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Autore: Oggetto: Lyudmila Turishcheva, donna farfalla.

Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




Posts: 4217
Registrato: Oct 2003

  postato il 22/06/2005 alle 00:45
Dopo una settimana di ciclismo e di tanti e tanti racconti narrati qua e là, sino ad intorpidir le orecchie di quei tanti che, forse per compassione o desiderio di stravaganza, mi stavano attorno, sono di nuovo qua.
Giorni passati a posar, sovente, le mie arringhe che si scioglievano sulle maestosità e l’incanto dei paesaggi del Trentino Alto Adige…. fino a quella Innsbruck con quel suo trampolino che s’erge come un vessillo richiamante i ricordi di Bjorn Wirkola e Anton Innauer, ho pubblicizzato tanto Cicloweb. Ironia del corso, sono finito in una TV che ha, guarda caso, nel nostro caro sito, un riferimento. E, proprio lì, ho incontrato un altro pazzoide come me, un caro professor di studi matematici, ma come tutti gli anomali di profondità, proveniente dal liceo classico: scuola troppo bella e completa, per trovar nella decadente società odierna, la spinta alla frequenza. Un grande che m’ha stuzzicato come non mai, fino a trasportar il tutto sulle battute d’una intervista a braccio, senza copione alcuno, come si conviene alla nostra interiorità, troppo breve per non urlar d’attesa a quando, l’autunno, ci consentirà di raccontare negli spazi e nei modi che ci sono consueti come i pantaloni che portiamo….la libertà di trattazione.
Davvero un bel viatico, purtroppo sfregiato nel pomeriggio di ieri dall’incontro con una delle tante cavolate che la politica, tutta o troppa, ha partorito: l’esigenza di togliere al pubblico, per privatizzare anche il fondoschiena dell’intelligenza. Ed oggi, posso dire d’aver conosciuto l’altra versione dei treni italiani, perennemente in ritardo ed incapaci di dare logica all’aggressione degli imprevisti. Così, per fare 200 miseri chilometri, ho impiegato sette ore…. fra pullman, sudore, e carrozze divenute puzzolenti di rabbia per il caldo e quelle valige che stanno ai treni, come il buon senso sta nella testa di Rutelli. Uno schifo, aggredito nell’orientare gli sguardi sulle facce e le smorfie dei colleghi viaggiatori, per trovare stimoli di racconto e capire quanto la vita, anche nella frenesia, abbia un senso per il cuore. Sono arrivato stanco a casa, ho passato due ore sotto la doccia a pensare come trasportato dall’acqua nebulizzata, per ricordare il meglio d’una esperienza comunque interessante. E dal cilindro di quei volti, uno s’è aggrappato alla mia voglia tastiera, materializzandosi sul largo sorriso d’una ragazza che, proprio là, sul treno, ho osato chiamare Lyudmila. Sì, ovvio, lei guardando la mia faccia da Lenin, ed il cellulare rosso con la stilizzazione di Che Guevara, m’ha detto “grazie”, forse per paura di trovarsi di fronte un terrorista, o forse un barbone con sindrome psicotica, ma il mio Lyudmila aveva un senso che le ho spiegato, guadagnandomi un bacio, da nonno sia chiaro, ma tanto è. Forse costei si ricorderà del vecchietto sottoscritto per averla eletta “farfalla” come la grande Turishcheva, o forse verrà qui a leggere, perché le ho detto che la storia della sua sosia, l’avrei messa su queste pagine-dimora delle bellezze dello sport. Già, ma sto facendo tardi con tutta questa lunga premessa, ed è ora che il rifugio dei ricordi, incontri le effusioni di quella signora che un tempo mi faceva impazzire.
Spero che l’anomalia propedeutica scritta dopo la doccia, non vi faccia pensare a me, come uno che ha preso troppo sole, ma vi assicuro che mi sono abbronzato lavorando come fossi in ferie......



……..Voglio portarvi echi di un’altra disciplina: la ginnastica artistica. Scaverò come sempre sul passato, riportando una figura dimenticata anche fra gli stessi appassionati di questo sport……….



Lyudmila Turishcheva, donna farfalla.

Quando si parla di ginnastica artistica femminile, in tanti pensano a Nadia Comaneci e Olga Korbut come le più grandi, ma il mio parere è diverso e più mi invecchio e più l’ombra del dubbio su quelle due, aumenta.
Troppo graciline e bambine, troppo invecchiate dopo, troppo schizzati i loro occhi grandi, troppi altri segni che mi spingono ad un particolare ricordo e mi tengono sempre più legato al sospetto; troppo ingigantite dai media, insomma troppo, per uno sport duro, dove le doti naturali sono fondamentali, altrimenti anche 24 ore di allenamento al giorno non bastano. E poi gli imprevisti della crescita, l’arrivo del menarca “da allontanare”, perché può portare a quegli “scombussolamenti” interni che, se da una parte fanno crescere quella meravigliosa creatura che è la donna, dall’altra, tendono a far diminuire la flessibilità e quelle molle miste, di grazia e creatività nello sforzo, che fanno della ginnasta una farfalla.

Sì, la ginnastica artistica mi è sempre piaciuta, non l’ho mai praticata, ma l’ho sempre seguita con attenzione, fin dai tempi della grande Vera Caslavska fra le donne e di Sawao Kato fra gli uomini. La concomitanza con l’adolescenza e la primissima gioventù, mi ha forse spinto di più a guardare con l’occhio del maschietto che cresce, il roteare di quelle ragazzine, alcune delle quali pronte a farmi fantasticare, perché davvero carine. Ecco perché oggi, vecchio, mi è più facile fare confronti e rendermi conto di certi aspetti, allora assolutamente impossibili da ponderare. Riportare il magazzino di memoria visiva sull’esperienza, gli studi, l’osservazione, l’ascolto di tecnici che mi sono passati davanti in tutti questi anni, alcuni dei quali nella mia stessa attività all’interno della gloriosa società nella quale mi sono formato, nonché le conoscenze sul doping via via crescenti, anche grazie alle affermazioni di grandi figure dello sport provenienti dall’est europeo, hanno arricchito e allungato l’ombra dei dubbi. Quando poi vieni a sapere cosa si faceva in Romania su certe bambine e che diverse di loro vivono l’odierno intorno dei loro trent’anni, isolate in una casa come lebbrose, con un fisico che ne dimostra ottanta o novanta, ti viene difficile non porti domande e non alimentare sospetti. Anche perché, quelle “case”, sai che ci sono anche da qualche altra parte e non solo in quel paese dei Balcani.
Certo, quelle erano gli scarti, o i segni degli esperimenti di uno Stato che per i suoi fini, disponeva delle vite coi concetti che si portano alle cavie, ma anche fra coloro che hanno raggiunto il successo, perché la natura le ha attrezzate di un fisico più disponibile e più capace di digerire quelle “correzioni al volere”, è giusto guardare e porsi domande, i segni ci sono. Ecco dunque, una conferma ragionata e solo personale se si vuole, ma io non metterei mai il duo Comaneci-Korbut, davanti a Turishcheva-Casvlaska. Queste ultime mi sono piaciute di più, le vedevo sincroniche alla loro età e forti da superare infortuni gravissimi. Le vedevo donne vere e ginnaste sublimi, ed oggi, da quelle osservazioni e da quei ricordi d’un tempo ormai lontano, mi sento di dire…. non figlie dei laboratori. La loro affabilità e quella bellezza che ha superato i confini del tempo e delle rughe, mi sembrano dimostrazione ulteriore. Donne, insomma. Donne, un tempo atlete col seno che si vedeva crescere come la natura, da sempre, costruisce ed esige attorno a quel portamento che crea la femminilità. Erano belle, così belle da accettare, oggi, come bellezza i loro chili in più, e quelle rughe che dimostrano il segno delle lancette trascorse. E poi quegli occhi, rimasti normali come un tempo, senza lo spiritismo di chi, dentro, ha un fuoco che spegne la naturalità del sorriso.



Lyudmila Turishcheva, era così, l’ultima grande ginnasta donna. Rispetto alle bambine che stavano arrivando, lei era “vecchia”, ma era vera. Dimostrava la sua età ed il segno della cultura e dell’etnia nelle quali era nata, anche quando invecchiava ed era ancora fortissima.
Lyudmila sorrideva e guardava la telecamera come poteva guardare te se eri di fronte a lei e, magari, volevi accarezzarla o addirittura sognare di baciarla. Il suo corpo era sinuoso, come ogni ragazzino quasi della sua età, stereotipava per l’eventuale coetanea, un sogno che balenava nelle giovani menti con la danza e la molla di una postura naturalmente flessibile. Anche i tratti forti del suo viso, sapevano prendere il gesto artistico del suo sport, fino a produrre loro stessi.
Era sublime Lyudmila, una protagonista dei miei voli e dei miei sogni, cercando la sua mano per sentire il calore di quel sorriso che immaginavo mi potesse donare, nel secondo atto di quel fantasticare tipico degli uomini sensibili in tenera età. Un idolo? O forse l’intima trasposizione di una figura che si stava eleggendo a simbolo, attraverso la sempre più profonda trasmissione della propria arte? Domande, a cui non importa dare risposte: è solo piacevole e gratificante rivivere, a distanza di oltre trent’anni, quelle sensazioni. Un modo forse originale per dire che lei era davvero grande, perché le altre, le decorate bambine che sul finire della sua carriera riuscirono a batterla, mai mi hanno donato simili voli di fantasia e di trasporto. E mai mi hanno entusiasmato nella perfezione dei loro esercizi. Oggi, credo di aver capito il perché…..
Mi vien quasi di dire…..” grazie Lyudmila per esserti eletta ginnasta, ad un’età non distante dalla mia….”.


LA SUA CARRIERA.
Nata il 7 ottobre 1952 a Groznyi, in Russia, Lyudmila si dimostrò subito molto portata per la danza classica e la ginnastica artistica. La scelta di quest’ultima disciplina, si concretizzò quando aveva undici anni. Vladimir Rastorotsky, un allenatore un po’ burbero e grasso, notò la straordinaria predisposizione della piccola Turishcheva nel muovere un corpo straordinariamente flessibile ai ritmi della musica. Decise immediatamente di portarla nel suo centro e di allenarla con dovizia. Il richiamo alla danza che Liudimila portava con sé, ebbe poi un ruolo decisivo nella sua carriera di ginnasta, in particolare negli esercizi al corpo libero.
La ragazzina bruciò le tappe e, nel 1967, a quindici anni, era già la prima nella Coppa dell’URSS. Poco dopo vinse le Spartakiadi, una manifestazione che i sovietici erano soliti sostenere prima di ogni anno olimpico, anche come una forma di selezione fra i tanti atleti di quel paese immenso. In questa occasione si vide tutta la regalità, la freddezza e la resistenza allo sforzo di Lyudmila. Un’errata e palese valutazione dei giudici sul suo esercizio a corpo libero, suscitò le vivaci e plateali proteste di Rastorotsky, il quale riuscì nell’impresa di far ripetere la prova alla sua atleta. La fatica di dover svolgere nuovamente un esercizio appena terminato, nonché la tensione che una simile anomalia in uno sport sì duro provocava, non fermarono la Turishcheva, che si ripeté in maniera perfetta, al punto di segnare un punteggio ancor più elevato di quello che lo stesso allenatore si aspettava.
A suon di successi, Lyudimila si guadagnò la selezione per le Olimpiadi di Città del Messico, dove vinse subito l’Oro nella prova a squadre. Nel 1969 continuò a crescere conquistando tre bronzi agli Europei, ma, soprattutto, mettendo assieme quella versatilità che l’ha poi eletta suprema.
Nel 1970 divenne, a tutti gli effetti, la prima ginnasta del mondo. Nella rassegna iridata di Ljubljana, vinse tre ori un argento e un bronzo, cominciando quel dominio sul concorso generale individuale, la quintessenza della ginnastica (ed il titolo che più di ogni altro stabilisce il migliore con buona pace di quei media che sul femminile hanno fatto della Korbut, ad esempio, un’eroina, senza che costei abbia mai vinto nulla di importante nel concorso individuale), che la vedrà dominatrice per oltre un lustro.
Nel 1971, Lyudmila, s’elevò regina agli Europei, ancora con tre ori e due argenti.
La sua stella brillò senza i riflettori mediatici alle Olimpiadi di Monaco, dove vinse due ori, un argento ed un bronzo. Furono i Giochi della perfezione stilistica e dell’interpretazione e lei dimostrò come ci si possa esibire nella ginnastica, richiamando la danza e la musica. Un capolavoro oscurato, come detto, dalla determinazione dei media nel voler costruire personaggi, anche in una disciplina pura e dall’immensa difficoltà intrinseca come l’artistica. Si costruì un’eroina in Olga Korbut, una bambina nel fisico (?), non certo per i suoi 17 anni, e la si fece un mito che il disattento pubblico tedesco, cadendo nella rete, contribuì in maniera decisiva a formare, ma Olga era una ginnasta certo brava, ma incompleta, strana, e non paragonabile per classe a Lyudmila. Certo faceva “cose “ che possono riuscire alle bambine che non hanno ancora conosciuto il menarca e questo la dice lunga…..Poi venne la Comaneci, perché il dado …..era già stato tratto.
Alla luce di queste constatazioni, che si immergono nella storia e nelle scoperte che poi arriveranno, non riesco ancora, a distanza di oltre trent’anni, a digerire l’assurdità di aver immolato come simbolo di quella Olimpiade una ginnasta, ripeto, bravissima, ma che nel concorso dei concorsi, era giunta solo settima! Ma che Lyudmila fosse la più forte e la più brava, pur con l’handicap di essere donna (!!!), lo si vide nel 1973, quando agli Europei, al cospetto ancora delle più forti del mondo (che nel femminile, a quei tempi, erano tutte del vecchio continente), vinse, unica nella storia, tutti gli ori disponibili! E si ripeté nell’anno successivo, quando, ai Campionati Mondiali, nonostante i primi malanni che si trasformeranno poi in un infortunio che la tenne ferma quasi un anno, vinse quattro ori un argento e un bronzo. Era la più forte anche per il cemento che stava sotto le pedane, ma per il pubblico ignaro della conoscenza, ovvero la maggioranza, la ginnastica artistica femminile era la Korbut, che remava a notevole distanza dalla Turishcheva. Un aspetto che, dall’insulto, si stava velocemente trasformando in un’opera comica.
Poche settimane dopo i Mondiali, Lyudmila subì una lesione alla schiena, probabilmente dettata dall’esigenza di adeguare il suo sublime e splendido corpo di donna, in quello di un’amorfa bambina. Si fermò a lungo e ne approfittò per laurearsi a Rostov.
Ritornò con la determinazione dei grandi della storia dello sport, attraverso la sofferenza di atroci dolori, e si ripresentò, pur ancora in fase di allenamento, agli Europei del 1975, dove colse il bronzo nel corpo libero. Qualche settimana dopo, a dimostrazione della sua regalità unica, grazie ai pochi giorni di allenamento efficace aggiuntivi, si prese una clamorosa rivincita di fronte all’ambiente, vincendo a Londra, unica nella storia, tutti e cinque gli Ori in palio nella World Cup! La sua esibizione ebbe dello straordinario, tanto più alla constatazione che non erano certo lontani i tempi in cui, per l’infortunio e per l’età, era stata data per finita.
A ventiquattro anni, ai Giochi di Montreal, di fronte all’arrivo massificato delle bambine che, nel frattempo avevano trovato il loro alfiere nella romena Nadia Comaneci, Lyudmila Turishcheva interpretò il suo canto del cigno.
Fu un sussurro armonioso, degno dell’immensità di questa atleta leggendaria. All’Oro nella prova a squadre (il diciannovesimo in grandi competizioni!), aggiunse l’argento nel corpo libero e il bronzo nel concorso individuale.
Dopo sette anni di dominio assoluto, consegnò alla romena dagli occhi grandi e schizzati, il suo regno. Era stata una perla di questo sport stupendo, ed era ancora nell’alveo della sua bravura, dunque il momento migliore per lasciare l’agonismo. Lei lo fece ricevendo la massima onorificenza dello sport sovietico. Non poco, pur al cospetto delle enormi ombre di quell’impero.



IL DOPO CARRIERA
Nel 1977, Lyudmila, sposò il connazionale Valeri Borzov, anch’egli eroe olimpico a Monaco ’72, ma non certo, anche per altro, uno che poteva valere la sua grandezza.
Oggi i due vivono a Kiev, in Ucraina, dove la Turishcheva dirige la Federazione Ucraina di Ginnastica, ed è ella stessa una delle allenatrici della squadra nazionale. Hanno una figlia, Tanya, ventiduenne, che cerca di seguire le orme velocistiche del padre (Presidente del Comitato Olimpico Ucraino) sulle piste dell’atletica leggera.
Lyudmila, è stata anche membro del comitato tecnico della Federazione Internazionale di Ginnastica. Per gli ucraini è una dea, la chiamano con riverenza intrinseca, “la signora”.
Nel 1996, una delle sue protette, Lilya Podkopayeva, diventò la prima ginnasta di nazionalità ucraina a vincere il titolo individuale olimpico e anche la prima ginnasta dopo la stessa Turishcheva a detenere il titolo mondiale, europeo e olimpico contemporaneamente .
Nel 1998 é stata introdotta nell' International Gymnastics Hall of Fame.



IL PARTICOLARE
Nella completezza che l’ha sempre contraddistinta, il suo fulcro radioso era la specialità del corpo libero. Lì poteva esprimere tutto il suo amore per la danza. Ad ogni più importante manifestazione, unica nella storia della ginnastica artistica, presentava sempre una nuova coreografia.
I suoi esercizi non presentavano difficoltà incredibili, ma erano svolti con perfezione impareggiabile, come fosse all’interno stesso dell’esercizio, ed un segno della sua partecipazione totale alla recita di cui aveva pure scritto il copione, veniva dalla sua imperturbabilità. Un giorno, appena finita magistralmente un’esibizione alle parallele, l'attrezzo cadde al suolo. Lei non batté ciglio, salutò la giuria e non si girò nemmeno per vedere cos’era successo! Solo dopo, si rese conto dello scampato pericolo.

LA DICHIARAZIONE
Come vede la ginnastica del futuro Lyudmila Turishcheva?
“Il ginnasta dovrà prima di tutto amare dal profondo questo sport difficilissimo e dovrà essere in grado di trasmettere nella comprensione di tutti, complessità, tolleranza e maturità. Un compito più duro delle sedute d’allenamento più pesanti. Sarà un compito più mentale che fisico. D’altronde, nello sport di oggi più che in quello di ieri, anche se pochi ancora lo riconoscono, è la mente a fungere da componente principale”.

IL SUO SUBLIME PALMARES

1968
Olimpiadi:
oro-concorso generale a squadre

1969
Europei:
bronzo-concorso generale individuale
bronzo-parallele
bronzo-corpo libero

1970
Mondiali:
oro-concorso generale a squadre
oro-concorso generale individuale
oro-corpo libero
argento-parallele
bronzo-volteggio

1971
Europei:
oro-concorso generale individuale
oro-corpo libero
oro-volteggio
argento-parallele
argento-trave

1972
Olimpiadi:
oro-concorso generale individuale
oro-concorso generale a squadre
argento-corpo libero
bronzo-volteggio

1973
Europei:
oro-concorso generale individuale
oro-concorso generale a squadre
oro-volteggio
oro-parallele
oro-trave
oro-corpo libero

1974
Mondiali:
oro-concorso generale a squadre
oro-concorso generale individuale
oro-corpo libero
oro-trave
argento-volteggio
bronzo-parallele

1975
Europei:
bronzo-corpo libero

1975
World Cup:
oro-concorso generale individuale
oro-volteggio
oro-parallele
oro-trave
oro-corpo libero

1976
Olimpiadi:
oro-concorso generale a squadre
argento-corpo libero
bronzo-concorso generale individuale


LYUDMILA
Quando posavi il tuo corpo sulla pedana
ed elevavi lo sguardo al cielo
allungando le braccia
e sorridendo come solo tu sapevi fare
il mio cuore batteva.

Quando i segni del tuo volto
richiamavano una terra lontana
e le tue cosce si mostravano femminili
mortificando il confronto coi bastoncini
delle bambine altre
io mi sentivo attratto.

Quando i tuoi occhi neri come la pece
s’allungavano profondi e brillanti
sulla gioia dello sforzo profuso
fino ad irradiare una telecamera
io, al di qua,
avrei voluto baciarti.

Ti sognavo Lyudmila
ero giovane più di te
ma tu eri un simbolo
di grazia e femminilità
che si posava
su una fatica che rendevi invisibile
col cuore pieno
di una ragazza che cresce.

Non potevi non colpirmi
eri lontana d’ambiente e abitudini
ma eri una del gruppo fatto di noi
per questo ti confondevi
fino a donarci indimenticabili lampi.

Eri il genio artistico
della ragazza che avresti voluto
accarezzare e coccolare
per sentirti vicino al sole.

Grazie per esser stata quel che ho visto.


Morris

 

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"Non discutere con gli stupidi, perchè scenderesti al loro livello e ti batterebbero per la loro esperienza".

 
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