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L'INTERVISTA AL PADRE DI FRIGO .
Donchisciotte - 18/07/2005 alle 01:29

Ho letto un po’ di giornali ( Repubblica no, il giornalaio me la tiene per domani), letto qualche forum e non vedo una parola sull’intervista al padre di Frigo pubblicata dalla Gazzetta sabato ( c’era anche la lettera della sorella). L’intervista al padre di Frigo è interessantissima e il fatto che non ne parli nessuno sui media è sintomatico: perché il signor Frigo va fuori dallo schema del “ragazzo che ha sbagliato, adesso deve pagare ecc.”. Il signor Frigo PARLA ( abbastanza). Premessa: prima di tutto racconta che con il figlio , lui , la madre e la sorella non hanno più rapporti da molto tempo per fatti personali. Però, dopo averlo sentito messo alla gogna dal suo stesso ambiente, sente il dovere di dire qualcosa. Per esempio racconta di come , nel 1995, Frigo passò professionista alla Mercatone uno-Saeco ( non c’era Pantani,lui stava alla Carrera….), la prima domanda che gli fecero fu quale medico avesse. Frigo non ne aveva nessuno, gli risposero: Allora prendi quello che ti diciamo noi, PERCHE’ LA GUERRA CON LE PISTOLE AD ACQUA NON LA VINCE NESSUNO. Racconta di come, dopo il 2001, fu fatto rientrare e si fa qualche domanda: perché aveva recitato pienamente la parte che il sistema voleva da lui e da tutti i beccati ? ( stracciarsi le vesti , ammettere lo “sbaglio” ma salvare il sistema e non far nomi). Poi parla della famosa generazione da mandare al rogo e ricorda il giovane corridore della lampre caffita appena allontanato dal Tour ( che generazione è quella?) E tanti giovanissimi beccati con l’ematocrito alle stelle. Ricorda la storia di Ferretti ( sono gli stessi episodi raccontati da Repubblica). Insomma il signor Frigo di cose ne racconta,purtroppo ho lasciato il giornale da qualche parte sabato e posso solo citare a memoria, mi sorge una speranza. La famiglia Frigo , a quanto ricordo, non è una famiglia priva di strumenti culturali e sociali, Frigo stesso è una persona “fredda”, razionale , non ha nulla da perdere e nemmeno un passato di vittorie da tutelare: e se, finalmente, qualcuno prendesse uno staff di avvocati seri e cominciasse a raccontare come stanno REALMENTE le cose? Perché io capisco che il giocattolo vada conservato ( non solo per motivi abietti, anche perché lo sport è uno spettacolo bello da vedere e da praticare), che per conservare il giocattolo bisogna vendere la favola che il doping sia faccenda di ALCUNI ( ovviamente ognuno pensa che sia il suo campione ad essere pulito , almeno finché non viene beccato e se al sistema non conviene non viene beccato), che si voglia mantenere ( perché rende tanto , ma veramente tanto) tutto il baraccone del doping, capisco e mi sta bene ( non sono così ingenua da pensare che lo spettacolo che vedo sia l’unica oasi pulita di un mondo sporchissimo , so che, comunque, il campione vince , mi godo lo spettacolo ,se spettacolo c’è, e lo vivo laicamente, poi, certo, se appare un campione con il carisma e le altre qualità immense di Pantani mi entusiasmo completamente ma quelle di Marco erano doti personali che prescindono da qualsiasi doping, il carisma non lo compri con l’epo). Capisco, ma allora si chiuda il pentolone e si lasci perdere l’ipocrisia e la ferocia del massacro del beccato di turno. Questo veramente non lo sopporto più ( c’è scappato anche il morto, Pantani). Per questo spero che, finalmente, Frigo abbia la forza di non piegarsi all’ipocrisia ( ho sbagliato ecc. ecc.), , non gli andrà dietro nessuno ( gli sportivi sono omertosi e poi, ad incoraggiarli in questo, c’è una miope legge del 2000 per cui chi ammettesse sarebbe incriminabile), ma , almeno, sottrarsi all’ipocrisia, sbattere in faccia a tutti che la guerra al doping è una finta guerra, CHE SI FA CON LE PISTOLE AD ACQUA. Si capisce che oggi gira qualcosa di pesante nel gruppo ( peggio dell’epo), nelle intercettazioni telefoniche dell’inchiesta in cui rientra il blitz al Giro 2004 ne parlano due ciclisti ( che allora stavano nella stessa squadra, uno dei quali è un gregario), un prodotto non rintracciabile ad alcun controllo. A disposizione anche di ciclisti non di primo piano. Spero ( purtroppo so che rimarrò delusa) che la vicenda Frigo faccia esplodere il tappo della bottiglia. Oppure che scenda il silenzio sul doping,, lo si legalizzi e la si faccia finita con l’ipocrisia. E’ TUTTO ALLA CONOSCENZA DI TUTTI………. Marco Pantani 1997.


Monsieur 40% - 18/07/2005 alle 02:37

Ciao Maria Rita, avevo segnalato nel thread dedicato a Frigo (mi pare fosse "il ritorno di Frigo") di leggere il bell'intervento che Ghisalberti ha riportato sulla Gazzetta di (ormai) due giorni fa (sabato, mi pare). Purtroppo non ho avuto il tempo di scrivere stralci della stessa sul Forum, ma hai fatto benissimo a sottolineare l'assoluta importanza di ciò che il papà di Dario dice, soprattutto per quello che riguarda le categorie giovanili e le conseguenze che il doping porta al modo di pensare. Un abbraccio!


itammb - 18/07/2005 alle 10:07

Ho letto l'articolo sulla gazzetta... è molto toccante... e anche duro. Il padre cerca di fare una disanima delle vicende che hanno investito il figlio (senza alcuna maniera giustificarlo) sottolineanda la povertà di una realtà sportiva che ormai ha valicato i confini della fantasia per diventare realtà. Il ciclismo così viene violentato anche nella sua semplicità, lo squardo era rivolto al settore giovanile, dove, terreno di nessuno e punto di inizio per tutti, si rischia seriamente di finire in ospedale.


nonno - 18/07/2005 alle 10:11

E questo dice la sorella MILANO, 16 luglio 2005 - Dopo il caso che ha coinvolto Dario Frigo, la sorella Elga ci ha inviato una lettera equilibrata e profonda che nello stesso tempo è un’accusa su un certo modo, vittimista e accomodante, di affrontare il doping. Elga fa riferimento a Giancarlo Ferretti che aveva definito Dario una canaglia con la C maiuscola. Non voglio negare l’evidenza o addentrarmi in pretesti e scuse. La vicenda riguarda solo Dario e sua moglie e io non ho diritto di interferire. Volevo solo sottolineare che, se è vero che la giornata di mercoledì è stata uno dei peggiori esempi mai visti di bassezza sportiva, è anche vero che, per molti altri aspetti, il 13 luglio 2005 me lo ricorderò per sempre come un giorno di grande bassezza umana e morale. "Tutto fa pensare che il caso sia isolato" leggo; non lo è stato altrettanto il coro di voci che, piuttosto che dare il giusto peso allo sproloquio in diretta televisiva di un piccolo uomo, hanno preferito andargli dietro come pecore senza intelligenza e umanità. Il dovere di cronaca era già stato abbondantemente assolto; non era necessario infierire ancora. Così stamattina, come tutte le mattine, mi sono alzata alle 6.10 e ho preso il mio treno per andare al lavoro, reduce da una notte insonne dove quella C maiuscola mi girava continuamente nella testa; sperando di essere invisibile agli occhi di tutti, anche di quelli che mi vogliono bene e sono sufficientemente intelligenti per capire che anch’io posso continuare a stare ai bordi di una strada, fosse solo per andare a fare la spesa. Io non potrò mai scrivere editoriali sulla Gazzetta dello Sport, né tanto meno fare conferenze stampa per affermare che il doping non è lo sport di tutti quelli che fanno Frigo di cognome; ma almeno la soddisfazione di dire, in modo rispettoso, discreto ed educato ciò che penso, forse oggi me la sono tolta. Nella vita mi guida la mia passione per la realtà; ho imparato così che il primo passo per risolvere un problema è ammetterne l’esistenza; e allora il problema del doping nello sport non lo risolveranno mai, perché non sono ancora riusciti ad ammettere che esiste e non è un caso isolato.


Donchisciotte - 18/07/2005 alle 10:48

Scusami mario, non avevo letto che ne avevi già parlato. Sì mi sembra importante quest'intervista perché, appunto, si rifiuta di parlare di casi isolati e perché dà un'idea della mancanza di scelta. Colgo l'occasione per ringraziarti del tuo splendido post/racconto della festa di Morris: avevo chiesto particolari..........un racconto che sembra di esserci stati. Sono romana, ma di quei sandali non ne vedo in giro.......:) Maria Rita


ChepeGonzalez - 18/07/2005 alle 10:53

Concordo pienamente con Donchisciotte... a roma si vende soprattutto il corriere dello sport e ieri c'era un articolo molto obiettivo di sergio rizzo che riportava anche alcune parole del padre di frigo... a chi lo vuole leggere glielo passo... bye:cool:


Morris - 18/07/2005 alle 11:02

Cara Maria Rita ne abbiamo parlato ancora e continueremo a parlarne. I mali stanno fuori dallo sport, ed il doping è un affare colossale: ha bisogno di mercati condensandola all'ipocrisia di eleggere qualche disgraziato al ruolo di criminale. Un gioco sincronico alla società capitalistica, nei medesimi modi e finalità, di quando a tracciarne gli epigoni, era lo stato del realcomunimo. Oggi, negli USA, si usa il prozac per i bambini come in talune società si usa il pollice in sostituzione del mancante ciuccio; nei supermercati si possono acquistare quintalate di integratori al nandrolone (senza che le sostanze contenute vengano evidenziate); i triathleti "iron man" a 20 anni sembrano talenti mostruosi, ma con una contrazione muscolare e degli organi sessuali da farne prima o poi dei neutri asessuati; oggi si scopre, e lo dicono le forze dell'ordine, che il più grosso carico di ormoni di una retata fre le più grandi mai avvenute, aveva come destinazione le forze militari yankee in Iraq... Potrei andare avanti un secolo a raccontare, a mo' di elenco, le realtà di quel paese che oggi è il primo, per logiche di business, a non volere tirar su il pentolone del doping. Una civiltà drogastica, per i burattinai-dominatori, è il modo più efficace per continuare, dietro la massima della libertà della libera volpe nel libero pollaio a dominare il mondo. Di Frigo ce ne saranno altri, di Armstrong pure. Sono funzionali, e sulle loro storie, imbastiremo discussioni esse stesse necessarie per salvare le apparenze, ed alimentare quei dubbi che poi, nella realtà, non sono altri che un ennesimo chiasma peculiare. Evviva la libertà dei beccaccini, dunque!


Donchisciotte - 18/07/2005 alle 20:27

Sì, sono un po' fissata ma le prese in giro troppo plateali non le accetto. Come si diceva una volta: contrordine, compagni. Leggo oggi la gazzetta di domenica. Intervista a un medico dell'Uci: non esiste epo che non si trovi ai controlli, i valori sono tutti normali e le medie si spiegano con il vento favorevole e le cronometro, l'Uci trova tutto ( del resto non c'è mai stato un caso Tani che prendeva farmacie intere, veniva controllato il giorno dopo l'assunzione pesante dellepo e risultava idoneo). L'allora amministratore delegato della mercatone Uno smentisce ( e questo era ovvio) di aver mai detto una frase simile a Frigo e il DS della squadra di dilettanti dove correva Frigo non è reperibile ( il padre aveva detto che lì conobbe il doping, la squadra era la Cosmos). Insomma il sistema è pulito, solo qualche caso isolato di imbrogli e immoralità ( che però navigano nelle retrovie). Sì, è scontato che tutto debba andare così, ma, come dire, è una morte un po' peggiore. Come dice la sorella di Frigo, non si sta combattendo il doping: uil primo passo sarebbe capirlo.


Donchisciotte - 18/07/2005 alle 20:29

Come al solito non riesco a correggere: Morris, la tua risposta è, come sempre, acuta e molto illuminante, la vera analisi sul doping.


Donchisciotte - 18/07/2005 alle 21:14

Aggiungo che tutti i discorsi sulla pulizia di questo Tour sono fatti, sulla gazzetta di oggi, dal medico dell'Uci. Mi chiedo, non mettendo in dubbio quanto dice ma per correttezza, se non si dovesse chiedere a qualcuno di diverso da chi è, appunto, istituzionalmente ,il controllore.


suddendream - 18/07/2005 alle 21:31

Davverom olto acuta ed intelligente la tua riflessione sul doping morris...


pedalando - 19/07/2005 alle 13:56

Spreco un post,forse, ma non posso che inchinarmi di fronte all'analisi di Morris.:yes: