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Autore: Oggetto: Amore impossibile

Livello Marco Pantani




Posts: 1476
Registrato: Mar 2005

  postato il 03/11/2005 alle 16:09
Ciao belli, un bellissimo thread di qualche settimana fa parlava di come ci si innamorati del ciclismo…..avevo iniziato a scrivere il mio innamoramento….ma è venuta fuori stà roba che leggete nel post sotto….beh….a rileggerla sembra impossibile che sia successo davvero.
Ho pensato che un bel thread ci stava…..è freddo e mancano le gare, a chi interessa il ciclomercato!?!?

Buona lettura cicci.
ciao
Claudio.


 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 03/11/2005 alle 16:10
Mantova ottobre 2005

Sotto il ponte, l’ombra di un pomeriggio di ottobre, mi lascia un brivido sulle mani nude.
La strada piega a sinistra e sale un poco. Il parco di Mantova, la ciclabile. La bici di Roberta mi costringe a pedalare sgraziato e inefficace. Rannicchiate le gambe e dritta la schiena. Dietro, cinturata al seggiolino Hamax, Giorgia mugugna ogni tanto le sue impressioni.
Mi volto per metà. Il casco verde oliva è troppo grande per quel testolino, ma va bene così.
Oggi il sole non andava perso, mangeremo fra mezz’oretta, tanto basta scaldare la minestrina ed è pronto.
Supero la salitina: “Giorgetti, discesa! Vado forte?”
“Sììì Pa-pà, fol-teee!”
Mi butto giù, attento a non fare cazzate e ascolto la vocina dietro di me.
“Papà….in bici…Fol-teeee!”



Si fa presto a dire che è stato amore.
Come storia d’amore è stata afflitta, tormentata. Una storia di molte cose dure e schifose e di qualche carezza ogni tanto.
Le carezze, lo sanno tutti, si ricordano di più.
Non è che mi sia innamorato. Direi che ci sono nato, sono nato già fidanzato. Ho provato anche a lasciarla, ma non ci sono riuscito.
Avevo tre anni e nel piccolo appartamento della mia famiglia la bici di Papà (una Serena colore blu metallizzato) era appoggiata alla parete del corridoio. Un foglio di gazzetta sotto le ruote per non macchiare le piastrelle e via così. Non avevamo garage, né cantina. Era da escludere lasciare la “spicciola” sul terrazzino, lo capite anche voi, troppa umidità.

La domenica le corse di Papà, il furgone Wolkswagen e le maglie del “Fulmine” di lana blu coi tasconi sul petto.
Papà, lo zio Andrea, lo zio Gianni, Pasquale “Calcio” Calcinardi, Franco Gabossi e Bettella che guidava il furgone. Tutto era perfetto e ordinato. C’era felicità e una magia fatta di palmer, caschetti bianchi con le strisce di cuoio e Pavesini con la marmellata e un velo di burro dentro, per ammorbidirli.

Andavo alle corse la domenica.
Bettella mi teneva in braccio e sulle spalle quando passava la corsa. Mia madre restava più indietro, nel campo, aveva troppa paura anche allora.
Papà e gli zii erano velocisti conosciuti e temuti fra gli amatori dell’Enal-Udace e ogni domenica c’era un brivido da provare sulla pelle. C’era l’agitazione disperata e partecipe di Bettella, le lacrime trattenute della mamma e poi le urla, i freni, i volti rabbiosi e il colore in movimento del gruppo che travolge la strada in volata.
Papà e gli zii vincevano spesso e c’erano coppe e targhe ogni domenica e se andava bene una medaglia d’oro o qualche sportina di roba da mangiare. Le medaglie d’oro erano sottili, sì, e dopo che ne hai dieci nel cassetto sembrano tutte uguali. Così uguali che sembra più saggio portarne un pò dal gioielliere all’angolo della piazza, farsi dare dei soldi e andare a fare una bella spesa.
La bici c’era sempre, ma più che la bici c’erano le corse. Le corse, sì, era quello, non la bici in sé, ma le corse. Crescevo, e a sei anni per me contavano già solo le corse. Il gruppo del Fulmine diventa Mobilbrix e le maglie saranno bianche e blu, Bettella guida sempre l’ammiraglia, preso in giro e amato da tutti.

Papà cominciò a portarmi nell’officina di Piero Serena, che era il suo Bar, la sua osteria di astemio bevitore di latte con il cacao (che fa molto bene). Fù nell’offocina del Piero. Fù là che cominciai a penetrare i segreti magici e tremendi delle corse vere e delle storie degli uomini. Piero Serena era buono con me e mi parlava in italiano anche se io capivo bene anche il dialetto.
Le classiche in televisione, le tappe del Giro e una Milano Sanremo, vista al bar. C’è un uomo con scritto Molteni sulla maglia che si produce in una serie di affondi. Si sdraia sul telaio come una tigre e sembra che voglia sbranare la strada.


Dieci anni, il ciclismo è il gioco più bello del mondo e io ho dei corridorini di latta. Ho disegnato dei tracciati su una tavola di compensato, con caselle numerate, tirando i dadi corro tutte le classiche e il giro d’italia. Fra poco, forse, papà mi regalerà una piccola bici da corsa e io ci spero davvero tanto….poi … l’incidente allo zio Gianni.
“…Gianni….l’è burlat ‘ntera…..l’è n’rianimasiù al civil de Bresa…”

Le foto del corpo dello zio, un manichino snodato, i gomiti sono girati innaturalmente in avanti, la schiena sembra più magra. Il corpo dello zio, del divino Gianni, i suoi muscoli, i grandi dorsali, i quadricipiti e i trapezi perfetti, sembrano avanzi di una mezza bestia, abbandonati lì, col sangue che si allarga nero sull’asfalto. Il giornale di Brescia è nelle mie mani, con quella foto rubata che oggi non pubblicherebbero più, e capisco tutto. Capisco perfettamente.
Per una settimana, tutte le sere all’ospedale, un sapore insulso nella bocca e silenzi infiniti a tavola. Poi la morte arriva e ci arriva addosso su una bici da corsa.
Lo zio Gianni. Caduto e morto dopo una settimana di coma, punto.

Non si ricomincia bene da quella cosa. Mia madre si impunta, io sono confuso, papà getta via la fede in Dio.
Niente più corse, per due anni o quasi, la bici azzurra sotto un lenzuolo.

Ma questo amore ne vuole ancora, ne vuole ancora da noi e bussa alla porta.
Il male si dimentica prima di quanto si possa pensare e mio padre leva il lenzuolo dalla bici.
Si ricomincia, con meno entusiasmo, ma si ricomincia. I due fratelli rimasti gareggiano per due squadre diverse, perché il dolore lascia dei crepacci fra chi non muore.
La squadra di Bettella non c’è più e la maglia di papà è brutta, blu e arancione.

Ma l’amore è un figlio di puttana, e vuole di più.

Così i fratelli organizzano una gara per ricordare lo zio Gianni.
Una domenica d’autunno, campionato bresciano Udace “Memorial Gianni Dancelli”.
Nella volata papà esce dalla mischia per miracolo, ma alla sua destra un impatto. Due uomini volano a terra.
Renato Bongioni resta a terra. Stavolta il sangue è rosso e lo vedo per davvero, impregna la maglia azzurrina di Renato, i due colori combinati formano un viola molto scuro.

Ancora un ospedale e una disperazione sorda e ottusa. “Basta-basta-basta!” E’ mia madre che urla e piange il terrore di “..quella maledetta bicicletta…”
Renato non muore, esce dal coma e dopo un po’ lo andiamo a trovare.
Vederlo è anche peggio. Il campione del mondo di Salò, è un uomo invecchiato, i capelli rasati lasciano visibili le cicatrici sul cranio. Due operazioni per ridurre gli ematomi e i suoi occhi sembrano stanchi. Parla lentamente e trascina le esse le effe. Usciamo da casa sua più avviliti che felici.

L’amore per le corse, lo ha ridotto così? – No, è stata sfortuna.
L’amore per la bici, ha umiliato un campione? – No, si riprenderà.
La febbre per le corse, ha portato un campione del mondo, un ex corridore professionista a gareggiare e quasi morire in una gara di amatori. – No, non è morto, non è morto….è…vivo.

L’amore per le gare esce ancora dalla mia vita, ma solo apparentemente.
A casa mia non ci sono libri, ma due serie di enciclopedie.
La prima è “I quindici” e ha il dorso di 15 colori diversi, la leggo spesso. Ci sono molti disegni e sono fatti anche bene. È fatta per bambini e ragazzi.
La seconda è verde con i bordi rossi e dorati, si chiama “I giganti del Pedale”. La divoro e basta.
Mi divoro anche le vecchie foto di mio padre ragazzo e giovane uomo. Sulla pista di Dal mine, giovanissimo e invincibile, indossa la maglia di campione italiano CSI. La maglia è bellissima, diversa dal tricolore normale, ma bellissima.

Due anni passati a giocare a calcio. Ogni partita come una Parigi-Roubaix nella testa. Mi piace, sì, ma qualcosa manca. Forse manca il senso tragico della gara, il suo aspetto eroico. A tredici anni decido, voglio correre. Vengo convinto ad aspettare un altro anno, ma nell’anno del quattordicesimo compleanno ritiro la divisa, ancora lei, sempre bianca e azzurra, della Mobilbrix.

Per tre anni belle gare, piazzamenti, attacchi da lontano, voglia di stupire. Non vinco mai, ci vado vicino, ma intanto imparo la tattica di gara e a conoscere il mio corpo e i suoi messaggi. Tre anni alla Mobilbrix, dal secondo ancora con Bettella, la famiglia è la famiglia. Alla fine le gare migliori. Stò maturando, mi manca solo la volata, ma vado sempre meglio. Chiudo la stagione con la vittoria di squadra a Cremona, io e Alfredo arriviamo soli al traguardo, tutta l’idea dell’attacco è mia. Io secondo, ma questo non è un tradimento d’amore, è solo la legge del più forte.
Tutto è ordinato e giusto. Nell’ultima gara di quell’anno farò una decina di azioni d’attacco. Senza aver mai vinto, mi rendo conto di essere fra i più forti…..

Io non me ne accorgo, ma forse qualcosa cambia e si rompe. Forse sono io che cambio, ma non me ne accorgo.
Nel passaggio alla categoria Juniores la Mobilbrix smette di accompagnarmi nella storia d’amore con la bici. Bettella torna dai suoi amatissimi amatori. Una nuova squadra, le maglie gialle e nere e dirigenti che non sanno chi sono.
L’amore diventa necessità, determinazione, voglia di essere accettato.
I primi allenamenti dell’anno, parto subito bene. La condizione arriva con facilità e io sono solo un ragazzo di 17 anni con una mostruosa concentrazione sul ciclismo. Prima domenica di marzo, allenamento collegiale, prove di gara, li stacco tutti di forza. Pianura, salita, non sento differenza, scopro me stesso e non ho paura di niente. La squadra comincia davvero a credere in me. Ancora un paio di settimane, rifinire tutto per bene e poi sarà il mio momento.

Ma è un’amore che non mi ama. Gioca con la mia fiducia, approfitta delle mie fragilità.
È un giovedì a dieci giorni dalla prima gara.” L’allenatore” ha predisposto un “lavoro specifico da svolgere in circuito di 2 chilometri, ogni giro una volata.”. Ci si trova sul percorso, ma comincia a piovere e a Marzo fa davvero freddo. “L’allenatore”, dice che si continua con il programma. E via. Un’ora sotto la pioggia gelata, ho i brividi di rabbia e di freddo e scarico tutto sui pedali. Stacco tutti di nuovo, alcuni li doppierò addirittura. Ma sbaglio.
“L’allenatore”, è raggiante, dice: “Domenica prossima Claudio può fare bene!”, e “ Dancelli, hai le carte in regola”, continua quell’idiota.
Ma io, io ho sbagliato a forzare così.
La rabbia che non controllo, la forza che non trattengo, la voglia che non arresto.
Tutto si volta contro di me. Mezzora per tornare a casa, la pioggia che aumenta, il freddo è più freddo, il sudore si asciuga e ghiaccia la schiena.
Entro in casa tremante, le labbra cianotiche e i primi colpi di tosse di una lunga serie.
Non ci sarà nessun debutto, per altri due mesi. La diagnosi è semplice. Broncopolmonite.

Riprendo la bici, stò ancora male, ma non resisto, qualche allenamento, le telefonate “dell’allenatore”….(“allora, sei guarito o no?”. ). Rientro, non resisto. Stò ancora male, ma ormai la spirale di errori mi avvolge.
Metà maggio, domenica del debutto. Mi sveglio e il cielo è nero.
30 chilometri d gara, ancora pioggia battente, non respiro nemmeno. Mi fermo fra le lacrime. L’ennesima ricaduta, altre lastre, medicine e rabbia. Mio padre che dice di stringere i denti, ma ogni volta ho la sensazione di respirare a metà e mi fermo di nuovo. Il medico mi impone di stare lontano dalla bici.
Una stagione buttata, cinque o sei gare in tutto, finite la metà. La fiducia della squadra persa per sempre. Una rabbia cocente si fa largo dentro e scava oceani di bile e cattiveria.

Ancora un anno per tentare e per provarmi. Nessun errore è possibile e nessun errore viene commesso.
Cure centellinate in inverno per guarire del tutto e allenamenti con la mascherina per non respirare aria troppo fredda.
La primavera arriva e stò bene, finalmente bene dopo un anno di follia. Sono un giovane professionista di diciotto anni e non bevo nemmeno la cocacola per paura di fallire.

Ma stavolta l’amore ti tradisce con il volto della realtà.
La realtà è semplice come un ordine d’arrivo. E il mio nome non compare. Va tutto bene e non succede niente di male, ma gli altri vanno più forte. Punto. Un anno da incompreso, soprattutto da me stesso. Decido che così non vale la pena.
Forse non era amore, ma il miraggio di un amore egoista, il mio, è chiaro. Chiudo un capitolo di me stesso, mio padre quasi non si capacita e qualcosa si rompe per sempre. Fine di tutto. Lo studio, la laurea, adesso penserò a quello….ma sì!

Invece qualcosa s’è infilato sotto la pelle e aspetta solo il momento buono per uscire.
Un paio d’anni e i miei genitori abbandonano il mestiere del mercato ambulante. Dopo 15 anni di freddo hanno deciso di aprire un negozio. C’è il boom delle Mountain Bike e un negozio di biciclette è un sogno un po’ per tutta la famiglia. Mamma vende, papà ripara e io do una mano d’estate.
La bici, che avevo cacciato via, rientra dalla finestra. La prima Mtb, una passione che rinasce serena e ripulita.
Garette da amatore solo per divertimento e poi di nuovo la bici da strada. Del resto non ero mai guarito del tutto. Le gare in tv sempre seguite come una religione, il mio migliore amico un dilettante e le domeniche lo vado a incitare sulla strada.

Un sabato sera siamo in giro con tutti gli amici e c’è questa ragazza di Vicenza che mi piace davvero. Cerco una scusa per stare solo con lei: ”……domani vado a vedere la gara del Leo….Roberta,…. ci vuoi venire con me?” La risposta apre una storia e una vita nuova. Un primo bacio è un primo bacio, ma dato alle corse ciclistiche, o è una stupidata o è qualcosa di serio.

La passione non và via, cambia colore e forse invecchia un pochino, ma rimane, sempre.
Adesso sono qui, che Vi scrivo questa storia che all’inizio, sembra triste, ma non è vero. È un’amore un po’ in salita…poi, lo sapete tutti, c’è la discesa.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 03/11/2005 alle 16:40






 
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Livello Ottavio Bottecchia




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  postato il 03/11/2005 alle 16:42
mi viene da piangere

 

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Fu nel 1982 che capii. Odio le armi, ma la fucilata - quel giorno - mi fece innamorare.

 
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Livello Giro del Lazio




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  postato il 03/11/2005 alle 16:49
Non mi sento di aggiungere nulla, ho quasi le lacrime.

Complimenti

Michele

 

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Solo con i fuori soglia si migliora (Danilo Killer Di Luca)

 
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Livello Ottavio Bottecchia




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  postato il 03/11/2005 alle 17:01
Ciao Dancé,

perdona la domanda... ma non ho capito - alla fine - se Michele Dancelli da Brescia (Castenedolo) è un tuo zio o parente o papà... perché non lo citi mai.

Michele Dancelli è stato un grandissimo, oltre 70 vittorie, tra cui Sanremo, Freccia Vallone, 11 tappe al giro ecc. e aveva sei fratelli se non ricordo male.

Ciao cumpà

Alex

 

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Livello Marco Pantani




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  postato il 03/11/2005 alle 17:07
Originariamente inviato da 55x11grimpeur

Ciao Dancé,

perdona la domanda... ma non ho capito - alla fine - se Michele Dancelli da Brescia (Castenedolo) è un tuo zio o parente o papà... perché non lo citi mai.

Michele Dancelli è stato un grandissimo, oltre 70 vittorie, tra cui Sanremo, Freccia Vallone, 11 tappe al giro ecc. e aveva sei fratelli se non ricordo male.

Ciao cumpà

Alex



Michelino è stato un vero campione, ma non siamo parenti.
Conosceva bene mio padre e anche io ho avuto modo di incontrarlo...un tizio simpatico e completamente pazzo.
Il suo è un Palmares di tutto rispetto e ottenuto in un epoca di giganti.
chissà se morris un giorno....
ciao ciccio, massimo rispetto brotha!
claudio

 
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Utente del mese Gennaio 2009




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  postato il 03/11/2005 alle 17:17
Campione,
di tutti i tui racconti qui pubblicati questo e` sicuramente
il piu` bello.

 

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"Non esistono montagne impossibili, esistono uomini che non sono capaci di salirle", Cesare Maestri

"Non chiederci la parola che mondi possa aprirti, si` qualche storta sillaba e secca come un ramo...
codesto solo oggi possiamo dirti: cio` che non siamo, cio` che non vogliamo.", Eugenio Montale.

 
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Livello Ottavio Bottecchia




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  postato il 03/11/2005 alle 17:19
Originariamente inviato da claudiodance
Michelino è stato un vero campione, ma non siamo parenti.


ah... mi pareva strano che nelle tue vene scorresse il sangue di un vero campione

 

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Livello Marco Pantani




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  postato il 03/11/2005 alle 17:26
Originariamente inviato da 55x11grimpeur

Originariamente inviato da claudiodance
Michelino è stato un vero campione, ma non siamo parenti.


ah... mi pareva strano che nelle tue vene scorresse il sangue di un vero campione


....ma lui non ha mai vinto un...modiale

 
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Livello Ottavio Bottecchia




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  postato il 03/11/2005 alle 17:28
usti hai ragione!

 

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  postato il 03/11/2005 alle 19:52
Che bello Claudio... mi ha rapito quasi come un romanzo di Thomas Mann

 

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Enula.
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  postato il 03/11/2005 alle 20:08
COMPLIMENTI!!!
 
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  postato il 03/11/2005 alle 21:37
...quegli occhi che ridono dovevano avere per forza una storia che facesse piangere...

...perché ridere è sì importante; ma farlo dopo averlo pianto... bè, qualche lacrima la fa scendere...

Grazie, Claudio.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 03/11/2005 alle 22:44
Claudio, che tu sapessi scrivere bene già lo sapevo... ma stasera ti sei veramente superato: dal tuo racconto sprizza gioia e sentimento, rabbia e delusione per quel che è stato della tua infanzia&adolescenza ciclistica.
Non trovo le giuste parole per dirti quanto ho apprezzato questo scritto... ti basti sapere che l'ho salvato, stampato e fatto leggere ai miei genitori, che commossi ti fanno anche loro i migliori complimenti!

 

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Lo stupido sa molto, l'intelligente sa poco, il saggio non sa nulla... MA EL MONA EL SA TUTO!!! (copyright sconosciuto)

ADOTTA ANCHE TU UNA AMY WINEHOUSE!!! Mangia poco, non sporca... e aspira tutta la polvere che hai in casa!

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 03/11/2005 alle 23:53
"il dolore lascia dei crepacci fra chi non muore" quanta verità e dolore in questa frase.

Claudio scrivi veramente bene, complimenti e grazie!

 
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Livello Tour




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  postato il 04/11/2005 alle 06:35
Complimenti Claudio
 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 04/11/2005 alle 08:41
Grazie raga, troppo buoni.
In effetti a rileggerlo sembra un drammone, ma non è così, finisce bene e io sono, checcazzen, pur sempre un campione del mondo!

 
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  postato il 04/11/2005 alle 10:04
Non avevi dubbi sulla tua grandezza, ora ho molte certezze.
Sono orgoglioso di averti fatto fare da "Alfredo" per un giorno, vestendo per te i panni del “Dancelli” di turno
Poi le ultime righe del bacio alle corse sono stupende e le capisco perfettamente.
Un abbraccio caro Claudio

 

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Livello Claudio Chiappucci




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  postato il 04/11/2005 alle 10:06
Davvero complimenti CLAUDIO....

 

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Livello Marco Pantani




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  postato il 04/11/2005 alle 10:22
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...le ultime righe del bacio alle corse sono stupende e le capisco perfettamente.


...questa è bella e mi fa piacere...rileggendo quel finale avevo pensato proprio a te...anzi...beh...sì può dire?...a voi! ehhehe. Sono contento dai!


Sono orgoglioso di averti fatto fare da "Alfredo" per un giorno, vestendo per te i panni del “Dancelli” di turno


...come per un giorno? e la classica di primavera...e la tappa finale della Girada 2006....e il mondiale 2006..oh, io il mondiale lo voglio bissare...non voglio mica ricambiare

 
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  postato il 04/11/2005 alle 10:43
Ok dai, il Mondiale te lo faccio rivincere...ma una classica me la lasci e anche la cronoscalata della Girada non farò sconti!

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 04/11/2005 alle 13:04
Complimenti Claudio...quando ho letto un thread scritto da te mi ci sono fiondata...l'ho riletto due volte...e ho fatto davvero bene.

Grazie per questo racconto

 

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"Se hai la fortuna clamorosa di diventare un cronista di ciclismo, non puoi fare a meno di essere coinvolto, trascinato in una passione infinita, irrinunciabile, che ti segna per sempre" - Pietro Cabras

"C'è una salita? Vai su, arriva in cima, e vedrai che sarai sempre vincitore" - Giordano Cottur

 
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  postato il 04/11/2005 alle 14:14
Complimenti Claudio!
 
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Livello Giro delle Fiandre




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  postato il 04/11/2005 alle 23:30
Emozionante, Claudio

Da Brividi

 

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Ciaooooo a tuttiiiii
Massimiliano

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 05/11/2005 alle 02:05
claudio,
se tu andassi in salita come scrivi e racconti, web farebbe meglio a stare a casa alla cronoscalata.....
sei un grandissimo
grazie
mesty

 
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Moderatore




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  postato il 05/11/2005 alle 02:27
Non per fare il pignolo, ma a questo punto diciamo che se Andrea facesse la crono-scalata come ha fatto l'intervista a Dall'Antonia, allora Claudio potrebbe anche dedicarsi ai suoi romanzi...

http://www.cicloweb.it/art450.html



P.S.: Good job, Andre.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 05/11/2005 alle 14:30
fra una cosa e l'altra solo oggi sono riuscita a leggere questo favoloso racconto di vita......

non ci sono parole, solamente un Grazie!

 

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http://ilmiociclismo.blog.excite.it

"La vita e la morte.La pace e la guerra.La repubblica e la monarchia.Infine Bartali e Coppi e la progressiva identificazione di un popolo, che ripartiva da zero, in una coppia di campioni."Leo Turrini

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 05/11/2005 alle 18:26
Grazie Claudio per aver condiviso con noi questo racconto... mi ha veramente colpito!

 

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  postato il 05/11/2005 alle 19:46
Originariamente inviato da Monsieur 40%

Non per fare il pignolo, ma a questo punto diciamo che se Andrea facesse la crono-scalata come ha fatto l'intervista a Dall'Antonia, allora Claudio potrebbe anche dedicarsi ai suoi romanzi...

http://www.cicloweb.it/art450.html



P.S.: Good job, Andre.


Conoscendoti non so se prenderlo come un complimento o no
Certo tra il fare interviste e vincere la crono-scalata della Girada non c'è paragone...vuoi mettere il prestigio???
Ah grazie ancora Tiziano...la prossima spero me la concederai a Sanremo

 

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  postato il 06/11/2005 alle 01:33
Originariamente inviato da WebmasterNSFC

Conoscendoti non so se prenderlo come un complimento o no


La prima che hai detto... e lo sai...!! Para...frasto !!

 

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Under 23




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  postato il 08/11/2005 alle 08:19

Ciao Claudio
ho letto solo ora il tuo nuovo racconto ......
complimenti, davvero emozionante, stasera provvederò a farlo leggere anche a mio padre.
Luca

 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 08/11/2005 alle 08:30
Originariamente inviato da stila


Ciao Claudio
ho letto solo ora il tuo nuovo racconto ......
complimenti, davvero emozionante, stasera provvederò a farlo leggere anche a mio padre.
Luca


Luca,
ciao bello!
salutami il grande Franco. sarà contento della citazione...ma quanti ne ho dimenticati!! ahahha!
Una preghiera:
fatti dare dal vecchio un paio di foto del periodo d'oro, sono sicuro che le ha, scannerizza e inviami che se riesco preparo un piccolo collage di supporto al racconto....naturalmente se Vi fa piacere.
Una con la maglia del Fulmine e una Mobilbrix....è chiedere troppo?

Ah propostito, chiedo scusa se ho commesso qualche errore nel raccontare i vecchi tempi....non sono sicuro di alcuni passeggi non fondamentali (Bettella c'era già ai tempi del Fulmine o no?...e forse qualche particolare di secondo piano)

di nuovo grazie e un saluto grosso così!
claudio

ps. ma vai ancora in bici?

 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 08/11/2005 alle 09:23
E' da un po' che non scrivo più, che non leggo più il forum di Cicloweb. Questa mattina mi sono detto:"Fammi vedere un po' i miei virtuali amici cosa dicono di nuovo...". Attirato da una forza innaturale vengo attratto da questo thread "amore impossibile" e leggo questo inno alla bici, alla vita. Frasi degne di un romanzo ... spettacolo ....
BRAVO !!! Solo questo.
... e GRAZIE !!!


 
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Under 23




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  postato il 08/11/2005 alle 14:10
Per Claudio
Stasera chiederò a mio padre le foto .... te le mando prima possibile.
Il racconto è tutto ok, in effetti ti confermo che il grande Betella nei primi anni 70 era alla guida del furgone 'azzurrino' Wolkswagen targato FULMINE.
Per quanto mi riguarda, da quando sono diventato papa (due anni e mezzo fa)la bicicletta l'ho lasciata appesa ad un chiodo ..... anche se per l'anno prossimo è mia intenzione ricominciare ...per dare una mano a mio padre ad allenare alcuni ragazzini della zona.

Complimenti ancora
Luca

 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 08/11/2005 alle 14:17
Originariamente inviato da stila

Per Claudio
Stasera chiederò a mio padre le foto .... te le mando prima possibile.
Il racconto è tutto ok, in effetti ti confermo che il grande Betella nei primi anni 70 era alla guida del furgone 'azzurrino' Wolkswagen targato FULMINE.


Ma vieni!!

... anche se per l'anno prossimo è mia intenzione ricominciare ...per dare una mano a mio padre ad allenare alcuni ragazzini della zona.


Grande! Bravissimi, la tua famiglia si conferma appassionatissima!
Io ho un ricordo ottimo di tuo papà Franco, un uomo davvero simpatico e buono, ricordagli il ritiro di Albenga, ringrazialo ancora per tutto quello che ha fatto per me, purtroppo non ho ripagato con grandi risultati, ma fà nulla, siamo stati bene per tanti anni....un abbraccio a tutti!

 
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Livello Miguel Indurain




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  postato il 08/11/2005 alle 16:54
Grande !

 

____________________


Tutto dipende...!


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 08/11/2005 alle 18:09
ciao claudio, mi ero ripromesso di leggere il tuo racconto appena avessi avuto un po' di tempo, per dedicargli la dovuta attenzione.

sei un grande! semplicemente stupenda la tua storia.

a presto
euge

 
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Livello Miguel Poblet




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  postato il 09/11/2005 alle 22:52
Claudio, sei il mio scrittore preferito.
 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 10/11/2005 alle 08:12

Avevo pensato di fare un collage di foto da allegare al racconto.
Le avevo già anche raccolte.
Poi Stila, che ringrazio immensamente, mi ha mandato una serie di foto stupende che mi hanno commosso più di quanto mi aspettassi.

Ho deciso di recedere dall’idea originale….troppo personale, vi ho già annoiato abbastanza e in fondo mi sono già messo in piazza a sufficicenza.
Vi mando solo la foto più bella, che non avevo mai visto e che è stata un regalo bellissimo di Stila.


Da sinistra: zio Gianni (R.i.P.) – zio Andrea - Papà (sudato, ma raggiante, aveva vinto) – io – Mamma, si intravede dietro.

Credo traspaia lo spirito e la felicità di quei momenti.

Ciao belli
claudio


 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 10/11/2005 alle 08:13
Originariamente inviato da Angian

Claudio, sei il mio scrittore preferito.



ehehhe...leggi troppo poco allora!!

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 10/11/2005 alle 12:32
Complimenti Claudio, ancora e solo complimenti....la foto è a dir poco splendida....e lascia trasparire tutti i sentimenti di quel giorno...

 

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"Se hai la fortuna clamorosa di diventare un cronista di ciclismo, non puoi fare a meno di essere coinvolto, trascinato in una passione infinita, irrinunciabile, che ti segna per sempre" - Pietro Cabras

"C'è una salita? Vai su, arriva in cima, e vedrai che sarai sempre vincitore" - Giordano Cottur

 
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  postato il 11/11/2005 alle 12:16
Claudiè, bellissimo avatar!

 

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Mario Casaldi - Cicloweb.it

CICLISTI
Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie

 
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  postato il 11/11/2005 alle 12:22
Bella foto, bella famiglia...da cui solo una bella persona come te poteva uscire.
Assomigli molto al babbo...e la passione te l'ha tramandata!
In gambissima.
Ciao

 

____________________

 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 11/11/2005 alle 13:41
Originariamente inviato da WebmasterNSFC

Bella foto, bella famiglia...da cui solo una bella persona come te poteva uscire.
Assomigli molto al babbo...e la passione te l'ha tramandata!
In gambissima.
Ciao


non esagerare...che poi ci credo.
ciao ciccio
claudio

ps. sono sempre in ritardo con le congratulazioni....queste per l'intervista a Tiziano.

 
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