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Autore: Oggetto: Un'altra morte nel calcio...ed il solito silenzio...

Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 27/06/2005 alle 19:17
(ANSA) - LISBONA, 25 GIU - Hugo Cunha, centrocampista dell'Uniaio Leiria (prima divisione portoghese) e' morto durante una partitella con degli amici. Cunha, 28 anni, si e' accasciato ed e' morto all'arrivo in ospedale per un arresto cardio-circolatorio. Secondo il medico della societa', Amilcar Silva, il giocatore non aveva mai mostrato, in nessun test clinico, problemi di salute. La sua morte ricorda quella dell'ungherese del Benfica Feher durante il match contro il Vitoria Guimaraes il 25 gennaio 2004.

Qualche giorno fa, un ciclista italiano moriva più o meno allo stesso modo. Una parte dell'italico giornalismo, che in questi casi non dovrebbe guardare troppo la nazionalità dell'atleta, scatenò una lente d'ingrandimento per verificare la possibilità di legare la tragedia al doping. In testa, ovviamente, il solito maccartista che scrive su un foglio che l'illusa e ben poco illuminata sinistra italiana, ha scelto come organo. Su Hugo Cunha, invece, essendo calciatore, il solito silenzio. Eppure, ci sono scienziati che tal scarso allievo scrivano dovrebbe aver letto, da tempo pronti a sostenere che il Growth Hormone, al secolo GH, ingrossa gli organi compreso il cuore, fino a farlo "scoppiare" dentro una cassa toracica divenuta troppo piccola.... Il modo di morire per questo ormone, sembra quasi una fotografia di ciò che è avvenuto al povero Cunha, senza lasciare, nel periodo precedente la tragedia, troppi sospetti in chi si limita a controllare la salute senza approfondire, come pare stia avvenendo in troppi paesi d'Europa.
Morale: i casi di morte si sommano elevando numeri preoccupanti, ma nel calcio, c'è sempre qualcuno che oltre al fondoschiena, mette a novanta gradi anche il cervello..... Che il popolo dei tifosi si trasformi con grande facilità in fesseria pronta a farsi fottere come tutti i burattini è ormai assodato, ma che fra i pompieri o sottostimatori per la tranquillità del cancro-calcio così com'è, ci debbano stare anche quegli scrivani eletti e autoeletti a puristi o crociati di una battaglia di civiltà, non doveva essere scontato... La realtà, invece, è diversa.
Meglio un Fede che giura la sua fedeltà al padrone del carro, piuttosto che dei modesti che si coprono con lo sterco dell'ipocrisia, senza per questo smettere di eleggersi a qualcosa che non sono e mai saranno. Le battaglie sociali di simili personaggi, non esistono come tutte quelle che si pongono forza coi deboli e burro coi forti.
Fiero di usare quel giornale come carta igienica.

Morris

 

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Livello Milano-Sanremo




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  postato il 27/06/2005 alle 19:26
Ormai il più delle persone associa il ciclismo al doping... "io non lo seguo il ciclismo, sò tutti dopati.." e a volte ste parole provengono da juventini che dovrebbero essere i primi a stare zitti.
Mi da veramente fastidio questa cosa perchè non fa altro che allontanare le persone dal ciclismo

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 27/06/2005 alle 19:28
ciao grande Morris,ma credi sia un caso che questi due ultime tragedie,tanto drammatiche quanto sospette e misteriose,siano avvenute entrambe nel campionato portoghese?

certo andando pochi anni più indietro nel tempo ci son stati casi analoghi anche di giocatori di altri campionati,da Foè(che purtroppo ho vissuto in diretta)al campionato olandese,se nn sbaglio,ma ricordo il Porto quando giocava in casa l'anno scorso in Champions league o il Prtogallo vice-campione d'Europa nel 2004 e mi stupivo nn poco nel vederli correre anche di più dell'ormai famoso super(d)epo....
...e lo stupore diventava amara riflessione nel constatare che ciò si ripeteva assai raramente,e cmq mai con la stessa intensità,nelle trasferte in cui gli ex campioni di Europa,guidati da un'allenatore che credo nn sia uno stinco di santo al riguardo,erano di sicuro più "umani"....

 

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Giuseppe Matranga

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Livello Greg Lemond




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  postato il 27/06/2005 alle 23:05
Già...guardacaso per una morte si sono spesi fiumi d' inchiostro e di allusioni al doping...per l' altra nemmeno una riga.
E'decisamente ora di cambiare quotidiano.
Perlomeno quella è una cosa che posso cambiare...

 
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Non registrato



  postato il 27/06/2005 alle 23:52
Magari evitare proprio di comprarlo...se lo danno in omaggio sui treni significa che buona parte dell'opinione pubblica non ritiene sia più il caso di finanziarlo!!!

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 28/06/2005 alle 01:43
purtroppo (e si badi, iniziare con purtroppo un discorso, fa rammaricare anche me), si palesa ancora una volta, se mai ce ne fosse stato bisogno, come il calcio sia asservito al potere economico, che ha ormai quasi totalmente sotterrato gli antichi sentimenti pallonari.
una volta il calcio era sport di popolo, quasi al pari del ciclismo, ora è diventato un affare per pochi, i prezzi dei biglietti non permettono più a tutti di recarsi allo stadio, specie in questi tempi di magra; i protagonisti di questo sport (che rimane comunque uno sport che, aldilà del mondo professionistico, è capace a unire e far convivere gente che proviene dalle esperienze più disparate) non sono più i semplici eroi, i poeti del pallone, come lo furono in tempi cronologicamente vicini, ma ora enormemente distanti, sono oramai personaggi di spettacolo, attenti più a curare look e comparse mondane, che il mestiere che gli dà da vivire (in modo assai generoso...).
la vecchia passione calcistica, la fede che ti legava ad una bandiera, è orami poca roba. il tifo organizzato è oggi più preoccupato a pensare a come provocare violenza (l'espressione più bestiale dell'animale razionale) che ai risultati del club di appartenenza (questa mia convinzione è tristemente maturata colloquiando con degli ultras).
io stesso ho una fede, che nonostante tutto non potrà mai spegnersi, perchè ciò non è possibile, la mia fede si chiama Toro. è una fede, una passione corrosiva, che ti attanaglia ogni volta che la tua squadra scende in campo, ogni benedetta domenica, che i granata calcano un terreno di gioco, e ogni domenica sai in partenza che questa fede ti farà soffrire, perchè così è scritto nel Fato, che tanto fu avverso ai colori granata. vorresti abbandorla (e io stesso ammetto che ci ho provato più di una volta), ma non puoi, una volta che fa parte di te, ti accompagna, finchè morte non vi separi.
questa fede è nata in me dopo pochi minuti di Toro, la mia prima volta allo stadio. allora non tifavo toro, a dire il vero, tifavo di volta in volta la squadra del mio campione preferito, prima la juve (eh si, lo ammetto, errori di gioventù, anzi, proprio infanzia) di robi baggio, poi la fiorentina di batistuta, infine la sampdoria dell'areoplanino montella, ma quando vidi quegli undici uomini di granata vestiti, quel calore per una banalissima partita di serie b (con prezzi popolari al delle alpi), quel pubblico così festoso, nonostante una partita sì vinta, ma a dire il vero non troppo emozionante, allora lì sì, è scoccata la scintilla granata. da quel giorno iniziai a frequentare con sempre maggiore assiduità lo stadio, fino a quel giorno, il più triste che ricordi nella mia storia di (ex...?)tifoso di calcio, peggiore addirittura delle tristi retrocessioni degli ultimi anni, quel 22 febbraio 2003, che ancora fa male.
da quel giorno non metto più piede in uno stadio, nè penso che lo rimetterò per molto tempo ancora, quello spettacolo di raro squallore è difficile da dimenticare, pressochè impossibile.
nonostante ciò, però, ieri sera e per parte della notte, ho trovato la forza di gridare con tutta la mia voce, il mio amore per il Toro. non in uno stadio, non pagando un biglietto per alimentare questo sistema malato e corrotto, bensì in strada, il luogo più popolare che la storia ha mai conosciuto. ho voluto, ho dovuto (la fede chiamava dopo due anni di latenza), e sono stato felice e orgoglioso di farlo, di dimostrare che oltre agli interessi economici, oltre agli stadi e oltre agli ultras c'è di più, c'è la passione pacifica, che ieri notte ha spinto migliaia di tifosi nelle le strade e le piazze del centro di torino, a gridare che il calcio non è solo violenza, ma che è fortunatamente ancora capace di scaldare i sentimenti popolari e di accendere passioni e sogni in chi, come me, aveva perso la fiducia in questo sport da parecchio tempo.
sempre forza Toro, il Cuore Granata, non smetterà mai di battere, mai!
semplicemente i miei sentimenti.
euge

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 28/06/2005 alle 08:58
Originariamente inviato da gabri59

Già...guardacaso per una morte si sono spesi fiumi d' inchiostro e di allusioni al doping...per l' altra nemmeno una riga.
E'decisamente ora di cambiare quotidiano.
Perlomeno quella è una cosa che posso cambiare...


Sebbene possa essere una soluzione, cambiare quotidiano non basta. Sappiammo tutti di che pasta è fatto E.C. ma non è che il resto dell'informazione brilli per competenza e obiettività, sia che si parli di tv che di carta stampata o radio.

Il problema è fare in modo che il calcio fallisca. Allora poi tutte le magagne verranno fuori. Già oggi 40 società dalla A alla C1 sono con l'acqua alla gola. Basta che una rotella dell'ingranaggio salti che si fa come con il baseball in America anni fa: fermo il campionato per un anno.

Allora sì che vedremo qualche km in più di corsa e i tanti soloni biscardiani interrogarsi sul mondo marcio del calcio italiano.

 

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Livello Tour




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  postato il 28/06/2005 alle 20:47
Guardate che nel calcio tragedie simili succedono (e vengono taciute) a tutti i livelli, anche giovanili, in gran parte d'Europa (pure in Italia). Vero che a pallone giocano in tanti, però...
Per non parlare di quello che succede in ambienti come pesi, body building, ecc.
I dopati, però, sono sempre e solo i ciclisti!

 
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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 29/06/2005 alle 01:09
Originariamente inviato da Deval

Guardate che nel calcio tragedie simili succedono (e vengono taciute) a tutti i livelli, anche giovanili, in gran parte d'Europa (pure in Italia). Vero che a pallone giocano in tanti, però...
Per non parlare di quello che succede in ambienti come pesi, body building, ecc.
I dopati, però, sono sempre e solo i ciclisti!


Caro Deval, quel che tu dici è verissimo e mi da l'occasione per rammentare ai puristi (a cui era riferito il post...) che in una battaglia per la salute, non si può non tener conto di quel che si fa nei Paesi d'Europa, non solo sul doping, ma anche sul semplice controllo medico degli atleti. Rimanendo al calcio, ci sono delle differenze di nota. Anche nella nostra Italia, che pure a livelli assoluti si distingue in meglio, l'esame di idonietà sportiva, nel calcio, è inadeguato e assai meno incisivo di quanto avviene, ad esempio, nel ciclismo. Le famose cartelle mediche che un ciclista di porta presso, pongono lo sport che amiamo, in condizioni di tutela assai superiori a quelle di un calciatore. Sono aspetti, questi, che il CONI ed i divulgatori della sapienza su "sfondo azzurro", o su pagine in caduta libera vendute come "innnnnnn" di intellettualismo, dovrebbero conoscere, porvi rimedio, o denunciare. Ma tant'è!

Ciao imolese!

Morris

 

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Livello Miguel Poblet




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  postato il 29/06/2005 alle 20:50
Io penso pero' che in questo caso il silenzio sia dovuto anche al fatto che e' morto un calciatore portoghese non conosciuto all'estero, una notizia di questo genere viene ritenuta cinicamente non interessante dai mezzi di comunicazione di massa e non viene divulgata come tutte le morti tra i dilettanti, se morisse nella stessa maniera un calciatore di serie B italiana se ne parlerebbe eccome, forse con meno volonta di criminalizzare chi e' morto appena qualche ora prima, ma la notizia avrebbe risonanza.
 
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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 30/06/2005 alle 02:26
D'accordo che la nazionalità, per il giornalismo di un paese come l'Italia che scopre il nazionalismo solo nello sport, conti molto nella trattazione di un argomento anche se tragico. Restano però dei doveri e degli spunti d'analisi su un fenomeno che si sta allargando a dismisura e che non si spiega solo col doping, ma investe anche i controlli medici che si svolgono sul calcio. Lo scorso anno, a dieci chilometri da casa mia, è morto un ragazzino mentre giocava a pallone. I commenti, a parte per un paio di giorni sui giornali locali, sono stati inesistenti. In quel caso, il doping non c'entrava per nulla, ma è pur vero che iniziare i controlli con un semplice elettrocardiogramma sotto sforzo all'età di 14, quando un minicalciatore ha, sovente, già 5 anni d'agonismo alle spalle (per capirlo basta guardare la veemenza degli allenatori e, soprattutto, dei genitori), è davvero molto poco. Nel ciclismo i controlli sono più severi e completi. E' chiaro che ci sono patologie che nemmeno certi sofisticati esami fanno emergere, ma il compito dei dirigenti, rimane quello di rendere i rischi al minimo. Ai giornali, ogni tanto, spetta il compito di approfondire anche questi argomenti, oltre al doping, ovviamente.

Ciao!

 

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  postato il 24/11/2005 alle 10:04
Non si tratta di una morte, o almeno non di una persona.

Angelo Peruzzi, attuale portiere (anche se in verità gioca ormai poco) della Lazio, ieri ha confessato che nel processo intentato al portiere di Biella ed Andrea Carnevale, giocatori della Roma di quel tempo, nel 1990 e che implicò anche l'allora presidente romanista Dino Viola, i tre dissero un <> alla commissione anti-doping, e che la pasticca che conteneva caffeina non fu fornita a Peruzzi da un familiare (la nonna?) ma da un compagno.

Oggi? Trafiletto di notizia su Metro, free-press che circola su treni e metropolitane soprattutto.

Scommettiamo che i TG non apriranno bocca e che i giornali non indagheranno, così come la FIGC e il CONI faranno finta di non sentire?

 

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  postato il 24/11/2005 alle 10:15
i calciatori sono dopati quanto i ciclisti e quanche giorno fa e uscita una notizia che diceva che il predidente dell agenzia mondiale antidoping intimava Blatter(fifa) a porre norme piu severe sull antidoping da fare ai calciatori,
ed e notizia di ieri che il calciatore Abel Xavier l'anno scorso alla Roma è stato sospeso 18 mesi per uso di steroidi anabolizzanti, ecco perche sono tutti grossi con fisici da culturisti la maggior parte dei calciatori

 

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Gianni



 
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  postato il 24/11/2005 alle 10:23
Blatter sta seguendo cose piu` importanti:
mi hanno riferito che ha proposto di levare gli inni delle
nazionali agli inizi degli incontri (di tutti gli sport)

 

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"Non esistono montagne impossibili, esistono uomini che non sono capaci di salirle", Cesare Maestri

"Non chiederci la parola che mondi possa aprirti, si` qualche storta sillaba e secca come un ramo...
codesto solo oggi possiamo dirti: cio` che non siamo, cio` che non vogliamo.", Eugenio Montale.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 24/11/2005 alle 11:23
Originariamente inviato da Morris

[
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Morris



Caro Morris, questa discussione è "vecchia" ma vale la pena riportarla su.
Purtroppo io in quel periodo ero in vacanza e non ho potuto seguire questa discussione, e putroppo mi vedo costretta e riproporre lo stesso ragionamento che propongo ogniqualvolta si parli del diverso trattamento che si riserva a calcio e ciclismo.
In questi giorni abbiamo avuto un altro esempio di come il ciclismo sia trattato nei confronti degli altri sport, è deceduto Eddy guerrero (non so se si scriva così, vogliate perdonare eventuali errori),che per le persone appassionate di Wrestlig, ammetto che non faccio parte di questa categoria, è stato uno choc tanto grande quanto potesse essere quello della perdita di Pantani per gli appassionati di ciclismo.
Nonostante tutto il trattamento dato ad Eddy non è stato per nulla confrontabile con quello dato a Marco, Marco è stato nel vero senso della parola coperto di fango e infamità, seguita dall ipocrisia di chi si scusava per non essere riusciti a tirare fuori Marco da quella bestia infida e bastarda chiamata cocaina,mentre Eddy è stato elogiato come Mito dello sport moderno, come icona dei combattimenti sul ring, ma non si è minimamente parlato di doping oppure di ormone della crescita, e nemmeno lontanamente si è pensato, come fu nel caso di Marco, di Galletti, e anche di Zanette, che il suo midollo potesse essere distrutto dall uso massiccio del doping........Purtroppo tutt'ora non riesco a capire come possano certi giornalai continuare a scrivere e a rovinare il ciclismo, sport che non differisce dagli altri nell uso del doping, ma che è continuamente attaccato e gratuitamente infamato............Mi scuso della lunghezza......

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 24/11/2005 alle 12:31
"Squalificato Xavier: fuori per 18 mesi"

Abel Xavier, difensore in forza al Middlesbrough, è stato squalificato per 18 mesi da tutte le competizioni sportive dopo essere risultato positivo ad un controlo antidoping. Lo ha annunciato l'Uefa, precisando che il portoghese, 32 anni, è risultato positivo ad un controllo del 29 settembre, quando il Middlesbrough ha affrontato - nel secondo turno della Coppa Uefa - il club greco dello Xanthi. Nelle urine del giocatore è stata rilevata la presenza di metandienone, uno steroide anabolizzante."

fonte: inCittà

 

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  postato il 24/11/2005 alle 12:36
dal sito web.tiscali.it/angeloperuzzi

[...]L'anno dopo torna a Roma, ma si imbatte in una lunga squalifica dopo appena quattro giornate. Peruzzi e Carnevale infatti, trovati positivi dopo la partita Roma - Bari del 23 Settembre 1990, vengono coinvolti nello scandalo del Lipopill, un farmaco dimagrante che contiene una sostanza vietata chiamata Fentermina. La vicenda resta piena di ombre, anche al termine dell'iter giudiziario. In ogni caso, Peruzzi rompe con l'ambiente e si trasferisce alla Juventus[...]

 

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  postato il 24/11/2005 alle 12:38
Così parlò Zeman:

L'ESPRESSO, 13 AGOSTO 1998 - GIANNI PERRELLI

Anche il calcio ha il mal di Tour
Case farmaceutiche che offrono pillole miracolose. Dirigenti che pensano solo al business. Giocatori che badano più al danaro che alla salute. Il tecnico della Roma lancia un nuovo allarme. Prima che sia troppo tardi.


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"Non sono un demagogo né un provocatore", dice di sé Zdenek Zeman. "Sono un uomo di sport. Capto le voci, le atmosfere che girano nell'ambiente. Sento e vedo che non solo nel ciclismo, ma anche nel football, si cerca di sopperire alle carenze di preparazione coi prodotti di farmacia. Nel calcio non c'è ancora stato lo scandalo esplosivo. Ma tanto più uno sport è importante, tanto più si addensano i pericoli. So di molti medici che sono passati dalla bicicletta al pallone. So di molte società di serie A che si avvalgono dell'opera dei farmacologi. Ecco, bisogna evitare che il campionato diventi come il Tour".

Dalle montagne di Predazzo, dove guida il ritiro della Roma, il tecnico ceco Zeman, 51 anni, guru del calcio a zona e paladino della creatività nel gioco offensivo, rilancia il suo grido d'allarme contro le insidie del doping che rischiano di affossare la credibilità dello sport professionistico. Al Tour de France, perfino il limpidissimo trionfo di Marco Pantani è stato un po' oscurato dai blitz di polizia, dai fermi dei corridori sospetti, dal ritiro in blocco di molte squadre. Pagine allucinanti che imprimono il marchio d'infamia su una disciplina in cui la bomba chimica si sostituisce sempre più frequentemente all'etica del sudore e della fatica. Di Pedalopoli, che in Francia è esplosa in maniera così clamorosa, si parla già da anni. Nel calcio, si registrano solo bisbigli e maldicenze. Si vocifera di sostanze non proibite, ma ai limiti del lecito, e potenzialmente molto nocive, a cui farebbero ricorso alcuni campioni delle squadre più in vista. Prove, nessuna. I casi di doping, nel football degli ultimi anni, sono circoscritti all'assunzione del Lipopill che penalizzò per un anno la carriera di Angelo Peruzzi e Andrea Carnevale, e al consumo di cocaina che ha abbreviato quella di Diego Armando Maradona e di Claudio Caniggia.

Ma si rafforza intanto il sospetto che neanche il calcio sia uno sport immacolato. Quali sostanze si celano nei medicinali reclamizzati da alcune case farmaceutiche, con depliant illustrativi che garantiscono agli atleti miglioramenti di condizione del 50 per cento? Zeman dice di averne ricevuti molti, e di esser certo che siano pervenuti anche ai suoi colleghi. Probabilmente li metterà a disposizione della Procura antidoping che indaga sul fenomeno per conto del Coni. Meravigliato dalle violente reazioni provocate dalla sua requisitoria, l'allenatore della Roma glissa sui nomi dei farmaci e delle ditte, si trincera dietro lo sguardo sornione e le pause meditate. Un atteggiamento serafico, tipico di quella sua filosofia del distacco che per amor di battuta potrebbe essere definita buddismo Zeman. Ma per rintuzzare l'accusa di non voler assumersi in pieno la responsabilità delle accuse, almeno su alcuni punti al tecnico preme fare chiarezza. "Premetto che non sono un farmacologo. Quindi non so dire nulla sulla nocività di certe pillole. Il punto però a me sembra un altro. I medicinali servono a guarire gli ammalati. Mentre chi fa sport dovrebbe essere sano. Quando mi obiettano che queste sostanze potrebbero essere prescritte anche a un bimbo di sei anni, io rispondo che se si è in buona salute a quell'età non serve niente. È mai possibile che di questi problemi non si parli in Federazione?".

Dai controlli antidoping non è però emerso mai nulla.

"Per il momento va tutto bene. Dai campioni delle urine non risulta niente. Forse non uscirebbe nulla perfino se venissero introdotti gli esami del sangue. Si tratta in ogni caso di interventi tardivi. E, chissà, quei farmaci magari non provocano alcun guasto. Ma chi può escludere che i danni si manifestino a distanza di anni? Se si intravvedono rischi, occorre prevenirli, non aspettare che esploda il bubbone. Il problema è che i giocatori sono condizionati dagli interessi del momento e non si preoccupano tanto della salute. E i dirigenti pensano solo a sfruttarli al massimo, senza andare troppo per il sottile".

La squadra che ha reagito con maggior vivacità alla sua denuncia è stata la Juventus. Alcuni giocatori bianconeri hanno ironizzato sul suo bisogno di pubblicità. Dal momento che non ha mai vinto niente, sarebbe l'unico modo per calamitare i titoloni dei giornali.

"Chi mi conosce bene, sa che la pubblicità cerco semmai di schivarla. È vero che non ho mai vinto niente. Ma non mi dà alcun fastidio. Ho un concetto diverso del successo. Mi sento appagato quando riesco a imporre il mio gioco e i miei principi. In quanto alla Juventus, si è chiamata in causa da sola".

Non può però negare di aver manifestato a più riprese sorpresa per le esplosioni muscolari di alcuni giocatori della Juve.

"È uno sbalordimento che comincia con Gianluca Vialli. E arriva fino ad Alessandro Del Piero. Io che ho praticato diversi sport pensavo che certi risultati si potessero ottenere solo con il culturismo, dopo anni e anni di lavoro specifico. Sono convinto che il calcio sia tutto un altro tipo di attività. Almeno il mio calcio, che in una sola parola definirei positivo".

Pare però che anche lei, quando approdò cinque anni fa nella Lazio, abbia somministrato ai suoi giocatori dosi di creatina, una sostanza lecita che gli juventini non hanno mai fatto mistero di assumere.

"Per ristabilire la verità, diciamo che ho assecondato l'andazzo. All'inizio della stagione, i cinque o sei laziali che a quell'epoca erano nel clan azzurro mi dissero che si erano abituati a prendere la creatina su consiglio dei responsabili della Nazionale. Io mi limitai a parlarne con il dottore della Lazio e a fare in modo che la sostanza fosse somministrata sotto stretto controllo".

Ma lei ha parlato mai dei problemi del doping coi suoi colleghi o coi medici?

"Ne parlo, naturalmente, con il medico della Roma Ernesto Alicicco. Abbiamo più o meno le stesse sensazioni. Da sempre c'è il coadiuvante che io chiamo dello zuccherino. Qualche sostanza tonificante immessa nelle flebo. O la miscela tra aspirina e caffè che stimola le energie. A volte l'effetto è solo psicologico. Ma ho l'impressione che negli ultimi tempi si stia esagerando. Le pressioni sui calciatori si fanno sempre più pesanti. Ed è sempre più difficile resistere alle tentazioni della pillolina magica. Sarò anche un romantico, legato a una concezione del calcio in cui i giri di campo contano più della chimica. Ma non sono un ingenuo. Sono certo che molti giocatori di serie A, forse anche nella stessa Roma, non sappiano rinunciare a certe sostanze".

Ma perché il tema è una sorta di tabù? Se ne parla sottovoce e non è mai stato affrontato a livello ufficiale.

"Perché il calcio smuove troppi interessi e conviene a tutti chiudere un occhio sugli aspetti negativi. Le cito un fatto emblematico. Dei problemi di droga di Maradona si parlava già quando il Napoli lo acquistò dal Barcellona. Non riesco a persuadermi che a ignorarli fosse proprio Ciro Ferrara, suo compagno di squadra, che nella polemica contro di me non si è certo distinto per buona educazione. Maradona ha continuato a giocare da fuoriclasse. E gioca ancora oggi. Ma a Ferrara vorrei ricordare che se non si fosse chiuso un occhio, se qualcuno avesse preso a cuore la sua tossicodipendenza, lo si sarebbe potuto salvare da una mesta parabola. Ma ormai il business prevale su tutto. Il mondo del calcio è dominato dalla finanza, oltre che dalle farmacie".

Il governo del calcio è cambiato proprio alla vigilia del mondiale. Cosa si aspetta dall'accoppiata di vertice Blatter-Platini?

"Mi aspetto che diano una sterzata, superino questa fase così piena di ombre. Positiva magari per molti, non certo per me".

Se si riferisce al business, la strada sembra ormai a senso unico. Invadenza senza più ostacoli della televisione. Tirannia degli sponsor. Campionati europei per club che renderanno il rito calcistico quasi quotidiano.

"Sì, così va il calcio. La tivù è uno degli strumenti della finanza. Fa girare tanti soldi. Ma io penso che alla distanza produrrà una crisi di saturazione. Non mi convince neanche il football giocato tutti i giorni. La Juve è la squadra regina del campionato. Quella che dovrebbe tirare di più. Ma nelle partite interne a volte richiama sugli spalti non più di 4-5 mila spettatori. Quando il tifoso preferisce rimanere a casa, è tutto il calcio che ne rimette".

Anche il mondiale che si è appena concluso è stata un'apoteosi del business. Ma, almeno dal punto di vista tecnico, con la vittoria della Francia ha lasciato un'impronta di fantasia e di eclettismo che sembrano molto vicini alla sua mentalità.

"Francia e Brasile sono state due degne finaliste. Anche se a me piaceva di più l'Olanda. E se come seconda finalista avrei puntato sull'Argentina. Ma per i transalpini il titolo è stato il coronamento di un lavoro ventennale che li ha portati all'avanguardia nella cura dei settori giovanili. La finale è stata un capitolo a sé. È strano che al Brasile siano venute meno proprio le individualità. E che a decidere il match non siano stati i piedi sopraffini di Zidane, ma due suoi insoliti colpi di testa. Chi si aspettava comunque l'affermazione di un calcio al risparmio è stato smentito. E chi l'ha attuato è stato velocemente estromesso".

È il caso dell'Italia, frenata nel suo potenziale offensivo proprio dall'atteggiamento vecchio e rinunciatario.

"Vecchio e nuovo in un calcio ormai livellato sono concetti relativi. Un tempo c'erano le scuole - la danubiana, l'italiana, la sudamericana - legate alle culture di appartenenza. Oggi, e forse non è un bene, le distinzioni sono attenuate. Può cambiare la disposizione tattica, ci può essere maggiore o minore spinta offensiva, ma non incontri più un avversario che ti concede trenta metri di campo. Maldini ha fatto semplicemente una scelta che in altre circostanze aveva prodotto buoni risultati. E che in questo caso si è rivelata sfortunata".

Lei avrebbe puntato tutto su Del Piero?

"Del Piero era reduce da un infortunio. Ma Baggio sapeva in partenza che era solo il suo vice. E non dimentichiamo che, dopo la partita col Camerun, era stato criticato pure da molta gente che poi l'ha invocato".

Il commissario tecnico si è difeso sostenendo che il campionato italiano difetta di difensori portati anche alla costruzione e di centrocampisti di talento. Colpa, forse, dell'eccessiva importazione di stranieri che inaridisce i vivai.

"Per curare i vivai bisogna investire. Senza avere garanzie di resa immediata. Un discorso che oggi non interessa a nessuno. Certo, per un giovane nel campionato italiano è più difficile emergere. Ha indubbiamente meno chances. Ma se è un talento vero, non c'è straniero che tenga. Prima o poi, sfonda sicuramente".

Da Maldini a Zoff: lei ha già previsto che non cambierà nulla.

"Ho semplicemente detto che se la Federazione considerava sbagliata l'impostazione di Maldini, Zoff non è la figura più adatta per fare rivoluzioni. È anche il parere di Bearzot. E dal momento che con Lippi la trattativa non era fattibile, per cambiare strada serviva un giovane come Carlo Ancelotti".

Ma lei ha stima del tecnico Zoff, che è stato suo presidente e suo sostituto sulla panchina della Lazio?

"Preferirei non rispondere".

Fra un mese ricomincia il campionato: sarà un'altra stagione di veleni?

"Dove ci sono interessi, ci sono veleni. E a pagarne è lo sport. Per lo scudetto esistono come ogni anno dei favoriti d'obbligo. E per le designazioni arbitrali hanno introdotto il sorteggio integrale degli arbitri. Ma non è lì il problema".

E dov'è allora il problema?

"L'anno scorso, per aver espresso le mie opinioni, venni deferito. Ho già dato. Oggi non me la sento di affermare che il campionato sarà falsato. Dico solo che, nello sport d'oggi, non riesco ad entusiasmarmi più a nulla. Neanche alle imprese di Pantani. Per restituire un sano interesse bisognerebbe uscire dalla logica del business, rivalutare alcuni valori, non solo sportivi. Ma come si fa? Confesso che a volte mi sento un sorpassato".

(fonte: http://web.tiscali.it/zonazeman/doping%20espresso.htm )

 

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  postato il 24/11/2005 alle 12:58
Originariamente inviato da Monsieur 40%

"L'anno scorso, per aver espresso le mie opinioni, venni deferito. Ho già dato. Oggi non me la sento di affermare che il campionato sarà falsato. Dico solo che, nello sport d'oggi, non riesco ad entusiasmarmi più a nulla. Neanche alle imprese di Pantani. Per restituire un sano interesse bisognerebbe uscire dalla logica del business, rivalutare alcuni valori, non solo sportivi. Ma come si fa? Confesso che a volte mi sento un sorpassato".

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 24/11/2005 alle 13:12
Qui non si parla ne di Calcio ne di Ciclismo ma di come era strutturato il doping nell'ex DDR
e degli effetti che ha procurato agli atleti.
E' pazzesco che non si rendano conto (quelli che usano prodotti dopanti) di quello che rischiano!!!

La Norimberga dello sport In aula gli assi della ex Ddr
- di Riccardo Signori -

Un giorno qualcuno chiese a Birgit Meineke. Perche' accettavate di tutto?. E questa ragazza, che fra il 1980 e il 1984 e' stata la piu' veloce nuotatrice a stile libero della Germania Est, rispose semplicemente: Perche', a differenza di tutti gli altri, a noi era permesso viaggiare, avevamo l'automobile, ci dicevano che le pillole e le iniezioni erano solo vitamine. Birgit, in quel periodo, cambio' timbro di voce e non recupera' piu' quello originale. Comincio' a soffrire di gravi problemi epatici.
Lei come tante prese dal cancro, sofferenti al cuore, trasformate dagli ormoni: l'inferno autorizzato della Germania Est, l'unica nazione che fece del doping un marchio di garanzia.
C'e' stata una Norimberga sessant'anni fa per la Germania nazista, da qualche tempo Norimberga e' stata riesumata per la Germania Est dello sport.
All'inizio della settimana prossima, ad Amburgo, si avviera' l'arbitrato richiesto da 190 atleti Ddr contro la casa farmaceutica Jenapharm, oggi marchio Schering, per colpa di quelle pillole azzurre, prodotte allora sotto il nome Oral Turinabol, che hanno rovinato la vita a troppi ragazzi.
Gli atleti hanno chiesto circa 12 milioni di euro di risarcimento, ma chi spieghera' a Catherine Menschner, una ex nuotarice, perche' abbia abortito sette volte e non sia mai diventata madre?
Questo arbitrato, che segue il processo a Manfred Ewald, breve carriera nel partito nazista prima di diventare lo stregone che, in oltre vent'anni, raccolse medaglie (197 ori olimpici) con atleti dopati sistematicamente, si accoda alla causa intentata da Karen Koenig, ex nuotatrice, che ha citato in giudizio il comitato olimpico tedesco per ottenere piu' soldi e assistenza per le vittime del doping di Stato.
Ecco quella Germania cosi' forte e misteriosa che mostrava donne armadio e uomini Hulk, che nascondeva le sue impurita' dietro il fascino di Heike Drechsler, grande atleta e bella donna al naturale, o che si fece scoprire dalla rivolta di Katrin Krabbe, oggi tenta di mettersi davanti allo specchio dei propri peccati, dopo aver cercato di nascondere la sporcizia sotto il tappeto di casa, una volta ritrovata la Germania unita.
Impossibile, perche' la radice sta nella storia. Tutto parti' da Stalin che scopri' nello sport uno dei veicoli principali per l'ideologia sovietica, una forma di socializzazione politica.
Ma poi fini' per creare mostri, allora come oggi che il mondo dello sport e' avviato al doping genetico.
E la storia ci ha condotto dagli atleti di Stato ai lager sportivi della Germania orientale, famosa o famigerata Ddr, che ha trovato immortalita' nella scuola di Lipsia, l'universita' tedesca che avrebbe costituito uno dei modelli piu' avanzati di applicazione delle tecnologie e delle scoperte scientifiche.
In quei laboratori i mister Hyde dell'Est plasmarono e programmarono macchine atletiche, decine di migliaia, non importa che avessero dodici o trent'anni: atleti bionici, donne che un giorno sarebbero divenute uomini ma che, fino alla caduta del muro di Berlino, fecero della Germania Est una delle piu' grandi potenze sportive.
Dai crimini di guerra ai crimini dello sport il passo e' stato breve. In piscina correva il motto: Ingoia la pillola o muori.
L'allenamento era tortura: adolescenti sottoposte ad abusi fisici, era pratica comune l'applicazione di corrente elettrica per rafforzare la muscolatura, nuotatrici costrette, prima delle gare, a subire l'insufflazione di aria nel retto.
A Montreal '76 le atlete vennero tenute in ritiro quasi inaccessibile per evitare i guardoni del doping e fu proibito di rilasciare interviste per evitare che qualche voce troppo profonda inducesse al dubbio.
Contava la logica di Frankenstein e dei polli d'allevamento.
Quanti genitori avranno assistito impotenti a tanto sfacelo? Quanti potevano intervenire? Nel 2002 il governo tedesco ha deciso un risarcimento di due milioni e mezzo di dollari alle vittime del doping, con un massimo a persona di 12.500 dollari.
Ma non c'e' prezzo per dimenticare i vecchi mostri se mettiamo al centro di ogni storia la faccia e il corpo di Heide Krieger, ex campionessa europea di getto del peso, soprannominata Hormone Heidi, oggi Andreas Krieger, un uomo che ha sposato Ute Krause, una ex nuotarice, ex dopata, ex bulimica. Nel 1986, a poco piu' di venti anni, Heidi veniva dopata con dosi superiori a quelle di Ben Johnson.
Divenne un omino Michelin.
Un giorno si sdraio' in vasca da bagno con una lametta per farla finita.
Non ci riusci' per colpa, o per merito, del suo cane, che la salvo'.
Heidi, arruolata nel club della Dynamo Berlino, a 16 anni comincio' a conoscere l'Oral-Turinabol, nel 1997 si sottopose all'intervento per cambiare sesso.
Oggi e' un uomo sposato che lavora di tanto in tanto in una agenzia immobiliare.
Quelle della pillola, in Germania, le chiamano Wonder girls.
Tradotto significa: per te non c'e' lavoro e nemmeno famiglia.

Da ilgiornale.it

 

[Modificato il 24/11/2005 alle 13:16 by stress]

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L'IMPUTATO NON E' CONSIDERATO COLPEVOLE SINO ALLA CONDANNA DEFINITIVA.
Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
Non è ammessa la pena di morte.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 24/11/2005 alle 13:22
Nel calcio prima o poi penso scoppierà un caso festina... magari se riguarda squadre meno potenti non come la Juve...

 

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Il procuratore aggiunto di Catania Renato Papa: Nel 2003 è stato abrogato un comma della legge che permetteva l'arresto dei diffidati recidivi, e di chi non si presentava alla firma. E questo è stato un grave gesto di debolezza.
Uno nessuno centomila! Un libro di Pirandello? No! I castelli di Kessler secondo Bulba...
All'ombra del cavaliere oscuro (la biografia di G. Fini)
La regola del fallo di mani nel calcio? Superata, oramai si gioca con 11 portieri come la lotteria istantanea - ponzi ponzi po po po
Baci riddler/Massimo

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 24/11/2005 alle 13:26
Originariamente inviato da stress


Tutto parti' da Stalin che scopri' nello sport uno dei veicoli principali per l'ideologia sovietica, una forma di socializzazione politica.

Ecco appunto che ritornano le beghe storiche, anche nella Repubblica democratica tedesca, come durante il Terzo Reich il veicolo più importante e di successo, per gli ideali politici era lo sport, che è stato sfuttato fino a trasformarsi in un veicolo di malattia e morte.


Quanti genitori avranno assistito impotenti a tanto sfacelo? Quanti potevano intervenire? Da ilgiornale.it



e qua nasce un altra problematica, la funzione dei genitori, purtroppo a volte mi è capitato di assistere a delle gare di dilettanti nella zona dove abito, caratterizzata da rilievi più o meno aspri, una domenica mattina assisto ad una corsa sul M.te Cesen, non è una scalata dura, ma se affrontata alle medie dei dilettanti e per 6 volte consecutive può mandare in palla le gambe, mi passa davanti il gruppo dei primi freschissimi cme delle rose, e via via sfilano i ritardatari,nel primissimo gruppetto di ritardatari c'è un ragazzo con il viso rigato dalle lacrime per la fatica, vede il padre e gli chiede anche solamente un sorriso, il padre risponde "muoviti cretino di uno sfaticato, se non rientri in corsa non tornare a casa".....che ne dite di questo comportamento??solo quel giorno capii quanto sia facile cadere nella rete del doping, soprattutto se non si ha una solida famiglia alle spalle, che comprende gli sforzi e la fatica dei propri figli atleti...

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 24/11/2005 alle 13:27
scusate questa mia riflessione andava subito dopo la prima parte quotata da stress

Ecco appunto che ritornano le beghe storiche, anche nella Repubblica democratica tedesca, come durante il Terzo Reich il veicolo più importante e di successo, per gli ideali politici era lo sport, che è stato sfuttato fino a trasformarsi in un veicolo di malattia e morte.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 24/11/2005 alle 14:08
Originariamente inviato da Monsieur 40%

Non si tratta di una morte, o almeno non di una persona.

Angelo Peruzzi, attuale portiere (anche se in verità gioca ormai poco) della Lazio, ieri ha confessato che nel processo intentato al portiere di Biella ed Andrea Carnevale, giocatori della Roma di quel tempo, nel 1990 e che implicò anche l'allora presidente romanista Dino Viola, i tre dissero un <> alla commissione anti-doping, e che la pasticca che conteneva caffeina non fu fornita a Peruzzi da un familiare (la nonna?) ma da un compagno.

Oggi? Trafiletto di notizia su Metro, free-press che circola su treni e metropolitane soprattutto.

Scommettiamo che i TG non apriranno bocca e che i giornali non indagheranno, così come la FIGC e il CONI faranno finta di non sentire?




oggi io l'ho letto su "leggo"(concorrente diretto di "metro") ma anche su La Stampa nella sezione delle notizie sportive flash

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 24/11/2005 alle 14:13
Sempre da Il giornale di oggi:

Peruzzi confessa: «L’affare Lipopill per colpire Viola»
Marcello Di Dio da Roma

«Con la mia storia del Lipopill, volevano colpire Dino Viola, allora presidente della Roma». A ben quindici anni di distanza dalla vicenda che portò alla sua squalifica di un anno, Angelo Peruzzi rivela una diversa versione dei fatti. Tutto nacque quando il portiere e il compagno di squadra Carnevale vennero trovati positivi alla fenternina dopo Roma-Bari 1-0 del 23 settembre 1990 (con gol della vittoria giallorossa proprio dell'attaccante). Fu il primo clamoroso caso di doping nel calcio italiano.
«Fui squalificato per un anno e, per di più, fui etichettato come un drogato - racconta il portiere della Lazio nell'intervista realizzata all'emittente Roma Uno -. Ci diedero un anno, non perché meritassimo una tale squalifica, ma perché dicemmo, sia io che Carnevale che il presidente Viola, moltissime bugie alla giustizia sportiva. Poi ci furono un'inchiesta e un processo penale nei quali io e Carnevale fummo assolti. Ma la storia è completamente diversa, tanto ormai è andato tutto in prescrizione.
..».
A questo punto dell'intervista Peruzzi racconta quello che accadde veramente: «La pasticca di Lipopill me la diede un compagno di squadra - dice il portiere che dopo la vicenda fu ceduto dalla Roma alla Juventus -. Venivo da un infortunio e mi venne detto che, prendendola, non avrei parato di più, ma non mi sarei rifatto male. Fui ingenuo e stupido a crederlo e per questo meritai la squalifica. È giusto che chi sbaglia paghi, ma non era come si è detto, che c'era stata una cena e poi mia madre mi aveva dato la pasticca».

E ipotizza il disegno contro Dino Viola: «Mi dissero di dire così, anche se io non volevo che fosse tirata in ballo la mia famiglia. Io accettai perché all'epoca non ero nessuno, non ero famoso come altri giocatori che erano stati pagati tantissimo. "Meglio bruciare un ragazzino piuttosto che un giocatore affermato", fu questa la teoria di altre persone che scelsero questa versione. Le alte sfere della Federazione consigliarono questa versione al presidente Viola, sostenendo che così avrei avuto soltanto tre mesi di squalifica, ma andò diversamente. Aspettavano questo momento per massacrare Viola che per me è stato un grandissimo presidente, e lui si è fidato»

 

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  postato il 24/11/2005 alle 14:13
le notizie su peruzzi sono riportate anche dalla gazzetta. il portiere sostiene che queste sue dichiarazioni alla radio non sono per niente nuove e che tutto è agli atti del processo
 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 24/11/2005 alle 14:42
Interessante questo thread...

Su Peruzzi: l'intervista al portiere della Lazio l'ho letta anch'io questa mattina sul Leggo all'università, e l'ho pure vista in televisione a Studio Sport. Non conoscevo la reale storia della sua squalifica (nel 1990 ero poco più che un bambino)... certo è che la versione che diede(ro) dei fatti è abbastanza singolare: a quell'età, un giovane portiere si fa ancora dare le pasticchette dalla mamma? Ma dai...
Anche se l'indagine è oramai caduta in prescrizione, credo che la denuncia di Peruzzi sia molto grave, per lui e per chi l'ha sostenuto.

Sulla DDR: conoscevo già la storia di Heidi (ora Andreas) Krieger, e di storie come la sua ce ne sono a bizzeffe, sia nell'ex Germania Est che in tanti altri paesi, più di quelli che forse ci si immagina.
Chi sostiene che al giorno d'oggi l'utilizzo di pratiche dopanti è maggiore rispetto al passato, forse farebbe bene a rileggersi questo articolo, che Stress ha ottimamente riportato. E che, rileggendolo, fa semplicemente venire i brividi...

Sul rapporto genitori-figli: Violetta, riporti un aspetto su cui è giusto approfondire, quello dell'educazione data dai genitori ai propri figli.
Posso riportare in breve la mia esperienza: ho passato quasi un anno a "spendere" il mio servizio civile a favore di una società di calcio, con attività nel sociale... e tra le altre cose, mi è stato permesso di allenare i bambini della scuola calcio, piccoli giovani di massimo 6-7 anni: non trovo parole sufficientemente forti per descrivere la rabbia che provavo nel sentire genitori che invitavano il loro figlio ad aggredire il bambino avversario, sportivamente parlando.
Credo che quest'aspetto sia basilare, direi quasi fondamentale, nella formazione delle nuove leve, del nostro futuro: far sentire dei falliti i propri figli perchè secondo loro non rendono al meglio è un invito a nozze per l'assunzione di doping, almeno secondo il mio modestissimo parere.
La lotta al doping comincia anche dal migliorare questi aspetti, che hanno basi prettamente sociali, più che sportive.

 

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  postato il 24/11/2005 alle 14:44
Originariamente inviato da gigio83

oggi io l'ho letto su "leggo"(concorrente diretto di "metro") ma anche su La Stampa nella sezione delle notizie sportive flash


Sì, sì, volevo dire che su Metro avevo letto soltanto un trafiletto, e non che soltanto Metro ne avesse parlato.

Il fatto che i giornali ne parlino è dovuto, ora vediamo se indagheranno, se riapriranno il caso (le parole di Peruzzi sono pesanti!: ora - una domanda - ma non può essere accusato di falsa testimonianza?) o se invece - come credo - finirà tutto così, con una prescrizione...

 

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  postato il 24/11/2005 alle 15:44
Peruzzi:
Reo confesso di falsa testimonianza.
Sai cosa gli fanno?????????
Una pi...ppa

Mario me spiase ma le tutto prescritto.

PS: Mi scuso per la parola prescritto (lo so e' brutta da sentire)

 

[Modificato il 24/11/2005 alle 15:55 by stress]

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  postato il 24/11/2005 alle 17:03
Originariamente inviato da marco83



Sul rapporto genitori-figli: Violetta, riporti un aspetto su cui è giusto approfondire, quello dell'educazione data dai genitori ai propri figli.
Posso riportare in breve la mia esperienza: ho passato quasi un anno a "spendere" il mio servizio civile a favore di una società di calcio, con attività nel sociale... e tra le altre cose, mi è stato permesso di allenare i bambini della scuola calcio, piccoli giovani di massimo 6-7 anni: non trovo parole sufficientemente forti per descrivere la rabbia che provavo nel sentire genitori che invitavano il loro figlio ad aggredire il bambino avversario, sportivamente parlando.
Credo che quest'aspetto sia basilare, direi quasi fondamentale, nella formazione delle nuove leve, del nostro futuro: far sentire dei falliti i propri figli perchè secondo loro non rendono al meglio è un invito a nozze per l'assunzione di doping, almeno secondo il mio modestissimo parere.
La lotta al doping comincia anche dal migliorare questi aspetti, che hanno basi prettamente sociali, più che sportive.




Ma infatti a mio avviso la questione doping trova basi solidissime nella sociologia, in fondo perchè ti bombi?per andare più forte e non rimanere uno sconosciuto, oppure per far contenti i tuoi genitori che se nn vinci non ti fanno nemmeno entrare in casa!

 

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  postato il 24/11/2005 alle 18:09
Avete semplicemente ragione.
Parlo da "praticante del settore" non certo da maestro,
ma credo che i genitori, spesso senza rendersene conto,
creano nei propri figli vere sindromi di ansia da prestazione.
Lo fanno nelle cose piu` semplici, dallo scrivere il proprio
nome alla poesiola natalizia.

 

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"Non esistono montagne impossibili, esistono uomini che non sono capaci di salirle", Cesare Maestri

"Non chiederci la parola che mondi possa aprirti, si` qualche storta sillaba e secca come un ramo...
codesto solo oggi possiamo dirti: cio` che non siamo, cio` che non vogliamo.", Eugenio Montale.

 
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