosi, sono questi: sideremia:97 ematocrito:37.1 emoglobina:12.4 reticolociti:4 feritina: 69 piastrine: sotto la norma globuli rossi: 4.270.000 (sotto la norma) globuli bianchi 6.300 (in aumento) Vol. globulare: 86 Hb globulare: 29 conc. hb globulare: 33,4 grado di ansiocitosi: 12,9 granulociti: -neutrofili: 43 -esinofili: 4 linfociti: 46 (oltrelanorma) monociti:7 piastrine:105.000(sotto la norma) vol.piastrinico: 13,6 piastrinocrito 0,14(sotto la norma) grado di ansiocitosi 16,7 il medico curante dice che potrebbe trattarsi di un caso di anemia leggera (non anemia mediterranea) poichè 40.5 di ematocrito a gennaio (cioè senza attività) è molto poco...rivedendo vecchi esami ho anche scoperto che a 13 anni avevo 32,9 di ematocrito (ma non avevo ancor alo sviluppo) e che mio padre (anche aveva 31 anni ai tempi del jet, quindi ha una certa età) 5 anni fa avea 39,5 ematocrito a riposo, inferiore alla norma...anche mia sorella ha ematocrito basso (per essere una donna, naturlamente!) sui 37 ed ha avuto problemi di salute recentemente e pressione bassa, non voglio immaginare a che valori è scesa.... un altra cosa importante:ho sempre avuto la pressione bassa. tra i 100 e i 60, con pulsazioni sempre intorno ai 60. GRAZIE MILLE, sei molto chiaro (molto più dell'idiota del medico sportivo, dobbiamo andare fino a taranto e spendere 50 euro a visita per non avere nemmeno una cura decente...quell'idiota mi ha dato l'acido folico che ho scoperto si dà alle donne in stato interessante...


janjanssen - 07/07/2005 alle 13:20

[quote]Vol. globulare: 86 Hb globulare: 29 [/quote] Sei un anemico cronico, sicuramente una anemia minore, ereditaria.. Modesta microcitosi, modesta poichilocitosi. Se tu non andassi in bicicletta, non te ne accorgeresti neanche. L'acido folico è solo un...supporto poco utile..Non inutile. Ti correggerà la poichilocitosi, non la microcitemia. In pratica, lo prenderei, perchè un pò di aiuto, può dartelo. ciao.


mestatore - 08/07/2005 alle 10:50

caro morris, come sempre le tue considerazioni sono molto interessanti e denotano una conoscenza della fisiologia e della farmacologia veramente ammirevoli. una pregunta:tu hai giustamente insegnato a "guardare" le faccie , i corpi e le strutture muscolari per capire; ad esempio basta guardare il corpo del supremo tommy jet smith e quello degli sprinter americani degli ultimi anni per capire tante tante cose. però mi sorge spontanea una domanda : che mi dici dei pistard , in particolare francesi e americani,dai fisici straordinariamente scolpiti, che hanno dominato la velocità negli ultimi anni? non conosco il mondo della pista, ma ne sono molto affascinato , dal momento che sento tutti i competenti definire la pista come scuola grandissima di bici ed ovviamente le loro considerazioni mi suonano molto sensate. questo anche alla luce della storia di roberto chiappa, che, mi sembra,abbia dovuto confrontarsi con scuole , quali quella francese, assai forti. ciao mestatore


Subsonico - 08/07/2005 alle 16:05

grazie per la risposta, dott.janjassen....non era quello che mi volevo sentir dire, però avere un verdetto così netto mi fa pensare che è meglio lasciar perdere coll'agonismo....


Morris - 08/07/2005 alle 21:37

Arrivo ragazzi, ma oggi è una giornata particolare per me e non riesco a trovare il tempo per rispondere alle ultime domande. Tra l'altro il buon Mesty, che ringrazio per l'ennesima volta, ha posto un quesito molto interessante che mi da la possibilità di parlare un poco della pista, una vecchia passione che ho troppo trascurato. Porterò un paio di storie, una vissuta direttamente. A dopo! Morris


gabri59 - 10/07/2005 alle 01:16

[quote][i]Originariamente inviato da Morris [/i] Il mondo di questo flagello si divide in tre grandi aree: il doping muscolare, quello che agisce sull’ossigenazione del sangue e quello, assai meno progredito e conosciuto, ma comunque esistente, che agisce sulla psiche e sull’uso più appropriato della prateria dei centro nervosi. Ne è in arrivo un altro, già presente probabilmente sul calcio, che li azzera tutti: il doping genetico.[/quote] Approfitto del fatto che questo thread è ritornato in prima pagina per applaudirti, Morris, e ringraziarti per questi ed altri scritti illuminanti (e per ringraziare anche Aranciata, un altro dal quale ho imparato molto, e le cui idee generalmente condivido). Da assoluta profana, che tenta di avere almeno una conoscenza superficiale del fenomeno, per cercare di capire un po' meglio quello che vede, ho già sentito parlare (molto vagamente) di doping genetico, mentre è la prima volta che sento parlare di doping [i]che agisce sulla psiche e sui centri nervosi[/i]. La famosa "testa"... Avresti voglia di dirci qualcosa di più? Grazie in anticipo se lo farai! :)


Morris - 12/07/2005 alle 02:50

[quote][i]Originariamente inviato da Ottavio [/i] 1) prova (o meglio indizio) a posteriori: non mi risulta che il numero di passisti sospeso per ematocrito troppo alto o squalificati per doping siano maggiore rispetto agli scalatori, semmai mi sembra di poter rilevare un numero più basso di velocisti implicati in casi si doping, infatti lo sforzo richiesto a questo tipo di corridori è sicuramente inferiore a quello necessario a passiti e scalatori; [/quote] Premetto che un simile universo d’indagine è farraginoso per due motivi: il primo per il ristrettissimo campione possibile in esame (siamo nell’ordine del 5% sul totale possibile); secondo per le morfologie stesse di una selezione che parte da un antidoping totalmente incapace di scoprire alcuni balzelli o sostanze, in particolare quel Growth Hormone (GH), che contende all’eritropoietina la palma di sostanza più diffusa. Detto questo, se andiamo a fare uno screening, su tutti i positivi, o di coloro che sono stati fermati per ematocrito alto, scopriamo che i corridori passisti sono in netta predominanza. E’ pur vero che molti scalatori, per continuare in questo ciclismo, han fatto la scelta di trasformarsi in qualcosa di ben diverso dalla loro origine, col risultato di migliorare sul passo e di diventare passisti scalatori, fino a perdere i connotati di grimpeur e, mi si permetta, pure uno status definito. Un altro dato a mio giudizio raggelante, ci viene dalla mortalità agonistica dei giovani scalatori al passaggio fra i professionisti, i quali, in misura tripla rispetto agli altri, da quando il ciclismo pratica come altri sport il doping “scientifico” (fine anni ottanta), finiscono fra gli ex dopo due anni nella massima categoria. [quote] 2) la possibilità di pedalare fuori soglia mi sembra indispensabile sia ai passiti che agli scalatori; [/quote] Non capisco il senso di questo punto, quindi corro il rischio di andare fuori strada. La fase anaerobica è una variabile costantemente presente in tutti gli sport di forza resistente e pure di altri. In questo contesto vengono coinvolti tutti gli agonisti. E’ quindi indispensabile, nella preparazione di un atleta, alzare il più possibile la soglia, ma poi, con l’arrivo dell’acido lattico, sono le qualità naturali del singolo a giocare il massimo ruolo, anche se il cosiddetto doping mentale, sta cercando di agire anche in codesta direzione. Se poi andiamo a vedere i test, scopriamo che il passista in acidosi lavora peggio, proprio per la sua struttura, rispetto ad uno scalatore. Soprattutto possiede tempi di recupero tendenzialmente più lunghi. Ed il recupero non è solo quello fra una tappa e l’altra, come molti pensano, ma pure fra una fase e l’altra dello sforzo che richiede una gara. Ecco perché il preparatore del passista, cerca ogni mezzo per alzare la soglia, ed agisce sul corpo dell’atleta cercando di diminuire quel peso, che è da considerarsi come la resistenza in un circuito elettrico. Lo scalatore puro va a scatti, raggiunge l’acidosi, vi resta di quel tanto, poi si riposa di quel tanto e riparte, proseguendo con questa alternanza a lungo, proprio perché più facilmente recupera. Pensiamo un attimo ai comportamenti dei due massimi alfieri delle caratteristiche a confronto, ovvero a Pantani e Ullrich, soprattutto prendiamo in esame le fasi della loro carriera, dove insistevano problemi, o di calo di forma complessiva, o di allenamento non perfetto, o di assunzione di porcherie pur presenti nelle liste dopanti, ma, soprattutto, frenanti l’attività agonistica, alludo alla coca o al crack, o alle droghe leggere. E’ la fase dove si possono verificare meglio le naturalità ed i talenti. Pantani 2000 e 2003 scattava, sovente si staccava, recuperava a scatti, ma nel complesso della “molla”, partoriva una velocità sulla salita tangibile, al punto di stare da solo al primo posto (2000) o ai primi posti (2003). Ullrich 2000 e 2004 partoriva un passo privo delle variabili di progressione che l’avevano contraddistinto, fino ad adeguarsi ad un rapporto al di fuori del suo logico equilibrio, o troppo duro, o troppo inadeguato, ed in entrambi i casi il ritmo della sua pedalata non lo salvava da una flessione di posizioni e distacchi in cima alla salita. In questa estemporanea fotografia degli esponenti di spicco delle categorie in esame, scopriamo l’esigenza di correzione possibile, per gli uni e per gli altri e quanto il doping debba lavorare soprattutto in direzione dei passisti: il tutto per migliorare complessivamente il corridore senza snaturare le sue punte, perché era questo il tema in discussione, mi pare. [quote] 3) gli scalatori si esprimo quasi esclusivamente nelle corse a tappe siano esse brevi o di tre settimane e dunque necessitano come, se non di più dei passisti, la possibilità di recuperare velocemente dopo uno sforzo;[/quote] Gli scalatori puri si esprimono nelle corse a tappe, prima di tutto perché è solo lì, o quasi, che trovano i percorsi ideali o più adatti a loro. Poi perché recuperano naturalmente meglio dei passisti (qualsiasi test lo evidenzia), quindi hanno buon gioco nel raggiungere i vertici. La dimostrazione più facile da verificare? Basta controllare il rendimento di uno scalatore nell’ultima cronometro di un grande giro, anche nei tempi in cui non esisteva il doping scientifico. Bene, scopriremo che ogni volta che le risultanze di classifica lo imponevano, lo scalatore a fine tour, è stato capace di svolgere le migliori cronometro, anche a medie superiori alle prime. Perché? Prima di tutto perché il passista, ripeto, sente maggiormente la fatica e recupera peggio, poi, nello specifico dello scalatore, perché le motivazioni finali, su un corpo che aveva recuperato meglio gli sforzi, riuscivano a fargli produrre differenze non solo di posizione nella graduatoria della prova, ma anche di medie. Qui viene a galla un altro aspetto che dirò dopo e che rappresenta, relativamente al crono, un mio cavallo di battaglia da sempre. [quote]4) c'è stato negli ultimi tempi un indubbio aumento delle medie nelle cronometro e nelle tappe di pianura, ma lo stesso è successo per le tappe di montagna dove ormai le velocità sono elevatissime e lo sforzo è costante (proprio come le cronometro) e non "a strappi" come la storia delle salite racconta; [/quote] Questo è il vero scandalo che ci fa vedere quanto incida il doping, pur considerando la dimensione del miglioramento degli asfalti, delle bici, delle preparazioni. Non vale solo per il ciclismo. La velocizzazione è patrimonio del calcio, dell’atletica, del tennis ecc., ed anche per le altre discipline i miglioramenti ambientali e di preparazione, spiegano solo in parte le risultanze finali. L’atleta non è migliorato sì tanto rispetto al passato, sono favole mediatiche, queste. E’ migliorato e s’è finalizzato con pertinenza, l’aiuto ufficiale delle sostanze (alludo a quelle non considerate doping, anche se spesso lo possono essere) e quelle ufficiose del doping. Lo scalatore ha pagato l’ufficiosità e l’ufficialità dell’aiuto nel ciclismo, più di ogni altro collega possessore di altre caratteristiche. C’è un altro dato empirico che lo evidenzia. Quando sono entrati in gioco gli ormoni, il ciclismo, che fino a quel momento aveva messo in evidenza, sempre, almeno uno scalatore principe o di peso oserei dire storico, ha perso queste figure. Dopo Fuente, abbiamo dovuto aspettare Pantani. Fra i due ci sono venti anni di buco, che parlano assai di più di quanto si possa pensare. Il tutto col rispetto che si può portare alle ottime qualità di Marino Lejarreta, Lucho Herrera e Perico Delgado, ovvero tre non grimpeur, più dei passisti scalatori e di uno spessore, mi si permetta, inferiore agli scalatori che han fatto la storia. Tornando alle medie, quando vedo la prima crono di questo Tour a 55 all’ora e, nel 2003, nell’ultima gara contro le lancette della medesima manifestazione, in una giornata di tregenda, più di cento corridori chiudere con medie superiori al record dell’ora di Merckx , bèh….mi viene un gran mal di stomaco. Ovviamente, la stessa cosa la provo di fronte a certe prestazioni in altri sport e mi infastidisce fino al midollo, riscontrare accanto a me, qualche osservatore, non sempre giovane, subito pronto a dire che il tal campione di trenta quaranta anni fa era una schiappa, perché i ritmi delle sue prestazioni erano troppo lenti. Mi si perdoni la durezza, ma questo significa aver capito poco, molto poco, dello sport o di quel che è avvenuto nella sua dimensione. [quote]5) qualora fosse vera la tesi di Morris troverebbe in sé stessa una prova a carico infatti gli scalatori per non perdere troppi minuti a cronometro hanno sviluppato naturalmente o meno una maggiore predisposizione per le cronometro , basta pensare al Pantani del 98 - 99 paragonato a quello di pochi anni prima. [/quote] Come ho detto più volte, il primo, naturale ed efficace modo di affrontare il cronometro, per uno che non l’ha fra le proprie predisposizioni, alludo, ovviamente ed in particolare per uno scalatore, è quello di affrontare la prova con un esercizio mentale che annulli il proprio modo di essere ciclista. In sostanza, si deve cercare un lasso di tempo dove gli istinti lasciano posto al riposo della mente, attraverso un pilota automatico posto su un “fermo immagine” chiamato passo e consumato in sella, ed escludendo gli ovvi rilanci dopo le curve ed eventualmente in salita, solo al cambio di pendenze. Sembrano banalità, ma un buon lavoro psicologico in questa direzione, tra l’altro assolutamente naturale, dona risultati insperati. Quando ero ragazzo feci un esperimento su me stesso. Avevo 19 anni, coi muscoli calcistici o da sport podistici affrontai finalmente il ciclismo, in quelli che erano i super della categoria amatoriale, già a quel tempo piena di ex professionisti, compresi coloro che rientravano dopo l’obbligato stop di un anno imposto dagli Enti. Sapendo di avere un fondo ridicolo rispetto ai più e, soprattutto, quelle consistenti fasce muscolari che mi procuravano crampi superata una certa distanza, provai l’esercizio della cronometro su una lunghezza che consideravo entro i miei margini massimi di tollerabilità: 12 chilometri. Già allora disquisivo sugli scalatori, sui passisti e i velocisti, ed il mio modo di affrontare il ciclismo, visto il retroterra che mi ero costruito giocoforza su altre discipline, era straordinariamente anomalo all’apparenza, in realtà possedeva ragioni precise. Ero uno scalatore che sulle distanze brevi e sulle pendenze più aspre, stava coi migliori o li staccava, ma quando c’erano salite lunghe e da rapporto, morivo per tenere il passo dei medi ed arrivavo alla cima distrutto. In discesa ero obbrobrioso, un indefinibile dispregiativo. Quando invece si trattava di fare uno sprint dopo un tratto percorso ad andatura non forte, oppure involontariamente coperto a ruota (perché in bicicletta non mi ero ancora costruito l’automatismo del risparmio), spaccavo le pedivelle e non mi passava nessuno. Il tutto però, doveva essere contenuto nelle fatidiche distanze limitate dal mio passato, anche rispetto ai classici 40-45 km delle gare amatoriali di allora. Non avevo alle spalle conoscenze specifiche, di studio, di laboratorio, o di test, ma solo l’osservazione e il bisogno di fare domande. Per il resto ero armato del mio 1,69 x 63 kg che nel calcio mi dava un’enormità di vantaggi nei dribbling, nei virtuosismi e mi spingeva, con facilità, a farmi polpette, per resistenza e rapidità, di quei marcatori da 1,80/85 per 70-75 kg, molto meno nei piccoletti come me. Per dare un’idea dell’empirismo col quale mi cimentai alle gare di quel tempo: arrivai alla prima corsa con 400 chilometri alle spalle, percorsi d’istinto o solo per fare quel callo al soprassella che tardava a farsi e non riuscivo a capire il perché (l’ho poi scoperto dopo). Nella gara d’esordio, svoltasi a Madonna dell’Albero di Ravenna, su strade non lontane da quella principale che porta alla dimora originaria del nostro caro Dottor Janjanssen, trovai l’andatura ampiamente contenuta nelle mie possibilità, ed al trentesimo chilometro circa provai anch’io ad andare in fuga e vi riuscii. Qualche chilometro dopo però, quando il vantaggio era sui 25”, stando a quanto mi dissero poi, le lame dei crampi giunsero sui miei polpacci. Fui bravo a controllarmi gli istinti e a riuscire a slacciarmi i cinturini, frenai e mi lascia andare ad una caduta, praticamente da fermo, su un fossato largo, asciutto e poco profondo, quasi un dislivello. Lì cominciai ad urlare, perché i movimenti, avevano raddoppiato l’intensità delle lame dei crampi. A dieci metri da me, un vecchietto che col falcione tagliava l’erba del campo adiacente, vedendo il tutto, esclamò: “Sèt fat burdel?” (cosa hai fatto ragazzo) “S’avliv ch’épa fat, ajò i crimp!” (Cosa vuole che abbia fatto, ho i crampi). Tralascio il resto del nostro colorito colloquio e la difficoltà che ebbi per giungere all’arrivo senza ritrovarmi per terra, perché sto allungando a dismisura l’intervento…. Tornado all’esperimento, provato nel bel mezzo dell’esame di maturità, nell’estate del ’74, decisi di percorrere quei 12 chilometri su una strada poco frequentata e con una leggera salita nel mezzo, una prima volta seguendo i miei istinti di scattista sempre pronto a rilanciare per non stare seduto su quella sella che odiavo, ed una seconda, a tre giorni di distanza, come avevo visto fin dalla tenerissima età dal vivo e, poi, in televisione, stando sul sellino e spingendo regolarmente sui pedali. Nel primo tentativo, svolto a molla o ad intermittenza, come potremmo tradurre il modus classico di uno scalatore, impiegai 17’12” ad una media poco inferiore ai 42 chilometri. Nella seconda occasione, con stile innaturale per me, ma sforzandomi di fare come i cronomen, impiegai 16’31”, ad una media superiore di oltre un chilometro e mezzo. Stupito, riprovai dopo una settimana, decidendo di dare tutto quel che avevo col mio modo naturale di pedalare. Risultato 17’01”! Dopo i soliti tre giorni, riprovai con l’altra metodologia, imponendomi ancor più di isolarmi su un automatismo innaturale. Risultato: 16’13” oltre due chilometri meglio della miglior prestazione col mio stile e a 44,7 kmh, una velocità che non pensavo di avere nelle gambe. Riprovai a settembre con fare da cronoman e, nonostante il freno di un trattore carico d’uva, impiegai a percorrere quel tratto, gli ancora più significativi 16’18”. Certo una prova che più empirica non si può, ma poi, con gli studi e le esperienze, imparai a leggerla come una costante, al punto di trasmetterla ai corridori veri. Per uno scalatore dunque il lavoro d’impostazione mentale si traduce, con l’innalzamento dell’allenamento e del rodaggio che ogni corridore si presume possegga, in una crono all’insù per medie che, ad un’analisi attenta, non sono poi così impossibili anche per un motore con meno cavalli. Perlomeno consentono una difesa onorevole. D’altronde la differenza fra un passista naturale ed uno scalatore naturale, solo per le ragioni del fisico (valori aerobici, forza ecc.), non possono essere superiori ai sei secondi al chilometro, anzi qualcosa in meno. Volendo fare una comparazione più estesa, consideriamo i 50 kmh naturali (è più una realtà che una ipotesi e non fatemi dire di più) per il passista, poco più di 46 per lo scalatore, che significano 90 metri di differenza al chilometro. In sostanza, un differenziale di poco meno di 4 minuti sui 40 chilometri. Differenze calcolate col medesimo livello di freschezza, che divengono inferiori a fine Giro, quando il più rapido e maggior recupero dello scalatore, segna passi più tangibili e, magari, l’interesse della posta in gioco, libera gli aspetti mentali di cui facevo riferimento. Un’unione delle due componenti, portano una forbice che si riduce sì tanto, da far apparire uno scalatore un quasi passista. Quanto basta per dire ad uno che ama le pendenze di rimanere se stesso, o di alzare, dovendo stare al gioco all’insù dei motori artefatti, solo il livello di ossigenazione del suo sangue, per non pagare quel troppo dazio verso un passista che può ricercare velocità superiori prendendo di tutto, con lo scopo di distanziare il camoscio a livelli decisamente superiori e, di conseguenza, tradurla in minuti in più per la classifica. Preso dalla paura e da zambottini che col doping hanno ridotto i corridori, ad una catena di montaggio sullo stampo dell’unica variabile dei passisti, nonché produrre la quasi sparizione del grimpeur, lo scalatore può cadere su queste sirene e fare ciò che per il suo DNA è deleterio, preparandosi dapprima con troppa cupidigia per il cronometro e, poi, magari, assumere di tutto come il passista. Conseguenza: diventa un atleta diverso, con le punte ovattate fino a snaturarsi. Uno schifo, mi si permetta. Da qui si capiscono le ragioni filosofiche e tecniche dell’Aranciata pensiero, e pure le risultanze che si sono tradotte, ma ci sono modi, ripeto, più vicini alla naturalità per non cadere alla schiavizzazione del crono solo a ritmi di chimica. E qui devo aprire altri due sipari: uno dettato dal confronto con Pantani riportato da Ottavio, ed un altro giunto da una osservazione del sottoscritto avvenuta tanti anni fa, ma che, col tempo, ha assunto dei significati enormi, per capire logiche ed effetti agonistici e tecnici del doping.


Morris - 12/07/2005 alle 02:55

Chiedo scusa, ma non tengo aperti gli occhi, evidentemente non ho più il fisico per passare due notti in bianco. La continuazione a domani....


Ottavio - 12/07/2005 alle 09:47

Morris ti ringrazio per la risposta esauriente e come al solito molto ben argomentata. Dai precedenti tuoi post mi era sembrato che tu avessi fatto una sorta di distinzione "manichea" tra scalatori/buoni e passisti/cattivi dettata più dalla tua passione per gli scalatori (ora ho letto che c'è molto di autobiografico......) che da ragioni scientifico/tecniche. Devo dire che ancora penso che i passiti non abbiano tratto molti più benefici dal doping rispetto agli scalatori ma devo riconoscere che c'è stato uno snaturamento della caratteristiche dei ciclisti più adatti alle salite che si sono sforzati di diventare tanti Indurain per poter essere ancora competitivi. Il tuo riferimento alla preparazione mentale del cronoman è giustissima! La forza mentale necessaria per percorrere tanti km al massimo dello sforzo è uno degli aspetti per me più affascinanti del ciclsimo, mentre per te, mi è sembrato di capire, è un violentare la natura del ciclista. Vorrei sapere da te se gli eventi dell'ultimo Giro (malattie, crisi di fame, crampi ecc.) possano essere un sintomo di un ritorno ad un ciclismo più pulito. La cosa che mi impressiona da più del ciclismo anni novanta, non è tanto la velocità delle corse ma il fatto che i ciclisti avevano pochissimi alti e bassi che da sempre sono il sale del ciclismo. Tutti i grand campioni del passato infatti hanno avuto almeno una crisi o dei passaggi a vuoto nel corso di una grande corsa a tappe. Ti faccio ancora gli auguri e leggendo il resoconto della vostra serata mi sento molto invidioso e dispiaciuto per non aver potuto partecipare. Sono curioso di leggere il seguito della tua risposta.


invel - 01/10/2005 alle 16:26

Non ho mai letto cose così vere, dense interessanti, sul doping, come in questo topic. Grazie. Io però ti/vi chiederei di andare ancora oltre: i soldi ed il potere non sono forse il doping più estremo che esista? Aprire l’intervista con la frase: “Lo sport system è figlio di una società che fonda sul profitto e sul conseguente danaro tutta la propria filosofia, quindi è fin troppo ovvio che qualsiasi scoperta, anche pulita, finirà in una determinata direzione” ci riporta a quella impostazione che cerca di separare “sport e società”, che poi nel corso dell’intervista è giustamente superata, criticata e contestualizzata. Ma se è il profitto il primo doping, cioè il denaro, quel “farmaco” che è linguaggio universale, ci permette di “misurare” la nostra relativa felicità/angoscia, tramite una unica unità di misura. Il vecchio Marx aveva capito tutto: “il valore di scambio della merce è la sua immanente qualità di denaro; questa sua qualità di denaro si stacca da essa in quanto denaro, acquista un’esistenza sociale universale, separata da tutte le merci particolari e dalla loro forma di esistenza naturale; il rapporto del prodotto con se stesso in quanto valore di scambio diventa il suo rapporto con un denaro”. E cos’è lo sport se non una forma assoluta di misurazione, di confronto universale di centesimi, secondi, minuti, ore e anni? Non è lo sport forse pieno di numeri, statistiche, confronti, quasi fosse un listino di borsa? E non sono forse i bilanci delle società sempre più truccati/dopati? E non è stato forse recentemente eliminato questo tipo di reato? Non sono in grado di andare molto oltre, ma sarei veramente interessato a sapere cosa ne pensate.


lallo - 02/10/2005 alle 10:38

Che comunque non bisogna rassegnarsi. Ma anzi raddoppiare gli sforzi per combattere le iniquità!!