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Crono, giorno di festa ma non per gli italiani
W00DST0CK76 - 12/03/2006 alle 18:14

Ripensavo ad una frase del grande Miguel Indurain che affermava "quando si corre a cronometro per me è giorno di festa" visti i suoi risultati direi che non gli si potesse dar torto! Mi chiedevo però perchè in Italia questa specialità è così trascurata, eppure nel ciclismo attuale è divenuta sempre più importante, soprattutto al Tour, dopo Moser non abbiamo più avuto un grande specialista del "tic tac", adesso c'è Basso che è molto migliorato ma i suoi progressi sono comunque finalizzati al perdere il meno possibile dagli specialisti. Da quando esiste il mondiale a cronometro abbiamo vinto sono un argento con Chiurato nel 1994 (prima edizione) poi più nulla, nelle grandi corse a tappe ricordo sono le vittorie di Frigo al giro 2001 e di Basso al giro dell'anno scorso. molti corridori passano professionisti senza essere mai saliti su una vera bici da crono e penso non sia facile reinventarsi cronomen senza averne le basi, credo che sin da juniores i ragazzi debbano allenarsi anche in questo esercizio privilegiando l'agiità, cosa che poi tornerebbe utile anche in salita. Il nuovo staff tecnico della federazione ha affidato a Sandro Callari la gestione del settore Endurance che annovera tra le sue discipline anche la cronometro, speriamo che si riesca a diffondere anche nel nostro paese la cultura delle corse contro il tempo. Rimango dell'avviso che l'essenza del ciclismo è la salita, le folle oceaniche si trovano sulle grandi montagne e non lungo i percorsi piatti delle crono, però credo che si debba cercare di essere il più completi possibile, soprattutto per chi ha come obiettivo le grandi corse a tappe.


Lopi - 12/03/2006 alle 18:34

Sicuramente ha peso il fatto che in italia si svolgano pochissime corse a cronometro, l'anno scorso, oltre a quelle del Giro c'erano la Firenze-Pistoia, una Cronosquadre alla Coppi e Bartali e la cronoscalata del Brixia. Basta. Anche al Giro la crono ultimamente ha avuto poco spazio (nel 2004 c'era addirittura solo una crono più il prologo), quindi ovviamente gli italiani non ci si dedicano, avendo solo 6-7 gare in calendario. Poi c'è la concezione che il vero ciclismo è solo quello in salita, e che la crono possa essere al massimo un complemento per lo scalatore per non perdere troppo. Molti italiani che hanno doti a cronometro spesso cambiano specializzazione (Velo è andato a tirare le volate a Petacchi).


marco79 - 12/03/2006 alle 18:41

Quella che nel ciclismo contano solo le salite è una concezione assurda perchè tutti sanno che per vincere la corsa più importante del mondo è indispensabile andare forte contro il tempo, non dico essere i campioni del mondo della specialità ma difendersi piuttosto bene si. L'unico che lo ha capito è Basso e infatti è l'unico italiano in grado oggi di vincere il Tour. Mi auguro per il bene del ciclismo italiano che anche altri comincino a cambiare questa mentalità altrimenti continueremo ad avere corridori italiani che potranno vincere solo il Giro (ovviamente classiche escluse).


aranciata_bottecchia - 12/03/2006 alle 20:07

Credo che prima di tutto sia un problema legato al declino del nostro ciclismo su pista. In secondo luogo pesa la rarefatta frequenza delle competizioni contro il cronometro nel nostro paese, dilettantismo compreso.


marco79 - 12/03/2006 alle 20:23

Non credo sia una questione di poche gare in Italia (non ce ne sono molte neanche all'estero) per i professionisti visto che ormai italiani e stranieri corrono in tutto il mondo, mentre penso che il problema sia a livello dilettantistico, dove i giovani non si abituano a questo tipo di gare. Sta tutta lì la differenza con i corridori starnieri, basta vedere le crono dei campionati del mondo juniores.


W00DST0CK76 - 12/03/2006 alle 20:56

Probabilmente in Italia c'è ancora la tendenza a pensare che preparare una cronometro voglia dire abusare di grossi rapporti e ingolfarsi poi in salita, credo proprio che non sia così. Indurain volava a cronometro e in salita si staccava solo da Pantani (non era l'unico) ma riusciva comunque a limitare i distacchi grazia all'agilità, anche Armstrong ha dimostrato che si possono sviluppare alte velocità senza spingere rapporti mostruosi.


Cascata del Toce - 12/03/2006 alle 20:59

Da quest'anno la federazione a livello allievi e Juniores ha promosso il progetto 'Il bracciale del cronoman'... Una serie di gare a cronometro che permetteranno ai tecnici di individuare e poi lavorare su un gruppo di ragazzi e ragazze che si dimostrano avvezzi alla specialità.. e ci sono!!! La crono comunque è una specialità da curare... E' troppo importante andare anche discretamente contro il tempo...sia a livello giovanile che in un futuro ad alti livelli...


W00DST0CK76 - 12/03/2006 alle 21:09

Penso che qualunque corridore, almeno una volta a settimana debba allenarsi anche a cronometro. speriamo che le nuove iniziative possano portare anche nel nostro paese ad una cultura della crono, senza più pregiudizi.


ProfRoubaix - 12/03/2006 alle 21:17

[quote][i]Originariamente inviato da W00DST0CK76 [/i] Probabilmente in Italia c'è ancora la tendenza a pensare che preparare una cronometro voglia dire abusare di grossi rapporti e ingolfarsi poi in salita, credo proprio che non sia così. Indurain volava a cronometro e in salita si staccava solo da Pantani (non era l'unico) ma riusciva comunque a limitare i distacchi grazia all'agilità, anche Armstrong ha dimostrato che si possono sviluppare alte velocità senza spingere rapporti mostruosi. [/quote] Penso che quanto detto da Woodstock sui rapporti sia molto sensato. Mi sembra che la questione "italiani a cronometro" rispecchi due lacune abbastanza distinte (di cui a me preoccupa solo la prima): 1. i corridori da corse a tappe e in particolare da Tour che (a parte Basso, ma non del tutto) a causa di questo handicap o sono scalatori straordinari o sono tagliati fuori; 2. gli specialisti (non so neanche i nomi: Rich? Sosenka?) delle crono. Personalmente, non credo alle stagioni impostate su prologo al Tour, mondiale crono e poco altro, e di questo tipo di corridori sento molto meno la mancanza (anzi, per dirla tutta, li manderei tranquillamente a tirare volate). A proposito di volate, e di salite. Classiche a parte (la vera specialità italiana, in questi anni), non credo che in Italia ci sia la cultura dello scalatore a tutti i costi. Piuttosto, o salita o volata. Non a caso abbiamo (grandissimi) velocisti che, rispetto a molti loro colleghi, hanno enormi difficoltà in salita. Per chiarire (se non si era capito) quanto siano incerte queste mie considerazioni, una domanda più generale: con squadre (e preparatori) internazionali, ha senso parlare di "scuole" nazionali? Oppure (leggera variante) non è che le "scuole" sono frutto soprattutto dell'emulazione (per cui dopo Pantani abbiamo una generazione di aspiranti scalatori, in Spagna dopo Indurain altri cronoman, etc. etc.) perchè i giovani vogliono (giustamente) emulare i loro idoli?


W00DST0CK76 - 12/03/2006 alle 21:27

Forse un buon esempio può venire dalla Spagna, li ci sono un'infinità di brevi corse a tappe e in ognuna di queste c'è una cronometro, ciò fa si che i corridori possano avere una buona consuetudine a questo tipo di gara. L'obiettivo non è tanto quello dell'iperspecializzazione alla Boardman, ma di avere dei corridori in grado di fare bene su ogni terreno. Sono d'accordo anche con Aranciata quando parla del problema della pista, una maggiore frequentazione dei velodromi da parte degli stradisti non potrebbe che far bene, non sono per le crono ma anche per gli sprint.


Cascata del Toce - 12/03/2006 alle 22:14

Mettere una crono nelle piccole gare a tappe non è sbagliato.. ok non si sente la mancanza di corridori come gli specialisti..ma attenzione... quanti corridori sono solo specialisti del crono?? Tutti hanno anche altre peculiarità..tra le quali l'essere delle locomotive. Ben venga il lavoro sui giovani scoperti dal nuovo progetto... Per le crono importanti stesse ma anche per il loro stesso futuro tra i pro...


aranciata_bottecchia - 12/03/2006 alle 22:34

Penso sempre che la situazione della pista sia la principale responsabile. Per esempio l'Olanda, la Germania ed i paesi dell'est europeo i propri cronoman li forgiano tutti nella pista.


riddler - 13/03/2006 alle 00:55

Beh premessa che uno degli aspetti della carenza di cronoman italiani è come dice giustamente Aranciata la mancanza di una cultura di pista, vorrei dire che secondo me non è l'unica responsabile. Io vorrei sintetizzare l'aspetto principale con una sola frase dialettale: non c'è petitto. (ovvero non si ha appetito, ovvero non si ha voglia di questa cosa). Ricordo nel 2000 alle olimpiadi di Sidney (dove vinse Ekimov la medaglia d'oro), che ho chiesto a Cassani in diretta tramite mail - allora conduceva Laura una rubrica speciale - come mai nessun italiano prese parte alla corsa, nonostante, secondo il mio avviso con una preparazione all'altezza qualche risultato si poteva ottenere, ricordando l'anno prima la medaglia d'argento mondiale di uno sconosciuto come Anderson... lui mi rispose che la nazionale italiana aveva deciso di puntare solo sulla corsa in linea quasi a volersene fregare di questa prova (quest'ultimo l'ho aggiunto io), mi pare sintomatico il fatto che non è considerato l'esercizio dall'ambiente italiano... Chiurato si aveva vinto a Catania l'argento dietro peraltro al grande Boardman di + non si poteva chiedere e questo poteva essere un ottimo viatico per scoprire nuovi talenti contro il tempo, poi invece il buio... Ricordo dopo Chiurato che se la cavava bene anche nientepopodimeno che Casagrande (mi pare abbia vinto una firenze - pistoia che era in pratica il campionato italiano a crono), fino ad avere per me un grande cronoman che era (anche se gareggia ancora uso il passato) Marco Velo. Per me il fatto che Marco Velo abbia deciso di emulare la carriera di Lombardi, piuttosto che avere qualche chance di gloria personale, la dice lunga di quanto gli italiani ci tengono a questa prova!


riddler - 13/03/2006 alle 00:59

Ah dimenticavo, se Casagrande non avesse avuto l'infelicissima idea di dimenticarsi totalmente come si corre a cronometro, probabilmente avrebbe vinto una tra il giro e il mondiale, se non tutt'e due, ma in entrambi i casi essendo parecchio scarso a cronometro ha gettato alle ortiche entrambi i risultati!


Abruzzese - 13/03/2006 alle 01:35

E' necessario ripartire dal nuovo progetto della Federazione,incentivando la partecipazione degli atleti a prove anche nuove soprattutto a livello giovanile.A livello professionistico purtroppo c'e' ancora un sacco da lavorare e il miglioramento viene visto piu' in funzione di una vittoria in una corsa a tappe(Basso ad esempio)piuttosto che al raggiungimento di una dimensione dove il corridore punta alla vittoria in prove anche brevi come i prologhi(tra gli stranieri Boardman ne vinceva a bizzeffe di prologhi soprattutto ed anche Gonchar,prima che migliorasse notevolmente in salita,lo si vedeva lottare per la vittoria solo nelle gare contro il tempo.In Italia riponevamo molte aspettative contro il tempo anche per le corse a tappe in Dario Frigo,sappiamo tutti pero' quel che e' successo dopo.Gli stessi campionati italiani dovrebbero essere sponsorizzati di piu',far correre la prova a tanti atleti compresi i nostri maggiori campioni che risultano regolarmente assenti.Se vediamo le ultime edizioni vediamo il citato Velo che era divenuto un habitue' del tricolore ma poi se andiamo a vedere a parte alcuni piazzamenti discreti in qualche cronometro del Giro non e' riuscito ad ottenere risultati di rilievo che io mi ricordi(mi posso anche sbagliare comunque);poi abbiamo avuto anche edizioni farsa come quella della vittoria di Mondini(con tutto il rispetto)dove se non sbaglio si presentarono al via solo in 7.Anche l'ultima edizione ha dimostrato che ci sono corridori in grado di fare bene in questa prova ma che poi in altre occasioni come tappe di grandi giri o anche mondiali finiscono abbastanza indietro:infatti Bruseghin che e' arrivato 2° nel 2005 riesce a fare buoni piazzamenti,di gran lunga migliori di quelli del campione uscente Pinotti(che anche alla Tirreno-Adriatico per prendere l'esempio piu' recente non e' andato oltre un 47° posto nella gara contro il tempo.


Frank VDB - 13/03/2006 alle 09:19

Dice bene Bottecchia: L'assenza della pista è uno dei fattori più importanti a spiegare il declino della crono made in Italy. Inoltre non dimentichiamo che per quindici anni, fino ad arrivare a Bugno e Chiappucci, pochissimi italiani (alcuni anni zero!) amavano correre il Tour dove la capacità a crono si capitalizzava al massimo. E di lì è nata la disgraziata tendenza a non allenarsi sulla bici speciale. Oggi questi signori sono i DS dei corridori italiani e non è un caso che l'unico italiano che abbia investito tutto e poi tutto sulla crono (senza essere necessariamente un campione della specialità) sia emigrato in Danimarca. Conta poi la fissazione tutta italiana di dimagrire all'osso. Qualcuno cita Casagrande "che si è dimenticato di come si va a crono", senza ricordare che sul finire degli anni '90 lo stesso Casagrande perse 6 kg guadagnando in salita ma perdendo in potenza. Ora sento Cunego (che vinse un giro pesando 64 kg e perse una stagione intera dopo avere perso 5 kg!) che dice che gli manca x per arrivare al peso forma di 59 kg! Poi ci spiegherà lui come farà a non prenderle nelle crono del Giro e del Tour!


antonello64 - 13/03/2006 alle 11:09

sono d'accordo con Massimo: la crono non interessa più a nessuno. Dai primi anni 90, quando Indurain (grazie alle cronometro) bastonava regolarmente i nostri Bugno e Chiappucci al Giro e al Tour, in Italia c'è stato un esercizio denigratorio verso le crono abbastanza importante: non sono spettacolari, non c'è fantasia, è un puro esercizio di forza, vuoi mettere una bella tappa di salita, ecc.ecc. Naturalmente nessuno si sarebbe sognato di dire queste cose ai tempi di Moser o di Gimondi, però pare che da noi (non so se anche nelle altre nazioni capita lo stesso) si tende a giudicare giusta o sbagliata una cosa, guardando soltanto alla convenienza del momento: abbiamo il grande passista? viva la cronometro, esercizio che è veritiero al massimo, dove non ci si può nascondere ecc. ecc.; abbiamo il grande scalatore? viva la salita, lo spettacolo, la fantasia, l'epica e cose di questo genere. Come dicevo, in Italia per puri motivi di convenienza si è cominciato a parlar male delle cronometro, il Giro d'Italia (che è la corsa traino di tutto il movimento) ha cominciato a ridurre pian piano i km contro il tempo e alla fine il messaggio è passato: la cronometro è una specialità che non serve, non porta audience, non porta tifosi, e quindi è inutile perder tempo con essa, meglio darsi da fare per migliorare in salita (Casagrande docet), che alla fine se ne avranno i benefici. Se ci si aggiunge il fatto che i miglioramenti contro il tempo richiedono un lavoro rigoroso sulla posizione in bici, sulla capacità di tenere la concentrazione, sul ritmo di pedalata, sui materiali ecc., il quadro è completo ed il risultato di questa presa di posizione è sotto gli occhi di tutti. Basso è stato costretto a migliorare contro il tempo perchè aveva ambizioni di maglia gialla, e si sa che difficilmente si arriva in giallo a Parigi se si va piano a cronometro: gli altri, che questo stimolo non l'hanno avuto, non ci hanno nemmeno provato a fare quello che ha fatto lui. Ho l'impressione che per lungo tempo vedremo andar forte a cronometro solo quelli che avranno le possibilità di vincere il Tour. A meno che non venga fuori un cronoman di quelli epocali (e l'Italia ne ha avuti diversi: Coppi, Baldini, Gimondi, Moser; tra l'altro tutti grandi inseguitori su pista), capace di andar forte naturalmente contro il tempo, senza bisogno di lavorarci troppo, che mostri una grande predisposizione naturale verso questo esercizio fin da giovane e continui ad averla anche da professionista: in tal caso cambierebbe l'opinione comune verso questa specialità, cambierebbero anche le scelte organizzative e l'intero movimento ciclistico si adeguerebbe di conseguenza.


W00DST0CK76 - 13/03/2006 alle 11:17

c'è da dire che gli organizzatori del Tour, pur nella loro mancanza di inventiva sono rimasti sempre coerenti alla loro concezione della corsa, adatta a corridori completi, i passisti scalatori, forti sia a cronometro che in salita. in Italia invece i percorsi hanno spesso ricalcato le "tendenze" del momenti, percorsi piatti ai tempi di Moser e Saronni, percorsi durissimi (che sicuramente non dispiacciono a nessuno) ma con pochissimi km a cronometro nel periodo in cui in Italia ci sono molti bravi scalatori. Non a caso gli italiani dominano il Giro (anche grazie all'assenza di molti corridori stranieri) ormai da 9 anni mentre al Tpur possiamo vantare solo la vittoria di Pantani che però costituisce un caso non classificabile visto che corridori come lui ne nascono uno ogni 50 anni! concludo con una statistica, negli ultimi 30 anni gli unici scalatori vittoriosi al Tour sono stati il già citato Pirata e il belga Lucien Van Impe.


antonello64 - 13/03/2006 alle 11:43

[quote][i]Originariamente inviato da W00DST0CK76 [/i] concludo con una statistica, negli ultimi 30 anni gli unici scalatori vittoriosi al Tour sono stati il già citato Pirata e il belga Lucien Van Impe. [/quote] tra l'altro entrambi in edizioni particolari del Tour: le cosiddette annate di transizione, quando finisce l'epoca di un dominatore, ma ancora non comincia quella del fuoriclasse successivo. Van Impe sfruttò il buco tra l'era-Merckx e l'era-Hinault, mentre Pantani sfruttò quello tra Indurain e Armstrong (ma anche uno dei più clamorosi errori della storia del ciclismo recente: la crisi di fame di Ullrich nella tappa del Galibier). In definitiva non due mosche bianche, ma addirittura immacolate.


riddler - 13/03/2006 alle 12:21

Frank ho fatto il riferimento di Casagrande perchè trovo assurdo che nell'ultima tappa del giro 2000 abbia preso 2 minuti (quasi) da Garzelli nella cronoscalata, quando in primis Garzelli non è assolutamente forte contro il tempo, ora come ora per me forse è + forte Simoni, e in seconda battuta nell'ultima cronometro si sa che i livelli si pareggiano cosa che non è successa in quella occasione... Lo so che la potenza è alla base di tutto e il fatto di perdere peso contava, però dai magari se si fosse allenato, visto e considerato che puntava non solo alle classiche ma anche a un grande giro, probabilmente qualche cosa ne usciva, ricordiamoci doping a parte quello che ha fatto Heras che sicuramente non ha lo stesso fisico di Indurain... Ma perchè secondo voi nell'azione del mondiale (se non sbalio era quello di Verona) se avesse avuto + convinzione e non si fosse voltato trenta volte non poteva andare in porto la vittoria?


riddler - 13/03/2006 alle 12:25

Su Ivan c'è da fare un discorso: se correva per la Lampre (ad esempio), sarebbe migliorato a cronometro?


aranciata_bottecchia - 13/03/2006 alle 12:40

[quote][i]Originariamente inviato da antonello64 [/i] [quote][i]Originariamente inviato da W00DST0CK76 [/i] concludo con una statistica, negli ultimi 30 anni gli unici scalatori vittoriosi al Tour sono stati il già citato Pirata e il belga Lucien Van Impe. [/quote] tra l'altro entrambi in edizioni particolari del Tour: le cosiddette annate di transizione, quando finisce l'epoca di un dominatore, ma ancora non comincia quella del fuoriclasse successivo. Van Impe sfruttò il buco tra l'era-Merckx e l'era-Hinault, mentre Pantani sfruttò quello tra Indurain e Armstrong (ma anche uno dei più clamorosi errori della storia del ciclismo recente: la crisi di fame di Ullrich nella tappa del Galibier). In definitiva non due mosche bianche, ma addirittura immacolate. [/quote] La crisi di fame di Ullrich? Non la ingigantirei, la verità, come ammette lo stesso Ullrich, è che già dopo il Tour del 1997 Jan non riuscì più a conciliare le teorie della scuola berlinese con l'appetito pantagruelico. I suoi errori furono commessi in inverno, avrebbe perso anche senza la crisi di fame, presunta o concreta che fosse (io sono per il presunta, una buona scusa per nascondere una preparazione inadeguata). Pantani come intermezzo? Chi può dirlo, forse sì, probabilmente no, in fondo per lui il 1998, dopo annate forzatamente condotte a mezza velocità, era il suo primo anno a livello "normale".


aranciata_bottecchia - 13/03/2006 alle 12:44

Sono d'accordo sul ruolo avuto dal Giro d'Italia nell'andamento delle prestazioni contro il cronometro da parte degli Italiani (comunque si tratta pur sempre di un ruolo, quella del Giro, di importanza inferiore rispetto a quella del declino della pista). É stata però la salvezza del ciclismo italiano, anche se ottenuta involontariamente.


aranciata_bottecchia - 13/03/2006 alle 12:47

[quote][i]Originariamente inviato da W00DST0CK76 [/i] c'è da dire che gli organizzatori del Tour, pur nella loro mancanza di inventiva sono rimasti sempre coerenti alla loro concezione della corsa, adatta a corridori completi, i passisti scalatori, forti sia a cronometro che in salita. [/quote] No, stai commettendo un errore di valutazione storica. Il Tour de France si è prostituito al cronometro a partire dal 1978, con l'avvento di Hinault. Alla faccia che marchetta...


aranciata_bottecchia - 13/03/2006 alle 12:49

[quote][i]Originariamente inviato da Frank VDB [/i] Ora sento Cunego (che vinse un giro pesando 64 kg e perse una stagione intera dopo avere perso 5 kg!) che dice che gli manca x per arrivare al peso forma di 59 kg! Poi ci spiegherà lui come farà a non prenderle nelle crono del Giro e del Tour! [/quote] Condivido, e ne ho il terrore.


riddler - 13/03/2006 alle 12:53

Io questi anni di transizione li ho sempre definiti come tour senza nè re nè regina... Ad ogni modo perchè scusate considerare di transizione l'anno di Pantani, e non considerare di transizione gli anni di Rijs e Ullrich? Entrambi non partivano certo favoriti alla corsa, quando vinse Rijs il faovrito era certamente Indurain, quando vinse il tedesco il favorito era Rijs che aveva vinto l'anno prima ed era anche il suo capitano, entrambi cmq non hanno saputo mai ripetersi nè hanno mai saputo reggere il peso dei favori alla vigilia...


aranciata_bottecchia - 13/03/2006 alle 12:55

[quote][i]Originariamente inviato da aranciata_bottecchia [/i] [quote][i]Originariamente inviato da Frank VDB [/i] Ora sento Cunego (che vinse un giro pesando 64 kg e perse una stagione intera dopo avere perso 5 kg!) che dice che gli manca x per arrivare al peso forma di 59 kg! Poi ci spiegherà lui come farà a non prenderle nelle crono del Giro e del Tour! [/quote] Condivido, e ne ho il terrore. [/quote] Non cambia la sostanza, il concetto è validissimo, però credo, e chiedo conferma, che Cunego vinse il Giro pesando 59 kg e affrontò il 2005 pesando 54kg.


antonello64 - 13/03/2006 alle 13:12

[quote][i]Originariamente inviato da aranciata_bottecchia [/i] La crisi di fame di Ullrich? Non la ingigantirei, la verità, come ammette lo stesso Ullrich, è che già dopo il Tour del 1997 Jan non riuscì più a conciliare le teorie della scuola berlinese con l'appetito pantagruelico. I suoi errori furono commessi in inverno, avrebbe perso anche senza la crisi di fame, presunta o concreta che fosse (io sono per il presunta, una buona scusa per nascondere una preparazione inadeguata).[/quote] se si fosse trattato di preparazione sbagliata, Ullrich nella tappa di Albertville non sarebbe riuscito a fare il numero che poi effettivamente fece. A Les Deux Alpes il tedesco beccò quasi 4 minuti da Bobby Julich e gliene arrivarono davanti almeno una trentina: se non è crisi di fame questa... Chi avrebbe vinto senza quella crisi? boh! Certamente il percorso era più adatto alle caratteristiche di Ullrich.


antonello64 - 13/03/2006 alle 13:15

[quote][i]Originariamente inviato da riddler [/i] Io questi anni di transizione li ho sempre definiti come tour senza nè re nè regina... Ad ogni modo perchè scusate considerare di transizione l'anno di Pantani, e non considerare di transizione gli anni di Rijs e Ullrich? Entrambi non partivano certo favoriti alla corsa, quando vinse Rijs il faovrito era certamente Indurain, quando vinse il tedesco il favorito era Rijs che aveva vinto l'anno prima ed era anche il suo capitano, entrambi cmq non hanno saputo mai ripetersi nè hanno mai saputo reggere il peso dei favori alla vigilia... [/quote] in teoria nè il 1997 nè il 1998, avrebbero dovuto essere anni di transizione, bensì i primi del nuovo monarca (Ullrich): ci pensò però la sua fame atavica a cambiare la storia.


Monsieur 40% - 13/03/2006 alle 13:22

Piccolo controsenso: ieri nella crono della Tirreno abbiamo avuto 4 italiani nei primi 10 piazzati nella cronometro. Non dico che il problema non esista, per carità - se vediamo il piazzamento di Pinotti prende parecchio a male -, ma volevo sottolineare la "curiosità" dell'apertura di un thread simile nel giorno in cui si è sviluppata una buona cronometro (visti i precedenti) da parte dei corridori italiani.


W00DST0CK76 - 13/03/2006 alle 13:34

[quote][i]Originariamente inviato da Monsieur 40% [/i] Piccolo controsenso: ieri nella crono della Tirreno abbiamo avuto 4 italiani nei primi 10 piazzati nella cronometro. Non dico che il problema non esista, per carità - se vediamo il piazzamento di Pinotti prende parecchio a male -, ma volevo sottolineare la "curiosità" dell'apertura di un thread simile nel giorno in cui si è sviluppata una buona cronometro (visti i precedenti) da parte dei corridori italiani. [/quote] caro Mario, ho pensato di aprire questo thread non come commento al risultato della crono di ieri che non ho potuto nemmeno seguire in TV visto che nelle mie zone il maltemo ha "oscurato" la Rai, la mia era una semplice riflessione sull'approccio degli italiani a questa specialità basata soprattutto sui "precedenti" da te stesso citati. Il mio auspicio è quello di vedere corridori sempre più completi, in grado di lottare anche per il Tour in grado di eccellere in salita senza prendere camionate di minuti a cronometro.


riddler - 13/03/2006 alle 13:40

Probabilmente Wood voleva sottolineare che è mancato l'acuto di un italiano, in fondo il miglior italiano è stato Ballan (quinto si, però a 38") quando magari ci si aspettava qualcosa di + da Basso...


Monsieur 40% - 13/03/2006 alle 13:48

Sì, sì, Wood... avevo sottolineato che anche secondo me il problema esiste e la necessità che sia discusso... per carità... facevo soltanto notare la "curiosità statistica", se vogliamo chiamarla così... ;) Riddler, se ti aspettavi di più da Basso credo che tu abbia dimenticato che Ivan quest'anno punta a Giro e Tour (maggio e luglio)... ;)

 

[Modificato il 13/03/2006 alle 13:50 by Monsieur 40%]


guigia - 13/03/2006 alle 13:49

A livello di professionisti, la differenza la fa molto anche la squadra di appartenenza più che la nazionalità. Discovery e CSC soprattutto curano molto le cronometro. Ieri 5 dei primi 10 appartengono a CSC e Discovery. Il peggior Discovery (Padrnos) è arrivato 55° a 1:50 da Cancellara. Io sono convinto che Ullrich alla Discovery o alla CSC vincerebbe il Tour a mani basse grazie ai minuti guadagnati a cronometro.


riddler - 13/03/2006 alle 13:52

No no Mario quello che mi aspetto da Basso è di non vedere + quello che ha combinato lo scorso anno a S. Etienne, dove sono sicuro di poter affermare che in quella discesa Eugene Rambler sarebbe andato + veloce!


aranciata_bottecchia - 13/03/2006 alle 14:23

[quote][i]Originariamente inviato da antonello64 [/i] se si fosse trattato di preparazione sbagliata, Ullrich nella tappa di Albertville non sarebbe riuscito a fare il numero che poi effettivamente fece. [/quote] Oh, può essere che Ullrich sia un bugiardo, che ti devo dire, facevo riferimento alle sue parole.


marco83 - 13/03/2006 alle 14:39

In linea di massima sono d'accordo sull'analisi fatta dal bravo Aranciata... il problema-crono risiede soprattutto nella crisi del settore pista, e sarà bene che questo discorso venga approfondito nella stanza dei bottoni del nostro ciclismo. In ogni caso qualche buon cronoman in Italia ce l'abbiamo (tre nomi su tutti: Basso, Savoldelli e Bruseghin, ma ho visto che anche Ballan comincia a prendere confidenza con la specialità): il problema è che di questi tre, solo Bruseghin viene schierato nella prova iridata a cronometro... come mai? Rifiuto dei corridori, o abbaglio del commissario tecnico? Sarei più portato a pensare la prima delle due... :boh: [quote][i]Originariamente inviato da riddler [/i] No no Mario quello che mi aspetto da Basso è di non vedere + quello che ha combinato lo scorso anno a S. Etienne, dove sono sicuro di poter affermare che in quella discesa Eugene Rambler sarebbe andato + veloce! [/quote] Massimo, a pelle credo che il problema di Basso nelle discese non sia una cosa facilmente migliorabile, tutt'altro: viene da un fattore psicologico che nasce da quando l'atleta intraprende la bicicletta... che dire, forse a Basso servirebbe una seduta di psicanalisi, piuttosto che allenamenti in bici! :D E il discorso vale ovviamente anche per chi invece in discesa va molto forte, come Savoldelli, Celestino o lo stesso Cunego. PS: alla crisi di fame di Ullrich sul Galibier io invece ci credo eccome, così come dico che senza di quella è difficile che Pantani sarebbe riuscito a vincerlo, quel Tour...


WebmasterNSFC - 13/03/2006 alle 14:43

Basti pensare che a parte la crono mondiale e quella del campionato italiano, mi sembra ci siano solo altre due prove a cronometro, giri esclusi.


aranciata_bottecchia - 13/03/2006 alle 14:51

[quote][i]Originariamente inviato da WebmasterNSFC [/i] Basti pensare che a parte la crono mondiale e quella del campionato italiano, mi sembra ci siano solo altre due prove a cronometro, giri esclusi. [/quote] Una è quella della Tirreno. Il Brixia di solito ha una breve cronoscalata, quindi non la terrei in considerazione. la Firenze Pistoia, causa il suo collocamento a fine ottobre, direi che non fa testo. Se la Settimana Coppi e Bartali ha una crono individuale, siamo effettivamente a due.


WebmasterNSFC - 13/03/2006 alle 14:53

Ops...ho omesso dilettanti!!! Ma effettivamente manco i proff ne hanno di più... :OIO


marco83 - 13/03/2006 alle 14:55

[quote][i]Originariamente inviato da aranciata_bottecchia [/i] Se la Settimana Coppi e Bartali ha una crono individuale, siamo effettivamente a due. [/quote] C'è [i]solo [/i]la cronosquadre alla seconda semitappa della prima giornata (Misano-Misano, 12 km). :boh:


riddler - 13/03/2006 alle 14:56

No no Mario quale abbaglio dei commissari tecnici, altrimenti cosa si dovrebbe dire del ct degli Usa che al posto di Armstrong e Zabriskie ha messo in campo ai recenti mondiali Julich? E' chiaro che sono i corridori che si rifiutano, cmq il discorso non è legato esclusivamente alla prova mondiale, è legato anche al tour in modo specifico e alle corse a tappe in generale...


antonello64 - 13/03/2006 alle 15:01

[quote][i]Originariamente inviato da aranciata_bottecchia [/i] [quote][i]Originariamente inviato da antonello64 [/i] se si fosse trattato di preparazione sbagliata, Ullrich nella tappa di Albertville non sarebbe riuscito a fare il numero che poi effettivamente fece. [/quote] Oh, può essere che Ullrich sia un bugiardo, che ti devo dire, facevo riferimento alle sue parole. [/quote] non è un bugiardo. Lui non era al livello dell'anno precedente, ma non era neanche da buttare: le due crono le vinse abbastanza nettamente, e senza quella crisi se la sarebbe giocata anche per la classifica generale.


antonello64 - 13/03/2006 alle 15:04

[quote][i]Originariamente inviato da marco83 [/i] Massimo, a pelle credo che il problema di Basso nelle discese non sia una cosa facilmente migliorabile, tutt'altro: viene da un fattore psicologico che nasce da quando l'atleta intraprende la bicicletta... che dire, forse a Basso servirebbe una seduta di psicanalisi, piuttosto che allenamenti in bici! :D[/quote] mi pare che Bugno, per superare i suoi problemi in discesa, avesse usato una terapia che includeva l'ascolto della musica di Mozart: se funziona, quest'anno in discesa sarò un missile.


aranciata_bottecchia - 13/03/2006 alle 15:07

[quote][i]Originariamente inviato da WebmasterNSFC [/i] Ops...ho omesso dilettanti!!! [/quote] L'anno scorso tra i dilettanti, nel calendario italiano, ci sono stati (escluse le cronoscalate): Memorial Marchina, 1.19 di 27km Trofeo provincia di Brescia, 1.20 di 11km, gli ultimi 3 in salita GP Unipol, 1.20 di 27km S.Vendemiano, 1.19 di 27 km valida anche come Campionato Veneto Campionato Italiano Cronometro Under 23 Cronoprologo del Giro delle Dolomiti Trofeo Cibimetal, 1.19 di 24km Memorial Marilena, 1.19 di 24km Memorial Fardelli, 1.19 di 23km Coppa del Mobilio, 1.19, crono di 34km valida per la combinata In sostanza una decina di prove, più tre o quattro cronoscalate, più quelle del calendario estero.


WebmasterNSFC - 13/03/2006 alle 15:11

Si, tralasciando quindi quella del Giro d'Italia e del Veneto, di visibili (ora) ne vedo solo altre 4...ne mancano altre 4 all'appello, ma essendo regionali è probabile che si vedano qualche settimana prima dell'appuntamento.


Monsieur 40% - 13/03/2006 alle 15:39

[quote][i]Originariamente inviato da riddler [/i] No no Mario quale abbaglio dei commissari tecnici, altrimenti cosa si dovrebbe dire del ct degli Usa che al posto di Armstrong e Zabriskie ha messo in campo ai recenti mondiali Julich? E' chiaro che sono i corridori che si rifiutano, cmq il discorso non è legato esclusivamente alla prova mondiale, è legato anche al tour in modo specifico e alle corse a tappe in generale... [/quote] Colui che parlava di "abbagli" era Marco... ;) La "fifa" di Basso in discesa mi pare scaturisca da una caduta, patita al primo o secondo anno di professionismo, durante la Milano-Torino. Mi pare di averlo letto non ricordo dove, e da quell'episodio Basso in discesa ha sempre avuto parecchia paura. Ricordo bene?


riddler - 13/03/2006 alle 19:16

Beh ne so quanto te della caduta di Basso, io cmq questa notizia l'ho sentita da Bulbarelli...


mestatore - 13/03/2006 alle 23:42

caro monsieur, basso si fratturò lo zigomo cadendo al giro del mediterraneo...mi sembra. sostiene quest' anno di avere molto lavorato per migliorare il senso dell' equilibrio, pure con specifici (?!) esercizi in piscina ciao mesty


Admin - 14/03/2006 alle 02:03

[quote][i]Originariamente inviato da riddler [/i] Frank ho fatto il riferimento di Casagrande perchè trovo assurdo che nell'ultima tappa del giro 2000 abbia preso 2 minuti (quasi) da Garzelli nella cronoscalata, quando in primis Garzelli non è assolutamente forte contro il tempo, ora come ora per me forse è + forte Simoni, e in seconda battuta nell'ultima cronometro si sa che i livelli si pareggiano cosa che non è successa in quella occasione... [/quote] Per amore di verità, occorre ricordare che Casagrande corse quella cronometro con un persistente dolore al nervo sciatico, che gli impedì di fatto di esprimersi al massimo. Provate voi a pedalare col nervo sciatico che fa male, poi commentiamo i distacchi qui sul forum :D


riddler - 14/03/2006 alle 10:12

Nervo sciatico che nella tappa precedente a Briancon non gli procurò nessun fastidio? O lo ha avuto la notte?


W00DST0CK76 - 14/03/2006 alle 11:22

Una domanda: voi che ne pensate del settore "endurance" gestito da Callari? potrà dare buoni frutti per le specialità dell'inseguimento e della crono?


cassius - 16/03/2006 alle 19:58

[quote][i]Originariamente inviato da mestatore [/i] caro monsieur, basso si fratturò lo zigomo cadendo al giro del mediterraneo...mi sembra. sostiene quest' anno di avere molto lavorato per migliorare il senso dell' equilibrio, pure con specifici (?!) esercizi in piscina ciao mesty [/quote] Gli esercizi in piscina non li ha fatti per l'equilibrio in bici ma della pedalata. Leggo su BS che dopo una caduta nel Giro del Mediterraneo nel 2001 gli era rimasto un po' di gap muscolare tra le due gambe, e aveva adattato la sua pedalata facendo lavorare di più la destra. Scoperta questa anomalia, ha passato l'inverno a compensare questa differenza con lavori in piscina e sembra che i risultati ci siano già stati. Nonostante 3 kg da smaltire, in alcune salite di riferimento ha dimostrato di andare più forte. Non possiamo che augurarcelo. Capitolo spinoso tra italiani e crono: io non sono un suiveur di categorie giovanili, quindi non posso dire perchè in Italia non ci sia uno straccio di cronoman paragonabile ai vari Rogers, Zabriskie, Ullrich, Vinokourov, ecc. e che solo Basso possa difendersi da questi. Guardando al professionismo, dico solo che il Giro da anni ha pochissimi km a crono, spesso posti a fine Giro quando notoriamente contano le energie rimaste. La Tirreno raramente ha la crono, la Coppi e Bartali ha solo una brevissima cronosquadre, il Giro del Trentino non ne ha, il Brixia Tour e la Settimana Lombarda una cronoscalata, ecc. Per il resto mancano le piccole corse a tappe come in Spagna. I nostri corridori per lo più puntano alle classiche, principalmente la Liegi (gli amanti del pavè si contano sulle dita di una mano), e fin da giovani spesso non provano a fare classifica per misurare il proprio valore. I buoni cronoman da noi si snaturano per cercare di andare forte in salita oppure si mettono al servizio di un velocista. Certo, i giri a tappe, anche quelli piccoli, sono ristretti a un'elite. Nelle corse di un giorno è più facile che vinca un Carneade. Tra i giovani spero che qualcuno ci provi, seguendo l'esempio di Basso: si ricordino che 4 anni fa i suoi distacchi a crono si misuravano con il calendario. Con molto lavoro (anche uscite da 190 km con la bici da crono...) è riuscito a diventare quantomeno il migliore in Italia.


riddler - 16/03/2006 alle 20:46

Scusami Cassius, per avvalorare un pò la tesi del lavoro, che è poi anche la tua, io aggiungerei che Rogers durante l'anno non è che faccia sfraceli a cronometro, insomma a parte ottobre non è che lo si veda tanto... al giro di Svizzera è arrivato secondo in classifica generale facendo una buona cronometro ma non vincendola... Insomma io credo che ci lavori durante l'anno per l'appuntamento iridato, certo ha le basi per essere un ottimo cronoman ma non solo quelle...


W00DST0CK76 - 16/03/2006 alle 20:49

Anch'io credo che l'allenamento nelle crono non debba essere solo finalizzato ai singoli appuntamenti, ma ad una completezza del corridore, ormai indispensabile per le grandi corse a tappe, avendo questa base poi si può puntare a far bene anche ai mondiali. Se ad esepio un corridore finisce la Vuelta in forma e fa delle belle cronometro, non ha bisogno di forzare più di tanto per essere competitivo al mondiale.


aranciata_bottecchia - 16/03/2006 alle 21:51

Per Cassius: non focalizzerei troppo l'attenzione sulla carenza di prove a cronometro in Italia, diversamente non saprei cosa pensare del ciclismo francese che, nonostante il numero di gare contro il tempo che si svolgono sul territorio d'oltralpe, non è capace di produrre un grande cronoman esattamente come noi, o anche peggio di noi. Il Belgio stesso non è messo molto meglio. In fondo in Italia ci sono cronometristi di un certo valore come Basso, Bruseghin, Cioni, lo stesso Pinotti...


Lopi - 16/03/2006 alle 22:03

Beh, la Francia allo stato attuale non esprime nessun corridore di valore, e anzi mi sembra che la crono sia uno dei punti in cui sono messi meno peggio (hanno Moreau e Chavanel, che non sono campioni, ma ad esempio in salita chi c'è?).


aranciata_bottecchia - 16/03/2006 alle 22:08

[quote][i]Originariamente inviato da Lopi [/i] Beh, la Francia allo stato attuale non esprime nessun corridore di valore, e anzi mi sembra che la crono sia uno dei punti in cui sono messi meno peggio (hanno Moreau e Chavanel, che non sono campioni, ma ad esempio in salita chi c'è?). [/quote] Quindi si torna al punto di partenza: il nodo della questione è la "scuola" e, solo secondariamente, le occasioni offerte ai cronometristi professionisti.


Lopi - 16/03/2006 alle 22:20

In Francia c'è una crisi generale del movimento, anche con 700 crono all'anno non tirerebbero fuori un grande cronoman. In Italia mancano i corridori mezzi pistard e mezzi stradisti, che altrove sono i migliori specialisti contro il tempo perchè solo su strada un cronoman può vincere massimo 2-3 gare all'anno, mentre su pista può ottenere maggiori soddisfazioni. E comunque manca un cultura della crono, che viene considerata una specialtà secondaria.

 

[Modificato il 16/03/2006 alle 22:26 by Lopi]


Cascata del Toce - 16/03/2006 alle 22:24

[quote][i]Originariamente inviato da W00DST0CK76 [/i] Una domanda: voi che ne pensate del settore "endurance" gestito da Callari? potrà dare buoni frutti per le specialità dell'inseguimento e della crono? [/quote] Ottima cosa avere il tecnico di specialità....


W00DST0CK76 - 16/03/2006 alle 22:43

il rapporto potrabbe essere causa/effetto, manca la cultura della crono quindi non c'è mai stata una scuola in grado di valorizzare questa disciplina. a questo punto ci sarebbe da capire perchè manca la cultura della crono, probabilmente è un qualcosa che poco si sposa con il nostro modo di concepire il ciclismo, inteso come corsa "sull'uomo" fatta di tattica, di scatti e inseguimenti mentre siamo insofferenti verso l'esercizio solitario, ritenuto (a ragione) più asettico. E' oggettivo che una corsa in linea, soprattutto de in salita, sia più spettacolare di una crono ma questo non è una giustificazione per ghettizzare una specialità che in questi anni si è rivelata fondamentale.


aranciata_bottecchia - 16/03/2006 alle 23:15

[quote][i]Originariamente inviato da W00DST0CK76 [/i] il rapporto potrabbe essere causa/effetto, manca la cultura della crono quindi non c'è mai stata una scuola in grado di valorizzare questa disciplina... [/quote] Attenzione: la cultura della crono in Italia c'era, e c'era anche quella che per comidità chiamiamo "scuola". Ad un certo punto (nemmeno troppo lontano nel tempo) la scuola è venuta meno e poco dopo la "cultura" l'ha seguita a ruota.


Felice - 16/03/2006 alle 23:41

[quote][i]Originariamente inviato da aranciata_bottecchia [/i] [quote][i]Originariamente inviato da W00DST0CK76 [/i] il rapporto potrabbe essere causa/effetto, manca la cultura della crono quindi non c'è mai stata una scuola in grado di valorizzare questa disciplina... [/quote] Attenzione: la cultura della crono in Italia c'era, e c'era anche quella che per comidità chiamiamo "scuola". Ad un certo punto (nemmeno troppo lontano nel tempo) la scuola è venuta meno e poco dopo la "cultura" l'ha seguita a ruota. [/quote] Beh, cominciamo di qui. E' assolutamente vero. Visto che in un altro thread si parla dei tempi di Dancelli, a quell'epoca era appena passato un cronoman come Baldini e ne stava nascendo uno come Gimondi. Altro che mancanza di cultura del cronometro! Sapete cosa mancava in quei tempi? Mancavano i velocisti! E sì, adesso abbiamo avuto Cipollini ed ora abbiamo Petacchi. A quei tempi non c'era nessuno, il più veloce era... Dancelli! Perché credete che siano passati tanti anni dalla vittoria di Loretto Petrucci a quella di Dancelli alla Sanremo? Perché in Italia non c'era uno straccio di velocista che potesse competere con belgi e olandesi. Perché la Sanremo, già allora finiva con dei volatoni generali. E lo stesso Dancelli se ha voluto imporsi ha dovuto improvvisare un'impresa da leggenda. E come tale quasi irrepetibile. Quindi la mia impressione é che la "cultura" c'entri in modo relativo: lasciate che appaiano sulla scena un paio di cronoman di primo piano e la cultura verrà da sé.


W00DST0CK76 - 16/03/2006 alle 23:46

Sta diventando un dilemma amletico, tipo quello tra uovo e gallina, non c'è "cultura della crono" perchè non nascono grandi cronoman o non nascono grandi cronoman perchè manca una cultura della crono? nessuna delle due ipotesi è la verità assoluta, mi sa che rimarrà il dubbio quando arriverà in Italia un "Messia delle lancette" :) E con questo concludo, buona notte e buona fortuna!


Felice - 16/03/2006 alle 23:53

[quote][i]Originariamente inviato da cassius [/i] Guardando al professionismo, dico solo che il Giro da anni ha pochissimi km a crono, spesso posti a fine Giro quando notoriamente contano le energie rimaste. [/quote] Io sinceramente non é che senta la mancanza di questi Km a cronometro. E, comunque, preferisco che manchino dei Km a crono che delle montagne, come succede regolarmente al Tour. Il punto che più mi interessa é però il secondo: quindi, a fine Giro, il risultato delle crono é determinato "notoriamente" dalle energie rimaste. Dite un po': ma voi ci credete veramente?


Felice - 17/03/2006 alle 00:01

[quote][i]Originariamente inviato da W00DST0CK76 [/i] Anch'io credo che l'allenamento nelle crono non debba essere solo finalizzato ai singoli appuntamenti, ma ad una completezza del corridore, ormai indispensabile per le grandi corse a tappe, avendo questa base poi si può puntare a far bene anche ai mondiali.[/quote] Perché "ormai"? Forse che prima non lo era? Come faceva Anquetil a vincere Tour e Giri? E poi che c'entra il mondiale? Anquetil era fortissimo a cronometro e il mondiale non lo ha mai vinto... [quote][i]Originariamente inviato da W00DST0CK76 [/i] Se ad esepio un corridore finisce la Vuelta in forma e fa delle belle cronometro, non ha bisogno di forzare più di tanto per essere competitivo al mondiale. [/quote] Se un corridore finisce la Vuelta in forma, che bisogno ha di fare pure delle belle cronometro per fare bene al mondiale? Forse che Freire aveva vinto le cronometro della Vuelta prima di vincere il mondiale?


aranciata_bottecchia - 17/03/2006 alle 00:09

[quote][i]Originariamente inviato da W00DST0CK76 [/i] Sta diventando un dilemma amletico, tipo quello tra uovo e gallina, non c'è "cultura della crono" perchè non nascono grandi cronoman o non nascono grandi cronoman perchè manca una cultura della crono? nessuna delle due ipotesi è la verità assoluta, mi sa che rimarrà il dubbio quando arriverà in Italia un "Messia delle lancette" :) [/quote] Uovo e gallina? Ma no, figurati, se si discute sulla necessità di un (dicasi uno) velodromo coperto funzionale, se si discute sulla necessità del rilancio della pista, e se ci si ricorda che i grandissimi cronoman del passato si formavano sulla pista, basta fare 1+1=2, è aritmetica, non zootecnica. Chiaro, ha ragione Felice quando afferma che la comparsa di un grande calibro nelle cronometro saprebbe dare vita ad un movimento di emulazione, più di molti sforzi federali.


aranciata_bottecchia - 17/03/2006 alle 00:14

Nel ciclismo contro il cronometro oggi l'aspetto più ridicolo è la lunghezza delle prove, un incentivo alla miscela elvetico-statunitense.

 

[Modificato il 17/03/2006 alle 00:29 by aranciata_bottecchia]


antonello64 - 17/03/2006 alle 06:58

[quote][i]Originariamente inviato da Felice [/i] Il punto che più mi interessa é però il secondo: quindi, a fine Giro, il risultato delle crono é determinato "notoriamente" dalle energie rimaste. Dite un po': ma voi ci credete veramente? [/quote] le crono finali di un grande Giro danno spesso risultati sorprendenti, talvolta rovesciando i verdetti della prima crono: a memoria ricordo una vittoria di Chioccioli al Giro, un quinto posto di Gotti al Tour, un terzo posto di Chiappucci (sempre al Tour, a meno di un minuto da Indurain), un terzo posto di Argentin al Giro, due terzi posti di Pantani al Giro e al Tour. Come si spiegano queste soprese, non certo rare nelle crono finali, se non facendo riferimento alle energie rimaste?


antonello64 - 17/03/2006 alle 07:11

[quote][i]Originariamente inviato da Felice [/i] Quindi la mia impressione é che la "cultura" c'entri in modo relativo: lasciate che appaiano sulla scena un paio di cronoman di primo piano e la cultura verrà da sé. [/quote] il grande cronoman naturale (alla Baldini o alla Moser), come dice qualcuno, lo manda il Padreterno e quindi per quello non si può fare niente: ma Ivan Basso ha insegnato che con il lavoro serio si possono ottenere risultati sorprendenti, quindi è plausibile pensare che se questa specialità avesse maggior considerazione da parte di tutti (tifosi, stampa, organizzatori del Giro) probabilmente l'esempio di Basso sarebbe stato seguito da diversi atleti, che avrebbero le potenzialità per essere buoni cronomen (il primo nome che mi viene in mente è quello di Marco Velo) ma che non hanno nessuna intenzione di perdere tempo per migliorare in una specialità che non interessa a nessuno.


W00DST0CK76 - 17/03/2006 alle 08:21

[quote][i]Originariamente inviato da Felice [/i] [quote][i]Originariamente inviato da W00DST0CK76 [/i] Anch'io credo che l'allenamento nelle crono non debba essere solo finalizzato ai singoli appuntamenti, ma ad una completezza del corridore, ormai indispensabile per le grandi corse a tappe, avendo questa base poi si può puntare a far bene anche ai mondiali.[/quote] Perché "ormai"? Forse che prima non lo era? Come faceva Anquetil a vincere Tour e Giri? E poi che c'entra il mondiale? Anquetil era fortissimo a cronometro e il mondiale non lo ha mai vinto... [quote][i]Originariamente inviato da W00DST0CK76 [/i] Se ad esepio un corridore finisce la Vuelta in forma e fa delle belle cronometro, non ha bisogno di forzare più di tanto per essere competitivo al mondiale. [/quote] Se un corridore finisce la Vuelta in forma, che bisogno ha di fare pure delle belle cronometro per fare bene al mondiale? Forse che Freire aveva vinto le cronometro della Vuelta prima di vincere il mondiale? [/quote] Beh, la crono è stata sempre importante, però una volta in salita si facevano più distacchi e quindi era meno difficile recuperare per gli scalatori. Per quanto riguarda il discorso Vuelta, mi riferivo sempre al mondiale a cronometro, non a quello in linea


Felice - 17/03/2006 alle 14:40

[quote][i]Originariamente inviato da antonello64 [/i] [quote][i]Originariamente inviato da Felice [/i] Quindi la mia impressione é che la "cultura" c'entri in modo relativo: lasciate che appaiano sulla scena un paio di cronoman di primo piano e la cultura verrà da sé. [/quote] il grande cronoman naturale (alla Baldini o alla Moser), come dice qualcuno, lo manda il Padreterno e quindi per quello non si può fare niente: ma Ivan Basso ha insegnato che con il lavoro serio si possono ottenere risultati sorprendenti, quindi è plausibile pensare che se questa specialità avesse maggior considerazione da parte di tutti (tifosi, stampa, organizzatori del Giro) probabilmente l'esempio di Basso sarebbe stato seguito da diversi atleti, che avrebbero le potenzialità per essere buoni cronomen (il primo nome che mi viene in mente è quello di Marco Velo) ma che non hanno nessuna intenzione di perdere tempo per migliorare in una specialità che non interessa a nessuno. [/quote] Diciamo intanto che del cronometro in sé non frega niente neppure a Basso, altrimenti parteciperebbe al campionato nazionale della specialità (che vincerebbe quasi di sicuro) e chiederebbe di partecipare al mondiale a crono. Le cronometro gli interessano solo come strumento per cercare di imporsi nelle corse a tappe. Diciamo pure che non é che all'estero ci sia poi questo grande apprezzamento della specialità: non mi sembra, per esempio, che Ullrich si faccia un dovere di presentarsi ogni anno al mondiale a crono. E' una disciplina che, per essere apprezzata, deve avere grandi specialisti che eccellono anche in altri campi. Fin tanto che il grande specialista della crono é un tizio che non combina un gran ché nelle altre specialità, l'interesse del grande pubblico finisce per essere scarso. Per quanto riguarda i progressi: se sei un corridore di media qualità, allenandoti bene per le crono non diventerai Anquetil, così come allenandoti bene per le salite non diventerai Pantani. Che si possa progredire é ovvio, ma che si possano fare i miracoli é permesso dubitarne e, se questi miracoli avvengono, é lecito sospettare che ci sia sotto un trucco. Questo secondo me spiega perché dei corridori che avrebbero certo potuto migliorare un poco nel contre-la-montre, senza però avere la speranza di divenire dei draghi, non lo hanno fatto.


Felice - 17/03/2006 alle 14:52

[quote][i]Originariamente inviato da antonello64 [/i] [quote][i]Originariamente inviato da Felice [/i] Il punto che più mi interessa é però il secondo: quindi, a fine Giro, il risultato delle crono é determinato "notoriamente" dalle energie rimaste. Dite un po': ma voi ci credete veramente? [/quote] le crono finali di un grande Giro danno spesso risultati sorprendenti, talvolta rovesciando i verdetti della prima crono: a memoria ricordo una vittoria di Chioccioli al Giro, un quinto posto di Gotti al Tour, un terzo posto di Chiappucci (sempre al Tour, a meno di un minuto da Indurain), un terzo posto di Argentin al Giro, due terzi posti di Pantani al Giro e al Tour. Come si spiegano queste soprese, non certo rare nelle crono finali, se non facendo riferimento alle energie rimaste? [/quote] Secondo me non é vero che alla fine di un Grande Giro chi ha la più grande riserva di "energie rimaste" é chi occupa i primi posti della classifica generale. Secondo me non é vero neppure che dopo una serie di tappe di montagne chi ha più energie in riserva siano gli scalatori che in quelle tappe hanno dato battaglia. Quindi, se in una cronametro posta dopo le montagne, i suddetti scalatori non si beccano una bella bastonata dallo Zabrinski di turno che, oltre ad essere forte a cronometro, essendo fuori dalla generale, sulle montagne ha potuto pure prendersela comoda, per me strano é e strano rimane.


antonello64 - 17/03/2006 alle 16:03

[quote][i]Originariamente inviato da Felice [/i] E' una disciplina che, per essere apprezzata, deve avere grandi specialisti che eccellono anche in altri campi. Fin tanto che il grande specialista della crono é un tizio che non combina un gran ché nelle altre specialità, l'interesse del grande pubblico finisce per essere scarso. Per quanto riguarda i progressi: se sei un corridore di media qualità, allenandoti bene per le crono non diventerai Anquetil, così come allenandoti bene per le salite non diventerai Pantani. Che si possa progredire é ovvio, ma che si possano fare i miracoli é permesso dubitarne e, se questi miracoli avvengono, é lecito sospettare che ci sia sotto un trucco. Questo secondo me spiega perché dei corridori che avrebbero certo potuto migliorare un poco nel contre-la-montre, senza però avere la speranza di divenire dei draghi, non lo hanno fatto. [/quote] In passato ci sono stati diversi corridori che erano considerati solo ed esclusivamente cronomen: mi vengono in mente Roy Schuiten, Knut Knudsen e Gregor Braun (e fino a qualche anno fa avrei detto anche Sergey Gontchar). E' vero che loro avevano grandi attitudini naturali verso questa specialità (tutti e tre grandi inseguitori su pista), ma è vero anche che avevano avversari ben più tosti di quelli attualmente sulla piazza; mi sembra che, pur senza eccellere in altri campi, la loro bella carriera l'abbiano fatta. Parecchi atleti di oggi, se si fossero dati da fare per migliorare in questo esercizio, certamente non sarebbero stati in grado di lottare con Ullrich e Armstrong al Tour, però qualche piccola soddisfazione nelle corse a tappe minori (o magari anche al Giro, dove i grossi cronomen non è che si vedano spessissimo) avrebbero potuto togliersela. Evidentemente sono più appagati da altri incarichi in squadra: se a loro (e ai loro ds) sta bene così, nessun problema.


antonello64 - 17/03/2006 alle 16:16

[quote][i]Originariamente inviato da Felice [/i] Quindi, se in una cronametro posta dopo le montagne, i suddetti scalatori non si beccano una bella bastonata dallo Zabrinski di turno che, oltre ad essere forte a cronometro, essendo fuori dalla generale, sulle montagne ha potuto pure prendersela comoda, per me strano é e strano rimane. [/quote] mica sono tanto sicuro che in una tappa di montagna Zabriskie fatichi meno di Basso: intanto finchè ce la fa deve aiutare il capitano e controllare la corsa, dopodichè una volta staccatosi (si presume abbastanza stanco, perchè se no significa che pensa solo a se stesso e non al proprio leader) deve stare attento al tempo massimo. Basso fa la corsa negli ultimi km, ma fino lì ci arriva in carrozza.


cassius - 20/03/2006 alle 22:49

[quote][i]Originariamente inviato da aranciata_bottecchia [/i] Per Cassius: non focalizzerei troppo l'attenzione sulla carenza di prove a cronometro in Italia, diversamente non saprei cosa pensare del ciclismo francese che, nonostante il numero di gare contro il tempo che si svolgono sul territorio d'oltralpe, non è capace di produrre un grande cronoman esattamente come noi, o anche peggio di noi. Il Belgio stesso non è messo molto meglio. In fondo in Italia ci sono cronometristi di un certo valore come Basso, Bruseghin, Cioni, lo stesso Pinotti... [/quote] La Francia non riesce più a produrre corridori di un certo livello. Non so perchè. Guimard dice che non c'è più la capacità di far lavorare duro i giovani e che questi arrivano al professionismo immaturi. Ricordo ai signori giornalisti di BS che un Geslin non fa primavera, così come non la fece Voeckler nel 2004. A parte Basso, i cronomen che mi hai citato sono validissimi in Italia, ma appena fuori dai patri confini rimediano delle scoppole tremende. Nel 2005, nelle corse Protour, solo Basso ha vinto una prova contro il tempo. Al Mondiale crono il migliore è stato Bruseghin, 14°. C'è poco da fare, da noi mancano i cronomen. Sono un ottimista, mi consolo con i nostri successi nelle classiche, e spero quest'anno anche con il Tour (dando per scontato che un italiano vinca il Giro).


aranciata_bottecchia - 20/03/2006 alle 23:10

[quote][i]Originariamente inviato da cassius [/i] [quote][i]Originariamente inviato da aranciata_bottecchia [/i] Per Cassius: non focalizzerei troppo l'attenzione sulla carenza di prove a cronometro in Italia, diversamente non saprei cosa pensare del ciclismo francese che, nonostante il numero di gare contro il tempo che si svolgono sul territorio d'oltralpe, non è capace di produrre un grande cronoman esattamente come noi, o anche peggio di noi. Il Belgio stesso non è messo molto meglio. In fondo in Italia ci sono cronometristi di un certo valore come Basso, Bruseghin, Cioni, lo stesso Pinotti... [/quote] La Francia non riesce più a produrre corridori di un certo livello. Non so perchè. Guimard dice che non c'è più la capacità di far lavorare duro i giovani e che questi arrivano al professionismo immaturi. Ricordo ai signori giornalisti di BS che un Geslin non fa primavera, così come non la fece Voeckler nel 2004. [/quote] Che c'entra BS? [quote] A parte Basso, i cronomen che mi hai citato sono validissimi in Italia, ma appena fuori dai patri confini rimediano delle scoppole tremende. [/quote] Scusa, chi se ne frega? Non sono per l'autarchia, ma ottenere ottimi risultati in Italia vuol dire già molto, ciclisticamente siamo l'unico paese autosufficiente.


Monsieur 40% - 03/11/2006 alle 14:56

[b]l'immensa debbolezza dei corridori italiani :[/b] [quote][i]Originariamente inviato da ginosto [/i] Da anni , l'Italia del ciclismo è al top del ciclismo mondiale Pero', aggiungiamo che c'è una prova che gli italiani non riescono proprio a controllare ed a avere qualsiasi risultato : LA CRONO ! E questo ha impedito a qualche nostro , di poter lottare per la vittoria in alcune corse a tappe (Tour) Ma perche questa grande debbolezza ? : è un problema di generazione , oppure di mentalità ? secondo mio parere , il grande disastro che darebbe una spiegazione è la cancellazione del Trofeo Baracchi ? Ma cio' che mi brucia ancora di piu' è che i nostri dirigenti , non mi sembrano che cerchino di risolvere il problema. E perche non organizzare una corsa "italiana" di prestigio a crono : darebbe forse piu peso a questa diciplina diventata fondamentale nel ciclismo del 2000 ? [/quote] [quote][i]Originariamente inviato da nino58 [/i] Anche del GP Castrocaro e della 100Km a squadre. [/quote] [quote][i]Originariamente inviato da Cascata del Toce [/i] Sono d'accordo... la crono purtroppo non è curata come dovrebbe ma sai..qui da noi abbiamo i grandi scalatori... quindi chi se ne frega delle crono?? Quel che ho appena scritto è la causa di questa debolezza (c'è una B di troppo :Od:) ... Adeso col progetto bracciale del cronoman si cerca di sopperire ma la crono è di per se una specialità.. Puoi lavorarci, migliorare .. ma la si deve avere dentro... o ce l'hai o non ce l'hai... [/quote] [quote][i]Originariamente inviato da antonello64 [/i] mi sembra che dell'argomento cronometro se ne era già parlato da qualche parte [/quote]


panta2 - 03/11/2006 alle 20:29

Per andare forte nelle crono, bisogna trovare la dose giusta...


omar - 03/11/2006 alle 20:40

ma che dose?mah queste frasi incompiute non le capisco


panta2 - 03/11/2006 alle 20:45

[quote][i]Originariamente inviato da omar [/i] ma che dose?mah queste frasi incompiute non le capisco [/quote] Di allenamento, allenamento...


omar - 03/11/2006 alle 21:10

[quote][i]Originariamente inviato da panta2 [/i] Di allenamento, allenamento... [/quote] L'allenamento ci vuole per tutto ovviamente, non lo scopriamo mica oggi!!


panta2 - 03/11/2006 alle 21:16

BANAAAAANA!!! Non s'è capita l'ironia???


omar - 03/11/2006 alle 21:18

[quote][i]Originariamente inviato da panta2 [/i] BANAAAAANA!!! Non s'è capita l'ironia??? [/quote] no per nulla:Od:


W00DST0CK76 - 03/11/2006 alle 21:23

[quote][i]Originariamente inviato da omar [/i] [quote][i]Originariamente inviato da panta2 [/i] Di allenamento, allenamento... [/quote] L'allenamento ci vuole per tutto ovviamente, non lo scopriamo mica oggi!! [/quote] Oltre all'allenamento ci vuole anche una particolare predisposizione mentale all'esercizio solitario, non è facile pedalare per circa un'ora a tutta senza avere punti di riferimento con il pensiero del tempo che scorre. Un corridore poco propenso alla crono può ad esempio soffrire il fatto che 2 minuti dopo di lui è partito uno specialista che potrebeb presto raggiungerlo, altri corridori possono innervosirsi nel conoscere i distacchi tra lui e gli avversari. Indurain era esemplare nella sua tranquillità, non era facile volare a 50 km/h con Echavarri che strombazzava col megafono come Lou Grossett Junior nel film "Ufficiale e Gentiluomo" :D Una crono si corre anche con la testa e tanti specialisti hanno escogitato qualche espedente per poter meglio esorcizzare lo stress creato dal "signore delle lancette".


Cascata del Toce - 05/11/2006 alle 02:20

Te lo dico da amico Panta..ma di questa sarcastica ironia suelle dosi se ne potrebbe anche fare a meno...;)