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Ancora una tragedia
Maracaibo - 02/10/2005 alle 18:23

Da tuttobiciweb La morte di Paolo Marelli, deceduto poche ore dopo la conclusione della gara, ha posto in secondo piano la vittoria di Manuel Molteni sul traguardo della 41esima Medaglia d\'Oro Lamperti per la categoria Juniores, partenza da Perego e arrivo a Imbersago, nel Lecchese. La strada resa scivolosa dalla pioggia, un impatto violento contro il guard-raid coinvolgono il giovane diciottenne comasco Paolo Marelli. Ricoverato d\'urgenza all\'Ospedale di Lecco, il corridore del Gruppo sportivo Albese, nonostante il pronto intervento dei medici, cessa di vivere nel giro di qualche ora. Una notizia terribile, una tragedia che getta nello sconforto tutti quanti. L\'eco festoso per la vittoria appena conquistata da Molteni, si spegne come d\'incanto. Tutto passa in secondo piano. Paolo Marelli aveva iniziato la sua avventura in bicicletta soltanto all\'inizio di quest\'anno. Una passione che aveva coltivato tra i Cicloamatori e che grazie al team di Albese si era trasformata in vero ciclismo. Abitava con la famiglia a Cantù ed era nato il 18 maggio 1987. Un destino crudele ha portato con sè un ragazzo di appena diciotto anni in una giornata triste per tutto lo sport del pedale. [img]http://www.tuttobiciweb.it/cg/showimg.php?cod=347&tp=n [/img]


Monsieur 40% - 02/10/2005 alle 18:41

...che disgrazia... :( :(


roby - 02/10/2005 alle 19:04

queste sono notizie molto brutte che non vorremmo mai vivere !! Condoglianze alla famiglia ed alla società ..:^o^


janjanssen - 02/10/2005 alle 19:27

...............condogliaze alla famiglia.............


stress - 02/10/2005 alle 19:30


violetta - 02/10/2005 alle 19:33

un forte abbraccio e una parola che possa riscaldare i cuori della famiglia del povero ragazzo.


Maracaibo - 02/10/2005 alle 19:39

Paolo è caduto lungo una discesa e il tragico destino ha voluto che questo ragazzo corresse per il "Gs Albese Fabio Casartelli"


Vuelta Espana - 02/10/2005 alle 19:44

Ancora una giovane vita spezzata in sella alle amatissime due ruote...non ci sono mai parole per esplicitare quello che si prova in questi casi. Un grandissimo abbraccio a tutti coloro che gli erano vicini


Pantanì - 02/10/2005 alle 21:02

E\' una notizia così triste che non ho più parole...


Admin - 02/10/2005 alle 21:21

Una tragedia tremenda, siamo distrutti. Condoglianze alla famiglia da parte della redazione.


Radja - 02/10/2005 alle 21:59

Senza parole! :(


celapossorifare - 02/10/2005 alle 22:04

Ancora una tragedia tremenda, condoglianze vivissime ai suoi genitori. Queste sono disgrazie difficile da digerire, un altro giovane ragazzo che muore vittima di una caduta. :(


bauschan - 02/10/2005 alle 22:17

Mi dispiace tanto :( :(


Flipper - 02/10/2005 alle 22:40

Mi unisco a tutti voi per porre le mie più sentite condoglianze ai suoi genitori e a tutta la sua famiglia. :^o^


pedalando - 02/10/2005 alle 23:15

tristezza, tanta, troppa tristezza


Ottavio - 02/10/2005 alle 23:17

Mi sento molto vicino alla famiglia del povero Paolo.


W00DST0CK76 - 02/10/2005 alle 23:27

quando uno del gruppo viene a mancare è sempre un grande dolore per tutti, quando poi si tratta di un ragazzo così giovane il dolore è ancora più forte e difficile da accettare.


WebmasterNSFC - 03/10/2005 alle 00:42

Nessuna parola potrà ridare Paolo alla sua famiglia. Sentite condoglianze. :(


Abruzzese - 03/10/2005 alle 01:16

Contro il destino purtroppo non si puo\' andare,resta solo l\'immenso dispiacere per cio\' che e\' accaduto


Knightlake98 - 03/10/2005 alle 02:19

:grr:


itammb - 03/10/2005 alle 11:13

Che amarezza..


marco83 - 03/10/2005 alle 11:16

Ho appreso ieri sera la notizia guardando sul Mediavideo... mi si è gelato il sangue: troppe giovani vite vengono spezzate negli ultimi tempi, e la cosa non può che addolorarmi. Condoglianze alla famiglia e alla squadra lombarda. :(:(:(


ianraas - 03/10/2005 alle 11:21

non è accettabile che praticando un sport si debba morire...:( mi pare che nel ciclismo questo accade spesso (vedi Casartelli e molti altri) :? io prima di andare in bdc ho praticato sci fondo ed atletica e non mi è mai successo di vedere così tanti morti come in bdc.


D.S. - 03/10/2005 alle 11:21

Purtroppo nel ciclismo ci sono anche queste tragedie, non dovrebbero mai succedere, mi rende tremendamente triste e fa riflettere. Povera la sua famiglia.


nino58 - 03/10/2005 alle 11:55

Possiamo solo dare vicinanza e affetto ai familiari.


55x11grimpeur - 03/10/2005 alle 12:05

Era l\\'ottobre del 1993. Avevo già smesso di correre. Pedalavo solo per passione. Stavo salendo verso Sassotetto, sui monti Sibillini. Una salita veramente dura. Avevo già un\\'ottantina di km nelle gambe e la tentazione di tornare indietro, per la fatica e per il freddo. Avevo imparato, negli anni, che quando pedali su strade aperte al traffico, quasi sempre, è bene non stare proprio sul ciglio. E\\' importante tenersi sempre un metro buono di spazio prima del guard-rail, per costringere le macchine ad allargare la traiettoria. Poi, mano a mano che le senti arrivare, puoi stringere per guadagnare centimetri preziosi da mettere tra te e la macchina. Ci sono gli automobilisti bravi, quelli che allargano comunque per passarti a due metri, perché basta una buca, un sasso, uno sbandamento e puoi finirgli sotto le ruote. E ci sono quelli spavaldi, sicuri di se, quelli che han sempre fretta, che non vogliono staccare il piede dall\\'acceleratore anche se nell\\'altra corsia c\\'è un camion e un ciclista gli sbarra la strada, allora si infilano anche nei pertugi stretti e ti sfiorano. Era il 1993 è ho visto la morte in faccia. Ho sentito, lontano, il rumore di un camion. Chi pedala sa bene quanto sia fastidioso quel rumore, perché preannuncia sempre pericoli e - bene che vada - cattivi odori e aria inquinata da respirare. Ho allargato subito di un metro buono verso il centro della carreggiata. Ma avevo paura perchè dietro la curva - ho pensato - forse non fa in tempo a vedermi. Così ho stretto di nuovo verso il ciglio. Dal rumore capivo che il motore girava alto, e la velocità del bisonte era sostenuta. Si avvicinava rapidamente e quella maledetta curva non voleva saperne di finire. Avevo il monte a destra e sicuramente fino all\\'ultimo non mi avrebbe potuto vedere. "Ma no - pensavo tra me e me - dai che mi vedrà...". Non ho fatto in tempo a finire il pensiero e la motrice di quel camion mi ha affiancato. Era vicina. Molto. Troppo. C\\'era poco spazio e quello continuava a stringere la curva. Mi sono buttato contro il muretto, poi mi sono sentito urtare, trascinare... mi sono ritrovato con un taglio profondo sulla coscia, abrasioni dappertutto e il sapore del sangue e dell\\'asfalto in bocca. Se avessi tenuto una linea un po\\' più larga avrei avuto più spazio per stringere e forse l\\'avrei evitato. O forse no. Quando chi guida è distratto non c\\'è cautela che tenga, non c\\'è esperienza che basti a evitare il peggio. Mi è andata bene, dato che sono qui a rompervi le scatole sul forum, 12 anni dopo. L\\'incidente al povero ragazzo del club di Albese c\\'entra poco con quanto ho raccontato, è accaduto in tutt\\'altre circostanze, in gara, in discesa e senza il coinvolgimento di automobilisti o camion. Ogni volta che leggo di tragedie come questa mi si spezza il cuore. Incredibile, morire a 18 anni così... veramente assurdo... Ci tenevo comunque, però, a dare un consiglio agli amatori. Appena avrò tempo aprirò un thread su questo tema: consigli agli amatori (e agli automobilisti) su come ridurre il rischio di incidenti. Anche se il rimedio migliore sarebbe quello di costruire migliaia di km di piste ciclabili. Ciao a tutti. Alex


Cascata del Toce - 03/10/2005 alle 12:15

Non ci sono parole ma solo tanta tristezza... Alcuni miei amici, tra cui Omar Sottocornola erano a correre li... era difficilissimo per la pioggia che è caduta... è terribile!!!:(


WebmasterNSFC - 03/10/2005 alle 17:13

[b]Con un messaggio sul sito il Gs Albese piange Paolo Marelli[/b] Un messaggio che occupa l\'intera home page della società ciclistica, intitolata a quel Fabio Casartelli che dieci anni fa morì in sella alla sua bicicletta sulle strade del Tour de France. Così il Gs Albese Fabio Casartelli ha voluto ricordare Paolo Marelli, il ragazzo di 18 anni di Cantu\' morto ieri mattina in seguito a una caduta in una gara juniores su strada nel Lecchese. «Non ci sono parole adatte o giuste in un momento così perchè è il momento stesso a non esserlo - si legge nella pagina a sfondo nero all\'indirizzo web www.gsalbese.net -. Non dovremmo essere qui a ricordarti ma a ricordare con te». «Paolo ci ha lasciati, lo stesso asfalto che lo ha accompagnato durante questa stagione lo ha portato via. Lo ha strappato alla sua famiglia, ai suoi amici, alla sua passione...alla sua vita. Perdere un amico, un compagno di squadra, un figlio è qualcosa di così grande che non si può descrivere». «Chi era Paolo? - conclude il messaggio -. Un ragazzo di diciotto anni con tanta passione in corpo, con la voglia di fare risultati, con la consapevolezza della sua prima stagione da ciclista. Ognuno di noi porta nel cuore un ricordo diverso ma con un denominatore comune : il suo sorriso pulito. Ciao Paolo». Penso che alla famiglia farà molto piacere ricevere messaggi da persone con la stessa passione di Paolo, quindi se qualcuno se la sente faccia un salto sul sito e scriva qualche riga. Saluti


WebmasterNSFC - 03/10/2005 alle 17:19

Non mi funziona il Modifica...cmq tratto da Tuttobiciweb.it Un :clap: ad Alex, sarebbero molto utili le piste ciclabili, ma il buon senso da parte di chi guida lo è molto di + :Old: A te è andata bene...al fratello di un forte Junior che correva ai miei tempi è stato schiacciato da un camion in una rotonda. Ciao


celapossorifare - 04/10/2005 alle 11:10

IMBERSAGO. Forse la velocità a tratti insostenibile, una discesa ripidissima e il fondo reso viscido dalla pioggia battente. È sicuramente nascosta in uno di questi tre fattori la causa che ieri ha provocato la morte di Paolo Marelli, il ciclista diciottenne, residente a Cantù, rimasto ucciso dopo un terribile volo durante il «14° Trofeo Riva Lo Spaccio». Il dramma si è consumato verso mezzogiorno, quando ormai la gara era segnata da diversi chilometri. Paolo, registrato col pettorale numero cento, era a circa un minuto e mezzo dai primi in classifica, tutti decisamente troppo lontani per essere raggiunti. Ma nonostante il ritardo e nonostante la pioggia impietosa, il ragazzo aveva comunque deciso di forzare il ritmo. Per questo ha affrontato la «discesa del respiro» a grandissima velocità. Una scelta che purtroppo si è rivelata fatale. Il ragazzo ha infatti iniziato a slittare vistosamente sul fondo inzuppato d\'acqua mentre cercava di mantenere stabilità sul sellino. La dueruote ha poi perso aderenza al terreno finendo fuori strada e facendo volare il giovane ciclista contro il guardrail che delimitava il percorso. L\'impatto contro la barriera di protezione è stato terribile ed ha scatenato un drammatico effetto domino. Così, anche la moto che lo seguiva, per evitare il giovanissimo ciclista, è scivolata sull\'asfalto finendo oltre la carreggiata. Paolo Marelli, ormai esanime, è stato subito soccorso dal medico di gara e dai sanitari del 118 in arrivo da Lecco. Ma la situazione è apparsa subito disperata. Una volta stabilizzato, il ragazzo è stato caricato a bordo di un\'ambulanza e trasferito al pronto soccorso dell\'ospedale «Manzoni». «È un politraumatizzato», si sono limitati a dire i medici in attesa di ulteriori accertamenti. Ma è stato Fausto Gianola, il medico ufficiale della gara, a scendere nel dettaglio specificando le lesioni più serie e rendendo ancor più drammatico il quadro clinico: «A preoccupare maggiormente - ha detto il dottore - è il “fortissimo trauma toracico addominale”». All\'ospedale di Lecco, Paolo è stato tenuto sotto stretta osservazione per diversi minuti. Ma ogni sforzo del personale medico si è rivelato vano: il giovane ciclista è infatti morto poco dopo su un lettino del pronto soccorso. In un estremo atto di generosità, i familiari hanno autorizzato l\'espianto delle cornee. Da quest\'anno, Paolo era in forza alla Gs Albese «Fabio Casartelli», dopo un passato trascorso nella mountain bike nelle file della società Bike Cappelletti. Aveva deciso di iscriversi all\'ultimo momento nel team comasco che porta il nome - triste coincidenza -,del ciclista albesino Fabio Casartelli, morto anch\'egli in corsa, mentre stava affrontando una discesa sul Col du Portet d\'Aspet, durante il Tour de France del 1995. Germano D\'Acquisto Il ricordo La madre: «Viveva per lo sport», don Soffientini: «Ci mancherà» «Com\'era felice a Colonia col Papa» CANTÙ Ha voluto essere generoso fino in fondo, Paolo Marelli. Ha voluto testimoniare, anche nella morte, i valori nei quali credeva. A cominciare da quelli della generosità e della solidarietà. Perché il suo cuore ha smesso di battere, ma i suoi occhi continueranno a vedere: i genitori hanno autorizzato la donazione delle cornee, proprio come lui avrebbe desiderato. Per Paolo la bicicletta era tutta la sua vita. Una vita riempita anche dall\'affetto della famiglia, dagli studi all\'istituto tecnico di agraria di Limbiate e dall\'impegno in oratorio. «Il ciclismo era la sua passione – spiega mamma Margherita, la voce pacata e dignitosa nonostante il dolore, al telefono della sua casa di Cantù, in via Catania 10 – gli mancavano ancora solo due gare, e poi avrebbe finito la stagione: la sua prima stagione da agonista. L\'anno prossimo avrebbe proseguito in un\'altra squadra, perché questo per lui era l\'ultimo anno da juniores: non aveva più l\'età per stare nella categoria. Però lui teneva soprattutto all\'ultima corsa, quella del Ghisallo». Alto e longilineo, Paolo amava soprattutto le scalate. La fatica della pedalata lo esaltava, la soddisfazione di essere arrivato in cima a una salita era il suo premio. «Mi ricordo, un giorno, che è venuto da me perché voleva che gli montassi il rapporto del 29 o del 30 – racconta Maurizio Cappelletti, amico di Paolo e presidente del Team Cappelletti – voleva arrampicarsi il “muro” di Sormano. Io gli avevo domandato: "Ma che ci vai a fare, fin su là?\'. E lui mi aveva risposto che era una sfida: una sfida con se stesso. D\'altronde, era un ragazzo che aveva grinta. Qualche volta abbiamo pedalato insieme, in mountain-bike. E tutte le volte che saliva su una bicicletta ci metteva l\'anima. Era il primo anno che correva su strada. Aveva un po\' paura a stare nel gruppo con gli altri corridori, perché era abituato a pedalare da solo. Ma piano piano stava prendendo confidenza». Nella casa di Paolo lo sport si respira insieme all\'aria. Papà Roberto era stato nelle giovanili della Pallacanestro Cantù, lo zio Dionigi Cappelletti è il coach del Pavanello Basket Senna. Paolo aveva due fratelli più grandi: Mattia e Alessandro, quest\'ultimo negli Stati Uniti per ragioni legate alla sua professione di ingegnere. «Non siamo ancora riusciti a raggiungerlo, per dargli la notizia», diceva ieri, nel tardo pomeriggio, mamma Margherita. La tragica fine di Paolo ha gettato nello sconforto gli oratori canturini, soprattutto quello di San Michele, al quale il ragazzo apparteneva. Ieri l\'intera Cantù era in grande fermento per l\'arrivo dell\'arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi, che durante la sua visita ha voluto dedicare particolare attenzione proprio ai ragazzi, agli adolescenti e ai giovani. «Avevo appena salutato il cardinale, quando mi hanno detto che cos\'era accaduto – spiega don Roberto Soffientini, responsabile degli oratori del centro città – sono rimasto senza parole. Ricordo ancora la gioia e l\'entusiasmo di Paolo quando era venuto a Colonia, per la giornata mondiale della gioventù. Era tutto contento anche perché era da poco diventato maggiorenne (era nato il 18 maggio 1987, ndr)». A San Michele, come negli altri oratori di Cantù, ieri doveva esserci spazio solo per la festa. «Invece alle 14 abbiamo annullato tutto il programma – aggiunge don Roberto – nessuno di noi se la sentiva di andare avanti, di ridere e di giocare come se niente fosse. Fuori dell\'oratorio abbiamo messo un cartello che spiegava i motivi della decisione. Siamo sconvolti, costernati». Intanto ieri alle 19 i ragazzi dell\'oratorio si sono ritrovati alla chiesa di San Michele per recitare insieme il rosario e per parlare ancora una volta con Paolo. Per dirgli che gli vogliono bene. E che non lo dimenticheranno. Enrico Romanò:mad:


Angian - 04/10/2005 alle 11:16

Tristezza immensa


nalya - 04/10/2005 alle 11:18

...troppo triste....


Cascata del Toce - 04/10/2005 alle 14:09

Proprio ieri ne parlavo con Omar Sottocornola che ha chiuso la gara all'11 posto... Il tempo era brutto come la discesa e lo sfortunato si trovava tra la fuga ed il gruppo...quando lo hanno sfilato era a terra e non si muoveva... Povero ragazzo...morire per la sua passione che poi è anche quella di tutti noi... ah...:(:mad:


Cry - 11/11/2005 alle 17:21

Ho visto solo adesso qst thread... Cm stavo male quel giorno... Nn conoscevo Paolo, ma metà dei ciclisti ke correvano in quella gara li conosco e qnd mi hanno detto ke un ragazzo era morto in qlla gara mi è venuto un colpo al cuore... Anke qnd mi hanno detto ki era nn ho fatto a meno di piangere... Una vita cos' giovane, ke se ne va in qst modo!! Qnd sn andata al funerale, è successa una cosa strana, ke penso nn sia l'unica ad averla notata: qnd sn arrivata in chiesa, pioveva; alle 14.30 inizia la messa e parte subito la canzone "il disegno", molto commovente... Appena iniziano a suonare le note, esce il sole; alle 18.30 guardo in cielo e vedo un bellissimo arcobaleno, ke sembrava arrivare fino al cimitero, dove Paolo ora riposa... Penso ke il sole e l'arcobaleno nn siano state solo delle coincidenze, qlcno ci ha voluto comunicare qlsa, forse ke un angelo se n'era appena andato.. Ciao piccolo angelo, ciao campione Saluto a Paolo letto in chiesa dal fratello Mattia durante la cerimonia del 05 ottobre 2005 Ciao Paolo Il ciclismo è davvero uno sport duro. Si corre da soli, contro gli altri, contro se stessi e contro la strada. È uno sport educativo, un’icona della vita. Si impara a soffrire, impegnandosi, senza mai arrendersi. È strano perché la soddisfazione è, prima ancora che nel risultato, nella fatica e nella salita. E tu, Paolo, con la tua serietà, la tua umiltà e tenacia ne avevi colto l’essenza che è proprio la capacità di fare fatica. Anzi, l’amore stesso per la fatica. Il vero ciclista è quello che fa della fatica e della grinta il condimento della sua vita. È quello che la incarna e la trasfigura, con i suoi tendini, i suoi muscoli, il suo sangue e il suo cuore, trasformandola in PASSIONE PER LA VITA. Sembra assurdo, adesso, essere qui. Irreale. Senza senso. Eppure anche le pedalate di un ciclista paiono prive di senso: perché spingere sui pedali? Perché scattare? Perché cercare il limite? Perché faticare? È forse la vittoria il senso di tutto questo? No! Il senso di tutto è la smorfia dell’atleta, che fa tutto non perché ci sia un motivo vero e proprio, ma semplicemente perché c’è una salita ancora da conquistare, una vetta da ascendere. E questo basta! È una ragione più che valida per continuare a pedalare. È il senso e l’essenza del ciclismo. Forse il senso e l’essenza della vita. Morire per passione si può! Quello che non si può è smettere di pedalare, o peggio non cominciare mai. Adesso ci lasci un vuoto grande, ma ancora di più un esempio di dedizione totale. Di Amore. Paolo, non ti davi mai per vinto. Per ora ciao, Paolo, Ciao cavallo matto!!! Margherita Roberto Ale Mattia :(:(:(:(:(:(:(:(


ProfRoubaix - 11/11/2005 alle 20:18

Brutto, brutto, brutto :( Non è una consolazione (altro ordine di grandezza, scherziamo?), ma mi piace pensare quello che penso di un amico morto in bici, e cioè che, se non altro, è morto vivendo.


Cry - 02/12/2005 alle 21:48

[img width=600 height=411]http://img202.imageshack.us/img202/1521/paolo20sul20mortirolo7rb.jpg [/img] NN DIMENTIKIAMO... OGGI SN 2 MESI...

 

[Modificato il 03/12/2005 alle 19:04 by Admin]


riddler - 01/03/2006 alle 15:24

Muore l'olandese Wallard dal sito: http://www.gazzetta.it/Ciclismo/Primo_Piano/2006/03_Marzo/01/wallaard.shtml


Abruzzese - 01/03/2006 alle 15:26

Ho riportato anch'ìo praticamente in contemporanea la notizia,per cui ai moderatori il compito di eliminarne una.


riddler - 01/03/2006 alle 15:28

Si infatti, penso che ancora tu hai utilizzato la funzione cerca, potete anche elimiare il mio di post! :)


Bahamut - 22/03/2006 alle 19:15

Il Pedale Senaghese piange la scomparsa di Scortichini Simone Scortichini non ce l'ha fatta. E' venuto a mancare all'età di 13 anni. Correva per il Pedale Senaghese, la squadra brianzola diretta da Cosma Ganassin, e con la quale, tra un paio di settimane avrebbe dovuto esordire nella categoria Esordienti. Scortichini amava il ciclismo come tanti suoi coetanei e in bicicletta sognava di diventare qualcuno. La sera del 10 marzo 2006, con grande dolore della sua famiglia e di tutti gli sportivi di ciclismo e di quanti lo conoscevano, mentre in sella alla sua bicicletta si apprestava a rincasare dal quotidiano allenamento, è rimasto vittima di un grave incidente. Simone ha lottato con tutte le sue forze ma questa volta, purtroppo, non gli sono servite a nulla. [img]http://img137.imageshack.us/img137/3839/scortichinisimone9wf.jpg [/img] by tuttobiciweb.it


Monsieur 40% - 22/03/2006 alle 19:17

:( :^o^


panta2 - 22/03/2006 alle 19:30

Poverino...:(


Cascata del Toce - 22/03/2006 alle 19:32

Già nei giorni successivi all'incidente si era capito che sarebbe stata dura... Non si ha voglia di dire nulla... :(


Cry - 22/03/2006 alle 19:33

Ecco... Un altro incidente... ormai nn si hanno più parole... un grande saluto a simone e un abbraccio alla sua famiglia :gluglu::gluglu::gluglu::(:(:(:(


bauschan - 22/03/2006 alle 19:56

Sono un po' troppi ormai gli incidenti che avvengono ai ciclisti sulle strade... La situazione sta peggiorando (mi pare che lo abbia evidenziato anche Aranciata in un altro thread). Sincere condoglianze alla famiglia di Simone :(


Vuelta Espana - 22/03/2006 alle 20:26

Terribile....


laperla - 22/03/2006 alle 20:39

Non ho parole, ma solo lacrime per lui e la sua famiglia.. God bless and may you rest in peace


ProfRoubaix - 22/03/2006 alle 20:49

Noooooo :( :mad:


Goodwood - 22/03/2006 alle 20:50

pur non conoscendo personalmente Simone, queste sono quelle notizie che lasciano una profonda tristezza, perchè a lasciarci è un appasionato di questo splendido sport e sopratutto perchè si tratta di un ragazzo di 13 anni con tutta la vita davanti. l'unica cosa che posso fare è mandare un forte saluto a Simone...ovunque si trovi, spero che gli arrivi.


W00DST0CK76 - 22/03/2006 alle 21:47

13 anni...sono costernato, non si può morire così...una notizia del genere scatena tanto dolore ma altrettanta rabbia, non si può accettare


DeLorean - 22/03/2006 alle 23:08

Come ho già scritto più volte,ormai allenarsi in brianza è diventato un terno all'otto. Povero ragazzo,non ho parole...solamente un dispiacere enorme:( :^o^:^o^:^o^:^o^:^o^:^o^:^o^:^o^:^o^:^o^:^o^:^o^:^o^:^o^:^o^:^o^:^o^

 

[Modificato il 26/04/2006 alle 04:07 by Admin]


Cry - 14/04/2006 alle 14:45

dal sito del G.S. Albese: A sei mesi dalla scomparsa di Paolo, la famiglia lo vuole ricordare con queste parole: Non omnis moriar: "non morirò mai del tutto". Paolo, a sei mesi dalla tua scomparsa ti vogliamo ricordare con queste parole di un poeta latino, perchè ti crediamo vivo e vicino a noi, adesso più che mai. Ci manca tantissimo la tua presenza e siamo sempre più consapevoli del grande dono che Dio ci ha fatto nel darci un figlio come te. Il tuo ricordo è sempre vivo in noi. Ti vogliamo bene e ti pensiamo sempre. mamma e papà. http://www.gsalbese.net/Campioni/muro.html 02.10.05 Nn mi dimentikerò mai di quel giorno... Ciao ancora cavallo matto!!


Delfino - 14/04/2006 alle 15:18

Purtroppo allora non ero un assiduo frequentatore del sito, ma vi dico che il mio dispiacere è stato grandissimo lo stesso, quella maledetta discesa la percorro spesso in allenamento e quella curva fa davvero paura, ogni volta che ci passo non riesco a darmi pace


Dax - 14/04/2006 alle 16:48

...


falco46 - 15/04/2006 alle 21:50

nn ho parole mi dispiace da morire povero ragazzo!io vado sempre in bici, nn oso ensare, e la sua famiglia, che li tengano conforto!


_M@rtY_ - 25/06/2006 alle 17:48

ciao a tutti...pur non conoscendo Simone Scortichini la sua storia mi ha colpito moltissimo...e chi non lo è stato?!?...Io ultimamente vado alle gare ciclistiche in zona per alcune conoscenze e diciamo che sono una grande "tifosa" di Morgan Mascheroni...c'è anche da ricordare che alla sua vittoria ad Ossona, al taglio del traguardo...Morgan ha alzato le braccia e ha puntato il dito in alto verso il cielo, dedicando la vittoria a Simone...Bravo Morgan...Simone non si deve dimenticare...1abbraccio fortissimo alla sua famiglia da tutti noi... _M@rtY_


PORSCHE - 26/06/2006 alle 00:22

Condoglianze... Una vera e propia DISGRAZIA


bauschan - 26/06/2006 alle 21:56

Vi riporto una testimonianza presa da www.ecodibergamo.it perché ultimamente avvengono troppo spesso queste cose, una media impressionante. Sono coinvolti ciclisti o pedoni, le auto pirata scappano, e non capita di rado che riescano a farla franca. Che mentalità sta prendendo piede?? Questo è l'ultimo episodio. [i] Sarebbe stato individuato dalla polizia stradale di Treviglio il «pirata della strada» che domenica mattina alle 5, sull'ex statale Padana superiore, a Fara d'Adda ha travolto e ucciso un ciclista, dandosi poi alla fuga senza prestare soccorso. Dopo l'incidente la polizia aveva diffuso anche un appello a eventuali testimoni perché si facessoro avanti e aiutassero a individuare l'automobilista. La polstrada cercava in particolare una Passat vecchio modello di colore grigio scuro della quale sono state trovate tracce sul luogo dell'incidente. La vittima dell'incidente è Licardo Loor Baren, 42 anni, ecuadoregno regolare, che viveva a Truccazzano: al momento dello schianto che gli è costato la vita rientrava da una festa che si era svolta a casa di un'amica, alla Geromina di Treviglio. L'immigrato lavorava come pulitore in una ditta di Ornago (Milano) e aveva due figlie, di 14 e 18 anni, in Ecuador. Ieri si sarebbe dovuto incontrare con alcuni connazionali a Treviglio per assistere alla partita tra Inghilterra ed Ecuador: per l'occasione aveva acquistato una bandiera del suo Paese. L'automobilista che ha travolto Licardo Loor Baren ha tirato dritto, presumibilmente lungo il tratto dell'ex statale 11 tra Fara e Cassano d'Adda. Ma sul posto dell'incidente sono rimasti frammenti di un lampeggiante e della carrozzeria che appartengono con tutta probabilità a una Volkswagen Passat vecchio modello. È da questi dettagli che gli agenti della polizia stradale di Treviglio sono partiti per risalire all'automobilista pirata.[/i] :( poveretto


robby - 27/06/2006 alle 08:05

che sorte!!!! lontano da casa..si voleva riunire con gli amici connazionali per vedere la partita della sua nazionale e invece...... :gluglu:


super cunego - 28/06/2006 alle 11:08

Ragazzi avete sentito di Pessotto?? Aufìguri, chissà che si riprenda bene era una delle persone più brave nel mondo del calcio, AUGURI...


ranma - 30/06/2006 alle 15:30

Tragico incidente per Manuel Padovani, allievo tesserato per la FDB Cologna Veneta; il ragazzo di S. Bonifacio, al primo anno tra gli allievi, dopo l'allenamento mattutino con la squadra era uscito di casa con gli amici nel pomeriggio con la sua mountain bike, quando una automobile lo ha investito facendolo volare ad un decina di metri di distanza. Manuel ha sbattuto violentemente la testa e la sua situazione è apparsa da subito molto grave; il trasporto all'ospedale di San Bonifacio è stato immediato ma per potergli assicurare le cure adeguate, il quindicenne è stato trasportato d'urgenza all'ospedale Borgo Trento di Verona. Al momento le sue condizioni sono gravi ma stabili, il ragazzo ha riportato fratture multiple al cranio ed è mantenuto in coma farmacologico; impossibile descrivere l'apprensione e la preoccupazione dei familiari, amici e compagni di squadra stretti insieme in attese di nuove e buone notizie. FORZA MANUEL!!!


aranciata_bottecchia - 30/06/2006 alle 15:36

FORZA MANUEL


laperla - 30/06/2006 alle 15:37

Manuel Padovani, Allievo di primo anno con la FDB Cologna Veneta é stato investito mentre era uscito con gli amici a fare un giro con la sua mountain bike. Le sue condizioni sono gravi ma stabili. Una preghiera per lui e la sua famiglia. FORZA MANUEL!!!!


Monsieur 40% - 30/06/2006 alle 15:42

Ciao Licardo! :^o^ FORZA MANUEL!!!! :gruppo:


robby - 30/06/2006 alle 15:50

FORZA MANUEL!!!!!!!!!!!!


ProfRoubaix - 30/06/2006 alle 16:00

Forza Manuel! :IoI E, per l'angolo della polemica (mi scuso se urto qualche sensibilità parlandone qui, ma spero che il senso di questa polemica sia chiaro a tutti): ecco a voi, folto pubblico, cos'è un ciclista, cos'è un dopato :(

 

[Modificato il 30/06/2006 alle 16:06 by ProfRoubaix]


super cunego - 03/07/2006 alle 14:32

PADOVA, 03/07/2006. Muore un cicloamatore nei pressi di Solesino: Giuseppe Zampollo di 53 anni è morto durante l'abituale gita in biciclettaper il gran caldo alle 12.30 circa. Conoglianze alla famiglia. Un appello atutti i cicloamatori, se non siete abituati ma anche se lo siete evitate uscite col troppo caldo. NON è UN'USCITA IN PIù O UNA IN MENO A FARE LA DIFFERENZA.:Old:


Abruzzese - 17/10/2006 alle 18:57

"BUIA (Udine) - Si è spento ieri nella sua abitazione di Buia a soli 23 anni per un male incurabile, Jonathan Tabotta, che da junior aveva più volte indossato anche la casacca azzurra del ciclocross. Corridore completo, poiché più volte era riuscito ad imporsi sia su strada che su pista, Tabotta aveva però realizzato le più belle soddisfazioni nelle gare invernali mettendo a segno parecchi traguardi, vincendo due volte il campionato regionale e quello triveneto sia da allievo che da juniores in difesa dell’Ac. Bujese-Fanzutto arredamenti Digas, prima di indossare tra gli under 23 la casacca del Team Friuli sanvitese. Educato, corretto, tanto che nella sua lunga attività sportiva non ha mai avuto alcuna divergenza con gli avversari, né mai subito richiami o squalifiche da parte dei giudici di gara, Johnatan Tabotta è stato sempre un vero e proprio atleta decubertiniano. Non si è mai esaltato per una vittoria, o fatto drammi per una sconfitta. Innamorato del ciclismo sin da ragazzino, si era più volte messo in evidenza tra i giovanissimi. Ma è stato militando tra gli allievi e gli juniores che ha raccolto le più belle soddisfazioni, particolarmente nel ciclocross. Nel 1998, ad esempio, nella categoria degli allievi, ha vinto cinque gare in competizioni trivenete invernali. L’anno seguente dopo essersi imposto sia su strada che su pista, nella stagione fredda ha firmato tre corse, piazzandosi sovente alla spalle del vincitore, cioè di Enrico Franzoi. Ma è stato nel 2000 la sua grande annata. Il 9 gennaio si è laureato vice campione italiano juniores sui prati di Zegliacco alle spalle di Enrico Franzoi, che poi vincerà il mondiale mondiale dilettanti a Monopoli nel 2003. Ha vinto il campionato regionale di ciclocross - titolo che aveva già vinto da allievo -, primeggiando inoltre quell’inverno a Roveredo in Piano, Trebaseleghe, Buttrio, Scorzè e Cappella Maggiore, vincendo il Trofeo Triveneto della specialità, oltre a vestire la maglia azzurra in più occasioni. Passato tra gli under 23 ha alternato lo studio allo sport, frequentando l’università di Trieste. Ora però, a un passo dalla laurea, non é riuscito di tagliare l’ultimo traguardo. Alla famiglia così duramente colpita le più sentite condoglianze del Presidente nazionale e di tutta la Federazione ciclistica italiana. Giovanni Casella" (www.federciclismo.it) Condoglianze alla famiglia :^o^


simone89 - 17/10/2006 alle 20:03

porco giuda...... 23 anni.... condoglianze alla sua famiglia....


Morris - 17/10/2006 alle 22:14

Terribile! Condoglianze alla famiglia.


Reggio Emilia - 17/10/2006 alle 22:17

23 anni, e 8 mesi di atroce sofferenza. Non ci sono parole


enzonen - 17/10/2006 alle 22:41

e dire che ci si allenava assieme non ci sono parole l'ho scritto anche in un'altra discussione


Laura Idril - 17/09/2008 alle 12:47

[quote][i]Originariamente inviato da maurofacoltosi [/i] [b]Tedaldi, la corsa è finita[/b] L’ex ciclista è morto a 70 anni per complicazioni cardiache. "La bicicletta - confidava Renato agli amici - è stato l’amore più grande della mia vita, il chiodo fisso della mia mente. Ecco perché non l’ho mai appesa al chiodo" Rocca San Casciano (Forlì), 17 settembre 2008 - Il ciclismo è soprattutto passione, sogno, una disciplina di vita. Era questa la filosofia di Renato Tedaldi di Rocca San Casciano, morto l’altra sera a 70 anni all’ospedale San Pier Damiani di Faenza per complicazioni cardiache, dopo un’urgente operazione al cuore a Villa Maria di Cotignola il 22 agosto scorso. I funerali si svolgeranno mercoledì, con partenza alle 14.15, dalla camera mortuaria dell’ospedale Morgagni-Pierantoni di Forlì e la messa alle 15 nella chiesa parrocchiale di Rocca San Casciano, cui seguirà la tumulazione nel locale cimitero. Tedaldi lascia la moglie Dea, i figli Andrea e Sandra (madre di Giulia, la nipotina che Renato adorava) e le sorelle Rina e Maria Grazia. "La bicicletta — confidava Renato agli amici, con quella sua piacevole verve velata di malinconia — è stato l’amore più grande della mia vita, il chiodo fisso della mia mente, del mio cuore, della mia anima. Ecco perché non l’ho mai appesa al chiodo". Tedaldi, nato nel 1938 nella piccola frazione di Casanova, ad un chilometro da Rocca, sogna fin da ragazzo di diventare corridore, affascinato dalle imprese di Bartali e Coppi seguite con l’orecchio appiccicato alla radio. Ma la dura realtà del dopoguerra lo costringe a lavorare nel mulino che gestisce la famiglia. Così di nascosto si allena con una vecchia bicicletta. Finalmente a 20 anni riesce ad entrare come dilettante nell’Unione Sportiva ‘Forti e Liberi’ di Forlì. E’ il 1958: Ercole Baldini diventa campione del mondo e anche amico di Tedaldi, che coltiverà sempre quell’amicizia, insieme a quella di tanti altri, compresi Pambianco e Assirelli. Sempre come dilettante, Tedaldi passa all’Edera di Santo Stefano di Ravenna, fino a quando Luciano Pezzi lo porta alla Salvarani come professionista e "buon passista con alle spalle diverse vittorie ed un futuro pieno di sogni". Si sta preparando al Giro d’Italia del 1963, quando, durante gli allenamenti sui tornanti di Rocca delle Caminate, un cane gli attraversa improvvisamente la strada. Le conseguenze della brutta caduta lo costringono ad abbandonare le corse, senza perdersi d’animo. Prende allora in gestione la sala cinematografica Jolly e l’Arena dei frati di Rocca San Casciano, poi il Cursal di Castrocaro (il cinema delle Terme) e quello di Dovadola. Arrivata l’epoca della tv, con la crisi del cinema, Tedaldi sbarca alla Magniflex, un’azienda di materassi di Prato, dove lavora fino alla fine. Ma la passione della bicicletta non l’abbandona mai, come conferma la moglie Dea: "Anche il giorno che l’abbiamo portato in ospedale era andato via in bici". Per tutta la vita resta legato alla Salvarani, attraverso l’amicizia con tanti campioni, fra cui Felice Gimondi e Francesco Moser. Grazie all’amicizia col dirigente Romano Cenni, diventa anche uno degli animatori della Mercatone Uno ed un grande amico e sostenitore di Marco Pantani, che porta spesso anche a Rocca San Casciano e Portico. Contemporaneamente fonda vari gruppi ciclistici, fra cui il Gruppo ciclistico dei parlamentari, con l’onorevole Monica Baldi di Firenze, il Gruppo Magniflex di Prato ed il Gruppo Ginestri di Rocca San Casciano, di cui fanno parte non solo gli amici del cuore (Gianluca Ginestri, Danilo Valentini e Gino Tassini), ma anche diversi piloti della base militare aeronautica di Pisignano. Oggi pomeriggio non solo tutta Rocca, ma anche la Romagna ciclistica accompagnerà Renato per l’ultima corsa. Quinto Cappelli Fonte: http://ilrestodelcarlino.ilsole24ore.com/ [/quote]


maurofacoltosi - 09/03/2010 alle 12:53

[b]Tragedia in Australia, muore in un incidente il giovane Robinson [/b] Il ventunenne australiano William Alexander Robinson è morto sabato scorso a causa di un incidente stradale mentre si allenava. Secondo quanto scrive Cyclingnews, la polizia locale ha rilevato come Robinson abbia invaso la corsia opposta in una pericolosa discesa, mentre si allenava sulle strade della Tasmania, e si sia scontrato contro un autobus che procedeva in direzione opposta. Robinson, che era un promettente corridore e nel gennaio scorso aveva vinto la Burnie Wheelrace, è stato subito soccoroso ma per lui non c’è stato nulla da fare. Altri due corridori che si allenavano con lui sono stati coinvolti nell’incidente ma se la sono cavata con contusioni di minore importanza. Fonte: tuttobiciweb


Monsieur 40% - 09/03/2010 alle 14:30

Orcocàn... a 21 anni...