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Autore: Oggetto: Bici Sport

Livello Fausto Coppi
UTENTE DELL'ANNO 2009
Utente del mese Luglio, Novembre e Dicembre 2009




Posts: 15932
Registrato: Jul 2007

  postato il 07/08/2008 alle 17:10
Guarda, che sia giusto un deterrente per evitare che i corridori si affidino a certe persone non lo metto in dubbio, ma non si può metterlo in pratica solo per tizio o per caio, e questo discorso non va tirato fuori all'occorrenza.
Se si fa, si fa per tutti, non solo per Riccò perché è stato beccato positivo.
Capisco che parlare di equità di giudizi può sembrare strano, ad alcuni addirittura utopistico (io sono fra questi), ma è quello che servirebbe.

 

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« La superstizione porta sfortuna »
(Raymond Merrill Smullyan, 5000 B.C. and other philosophical fantasies, 1.3.8)


Fantaciclismo Cicloweb 2010

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Tour de France: Longjumeau - Paris Champs-Élysées: 1°
Tour de France - classifica finale: 3°
Gran Premio Città di Peccioli - Coppa G. Sabatini: 1°

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Asso di Fiori

 
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Moderatore




Posts: 21608
Registrato: Oct 2004

  postato il 07/08/2008 alle 17:17
Originariamente inviato da super cunego

Si è vero col senno di poi...però c'è da dire che quei medici sono squalificati per un certo motivo, e non dovrebbero rientrare nella sfera ciclismo. Siccome purtroppo l'unico modo per rendere loro inerti sarebbe la pena di morte, inattuabile ovviamente, allora si deve trovare un modo per evitare che i ciclisti ci caschino.


Ad esempio, visto che in Italia c'è una legge sul doping, mettendo in carcere questi "signori".

Una domanda: qual è l'unico modo per rendere interte te? Attuabile, ovviamente.

 

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Mario Casaldi - Cicloweb.it

CICLISTI
Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie

 
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Livello Gastone Nencini




Posts: 504
Registrato: Jul 2008

  postato il 07/08/2008 alle 17:23
In riferimento a ciò la Federazione avrebbe il dovere morale di proteggere e tutelare i propri tesserati, in particolare gli atleti di punta che danno visibilità al movimento, ruolo che competeva di diritto a Riccò fino alla positività del Tour, anche dietro le quinte, agendoproficuamente a fari spenti con iniziative volte ad espellere i personaggi che possono comprometterne la carriera e la salute..
D' accordo che i corridori non dovrebbero lasciarsi irretire dai Santuccione o dai Pregnolato, però una mano solidale dei propri organismi di riferimento male non farebbe.

Anch' io negli ultimi anni BS lo compro sempre di meno, proprio per il loro appiattimento conformista sotto ogni profilo.

Sono venuti meno anche gli articoli interessanti ed originali come quello relativo alla riscoperta delle salite dure con pendenze arcigne di cui proprio Pantani si era fatto promotore, a quel tempo ogni qualvolta leggevo e rlieggevo quell' articolo sognavo ad occhi aperti Giri su misura per Pantani e i grimpeur, dopo anni in cui veniva dato troppo spazio al tic-tac e ai passistoni succhiaruote, che almeno a quei tempi erano dotati di classe cristallinea, eleganza stilistica e carisma in corsa.

Manca un' elevata dose critica nei loro interventi, ed il coraggio della denuncia aperta nei confronti dell' amiguità giustizialista di tutte le istituzioni spotive nessuna esclusa.
Loro furono tra i primi a mettere in risalto le dinamiche perverse della soglia del 50% di ematocrito e l' abuso farmacologico che stava travolgendo il gruppo attorno alla metà degli anni 90'...

ora sarebbe logico ritornassero a maggior ragione a difendere i corridori più che mai nel momento di maggior emergenza, facendo una guerra senza quartiere a tutta l' ipocrisia ed ambiguità che regnano sovrane.

 
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Livello Luison Bobet




Posts: 786
Registrato: Jan 2006

  postato il 07/08/2008 alle 17:25
Originariamente inviato da Abajia

Ecco il passaggio "incriminato":
La presenza di certi personaggi attorno a Riccò aveva destato non poche inquietudini. E se la federazione avesse avuto il coraggio di deferirlo (Di Luca è stato squalificato per tre mesi per la frequentazione di un medico squalificato) forse oggi non dovremmo rinunciare ad un campione di indiscutibile talento.


Bravissimo, Abajia: questo passaggio è un'ulteriore indicatore che conferma i miei dubbi. Innanzitutto non mi è chiaro cosa c'entri la federazione: lui ha un manager personale, ma soprattutto aveva un team manager che, nonostante dica di no, è difficile credere che non sapesse... toccava a lui dirgli 'o tagli i ponti con quella gente entro X giorni, oppure ti licenzio'.
Quello che però mi preme sottolineare è che, per quanto uno possa essere 'idiota' (virgolettato, sia chiaro) nel frequentare certi personaggi, è evidente che i corridori si muovono anche a contatto con questi personaggi. Hanno le loro colpe, ma il contesto in cui vivono è quello. Isolare i bari, pertanto, non mi pare coerente, specie se ripenso a quanto mi piaceva la precedente linea editoriale.

 

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L'opzione antifascista resistenziale è l'unica via maestra.
Ovunque. (nino58)

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Verità e giustizia per Marco Pantani

 
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Livello Luison Bobet




Posts: 786
Registrato: Jan 2006

  postato il 07/08/2008 alle 17:34
Aug, sono d'accordo con te, trovo bellissimo il tuo intervento. Sì in realtà la Federazione deve vigilare su quei personaggi che, radiati o squalificati, continuano ad agire e neppure troppo nell'ombra: in questo senso, la frase quotata da Abajia esprime un concetto valido.
E' verissimo, però, che da mesi leggiamo delle diatribe tra Uci, Aso, Federazioni ed organizzatori e che leggiamo della posizione pericolosa dei ciclisti che, pur essendo il bene principale del movimento, faticano a prendere posizione e pagano per tutto. Ecco che allora, in questo contesto, sentire il buon McQuaid che si vanta della validità dei controlli francesi suona strano, sentire che parla di controlli mirati conseguenti a 'soffiate' ancor più strano. In questa situazione, i corridori stanno ben peggio di qualche anno fa, per cui sarebbe bene spiegare alla gente che c'è sì il problema che sappiamo, ma che viene usato a discapito dei corridori ed a totale discrezione di chi lo comanda, magari ricordando anchje che i test francesi pare non fossero stati nè omologati, nè comunicati (sicuramente non a tutti).
I corridori fanno male a continuare a rischiare, fanno ancor peggio ad accettare tutto supinamente, ma la tolleranza zero è l'ultima spiaggia.

 

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Livello Moreno Argentin




Posts: 369
Registrato: Sep 2005

  postato il 07/08/2008 alle 17:50
Così, tanto per parlare, a me invece tanto tempo fa (ben prima della grottesca vicenda Riccò+Sella) venne il dubbio che i corridori, a forza di sentir dire che sono l'anello debole della catena, si siano messi in testa di essere come i figli prediletti, quelli che tanto sanno di essere sempre perdonati.
Sono il primo a dire che non è giusto bastonare soltanto loro e che, al contrario, andrebbe smantellato il castello di mezze figure che da decenni si arricchisce alle loro spalle, ma comincerei anche a dire che in un modo o nell'altro tanti ma proprio tanti hanno cominciato a cambiare registro. Il doping è penale. Soldi in giro non ci sono. E se arriva quello che vuole fare il fenomeno alla faccia degli altri, ci sta che agli altri girino le scatole.
Perciò, mi dispiace a questo punto attirarmi le parolacce di tutti, ma credo che i corridori debbano capire che è tempo di farla finita. Da qualche parte è finito un intervento che avevo fatto a proposito dei topi. Ecco, io credo che se parliamo di UOMINI VERI, essi devono capire che è arrivato il momento di smetterla.
Mi fa orrore leggere che il padre di Riccò dica che questi giovani devono imparare quali sono i valori della vita: che cosa hai insegnato a tuo figlio negli ultimi 24 anni? Mi dà fastidio leggere Riccò che tornerà più forte di prima. Mi dà fastidio vedere la Gazzetta a casa di Riccò che sogna di sposarsi. Mi dà fastidio perché in tutto questo non ho letto neanche una volta la parola che andava detta, la sola: SCUSATE.
Sono tutti ugualmente sporchi? Non ci credo. Mi dispiace ma non ci credo. Voglio credere ai controlli e alla mia esperienza. Si vedeva lontano dieci miglia che Sella andava troppo forte al Giro: fossi stato io il direttore di Bicisport avrei cominciato a scavare in quei giorni, anziché celebrarne l'impresa.
I corridori sono l'ultimo anello della catena, ma se il giochino sporco gli va bene, sono loro a firmare per contratti più ricchi.
Ero alla Carnia Classic, mischiato tra la folla, quando Sella veniva salutato come l'eroe del Giro. Bè, un eroe non è così. Un eroe ha il coraggio di tirarsi indietro quando andare avanti significa rubare e ingannare. Chi si dopa, sono d'accordo con chi l'ha detto, è un ladro. Ruba vittorie a quel solo corridore (ma sono molti di più) che non si dopa e ruba il sogno di quelli come me che ci credono.
Voi immaginate che inferno deve essere stata la vita di Sella dal giorno in cui hanno preso Riccò - e lui qundi si è reso conto che la Cera si trova - al momento in cui gli ispettori hanno suonto al suo campanello? Ne valeva la pena? L'ha costretto qualcuno? L'aveva costretto qualcuno a sputtanare Riccò?
Basta scuse e guanti di velluto. Voi siete con Riccò, io con Bicisport, che c'era quando Riccò ancora non esisteva e ci sarà anche dopo.
Si può non essere d'accordo, ma è quello che mi sentivo di dire. Se si continua così, ad aspettare che vengano puniti i manager e assolvendo i corridori, il ciclismo morirà.
Poco male, dico io, tanto la mia bici va avanti anche senza il Giro d'Italia. Ma mettiamoci in testa che i manager non saranno mai puntiti e i medici nemmeno. In Italia non si va in galera per omicidio, figurarsi per una siringa di Cera che neanche ti pagano. L'ordine dei medici non caccia i medici stupratori, che vuoi che sia una peretta di epo?
E allora, cari corridori, sta a voi girare intorno alle trappole. Si chiama autodifesa. Invece continuate a caderci dentro sapendo di farlo. E io per questo non vi perdono. Perché alla base del doping non c'è la gloria, ma ci sono i quattrini. E chi bara per fare quattrini, scusate la mia educazione bigotta e provinciale, io lo chiamo ladro.
Pantani era un'altra cosa. Pantani non l'hanno mai trovato positivo e ha continuato a lottare fino alla fine perché sapeva di essere un campione e perché aveva una dignità vera. Questi invece vanno alle corse e vincono solo perché chissà cosa hanno fatto. Poi si permettono di insultarsi l'uno con l'altro, sapendo di essere sulla stessa barca. E poi confessano. Il Panta non ha mai dato contro nessuno. Non ha mai pianto agli arrivi. Non si è mai sbrodolato addosso. Il Panta era un eroe, Sella e Riccò sono due piccoli uomini. Mi auguro lo capiscano e tornino in gruppo. Ma fino a quel giorno, al di là della compassione umana, non gli si diano applausi né riconoscimenti che non meritano.
Troppo duro? Chiamatela esasperazione. Un abbraccio a tutti...

 

[Modificato il 07/08/2008 alle 18:08 by grilloparlante]


 
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Livello Giuseppe Saronni




Posts: 685
Registrato: Sep 2005

  postato il 07/08/2008 alle 18:13
Il punto di vista di chi pensa che i corridori siano l'anello debole della catena, è un modo di essere più lungimiranti.
I corridori passano, il doping resta.
Puoi beccare anche 100 corridori dopati all'anno, non importa, ce ne saranno altri 100 a rimpiazzarli, dopati come loro.
Bisogna colpire le cause del problema, bisogna colpire chi spaccia sostanze dopanti, chi le prescrive, chi dirige le squadre e non sa controllare giorno per giorno i suoi atleti.
Se no continueremo a fingere di scandalizzarci per l'ennesimo corridore "beccato" con l'ennesimo ritrovato dell'industria farmaceutica.

Credere che la colpa sia solo dei corridori, e che basti colpire loro, è come credere che la pena di morte possa fermare gli omicidi, o il reato di clandestinità l'immigrazione clandestina.

Non bisogna eccedere nè nel colpevolizzare i corridori, nè nel proteggerli.
Riccò, Sella ecc. hanno sbagliato e sono stati disonesti.
Il loro sbaglio principale, la loro colpa, è aver messo consapevolmente a rischio la loro salute.
Le vittorie ottenute con l'inganno? Se tutti gli altri papabili per la vittoria sono dopati, è logico pensare che non stai ingannando nessuno.
Ma la salute è tua.
Sei tu che ti devi far operare per un'ostruzione di un'arteria a 30 anni (quando è una cosa che capita agli 80enni), sei tu che ti becchi un tumore, sei tu che rischi la vita per 15 anni di carriera.
Del resto, di tutto il resto, un uomo di 24 anni può fregarsene.
Ma della propria pellaccia no!

 

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Il ciclismo è uno sport sano e alla portata di tutti,contro la vecchiaia e le malattie, ma soprattutto conferisce grande lucidità ed efficienza sul lavoro [...]
Voglio anche dire che mi fanno pena e schifo gli impiegati che vengono in ufficio in macchina
e che la sera corrono a rinchiudersi in quelle scatole di sardine invece di farsi una bella sgambata fuori città...
(Visconte Cobram, da "Fantozzi contro tutti")

 
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Livello Luison Bobet




Posts: 786
Registrato: Jan 2006

  postato il 07/08/2008 alle 18:24
Beh, l'esasperazione è comprensibile, ma io continuo a stare con Riccò e Sella come stavo con Pantani (casi completamente diversi e statura atletica ed umana completamente diverse, su questo non ci sono dubbi). Il ciclismo continuerà ad esistere, BS continuerà ad esistere, ma i corridori rimangono il fulcro di tutto il movimento.
Se vogliamo condannarli senza ricordarci di cosa hanno intorno, allora facciamo prima a dire che c'è bisogno di pulizia e da qualche parte bisognerà pur cominciare. Come con l'autovelox, lo azioniamo e becchiamo qualche sfigato, così gli altri che passano di corsa vedono che gli fanno i fari, rallentano e pensano 'devo stare all'occhio, domani potrebbe toccare a me'. La logica sarebbe quella di colpirne uno per educarne cento, mi pare abbia già dato prova di essere una logica fallace.
Inoltre resta il fatto che, se chi manovra l'autovelox lo fa a piacimento, io passo a 60 orari e mi multano, mentre se vedono l'amico/a che passa ai 100 girano la macchinetta dall'altra parte... il risultato è quello che puoi immaginare (detto per inciso, io non ho mai beccato una multa all'autovelox e, soprattutto, non faccio mai i fari).
Se tutti avessero saputo dei test francesi, si sarebbero regolati di conseguenza... non credo sia consolante, significa che chi ci casca è scelto con cura.
Sella andava troppo forte? Vero, ma io che gli abito a 6 chilometri, lo vedevo partire e tornare ad ogni ora del giorno e mi chiedevo come mai, uno con le sue doti e la sua passione, non riuscisse più a combinare nulla. Errori suoi, probabilmente, ma non ho mai pensato che gli altri barassero e lui no.
Tu dici che tanti sono puliti e ci credo anche io, bisogna vedere di che livello di corridore parliamo.. invece non sto affatto con chi strilla contro i ladri. Abbiamo già constatato quanta gente incoerente ci sia in gruppo, le dichiarazioni di Sella su Riccò ne sono una testimonianza, per cui io le mani sul fuoco non le metterei per nessuno.
Inoltre, ricordo un altro corridore che diceva 'non vinco perchè gli altri barano' o, comunque, faceva capire questo... all'ultimo mediocre Tour l'ho visto patire come non mai. Mi sono ricordato che a volte, pensare che chi è più forte di te, debba per forza barare, è un motivo di probabile mancata crescita. Inoltre chi parla dei ladri, ora magari gode a vedere che Riccò è stato beccato, ma dimentica che le prendeva anche anni fa e che, soprattutto, tanti e troppi altri corridori gli arrivano davanti sulle salite... tutti ladri? E cosa penseranno, quando vincerà lui?
Certo, ora mette in dubbio tutta la carriera di Riccò ma questo, oltre che umanamente pietoso, è anche scorretto giacchè il controllo incriminato è di luglio 2008 e quello che è accaduto prima è tutto vero, batoste comprese, piaccia o meno.
Ti pare che il messaggio che lancia, nei confronti del ciclismo, sia positivo? No, per nulla e lui lo dovrebbe sapere... si potrebbe pensare che chi sta davanti, per forza ci sta col trucco.
Sono d'accordo con te sul fatto che dovrebbero smetterla di rischiare, dovrebbero stabilire una linea comune e farsi anche sentire con più forza: forse serve l'anno zero. Ma se finalmente si tirerà una riga e si deciderà di ripartire con la tolleranza zero, deve valere per tutti. I manager equivoci, i medici chiacchierati vanno mandati fuori al pari dei dirigenti che hanno fallito o che non hanno fatto abbastanza. Dici che non pagheranno mai? No, devono pagare per primi, altrimenti non è giusto che paghino i corridori. inoltre, una volta che si dovesse ripartire, i test li devono fare tutti, non solo chi viene 'nominato'.
Infine, mi pare che Riccò abbia chiesto scusa, dopo l'audizione al Coni, ma non mi aspettavo le sue scuse e non le ritengo determinanti: ogni persona può sbagliare e, la prima volta, va perdonata. Dopo no, basta una volta.
Questa era la proposta di BS, per questo non accetto la linea che ora hanno scelto. Ciao Luca

 

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Verità e giustizia per Marco Pantani

 
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Livello Marco Pantani
Utente del mese Febbraio 2009
Utente del mese Agosto 2009




Posts: 2093
Registrato: Sep 2004

  postato il 07/08/2008 alle 18:34
Grilloparlante, il finale mi ha spiazzato del tutto, mi riconosco la colpa di avere, nella vicenda Riccò, non abbastanza sottolineato la differenza fra Pantani e gli altri. L'ho fatto, ma non abbastanza, non come te, non con la tua passione e perentorietà.
Pantani è un eroe, è vero, e, come dice un articolo bellissimo de Le Figarò di qualche tempo fa:I campioni non sono esempi di virtù ma solo eroi.L'eroe non è un dio, ma un semidio, un divino bastardo.TRASCINA LA SUA PARTE D'OMBRA E CI AIUTA A RESISTERE.

Sì Riccò, Sella ecc. sono piccoli uomini, non eroi, a me fanno pena, non rabbia.
Tralascio le solite considerazioni sul doping ( se è di più, di meno o se è uguale), solo mi pare sbagliato dire che tanto in galera i medici non ci andranno mai.
Lo so che non ci andranno mai, nemmeno i dirigenti Coni, ma allora non mi fanno rabbia i ciclisti che, invece, ci vanno ( nel senso della squalifica e condanne penali e pure galera nel caso di Riccò).
Cioè non è che se berlusconi si fa il lodo Alfano e i responsabili delle morti sul lavoro ( e tanti altri) non vanno in galera, io però mi scaglio contro i rom, gli extracomunitari, gli impegati statali.
In galera o nei guai ci vanno solo i poveracci, va beh..... ma non chiedo tolleranza zero per i rom e gli extracomunitari tanto i ricchi non pagheranno mai.
Poi io sono della sinistra patetica, non me la levo a 50 anni questa visione del mondo.
Però, apprezzo molto i tuoi interventi appassionati e intelligenti, fatti con gusto, come Ratatouille.
Mi sembrano giusti e misurati perché, noto dal thread sul doping e da venti privati, questa guerra fra incrementalisti e perfezionisti sta prendendo un'aria e una piega veramente feroce e che investe anche gli aspetti personali.

P.S. Monsieur 40%: il doping è legge penale, i medici sono da sempre sottoposti alle norme, anche penali ,che regolano la loro professione,anche prima della legge sul doping, ma in galera non possono andarci, sono stati assolti tutti per prescrizione, come i dirigenti Coni.
Solo se ci sono accuse nuove possono essere processati, ma alla fine, ha ragione Grilloparlante, saranno sempre assolti.

 

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Verità e giustizia per Marco Pantani: una battaglia di civiltà.

Arcana loggia per il ripristino della civiltà dell'ordalia.

IO NON L'HO VOTATO.

IO CORRO DOPATO COME TUTTI.

"E' tutto alla conoscenza di tutti" Marco Pantani,1997 ( tempi non sospetti),parlando di doping in un'intervista televisiva con Gianni Minà.

Non sono a favore del doping. Sono semplicemente contro l'antidoping.

Hypocrisy free.

CAREFUL WITH THAT AXE, EUGENIO.



 
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Livello Gastone Nencini




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Registrato: Jul 2008

  postato il 07/08/2008 alle 19:56
Originariamente inviato da luke

Beh, l'esasperazione è comprensibile, ma io continuo a stare con Riccò e Sella come stavo con Pantani (casi completamente diversi e statura atletica ed umana completamente diverse, su questo non ci sono dubbi). Il ciclismo continuerà ad esistere, BS continuerà ad esistere, ma i corridori rimangono il fulcro di tutto il movimento.
Se vogliamo condannarli senza ricordarci di cosa hanno intorno, allora facciamo prima a dire che c'è bisogno di pulizia e da qualche parte bisognerà pur cominciare. Come con l'autovelox, lo azioniamo e becchiamo qualche sfigato, così gli altri che passano di corsa vedono che gli fanno i fari, rallentano e pensano 'devo stare all'occhio, domani potrebbe toccare a me'. La logica sarebbe quella di colpirne uno per educarne cento, mi pare abbia già dato prova di essere una logica fallace.
Inoltre resta il fatto che, se chi manovra l'autovelox lo fa a piacimento, io passo a 60 orari e mi multano, mentre se vedono l'amico/a che passa ai 100 girano la macchinetta dall'altra parte... il risultato è quello che puoi immaginare (detto per inciso, io non ho mai beccato una multa all'autovelox e, soprattutto, non faccio mai i fari).
Se tutti avessero saputo dei test francesi, si sarebbero regolati di conseguenza... non credo sia consolante, significa che chi ci casca è scelto con cura.
Sella andava troppo forte? Vero, ma io che gli abito a 6 chilometri, lo vedevo partire e tornare ad ogni ora del giorno e mi chiedevo come mai, uno con le sue doti e la sua passione, non riuscisse più a combinare nulla. Errori suoi, probabilmente, ma non ho mai pensato che gli altri barassero e lui no.
Tu dici che tanti sono puliti e ci credo anche io, bisogna vedere di che livello di corridore parliamo.. invece non sto affatto con chi strilla contro i ladri. Abbiamo già constatato quanta gente incoerente ci sia in gruppo, le dichiarazioni di Sella su Riccò ne sono una testimonianza, per cui io le mani sul fuoco non le metterei per nessuno.
Inoltre, ricordo un altro corridore che diceva 'non vinco perchè gli altri barano' o, comunque, faceva capire questo... all'ultimo mediocre Tour l'ho visto patire come non mai. Mi sono ricordato che a volte, pensare che chi è più forte di te, debba per forza barare, è un motivo di probabile mancata crescita. Inoltre chi parla dei ladri, ora magari gode a vedere che Riccò è stato beccato, ma dimentica che le prendeva anche anni fa e che, soprattutto, tanti e troppi altri corridori gli arrivano davanti sulle salite... tutti ladri? E cosa penseranno, quando vincerà lui?
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Sono d'accordo con te sul fatto che dovrebbero smetterla di rischiare, dovrebbero stabilire una linea comune e farsi anche sentire con più forza: forse serve l'anno zero. Ma se finalmente si tirerà una riga e si deciderà di ripartire con la tolleranza zero, deve valere per tutti. I manager equivoci, i medici chiacchierati vanno mandati fuori al pari dei dirigenti che hanno fallito o che non hanno fatto abbastanza. Dici che non pagheranno mai? No, devono pagare per primi, altrimenti non è giusto che paghino i corridori. inoltre, una volta che si dovesse ripartire, i test li devono fare tutti, non solo chi viene 'nominato'.
Infine, mi pare che Riccò abbia chiesto scusa, dopo l'audizione al Coni, ma non mi aspettavo le sue scuse e non le ritengo determinanti: ogni persona può sbagliare e, la prima volta, va perdonata. Dopo no, basta una volta.
Questa era la proposta di BS, per questo non accetto la linea che ora hanno scelto. Ciao Luca


Nuovamente luke sei da applausi!

La Tolleranza Zero deve valere prima per i burattinai del doping e i loro astuti messaggeri, siano essi preparatori, medici, dirigenti, tecnici e quant' altro, con un ambiente che inizi a rpulirsi di certa gente forse qualche comportamento più virtuoso degli atleti inizierà a trasparire e costoro penseranno a correre per ilgusto ddll' impresa e la bellezza delle vittorie e non per il loro significato in termini di guadagno.

Ultimo maestro di questo alto sentire professionale e deella gratificazione etica del correre in bicicletta sognando di vincere le grandi corse in maniera genuina senza cardiofrequenzimetri e tabelline preparate dai santoni vari è stato Marco Pantani.

Dopo di lui il vuoto, a parte qualche sporadico esempio di campione che riesce a sprigionare almeno parzialmente la stessa etica professionale-Ivan Basso e Paolo Bettini, anche se entrambi, con le notevoli differenze e colpe nel caso del primo, e un sordido egoismo sindacale per il secondo, non riusciranno mai e poi mai avvicinarsi al carisma innato dello scalatore romagnolo.

Riccò e Sella, tra i pochi in gruppo ad avere potenzialità catalizzatrici d' entusiasmo devono ricreare la loro credibilità sotto questo punto di vista, che hanno momentaneamente smarrito,anche se ad onor del vero questa identità a correre per l' onore ed il prestigio che solo un certo modo di correre ed interpretare il proprio mestiere, non con calcoli di mera programmazione scientifica,ti possono dare, è del tutto carente tra i corridori di vertice.

Peccato perchè le parole di Riccò nelle interviste in cui dichiarava la propria volontà di attaccare e far saltare il banco e la voglia di emulare Pantani con la stessa condotta di gara, mi lasciavano presagire di essere quel tipo di corridore col gusto del correre all' antica senza freni inibitori.

Chiudendo l' OT in cui sono sprofondato auspico sia per Sella che per Riccò una piena riabilitazione all' interno di un' ambiente ciclistico in cui siano definitivamente contenuti i fisiologici sbalzi d' umore..

Ma quest' ultima è pura utopia perchè in Italia l' incoerenza e le oscillazioni radicali di gusto ed opinione sono all' ordine del giorno.


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 07/08/2008 alle 20:09
Originariamente inviato da Monsieur 40%

Originariamente inviato da super cunego

Si è vero col senno di poi...però c'è da dire che quei medici sono squalificati per un certo motivo, e non dovrebbero rientrare nella sfera ciclismo. Siccome purtroppo l'unico modo per rendere loro inerti sarebbe la pena di morte, inattuabile ovviamente, allora si deve trovare un modo per evitare che i ciclisti ci caschino.


Ad esempio, visto che in Italia c'è una legge sul doping, mettendo in carcere questi "signori".

Una domanda: qual è l'unico modo per rendere interte te? Attuabile, ovviamente.


Per me...non hai nessuna speranza!

Per quanto riguarda questi signori sarebbe ottimo metterli in carcere, giustissimo.
Ero andato dritto alla pena di morte dici che sia forcaiolo?

Le possibilità a questo punto sono due:

1) legiferare in modo che questi personaggi vadano in galera, tesi preferita

2) legiferare in modo che i ciclisti non possano andare da certi personaggi nel momento in cui questi per qualsiasi calamità non siano dietro alle sbarre (decorrenza, buon avvocato...etc.)
magari facendo il giro largo e ovviamente con equità di giudizio. (non parlo solo del caso di riccò, lo prendo come esempio)
Cosa intendo per giro largo, visto che ci si scandalizza perchè si dovrebbe vietare al corridore di far riferimento a certi stregoni, si prende il discorso dalla parte di non far praticare l'attività a questi.
Partendo da questo presupposto ognuno che da possibilità di lavoro a questi viene squalificato, una squalifica irrisoria (rispetto ai due anni) ma che comunque pesa (due-tre mesi). Una sorta di continuità del codice etico, se la squadra non può appoggiarsi ad atleti squalificati, così il ciclista non si può appoggiare a santoni squalificati.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 07/08/2008 alle 20:17
Originariamente inviato da cassius
Credere che la colpa sia solo dei corridori, e che basti colpire loro, è come credere che la pena di morte possa fermare gli omicidi, o il reato di clandestinità l'immigrazione clandestina.


E chi lo crede, chi lo dice. Si sta dicendo che devono fare qualcosa per cambiare e per smantellare il sistema, non che devono pagare solo loro. Certo fino a che non parleranno andrà così, ma non è colpa mia/nostra.


Le vittorie ottenute con l'inganno? Se tutti gli altri papabili per la vittoria sono dopati, è logico pensare che non stai ingannando nessuno.


Se anche solo uno del gruppo è pulito, e IO CI CREDO, questa è una truffa. punto.

 

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  postato il 08/08/2008 alle 08:05
Grazie mille Aug, troppo buono. Per quanto riguarda Ricky, quello è il suo modo di essere e di correre. Quel suo dichiarare 'oggi attacco lì' è il suo marchio, quel suo guardare l'avversario negli occhi prima di partire è il marchio del Cobra. Quello che è accaduto al Tour rimane un errore grave, ma non cambia l'autenticità di ciò che ha fatto fino ad allora: d'altronde, certi dubbi li si devono avere anche su chi gli stava davanti in classifica... Io spero torni in gruppo, troppo palloso il ciclismo dei ragionieri.

Cari Grilloparlante e Donchisciotte, ho riflettuto molto su quella definizione dei Sella e Riccò, per voi 'piccoli uomini': non sono per niente d'accordo.
Se il paragone è con Pantani allora è facile imbattersi in piccoli uomini, giacchè il confronto viene fatto con un gigante, ma mi pare che nel ciclismo di quei tempi i piccoli uomini ci fossero eccome. Ricordo le dichiarazioni di certi colleghi nei confronti di Pantani e di altri corridori, astiose e gaudenti come si conviene quando ad essere colpito è chi ti sta sulle palle. Non vedo grosse differenze, se non che il Riccò ha confessato, mentre altri non lo hanno mai fatto (non parlo di Marco, ovviamente) o lo hanno fatto a fine carriera o quasi.
Piccoli uomini? No, uomini semplicemente. Ma il mondo va avanti, non si è fermato neppure davanti alla morte di un certo Gesù.
Il mondo va avanti e quello che ci può offrire adesso è questo, i corridori di adesso non saranno giganti ma, al di fuori dei Pantani, Indurain e pochi altri, io tanti giganti non li vedevo neppure allora.
Ah, è vero che Sella andava troppo forte, così come anche Mr. Piagnisteo dice che sull'Aspin 'era una moto', ma non capisco perchè non si debba sottolineare che erano gli altri ad andare sin troppo piano. Si guardavano, si studiavano e intanto chi era davanti si involava. Basti pensare all'Alpe d'Huez, quando Sastre fuggiva e dietro si assisteva ad un imbarazzante balletto tra uomini che non avevano il coraggio di rischiare nulla. E' bastato che Sastre (bravissimo) avesse un'oretta di coraggio per far saltare il più mediocre Tour che io ricordi.
E' questo il ciclismo che piace, quello dei temporeggiatori? Tenetevelo, grazie.
A me piace il ciclismo di chi rischia, di chi scommette su sè, il doping lì non c'entra molto, altrimenti mi viene spontaneo chiedere perchè si può puntare il dito su chi va troppo forte in salita e non su chi appioppa i minuti a cronometro. A me piace il ciclismo dello spettacolo, il ciclismo degli uomini coraggiosi.

 

[Modificato il 08/08/2008 alle 08:07 by luke]

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  postato il 08/08/2008 alle 10:01
mi ero perso la chicca a pag. 130 di BS
 
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  postato il 08/08/2008 alle 10:56
Tanto per continuare a parlare, ho appena postato nel thread sul doping la notizia secondo la quale la spagnola, che ha abbandonato i giochi di Pechino per attacco d'ansia, in realtà sia andata via per evitare i controlli. Mi sono subito chiesto in quale sport accadano cose simili... questo è l'effetto del sensazionalismo, questi sono i risultati che si ottiene a continuare a piangersi addosso.
Le copertine che inneggiano alla tolleranza zero, gli editoriali con ossessivi riferimenti agli stregoni, il voler sbandierare questo o quell'atleta garantendo per la sua pulizia, che cosa fanno ottenere se non questo? Davvero è necessario sbattere tutto in piazza e darsi in pasto agli sciacalli?
Sono sempre più convinto che il vero danno per il ciclismo derivi da questo comportamento da complessati. Ok, c'è il doping, e allora? C'è in tutti gli sport, c'è anche tra gli amatori, nelle palestre, persino nei rave-party, per la strada c'è ben di peggio.
Allora si deve in primis tutelare il movimento e chi è il vero patrimonio del movimento, ovvero l'atleta. Poi bisogna fare il possibile per allontanare i profittatori ed i personaggi loschi, ripristinando una situazione normale. le denunce coraggiose di BS sui radiati che stavano ancora in ammiraglia vanno in questo senso e meritano quantomeno un'applauso.
Ma una volta che si riesca a fare piazza pulita, si deve partire con regole chiare e severe, ma solo da allora. Nel frattempo, non c'è bisogno di esporre nessuno al pubblico ludibrio, perchè il ragionamento che tale atteggiamento scatena è 'se dicono loro che ci sono anche i corridori sporchi, in realtà potrebbero essere molti di più' e via così. Provate a parlare con la gente, per la strada: pensano quasi tutti che i ciclisti puliti non esistano. Questo non dipende dai soli ciclisti.
Il ciclismo va protetto anche e soprattutto da quei parassiti che lo usano a fini propagandistici, per fare i titoloni e poteggere sport che stanno mesi ben peggio... Bisogna fare il muso duro: 'ok, c'è il doping, noi almeno stiamo facendo qualcosa! Voi pensate ai vostri problemi, alle varie Calciopoli, alle scommesse nel tennis, alle spy story e andatevene affanc...!'. Se ne andranno in tanti 'appassionati' dal ciclismo? Decisamente meglio così, resteranno quelli veri. Calerà il giro vorticoso di interessi e ci saranno meno soldi, il gioco non varrà più la candela.
E poi, finalmente, chiediamo che siano i dirigenti e gli addetti ai lavori non all'altezza ad andarsene, evitiamo di dare credito ai vari procuratori, a presidenti federali e compagnia cantante, meglio stare con gli atleti: se non altro, loro ci mettono faccia e tutto il resto, quello che portano a casa se lo sudano e danno da mangiare anche a certi grandi uomini che ne usano le sventure a fini propagandistici.

 

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  postato il 08/08/2008 alle 11:29
«E' questo il ciclismo che piace, quello dei temporeggiatori? Tenetevelo, grazie. A me piace il ciclismo di chi rischia, di chi scommette su sé, il doping lì non c'entra molto, altrimenti mi viene spontaneo chiedere perchè si può puntare il dito su chi va troppo forte in salita e non su chi appioppa i minuti a cronometro. A me piace il ciclismo dello spettacolo, il ciclismo degli uomini coraggiosi».

Ciao Luke, partirei da questa tua frase, per cercare di dire quello che ho in testa. Il ciclismo di oggi è diverso ed è diverso perché non ci sono in circolazione campioni da corse a tappe. Non solo in Italia, direi a livello internazionale, con Andy Schleck e forse Kreuziger che promettono un gran bene. Quando è così, bisogna avere pazienza e rendersi conto che è inutile aspettarsi il salto doppio e la piroetta sulle salite, perché l’unico modo per averlo è il dolo.
Il Giro d’Italia, dove davvero Contador è arrivato a corto di preparazione, ha confermato che il livello dei primi è basso e omogeneo. Tu dici che ne fai a meno, io dico che invece va benissimo, perché in simili condizioni l’unico modo di vincere le corse onestamente è giocarle sulla tattica. I direttori sportivi di oggi magari non sono tanto capaci di farlo, forse perché sono tutti ex corridori dell’epoca in cui bastava girare un po’ la vite per fare la differenza. Quando c’è livellamento, si deve inventare e se qualcuno avesse creduto all’attacco di Pellizotti sul Giau e avessero attaccato a fondo, Contador sarebbe saltato in aria. L’ha ammesso lui dopo, ringraziando il cielo per il poco coraggio dei suoi avversari.
Ebbene, credi che la fuga da lontano in montagna valga emotivamente meno dell’attacco secco sulla salita finale? Io non credo.
Il ciclismo di oggi è diverso perché in gruppo le cose sono davvero cambiate. Ci sarà sempre il matto, come dice Bettini, ma il resto sta camminando verso la pulizia. Chiaro che tutti o quasi abbiano scheletri nell’armadio, ma rivendico anche il diritto di ciascuno nel condannare chi lo scheletro continua a portarselo sulle spalle, fregandosene dei sacrifici degli altri.
Riccò avrebbe potuto vincere una tappa al Tour anche senza epo. Magari avrebbe vinto l’Alpe d’Huez, invece ha voluto strafare. Lo capisci che rabbia può fare a gente, che magari ha fatto le stesse cose fino all’anno prima, vedere un ragazzino già poco simpatico che li sbeffeggia e li umilia col doping?
Io sto coi corridori e la loro rabbia, mi dispiace.
Ai tempi del Panta, quando gli ottanta chili di Ullrich potevano andare in salita allo stesso modo e poi volavano a 70 all’ora nelle crono, era diverso.
Ma oggi non è più così. Lo è stato fino ad Armstrong. Arrivo a pensare che se non ci fosse stato quel mostro di forza e sospetti, lo stesso Basso non avrebbe avuto bisogno delle trasfusioni. Ma dico anche che se l’unica risposta che l’ambiente ha saputo dare allo strapotere di Armstrong è stata la chimica, allora l’ambiente vale veramente poco.
Armstrong volava da far paura anche il giorno in cui un omino malato e ferito nell’anima da una colpa che tentavano di appioppargli lo attaccò da lontanissimo e lo mandò in crisi. Ma ci pensi che cosa sarebbe successo se quel babbeo di Virenque fosse entrato nella fuga assieme al suo Hervé e con lui magari un altro leader, tipo Moreau, Heras o Botero?

Non sono i watt l’unico modo di entusiasmare, ma ora riprendo un altro tuo passaggio: «Se tutti avessero saputo dei test francesi, si sarebbero regolati di conseguenza... non credo sia consolante, significa che chi ci casca è scelto con cura. Sella andava troppo forte? Vero, ma io che gli abito a 6 chilometri, lo vedevo partire e tornare ad ogni ora del giorno e mi chiedevo come mai, uno con le sue doti e la sua passione, non riuscisse più a combinare nulla. Errori suoi, probabilmente, ma non ho mai pensato che gli altri barassero e lui no. Tu dici che tanti sono puliti e ci credo anche io, bisogna vedere di che livello di corridore parliamo.. invece non sto affatto con chi strilla contro i ladri. Abbiamo già constatato quanta gente incoerente ci sia in gruppo, le dichiarazioni di Sella su Riccò ne sono una testimonianza, per cui io le mani sul fuoco non le metterei per nessuno. Inoltre, ricordo un altro corridore che diceva 'non vinco perchè gli altri barano' o, comunque, faceva capire questo... all'ultimo mediocre Tour l'ho visto patire come non mai. Mi sono ricordato che a volte, pensare che chi è più forte di te, debba per forza barare, è un motivo di probabile mancata crescita. Inoltre chi parla dei ladri, ora magari gode a vedere che Riccò è stato beccato, ma dimentica che le prendeva anche anni fa e che, soprattutto, tanti e troppi altri corridori gli arrivano davanti sulle salite... tutti ladri? E cosa penseranno, quando vincerà lui?».

Secondo me il passo che si deve fare per voltare pagina è accettare che tutti hanno fatto, ma ora bisogna essere disposti ad accettare che adesso non facciano più. Nessuno nega che per fare il corridore ci si debba fare un mazzo tanto, ma il ciclismo di Sella e Riccò mi è sembrato quello dei primi anni Novanta, quando pochi prendevano l’epo e vedevi quello che scattava sul Poggio con il 53x14 o tre di una stessa squadra che aprivano il gas sul Muro d’Huy o lo svizzero che vinceva il Giro nonostante il suo fisico da scaldabagno. Era entusiasmante? No, era imbarazzante, allo stesso modo in cui è stato imbarazzante lo strapotere di Sella al Giro e quello di Riccò sull’Aubisque.
Tu vai in bici? Sei mai uscito in gruppo? Dopo un po’ di chilometri impari a riconoscere le gambe di chi va forte e senti qual è la soglia del dolore e sai che se qualcuno accelera oltre quella soglia ti stacchi. Se Nibali dice che sull’Aubisque Piepoli e Riccò andavano al doppio, così come dice che a lui e Noè era sembrato strano vedere al Giro Sella sempre in coda al gruppo e poi saltellare sulle salite, vuol dire che quella velocità era davvero troppo alta. I corridori sanno tutto quello che gli succede attorno. Nibali sa quello che fa Riccò e viceversa. Se prima lo detestavano, ma non dicevano per quella maledetta omertà che sta uccidendo il ciclismo, quando Riccò è caduto…
Il ciclismo è fatto di sofferenza. A tutti i livelli. Pantani ha sofferto per vincere, glielo leggevi in faccia. Non gli ho mai visto il sorriso di certi fenomeni più recenti, che hanno una facilità impressionante.
In gruppo lo sanno chi era Pantani e qualcuno ricorda anche quanto soffrisse. Vedere ragazzi andare alla stessa velocità senza quasi neanche sudare, ha creato dei dubbi.
La cosa più giusta che ha detto Riccò è che lui col Panta non c’incastra nulla. Un tributo dovuto al più grande. Uno che ha sudato, sofferto e vinto. Uno vero, lo ripeto, e per questo condannato. E’ molto più difficile abbattere un uomo vero che un ragazzino ingenuo e sciocco come Riccò. L’uomo vero devi metterlo in mezzo. Per Riccò e Sella in fondo è stato sufficiente prendere le carte e andare a vedere il loro bluff.
Quanto alla chicca di pag. 130: comincio a capire quanto sia gratificante scrivere su un giornale di ciclismo, credere in un personaggio, grande o piccolo che sia, raccontare la sua storia commovente, commuoversi e subito dopo scoprire che t’ha fregato…


 
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  postato il 08/08/2008 alle 12:05
Hai ragione, il ciclismo di metà anni 90 era noioso ed imbarazzante, non per niente ricordo il Giro '95 come una delle corse più pallose della storia. Forse mi sono espresso male, ma a me il ciclismo dei watt non è mai piaciuto: a me piaceva il Diablo, è stato grazie a lui che ho abbandonato le racchette da tennis e sono salito in bici, in un momento in cui faticavo ad uscire da una depressione fastidiosa... ma questo non c'entra, è un altro discorso. Mi ricordo di Indurain e Bugno, loro erano dei grandi ma non mi emozionavano, il Diablo aveva metà delle loro doti ma mi faceva impazzire... te lo immagini un Bugno con il carattere e la follia sportiva di Claudio?
Poi è arrivato il Panta ed ho finalmente capito quale fosse il ciclismo eroico, ho avuto modo di vedere che il cuore ed il coraggio contano più dei watt.
Quando parlo di ciclismo 'dei ragionieri' mi riferisco a quei giorni, perchè vedere in questo Tour il plotone dei migliori che si studiava sull'Alpe mentre sastre andava a prendersi il Tour, mi ha portato a ragionare sui limiti notevoli dei big attuali e mi ha fatto precipitare nella paura di rivivere un ciclismo noioso come quello. E' vero, il livello è basso e appiattito, ma non lo ritengo un bene: avere uno come Riccò che non ha paura di dire 'aspettatemi sul Monte Pora' e poi mantiene, al ciclismo serviva come il pane. Per carità, l'attacco da lontano vale molto di più, ma al Giro ne abbiamo visti pochi, l'unico di classifica ad avere questo coraggio è stato il Killer.
Per quanto riguarda Nibali, il discorso è semplice: magari non ci crederai, ma io mi fido di quel suo dichiararsi pulito, quello che mi fa incazzare è il messaggio implicito, ovvero 'gli altri sono sporchi'. Pessimo spot per il ciclismo.
Sì, in bici ci vado, i miei 9000 km all'anno li faccio e vorrei anche poterne fare di più, ma se pensassi, ogni volta che qualcuno mi stacca in salita, che ha barato o, peggio, pensassi che chi stacco io magari è certo che io abbia barato, avrei rimesso la bici in garage e sarei tornato alle racchette.
Voglio dire che è palese che Riccò al Tour abbia esagerato, la sua confessione in questo senso è fin troppo eloquente, ma mi chiedo che senso abbia rivangare quanto è stato prima di quel controllo. Perchè si deve mettere in dubbio tutto? Certo, capisco che Riccardo si è comportato da sbruffone ed ora gliela fanno pagare, ma la vera lezione sarebbe un'altra.
Hai diritto a condannare chi ha sbagliato, ma poi bisogna anche saper perdonare. Chi sbaglia paghi, poi gli venga data la possibilità di riscattarsi, questa è una lezione ben più importante che non metterlo all'indice e alla gogna. Le dichiarazioni rozze, gaudenti e cattive di certi suoi avversari sono veramente di una bassezza unica.
Quello che mi dispiace è che all'orizzonte, di gente che ci possa far diverire, ne vedo poca: lo stesso Nibali, per il quale nutrivo una certa stima, non mi pare un corridore che dia spettacolo ed io, dopo aver visto Marco Pantani, cerco sempre chi me lo ricordi anche minimamente. Sia chiaro, so che Marco era un gigante, ma una figura come quella di Riccò in questo ciclismo serviva.
Mi hai fatto ricordare quella fuga del Panta al Tour 2000... ah, se quella volta avesse avuto un pò di fondo in più e di collaborazione, il Tour lo faceva saltare. A pensarci mi dico che cose simili non le rivedrò più.
Imprese come quelle della Marmolada, delle Deux Alpes, del Mortirolo, quando mai le rivedremo?
Per quanto riguarda la chicca di pag. 130, non ho il giornale a portata di mano, per cui non so di cosa si parli.. più tardi vedo di cosa si tratta. Ciao

PS: non mi sono mai informato, ma non credo che i tempi di Riccò e Sella su quelle salite siano in linea con quelli di Marco. Ho capito, comunque, il concetto.

 

[Modificato il 08/08/2008 alle 12:08 by luke]

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  postato il 08/08/2008 alle 18:38
A me pare che quello su cui ci incartoccia sia la diversa visione su un punto fondamentale. E mi pare che, in questa disputa, Grilloparlante stia portando quella pacatezza di giudizio che si è smarrita nel thread sul doping e anche quelle argomentazioni che poi fanno la differenza.
Quello su cui ci accortoccia è l’antidoping.
Chi pensa ( io fra questi) che l’antidoping si muova secondo logiche estranee alla lotta al doping ( giochi di potere, ricatti ecc.) e che, per questo, ciò che persegue non è, appunto, lottare contro il doping ma riprodurre il sistema del doping secondo variazioni necessarie ma, sostanzialmente, riprodurlo.
Chi pensa che tutto questo, vero o meno che sia, non conta nulla: importante è beccarli. Meno uno ( è la logica).
Chiaramente sono posizioni inconciliabili .
Sinceramente non credo che oggi ci sia meno doping, c’è un doping diverso ma diffuso.
E’ vero che oggi non ci sono campioni ma è anche vero che, come leggo, un doping come il Cera o le trasfusioni non dà i picchi dell’epo anni novanta.
E’ verissimo quello che dice grilloparlante, negli anni novanta, con l’epo, un passista andava in salita come uno scalatore e poi lo surclassava a cronometro, anche allora si poteva dire: non accetto, ma si doveva, poi, lasciare il ciclismo,come fece il nipote di Moser, perché l’epo,come si prendeva negli anni novanta,richiedeva per forza che tutti si adeguassero.
Nei primi anni novanta non la conoscevano tutti e ci fu l’epoca delle meteore, ma, appunto, Pantani nel 1997 a Minà disse: sì , ma dopo un po’ quello che sai tu so io e le posizioni tornano alla pari.
Oggi c’è un doping diverso ma è diffusissimo. Non prendono solo Sella o Riccò che hanno fatto cose prodigiose, prendono gente che io nemmeno conosco ( Duenas, quello della pagina 130).
Al Tour, se non ho letto male, 76 ciclisti hanno un certificato,sinceramente penso che nemmeno l’1% sia vero, il resto dei certificati che cosa copre? Anche fossero veri il 50% ( cosa che non credo per nulla), 38 corridori avrebbero un certificato che copre qualcosa.
Venti hanno risultati anomali che non si possono rivelare per la privacy. Qualche positivo di cui uno non si può sapere chi è. E le squadre di questi corridori? Tutte che non sanno nulla? Non credo, allora aumenta il numero dei coinvolti.
Oggi Sella ha parlato facendo il nome , scrive Tuttobiciweb,del medico del processo di Padova, quelle indagini risalgono al 2001, questo sono sette anni che continua a operare, furono tutti assolti perché le intercettazioni non si possono usare per il doping, fra i ciclisti coinvolti in quell’inchiesta ( e assolti per non utilizzabilità delle intercettazioni) c’è uno che stanotte ( o domani mattina, non so) corre.
Allora lo vedi, caro Grilloparlante, che ricorrono sempre gli stessi nomi di medici? Santuccione, quest’altro ( non dico il nome perché Tuttobiciweb cita solo il coinvolgimento nel processo di Padova e non fa il nome ma me lo ricordo). Sempre gli stessi e hanno clienti mai in diminuzione.
La Bastianelli: al di là del doping su cui non ho elementi per dire niente, il problema della ragazza l’ha detto Di Rocco. Siamo certi che l’esasperazione delle diete di cui parlava BS non c’entri niente? Siamo certi che dietro quelle diete esasperate non ci sia altro?
Devo credere che si dopano di meno perché sono stanchi?
Ho visto recentemente i dvd su Marco Pantani. Giri e Tour degli anni novanta, io la gente stanchissima l’ho vista in questi dvd, compreso Pantani ovviamente.
Devo credere che non si dopano perché il ciclismo fa controlli di ogni tipo, alcuni pionieristici al massimo. E’ possibile credere che ci sia un’isoletta dove il doping si combatte davvero e intorno un letamaio con laboratori di ricerca miliardari a studiare nuove molecole? Se si producono due milioni di lavatrici, se ne devono vendere due milioni, altrimenti il sistema salta.
Sella, sempre secondo Tuttbiciweb, avrebbe parlato dell’avviamento al doping dalle squadre giovanili in poi. Siamo certi che questi ragazzi di vent’anni o meno ( le squadre giovanili) abbiano una reale possibilità di scelta? A 20 anni si è stupidi davvero, diceva il poeta.
Io guardo sella, Riccò, mi sembrano ragazzini , Riccò insolente ma superficiale, guadagnano tanto in un mondo che li sbatte in faccia che solo i soldi contano. Sono liberi di scegliere? Boh….., andate in una scuola superiore ( l’età di un Riccò alle squadre giovanili) e vedete quale grado di consapevolezza di sé, di senso morale della vita, di capacità di capire le scelte ci sia. Andate e vedete.
Ho detto, con Grilloparlante, “piccoli uomini” e Luke mi ha rimproverato.
Ecco, anche Pantani era un ragazzo, era un campione ma poteva essere anche , come persona, uno come Riccò. Non è che era obbligatorio essere Pantani. Pantani si è martoriato per quattro ani per un sospetto, per lo sguardo dubbioso di anche un solo tifoso, ha fatto del dubbio sul suo talento una questione in cui si aveva a che fare con la vita stessa. NOn era superficiale, andava fuori soglia in salita e nell’analisi esistenziale di quello che gli accadeva.
Riccò e Sella confessano per avere meno squalifica e meno pena penale, Pantani anche poteva dire: va beh… non lo so che è successo, un errore, ricomincio a correre, testimonio lo sport pulito.
Ha detto no, voleva la verità.
Riccò e Sella si accontentano di uno sconto di pena in cambio di alcuni nomi e quando parlano ( ho visto Riccò, sella ancora no), l’ho scritto giorni fa, sono insolenti, sanno di stare recitando una parte che è il dare e avere, e superficiali.
Non passeranno notti tormentate a macerarsi sul sistema, sulla solidarietà fra ciclisti, sul far saltare il banco, non si demoliranno, non passeranno attraverso la sofferenza assoluta. Come ha fatto Pantani, che era pure lui un ragazzo.
Allora sono piccoli uomini, anche Pantani era un ragazzo, ma non era un piccolo uomo.
Quello che però mi dispiace è che non siamo noi a decidere nemmeno le emergenze reali.
Oggi muoiono tre persone al giorno sul lavoro ( e c’è qualcuno che non arrossisce a parlare di dati gonfiati) ma l’emergenza è il rom, l’esercito non va nei cantieri.
E oggi è stata creata questa emergenza doping nel ciclismo. Se è vero, come dice Grilloparlante, che il doping è diminuito nel ciclismo, perché c’è l’emergenza? Perché siamo qua a scannarci?
Un tifoso di calcio, lo vedo nei miei amici, si guarda le partite e non pensa al doping, se le gode, se passano davanti alla televisione accesa da me su una corsa mi dicono: ma lascia stare, sono tutti dopati!
Ronaldo barcollava sulla scaletta dell’aereo,la Juve aveva una farmacia ( tutti assolti va beh…, i calciatori solo testimoni), all’Acqua Acetosa rompevano provette per l’imperizia dei medici ( sicuramente), dentro calciopoli si chiedeva di coprire un positivo e si otteneva, muoiono diversi calciatori, uno dei nostri ragazzi si fa la flebo in tv, però nessun tifoso vede la partita e pensa al doping.
Nessun giornale che parli di calcio mischia il discorso doping con le cronache delle partite. Distinti e separati.
Allora la cosa triste , è che ha vinto Capodacqua ( cioè, non lui, il suo modo di rappresentarsi il ciclismo e rappresentarlo ai lettori).
Il ciclismo è stato ridotto al doping, appiattito sul doping, appiattito su un linguaggio e un modo di fare giornalismo che non ha densità, narrazione, capacità di cogliere l’uomo, la sua fatica ( dopata, sì, come ovunque), la sua fragilità rispetto a una natura indifferente ( la montagna, il caldo, il freddo, la pioggia),i gesti degli atleti, la vita povera di un rubano,la vita da marinaio di terra dell’inviato.
No, ci siamo appiattiti sul doping.
Vicennati ha di fronte una bella persona come Sastre ma deve tirare il freno a mano ( e se dopo che il giornale è in edicola esce che è dopato?).
Ecco, il capodacquismo ha vinto ( certo, poi, Vicennati o Mura , in questa riduzione del ciclismo al doping ci portano se stessi e è tutto un altro scrivere, ma , comunque, un po’ trattenuti, non so come dire).
Capodacqua arriva in cima a Plan de Corones e dice: sarà questo il bello del ciclismo? ( l’anticlimax).
E poi un paginone sul doping, una cronaca di tappa e sospetti disseminati.
In questo ridurre il cicliso al doping, il talento ( anche scarsino dei ciclisti di oggi) al doping, ha vinto Capodacqua.
Per questo mi ha intristito la copertina di Bicisport e alcuni articoli.
Ma la verità è quella che dice Grilloparlante: Riccò la tappa al Tour l’avrebbe vinta anche con il solo talento. E la sua vittoria al tourmalet è stata divertente e coinvolgente come da anni non si vedeva ( sempre nei limiti di un ciclismo non di campioni).
La pochezza interiore dei ciclisti si vede anche da questo dice Grilloparlante: non sono campioni, allora inventate,osate, non sanno farlo, sono figli di questa epoca. Piccoli uomini, appunto, che mi fanno pena e non rabbia, hanno soldi ma sono poveri dentro. Pantani, ragazzo anche lui, era un eroe.
Comunque ringrazio Grilloparlante che, tra ratatouille e questi post, è riuscito, almeno secono me, a riportare il discorso su un piano di pacatezza e argomentazione che l'esasperazione del thread sul doping non ha più. E questo riconoscimento vale di più perché non la pensiamo esattamente nello stesso modo ( ma, forse, siamo meno lontani nelle posizioni di quanto possa apparire).


 

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Verità e giustizia per Marco Pantani: una battaglia di civiltà.

Arcana loggia per il ripristino della civiltà dell'ordalia.

IO NON L'HO VOTATO.

IO CORRO DOPATO COME TUTTI.

"E' tutto alla conoscenza di tutti" Marco Pantani,1997 ( tempi non sospetti),parlando di doping in un'intervista televisiva con Gianni Minà.

Non sono a favore del doping. Sono semplicemente contro l'antidoping.

Hypocrisy free.

CAREFUL WITH THAT AXE, EUGENIO.



 
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Livello Tour




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  postato il 08/08/2008 alle 19:18
Mi ero ripromessa di non rispondere più a certe persone ma non posso veramente farne a meno visto che s'insiste sull'argomento. Quindi a Luke a a tutti quelli che condividono i suoi pensieri dico che Nibali se intervistato non può esprimere pensieri che non sono suoi per far piacere a te o chi la pensa come te. Interpreti assolutamente male quello che dice. Lui non cerca assolutamente scuse ai suoi risultati perchè non ne ha bisogno. Credo di averlo già detto e non vorrei ripetermi che sta crescendo ogni anno con regolarità ed è sotto gli occhi di tutti (quelli che vogliono guardare e non chi ha il prosciutto sopra gli occhi) e si sente a posto con la sua coscienza. Dice di amare il ciclismo e siccome è il suo lavoro, odia chi fa in modo di sporcarlo, cercando vie traverse per ottenere i risultati. Ma quando torna da qualsiasi gara non dice mai: che ci posso fare sono tutti dopati....dice sempre: erano più forti di me, ho fatto il massimo. Scuse non ne trova perchè anche al Tour dopo la caduta di Prato Nevoso non gli hai mai sentito dire una volta che era tutto rotto e gli faceva male tutto, proprio perchè non gli piace trovare scuse (per i media e i tifosi). Sa lui le motivazioni dei suoi risultati e ne parla con le persone che gli sono vicine. Ma non puoi incavolarti se poi si scoprono dei bari nel gruppo e lui dice che devono essere buttati fuori....fa fatica ed ha diritto di esprimersi e manifestare il proprio dissenzo. Oppure bisogna essere omertosi, non esprimere le proprie opinioni e farlo fare sono "all'amato Riccò" (non amato da me chiaramente). Non si tratta di tifare uno o un'altro...ma non credo che mettendo alla gogna Nibali perchè esprime le proprie opinioni sane (forse farebbe meglio a non rispondere alle domande sul doping....almeno sarebbe lasciato in pace)...si possa risolvere la piaga del doping ..credo che magari sia esattamente il contrario. Non è felice di sapere che i suoi colleghi ricorrono al doping, vengono beccati e così lui vince di più..!!! Il concetto è che non vorrebbe proprio che alcuni colleghi ricorresero al doping....è peccato pensarlo??? Molti tifosi, io per prima, vorrebbero che non si ricorresse al doping e lo sport fosse interpretato solo ed unicamente come una sfida con il proprio corpo e i propri avversari è peccato pensarlo???
 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 08/08/2008 alle 19:39
Riguardo a Nibali sono pienamente d'accordo con Me67. Le sue parole vengono regolarmente forzate in maniera strumentale. I risultati che sta ottenendo Nibali non c'entrano niente con quello che lui da anni sostiene in tema di doping.

 

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Giorgio, malato di ciclismo

http://www.youtube.com/watch?v=CbG4xcmxduI
http://www.youtube.com/watch?v=lnX4uaDYyIU&feature=related

 
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Livello Tour




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  postato il 08/08/2008 alle 20:46
La favola in base alla quale i corridori sono l'ultima ruota del carro è falsa.

E' invece vero che i corridori possono essere indeboliti, fin dalle categorie giovanili, dai seguenti fattori:
- esasperazione agonistica
- soldi
- successo
- possibilità di concretizzare le tante fatiche

Chi pensa che il ciclismo di oggi sia più pulito rispetto a 5 anni fa, sbaglia di brutto. Sbaglia tutto.

Andate a vedere le medie orarie dei dilettanti, dei professionisti e degli juniores. Sono medie orarie spaventose.


Poi c'è l'aspetto del capro espiatorio, aspetto che è su un altro piano.
Chi combatte il doping si trova di fronte ad insuccessi costanti.
Ecco allora che ogni anno è bene tirar fuori dal cilindro il caso clamoroso, il nomte forte...guarda caso quasi sempre un nome italiano.

Pantani, Basso, Di Luca, Riccò....è sempre lo stesso filma trito e ritrito.
Squalifica, indici che puntano contro il colpevole, ipocrisia dei colleghi, articoli di giornale tutti uguali...colpevolisti e innocentisti.

Cosa è cambiato rispetto a 5-10 anni fa?
Secondo me assolutamente niente.

Una soluzione al doping?
Non tanto l'antidoping, quanto invece:
1- squalifiche pià pesanti
2-Il corridore che non fa nomi e cognomi di chi gli ha fornito la "droga" viene radiato insieme al suo allenatore. Responsabilità oggettiva.

Il doping si combatte non solo con i laboratori ma con la responsabilità.
Rendere responsabile il corridore verso il suo allenatore e verso se stesso. Solo così funzionerà.











 
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Livello Luison Bobet




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  postato il 08/08/2008 alle 20:51
Donki, mi dispiace che tu abbia preso il mio disaccordo per rimprovero. Rispetto le idee di tutti, ci mancherebbe, solo mi pare che il termine 'piccoli uomini' sia un pò troppo pesante. Se confrontiamo i Riccò ed i Sella con il Panta, chi potrà mai reggere quel paragone? No, nessuno, non solo loro. Il Panta non avrebbe mai potuto accettare di fare il testimonial del ciclismo pulito, proprio perchè sapeva (a differenza dei ragazzi sopracitati) di non aver fatto nulla e, come giustamente scrivi tu, voleva che la verità venisse fuori. Questi hanno confessato perchè alternative non ne avevano, sono risultati positivi. Rischiavano tutto ed anche confessando non è che se la passino granchè bene.
In merito all'antidoping sono d'accordissimo, io lo percepisco come elemento di controllo ma non della pulizia di chicchessia: pare uno strumento di potere, colpisce chi vuole. Ho letto della quantità di test del Tour: se pensiamo che, su circa 220 tests, 11 li hanno fatti a Cunego, 10 (mi pare) a Riccò e 18 al giovane Schleck, mi chiedo se quel test l'abbiano fatto a tutti e torno al punto di partenza...
Devo dire che leggere Grilloparlante mi spinge anche a fidarmi di lui e credere che davvero molti stiano/abbiano cambiato registro, ma resta il disgusto per il comportamento dei suoi colleghi.
Certamente in questa discussione il contributo di Grillo è notevole, più che una contesa è una discussione ed è merito della pacatezza che ha portato lui.
Però quella tendenza di condannare senza appello il beccato non la accetto proprio e non mi piace neppure quel tipo di copertina, perchè mi pare un atto di debolezza nei confronti dell'opinione pubblica, quasi a difendersi dalle dita puntate. Ma c'è davvero bisogno di passare la vita a fare mea culpa, sapendo che negli altri sport è anche peggio? No, non è il caso. Se continuiamo a parlare di questo problema ci diamo delle vigorose botte nei gioielli di famiglia, come il Tafazzi.
Spero che BS continui a difendere i corridori e che possa rivedere questa sua deriva 'giustizialista', pur comprendendo la difficoltà nello svolgere, in questo momento, il loro lavoro.

Me67: vedi, la differenza evidente è che io non conosco Nibali (neppure Riccò, se è per questo), per cui l'idea di lui me la faccio da quello che dice nelle interviste e da come corre. Tu mi dici che non cerca mai scuse e non faccio fatica a crederti, ma dall'intervista su BS di agosto avevo capito il contrario e non credo di essere l'unico. Il fatto che venga indicato come giovane pulito e di sicuro avvenire, dipende anche da lui e da cio che dice... quel riferimento al certificato di Riccò ed implicitamente alla sua intera carriera, permettimi ma lo trovo disgustoso. Poi ognuno rimane della sua idea, com'è giusto che sia: io preferisco il modo di correre di Riccò ed anche quel suo essere un pò sbruffone, tu preferisci il modo di essere di Nibali ed il suo modo di correre, ma non riduciamo tutto alla trasparenza ed alla pulizia dellì'atleta. No, non è peccato volere e pensare che non venga usato il doping, è invece ingiusto infierire su chi ha sbagliato, ha confessato e si accinge a pagare. Un pò di pietà umana non si dovrebbe negare a nessuno. Ciao

 

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Ovunque. (nino58)

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Verità e giustizia per Marco Pantani

 
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Livello Giuseppe Saronni




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  postato il 09/08/2008 alle 20:06
Sono sostanzialmente d'accordo con ciò che dice Grilloparlante, mi sembra che gli stessi elementi tecnici che lui ha messo in evidenza qui, siano stati evidenziati abbondantemente nel topic sul doping, cioè, sono pienamente d'accordo con te sul fatto che per spiegare le prestazioni sbalorditive di alcuni atleti è assolutamente sbagliato porre a "giustificazione" il fatto che gli altri concorrenti fossero tutti mediocri e scarsi e che quindi quei pochi che sarebbero "unti dal talento" emergerebbero facilmento in un ciclismo di doping appiattito.
Questo è falso, è falsissimo, anche perchè c'è doping e doping e soprattutto perchè nessuno è autorizzato ad infangare in maniera gratuita gente che fa 850 controlli all'anno e che, fino a prova contraria, dimostra di essere pulita.

Bicisport è un grande giornale anche se un pò ripetitivo nelle modalità espressive e in quelle in cui propone i vari temi a seconda del mese dell'anno.
In realtà la delusione che traspare nell'ultimo numero, e anche e soprattutto nello speciale sul Tour, è assolutamente comprensibile.
Un giornale che si occupa di ciclismo ma che ha poco da dire,in questo momento può fare ricorso solo all'ironia se vuole andare avanti. Bs non lo fa, anche perchè se l'ironia è intesa come quella che usa Tuttobici contro Sastre, è molto meglio rimanere seri.
Le responsabilità della tragicomicità della situazione di questo sport vanno equamente divise, e infatti Bs, da grande giornale qual'è,
sono anni che denuncia l'Uci o i medici praticoni. Che adesso se la prenda un pò anche con alcuni corridori mi sembra francamente il minimo.

 

[Modificato il 09/08/2008 alle 20:27 by mont ventoux]

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Livello Tour




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  postato il 10/08/2008 alle 21:53
Pantani disse anche
"Se mi chiedi se ho fatti grossi errori, dico di no.
Qualcuno minore ne ho fatto"


La mia opinione è che probabilmente Pantani qualcosa prendeva ma penso meno comunque degli altri. Le imprese di Pantani non sono frutto del doping, ma sono frutto innanzituttto di allenamenti durissimi, di una vita ritirata e di un talento gigantesco.

 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 11/08/2008 alle 01:10
No, l’intervista a cui ti riferisci è una fatta con Sergio Zavoli nel 2002, stava male e si vedeva ( cioè, adesso che si sa tutto si capisce meglio quell’evidente inquietudine, agitazione che si vede in quell’intervista, veramente molto bella, profonda, inconsueta).
Lui dice: se mi chiedi se ho fatto grossi errori, ti dico di no…. Ma se mi chiedi se non abbia mai fatto errori ti dico lo stesso di no, ne ho fatti ( più o meno, cito a memoria).

 

[Modificato il 11/08/2008 alle 02:28 by Donchisciotte]

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Verità e giustizia per Marco Pantani: una battaglia di civiltà.

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IO NON L'HO VOTATO.

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"E' tutto alla conoscenza di tutti" Marco Pantani,1997 ( tempi non sospetti),parlando di doping in un'intervista televisiva con Gianni Minà.

Non sono a favore del doping. Sono semplicemente contro l'antidoping.

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  postato il 11/08/2008 alle 02:48
Ragazzi, facciamo che la deriva del thread non vada a prendere una piega da sistemare successivamente. Il thread si chiama "Bici Sport", e van bene le digressioni più o meno vaste sul tema, ma evitiamo di deragliare troppo.

 

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Mario Casaldi - Cicloweb.it

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 11/08/2008 alle 10:36
BS? Sono dieci anni che Neri il Vecchio (da distinguere da Neri il Giovane: è il figlio o il nipote? In caso di parentela sarebbe la solita tiritera nepostista del giornalismo italiano), sono dieci anni che Neri il vecchio, dicevo, ci dice che le cose stanno cambiando. Torna l'appetito, torna il mal di gambe e gli occhi stravolti... ma alla fine tutti gli anni siamo da capo.
La linea editoriale sul doping non la condivido: non penso che i corridori siano vittime. In più a BS dovrebbero anche loro fare mea culpa sulle interviste a Conconi (nel 1992) o sull'esaltazione di troppi DS che tutto d'un tratto non vengono più nominati o intervistati, sull'esasperazione del ciclismo amatoriale che fanno su Cicloturismo, con reportage sulle GF che sembra il mondiale, o con le tabelle di allenamento... Poi non ho ancora letto su BS un articolo che ci informi su come vanno i processi per doping, su chi sono stati gli accusati, sulle sentenze: mai e poi mai. Insomma, la trasparenza, la separazione tra onesti (se ci sono) e bari, dovrebbe partire proprio da qui...

BS non ha mai speso una parola o un articolo per criticare come i mass media e la tv trattano il ciclismo : mai nei notiziari - ma sempre in prima pagina per i casi di doping - e spazio sempre più ridotto alle corse in diretta, spesso con prestazioni di pessima qualità. Eppure le lettere dei lettori fioccano alla grande, con proteste vibrate su come vengono prodotte certe dirette.... ma mai una volta che Neri abbia detto chiaramente che così non si rendeva un servizio pubblico allo sport ciclistico.

e infine: ma possibile che la Sanremo duri 4 mesi e il mondiale altri sei, ma che nel frattempo si sappia poco o nulla del Paesi Baschi o del Giro di Germania? Possibile che si promuovano decine di prodotti ogni mese con "prezzo indicativo non comunicato"? Possibile che un giornale che vuole essere autorevole, ogni inverno cerchi di pompare rivalità che non esistono o quanto meno sono latenti, come quella Basso-Di Luca-Figueras di otto-nove anni fa, o come quella Riccò-Nibali dello scorso inverno?

Compro BS oramai più per tradizione che per altro. Salvo dal mio giudizio negativo la rubrica sugli under23 (non a caso curata spesso da Vicennati) e gli articolo di Lo Schiavo su UCI e FCI e quelli sulle fiere.

 

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Livello Giuseppe Saronni




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  postato il 11/08/2008 alle 11:59
Originariamente inviato da Frank VDB

BS? Sono dieci anni che Neri il Vecchio (da distinguere da Neri il Giovane: è il figlio o il nipote? In caso di parentela sarebbe la solita tiritera nepostista del giornalismo italiano), sono dieci anni che Neri il vecchio, dicevo, ci dice che le cose stanno cambiando. Torna l'appetito, torna il mal di gambe e gli occhi stravolti... ma alla fine tutti gli anni siamo da capo.
La linea editoriale sul doping non la condivido: non penso che i corridori siano vittime. In più a BS dovrebbero anche loro fare mea culpa sulle interviste a Conconi (nel 1992) o sull'esaltazione di troppi DS che tutto d'un tratto non vengono più nominati o intervistati, sull'esasperazione del ciclismo amatoriale che fanno su Cicloturismo, con reportage sulle GF che sembra il mondiale, o con le tabelle di allenamento... Poi non ho ancora letto su BS un articolo che ci informi su come vanno i processi per doping, su chi sono stati gli accusati, sulle sentenze: mai e poi mai. Insomma, la trasparenza, la separazione tra onesti (se ci sono) e bari, dovrebbe partire proprio da qui...

BS non ha mai speso una parola o un articolo per criticare come i mass media e la tv trattano il ciclismo : mai nei notiziari - ma sempre in prima pagina per i casi di doping - e spazio sempre più ridotto alle corse in diretta, spesso con prestazioni di pessima qualità. Eppure le lettere dei lettori fioccano alla grande, con proteste vibrate su come vengono prodotte certe dirette.... ma mai una volta che Neri abbia detto chiaramente che così non si rendeva un servizio pubblico allo sport ciclistico.

e infine: ma possibile che la Sanremo duri 4 mesi e il mondiale altri sei, ma che nel frattempo si sappia poco o nulla del Paesi Baschi o del Giro di Germania? Possibile che si promuovano decine di prodotti ogni mese con "prezzo indicativo non comunicato"? Possibile che un giornale che vuole essere autorevole, ogni inverno cerchi di pompare rivalità che non esistono o quanto meno sono latenti, come quella Basso-Di Luca-Figueras di otto-nove anni fa, o come quella Riccò-Nibali dello scorso inverno?

Compro BS oramai più per tradizione che per altro. Salvo dal mio giudizio negativo la rubrica sugli under23 (non a caso curata spesso da Vicennati) e gli articolo di Lo Schiavo su UCI e FCI e quelli sulle fiere.


Ho comprato Bicisport per un anno circa, tra il 2004 e il 2005. Poi, ogni tanto, nel 2006. Poi basta.
Ho deciso che non valeva la pena SPRECARE 5 euro per un giornale così banale.
Sottoscrivo ogni singola parola di VDB.
La Sanremo non merita 4 mesi di attesa, se non sapete di cosa parlare parlate di ciclocross, di seigiorni, di ritiri invernali delle squadre facendo vedere come si allenano. Tirate fuori qualche tema originale...
Non è possibile prendere un BS di dicembre e leggere 50 pagine di masturbazioni mentali su un improbabile attacco sul Berta, o interviste a campioni nazionali e mondiali della banfata. Mi basta già il calciomercato a giugno luglio e agosto.
Molto meglio Cycling pro.

Sulle paginate di pubblicità a prodotti vari, non bastassero i 5 € (a volte di più) che bisogna mollare per 200 pagine di fuffa...che palle!

Cicloturismo l'ho preso una volta, e giuro che non lo prenderò mai più.
Piuttosto mi prendo Novella 2000 o Donna Moderna, se non so cosa leggere.
Mi sembra un giornaletto autoreferenziale fatto da sfigati che vanno in bici come (i più scarsi tra) noi ma si prendono tremendamente sul serio, come se la loro scalata dell'Alpe d'Huez fosse paragonabile alla vittoria di Sastre, come se la "GF della polenta con gli osei" fosse una gara da preparare nei minimi dettagli, come se del tuo 435° posto nel percorso corto fregasse qualcosa a chicchessia.
Avevo preso il numero di febbraio 2006: ridicolo il tentativo di un amatore di seguire "il primo mese di preparazione di Ivan Basso"!!!
E giù con rapporto fisso, palestra ecc.
Insomma: se uno fa meno di 10mila km all'anno, si prepari un po' a sensazione e senza tante seghe mentali!!!

 

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Il ciclismo è uno sport sano e alla portata di tutti,contro la vecchiaia e le malattie, ma soprattutto conferisce grande lucidità ed efficienza sul lavoro [...]
Voglio anche dire che mi fanno pena e schifo gli impiegati che vengono in ufficio in macchina
e che la sera corrono a rinchiudersi in quelle scatole di sardine invece di farsi una bella sgambata fuori città...
(Visconte Cobram, da "Fantozzi contro tutti")

 
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Livello Campionato di Zurigo




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  postato il 11/08/2008 alle 12:40
Restando a tema...questo mese sul "NOSTRO AMATO GIORNALE" i corridori dicono la loro sul caso Riccò..
Frank Scleck(CSC):Orache ti hanno mandato a casa...restaci
Kim Kirchen(Columbia):..è meglio che te ne stai a casa.E soprattutto che non torni mai più..
Più "MORBIDI" gli italiani con Matteo Tosatto(Quick Stepp): "Una sola domanda..perchè?",e Filippo Pozzato(Liquigas):"Non voglio parlarne...Riccò è l'ultimo che dovevano fermare"

Ora cosa ne pensate delle reazioni dei ciclisti stranieri? Non sono stati un po troppo duri con questo ragazzo,che forse ha avuto brutti consiglieri?

 
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Livello Giuseppe Saronni




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  postato il 11/08/2008 alle 13:47
Io compro poche volte riviste come Cicloturismo, La Bicicletta, A Ruota Libera o Granfondo, ma il proliferare di queste riviste dedicate ai ciclisti praticanti è qualcosa di assolutamente positivo, è il segnale che il movimento ciclistico è assolutamente vitale e che c'è richiesta, da parte del pubblico di stretta competenza, (e in italia fortunatamente non è un pubblico residuale...anzi..) di avere dei mensili che siano un punto di riferimento per l'attività amatoriale, sia per quanto riguarda i calendari delle gare (e d'accordo che ormai con internet i ciclisti sanno dove poter trovare le informazioni sulle varie corse) sia soprattutto su modalità di allenamento e altri argomenti afferenti alla tecnica della bici.
La cronaca delle corse credo sia un di più, e comunque va detto che riguarda soprattutto chi lotta per i primi posti, che i nomi dei protagonisti sono sempre gli stessi e che di fatto può essere tranquillamente saltata da chi non è interessato.
Ma per quanto riguarda tutto il resto, compreso il fatto che venga riportata interamente la classifica di certe gare, credo sia una bella fonte di gratificazione e anche un documento importante per chi ha preso parte a certe manifestazioni.
In più c'è da dire che se vengono riportati gli allenamenti di alcuni profesionisti, non credo che lo scopo per il quale si fa questa operazione sia fare sentire uno schifo chi non può permettersi di tenere il passo di quei programmi di allenamento.
E' ovvio che facendo 10 o 15000 km all'anno non puoi pensare di stare al passo con le tabelle di Ivan Basso, ma allo stesso modo quelle tabelle sono un importante spunto di riflesione e una grosse fonte di suggerimento per migliorare le modalità del proprio allenamento.
Non è che vanno prese alla lettera eh..ma che siano inutili non è assolutamente vero.
Poi che un ciclista debbe sapersi allenare anzitutto ascoltando le risposte del proprio fisico è un'altra questione, ma anche per far capire questo concetto basilare tante volte è importante il suggerimento di riviste accreditate, specialmente considerando che c'è davvero chi crede che sia possibile, da un giorno all'altro, sobbarcarsi la mole di lavoro di un professionista..

 

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Livello Marco Pantani
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  postato il 11/08/2008 alle 16:46
Beh, FVDB, interviste del 1992 a Conconi? Manco era uscito il rapporto Donati ( fu pubblico nel 1996, tenuto nascosto dal 1994 in qualche cassetto del Coni). repubblica ha aspettato il 1998 per scagliarsi contro Conconi, dai, nel 1992 era troppo presto davvero.

Comunque pochi mesi fa c'è stata un'interessante polemica,nel forum di Pantani, in parte, e sul sito di Capodacqua, fra lo stesso Capodacqua e Vicennati (http://www.sportpro.it/doping/wall.htm)
Ecco cosa diceva Vicennati ( anche a proposito di Ferrari e il servizio di Bs).
Vicennati esprime posizioni diametralmente opposte a Capodacqua, la linea di BS , nell'ultimo numero, è diversa, ma io non dispero. Vicennati: torni fra noi perfezionisti!!!!!!!!!
Ecco cosa scriveva Vicennati, uno stralcio, ovviamente, in una delle risposte a Capodacqua nel link sopra segnalato:

..........Ci saranno pure corridori che si mettono l'ago nella vena, ma cosa mettere nella siringa, quando mettercelo, quanto mettercene, dove trovarlo, quante volte bucarsi e cosa prendere perché non risulti glielo dice gente ben più colpevole di loro. Ma pochi lo dicono, col risultato che tagliando l'erba malata in superficie senza estirpare le radici del male, basta aspettare che piova ancora un po' per avere foglie nuove e nuovamente malate.
Quanto al servizio su Ferrari, è vero, fu realizzato male e non ho problemi ad ammetterlo, salvo aggiungere che chi andò a realizzarlo era in evidente mancanza di sintonia con la linea del giornale, tanto da non farne più parte già da qualche anno. Ma fin qui sono solo preliminari. Io ero uno di quelli che a volte saliva in camera di Pantani, è vero e ricordo anche gli sguardi lividi dopo le sue tappe più belle di chi non sapeva farlo. Io ero uno di quelli che a volte saliva in camera di Pantani e quindi, per una tua deduzione veramente avvilente, avrei dovuto vedere tubi e cannule e aghi e flebo. In realtà non ho mai visto nulla e non perché avessi gli occhi chiusi come un complice, ma perché non c'era effettivamente nulla.
Scrivere del campione dà vantaggi e pubblicità personali? Boh, forse è vero, ma bisogna anche guadagnarsela la fiducia dei campioni con la propria coerenza, la competenza e la passione e comunque è sempre accaduto e non ci vedo nulla di male. Rino Negri era amico di Coppi: forse era anche suo complice?
E a proposito di coerenza, ricordo bene i tuoi articoli di prima di Campiglio. Ricordo anche quando andavi a Terracina a pedalare con la Mercatone Uno e cercavi di risultare simpatico a Marco. Lo so perché me lo raccontava lui, sorridendo, dicendo che in pianura andavi forte, ma in salita eri un disastro, anche se mai come me... Perdonami, ma non ricordo toni così accesi contro Pantani in quel periodo: ricordo invece le stesse lodi e osanna che capitava di leggere su tutti i giornali. Non l'avevi capito che era fasullo? Cos'è che ti impediva di dirlo? Dopo è stato diverso. Quando il cadavere di Marco è finito sulla strada, a quel punto è iniziato il lavoro veramente duro dei predatori...
Io non so cosa accadde a Madonna di Campiglio, ma di certo qualcosa accadde. E' inutile che tu mi ripeta che il sangue fu analizzato centomila volte e poi fu analizzato anche altrove e poi... Fu analizzata ogni volta la stessa provetta e questo, che tu voglia ammetterlo o no, è un punto debole della tesi. Perché se ne prevedono due? Perché si contempla l'errore e si offre la possibilità di controanalizzare. Ma se tu rianalizzi sempre lo stesso sangue, è evidente che avrai sempre lo stesso risultato. E poi parliamo di regole: il mondo vive di regole, anche se alcune non ci piacciono.
Ad esempio c'è la regola del salbutamolo, che sembra fatta apposta per creare casino, ma invece di prendersela con chi l'ha scritta, si sbatte in prima pagina Petacchi, mentre Piepoli a Montecarlo non ha problemi. Anche quella del 50 per cento era una regola, anzi lo è ancora. E' un'ipocrisia? Certo, è un vero schifo, ma chi l'ha autorizzata? E tu per combattere una regola affossi il cittadino che la contravviene? L'hai cambiata la regola facendo così? Perché non hai mai fatto una campagna contro l'Uci? Perché non sei andato da questo famosi dottori a chiedergli dei tuoi sospetti su questo o quel corridore? Perché hai preferito far strisciare il sospetto e nulla di più? Perché c'è questo andazzo che gli unici a pagare devono essere i corridori? E perché se uno scrive che la terapia di Ronaldo puzza di doping, gli viene messo il bavaglio e tu non t'incazzi? E perché le stesse perizie che hanno 'assolto' i calciatori della Juve, per Pantani andavano ritenute inattaccabili?
Tornando all'ematocrito, quando s'è capito che è ballerino e ha range fisiologici molto variabili, fu messa dentro l'emoglobina.Perché non hai mai scritto che col nuovo controllo Pantani sarebbe stato a posto? Non era funzionale alla tua costruzione? Va bene, arrivo persino a capirlo, ma io la penso diversamente. Parli del Collare d'Oro ed è vero che poteva essere sfruttato diversamente, ma attorno al Panta c'era gente incompetente e capace soltanto di dirgli di sì. Danneggiandolo. E nel libro c'è scritto. Ma tu che pedalavi con Pantani e l'hai applaudito convinto e magari con qualche tuo amico ti sei persino vantato di averlo conosciuto, hai mai pensato che lui abbia rifiutato quell'accordo perché era convinto di essere a posto? Puoi entrare nella sua testa per un secondo e immaginare quanto potesse essere furioso sospettando che l'avessero fregato? Pensi abbia fatto meglio Ceruti a condannarlo subito o sia meglio Di Rocco, che li tutela fino a prova contraria?.............Un abbraccio,
Enzo Vicennati




Ovviamente tutta la polemica si può leggere parte nel forum di Pantani e parte nel sito di Capodacqua già segnalato. Già sono, forse, andata OT.

 

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 11/08/2008 alle 17:06
Premessa: ho scritto senza aver letto l'intervento di Donchisciotte, rispondendo a mont ventoux e FrankVDB.

secondo me (ma ne abbiamo già parlato in un altro 3d) è anche colpa di queste riviste dedicate allo sport "amatoriale" - e le virgolette sono oramai obbligatorie, perchè il termine significa oggi tutt'altro rispetto al significato originario del termine - se la pratica privata e a scopo ricreativo dello sport ha subito una pericolosa deriva. Pericolosa perchè se proprio dobbiamo parlare di doping e abuso di medicinali come fenomeno sociale è proprio allo sport "amatoriale" di questi agonisti del weekend che dobbiamo fare riferimento, perchè è lì che si trovano i grandi numeri e quindi i più lucrosi canali di smercio. Pericolosa perchè se ogni professionista al primo problemino di salute ha un buon medico a disposizione pronto a consigliarlo e a fargli dei test di laboratorio, nel peggiore dei casi per lo meno pronto ad indicargli le modalità più sicure o meno dannose (per la salute) di assunzione del doping, il ciclo"amatore" si arrangia per conto suo, e rischia di trascinarsi dei problemi per anni, consultando il medico di base che a volte non ha ben presente le patologie tipiche dell'atleta semi- o simil-professionista (l'"amatore", per intenderci).
Queste riviste (quelle citate da montventoux) non fanno che mettere carne al fuoco di un insensato agonismo. Mi può star bene che ci siano 20-30-50 atleti "amatori" in ogni gara che 1) non hanno famiglia 2) fanno un lavoro che gli lascia molte ore a disposizione per allenamento e adeguato recupero 3) abbiano anche ottime innate doti fisiche per il loro sport 4) abbiano infine discrete risorse economiche per mantenersi un corredo tecnico di prima qualità. Questi atleti, tutto sommato, se la giocano "alla pari" per quanto riguarda il successo e le prime posizioni, forse hanno buone possibilità di sopportare bene l'attività divertendosi molto, facendo le medie e le VAM che sappiamo.
Ma è giusto fomentare l'agonismo di tutti gli altri, moltiplicando le classifiche con decine di sotto-graduatorie di categoria, così che anche il 150esimo abbia una prestigiosa (???????) posizione nei primi dieci di categoria per cui combattere in pianura, salita e discesa fino all'esaurimento fisico? E' giusto insistere sempre e comunque su tabelle, carichi di "lavoro" ( ma non era un divertimento?), programmazione della stagione, come se lo studio del personale calendario delle gran fondo sia il primo impegno decisivo attorno a cui impostare la vita di se e dei propri cari? Lascio ogni altra considerazione sul tema per evitare un eccessivo OT.

Su Bicisport condivido in pieno ciò che dice FrankVDB. Aggiungo che ho notato anche io il fatto che evitano qualunque polemica sullo spazio e sul trattamento riservato dai media al ciclismo, e lo trovo assai strano. In fin dei conti se il ciclismo non fa audience ci perdono per primi anche loro . Tutto sommato però lo leggo (e sostengo) ancora, in fondo se non ci fossero più nemmeno le riviste dedicate al ciclismo professionistico, non mi resterebbe davvero che Donna Moderna per le letture meno impegnate...
Forse quattro-cinque inviati in più per seguire corse leggermente meno conosciute ma di grande interesse tecnico come quelle che cita Frank sarebbero proprio necessari.

 

[Modificato il 11/08/2008 alle 17:22 by elisamorbidona]


 
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Livello Giuseppe Saronni




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  postato il 11/08/2008 alle 22:39
Un altro spunto interessante arriva da elisamorbidona: la moltiplicazione delle classifiche, per premiare tutti. "Can e crin" (cani e maiali), come diciamo noi piemontesi.
E con la pubblicazione delle suddette classifiche arriva la valorizzazione di performance assolutamente mediocri, per non dire scarse.
Di lì a pensare che la granfondo che fai alla domenica sia qualcosa di importante, per la quale vale la pena anche usare qualche ritrovato della medicina, il passo è breve? Forse no. Anzi, io finchè a una GF non vedrò uno che mi arriva accanto (sono uno da metà classifica, metà alta se vado bene e se c'è tanta salita) che si inietta qualche schifezza, non ci crederò alla storia che tra gli amatori gira più roba che tra i pro'.
C'è però un'altra degenerazione del fenomeno amatoriale, che si trova alle GF.
Quando prima di partire cerchi di attaccare bottone con qualcuno, così perchè mancano 15' alla partenza e siamo in griglia, e nessuno ti caga perchè tutti sono tesi; quando gli altri non ti danno i cambi non perchè siano cotti, ma perchè vogliono fregarti in "volata" (si parva licet, visto che si combatte per il 243° posto...); quando volano bestemmie per una doppia fila ai 50 all'ora (inutile, se poi fai le salite ai 10!).
Ho l'esperienza di un altro mondo amatoriale, vero e genuino: il podismo.
Dove prima della gara mi capita di fare il riscaldamento con atleti "di vertice", parlando di donne magari; a una maratona dove ero visibilmente in crisi, i miei "avversari" mi incitavano e si sinceravano che stessi bene...

Le riviste di podismo parlano di Baldini e Gebrselassie ma anche di allenamento per amatori, distinguendo bene i due fenomeni.
Perchè il podista sa bene la differenza.
Un atleta da 3 ore in maratona (e bisogna già essere bravini, per farle) potrebbe seguire Baldini in un allenamento "di scarico" di 20 km, per 5-10 km, faticando come un pazzo.
E quindi non si illude di essere un campione.

Concludendo: è bello fare le gare amatoriali, io continuo a divertirmi.
Ma bisogna viverle come uno stimolo per allenarsi, per vincere la pigrizia, per migliorarsi. Dare il massimo, sì, ma ricordarci che siamo delle mezzecalzette e che le GF non devono condizionare il nostro lavoro e la nostra vita familiare e sociale.
Cosa c'entra in questo Cicloturismo? Secondo me spinge gli amatori a sopravvalutarsi e vivere la loro passione in modo non equilibrato.

 

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Il ciclismo è uno sport sano e alla portata di tutti,contro la vecchiaia e le malattie, ma soprattutto conferisce grande lucidità ed efficienza sul lavoro [...]
Voglio anche dire che mi fanno pena e schifo gli impiegati che vengono in ufficio in macchina
e che la sera corrono a rinchiudersi in quelle scatole di sardine invece di farsi una bella sgambata fuori città...
(Visconte Cobram, da "Fantozzi contro tutti")

 
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Livello Giuseppe Saronni




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  postato il 13/08/2008 alle 20:59
Boh, io non sono proprio d'accordo con voi...
nessuno obbliga un ciclista amatoriale a correre in bici, proprio perchè non lo fa per professione o per guadagnarci, ad eccezione ovviamente dei pochissimi che corrono negli squadroni più forti e che si contendono la vittoria nelle manifestazioni più importanti.
Dal momento che nessuno obbliga nessuno, non vedo proprio il motivo di mettere immezzo gli affetti o la famiglia..o il lavoro, ogni corridore si regola in base alla propria volontà, non è che deve rispondere a qualcuno di come gestisce la propria vita privata no?
Io per adesso faccio ancora parte della categoria dei fortunati, nel senso che sono ancora studente universitario ma mi manca abbastanza poco per finire gli studi. Essendo studente ho l'opportunità di allenarmi quanto e come voglio, ovviamente quando troverò un lavoro dovrò adeguarmi agli orari, come fanno già tanti colleghi ciclisti da tempo.
Ma appunto, io trovo assolutamente ammirevole che tanta gente, grazie alla passione per la bici, riesca a trovarsi il tempo per allenarsi facendo spesso dei sacrifici mostruosi proprio perchè ha altri impegni. Ed è ovvio che tanta gente dà comunque la priorità alla famiglia o al lavoro, ma se riesce ad impegnarsi lo stesso a fondo negli allenamenti e nelle gare cosa c'è di male? Per non parlare del fatto, ma qui entriamo più sul piano filosofico della questione, che una vita rovinata dalla necessità del lavoro o da altri obblighi per i quali si è costretti a rinunciare alle cose che davvero ci rendono felici, qualunque esse siano, è una NON-VITA.
Non rimane nulla della nostra permanenza su questa sperduto globo terracqueo, ci mancherebbe pure che uno debba privarsi delle proprie passioni e di interpratarle, soprattutto, come meglio crede o come può...e per cosa poi?
La libertà di ognuno di noi finisce solo laddove inizia quella degli altri, ognuno ha diritto nella propria vita a impegnarsi in quello che più gli piace, obblighi ovviamente compresi.
Per cui ogni ciclista amatoriale si regola come vuole, e l'esasperazione, che pure c'è, è scelta, mica imposta da qualcuno..anche per quanto riguarda il capitolo costi. I costi, tra bici e gare sono tanti, anche perchè una società di medio livello, come ad esempio la mia, ti regala i vari pezzi dell'abbigliamento, il costo del tesserino, magari la visita medica e il pagamento di alcune gare solamente, per il resto i soldi degli sponsor non sono tanti, ma non è per nulla vero che uno debba fare dei sacrifici "patrimoniali" per correre in bici come si deve..
Non è che una bici costi un patrimonio eh, ormai con 2000 euro puoi trovare un'ottima bici in carbonio tutta montata. Anche questa rientra tra le libere scelte comunque, perchè allora non si critica chi spende tanti soldi, molti di più in realtà, in beni di consumo-status simbol, tipo telefonini, macchine di lusso o vestiario alla moda, e si deve criticare chi risparmia i soldi per comprarsi la bici di alto livello?
Cos'è meglio, adeguarsi al conformismo imperante?
Chi l'ha detto che un telefonino da 500 euro sia ammissibile e che non si può vivere con uno da 50? Chi l'ha detto che sia lecito o normale "dissanguarsi" per un'auto nuova? Siamo perfettamente nel campo del libero arbitrio come vedete..
Ognuno fa quello che vuole con i propri soldi, e io a 25 anni sono orgoglioso di avere avuto nella mia vita solo due telefonini, peraltro di bassissima gamma, e di aver risparmiato soldi per il ciclismo o per comprarmi i dischi originali.
Non li trovo soldi sprecati, affatto, tanto più nell'epoca del consumismo sfrenato e della musica "senz'anima" scaricabile gratuitamente su internet.

Anche per quanto rigarda l'aspetto doping il discorso è simile..chi vuole aiutarsi lo fa, si tratta di gente priva di coscienza.
Tanto più che non essendoci o quasi controlli tra gli amatori..ma è sbagliato ragionare in termini generalisti, perchè c'è tanta gente che si fa un mazzo in bici senza che glielo imponga nessuno, e lo fa per il solo gusto di farlo e di migliorarsi. Anche di battere gli altri certamente, ma col solo obiettivo imprescindibile di farlo comunque con onestà.
Cosa c'è di più bello e di più nobile di coltivare una passione in maniera disinteressata dal punto di vista economico e di farlo comunqu col massimo impegno e con una vera passione sportiva? Non c'è nulla.
Chi non vuole gareggiare è liberissimo di comprarsi una bici e di farsi i giri per conto proprio, mica c'è l'obbligo di farlo..

Per quanto riguarda le categorie sono troppo generose magari quelle che premiano le categorie più anziane, dove ci sono pochi partecipanti e dove premiano quasi tutti, ma in tutte le altre per entrare in premiazione vi assicuro che bisogna farsi un sedere quanto una casa.
Non ti regala niente nessuno, e il livello competitivo è spesso molto alto.
Cosa c'è di male quindi nel gratificare i migliori di ogni fascia di età, tanto più se consideriamo che i primi piazamenti assoluti sono quasi sempre ad appannaggio esclusivo dei soliti nomi?



 

[Modificato il 13/08/2008 alle 21:15 by mont ventoux]

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Livello Giuseppe Saronni




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  postato il 14/08/2008 alle 10:54
Il problema che io sollevavo è quello di un certo estremismo tra gli amatori.
Ne conosco, di gente che trascura la famiglia o il lavoro per allenarsi e gareggiare.
O di gente che dietro alla bici ci spende buona parte del suo stipendio (anche se, va detto, tra gli amatori il livello economico è medio-alto).
Quando vedo bici da 5000 euro in mano a impiegati od operai, qualche domanda me la pongo. Perchè va bene la passione, ma le cose importanti rimangono altre. Buttare 4 stipendi in una bici mi sembra una follia, tanto più che ormai con 1000 euro ti faì una bici in carbonio.
Cioè metto quella gente sullo stesso piano di chi fatica ad arrivare a fine mese perchè deve pagarsi le rate del SUV, o la vacanza alle Maldive.
Questo fanatismo è fomentato anche da riviste (come BS, Cicloturismo ma anche tante altre...) che presentano solo modelli di alta gamma, come se fosse impossibile gareggiare con una bici "normale", ben fatta, che magari fai durare 8-10 anni. Che parlano di andare alle Canarie ad allenarsi d'inverno, di "stagioni" dove "gareggi" ogni domenica, da marzo a ottobre.
E passare dal consumismo al fanatismo, credimi, è molto semplice.
Parlo per esperienza di altri sport amatoriali che pratico o ai quali sono molto vicino, simili al ciclismo: la corsa a piedi, triathlon e duathlon, sci di fondo...dove trovo un ambiente più gioviale e che si prende meno sul serio.
Forse però creare questo fanatismo è funzionale al sistema: una GF può chiedere 50 € per l'iscrizione (un furto!), i produttori di materiale tecnico ci guadagnano, ecc.

Detto questo, ammetto che le granfondo sono molto belle da tanti punti di vista.
Permettono di partecipare anche a gente non molto forte, cosa che nei circuiti amatoriali è impossibile (o fai i 50 in pianura, o ti stacchi subito e "gareggi" da solo).
Hanno percorsi stupendi e un'organizzazione invidiabile (anche se, ripeto, certe cifre sono eccessive: ho fatto ottime GF pagando 20-25 € di iscrizione, com'è che altri chiedono il doppio?).
E da' una bella adrenalina fare 100-150 km a tutta...anche se il giorno dopo magari si fatica a fare le scale

 

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Livello Giuseppe Saronni




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  postato il 14/08/2008 alle 11:57
Beh, infatti l'adrenalina della gara secondo me è uguale tra le granfondo e le gare in circuito, per questo alla fine è preferibile ovviamente fare molte più gare in circuito perchè i costi di iscrizione o quelli per le trasferte sono molto minori.
Il business delle granfondo è un discorso a parte, c'è, e infatti io faccio solo quelle medio-piccole della mia regione, quelle vicine e che costano di meno. Resta il fatto che i partecipanti sono tantissimi, sono sempre di più, anche in un perido di crisi economica come questo, e vorrà pur dire qualcosa..vuol dire che si tratta di passione reale.
Questo a dimostrazione che la scelta su come spendere i propri soldi, a cosa cioè dare la preferenza, è assolutamente soggettiva.
Questo vale anche per la bici, spendere 2 o 3000 euro per una bici vuol dire fare un investimento in passione, una bici buona aumenta di molto il piacere della pratica. La cura maniacale che si ha del proprio mezzo ne è la dimostrazione. E i soldi spesi per mantenerla sono soldi spesi per passione, sono fonte di gratificazione.
E il piacere della pratica e del rapporto quotidiano con la propria bici rialimenta a sua volta ulteriore passione, piacere e gratificazione, ecco perchè i ciclisti sono maniacali nel loro attaccamento a questo sport, ma cosa c'è di male in questo?
Tra l'altro mi sembra una passione molto più sana di quella per il gioco d'azzardo o di quella per i liquori o il fumo..
Non si tratta di un di più, non si tratta del superfluo, se i soldi che spendo mi appagano e mi aiutano a vivere la vita (un pò) meglio. Io li trovo soldi spesi giustamente e i meglio doduti, non mi sento per nulla vittima del business per questa mia passione, avrei questa impressione se mi ritenessi costretto a spendere soldi in vestiti alla moda o in cure di bellezza per il solo fine di piacere agli altri, se mi sentissi schiacciato dal peso dell'essere uguale agli altri. In molti cadono in questa trappola, quello si che è consumo indotto, quello si che è consumismo fine a sè stesso e grave segno di mancanza di personalità..per non dire di altro...

Sul trascurare la famiglia o altre cose per la bici mi sono già espresso.
Aggiungo solamente che il concetto di "trascurare" può essere molto relativo. Non è che un corridore deve rinunciare a correre la domenica solo perchè è domenica e deve passarla con la famiglia, o almeno, se vuole farlo di sua volontà è un discorso, ma non è che che è prevista la galera per uno sportivo che volendo in maniera sacrosanta gareggiare il giorno in cui è più libero da altri impegni, lascia a casa la moglie o la fidanzata no?
E poi, lo ripeto, se una vita la si deve sacrificare alle "necessità", se soprattutto lo si deve fare solo perchè le si avverte come una cosa dovuta in barba alle proprie inclinazioni e alle proprie passioni, ai propri istinti...non ne vale proprio la pena viverla.

C'è il giusto tempo per tutto ad ogni modo, e si può benissimo non rinunciare per nulla alle proprie passioni irrinunciabili, ai propri interessi, senza trascurare gli affetti, e soprattutto senza sentirsi schiavi del "dovere" nelle nostre misere e insignificanti, alla fine di tutto, esistenze.


 

[Modificato il 14/08/2008 alle 12:35 by mont ventoux]

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Livello Marco Pantani
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  postato il 20/08/2008 alle 19:28
Cicloturismo è giornale diverso da bicisport, era pure stato aperto un thread apposito http://www.cicloweb.it/forum/viewthread.php?tid=5083

Occupandomi della vicenda di Pantani mi è capitato di conoscere diversi cicloamatori, lo sport amatoriale non è quello professionistico.
Il doping, fra gli amatori, rimane una scelta.
E’ vero che il doping fa registrare guadagni soprattutto nel mondo degli amatori ( e la vera pubblicità è il confondere il doping con il talento dell’atleta, per cui passa il messaggio che basta doparsi e diventi Pantani), ma rimane una scelta.
E sono d’accordo con Mont Ventoux ( pazzesco) non capisco proprio questo moralismo sugli amatori che trascurerebbero famiglia e lavoro e esaspererebbero la preparazione imitando i prof.
Se trascurano la famiglia e il lavoro vuol dire che la famiglia e il lavoro meritano di essere trascurati, vuol dire che l’attività amatoriale è più appagante, divertente, coinvolgente di una famiglia pallosa e di un lavoro di m…. e che, come dice Mont Ventoux, dedicarsi a un’attività come quella cicloamatoriale fa diventare vita quella che sarebbe una non vita.
Di che dobbiamo discutere? Pure , moralisticamente, delle scelte della gente?
E perché non dovrebbero avere il piacere di veder pubblicato il loro nome visto che, per ottenerlo, fanno una fatica notevole a differenza di varie mezzecalzette che hanno quarti d’ora di televisione per mostrare il loro nulla?
Diverso è se poi il giornale che raccoglie i vari raccontini, sia interessante o meno, se si vende o meno, questo non lo so perché non leggo Cicloturismo e riviste simili.
Invece su Bicisport, a parte questa linea editoriale ultima che, come ho già detto, non condivido, non sono d’accordo sul passato.
Proprio su certi direttori sportivi dei ragazzi hanno fatto inchieste coraggiose,così come sulle diete esasperate o su quei giochi di potere ( soprattutto sull’Uci) che dominano il mondo del ciclismo.
Penso che dovrebbero puntare anche su una presenza su internet e, purtroppo, essendo un giornale mensile, quindi di approfondimento, devono puntare alla qualità dei giornalisti.
Che dire di Luca Neri?

 

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IO NON L'HO VOTATO.

IO CORRO DOPATO COME TUTTI.

"E' tutto alla conoscenza di tutti" Marco Pantani,1997 ( tempi non sospetti),parlando di doping in un'intervista televisiva con Gianni Minà.

Non sono a favore del doping. Sono semplicemente contro l'antidoping.

Hypocrisy free.

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 20/08/2008 alle 23:29
il fatto è che non può essere vita ciò che non è vero. Per carità, non è che una famiglia e un lavoro equivalgano per forza alla felicità, anzi, è una dura lotta quotidiana. Il problema è che su questi giornali si mette in luce un modo di praticare il ciclismo che di per sè porta pericolose conseguenze. Il doping è ancora una scelta libera tra gli amatori? Non mi pare una buona cosa, visto che in quelle corse ci sono classifiche (e quindi incentivo alla competizione) anche per gli over 65. Non è una buona cosa per la salute della gente a maggior ragione perchè l'amatore fa tutto da sè, facendo gli esami (forse) una volta all'anno e la visita dal dottore (o, peggio, dal preparatore) a inizio stagione e a metà.
Tuttavia io introdurrei anche una questione di principio.
Una gara ha la sua ragion d'essere quando, in partenza, sono tutti alla pari e si può dire che dispongano in linea di principio degli stessi mezzi, compreso il tempo e la possibilità di allenarsi. Le gare fra atleti professionisti questo principio lo rispettano. Quando uno fa l'atleta di mestiere è chiaro che può organizzare tutto il suo tempo in funzione della migliore preparazione alla gara e in teoria ha accesso ai migliori materiali e alla migliore assistenza, poi anche dipende dalla bravura dei suoi preparatori, dal suo impegno, ecc..ecc... Ma in linea di principio hanno tutti la stessa possibilità di prepararsi al meglio.
La stessa cosa, essenzialmente, non può dirsi per lo sport cicloamatoriale, perchè, per definizione, l'amatore è colui che pratica lo sport non a scopo di guadagno, e dunque svolge un'altra, non definita, attività che gli permette di vivere. Chi può stabilire quali siano i reali valori espressi da una classifica di una gara cicloamatoriale? I nostri giornali questo non lo mettono affatto in luce, dando lustro sempre e comunque a chi ottiene le posizioni migliori... Però non si parte tutti con le stesse possibilità...diverso è il tempo per allenarsi che ha ciascuno, diversi sono i materiali che ha a disposizione, diversa è l'assistenza in corsa (c'è chi deve partire con un chilo in più nelle tasche per non fermarsi ai ristori), diversa la posizione di partenza tra chi è in prima griglia e chi in ultima... che gara è?
Per carità ciascuno è libero di mettersi a correre contro chi parte nettamente avvantaggiato, fa splendida figura, e si prende i premi che lui paga.

Ma chiunque vada ad una di queste gare può valutare da sè se si è giunti ad un livello che ha ampiamente superato il limite del divertimento e della serena convivenza tra gente che condivide la stessa passione o no...io personalmente ne sono rimasta spaventata! Ad esempio, una volta si dava una valutazione di quanto erano ben forniti i ristori...oggi si fermano solo gli ultimi!
Dico ai molti giovani che frequentano questo forum: capisco benissimo la passione per l'agonismo, l'entusiasmo per la corsa, la preparazione sportiva. E' una vita che si riempie di valori positivi ed entusiasmanti.
Ma il luogo giusto per questa attività è lo sport professionistico. Non accontentatevi di un simulacro dove non sapete mai di quali mezzi dispone il vostro avversario. Per fortuna il ciclismo non è come molti altri sport dove a vent'anni sei quasi vecchio...incominciare con una squadra di under 23 o di elite che lasci un pò di tempo per prendere il ritmo giusto non è affatto impossibile!

 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 21/08/2008 alle 00:33
Sono sempre più sbalordita, cioè: o fai il professionista o non va bene fare il cicloamatore con un impegno che superi il limite massimo consentito ( da chi? boh).
Alla fine diventerò anarchica, io che ho sempre aborrito l'anarchia,non c'è più un comportamento umano che possa essere lasciato alla scelta delle persone.
Se c'è un reato ( se uno si dopa) punitelo secondo la legge, il resto, magari ( famiglie abbandonate, lavori trascurati, soddisfazioni finte perché non si parte ad armi pari ecc.) lasciamolo decidere a chi fa il cicloamatore.
In tutti i campi della vita non si parte ad armi pari : un bambino della periferia di nairobi non ha le stesse possibilità di partenza di uno del quartiere Parioli a Roma( solo un esempio).
Persino avere talento o non averlo crea una discriminazione, allora?
Però, mi pare si sia andati abbondantemente OT, Bicisport non parla di cicloamatori.

 

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Livello Giuseppe Saronni




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  postato il 21/08/2008 alle 20:55
Il discorso della diversità delle condizioni di partenza è un pò complesso da affrontare...nel calcio o nel basket esistono i campionati a carattere provinciale o regionale, tipo la Promozione o la Prima Categoria, ma non c'è nessuno che giocando in quelle categorie può permettersi, neanche lontanamente, di campare dei rimborsi spesa che gli dà la società dopo una partita. Tutti i giocatori hanno un lavoro "vero", che poi cercano di conciliare con l'impegno sportivo, eppure nessuno ha proposto di abolire le serie inferiori.
Nel ciclismo, mancando le categorie di base, di livello più o meno "meritocratico", esiste un unico calderone, quelle dei cicloamatori, nel quale è possibile trovare sia chi potrebbe giocare in una ipotetica serie A o B del ciclismo, pochissimi in realtà, giusto quelli in grado di vincere le granfondo più importanti, sia quelli che varrebbero una ipotetica Prima o Seconda Categoria, sia quelli che più o meno equivarrebbero ai campionati "intermedi" tipo l'eccellenza o la C2.
Purtroppo è così, al limite bisognerebbe prendersela con chi ha fatto le regole, anche perchè nel tennis ad esempio, che pure è anch'esso uno sport individuale, anche i giocatori di circolo che fanno tornei hanno una loro categoria di riferimento, una griglia di merito in base ai loro risultati e al loro livello qualitativo e che poi permette di stilare graduatorie e di fare raffronti più sensati.
Correndo invece tutti insieme, l'immagine che se ne ricava può effettivamente essere quella di un mercato ultra-congestionato nel quale puoi trovare di tutto e di più, o nel quale l'impressione è che molti si impegnino troppo per arrivare ...esimi. Ma non è così, anche perchè con l'impegno si riesce a salire di livello, e un pò alla volta, chi ha vera passione per questo sport, riesce a prendersi sempre delle belle soddisfazioni.
Sta di fatto che se io non mi fermo ai ristori, se non magari per quei 20 secondi necessari per prendere qualcosa, lo faccio perchè non sto partecipando ad una ciclopasseggiata o ad una cicloturistica, nelle quali la competizione non esiste, ma ad una gara vera e propria, e se ci tengo a tenere le ruote del mio gruppo di riferimento, non posso bellamente pensare di fare "ricreazione" perchè altrimenti la fatica che ho fatto prima per guadagnare un'ottima posizione, la mando in fumo.
Se sto gareggiando e se ci tengo a quelle corsa, la interpreto con lo spirito dell'agonista non con quello del turista.
Anche perchè poi, rimanendo alle granfondo e senza affrontare il discorso delle gare in circuito che sono molto più selezionate quantitativamente e anche qualitativamente, quelli che le interpretano in modalita "passeggiata", fermandosi 10 minuti ad ogni ristoro o portandosi dietro il marsupio da scampagnata esistono eccome. Hanno un'altra concezione della pratica sportiva e mica qualcuno li critica o li prende in giro se arrivano due ore dopo...
Quindi il discorso dell'esasperazione indotta dalle riviste ciclistiche rimane alla fine, secondo me, più un discorso di percezione o di auto-suggestione.
Chi vuol farsi la passeggiata, anche attaccandosi un numero sulla schiena e cavalcando bici che hanno ancora i manettini del cambio sul telaio, esiste e continuerà ad esistere, senza farsi condizionare da quello che scrivono su La Bicicletta o su Granfondo.
Gli altri si impegnano e continueranno a conseguire risultati proporzionati alle loro capacità e alle loro possibilità materiali.
Al limite andrebbe detto che tante volte la passione per questo sport ci spinge a compiere sacrifici che riterremmo improponibili fare per tutte le altre incombenze della vita, ma poichè, come ho detto, si tratta di conquistarsi un appagamento e un sentimento di autorealizzazione e di gratificazione che la vita regala molto difficilmente con la stessa intensità, dire che ne vale pena significa usare un eufemismo.
Per me si tratta proprio di vivere o di non vivere, e così è per tanti altri. Questo sport provoca dipendenza vera, è un doping in sè, non ci sarebbe proprio bisogno di altri tipi di doping.

 

[Modificato il 21/08/2008 alle 20:59 by mont ventoux]

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Livello Raymond Poulidor




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  postato il 22/08/2008 alle 00:44
fare quello che fa piacere, senza porsi troppi problemi e crecando di godersela (ovviamente nel rispetto del prossimo) è ancora tollerato, o voi santoni dei forum dovete per forza insegnarci a vivere ogni nostro attimo?
sereni ragazzi/e, altrimenti potrei venirvi a dire: "ma le ore che passate a scrivere i vostri lunghissimi post, perchè non le dedicate alla vostra famiglia e/o ai vostri amici?"

 

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  postato il 22/08/2008 alle 10:58
Originariamente inviato da pony

fare quello che fa piacere, senza porsi troppi problemi e crecando di godersela (ovviamente nel rispetto del prossimo) è ancora tollerato, o voi santoni dei forum dovete per forza insegnarci a vivere ogni nostro attimo?
sereni ragazzi/e, altrimenti potrei venirvi a dire: "ma le ore che passate a scrivere i vostri lunghissimi post, perchè non le dedicate alla vostra famiglia e/o ai vostri amici?"


Hahaha

Direi che si può abbandonare questo discorso, abbondantemente deragliato, e tornare in topic.
Vi potrei suggerire di farlo analizzando la correlazione tra il promuovere il ciclismo amatoriale (su Cicloturismo) con materiali d'alta gamma, e il ricevere la pubblicità delle aziende. Nulla di male, ci mancherebbe, sono normali sinergie.
Ma probabilmente c'è anche questo in quella che qualche utente definisce "esasperazione del granfondismo" sulle pagine di BS o CT.

A un'analisi più approfondita, ci si potrà anche chiedere se non ci sia un conflitto tra questa "esasperazione" su CT e la posizione sul doping espressa su BS: un discorso solo accennato, ma che sarebbe bello approfondire. È vero che sono due riviste diverse, ma vanno considerate più che sorelle.

 

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Amarti m'affatica, mi svuota dentro
qualcosa che assomiglia a ridere nel pianto
Amarti m'affatica, mi dà malinconia
che vuoi farci, è la vita... è la vita, la mia

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Livello Marco Pantani
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  postato il 22/08/2008 alle 12:09
Non so se ho capito bene ( ho motivi vari per non essere sveglissima), però a me pare che se uno ha un interesse vuole essere informato su tutte le novità che escono, poi magari non si compra tutto ma essere informati è un’esigenza.
Se a me piacciono i libri, leggo gli inserti dei vari giornali, le recensioni ecc., che sono ANCHE forma di pubblicità o di scambi di favori reciproci fra recensore o autore o verso le case editrici, non è che poi compro tutto, scelgo, valuto le possibilità di spesa ma, comunque, mi piace sapere che c’è quella cosa.
Così, penso, è anche per un cicloamatore.
Penso che questo, per le riviste, sia una forma di pubblicità ma, d’altre parte, di che debbono campare i giornali? Di lettori e di pubblicità che abbia per target ( oddio, parlo come un manager noooo!) quel tipo di lettori.
E’ chiaro che questo presuppone di avere come lettore ideale uno che abbia una vera passione,un giornale ( a parte quelli di gossip o simili) aspira a un lettore ideale che è anche consumatore. D’altra parte nella società del libero mercato questo è sottinteso.
Il grado di esasperazione che si mette in una passione dipende dal soggetto, un giornale di ciclismo non è la televisione che mi sbatte in casa emergenze che non esistono, bisogni che non ho.
Se vado in edicola e compro quelle riviste, l’interesse già c’è, il grado di esasperazione dell’interesse è un fatto soggettivo.
Quello che non ho capito bene nel discorso di Admin è il nesso fra “lettore ideale” di Cicloturismo disposto a esasperare ( anche magari nelle spese, comprarsi una bici da favola facendo una follia) e la nuova posizione di BS “tolleranza zero” sui dopati.
Vuol dire che nella possibile esasperazione è sempre compreso il doping e, quindi, ci sarebbe contraddizione con la tolleranza zero?
Francamente questo nesso non lo vedo, dipende sempre da come uno è.
Uno può avere piacere di correre, di fare una follia per una bicicletta, di vedere il suo nome sul giornale , può allenarsi come un pazzo ed essere felice di trascurare, per questo, famiglia e lavoro ma non pensare al doping , come pure gli può venire in mente ma non è che si può dire che è il giornale a suggerire ,sia pure solo con la coltivazione dell’interesse del cicloamatore.
Anche Don Chisciotte divenne pazzo per i troppi libri letti però non è che la causa è nei libri.
La posizione di BS sul doping la vedo molto legata a un’esasperazione ( nel senso di rabbia), molto attenti a guardare alla corsa e agli atleti con uno sguardo “narrativo”, di approfondimento,capaci di raccontare “storie”, con un forte amore per il ciclismo, poi finisce sempre che i ciclisti di cui parlano li beccano.
Bicisport non appartiene a quella fauna stanziale di giornalisti che parlano solo di doping di cui parla Mura.
L’esasperazione, però, non è mai una buona consigliera e porta, in questp caso, a una banalità. La tolleranza zero sui dopati già c’è. Beccato= punito.
Certo, secondo le pene previste dalla legge, se si vuole esasperarle, appunto, si devono raccogliere le firme per una proposta di legge, fino ad allora più di due anni, alla prima infrazione, non si possono dare.
Allora tolleranza zero che significa: che dobbiamo essere contenti del “tintinnare di manette”, della squalifica, del pubblico ludibrio del dopato?
No, non ci sto, li puniscono perché è previsto ma che questo debba rendermi felice non mi si può chiedere.
Oppure gioire perché, forse, è diminuito il doping nel ciclismo? ma l'hortus conclusus non esiste, alle olimpiadi si è visto uno spottone del doping, è chiaro che quelle sostanze si ritroveranno nel ciclismo, il mercato è globale, mica c'è l'oasi felice.
Ovviamente quello che penso è ispirato alle ragioni di cui si è ampiamente discusso in questi anni.

 

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Verità e giustizia per Marco Pantani: una battaglia di civiltà.

Arcana loggia per il ripristino della civiltà dell'ordalia.

IO NON L'HO VOTATO.

IO CORRO DOPATO COME TUTTI.

"E' tutto alla conoscenza di tutti" Marco Pantani,1997 ( tempi non sospetti),parlando di doping in un'intervista televisiva con Gianni Minà.

Non sono a favore del doping. Sono semplicemente contro l'antidoping.

Hypocrisy free.

CAREFUL WITH THAT AXE, EUGENIO.



 
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Livello Giuseppe Saronni




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  postato il 23/08/2008 alle 20:54
Tolleranza zero è un modo per sintetizzare, è una specie di slogan che nell'ultimo periodo viene usato in tante questioni di tipo sociale legate alla sicurezza. Credo che l'uso che ne fa BS è determinato dal fatto di volersi far capire più direttamente dal pubblico, per far recepire il messaggio più nettamente.
E poi parte da un presupposto: se si sta facendo tanto per combattere il problema del doping, se i corridori si sottopongono a tanti controlli e sono gli sportivi più controllati in assoluto, se molti di loro dicono che ciò è giusto e che per questo il ciclismo non andrebbe demonizzato, come in realtà e paradossalmente avviene, proprio perchè sta facendo sforzi enormi che altri sport non fanno, allora è giusto che si metta in risalto che chi viene trovato positivo rende invisibile, agli occhi dell'opinione pubblica, tutto quanto l'ambiente ha fatto negli ultimi anni.
Secondo me uno slogan del genere non aveva alcun senso usarlo 8 o 10 anni fa, e infatti non veniva usato, perchè non c'era stata alcuna presa di coscienza del problema e viaggiare a 49 di ematocrito era la normalità.
Fino allo scandalo Festina, di fatto, l'argomento doping era relegato ai normali casi di positività, e finiva tutto lì.
Non si aveva alcuna cognizione del sistema che ci stava dietro.
C'è qualcuno che può rimpiangere quella situazione lì?
Io certamente no, era necessario fare chiarezza, e infatti adesso si sa che dietro chi si dopa ci sono medici e altri "consiglieri".
Tolleranza zero poi, per quanto mi riguarda e sicuramente anche per BS, vale per gli atleti e a maggior ragione varrebbe molto di più per i "suggeritori" eventuali, questo mi sembra evidente.
Nè si deve guardare male a chi dice che i controlli sono necessari e sono i benvenuti. Magari ne facessero fra gli amatori quanti ne fanno tra i professionisti...
E soprattutto tra i dilettanti e gli juiniores... parlando l'altro giorno alla Coppa Messapica, la corsa dilettantistica più importante in Puglia, con un DS di una squadra dilettantistica del centro-nord, mi ha detto che tutti gli sforzi e i miglioramenti che la dura battaglia al doping ha portato tra i professionisti, il fatto che adesso nessuno lì può più permettersi di scherzare col fuoco perchè con i controlli attuali ti beccano, rischiano di risultare vani e di evaporare tra pochi anni, poichè nelle categorie giovanili c'è molta più tolleranza, molti meno controlli e la tendenza, in alcuni casi, a chiudere più di un occhio.





 

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Livello Tour




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Registrato: Sep 2004

  postato il 25/08/2008 alle 02:07
Bicisport è un grande giornale, penso il migliore che ci sia sul ciclismo.

Ha sicuramente dei difetti, ma è normale...

Un difetto è quello di non aver mai gettato ombre sul recordo dell'ora di Moser a 34 anni, sul Giro D'Italia di Moser a 34 anni ecc ecc

Moser credo abbia insieme a Conconi colpe devastanti per aver introdotto un certo tipo di approccio al ciclismo.....


 
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