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Ciclisti che cadono
ProfRoubaix - 11/03/2006 alle 18:26

Ciao a tutti. La caduta di Bettini mi fa tornare in mente una vecchia questione: secondo voi, ci sono corridori che tendono a cadere più spesso di altri? E chi sono quelli che cadono? E quelli che non cadono? Si cade per varie ragioni: perchè si sta male in bici, perchè si è nel posto sbagliato del gruppo, per sfortuna, scarsa lucidità, etc. etc. etc. Eppure ho l'impressione che alcuni corridori cadano più spesso di altri, indipendentemente sia dalla bravura in assoluto sia (almeno in parte) dalla loro tecnica ciclistica. Bettini, ad esempio, mi sembra un po' troppo spesso cadere o avere incidenti vari. Argentin, mi pare di ricordare, era un po' così. Indurain non cadeva mai (come diceva Cassani, "aveva le antenne"). Fra i velocisti, Cipollini (anche al netto delle sceneggiate di quando doveva ritirarsi dal Tour) cadeva più di Petacchi o Zabel. Sono mie impressioni o c'è un fondo di verità in questa ipotesi?

 

[Modificato il 11/03/2006 alle 18:44 by ProfRoubaix]


lucius - 11/03/2006 alle 18:56

sono daccordo sul fatto che alcuni ciclisti cadono più frequentemente e quindi non è tutto frutto di casualità ... e poi c'è il caso dei fortissimi discesisti. Due nomi su tutti, Savoldelli e Celestino. Indubbiamente sono tra i migliori al mondo per tecnica e coraggio ma il loro numero di cadute mi sembra superiore alla media. E' evidente che l'abilità non basta ... non si sfugge alla legge che dice che chi rischia di più ... cade di più ...CIAO


violetta - 11/03/2006 alle 19:24

qualche anno fa si faceva un gran dire di Verbrugghe che praticamente era distratto all ennesima potenza ed era quasi sempre per terra, cadde anche al Giro 2000 se non sbaglio, mentre vestiva la maglia rosa....comunque presumo che la maggior parte delle cadute siano date dalla stanchezza, da sviste, e da tutti quei fattori che possono scaturire dal nervosismo della corsa......In più le condizioni della strada aggiungono pericoli ai pericoli...


Petacchi - 11/03/2006 alle 19:31

secondo me esistono corridori che magari tentano di fare un movimento da veri equilibristi e non ci riescono, poi anche quelli che non riescono a stare vicini ad altri corridori!!!


Maracaibo - 11/03/2006 alle 19:34

Vi ricordate quante cadute hanno fatto Zulle o il venezuelano Sierra? :D:D:D


Drein - 11/03/2006 alle 19:48

certamente c' è chi cade più spesso e ki meno ma una cosa è certa, non esiste ciclista che non sia mai finito a terra. se anke uno fosse un fenomeno se ti cade uno davanti (vedi Bettini ieri) non ci puoi fare nulla..fa parte del gioco, purtroppo :)


Zillo - 12/03/2006 alle 02:13

[quote][i]Originariamente inviato da Drein [/i] certamente c' è chi cade più spesso e ki meno ma una cosa è certa, non esiste ciclista che non sia mai finito a terra. se anke uno fosse un fenomeno se ti cade uno davanti (vedi Bettini ieri) non ci puoi fare nulla..fa parte del gioco, purtroppo :) [/quote] Mi hanno sempre detto: "finchè non cadi non sarai mai un vero ciclista!" Probabilmente non sono un vero ciclista... e probabilmente non lo sarò mai, visto che in discesa vado più piano che in salita per la fifa di cadere... cmq sia finora non sono mai caduto... e ora mi metto subito una manina lì sulle balle! :D:D:D:D:D:D


nino58 - 12/03/2006 alle 09:58

Poi ci sono quelli che cadono in salita nell'ultima tappa di montagna del Tour e trovano gli sceriffi ( campioni olimpici a cronometro e sappiamo come )che fermano gli altri. Si fermò qualcuno quando ad Oropa saltò la catena ?


laperla - 12/03/2006 alle 11:07

[quote][i]Originariamente inviato da Zillo [/i] [quote][i]Originariamente inviato da Drein [/i] certamente c' è chi cade più spesso e ki meno ma una cosa è certa, non esiste ciclista che non sia mai finito a terra. se anke uno fosse un fenomeno se ti cade uno davanti (vedi Bettini ieri) non ci puoi fare nulla..fa parte del gioco, purtroppo :) [/quote] Mi hanno sempre detto: "finchè non cadi non sarai mai un vero ciclista!" Probabilmente non sono un vero ciclista... e probabilmente non lo sarò mai, visto che in discesa vado più piano che in salita per la fifa di cadere... cmq sia finora non sono mai caduto... e ora mi metto subito una manina lì sulle balle! :D:D:D:D:D:D [/quote] Mio marito, un ds, dice la stessa cosa, ma ora che ha deciso nostra figlia di correre sembra che ha cambiato idea!!;);)


Monsieur 40% - 12/03/2006 alle 11:33

[quote][i]Originariamente inviato da nino58 [/i] Poi ci sono quelli che cadono in salita nell'ultima tappa di montagna del Tour e trovano gli sceriffi ( campioni olimpici a cronometro e sappiamo come )che fermano gli altri. Si fermò qualcuno quando ad Oropa saltò la catena ? [/quote] Ad onor del vero, lì quel qualcuno fu fatto cadere (involontariamente, da un appassionato a bordo strada, ma andò così). Comunque ricordo Ruslan Ivanov, mi pare, che nella tappa con arrivo a Paglieta nella Tirreno 2003 (vinse Bettini su Astarloa) cadde proprio in salita; e se non sbaglio, Sella nello scorso Giro (o era il 2004?) ci andò vicino.


nino58 - 12/03/2006 alle 11:37

Anche Piepoli al Giro ( sulla Rosina, mi pare ).


W00DST0CK76 - 12/03/2006 alle 12:31

Secondo me alcuni corridori sono più propensi alle cadute anche perchè forse non sono messi bene in bici ed hanno una posizione squilibrata. altri invece cadono per semplice distrazione o semplicemente perchè in discesa non hanno il "pelo"


Vuelta Espana - 12/03/2006 alle 12:52

[quote][i]Originariamente inviato da W00DST0CK76 [/i] altri invece cadono per semplice distrazione o semplicemente perchè in discesa non hanno il "pelo" [/quote] E basta con sto pelo, mica vi favorisce in discesa! :Od: Cmq io ricordo a un Giro d'Italia di qualche anno fa un Kelme che cadde in un tornante in salita...mi fece impressione perchè per cadere in salita doveva filare bello forte...in ogni caso non si fece nulla e ripartì subito. Era una delle prime tappe, ma purtroppo non ricordo di più...


W00DST0CK76 - 12/03/2006 alle 12:56

Non parlavo di pelo sulle gambe, ma "pelo sullo stomaco" quello si che serve in discesa :D Ricordo che Zuelle era particolarmente soggetto alle cadute in discesa, soprattutto quando pioveva e gli si appannavano gli occhiali. In una tappa al giro del 1998 c'erano in fuga lui, Tonkov e Pantani e nella discesa bagnata caddero sia lo svizzero che il Pirata.


Morris - 12/03/2006 alle 13:31

Le cadute fanno parte del mestiere e talune sono inevitabili, per congiunzione di circostanze. E’ vero comunque che ci sono corridori più facili all’errore che crea il presupposto per finire a terra. Spesso è dovuto a difetti della vista, non necessariamente miopia, oppure a problemi di coordinazione non corretti in gioventù, attraverso una maggiore frequentazione di esercizi e/o pratica di altre discipline e/o poca disponibilità verso l’intero arco delle variabili del ciclismo, in primis la pista. Ricordo un ciclista del medesimo paese di Marco, buon allievo e buon juniores, ma con un modo di stare in bicicletta considerato come una bellissima ricerca di posizione aerodinamica, quando, in realtà, nascondeva ben altro. Sembrava “collo lungo” Wilmo Francioni, per come si stendeva sul cannone e allungava il collo ben oltre il segmento perpendicolare del manubrio. Non ero dunque fra quelli che lo consideravano “bello da vedere”. Le sue frequenti cadute, mi fecero capire che non avevo preso un granchio. Una sera, nella palestra di un mio amico allenatore, lo vidi e l’avvicinai. “Sei mai andato dall’oculista? – gli dissi con irriverente decisione. Lui divenne rosso come un peperone e mi rispose che sapeva di essere leggermente miope, ma che non lo considerava un disturbo tale da obbligarlo alle lenti. A quel punto, gli chiesi se mi seguiva nell’ambulatorio medico dell’impianto che fungeva da ufficio del mio amico, al quale avevo in precedenza preannunciato quella visita di verifica. Sottoponemmo così il giovane corridore ad un’improvvisata prova della vista e non ci fu difficile capire, pur non essendo entrambi dei medici oculisti, che al ragazzo mancavano non meno di tre gradi per occhio. Successivamente, il giovane fu visitato da un professionista vero, che gli sanzionò….l’evidenza: 3,50 gradi in meno all’occhio destro e 4 a quello sinistro. Il corridore passò alle lenti a contatto e non cadde più, ma una discopatia (forse dovuta anche a quella che era stata per anni la sua posizione in bicicletta), lo spinse ad abbandonare anzitempo l’agonismo.


janjanssen - 12/03/2006 alle 13:47

Deficit visivi, deficit vestibolari, capacità di concentrazione, lentezza di riflessi, sfortuna.... non mi viene in mente altro.... Ah, strade dissestate o sdrucciolevoli. cadere fa parte del mestiere. E farsi male è nel range della fortuna. Negli spèirnt, anche la correttezza degli avversari. Stare in piedi in una volata vicino ad Abdujaparov non era semplice.... Ciao.


W00DST0CK76 - 12/03/2006 alle 21:33

A me è capitato qualche anno fa di avere dei problemi alla schiena causati da un incidente stradale, in quel periodo avevo molte difficoltà in discesa quando dovevo curvare, il mio equilibrio non era perfetto e così facevo le curve "quadrate" rischiando spesso di cadere, ora ho risolto questo problema anche se la discesa rimane il mio tallone d'achille!


Ottavio - 12/03/2006 alle 22:36

Una delle spiegazioni della maggiore tendenza a cadere è secondo me l'età in cui si è iniziato a correre in bici. I corridori che hanno iniziato ad andare in bici tardi normalmente sono molto scarsi quanto a capacità di guida e hanno difficoltà a stare in gruppo, nelle volate ed in discesa. Penso ai due svizzeri Zulle e Rominger che hanno iniziato tardi e in discesa erano pessimi (per Zulle c'era anche la questione della miopia, o meglio della sia difficoltà a portare le lenti a contatto che lo obbligava a portare gli occhiali). I corridori che hanno iniziato fin da bambini si trovano molto più a loro agio in bici. Non mi ricordo di aver mai visto Indurain per terra. Mi ricordo semmai due episodi riguardanti il navarro: uno quando perse un pedale in una curva della discesa del Ventoux e si riprese subito e un'altro in una Liegi-Bastogne-Liegi quando il ciclista che lo precedeva gli cadde davanti dopo una curva (pioveva), e Miguelon non mise neanche il piede a terra e proseguì come se niente fosse.


Vuelta Espana - 12/03/2006 alle 23:20

Non oso di certo assurgermi a esperta della materia, ma mi trovo d'accordo con Ottavio quando dice che l'età in cui si è iniziato ad andare in bici è molto importante. Come tutte le cose che si imparano da piccoli, vengono interiorizzate tanto meglio quanto prima vengono apprese. Per fare un esempio personale, ho iniziato ad andare in bici a 21 anni, e infatti sono molto timorosa quando pedalo vicino ad altre persone, quando devo fare rifilini alle macchine, o quando vado in discesa. Posso vedere lo stesso con la gente che impara a sciare da grande: non avrà mai lo stesso pizzico di "spericolatezza" che hanno quelli che sono stati messi sugli sci da piccoli.


robby - 13/03/2006 alle 09:39

Può dipendere da tantissime cose...... età in cui si è iniziato ad andare in bici spericolatezza personale problemi di vista saper stare o no in gruppo cmq credo anche io che sia una relazione diretta tra chi cade di+ o di meno Porca miseria...è proprio vero, Indurain aveva le antenne!!!!!!!!


Seb - 13/03/2006 alle 12:06

Di record di cadute in una tappa singola, oltre a Rasmussen al Tour, mi ricordo Blanco in una tappa in linea alla Vuelta che cadde 3 volte nel giro di pochi km...


Rommel - 14/03/2006 alle 11:27

Una buona palestra x evitare cadute sarebbe avvicinarsi già dalle categorie giovananili alla pratica della pista....e la mia piccola/grande squadra...ne ha tratto già molto "mestiere".:)