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Autore: Oggetto: Anniversari....

Livello Moreno Argentin




Posts: 361
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  postato il 11/02/2007 alle 15:10
a questo proposito vorrei applaudire la figura del Presidente della Repubblica, che forse è uno dei pochi a poter parlare dell'argomento senza avere nulla da nascondere.
infatti è stato uno dei pochi nel partito comunista, a mantenere una linea critica verso il blocco sovietico.

se c'è una persona che si salva nelle istituzioni attuali, è proprio lui.

come scrisse scalfari una volta su repubblica, se alla guida del PCI, alla fine dei '60, ci fosse stato Napolitano, probabilmente la storia italiana sarebbe stata molto diversa.

 

____________________
"...and what exactly is a dream
and what eactly is a joke"
"...tired of lying in the sunshine..."

saluti a tutti
Vittorio

 
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Livello Fausto Coppi




Posts: 2390
Registrato: Sep 2006

  postato il 11/02/2007 alle 15:14
e' una tragedia successa dove vivo.e' una ferita ancora aperta in una citta',Trieste,dove era sito,tra l'altro, l'unico campo di sterminio nazista in Italia.Foibe e Risera.due facce con un unico sorriso,il ghigno della morte.
 
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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




Posts: 1607
Registrato: Mar 2005

  postato il 11/02/2007 alle 19:19
Assumere che siamo tutti uguali davanti la morte, per cercare di dimostrare che qualnque omiciadio sia sbagliato,mi sembra una semplificazione eccessiva.
non discuto l'atrocità di omicidio, di un eccidio, ecc ma astoricizzare i problemi è la malattia comune dei nostri giorni.
In un contensto di violenza e barbarie che invasero l'europa tra il '14 ed il '45, denunciare le foibe mi sembra ignorante e pretestuoso.
Il primo a denunciare (implicitamente) le foibe fu Palmiro Togliatti con l'indulto, e per i decenni a seguire (e ancora oggi) ne pagammo le conseguenze (bombe di stato , repressione, omicidi politici).
L'operazione "foibe", mirante ad ugualiare i partigiani ed i "ragazzi di Salò", è una schifezza allucinante, funzionale alla teorie della fine delle ideologie, per continuare (ed aumentare) indisturbati, lo sfruttamento che viviamo tutti i gorni. La cosa piu ripugnante è che chi si indigna per 2000 morti di 60 anni fa è lo stesso che fiancheggia migliaia di omicidi al giorno (Afghanistan e fino pochi mesi fa Iraq).
Prima di condannare le foibe (cosa del tutto legittima), vediamo di capire cosa siano:

Nel luglio del 1920, con l’incendio del Narodni Dom (la Casa del Popolo), sede delle organizzazioni slovene di Trieste, i fascisti inaugurarono una politica aggressiva di snazionalizzazione ai danni di quanti contraddicevano, con la propria identità orgogliosamente rivendicata, l’italianità della città. “Le fiamme del Balkan (l’albergo che ospitava la Casa del Popolo) purificano finalmente Trieste”, commentò il principale quotidiano della città, “Il Piccolo”.

Gli attacchi alle sedi dell’associazionismo sloveno e croato si moltiplicarono, senza soluzione di continuità con gli assalti agli edifici che ospitavano le strutture organizzate del movimento operaio. Nel settembre del 1920 Mussolini poteva affermare baldanzosamente che “in altre plaghe d’Italia i Fasci di combattimento sono appena una promessa, nella Venezia Giulia sono l’elemento preponderante e dominante della situazione politica”.

Fu così che grazie all’antislavismo e all’antibolscevismo più veementi il cosiddetto “fascismo di confine” riuscì a coagulare attorno a sé l’intera classe dominante della Venezia Giulia, nel nome di un’italianità aggressiva da imporre con la forza.

La “bonifica etnica” della Venezia Giulia venne perseguita e sul piano culturale e su quello economico. Il tentativo di cancellarne l’identità culturale e linguistica passò attraverso la chiusura sistematica di scuole, centri associativi, società ricreative, case editoriali. Le pubblicazioni in sloveno e croato vennero poste fuori legge e l’uso pubblico delle due lingue venne proibito: il “genocidio culturale” si avvalse pure dell’italianizzazione forzata ed arbitraria dei cognomi, oltre che dei nomi di paesi e città. Contemporaneamente furono in vari modi costretti all’emigrazione, o comunque al silenzio, insegnanti, funzionari pubblici, intellettuali e sacerdoti, quanti cioè consentivano l’espressione e la circolazione dei valori che fondavano la vita politica e culturale delle minoranze.

Alla fine degli anni ’20 l’obiettivo principale del regime divenne l’annientamento degli istituti sui quali si reggeva la vita economica delle popolazioni slave. Cooperative di acquisto e vendita, casse rurali e artigianali, associazioni professionali, società di mutuo soccorso vennero messe nell’impossibilità di funzionare, e ciò provocò danni gravissimi in particolare alle popolazioni rurali e aumentò a dismisura l’indebitamento verso istituti finanziari italiani di tantissimi contadini, oberati pure da incombenze fiscali particolarmente gravose. Alienazioni e pignoramenti furono utilizzati per favorire l’espulsione di tanti piccoli proprietari dalle proprie terre, che dal 1931 il regime cercò di colonizzare attraverso il passaggio dei terreni espropriati a proprietari italiani da trasferire presso le regioni annesse. Con altrettanta sistematicità venne praticata una vera e propria persecuzione politica: basti ricordare che su 31 condannati a morte dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato e giustiziati dal 1927 al 1943, 24 erano sloveni e croati.



L’occupazione dei Balcani



L’oppressione nazionale delle popolazioni slave assunse caratteristiche drammatiche all’indomani dell’intervento, il 6 aprile del 1941, dell’esercito tedesco nei Balcani, che provocò il rapido collasso dello Stato jugoslavo. L’Italia fu così messa nelle condizioni di annettersi la provincia di Lubiana e la Dalmazia, di occupare militarmente la Croazia sud-occidentale, d’ingrandire territorialmente le province di Fiume e di Zara e di formare quelle di Spalato e Cattaro.

Il regime di occupazione a cui furono sottoposte le aree annesse o in via di annessione fu durissimo: il problema principale da affrontare fu da subito il controllo del territorio, vista l’estesa presenza di movimenti di resistenza armata all’invasione. Già dall’aprile quello che sarebbe poi diventato il Fronte di Liberazione sloveno (l’Osvobodilne Fronta, OF) portò la lotta armata in territorio italiano, anche se la costituzione dell’ AVNOJ, il Consiglio Antifascista di Liberazione Nazionale della Jugoslavia, avvenne in Bosnia nel novembre. Nell’estate del 1941 l’OF aveva realizzato le prime azioni di guerriglia nei dintorni di Trieste, mentre l’espansione decisiva della lotta di liberazione avvenne a partire dalla primavera dell’anno successivo.

Proprio nei primi mesi del ’42 l’alto commissario italiano per la provincia di Lubiana Grazioli e il generale Mario Roatta impartirono una serie di disposizioni durissime per l’attuazione dei rastrellamenti nelle zone rurali: si ordinava la fucilazione immediata di tutti coloro i quali venivano sospettati di essere partigiani, l’uccisione indiscriminata di ostaggi a discrezione dei comandanti dei reparti italiani, l’internamento in campi di concentramento delle famiglie dei sospetti, la distruzione totale delle abitazioni nelle zone interessate dalle operazioni. Fu l’XI Corpo d’Armata, agli ordini del generale Mario Robotti, ad attuare i rastrellamenti e le rappresaglie, le cui modalità possono essere ricostruite anche grazie alle lettere che i soldati italiani spedivano alle famiglie: “Quando effettuiamo un rastrellamento usiamo i lanciafiamme, non lasciamo in vita niente, bruciamo tutto”.

L’Italia praticò allora nei territori occupati politiche simili a quelle attuate dalla Germania nazista nei territori dell’Europa orientale, politiche che nei fatti rasentarono il genocidio. Lo stesso Robotti, d’altra parte, aveva chiarito la propria opinione: “Non sarei contrario all’internamento di tutti gli sloveni, per rimpiazzarli con gli italiani(…) in altre parole si dovrebbe fare in modo di far coincidere le frontiere razziali e politiche”.

Sulla base dei calcoli effettuati, il tributo di sangue pagato dai popoli della Jugoslavia alla politica aggressiva dell’Italia fascista dall’aprile del 1941 al settembre del 1943 fu di oltre 250.000 vittime, cadute nei campi di concentramento italiani e nelle prigioni, durante i rastrellamenti o in occasione delle rappresaglie.



La lotta partigiana



Fra gli sloveni e i croati della Venezia Giulia il movimento di resistenza conquistò immediatamente un sostegno molto esteso, anche grazie alle rivendicazioni nazionali che decise di avanzare: gli obiettivi della lotta di liberazione, infatti, incorporarono le istanze tradizionali dell’irredentismo, tese all’annessione alla Jugoslavia di tutti i territori abitati da sloveni e croati, anche di quelli in cui prevalevano altre etnie. Alla fine del 1942, Kardelj, il principale dirigente comunista sloveno, in una lettera a Tito motivò le ragioni di questo slittamento verso posizioni di ispirazione nazionalista: egli era convinto della necessità di rivendicare l’esclusività della sovranità jugoslava sulla Venezia Giulia per non dare argomenti alla propaganda dei seguaci monarchici di Mihajlovic, che accusavano la resistenza di scarso patriottismo.

Si trattava di una revisione importante delle posizioni internazionaliste sulle quali il movimento comunista si era attestato, prima dell’affermazione dello stalinismo sul piano internazionale. Quando infatti Kardelj, sempre alla fine del ’42, chiarì che l’intenzione della resistenza era quella di “includere (…) politicamente tutto il territorio sloveno dal confine croato fino alla Resia e al mare. Anche Trieste, Gorizia e altre città”, moltiplicò i motivi di tensione con i comunisti italiani, già preoccupati per la scarsissima autonomia con cui riuscivano a muoversi, per la riorganizzazione del partito, all’interno dei territori liberati dall’OF.

Grazie ai contatti con la resistenza slovena, tuttavia, già nell’autunno del 1942 i comunisti friulani si attivarono per costituire le prime formazioni partigiane italiane: anche negli incontri iniziali che vennero organizzati, i dirigenti dell’OF posero immediatamente il problema dei confini, pretendendo il sostegno degli italiani alle rivendicazioni annessioniste della Jugoslavia. Le tensioni non impedirono comunque il rafforzamento della resistenza, tant’è che nel febbraio del 1943, grazie innanzitutto alla collaborazione instaurata fra comunisti, venne costituito il primo reparto autonomo composto da elementi italiani, alle dipendenze delle formazioni slovene: il distaccamento Garibaldi.



Il crollo del fascismo



Il crollo del fascismo nel luglio del 1943 e la confusione in cui sprofondarono gli apparati civile e militare dello Stato italiano consentirono alla resistenza jugoslava di rafforzarsi e all’antifascismo italiano di riorganizzarsi. Tuttavia, fra coloro che traghettarono nelle settimane successive l’Italia fra gli Alleati c’erano proprio quei militari che avevano avuto alcune delle responsabilità più gravi per i crimini di guerra perpetrati nelle campagne militari balcaniche (fra di essi lo stesso Roatta).

Non fu di conseguenza casuale la scelta di non liberare dalle carceri i prigionieri politici sloveni e croati: i generali che sostituirono Mussolini alla testa dell’Italia non avevano alcuna intenzione di allentare la presa militare sui territori occupati. Gli ordini che impartirono erano chiari: “(…) ogni movimento dev’essere inesorabilmente stroncato in origine (…) non si tiri mai in aria, ma a colpire come in combattimento”.

La repressione ai danni delle masse che manifestarono durante i quarantacinque giorni precedenti all’armistizio fu durissima: vittime si contarono a Udine, Gorizia, Cormons, Pola e Fiume, città al centro dei territori che di fatto vennero consegnati ai tedeschi dai capi militari italiani. Nell’Istria interna, invece, le truppe italiane furono costrette a cedere di fronte al moto insurrezionale di cui fu protagonista la popolazione povera della regione: si trattò di una mobilitazione impetuosa che consegnò per alcune settimane il potere ai Comitati Popolari di Liberazione e che spezzò, fino alla controffensiva tedesca di fine settembre, il controllo dello Stato italiano.

I contadini poveri di nazionalità croata riconquistarono la libertà per pochi giorni, e scatenarono tutta la propria rabbia nei confronti del potere dominante italiano; gli insorti si convinsero di essere giunti alla resa dei conti definitiva con i fascisti e nelle campagne si moltiplicarono le violenze ai danni di quanti venivano identificati come collaboratori del regime che si stava disgregando. Caddero vittime dell’insurrezione popolare i gerarchi locali, i notabili dei vari paesi e tanti degli italiani che furono ritenuti corresponsabili dello sfruttamento pluridecennale di quelle terre (proprietari terrieri e commercianti, innanzitutto).

Gli organismi insurrezionali non riuscirono a mantenere un controllo costante del corso, a tratti caotico, della ribellione; non mancarono certo casi di giustizia applicata sommariamente: quello che d’altra parte si manifestava in forme anche arbitrarie era un sentimento di rivalsa nei confronti di un regime che per anni aveva costretto le popolazioni a comprimere le innumerevoli ragioni della propria rabbia. Le stime più accreditate calcolano in circa 500 le vittime di quest’ondata insurrezionale, anche se nelle cavità carsiche esplorate (nelle foibe), furono recuperati i resti di circa 300 corpi.

Nei giorni dell’insurrezione, intanto, il Consiglio di Liberazione croato per l’Istria aveva proclamato, con toni fortemente nazionalistici, l’annessione della regione alla Croazia: si trattò di una decisione unilaterale del movimento partigiano croato, che non teneva in considerazione le preoccupazioni della popolazione italiana; essa pure aveva contribuito alla lotta contro le truppe di occupazione con parecchi volontari unitisi all’insurrezione.



Tensioni fra i movimenti di liberazione



Questo orientamento della resistenza croata venne confermato dalle decisioni dell’AVNOI di fine novembre: il Consiglio approvò la prospettiva dell’annessione delle province di Gorizia e Trieste e di parte di quella di Udine alla Jugoslavia che sarebbe nata sulle macerie dell’occupazione. Questa strategia aprì contraddizioni non solo con il debole antifascismo italiano d’ispirazione conservatrice, ma anche con quello più significativo di appartenenza comunista: esse si riflettevano innanzitutto nelle discussioni accese che si svilupparono in relazione all’autonomia operativa delle brigate italiane che si stavano formando, in collaborazione con quelle slovene, per resistere all’offensiva tedesca in corso (che in Istria, è il caso di ricordarlo, ripristinò l’ordine sui cadaveri di 13mila istriani).

Grazie ad essa i tedeschi avevano potuto costituire, sui territori occupati da Udine a Zara, la Zona d’operazione del Litorale Adriatico: presso tale are operarono, con funzione repressiva, le SS, coadiuvate attivamente dal ricostituito apparato poliziesco fascista, in particolare l’Ispettorato speciale di Pubblica Sicurezza. Si trattava di una collaborazione favorita dagli ambienti industriali e finanziari triestini, presso i quali l’esigenza di un blocco patriottico in funzione antislava era considerata decisiva; il timore di un esito rivoluzionario della lotta contro l’occupazione tedesca, considerato una possibilità reale vista la forza militare della resistenza jugoslava, condizionò pure le scelte del Comitato di Liberazione Nazionale di Trieste, che di fatto non svolse attività di massa e si attestò su posizioni attendiste, nonostante i comunisti s’impegnassero al suo interno per contrastare tale orientamento.

Tale attendismo si fondava su una posizione politica di chiaro orientamento nazionalista: il CLN di Trieste, con l’esclusione dei comunisti, rifiutava di mettere in discussione i confini italiani definiti dai trattati del 1920 e del 1924. La difesa intransigente delle annessioni realizzate dall’imperialismo italiano dopo la prima guerra mondiale rendeva di fatto impraticabile l’alleanza con la resistenza jugoslava, che rifiutava del tutto legittimamente di ratificare trattati in cui i diritti delle popolazioni slovene e croate erano stati brutalmente calpestati.



La liberazione di Trieste



I dirigenti jugoslavi, d’altra parte, non rinunciarono alla polemica, e approfittarono dell’orientamento incerto del Pci, oltre che dell’attendismo del CLN, per procedere nella costruzione, a Trieste, di basi solide per la propria politica: essa stava entrando in rotta di collisione aperta con le intenzioni che gli Alleati avevano in merito alla sistemazione postbellica della regione. Soprattutto dopo la liberazione di Belgrado, avvenuta il 20 ottobre del 1944, gli jugoslavi chiarirono la propria intenzione di non rinunciare a Trieste, denunciando l’arrendevolezza dei comunisti italiani, troppo accondiscendenti verso l’influenza che l’antifascismo conservatore esercitava sulla resistenza italiana.

Negli stessi mesi i dirigenti comunisti di Trieste cadevano, uno dopo l’altro, vittime dei rastrellamenti tedeschi: i comunisti sloveni, pertanto, riuscirono a rafforzare la propria influenza sul proletariato giuliano, a maggior ragione dopo la rottura, avvenuta nel settembre, fra CLN e Pci. La stessa federazione del Pci fu egemonizzata dalla politica degli sloveni, che agli operai della città proponevano di fatto un orientamento rivoluzionario.

Contemporaneamente l’OF riuscì nell’operazione finalizzata ad allontanare da Trieste e da Gorizia le formazioni partigiane italiane: esse vennero definitivamente passate alle dipendenze dell’Armata jugoslava e vennero schierate altrove nei momenti decisivi della liberazione. Il Pci dell’Alta Italia accettò le decisioni dell’OF che prevedevano la subordinazione di tutte le operazioni militari delle unità italiane al comando operativo sloveno, anche se non ne ratificò gli obiettivi annessionistici.

La contesa per Trieste era di fatto aperta: gli jugoslavi, infatti, che già avevano rifiutato di riconoscere la validità degli accordi per la spartizione fra gli Alleati del loro Paese, schierarono le proprie formazioni attorno al capoluogo giuliano (all’insaputa degli stessi comunisti di Trieste) e, dopo che erano fallite le trattative con il CLN per la liberazione della città, vi entrarono con le proprie Divisioni alla fine dell’aprile del ’45, anticipando di alcuni giorni i neozelandesi dell’VIII Armata britannica.

Nei primi giorni di maggio i partigiani procedettero all’arresto di quanti figuravano all’interno degli elenchi dei collaborazionisti compilati in precedenza: coloro che venivano fermati dovevano essere rapidamente processati per poter essere poi trasferiti a Lubiana dove avrebbero dovuto essere sottoposti a procedimenti regolari. Nonostante le direttive esplicite impartite dai vertici dell’Esercito di Liberazione (“Prelevare i reazionari e condurli qui, qui giudicarli – là non fucilare”), non mancarono le esecuzioni sommarie, motivate da un’indignazione popolare difficilmente contenibile.

Il malcontento di operai e contadini, a Trieste come nel resto della Venezia Giulia, raggiunse, nei confronti dei sospetti di collaborazionismo, una furia vendicativa che oltrepassò in più occasioni le pur dure direttive di repressione politica (non nazionale) della resistenza jugoslava.



Alcune valutazioni conclusive



Una riflessione ragionata sul computo delle vittime, comunque, non può che ridimensionare il clamore drammatico con cui le vicende della liberazione jugoslava della Venezia Giulia sono state trattate: furono infatti circa 600 gli arrestati e i deportati di Trieste che sparirono nelle settimane successive alla cacciata dei tedeschi, 400 circa quelli di Gorizia, e cifre simili possono essere riferite anche agli altri centri principali della Venezia Giulia, dell’Istria e della Dalmazia, per un complesso di circa 2-3 mila dispersi; solo una parte di essi, tra l’altro, finì ingoiata dalle foibe ad esecuzione avvenuta, visto che in parecchi morirono presso le carceri o in campi di concentramento. Se ci si sofferma, inoltre, sulle vicende biografiche dei dispersi, ci si rende conto che nella maggior parte dei casi si trattava di agenti di Pubblica Sicurezza, di finanzieri, di miliziani, di volontari della Repubblica Sociale, di militari e di carabinieri; i civili non rappresentarono che una parte delle vittime.

Non si tratta affatto di “macabra contabilità”: di fronte alle campagne di menzogne che giungono persino a parlare di decine di migliaia di infoibati, definire l’ordine di grandezza del complesso delle vittime delle operazioni di repressione messe in atto dall’Esercito di Liberazione jugoslavo, consente di comprendere che quella fase fu caratterizzata da un tipo di violenza ricorrente nelle situazioni rivoluzionarie. Considerare con orrore, con l’enfasi peraltro utilizzata dal segretario del PRC, il terremoto politico che sconvolse la Venezia Giulia nelle settimane successive alla liberazione, significa chiudere gli occhi sul procedere per forza di cose turbolento di un processo rivoluzionario che convinse parecchi operai e contadini della possibilità di stravolgere finalmente i tradizionali rapporti di forza.

 
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  postato il 18/02/2007 alle 16:27
Auguri a Roberto Baggio, 40 anni

Originariamente inviato da antonello64

Parecchi giornali hanno parlato dei 40 anni di Roby Baggio: lo facciamo anche noi e ci uniamo agli auguri per questo ingresso negli ...anta.

Per quanto mi riguarda, ho pochi dubbi sul fatto che Baggio sia stato il giocatore tecnicamente più forte mai espresso dal calcio italiano: con la palla tra i piedi faceva quel che voleva, e lo faceva con una semplicità da far sembrare il tutto come la cosa più naturale del mondo.
Però il calcio non è solo tecnica: se così fosse, uno come Gigi Riva probabilmente non entrerebbe tra i primi 100 calciatori italiani di sempre.
Qualità altrettanto importanti della tecnica sono le doti atletiche, la grinta, la leadership: e qui cominciano le dolenti note per il grande Roby.
Atleticamente Baggio era veramente fragile: fisico minuto, che mal assorbiva le botte (che uno con le sue caratteristiche riceveva in gran quantità) e che aveva la tendenza a rompersi spesso e volentieri.
Il numero dei suoi infortuni è altissimo: sono molte di più le stagioni che ha fatto in modo parziale, di quelle in cui non ha avuto alcun problema.
Per fare un paragone con Maradona, cui si avvicinava moltissimo per caratteristiche tecniche e posizione in campo, Diego aveva un fisico molto più resistente e più tosto: assorbiva molto meglio le botte, e infatti in tutta la sua carriera ebbe solo un infortunio grave, quello in cui Goicoechea gli spezzò una gamba.
Non parliamo poi del carisma e della leadership: l'argentino era un condottiero nato, uno che prendeva in mano la squadra e la trascinava dove voleva lui, era al tempo stesso grande solista e grande direttore d'orchestra.
Baggio in questo era molto carente: non era un condottiero, non lo è mai stato, e per questo ha raggiunto traguardi molto inferiori a quelli che il suo talento avrebbe potuto permettergli.
Come solista era al livello di Maradona, come direttore gli era lontano anni luce.
Questo probabilmente fu uno dei motivi per cui non riuscì mai a dare il massimo nelle grandi squadre in cui ha militato, a parte la Juventus di Giovanni Trapattoni che portò al successo in Coppa UEFA e che lo lanciò verso il Pallone d'Oro.
Fu un mezzo fallimento sia nel Milan che nell'Inter, frenato dagli infortuni ma anche dal suo carattere particolare che gli faceva evitare le grosse responsabilità.
Le sue migliore stagioni, infatti, le ha avute con squadre di seconda fascia (Fiorentina, Bologna e Brescia), dove le responsabilità erano minori, la concorrenza anche, e dove poteva giocare per divertirsi senza l'assillo del risultato a tutti i costi.
Ha vinto due scudetti (con Juve e Milan), ma entrambi da comprimario: da protagonista ha vinto solo la Coppa UEFA del 1993 con la Juventus.
In Nazionale ha avuto parecchi alti e bassi: anche nel Mondiale del 1994, se andiamo a ben vedere giocò al suo livello solo i supplementari con la Nigeria ed il primo tempo con la Bulgaria.

E' vero però che quando giocava bene era in grado di vincere letteralmente le partite da solo: non era marcabile in alcun modo, perchè alla grande tecnica univa una fantasia infinita che spiazzava irreparabilmente qualsiasi difensore.
Un ricordo personale graditissimo (perchè fu decisivo nello scudetto giallorosso del 2001), a dimostrazione di ciò, fu il gol alla Juventus che permise al Brescia di pareggiare 1-1 a Torino, dopo aver subito tutta la partita e aver rischiato la goleada: a 2-3 minuti dalla fine lancio lungo di Pirlo per Baggio, Van der Sar gli va incontro per chiudergli lo specchio della porta e impedirgli sia il tiro che il controllo, e Baggio cosa ti inventa? stop a seguire, e con un colpo solo ferma il pallone, dribbla il portiere juventino e si ritrova solo soletto davanti alla porta vuota.
Di fronte a questi colpi di genio calcistico assoluto, non c'era difesa o difensore in grado di prendere le contromisure.

Ho letto delle sue lamentele per la mancata convocazione al Mondiale 2002, e devo dire che non sono d'accordo con lui; certamente la convocazione poteva starci, ma in quell'edizione l'Italia aveva un reparto offensivo di livello stellare: Vieri, Totti, Del Piero, Montella, Inzaghi, e se vogliamo anche Doni (che quell'anno aveva segnato parecchio con l'Atlanta).
Un altro attaccante sarebbe stato francamente troppo, e quelli che partirono meritavano almeno quanto lui: insomma non sarebbe stato uno scandalo la sua convocazione al posto di uno di quei 6, non è stato uno scandalo la sua esclusione.
Ricordiamo anche che nei precedenti mondiali non è che avesse poi brillato per continuità: qualche prestazione ottima e subito dopo partite appena sufficienti.
Sia a Italia 90 che a Francia 98 fu protagonista finchè potè giocare senza responsabiltà eccessive, ma appena qualcuno cominciò ad etichettarlo come salvatore della patria, eccolo tornare a livelli da comprimario.

Comunque tanti auguri di buon compleanno, grande Roby: con te non ci siamo mai annoiati, sei stato la prova vivente che gli schemi sono solo carta straccia di fronte al talento e alla fantasia, e ci dispiace solo che dovranno passare parecchi anni prima di rivedere qualcuno che ti somigli anche lontanamente (a meno che Cassano non metta la testa a posto).

 

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Mario Casaldi - Cicloweb.it

CICLISTI
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 18/02/2007 alle 16:32
mi sa che antonello nelle se righe sia stato un pò troppo severo cn l'immenso Baggio che io reputo il + forte giocatore italiano di tutti i tempi!

 

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"Qui devi spingere con le tue gambe vecio" Davide Cassani a Gilberto Simoni alla ricognizione di Plan De Corones

"Signori non c'è ne sono più" Gilberto Simoni ad Aprica 2006

Il mio nome è Roberto che fa rima (guarda un pò che caso) con Gilberto

30 maggio 2007 ultima vittoria al giro sullo Zoncolan. 30 Maggio 2010 la fine di un lungo sogno duranto 15 anni fatto di tante gioie e tante delusioni, grazie di tutto Gibo!



 
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  postato il 18/02/2007 alle 16:59
Nessuno me ne voglia, ma a Maradona io preferisco Baggio. Secondo me era addirittura più forte- a sprazzi- a livello tecnico.

E poi io tifo Fiorentina, e Antognoni ("il Ragazzo che giocava guardando le stelle") e Baggio sono i più forti numeri 10 degli ultimi 30 anni in Viola.

Per cui tanti auguri Roberto.

 
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  postato il 18/02/2007 alle 21:16
Auguri anche da parte mia al grande Roberto Baggio, credo che una delle descrizioni che più gli si addice sia quela di Mughini: "nei piedi di Baggio ci sono gli angeli che cantano", in effetti, il tocco e le movenze del "codino" avevano davvero qalcosa di divino, purtroppo, come già spiegato anche da Antonello, gli è sempre mancata un po di cattiveria, quella grinta tipica dei leader, famosa la critica dell'Avvocato Agnelli che dopo una prestazione incolore disse che gli era sembrato un "coniglio bagnato".
Volendo fare un'accostamento ciclistico si potrebbe paragonare Baggio e Bugno, grande fuoriclasse ma con qualche rimpianto di troppo nella carriera.
In ogni caso sono anch'io dell'idea che Roberto sia stato il più grande giocatore italiano di sempre, l'ultimo in grado di regalarmi emozioni, riuscì a farlo anche quando segno' contro la mia squadra (il Napoli) un gol degno dell'altro grande numero 10 in campo quel giorno, i grandi campioni riescono a farsi applaudire anche dagli avversari!

 

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Vorrei morire in bici, in un giorno di sole, dopo aver scalato una di quelle montagne che sembrano protendersi verso il cielo, mi adagerei sull'erba fresca senza rimpianti, attendendo con serenità il compiersi del mio tempo. Non importa se sarà ...oggi o tra cent'anni, avrò in ogni caso trovato il mio giorno perfetto.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 18/02/2007 alle 21:29
Originariamente inviato da W00DST0CK76

famosa la critica dell'Avvocato Agnelli che dopo una prestazione incolore disse che gli era sembrato un "coniglio bagnato".


solo una precisazione: questa frase si riferiva all'inquadratura al momento degli inni nazionali della partita Italia-Norvegia a USA '94, quella in cui Sacchi lo sostituì dopo l'espulsione di Pagliuca.

Volendo fare un'accostamento ciclistico si potrebbe paragonare Baggio e Bugno, grande fuoriclasse ma con qualche rimpianto di troppo nella carriera.


anche a me, pensando a quale ciclista potesse essere accostato, è venuto subito in mente Bugno.
Atleti che avevano il talento per entrare tra i primi cinque di sempre nei loro sport, che però per svariati motivi (mancanza di cattiveria, grinta e anche egoismo, che nei campioni deve essere presente il giusto) si sono accontentati di molto meno.
Altro campione che mi è venuto in mente è stato Adriano Panatta, che però non riuscì a sfruttare il suo immenso talento per altri motivi.

 

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"L'uomo da battere è Gianni Bugno, e quasi certamente non riusciremo a batterlo" (Greg Lemond, Stoccarda, 24 agosto 1991)

"Il rock è jazz ignorante" (Thelonious Monk)

 
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  postato il 18/02/2007 alle 21:37
Originariamente inviato da antonello64

Originariamente inviato da W00DST0CK76

famosa la critica dell'Avvocato Agnelli che dopo una prestazione incolore disse che gli era sembrato un "coniglio bagnato".


solo una precisazione: questa frase si riferiva all'inquadratura al momento degli inni nazionali della partita Italia-Norvegia a USA '94, quella in cui Sacchi lo sostituì dopo l'espulsione di Pagliuca.


Ah si, ora ricordo! Rammento anche l'espressione stupita di Baggio nell'apprendere che doveva essere lui a lasciare il posto a Marcheggiani, dal labiale di capì chiaramente che, riferendosi a Sacchi disse "è impazzito?"

 

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 19/02/2007 alle 09:53
certo che è strano xò nel 94 su tutti ma anche 90, 98 avevamo un campione cn la C maiuscola cm Baggio ma nn l'abbiamo vinto il mondiale...mentre l'anno scorso che il campione nn lo avevamo....avevamo solamente dei buoni oppure ottimi calciatori ma nn campioni o meglio che a germania 2006 nn lo hanno dimostrato (totti e del piero....ma questo è nantro discorso) l'abbiamo vinto!!!

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 19/02/2007 alle 11:10
Io credo che si possa ritenere fortunato anche chi ha visto il Baggio della Fiorentina si, ma anche quello prima dell'infortunio... faceva già delle magie...

 

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Il procuratore aggiunto di Catania Renato Papa: Nel 2003 è stato abrogato un comma della legge che permetteva l'arresto dei diffidati recidivi, e di chi non si presentava alla firma. E questo è stato un grave gesto di debolezza.
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  postato il 19/02/2007 alle 11:21
Originariamente inviato da riddler

Io credo che si possa ritenere fortunato anche chi ha visto il Baggio della Fiorentina si, ma anche quello prima dell'infortunio... faceva già delle magie...


La prima magia che ricordo risale al 10/05/1987 nel Napoli-Fiorentina che consegnò il primo storico scudetto degli azzurri, una spettacolare punizione del "non ancora codino" dai calzettoni sempre abbassati fissò il risultato finale sull'1-1...poi fu festa!

 

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Livello Giuseppe Saronni




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  postato il 20/02/2007 alle 08:34
Ah !!! Baggio Baggio Baggio. E' sempre stato il mio giocatore preferito, uno dei pochi per cui vale la pena di guardare le partite (ora lo faccio per Ibra). La sua sfortuna è stata quella di essere italiano, fosse stato straniero gli avrebbero fatto i monumenti invece da noi è sempre stato amato/odiato/criticato. Viene accusato di aver vinto poco o di aver vinto da comprimario. Ha giocato nella peggior Juve della storia e ha vinto la coppa Uefa quasi da solo, quando la coppa Uefa era una competizione difficile. Quando l'ultimo anno ha vinto lo scudo ha si segnato solo 7/8 gol, ma nella partita decisiva Juve - Milan 1-0, chi ha fatto gol ? Poi la Juve ha puntato su Del Piero (il DP del Dotto Agricola, non quello degli ultimi 8 anni) e Baggio è passato al Milan e ha giochicchiato, certo, gli veniva preferito Savicevic . Dopo la parentesi milanista è passato al Bologna dove ha fatto quella grande stagione che lo ha spinto ai mondiali e all'Inter. Che spettacolo ogni tanto quella Inter quando schierava Baggio, Djorkaeff e Ronaldo...A proposito, partita decisiva per la qualificazione di Champions, Inter - Real Madrid. Siamo sull'1-1 ed entra Baggio. Doppietta e l'Inter vince 3-1. Poi purtroppo all'Inter è arrivato l'uomo di m***a Lippi e per Baggio è finita. Però, guarda caso, nello spareggio per andare in Champions contro il Parma chi ha salvato il c**o a Lippi ? 3-1 e due supergol di Baggio. La gazzetta il giorno dopo gli diede 10 in pagella. Fatto fuori da Lippi è poi passato al Brescia dove ha chiuso più che dignitosamente la carriera, regalando ancora gol e giocate d'autore.
Ma è in nazionale che Baggio ha dato il meglio, al contrario di quanto sostiene Antonello. 55 presenze e 27 gol e sempre protagonista ai mondiali. Nel '90, ancora giovane, è stato purtroppo sacrificato nella partita decisiva per far spazio a Vialli, il giocatore più sopravvalutato della storia, nel '94 è comunque arrivato in finale da solo battendo Nigeria, Spagna e Bulgaria e ha perso ai rigori, dove decisivo non è stato il suo errore bensì quelli precedenti di Baresi e Massaro. Nel '98 poi lo scandalo vero, Baggio in superforma che doveva sedere in panca per far posto a un Del Piero cotto e stracotto. Senza Parole.
Comunque sia Baggio è stato un grande, e non dimentichiamo il Pallone d'Oro '93 e il Fifa World Player, strameritati, non come quelli regalati a Cannavaro quest'anno. Ha vinto poco ? Bè, come ha detto Sacchi una volta, anche Angelo Colombo ha vinto più di Maradona.....

 

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  postato il 20/02/2007 alle 13:12
Originariamente inviato da criab

Ma è in nazionale che Baggio ha dato il meglio, al contrario di quanto sostiene Antonello. 55 presenze e 27 gol e sempre protagonista ai mondiali.


se ne hai la possibilità vatti a rivedere i voti in pagella di Baggio a Italia 90, escluse la partita con la Cecoslovacchia e la finale per il terzo posto, oppure quelli con la Spagna a USA 94, o anche quelli a Francia 98 esclusa la prima partita col Cile.
Se non ne hai la possibilità, te li dico io: tutti tra il sei e il sei e mezzo, ovvero senza infamia e senza lode.
E questo per te sarebbe dare il massimo?
ti accontenti di poco.

 

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  postato il 20/02/2007 alle 15:05
Bé, nel 1990 un paio di partite non le ha giocate e con l'Argentina è entrato tardi, nel 1994 ha fatto 5 gol in 3 partite (ottavi, quarti e semifinali), nel 1998 ha fatto bene col Cile e con l'Austria, con la Francia è entrato e quasi fa gol (più che altro è stato l'unico tiro verso la porta francese di tutta la partita). Non mi sembra che di accontentarmi di poco, almeno a livello mondiali. Se questo è poco il rendimento in nazionale di Totti e (soprattutto) Del Piero allora come lo definiresti ? Secondo me negli ultimi anni meglio di Baggio in nazionale non c'è stato nessuno. Forse Vieri.
 
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  postato il 20/02/2007 alle 20:33
Originariamente inviato da criab

Bé, nel 1990 un paio di partite non le ha giocate e con l'Argentina è entrato tardi, nel 1994 ha fatto 5 gol in 3 partite (ottavi, quarti e semifinali), nel 1998 ha fatto bene col Cile e con l'Austria, con la Francia è entrato e quasi fa gol (più che altro è stato l'unico tiro verso la porta francese di tutta la partita). Non mi sembra che di accontentarmi di poco, almeno a livello mondiali. Se questo è poco il rendimento in nazionale di Totti e (soprattutto) Del Piero allora come lo definiresti ? Secondo me negli ultimi anni meglio di Baggio in nazionale non c'è stato nessuno. Forse Vieri.


che c'entrano Totti e Del Piero?
A me sarebbe piaciuto veder Baggio giocare sempre come fece con la Bulgaria a USA 94, perchè ne aveva tutte le possibilità.
Purtroppo non lo ha fatto e questo è stato un suo limite e un nostro rimpianto.
Il fatto poi che altri abbiano fatto peggio di lui, non significa che lui abbia giocato sempre al massimo.

 

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  postato il 20/02/2007 alle 21:37
Baggio in nazionale ha fatto grandi cose, nn dimentichiamoci che ci ha trascinati nel 94 in finale e nel 98 se Maldini ne capiva qualkosa in + ci portava nuovamente in finale....x il resto approvo i discorsi di criab

 

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  postato il 20/02/2007 alle 22:44
Originariamente inviato da GiboSimoni

Baggio in nazionale ha fatto grandi cose, nn dimentichiamoci che ci ha trascinati nel 94 in finale e nel 98 se Maldini ne capiva qualkosa in + ci portava nuovamente in finale....x il resto approvo i discorsi di criab


e vabbè, qualcuno l'avvocato del diavolo deve pur farlo e in questo caso lo faccio io.
Voglio solo ricordare che contro la Francia, nel 1998, Baggio giocò metà del secondo tempo più tutti i supplementari: tempo sufficiente per lasciare il segno sulla partita.
Invece solo un tiro finito fuori di poco.
Insomma è tutto da vedere se, con Baggio in campo dall'inizio, l'Italia avrebbe battuto i padroni di casa.

 

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  postato il 20/02/2007 alle 22:57
io sono d'accordo con Antonello.Baggio un gran campione,un esteta del pallone,ma resta un tre quarti di campionissimo.mezzo sarebbe ingeneroso,ma e' comunque stato poco vincente.
 
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  postato il 20/02/2007 alle 23:26
Originariamente inviato da barrylyndon

io sono d'accordo con Antonello.Baggio un gran campione,un esteta del pallone,ma resta un tre quarti di campionissimo.mezzo sarebbe ingeneroso,ma e' comunque stato poco vincente.


Credo che quel 25% che lo ha separato dallo status di cammpionissimo sia attribuibile proprio ai suoi limiti caratteriali, alla sua incapacità di essere trascinatore, cosa che spesso lo portava a mettersi in un angolo quando la partita si faceva cattiva.

Come diceva John Belushi, "quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare", Baggio non era tra questi.

 

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  postato il 20/02/2007 alle 23:28
sono concorde con la tua teoria.
 
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  postato il 20/02/2007 alle 23:30
Originariamente inviato da W00DST0CK76

Originariamente inviato da barrylyndon

io sono d'accordo con Antonello.Baggio un gran campione,un esteta del pallone,ma resta un tre quarti di campionissimo.mezzo sarebbe ingeneroso,ma e' comunque stato poco vincente.


Credo che quel 25% che lo ha separato dallo status di cammpionissimo sia attribuibile proprio ai suoi limiti caratteriali, alla sua incapacità di essere trascinatore, cosa che spesso lo portava a mettersi in un angolo quando la partita si faceva cattiva.

Come diceva John Belushi, "quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare", Baggio non era tra questi.


magari gli sarebbe servito un pizzico del caratteraccio di Cassano, mentre a Cassano sarebbe servita molta parte dell'educazione di Baggio.

 

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  postato il 20/02/2007 alle 23:34
della serie:nessun siam perfetti
 
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  postato il 20/02/2007 alle 23:36
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io sono d'accordo con Antonello.Baggio un gran campione,un esteta del pallone,ma resta un tre quarti di campionissimo.mezzo sarebbe ingeneroso,ma e' comunque stato poco vincente.


Credo che quel 25% che lo ha separato dallo status di cammpionissimo sia attribuibile proprio ai suoi limiti caratteriali, alla sua incapacità di essere trascinatore, cosa che spesso lo portava a mettersi in un angolo quando la partita si faceva cattiva.

Come diceva John Belushi, "quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare", Baggio non era tra questi.


magari gli sarebbe servito un pizzico del caratteraccio di Cassano, mentre a Cassano sarebbe servita molta parte dell'educazione di Baggio.


Alcuni hanno attribuito la scarsa grinta alla fede buddista che gli avrebbe inculcato un'approccio alla vita eccessivamente mite per chi pratica sport, non so però quale sia il limite tra verità e luogo comune in tali affermazioni.

 

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  postato il 21/02/2007 alle 08:18

magari gli sarebbe servito un pizzico del caratteraccio di Cassano, mentre a Cassano sarebbe servita molta parte dell'educazione di Baggio.


Mhhh...Meglio di no, secondo me per quanto riguarda Cassano stai confondendo il carattere con l'ignoranza, non è la stessa cosa. Infatti è una vita che non gioca più.

 
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  postato il 21/02/2007 alle 08:22
Originariamente inviato da antonello64
e vabbè, qualcuno l'avvocato del diavolo deve pur farlo e in questo caso lo faccio io.
Voglio solo ricordare che contro la Francia, nel 1998, Baggio giocò metà del secondo tempo più tutti i supplementari: tempo sufficiente per lasciare il segno sulla partita.
Invece solo un tiro finito fuori di poco.
Insomma è tutto da vedere se, con Baggio in campo dall'inizio, l'Italia avrebbe battuto i padroni di casa.


E' ovvio che uno non può giocare sempre al 100% del suo talento e che abbia delle pause e che non possa sempre togliere le castagne dal fuoco, comunque nella semifinale con la Francia il problema non fu Baggio o Del Piero o vattelapescà bensì il ridicolo atteggiamento iperdifensivista di Cesare Maldini. L'Italia in quella partita non avrebbe segnato nemmeno giocando per 3 giorni di fila.

 
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  postato il 21/02/2007 alle 10:33
Originariamente inviato da criab
L'Italia in quella partita non avrebbe segnato nemmeno giocando per 3 giorni di fila.



....giusto, ma nemmeno la Francia...ma tanto che ce fregava dì li a poco iniziava uno dei Tour + belli di sempre

 

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  postato il 21/02/2007 alle 12:28
Originariamente inviato da criab


magari gli sarebbe servito un pizzico del caratteraccio di Cassano, mentre a Cassano sarebbe servita molta parte dell'educazione di Baggio.


Mhhh...Meglio di no, secondo me per quanto riguarda Cassano stai confondendo il carattere con l'ignoranza, non è la stessa cosa. Infatti è una vita che non gioca più.


è un impressione personale, suffragata dal nulla, ma ho sempre pensato che la grande educazione di Roberto Baggio gli abbia nuociuto sul piano strettamente sportivo.

 

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  postato il 21/02/2007 alle 14:51
Originariamente inviato da antonello64

Originariamente inviato da criab


magari gli sarebbe servito un pizzico del caratteraccio di Cassano, mentre a Cassano sarebbe servita molta parte dell'educazione di Baggio.


Mhhh...Meglio di no, secondo me per quanto riguarda Cassano stai confondendo il carattere con l'ignoranza, non è la stessa cosa. Infatti è una vita che non gioca più.


è un impressione personale, suffragata dal nulla, ma ho sempre pensato che la grande educazione di Roberto Baggio gli abbia nuociuto sul piano strettamente sportivo.


Su questo sono d'accordo, il calcio è un mondo dove cafonaggine, presunzione e maleducazione sono delle qualità....(loro lo chiamano carattere/temperamento).

 
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  postato il 22/03/2007 alle 11:27
Tanti auguri Re Leone!!!

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I primi 40 anni di Cipollini
Oggi il compleanno: "Il mio ritiro nel 2005? Avrei potuto correre ancora, ma solo con i miei uomini: Scirea, Lombardi e Colombo. Ora ho scoperto le gioie della vita, la famiglia, le figlie. In futuro creerò un mio squadrone"



22 marzo 2007 - Mario Cipollini compie oggi 40 anni. Nel suo palmares, in 17 stagioni, ci sono 189 vittorie, tra cui un Mondiale, una Sanremo e il record di tappe vinte al Giro (42). Ma Re Leone è stato anche un grande personaggio, che con il suo carisma ha saputo catalizzare l’interesse di chi non seguiva il ciclismo.
- Cipollini, chi è il suo favorito per Sanremo?
"Mi aspetto una Sanremo atipica, perché nelle prime corse di stagione non c’è stato un vero dominatore. Bettini, con le cadute alla Tirreno-Adriatico, non sappiamo cosa può essere. Per Petacchi qualcosa che non funziona c’è. Boonen alla Parigi-Nizza non ha vinto e s’è ritirato. Zabel è un osso duro. Bennati è quello che forse ha qualcosa in più".
- Freire l’ha dimenticato?
"No, ma quando sta bene ha un’altra gamba".
- S’è mai pentito di essersi ritirato?
"Avrei potuto correre ancora, ma con il mio vecchio gruppo. Con Colombo, Lombardi e Scirea si prendeva un giovane come Bennati e ci si divertiva. Una volta demolito questo gruppo, ho provato a integrarmi in una nuova realtà, ma è stato difficile".
- E reintegrarsi nella vita quotidiana?
"Non è semplicissimo. Hai subito due sensazioni. La prima è di grande libertà, fai quello che vuoi, mangi quello che vuoi. Però ti mancano gli obiettivi. Poi scopri le gioie della vita, come andare a prendere le bimbe a scuola e portarle a nuoto o a danza. Ti fanno un sorriso e sei in pace col mondo".
- Che cosa fa adesso Cipollini?
"Il 'mammo' a tempo pieno".
- E che cosa vorrebbe fare?
"Non è un segreto che ho l’obiettivo di creare una mia grande squadra".
- Il momento più felice di questi primi 40 anni?
"La nascita delle due figlie e il trionfo al Mondiale di Zolder 2002".
- Il momento più triste?
"L’unico momento tragico è stato l’incidente a mio padre. S’è ripercosso anche sulla mia vita professionale".
- Ha un rimpianto?
"La Sanremo del 2003. Quando Bettini è scattato sul Poggio non ho agito d’istinto. Eppure avevo le gambe per andargli dietro: vincere con la maglia iridata sarebbe stato il massimo".
- La scelta migliore?
"Nella vita crearmi una famiglia. In bici avere scelto Lombardi come ultimo uomo".
- L’errore che non rifarebbe?
"Non credo di avere commesso grandi errori. Ho sempre preteso tanto da me stesso, quindi vedere la negligenza degli altri mi faceva perdere le staffe".
- Come festeggerà?
"Con una ristretta cerchia di amici. Con una pattuglia sceltissima".

(fonte: gazzetta.it)

 

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Mario Casaldi - Cicloweb.it

CICLISTI
Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie

 
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  postato il 22/03/2007 alle 11:32
Tanti auguri re leone!!

 

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Se si è ritirato Bewolcic si possono ritirare tutti...


Gianni



 
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  postato il 22/03/2007 alle 12:41
Buon compleanno al più grande velocista di sempre.

 

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  postato il 22/03/2007 alle 12:52
Quarant'anni ma sempre "bono da morì"!!!! Auguri Re Leone!

 

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Un uomo comincerà a comportarsi in modo ragionevole solamente quando avrà terminato ogni altra possibile soluzione.
Proverbio cinese

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 22/03/2007 alle 13:31
e vabbeh Laura, bono da morì in quella foto non mi sembra proprio

Auguroni Mario

 

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  postato il 22/03/2007 alle 13:34
Auguri SuperMario,ci quanto mancancano le sue volate

 

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  postato il 09/10/2007 alle 12:40
Riporto su questo 3D per ricordare la leggendaria (mai come in questo caso il termine è appropriato) figura di Ernesto "Che" Guevava che, esattamente 40 anni fa, trovava la morte in seguito ad un'imboscata in Bolivia.
Penso che quella del Che sia una figura trasversale, che va oltre le ideologie politiche, per questo mi piace ricordarlo come un grande uomo di libertà.
Hasta siempre Comandante!

 

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  postato il 20/10/2007 alle 14:03
Oggi pomeriggio mi perderò il Giro di Lombardia, ma ne vale la pena, perlomeno per un personale atto dovuto, ed un sentito grazie: il Politecnico dello sport, in cui ho temprato le mie passioni e mi sono formato dirigente e divulgatore, celebra i suoi 60 anni.

Il sodalizio è la Polisportiva Edera Forlì che, nei suoi 60 anni di vita, ha coinvolto, fra attività agonistiche, Centri di Avviamento allo sport, amatori ed iniziative riservate agli adulti, circa 67.000 persone.

Di questi, 26.000 sono i giovanissimi che sono stati organizzati nei Centri Olimpia e poi, nei CAS, in sostanza ragazze e ragazzi entro i limiti di 15 anni.

I numeri sono approssimati per difetto in quanto è possibile che alcuni ragazzini del Centri, abbian poi frequentato, molti anni dopo, attività amatoriali e questo passaggio sia sfuggito alla ricerca.

I dati della popolazione della Città di Forlì e del Comprensorio più vicino ad essa, ci portano oggi su una quantità di circa 130.000 persone. Considerando lo scorrere degli anni e la percentuale di accantonamento d’indecifrabilità dei movimenti di popolazione su base annua, il passaggio attivo di cittadini, come frequentanti almeno occasionalmente della Polisportiva, rappresenta una percentuale che si attesta sul 27-29% dell’universo possibile. Se a ciò si aggiunge l’indotto familiare che non ha mai praticato, ma che in un qualche modo ne è stato a contatto, allora si può parlare tranquillamente di un coinvolgimento pari a quasi il 50% della popolazione.

La Polisportiva Edera Forlì è più viva che mai: lo è per il numero di sezioni (20, di cui 13 agonistiche) che organizza, per gli impianti che gestisce e s’è costruita pian piano (13) e per l’inconfondibile dato di aver retto, rafforzandosi, un oggi dove la specializzazione ha cancellato il richiamo e la permanenza dei sodalizi poli-disciplinari. Quel vecchio Politecnico dello Sport, come Giulio Onesti e Giuseppe Ambrosini la definirono, è dunque ancora un raro momento di riferimento e, nel suo seno, insistono significati che, dal raro, tendono all’unico. Sessanta anni, non da pensione, ma una luce tra le più luminose e significative di tutto il panorama sportivo nazionale.

La consapevolezza di aver contribuito all’albo d’oro che segue, non può che farmi piacere, anzi la sento come una laurea impagabile.

(nota: il sunto è maiuscolo, ma non ho tempo di ridurlo, quindi chiede scusa se sembra un urlo…In fondo sono risultati che gridano veramente...)


POLISPORTIVA EDERA FORLI’
II Politecnico dello Sport

ALBO D'ORO GENERALE



PRESENZE DEI SUOI ATLETI

OLIMPIADI n. 13

CAMPIONATI DEL MONDO n. 29

CAMPIONATI EUROPEI n. 16

CAMPIONATI EUROPEI GIOVANILI n. 8

UNIVERSIADI n. 8

NAZIONALE n. 236

NAZIONALE GIOVANILE n. 79

GIOCHI DEL MEDITERRANEO n. 2


TITOLI CONQUISTATI

MONDIALI ASSOLUTI n. 1

EUROPEI ASSOLUTI n. 2

ITALIANI ASSOLUTI n. 40

ITALIANI UNIVERSITARI n. 27

ITALIANI STUDENTESCHI n. 13

ITALIANI GIOVANILI n. 78

MONDIALI MASTER n. 1

EUROPEI MASTER n. 1

ITALIANI MASTER n. 20



VITTORIE IN GRANDI COMPETIZIONI MONDIALI

GIRO D'ITALIA n. 2

TOUR DE FRANCE n. 2

CLASSIFICA MONDIALE A SQUADRE n. 1



PRIMATI

MONDIALI ASSOLUTI n. 1

MONDIALI GIOVANILI n. 2

ITALIANI ASSOLUTI n. 23

ITALIANI GIOVANILI n. 64

ITALIANI MASTER n. 10



MEDAGLIE MONDIALI

ORO ASSOLUTO n. 1

ARGENTO ASSOLUTO n. 1

BRONZO ASSOLUTO n. 1

ARGENTO UNIVERSIADI n. 2

BRONZO UNIVERSIADI n. 1

ORO MASTER n. 1



MEDAGLIE EUROPEI

ORO ASSOLUTO n. 2

BRONZO ASSOLUTO n. 1

ORO MASTER n. 1



MEDAGLIE EUROPEI JUNIORES

ARGENTO n. 1



MEDAGLIE MONDIALI STUDENTESCHI (GIMNASIADI)

ORO n. 1

ARGENTO n. 3

BRONZO n. 1




MEDAGLIE MONDIALI DI POLIZIA

ARGENTO n. 2


Hanno contribuito a questo prestigiosissimo Albo d'Oro, in ordine al peso dei successi conquistati, le Sezioni: Atletica Leggera, Ciclismo, Ginnastica Artistica, Pugilato, Karate, Triathlon, Tennistavolo, Marathon.



TITOLI REGIONALI

ORO 1623


Hanno contribuito alla voce teste sopra, le sezioni:Atletica Leggera, Ciclismo, Ginnastica Artistica, Pugilato, Karate, Triathlon, Tennistavolo, Marathon, Nuoto, Scherma, Taekwondo, Ginnastica Ritmica, Pallacanestro, Pattinaggio, Duathlon.

Altre sezioni che pur non avendo riferimenti regionali, ma sono state in grado di raggiungere risultanze anche nazionali: Rugby, Pallavolo, SuperMarathon.

Sezioni non comprese nell’elenco, ma valenti sul piano della loro attività, non agonistica: Cicloturismo, Yoga, Go shin do, Trekking.


Note.
Diverse delle discipline sportive organizzate nella Polisportiva, sono meramente dilettantistiche, o non offrono possibilità di poter ricevere romborsi degni per le ore spese negli allenamenti e nelle gare. Trattasi dunque di sport che hanno nei gruppi sportivi militari un riferimento più che soddisfacente. Quindi, sono stati diversi gli atleti dell'Edera che, per riuscire ad avere un lavoro e, nel contempo, continuare l'attività, sono entrati a far parte di quei gruppi. Ovviamente, come da realtà che pochi conoscono, questi giovani, pur appartenendo a sodalizi militari come tesseramento, han continuato ad essere seguiti dalla Polisportiva. Se l'albo d'oro testé sopra, fosse stato allargato anche alle risultanze di costoro, sarebbe ancor più prestigioso.


Morris

 

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"Non discutere con gli stupidi, perchè scenderesti al loro livello e ti batterebbero per la loro esperienza".

 
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Livello Fausto Coppi
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Utente del mese Luglio, Novembre e Dicembre 2009




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  postato il 04/01/2008 alle 00:30
Il 2 gennaio è stato l'anniversario della morte del Campionissimo.
48 anni fa si spegneva, in quel di Tortona, uno dei più grandi sportivi della Storia.
A Castellania, per questa ricorrenza, oltre ai figli Faustino e Marino, c'era anche Andrea Carrea, per tutti Sandrino, il gregario più fidato di Coppi.

Vola, Airone. Vola.


(candeli.com)

 

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« La superstizione porta sfortuna »
(Raymond Merrill Smullyan, 5000 B.C. and other philosophical fantasies, 1.3.8)


Fantaciclismo Cicloweb 2010

Piazzamenti sul podio:


Omloop Het Nieuwsblad Élite: 3°
E3 Prijs Vlaanderen - GP Harelbeke: 2°
GP Miguel Indurain: 1°
Ronde van Vlaanderen / Tour des Flandres: 3°
Rund um Köln: 1°
Liège-Bastogne-Liège: 1°
Giro d'Italia: Carrara - Montalcino: 2°
Tour de France: Sisteron - Bourg-lès-Valence: 1°
Tour de France: Longjumeau - Paris Champs-Élysées: 1°
Tour de France - classifica finale: 3°
Gran Premio Città di Peccioli - Coppa G. Sabatini: 1°

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Asso di Fiori

 
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