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Autore: Oggetto: IL CAMPIONE DEL MONDO? è....

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  postato il 30/09/2005 alle 09:19
Originariamente inviato da Knightlake98

Pensa se lastricassero con tal pietre tutte le strade di Nettuno....
hai voglia a ridere poi....pensa agli ammortizzatori della makkina!!!!


Ho riletto bene solo ora…
Hehehe…Giuseppe una sera ci ha fatto passare con la macchina di Marco per un tratto (vietato ) di Appia Antica tutto in pietre stile Roubaix (se mal non ricordo mi ha detto che ci passava anche il Giro del Lazio), se lo facevo con la mia sarei dovuto scendere e alzarla, altrimenti oltre a gomme cerhi e ammartizzatori avrei dovuto cambiare anche i paraurti.
Mamma che strada…ma che spettacolo!!!
Ciaooo

P.s. Cmq sti romani han fatto strade che ancora adesso durano…qui da me ci son superstrade fatte ieri che son già piene di avvallamenti!!!

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 30/09/2005 alle 11:44
Originariamente inviato da Monsieur 40%

Forse in Francia ci sarà più sport, ma a Nettuno c\\\'è molta più...

Andrea, Marco, Giuseppe, Eugenio ed Elisa possono confermare!!

F...a AD ETERNUM!!! W NETTUNO!
Lo sguardo di una nettunense che mi ha squadrato ben bene ad un incrocio del borgo ce l\\'ho ancora stampato in mente, e non mi abbandona mai!

Originariamente inviato da WebmasterNSFC

Hehehe…Giuseppe una sera ci ha fatto passare con la macchina di Marco per un tratto (vietato ) di Appia Antica tutto in pietre stile Roubaix (se mal non ricordo mi ha detto che ci passava anche il Giro del Lazio), se lo facevo con la mia sarei dovuto scendere e alzarla, altrimenti oltre a gomme cerhi e ammartizzatori avrei dovuto cambiare anche i paraurti.
Mamma che strada…ma che spettacolo!!!

Le sospensioni della mia Polo sentitamente ringraziano e si augurano un immediato ritorno in quel dell\\'Appia Antica... madonna che strada!

Originariamente inviato da Emiliano

Raccolgo la provocazione rilancio...l\\\'essenza del ciclismo è la Roubaix e tutto ciò che ora chiamiamo ciclismo è tale perchè è esistita la Parigi Roubaix.
In letteratura l\\\'Iliade e l\\\'Odissea sono considerate la genesi dei generi letterari moderni: dal dramma, alla poesia e alla prosa. Nei poemi omerici i tre modi di scrivere convivono nell\\\'unità.
Similmente la Roubaix è la sintesi suprema del mondo delle due ruote: in essa convivono ciclismo su strada, ciclocross e ciclismo su pista col magico arrivo al velodromo.

"In principio era la Roubaix, il ciclismo era presso la Parigi Roubaix...il ciclismo era la Parigi Roubaix"

Emiliano, intuisco che forse ti fa skifo la Roubaix?
Grandee!!!

 

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  postato il 30/09/2005 alle 11:49
Originariamente inviato da marco83

...Lo sguardo di una nettunense che mi ha squadrato...


NETTUNESE!

Si dice nettunese e nettunesi!!

La Nettunense è una strada provinciale secondaria che collega Anzio a Roma, che confluisce sull\'Appia... che? Appia? Ah... ecco perché ti è venuta in mente...

...

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 30/09/2005 alle 11:53
Originariamente inviato da Monsieur 40%

NETTUNESE!

Si dice nettunese e nettunesi!!

OH MY GOOOOOD!

Chiedo scusa a tutti gli abitanti della splendida cittadina laziale, DrodeMari e non...

E spero che per questo errore non mi arrivi la multa a casa, altrimenti potrei per protesta gettarmi dal tetto del municipio di suddetta metropoli!

 

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  postato il 30/09/2005 alle 11:57
Tranquillo Marco...per ora le multe post-Giro arrivano solo a me...molto reali tra l\'altro!

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 30/09/2005 alle 12:44
Discorso a parte merita Camenzind che era un buon corridore ma è stato beccato positivo. Quindi possiamo quasi dire che Van Petegem è stato in effetti il vero campione del mondo 1998.


Ciao Emiliano, anche io penso che Camenzind fosse un buon corridore, tra le altre cose è stato pizzicato con l’epo circa sei anni dopo la sua vittoria: sappiamo tutti come vanno le cose, ma a rigor di logica non c’è un nesso tra le due situazioni.
Sennò dovremmo pensare che il vero campione del mondo del 1993 non è Armstrong ma Indurain, e il vero campione del mondo del 1996 è Gianetti e non Museeuw.
Chissà poi, se fosse vera la storia della positività insabbiata di Brochard potemmo avere un Bo Hamburger campione del mondo, anzi va un po’ meglio, dovrebbe essere Van Bon.
Insomma, Van Petegem non è il vero campione del mondo del 1998, ammesso poi che VP sia un’anima candida.
Ma ci sono altre considerazioni più interessanti: mi è impossibile considerare il mondiale alla stregua delle classiche monumento, per forza di cose il mondiale è per il sottoscritto una corsa inferiore.
Innanzitutto è in assoluto la gara dove è più necessaria una dose industriale di fortuna (almeno il doppio rispetto a quella necessaria per vincere la Roubaix), perchè è necessario arrivare a questa fase della stagione senza avere subito infortunii nei lunghi mesi precedenti, in seconda battuta perchè è indispensabile non essere italiani, altrimenti non vieni convocato dal CT, e questa circostanza taglia fuori dal gioco almeno il 40% dei più forti cacciatori di classiche svilendo l’importanza della corsa, ma lo stesso gioco di squadra, e questo vale per tutte le squadre nazionali, taglia fuori dalle possibilità di vittoria alcuni importanti corridori che avrebbero avuto tutte le carte in regola per giocarsela (accade talvolta anche nei club, ma in misura nettamente inferiore). Infine come dimenticare l’annosa questione dei circuiti mondiali con una sola salita? O più banalmente, direi che il variare perenne del campo di gara porta implicitamente con sè una maggiore dose di aleatorietà, inevitabilmente.
L’equivoco di fondo nasce a mio avviso dalla circostanza che nell’immaginario collettivo l’appellativo di "campione del mondo" richiama immediatamente il mondiale di calcio, e una parte dell’importanza attribuita a questa manifestazione viene trasferita pure nell’ambito di altri sport.
Ma è fuorviante, non è sempre così.
Nell’atletica una medaglia olimpica vale ben più di un qualsiasi mondiale.
Nel rugby un cinque nazione (pardon, sei...) vale quanto un mondiale.
Se nel tennis si inventassero il campionato del mondo, pensi che varrebbe più di Wimbledon?
Bene, nel ciclismo ci sono corse significative tanto quanto o anche più di un mondiale, è così evidente, e la Roubaix è una di queste, e non è certo l’unica.

PS Chiedo scusa, non volevo interrompere la discussione sulla foca nettunese

 

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Davide

 
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  postato il 30/09/2005 alle 12:54
Originariamente inviato da aranciata_bottecchia

PS Chiedo scusa, non volevo interrompere la discussione sulla foca nettunese


In effetti non mi è sembrato carino uscire dall\'oggetto del thread...

 

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  postato il 30/09/2005 alle 14:50
Davide, io penso che la caratura del Campionato del Mondo sia anche conferitagli da quella maglia iridata che il vincitore della corsa ha il diritto/dovere (onere/disgrazia?) di indossare sin dalla corsa dopo la rassegna mondiale.

Sicuramente l\'importanza del Campionato del Mondo è più facile da cogliere, come stereotipo, nei confronti di una Parigi-Roubaix o del Giro di Lombardia, che magari vengono snobbati perché non c\'è il seguito del giorno successivo come per un Giro d\'Italia.

In soldoni: sono d\'accordissimo con te quando dici che le influenze degli altri sport contagiano la "mondialità" del ciclismo su strada, ma è altresì vero che i veri appassionati sanno che una Parigi-Roubaix come quella corsa da Van Petegem nel 2003, tanto per fare un nome già citato, possiede lo stesso o più fascino di un Astarloa che s\'impone al mondiale di Hamilton solo perché tutti marcavano Valverde.

Questione di mantenere allenate le papille gustative, secondo me.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 30/09/2005 alle 18:02
Monsieur, parole d\'oro!
Nel ciclismo ci sono delle gerarchie ben precise: i tre grandi giri, il momdiale, le classiche monumento (Sanremo, Fiandre, Roubaix, Liegi, Lombardia io metterei anche la Paris-Tours ma l\'UCI non la pensa come me), le corse a tappe più importanti (Svizzera, Romandia, Pais Vasco ecc), le classiche (Freccia, Gand, Lazio ec) e così via.
Può sembrare ingiusto, e molto probabimente lo è, che la vittoria in una Sanremo in volata, dopo essere stato coperto per 300 km, "valga" di più della vittoria di un Giro di Svizzera che dura 10 giorni ed ha cronometro e salite, ma è così. Forse questo deriva da fatto che agli albori del ciclismo professionistico le corse di un gionro (nel senso che duravanop 24 h) fossero state a lungo le uniche e che le corse a tappe hanno avuto necessità di piùanni per affernmarsi a causa degli enormi ptoblemi logistici (il Giro d\'Italia ha 16 anni meno della Liegi!)
Certo, ragionando così, si può arrivare a dei paradossi come quello di considerare la vitoria di Totschnig in una tappa del Tour più importante della vittoria al Tour de Suisse del 96 (?).
Il campionato del mondo ha un valore superiore alle classiche monumento perchè regala quella fantastica magli ada portare tutto l\'anno, nonostante sia nato 34 anni dopo la Liegi. Non per niente la Sanremo viene chiamata il mondiale di primavera (almeno cos\' la chiamava il grande De Zan).
Detto questo credo che si debbano "pesare" anche le vittorie nelle classiche monumento e nei Giri. Per esempio, nessuno mi potrà convincere che la vittoria di Savoldelli al Giro del 2002 possa essere paragonata a quella di Pantani nel \'98, né che le due vittorie di Bartoli alla Liegi non siano "superiori" alle due di Bettini.
Boonen, per esempio, quest\'anno ha ottenuto due bellissime vittorie al Fiandre e alla Roubaix, mentre è stato "fortunato" al Mondiale, questo però non toglie che il 2005 di Boonen verrà ricordato più per la prova iridata che per le altre vittorie.

 
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Livello Alfredo Binda




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  postato il 30/09/2005 alle 20:35
Premetto che tornerò nelle prossime ore in modo articolato sull\'argomento. Vi lascio prima con una idea che svilupperò: non considero assolutamente la vittoria al mondiale o in una classica monumento gerarchicamente inferiore a quella di un grande Giro. Ma se avrete pazienza...ritornerò sull\'argomento.

P.s: in particolare per me la Vuelta vale in valore assoluto, storicamente parlando, meno dell\'ultima delle classiche monumento. E il Giro d\'Italia non è più importante della Parigi Roubaix.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 01/10/2005 alle 00:06
Emiliano attendo le tue argomentazioni...............per poterle confutare!!!!!!
 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 01/10/2005 alle 00:36
Originariamente inviato da Ottavio

Emiliano attendo le tue argomentazioni...............per poterle confutare!!!!!!


Emiliano spicciati, sennò il buon Ottavio nel frattempo mi diventa avvocato, perdendo ogni briciolo di credibilità, ahahah
(Ottavio, sto scherzando eh...)

 

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Davide

 
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  postato il 01/10/2005 alle 00:52
Originariamente inviato da Monsieur 40%

Davide, io penso che la caratura del Campionato del Mondo sia anche conferitagli da quella maglia iridata che il vincitore della corsa ha il diritto/dovere (onere/disgrazia?) di indossare sin dalla corsa dopo la rassegna mondiale.



E proprio per questa ragione io ritengo che sarebbe doveroso che il percorso di un mondiale sia sempre realmente selettivo. Se dopo 270 Km di corsa, la prestigiosa maglia iridata può ricoprire indifferentemente le spalle di 40 corridori e la differenza tra gli uni e gli altri é in tutto di qualche metro, io dico che c\\'é qualcosa che non va...

 
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Livello Alfredo Binda




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  postato il 01/10/2005 alle 02:52
Ecco le argomentazioni. Chi ha mai stabilito che il ciclismo che conta di più è quello delle grandi corse a tappe?
1) STORICAMENTE le grandi classiche in linea nascono prima delle grandi corse a tappe. La prima grande corsa a tappe è il Tour de France del 1903, la prima grande corsa in linea italiana (straniera non so) è la Milano Torino nel 1876, ben 33 anni prima del Giro d\'Italia. In uno sport in cui essere ancorati alla tradizione è fondamentale...dovremo pur tenere almeno un po\' in conto questo aspetto.
Per questo dico, correggendomi rispetto alla citazione precedente che "in principio era il ciclismo, il ciclismo era presso la Parigi Roubaix, il ciclismo era la Parigi Roubaix".
2) Sul profilo TECNICO, non si possono fare gerarchie: una cosa è correre una grande classica, una cosa è correre una grande corsa a tappe. Esistono grandissimo corridori portati per sforzi supremi in una sola giornata con chilometraggi lunghissimi, come Argentin ad esempio, che non hanno ottentuo mai podi in grandi giri ed esistono corridori non validi ad esprimersi al meglio in una sola giornata, ma che trovano la loro esaltazione nello sforzno prolungato e frazionato in più giorni. L\'esempio più chiaro e recente è Roberto Heras, che non ho mai visto andare forte in una classica. Se vogliamo un caso ancora più tipico, dico Indurain che pure ha vinto a San Sebastiano e ha fatto tre podi ai mondiali, ma senza mai dimostrare quella schiacciante superiorità mostrata in Francia. Forse poteva essere l\'occasione a Duitama, ma gli eventi si misero di traverso.
3) Ora spezzo una lancia a favore dei grandi giri: essendo corsi su tre settimane, l\'aleatorietà del risultato è diluita in 3 settimane e quindi spesso vengono più rispecchiati nelle classiche i valori veri in campo...tuttavia se da un lato ciò rende più veritieri i Grandi Giri, dall\'altro lato i Grandi Giri sono divenuti templi dell\'iperspecializzazione: pochissimi sono i casi in cui un corridore è in grado di preparare più di un grande giro durante l\'anno. Abbiamo quindi Simoni, Garzelli, Savoldelli che fanno il Giro, Ullrich, Armstrong, Kloeden che fanno solo il tour, Sevilla, Heras, e company che fanno solo la Vuelta. Nele grandi classiche invece è ancora possibile vedere un Boonen vincere Roubaix, Fiandre, Mondiale duellare nelle stesse corse con Vinokourov, vincitore di Liegi ed Amstel e contro Bettini, vincitore di olimpiadi e Sanremo.

In estrema sintesi storicamente parlando, la paternità del ciclismo è delle corse d\'un giorno (i grandi giri ne sono un compimento, ma non l\'essenza), tecnicamente parlando parliamo d due esercizi diversi e nella diversità non c\'è gerarchia perchè non si può sostenere che De Vleaminck sia gerarchicamente inferiore ad esempio a Gaul, basandoci sul fatto che l\'uno ha vinto solo grandi classiche e l\'altro solo grandi giri.
Infine per quanto riguarda il ciclismo moderno, le grandi corse a tappe tecnicamente hanno perso molto smalto perchè non sono nemmeno più paragonbili i podi dei tre grandi giri, differentemente da quelli delle classiche.

Io credo che fra ciclismo d\'un giorno e ciclismo di 3 settimane possa esserci solo una convivenza nella diversità e non rapporto gerarchico.
Per mio gusto io scelgo senza indugio il ciclismo d\'un giorno.

 

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Livello Alfredo Binda




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  postato il 01/10/2005 alle 03:07
Capitolo a parte merita la vuelta. La Vuelta è una grande corsa da quando l\'hanno spostata a settembre, prima se la filavano in pochi. Credo negli anni \'80 valesse come il campionato di Zurigo e certamente meno di un Lombardia.

Colgo l\'occasione per la dicotomia grandi giri- grandi classiche della quale sto discutendo con Ottavio. Come già ho scritto in Italia abbiamo un grande male a mio avviso, siamo Giro-dipendenti.
Adoriamo il Giro d\'Italia e consideriamo il Giro mensura rerum. Misuriamo tutto il ciclismo con la nostra corsa più rappresentativa perchè da piccoli è la prima corsa che abbiamo conosciuto, perchè è un momemtno non solo ciclistico, ma di festa nazionale.
Usando come misura il Giro, riconosciamo che il Tour è di più, ribadiamo che la Vuelta è di meno, ma riconosciamo che la concorrenza spagnola è cresciuta. Riteniamo (giustamente) che tutte le piccole corse a tappe valgano meno e non possano strutturalmente mai e poi mai essere paragonati al divino Giro d\'Italia.
Usare il Giro come misura è fuorviante quando regaliamo un valore alle classiche d\'un giorno.
Qaudno ero piccolo, ho conosciuto per prima corsa il Giro e poi il tour. ho passato un paio di anni a famigliarizzare con il ciclismo e non guardavo mai le grandi classiche. Mi sembrava che valessero di meno perchè non i sembrava credibile dare un grande vincitore in una sola giornata. I miei amici, che non seguono il grande ciclismo, ancora oggi indignati mi chiedono:ma il campione del mondo lo si sceglie in un giorno solo? Nooooooooo
Meglio il Giro, in 20 giorni con la maglia rosa è tutto più bello, è un po\' come lo scudetto, o il campipnato mondiale di calcio.
Secondo me, inconsapevolmente, siamo vittime di queste categorie: consideriamo il Giro l\'unità di misura delle corse. io amo molto il giro, ma per me alla pari le corse regine in Italia sono:Giro d\'Italia, giro di Lombardia e Milano Sanremo, le ultime due sono corse supremissime, non vanno proprio confrontate con le corse a tappe perchè brillano di luce propria!!! E non dimentichiamoci che tutto è così perchè siamo nati in Italia...in Belgio il giro delle Fiandre è la misura di tutto il mondo, in Australia conoscono principalmente i vincitori di Roubaix e Tour, prima che di Giro e Vuelta.

In estrema sintesi se diventeremo meno Giro-centrici, impareremmo a non fare più gerarchie di valore fra grandi giri e grandi classiche...

Ad ogni modo, per mio personalissimo gusto (solo per un mio fatto interiore), per me una maglia iridata o una Roubaix valgono più del Tour de France.
E la Sanremo vale il doppio del Giro d\'Italia...(questo vale solo per me, ovviamente)

 

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Livello Alfredo Binda




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  postato il 01/10/2005 alle 03:12
Scusate la sintasi contorta, ma volevo esprimere molti concetti in poco tempo e in un orario in cui sarebbe meglio andare a nanna.
Spero che sappiate cogliere l\'essenza delle mia parole al di là delle provocazioni!

 

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  postato il 01/10/2005 alle 11:47
Ciao Emiliano,

non voglio prendere in contropiede Ottavio e proporti delle controargomentazioni al posto suo. Permettimi però un\\'osservazione: é OVVIO che prima siano nate le corse in linea e poi le corse a tappe. A chi vuoi potesse venire in mente di organizzare una corsa a tappe prima che fosse stata corsa la minima corsa in linea? Sarebbe come pretendere di inventare la bicicletta prima di avere inventato la ruota!!!

Ciao!

 
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  postato il 01/10/2005 alle 12:52
Mi dai qualche dritta sulle partite di domani che devo fare una scommessa alla snai e mi gioco tutto il contrario di quello che dici?

 

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  postato il 01/10/2005 alle 12:58
Secondo me il primo errore che è stato fatto dall\'Italia è di valutazione del circuito e di questo penso che una grande parte della colpa sia di Ballerini. Oramai abbiamo già visto (vedi Lisbona, Verona ed ora Madrid) che non è il percorso a determinare la corsa, ma bensì i corridori. Si, perchè sono i corridori che fanno la corsa dura o leggera. Se il percorso si prospetta troppo duro, basta che prendano tutta la corsa a velocità di crociera ed ecco che agli ultimi giri è praticamente impossibile staccare i velocisti anche se si decide di accelerare.
Petacchi secondo me non era da considerarsi sicuro per una volata dopo oltre 280 km. di corsa, come aveva già dimostrato in precedenza non riuscendo a vincere classiche, a parte la Sanremo che non fa testo perchè una corsa può sempre rappresentare l\'eccezione che conferma la regola. Secondo me lui è adatto solo per le tappe dei giri, dove il chilometraggio è degno di una corsa di juniores, infatti lui stesso in un\'intervista rilasciata alla Gazzetta ha affermato che in futuro non si sforzerà di diventare un corridore da classiche, concentrandosi solo sulle vittorie di tappa. Cipollini è riuscito a vincere il suo mondiale perchè indubbiamente dotato di un carisma e di una cattiveria che lo spezzino non sa neppure cosa significhino...in quell\'occasione si è riusciti a controllare la corsa e ad arrivare a ranghi compatti come voleva Mario, addirittura un campione come Bettini lavorò per la vittoria di Cipollini, allora perchè dire che è impossibile immaginarsi un campione che si mette al servizio di un altro per la vittoria finale? Secondo me questo è possibilissimo, basta che ci sia la presenza di una persona che sappia imporsi, vuoi che sia un capitano con la C maiuscola oppure il commissario tecnico.
Quest\'anno purtroppo non abbiamo avuto ne l\'uno ne l\'altro.
Sono del parere che ad un mondiale vadano portati i migliori corridori che ha la nazione, i quali debbono avere la professionalità di tirarsi fuori da soli se non si sentono in condizione. Così fa la Spagna e mi sembra che negli ultimi anni questa tattica gli abbia sempre dato ragione, tant\'è che sono convinta che se quest\'anno avesse corso Freire, il mondiale di Madrid avrebbe visto un altro finale.
Noi no, chiediamo sempre ai nostri nazionali un segnale nelle corse pre-mondiali, con il rischio di portare in nazionale uomini finiti, senza lasciargli la responsabilità di prepararsi come meglio ritengono opportuno, anche non correndo se necessario (vedi Valverde, con una sola corsa disputata negli ultimi mesi, eppure secondo sul traguardo).
Finalmente il mandato di Ballerini sta per scadere e verrà nominato un altro commissario tecnico, spero che sia una persona di carisma (a tal fine vedo benissimo un Argentin, come vedrei Bugno anche se quest\'ultimo non è tra i maggiori candidati) e che riesca finalmente a riportare l\'Italia e la sua nazionale ai vecchi splendori visto che ha tra i migliori corridori al mondo.
Un saluto a tutti

 
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  postato il 01/10/2005 alle 13:01
Caro Felice la tua osservazione assume l\'evidenza di un postulato: è assolutamente giusto!
Ma questo non intacca minimamente il vaore di quello che ho detto. Anzi è proprio questa ovvietà che valorizza il ciclismo d\'un giorno: è naturale che si facciano corse in linea prima di corse a tappe. E\' naturale che siano nate prima le classiche...è naturale che una corsa di paese si disputi come corsa in linea. E\' naturale che a livello dilettantistico, amatoriale così come per le pedalate il profilo più immediato sia la corsa di un giorno.
Ma allora traiamo le giuste ed eque conseguenze: l\'essenza del pedale, dai primordi alla modernità, dalle categorie juniores agli over 40 è la corsa in linea. La corsa a tappe, rappresentando un geniale compimento del ciclismo, non può che essere comunque un derivato e una minoranza delle manifestazioni complessive di chi pedala.
Ergo l\'osservazione rafforza l\'importanza e il prestigio delle corse d\'un giorno.

 

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  postato il 01/10/2005 alle 15:03
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Davide, io penso che la caratura del Campionato del Mondo sia anche conferitagli da quella maglia iridata che il vincitore della corsa ha il diritto/dovere (onere/disgrazia?) di indossare sin dalla corsa dopo la rassegna mondiale.



E proprio per questa ragione io ritengo che sarebbe doveroso che il percorso di un mondiale sia sempre realmente selettivo. Se dopo 270 Km di corsa, la prestigiosa maglia iridata può ricoprire indifferentemente le spalle di 40 corridori e la differenza tra gli uni e gli altri é in tutto di qualche metro, io dico che c\\\'é qualcosa che non va...


D\'accordissmo.

Ovviamente il mio scritto non voleva dire che mi piacciono i percorsi contemporanei. Anche se poi Hamilton non era poi così semplice...

 

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  postato il 01/10/2005 alle 15:43
Propongo, per difendere a spada tratta ta la Parigi Roubaix dal post di Knightlake98, una nuova analogia.
Il pavè della Roubaix è indubbiamente anacronistico, ma si tratta della stessa cosa dell\'erba di Wimbledon. Se ci pensate bene nessuno ritiene l\'erba una superficie moderna nel tennis. Nessun organizzatore di un nuovo torneo del circuito giocherebbe sull\'erba, ma...nessuno metterebbe in dubbio che Wimbledon sia il torneo di maggiore prestigio al mondo.
Il fatto che Bugno non abbia mai vinto a Roubaix non sminuisce il valore della corsa francese, così come il fato che Lendl non abbia trionfato a Wimbledon ... non toglie decoro al torneo inglese.

 

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  postato il 01/10/2005 alle 19:21
OT Lendl è arrivato 2 volte in finale e cinque volte in semifinale a Londra... insomma... allora potremmo parlare di Sampras che ha vinto sulla terra rossa a roma, ma mai a Parigi...

 

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Livello Alfredo Binda




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  postato il 01/10/2005 alle 19:46
Sampras ha in effetti sempre snobbato il Roland Garros. Questa è la sua unica ma enorme pecca in una carriera straordinaria.

 

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"Un uomo solo è al comando; la sua maglia è bianco-celeste; il suo nome è Fausto Coppi", Mario Ferretti, Radiocronista Rai

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 01/10/2005 alle 20:50
caro emiliano,
ha qualcuno piacciono gli spaghetti, ad altri gli gnocchi o lo costate.
mi sembra un po\\' un esercizio pirla cercare di convincere qualcuno a cambiare idea.

per altro, apprezzo molto il paragone roubaix -wimbledon che credo di avere fatto anch\\' io e mi unisco in ogni modo alla difesa del sacro pave dalle bestemmie di knightlake.

per me il mondiale vale vale una classica monumento, anche se ultimamente i percorsi sono un poco tanto banali.
d\\' altra parte sarebbe difficile affermare che una sanremo vale meno di una liegi o di un lombardia.
per altro io preferisco doyenne e classica delle foglie morte e sono favorevole al cambio di percorso per la classicissima.
ma non mi sento di dire che vale meno, solo perchè a me piace meno e diverte molto meno
tradizione e campo dei partenti nel ciclismo vogliono mdire qualcosa
ciao
mesty

 
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Livello Alfredo Binda




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  postato il 01/10/2005 alle 23:15
D\'accordo mestatore. Se leggi riga per riga il mio post, scopri che quando cerco di esprimere una verità universale lo dico esplicitamente e distinguo dal gusto.
Per me in sintesi è una verità universale che non c\'è rapporto gerarchico fra corse in linea e corse a tappe. Sono diversità non omogenee.
E\' verità universale che la corsa d\'un giorno è la genesi del ciclismo e il modo di correre più diffuso in tutte le categorie.
E\' mio gusto personale (senza valore universale e senza pretesa di convicnere nessuno) considerare la Parigi Roubaix la corsa più importante e considerare la Sanremo il doppio del Giro d\'Italia.
Saluti Cordiali.

 

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  postato il 01/10/2005 alle 23:22
Le condotte di gara degli ultimi Grandi Giri (vedasi i Tour de Lànce, ma anche qualche Vuelta di Heras, più il Giro di quest\'anno di Savoldelli) più rivolte alle attese che agli attacchi, e la piacevole riscoperta (che in alcuni casi è stata una vera e propria scoperta) delle gare in linea, grazie anche ad alcuni stupendi interpreti e da meravigliose vittorie come quelle di Bettini, Vinokourov, Van Petegem, Erik Dekker, Cunego e Boonen su tutti mi stanno facendo sempre più apprezzare le corse di un giorno rispetto alle corse a tappe, di cui comunque rimango un innamorato, e che se corse come Simoni nel 2003 o Cunego nel 2004, ma anche come Heras nel 2005, mi emozionano ancora un filino di più.

Ma che non ci siano gerarchie ma soltanto diversi piani di ambito sportivo, tra classiche e corse a tappe, credo sia davvero una verità universale.

 

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Mario Casaldi - Cicloweb.it

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 01/10/2005 alle 23:39
Sono caratteristiche spesso diverse. Le corse in linea hanno SEMPRE avuto i loro dominatori, i loro specialisti....poco adatti, spesso, alle corse a tappe. Due specialità diverse che solo i super hanno saputo riunire. Nel dopoguerra Coppi, Bartali, Merckx, Hinault, in parte Gimondi (e nel suo piccolo Janssen...) . Grandi specialisti delle corse di un giorno (V.Looy, V.Steembergen, Mussew, Maertens, DeVlaeminck, DeBruyne, Raas, Kelly, Moser) avevano altre caratteristiche, soprattutto di recupero (più che di singola prestazione....) e non ottenevano risultati pari al loro valore tecnico nelle grandi corse a tappe. Noi italiani abbiamo sempre preferito i protagonisti delle corse a tappe lunghe, con salite, scalate....ma altre culture, la belga ad esempio, ha sempre straveduto per i predatori di un giorno. Chiedete se V.Impe, vincitore di un tour, grosso scalatore, aveva popolarità in Belgio paragonabile a Vanderaerden, per prendere non un grandissimo, o a V.Hooydonck.....
Chi ha ragione?
Ragazzi, il ciclismo è bello tutto. Certe corse di Kelly al nord, solo contro tutti, mi hanno emozionato come le imprese degli scalatori....Se chiedete ad un belga se preferisca vincere il Fiandre o il giro, non esiterà un minuto. E non credete forse che il 66 di Gimondi, impreziosito da classiche come la Roubaix e la p.bruxelles, sia stato più che positivo nonostante la sconfitta al giro da Motta?
Una classica monumento mette a posto una stagione come e meglio, a volte di un grande giro. tour escluso. Oggi è troppo ricco, popolare e pompato per avere contraltari..è il mondiale ufficioso a tappe, che lo vogliamo o no.
ciao ragazzi!......una settimana via è lunga, senza forum.....

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 01/10/2005 alle 23:43
Ah...il campione del mondo è chi passa per primo la linea del mondiale al traguardo. Bettini ha corso con coraggio, ma per me ha buttato una occasione. Vinokurov meritava quanto lui. E Boogerd pure. Ma al traguardo un certo Boonen....
sapete, Cipollini ha vinto centoottanta corse senza tirare un metro.
Non ne meritava nessuna?
I velocisti sono veloci....lo dice la parola stessa. Per primeggiare spesso non devono inventare. Ma questo non li rende meno forti.
Boonen è un degnissimo campione. degnissimo.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 02/10/2005 alle 23:15
Emiliano ho potuto leggere solo ora il tuo intervento.
1) Le corse in linea sono nate prima delle corse a tappe per ragioni organizzative. Alla fine del XIX secolo era semplicemente impensabile organizzare una corsa a tappe, anzi rimango sempre esterefatto nel pensare che possa essere stata organizzato un Tour de France nel 1903!!
Dunque non credo che questa ragione meramente organizzativa possa attribuire alle corse in linea una importanza superiore a quelle a tappe.
2) A me piacciono moltissimo le grandi classiche specialmente quelle del nord (che però sono sempre più preda di specialisti), ma il fascino di una corsa a tappe, magari di un GT, che dura giorni e porta i ciclisti in pianura, salita, discesa, che li costringe ad affrontare volate di gruppo, cronometro, fughe solitarie è semplicemente maggiore, impareggiabile!
3) I corridori da corse a tappe sono veramente superiori agli specialisti delle classiche perché hanno un motore superiore, una maggiore capacità di resistenza e recupero. Inoltre devono riuscire a superare difficoltà le più diverse e riuscire ad avere un buono stato di salute addirittura per tre settimane.
4) La riporova della superiorità delle corse a tappe e dei loro protagonsti è ovviamente e banalmente il fatto che gli specialisti delle corse a tappe vincono anche le classiche (purtroppo sempre meno) mentre non è vero l\'opposto.

 
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