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Autore: Oggetto: Film su Pantani

Livello Rik Van Looy




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  postato il 06/02/2007 alle 18:44
Originariamente inviato da Monsieur 40%

Ma ammetto eccome di aver dimenticato una cosa, senza problemi, ma ho scritto sul forum, ho premesso di essere anche combattuto ed emotivamente disturbato dalla fiction di ieri sera, penso che mi si possa perdonare un'inesattezza.

Avessi scritto un articolo in home-page, avrei controllato. Sul forum, ho pensato di poter essere (non solo in questa occasione) un po' più "colloquiale".

Non ho problemi a chiedere scusa per la dimenticanza.
Scusate.


Mario scusami tu.... sono troppo puntiglioso, probabilmente...è che, non ne parlo della fiction per adesso, nemmeno io sono abbastanza razionale per parlarne, non è colpa tua in effetti, in otto anni troppe inesattezze sono state scritte, troppe calunnie sono entrate nella testa della gente come delle verità, ed io mi infervoro troppo velocemente quando leggo inesattezze sulla storia di Marco..
Spero davvero che un giorno possa venire giustizia, e che i luoghi comuni su Marco possano tornare nelle gole di chi li inventati....
Be Mario... scusa dai....

 
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  postato il 06/02/2007 alle 18:45

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/02/2007 alle 18:56
Originariamente inviato da Donchisciotte

Violetta, dai, non facciamo di Christina una martire , non scherziamo nemmeno.



No no, assolutamente, non ne faccio una martire, obiettivamente parlando anche lei ha sofferto di una parte delle sofferenze di Marco

 

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Livello Eddy Merckx




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  postato il 06/02/2007 alle 19:06
Mi associo pienamente alle considerazioni di Chiappucci.
In piu' non vedo la necessità di fare uscire uno sceneggiato su Pantani cosi' presto e cosi' in fretta. Per la verità non l'avrei fatto uscire mai.
Ho retto per circa mezz'ora e poi ho fatto altro. Tecnicamente è roba da corso di regia ARCI e sul piano della sceneggiatura non poteva essere che quello che è stato: un melenso mix di flash ad uso del pubblico televisivo, che è notoriamente di bocca molto buona. D'altra parte questo e ciò che passa la conventicola autarchica del cinema nostrano.

Non sono deluso perchè era piu' o meno quanto mi aspettavo: spiace solo che la vita di Pantani sia stata usata e banalizzata in questo modo volgare ed ignominioso: la sua tragedia ha nomi e cognomi e questo, purtroppo (o per fortuna ?) non apparirà mai nemmeno nel teatro delle marionette.

Le persone oneste che l'hanno conosciuto parlano come Chiappucci, gli altri sono poca roba...



 

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Livello Giro delle Fiandre




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  postato il 06/02/2007 alle 19:50
Ri-posto il mio messaggio perchè dal mio computer non riesco a visualizzare correttamente quello precedente.


Sicuramente dal 15 Febbraio 2004, giorno dopo la morte di Marco Pantani, quasi tutti i suoi tifosi aspettavano, magari inconsciamente, l’avvento di un film su di lui.
Un film che raccontasse Pantani come uomo, senza tralasciare le sue imprese sportive.
Un film che restituisse al campione la dignità perduta, riabilitando la sua figura agli occhi di chi ancora lo vedeva come un disonesto, un traditore.
Ed ecco che, a quasi tre anni dalla sua morte, Claudio Bonivento raccoglie la sfida, ci prova.
E per farlo si documenta, studia. Sceglie un attore, Rolando Ravello, che somiglia molto a Marco.
E costringe questo attore a studiare Pantani. Per replicarne gli sguardi, i sorrisi, le smorfie, il modo di pedalare. Vengono fatti sopralluoghi sugli arrivi delle tappe storiche e vengono interpellati i genitori di Marco, gli amici, i compagni di squadra e persino i rivali, nel tentativo di carpire qualche segreto, qualche informazione in più, per meglio raffigurarlo.
Dunque le premesse per un buon film ci sono tutte, e l’approvazione dei genitori di Pantani, accende le speranze dei tifosi, di coloro ai quali Marco manca ancora moltissimo; che darebbero molto per rivederlo soltanto un secondo. Soltanto un colpo di pedale.
E così arriva il grande giorno.
Inizia il Film. E alla prima immagine, un sussulto. Gli occhi si gonfiano, la bocca si secca.
Eccolo, Marco. E’ come se fosse tornato davvero, è un sogno.
Ma il sogno si infrange ben presto.
Poco dopo mi sento uno stupido. Stupido, ad aver pensato che fosse possibile.
Il film è fatto male.
Tecnicamente è un disastro. Le inquadrature sono banali, i dialoghi scontati, frutto di una regia abbastanza piatta.
Il Pantani del film pedala scomposto, ha i pettorali gonfi, e le braccia possenti.
Ma questo non è un grosso problema. L’importante non era rappresentare Marco esteriormente, ma raffigurarne l’animo, timido e forte, fragile e risoluto.
In fondo in tanti film ispirati a famosi personaggi, gli interpreti non assomigliavano loro per nulla. Penso al Berlusconi del Caimano di Moretti, dove il protagonista è addirittura interpretato da tre attori differenti.
Ma il problema è che in questo film anche l’aspetto interiore di Pantani viene appena sfiorato, senza convinzione.
Si può passar sopra anche alle numerosissime inesattezze che costellano la fiction ma, visto e considerato che il film voleva rappresentare l’uomo più che l’atleta, non si può ignorare la mancata analisi della sua psiche.
La torrida tristezza dell’uomo, privato della sua unica ragione di vita, non emerge.
“Ma andate a vedere cos’è un ciclista…”, non doveva essere solo una frase buttata li. Doveva essere una delle prerogative del film.
Lo sceneggiato doveva rappresentare la tensione che accompagna una vigilia, l’euforia di una vittoria, e l’amarezza per una sconfitta.
Dal film non traspare nessuna di queste emozioni. Nelle fasi pre-gara gli atleti e i d.s sembrano scambiarsi le figurine, più che impostare una tattica.
Ma quando devi giocarti un Tour de France su una salita, credo che lo stato d’animo sia diverso.
Marco Pantani è stato lasciato solo, alla deriva. Ma nel film non si capisce. Non si vede il declino dell’uomo e dell’atleta. Non si vede l’incapacità di esprimersi sui pedali, senza una pace interiore. E questo perché gli anni del declino non sono rappresentati per nulla.
Non mancano solo l’Alpe d’Huez e Courchevel, mancano soprattutto i due anni di sconfitte.
I due anni, 2001 e 2002, fatti di speranze e delusioni. Di ombre e di sospetti che si allungano sempre più sulla figura del campione.
Manca l’umiliazione. L’umiliazione di essere sempre guardato con sospetto, l’umiliazione di arrivare coi “patacca”, l’umiliazione di essere stato abbandonato da tutti.
Il Pantani della fiction sembra un pazzo. Un pazzo che il giorno successivo ai fatti di Madonna di Campiglio si è tuffato in un mondo fatto di droghe, di puttane, di vita notturna.
Ma non è così. E’stato un processo lungo. Una lunga lotta per cercare di rialzarsi. Un tunnel in cui ha trovato persone che invece di aiutarlo ad uscirne, l’hanno affossato sempre più.
Ed è alla fine di quel tunnel che Marco, invece di trovare la luce, ha trovato un baratro ancora più oscuro, la droga.
Ma tutto questo nel film non compare. Il protagonista esplode in un’autodistruzione letale.
Ma la realtà, purtroppo, è stata ancora più tragica. Perché nella realtà non c’è stata nessuna esplosione. C’è stato un lento declino, un interminabile degrado. Segni impercettibili agli occhi dei più, ma terribilmente strazianti per coloro che gli volevano bene e che lo conoscevano davvero.
Ed il film finisce. Con una scena bellissima. Marco pedala; e con lui pedalano tantissimi bambini.
Sono i bambini che l’hanno amato. Sono quelli che hanno chiesto al nonno, o al papà, una bicicletta in regalo. Sono quelli che hanno creduto in lui e a cui ora tocca parlare.
Ma questa scena non basta a cancellare la tristezza, il magone. Il film non ha raggiunto il suo scopo. Non ha raccontato nulla di nuovo, ha riprodotto in modo inesatto le gesta sportive di Pantani e, quel che è peggio, non ha raffigurato la tremenda agonia psicologica che l’ha portato via.
Certo. Qualcuno si sarà commosso. Qualcuno avrà pianto. E si sarà rigirato per ore nel letto, pensando con nostalgia al piccolo grande uomo che ha popolato tanti nostri sogni.
Ma per questo dobbiamo ringraziare Marco, quello vero, e nessun altro.

 
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Moderatore




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Registrato: Apr 2006

  postato il 06/02/2007 alle 20:12
Su repubblica.it c'è uno speciale in streaming con Ravello, Gianni Mura e Cassani.
http://tv.repubblica.it/home_page.php?
playmode=player&cont_id=6640&fromplayer=6640&stream=video
(link in due pezzi)

 

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Giuseppe Cristiano

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/02/2007 alle 21:11
La fiction su Pantani proprio non mi è piaciuta, un calderone dove hanno addensato in un paio di ore tutta una vita ... con moltissime imprecisioni e troppo spezzettato il che fa risultare il tutto molto confuso e poco comprensibile.

Molto meglio le puntate di SFIDE (SFIDE - L'ULTIMA FUGA DI MARCO PANTANI e LE SALITE DI MARCO PANTANI) e tutte le volte che le riguardo mi fanno ancora emozionare.

Chi volesse rivederle può andare nel sito della RAI

http://www.raiclicktv.it/raiclickpc/secure/list_content.srv?id=2084

Al di là dei complotti e di tutto il resto, a me piace ricordare Marco per le sue imprese sportive e come uno dei più grandi campioni di quel bellissimo sport che è il ciclismo.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/02/2007 alle 21:36
Non ho letto ne le critiche sui giornali ne i post precedenti in questo thread....

secondo me questo film è stato fatto troppo velocemente..... la rai voleva anticipare sky e mediaset..... in meno di 2 ore non si può raccontare la storia di pantani...forse servivano 2 puntate..... gli attori erano quelli giusti, soprattutto ravello.... il film non era iniziato bene, ma era cominciato benissimo.... fino all'incidente della milano torino.... poi il film ha perso sempre più punti..... mi aspettavo qualche scena in bici in più....cmq sono rimasto un pò deluso dal film perchè mi aspettavo di più e come voto gli darei 6, considerato che la storia di pantani non è per niente facile e che registi e attori hanno avuto molte pressioni..... infatti come ha detto ravello il ricordo di pantani è ancora fresco e non potevano permettersi di inventare nulla e dovevano stare attenti a non ferire le persone che gli hanno voluto bene....

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/02/2007 alle 21:45
Era da quando avevano annunciato questo film sulla RAI che aspettavo di vederlo, pensando però se era giusto farlo a cosi brve tempo dalla sua morte, da una morte di un ragazzo giovane e ancora in attività (se cosi si puo dire) quindi un evento traumatico inaspettato.
Purtroppo un film su Pantani fatto cosi in fretta con la ferita e il ricordo fresco doveva essere un capolavoro per non sollevare critiche.
Anche io come alcuni qua penso che la storia di Marco non dovevano restingerla in 106 minuti ma doveva avere piu spazio perchè se ne è visto davvero la necessità.
A me sinceramente è piaciuto una cosa giusta ma pero sicuramente mi aspettavo di più, molto di più.
Si è la storia di Marco della sua vita da uomo più che da personaggio sportivo, però per capire bene la sua vita personale dovevano dare piu spazio anche a quella sportiva perchè erano collegate.
Quello che voglio dire è che secondo me questo film non è all'altezza di quello che è stato Marco Pantani.

Ho notato molti dettagli ben curati, come i matriali, bici magliette originali, lo sforso dell'attore nel cercare di assomigliarci molto sia in bici che fuori, pero gli sono sfuggiti alcuni dettagli stupidi come le macchine recenti in epoca molto passata.

Poi hanno voluto fare passare Marco da giovane come un poveretto "straccione" che si allenava con vestiti normali, quando sicuramente aveva i pantaloncini e magliette della sua società, come tutti i ragazzi della mia epoca e sua. Sicuramente era un abbigliamento in lana e non in sintetico, ma di sicuro non andava in bici con vestiti normali.

Hanno poi fatto vedere la caduta solitaria nella Milano-Torino quando invece caddero e con serie conseguenze anche Dall'Olio e Secchiari.

Poi mi è scappato da ridere quando in allenamento a fine film quando arriva a casa di Francesco, aveva il numero 1 attaccato alla bici...

Concludo con il dare un 7 al film, vittima di un ricordo troppo vicino e la gente si ricorda troppo bene quansi personalmente Pantani per cui fa fatica rivederlo in questo film, forse tra 20 anni rivedendolo farà un'altro effetto.

 

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Livello Giro delle Fiandre




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  postato il 06/02/2007 alle 21:49
Non credo che tra vent'anni saranno in molti a ricordare questo film.
Comunque per quanto riguarda la scena della caduta nella Milano-Torino trovo ridicolo il modo in cui è stata girata, più che il fatto che Marco fosse solo.
Sembra girata con una cinepresa da matrimonio...

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/02/2007 alle 21:52
si concordo che alcune scene in bici sono state girate in modo semplice.
E le imprese che hanno fatto vedere non rendevano per niente la fatica e la grande cosa che stava facendo... per loro uno scatto di 5 secondi ed andava a vincere...

Va bhe dai, non era facile fare un film su Marco!!

 

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  postato il 06/02/2007 alle 22:03
Non era facile, certo.
Ma avere avuto l'occasione di fare un film su Pantani e non averla sfruttata a pieno mi sembra una grave mancanza. Io mi mangerei le mani per tutta la vita..

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/02/2007 alle 22:08
Criticare è umano ma a volte mi sembra si esageri...Ho letto cose del tipo "Film fatto con una telecamera da matrimonio" e cose così (nessuno si senta offeso, ho letto e scritto questo esempio senza per nulla guardare chi lo ha scritto).. Mi sembrano motivazioni futili ed un po inutili, sopratutto perchè un'opera del genere ha tante chiavi di lettura... Sul discorso "Meglio una puntata di Sfide ecc ecc... ripeto..era un film ed è diverso da un documentario...

 

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LA CAROVANA VA..CONFINI NON NE HA..E TUTTE LE DISTANZE ANNULLERA'!!
"..Dinnanzi a me non fuor cose create se non etterne.. Ed io in etterno duro!!
Lasciate ogni speranza voi ch'entrate...!!!

"C'è Bugno in testaaaa!!! è Bugnoooo!!! ed è campione del mondo Bugno su Jalabert!!!"

"...ma ti sollevero' tutte le volte che cadrai
e raccogliero' i tuoi fiori che per strada perderai
e seguiro' il tuo volo senza interferire mai
perche' quello che voglio e' stare insieme a te
senza catene stare insieme a te"...

"Cascata ha un pregio non da poco. ama il ciclismo e però lo riesce a guardare con l'occhio dello scienziato. informatissimo, sa sceglire personaggi sempre di levatira superiore, pur non "scadendo" nello scontato.
un bravo di cuore.
(post di Ilic JanJansen, nel Thread "Un ricordo: Pedro Delgado, il capitano di Indurain")

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/02/2007 alle 22:14
sembra che i genitori di pantani abbiano gradito molto il film....
http://milotyforpirata.blog.excite.it/

 
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Non registrato



  postato il 06/02/2007 alle 22:15
Originariamente inviato da superandyweb

si concordo che alcune scene in bici sono state girate in modo semplice.
E le imprese che hanno fatto vedere non rendevano per niente la fatica e la grande cosa che stava facendo... per loro uno scatto di 5 secondi ed andava a vincere...

Va bhe dai, non era facile fare un film su Marco!!

Credo che Marco meriti un servizio dove vengano messe tutte le sue più grandi imprese,non un film.
E nonostante non abbia avuto la possibilità di conoscere la sua vita ciclistica,mi è venuto da piangere come un bambino

 

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Livello Giro delle Fiandre




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  postato il 06/02/2007 alle 22:21
Per Cascata.
Innanzitutto io ho scritto che la scena della caduta sembra girata con una telecamera da matrimonio e non l'intero film. In secondo luogo non mi sono limitato a criticare queste sottigliezze ma ho provato a fare un analisi molto più approfondita sull'intero film. Quello è ciò che penso, il resto sono dettagli..

 
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Livello Fausto Coppi




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Registrato: Sep 2006

  postato il 06/02/2007 alle 22:24
Originariamente inviato da Cascata del Toce

Criticare è umano ma a volte mi sembra si esageri...Ho letto cose del tipo "Film fatto con una telecamera da matrimonio" e cose così (nessuno si senta offeso, ho letto e scritto questo esempio senza per nulla guardare chi lo ha scritto).. Mi sembrano motivazioni futili ed un po inutili, sopratutto perchè un'opera del genere ha tante chiavi di lettura... Sul discorso "Meglio una puntata di Sfide ecc ecc... ripeto..era un film ed è diverso da un documentario...


Non è per criticare a tutti i costi, si esprime solo un giudizio.

Ci sono fiction e fiction, personalmente quella su Pantani non mi e' piaciuta, a mio avviso non è un prodotto di alta qualità ma da più l'idea di qualcosa messo insieme in tutta fretta.

Nella produzione RAI ci sono state in passato cose davvero ben fatte e degne di lode, come ad esempio LA MEGLIO GIOVENTU' di Marco Tullio Giordana.

In sostanza mi aspettavo molto di più, sia per le aspettative che si erano create sia per il fatto che la storia e la vita di Marco meritavano un film di più ampio respiro capace di leggere la sua storia senza pregiudizi o deformazioni da super-tifoso.

 
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Livello Tour




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  postato il 06/02/2007 alle 22:26
Originariamente inviato da Frank VDB

Originariamente inviato da david 724

ho apprezzato molto di più il film su Bartali.


Quello con la neve al Tour?
Con il ciclista-pugile?
Con Biagio Cavanna miracolato vedente?
Con Coppi e Bartali fermi a discutere in un tornante al Giro del 1940?

Suvvia...


si ma gli autori ci hanno messo più passione, gli ambienti sono riprodotti più fedelmente, in poche parole hanno speso qualche soldo in più!

questo "film" su Pantani è stato arraffazonato parecchio, qua di tornanti se ne sono visti pochi anzi pochissimi!

non ci nascondiamo dietro un dito, mi spiace per i registi e attori, ma è stato un lavoro fatto maluccio!

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/02/2007 alle 22:26
Si ma ti ripeto che ho usato la tua frase come esempio, non per criticarti..tecnicamente errori o sbavature ce n'erano... forse per il poco budget... quindi posso essere d'accordo anche cn te...
Deejay..ce ne saranno a palate di documentari sulle sue imprese.. ma fare un fil sulle imprese sarebbe stato limitativo...

 

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un bravo di cuore.
(post di Ilic JanJansen, nel Thread "Un ricordo: Pedro Delgado, il capitano di Indurain")

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/02/2007 alle 22:31
anche a me è piaciuto molto di più il film su bartali però fare un film su pantani è molto più complicato.....
 
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Livello Giro delle Fiandre




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  postato il 06/02/2007 alle 22:39
A me il film è piaciuto anche se debbo dire che per renderlo meno superficiale e più completo potevano farlo durare due puntate come han fatto per la "Meglio Gioventù".
Nel film mancavano la sua Manager che potevano magari inserire con un altro nome come han fatto per il suo Ds, eppoi non hanno mai neanche citato o inserito nel film Luciano Pezzi.
Comunque dai come film ha raggiunto una larga sufficienza. Commovente davvero!!!

 
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Livello Moreno Argentin




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  postato il 06/02/2007 alle 22:58
sto facendo il DVD del film di ieri sera, qualcuno sa dove posso trovare su internet contenuti aggiuntivi, foto copertina???
non di pantani in generale,naturalmente, ma del film Tv con ravello.
grazie

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/02/2007 alle 23:23
io non ho visto il film.posso riportare il commento di mia figlia 14enne."ho pianto tanto.piu' che alla visione di "the new world" e penso che sia anche piu' bello(?!)".
noi ci soffermiamo sulla tecnica sugli sbagli cronologici e storici.
Mia figlia conosce molto poco di Marco.si e' commossa.forse un valore positivo il film l'ha regalato.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 07/02/2007 alle 09:31
Ieri ho postato il messaggio che vi riporto sotto nel thread "doping e antidoping". Pensavo fosse più attinente a quel thread, anche se il punto di partenza era la fiction su Pantani.

Non so se non ha ricevuto pochissime (due) risposte per disinteresse o perchè non è balzato all'occhio. Nel primo caso mi scuso per avere riproposto il post. Nel secondo, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate. Grazie


originariamente postato nel thread "doping e antidoping" da Frank VDB


Ragazzi, sono trasalito.
Sull'Unità di stamattina, a pagina 8, Marco Travaglio ha scritto un articolo attorno ai fatti di Catania e alle dichiarazioni di Matarrese e Scapagnini. Il solito brillante e bellissimo articolo di Travaglio.
Sono però trasalito leggendo il finale del pezzo:

"Ieri sera, mentre proseguiva l'osceno balletto delle facce di tolla sul caso Catania, la prima rete del cosidetto servizio pubblico televisivo beatificava un ciclista dopato che aveva violato tutte le più elementari regole dello sport e ora, tanto per cambiare, viene gabellato per martire perseguitato, vittima dell'immancabile complotto. Perchè il doping è severamente vietato ma, se scoprono un campione dopato, allora è colpa dell'antidoping."

Mi sono talmente incaz.zato che di getto ho inviato una lettera di protesta all'Unità. Invito anche chi di voi ne ha voglia a fare altrettanto, perchè io ne ho le scatole piene di questi giudizi superficiali sul ciclismo. Peccato che queste cose vengano da un giornalista che stimo, come Travaglio. Ma anche lui e i giornali di sinistra, quando sbagliano, sbagliano.

Ecco il testo della mia lettera

E' la stima che nutro nei confronti di Marco Travaglio che mi ha fatto trasalire quando, nella sua rubrica su l'Unità di oggi 6 febbraio leggo che "il servizio pubblico televisivo beatificava un ciclista dopato che aveva violato tutte le più elementari regole dello sport e ora, tanto per cambiare, viene gabellato per martire perseguitato, vittima dell'immancabile complotto."
Il riferimento è chiaramente alla fiction su Marco Pantani andata in onda ieri sera. A parte che dai forum dove gli appassionati più competenti discutono di ciclismo - come quello di cicloweb.it per esempio - emerge che la tesi del complotto e le stranezze sul caso Pantani sono analizzate solo superficialmente dalla fiction, stupisce che un giornalista da sempre noto per la maniacale documentazione con la quale costruisce i suoi articoli e i suoi libri, si lasci andare a dichiarazioni così superficiali su argomenti che - si capisce lontano un miglio - il suddetto conosce davvero poco.
La stampa specializzata, diversi libri (seri, anche se nascosti dietro una marea di libri-spazzatura), alcuni giornalisti, da anni stanno ricostruendo gli anni torbidi che vanno dalle dichiarazioni di Zeman nel 1998 e delle indagini doping-calcio fino ai giorni nostri, ossia gli anni in cui è nata ed è stata rafforzata la tesi ciclismo=doping e in cui Pantani ha vissuto la sua parabola discendente di uomo e di atleta. Nessuno vuole cancellare gli errori di Pantani e del ciclismo ma sarebbe opportuno che il signor Travaglio e tutti coloro che vogliono addentrarsi in queste tematiche lo facciano documentandosi. Possibilmente non in un bar sport.
Cordiali saluti
Nome Cognome, Città.


Per chi vuole imitarmi, l'indirizzo è lettere@unita.it
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Livello Eddy Merckx




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  postato il 07/02/2007 alle 10:11
Originariamente inviato da Frank VDB


Nel secondo, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate. Grazie



Che cosa vuole che ne pensi, Reverendo...Penso che dovrebbe dedicarsi a letture piu' edificanti...

Ciao, Frank...e perdonami lo sberleffo, ma era troppo ghiotta.

Alberto

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 07/02/2007 alle 10:19
Gli sberleffi sono sempre bene accetti da un pretino apuano in odor di modernità

Ciò premesso non è detto che non mi dedichi a letture diverse... non pensare che legga solo certa stampa... sono uno che pensa e che si informa... e per fare questo si abbevera a più fonti. Anche l'Avvenire!

 

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Livello Eddy Merckx




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  postato il 07/02/2007 alle 10:29
Originariamente inviato da Frank VDB

Gli sberleffi sono sempre bene accetti da un pretino apuano in odor di modernità

Ciò premesso non è detto che non mi dedichi a letture diverse... non pensare che legga solo certa stampa... sono uno che pensa e che si informa... e per fare questo si abbevera a più fonti. Anche l'Avvenire!


Uhm...l'Avvenire ? Sai bene che, per me, avresti bisogno di un bagno nell'ortodossia: l'Osservatore sarebbe piu' acconcio.
L'Avvenire è un po' troppo farfallone.

Ciao carissimo

 

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  postato il 07/02/2007 alle 10:30
Io ho scritto così. (Grazie Frank per la segnalazione)


Caro Travaglio,

lei è uno di quelli che hanno contribuito, negli anni e con una buona dose
di superficialità, a dipingere e diffondere l'immagine di "Pantani dopato
d'Italia", spacciando per verità incontrovertibili, tesi basate su fatti
sbarellanti, come la storia dell'ematocrito dopo l'incidente di Pino
Torinese (con conseguente forte emorragia che alterò tutti i dati, altro
che ematocrito al 60%). Mi fa piacere notare che lei, per coerenza, non
smette di ringhiare contro Pantani nemmeno ora che lui è morto.
Punirne uno per educarne cento in un sistema in cui tutti si dopano, è
crudele, e può portare alle conseguenze che abbiamo visto.
Punire uno sport (il ciclismo) per educare tutti gli altri (nello sport
professionistico il doping generalizzato è la regola, ma lei questo lo
sa?), è semplicemente organico al potere che ha deciso di fare del
ciclismo il capro espiatorio di tutti gli sport.
Non mi aspetto che un non amante del ciclismo capisca che, se nessuno si
fosse dopato, Pantani avrebbe vinto 5 volte quello che ha vinto.
Ma mi aspetto sempre che lei approfondisca i lati oscuri della vicenda di
Campiglio, il coinvolgimento di Coni, Rcs e compagnia danzante.
Approfondisca, Travaglio, approfondisca, e possibilmente la smetta di
ferire quanti soffrono ancora per il caso Pantani: non ce n'è bisogno.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 07/02/2007 alle 10:46
Reverendo Frank, in qualità di autoproclamatomi tuo chierichetto, ho inviato la nota da te elaborata all'Unità.
Per profalberto: lo so che non c'entra con l'argomento ma ne manderei un'altra ad Avvenire ed Osservatore a sostegno dei pacs.

 

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nino58

 
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  postato il 07/02/2007 alle 11:12
Originariamente inviato da nino58

Reverendo Frank, in qualità di autoproclamatomi tuo chierichetto, ho inviato la nota da te elaborata all'Unità.
Per profalberto: lo so che non c'entra con l'argomento ma ne manderei un'altra ad Avvenire ed Osservatore a sostegno dei pacs.


Ho paura che tu sia proprio incorreggibile ma, questo lo so bene, le strade per il recupero della ragione sono imprevedibili e cedo volentieri questo compito alla Divina Provvidenza, che può ben piu' del povero sottoscritto.

Certo che ci vorrebbe anche un po' di buona volontà da parte tua, Nino, accipicchia...

Ciao Nino.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 07/02/2007 alle 11:21
Mi cospargerò il capo di cenere ed indosserò il cilicio,... quando verrò illuminato dalla Grazia sulla via di Damasco.
Nel frattempo, la mia birichina coscienza mi induce, purtroppo, a dar retta alle peccaminose sirene della carne.
Ciao Alberto.

 

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  postato il 07/02/2007 alle 11:26
Originariamente inviato da barrylyndon

io non ho visto il film.posso riportare il commento di mia figlia 14enne."ho pianto tanto.piu' che alla visione di "the new world" e penso che sia anche piu' bello(?!)".
noi ci soffermiamo sulla tecnica sugli sbagli cronologici e storici.
Mia figlia conosce molto poco di Marco.si e' commossa.forse un valore positivo il film l'ha regalato.


MMM, massimo rispetto per tua figlia, ma se paragoniamo questa fiction (che non è fatta bene) a the new world (che, veramente, è uno dei + brutti film degli ultimi 20 anni, proprio una cagata pazzesca per chi l'ha visto, lo sa) allora il film su pantani diventa un capolavoro!!!

Questo film su pantani andava fatto in 2 puntate con le imprese sportive raccontate meglio!!! E' un film pressapochista

 

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Livello Eddy Merckx




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  postato il 07/02/2007 alle 11:27
Originariamente inviato da Admin

Io ho scritto così. (Grazie Frank per la segnalazione)


Caro Travaglio,

lei è uno di quelli che hanno contribuito, negli anni e con una buona dose
di superficialità, a dipingere e diffondere l'immagine di "Pantani dopato
d'Italia", spacciando per verità incontrovertibili, tesi basate su fatti
sbarellanti, come la storia dell'ematocrito dopo l'incidente di Pino
Torinese (con conseguente forte emorragia che alterò tutti i dati, altro
che ematocrito al 60%). Mi fa piacere notare che lei, per coerenza, non
smette di ringhiare contro Pantani nemmeno ora che lui è morto.
Punirne uno per educarne cento in un sistema in cui tutti si dopano, è
crudele, e può portare alle conseguenze che abbiamo visto.
Punire uno sport (il ciclismo) per educare tutti gli altri (nello sport
professionistico il doping generalizzato è la regola, ma lei questo lo
sa?), è semplicemente organico al potere che ha deciso di fare del
ciclismo il capro espiatorio di tutti gli sport.
Non mi aspetto che un non amante del ciclismo capisca che, se nessuno si
fosse dopato, Pantani avrebbe vinto 5 volte quello che ha vinto.
Ma mi aspetto sempre che lei approfondisca i lati oscuri della vicenda di
Campiglio, il coinvolgimento di Coni, Rcs e compagnia danzante.
Approfondisca, Travaglio, approfondisca, e possibilmente la smetta di
ferire quanti soffrono ancora per il caso Pantani: non ce n'è bisogno.


Caro Marco,

Mi piace la tua lettera e riflette ovviamente anche il mio pensiero. Ritengo superfluo altresi' inviarla a quel signore ed è questo il motivo per cui non mi associo. Il motivo risiede unicamente nel fatto che le parole del signore in questione riflettono un tale livello di superficialità e peggio da temerne anche la sola contaminazione a mezzo lettera.
Non mi sarei nemmeno preso la briga di scrivere questa nota se non fosse per la stima che nutro per te.

Ciao,
Alberto

 

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  postato il 07/02/2007 alle 11:28
Originariamente inviato da Marco C.
eppoi non hanno mai neanche citato o inserito nel film Luciano Pezzi.


questa è stata una delle mancanze più gravi degli autori

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 07/02/2007 alle 11:35
Originariamente inviato da Frank VDB

Ieri ho postato il messaggio che vi riporto sotto nel thread "doping e antidoping". Pensavo fosse più attinente a quel thread, anche se il punto di partenza era la fiction su Pantani.

Non so se non ha ricevuto pochissime (due) risposte per disinteresse o perchè non è balzato all'occhio. Nel primo caso mi scuso per avere riproposto il post. Nel secondo, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate. Grazie


originariamente postato nel thread "doping e antidoping" da Frank VDB


Ragazzi, sono trasalito.
Sull'Unità di stamattina, a pagina 8, Marco Travaglio ha scritto un articolo attorno ai fatti di Catania e alle dichiarazioni di Matarrese e Scapagnini. Il solito brillante e bellissimo articolo di Travaglio.
Sono però trasalito leggendo il finale del pezzo:

"Ieri sera, mentre proseguiva l'osceno balletto delle facce di tolla sul caso Catania, la prima rete del cosidetto servizio pubblico televisivo beatificava un ciclista dopato che aveva violato tutte le più elementari regole dello sport e ora, tanto per cambiare, viene gabellato per martire perseguitato, vittima dell'immancabile complotto. Perchè il doping è severamente vietato ma, se scoprono un campione dopato, allora è colpa dell'antidoping."

Mi sono talmente incaz.zato che di getto ho inviato una lettera di protesta all'Unità. Invito anche chi di voi ne ha voglia a fare altrettanto, perchè io ne ho le scatole piene di questi giudizi superficiali sul ciclismo. Peccato che queste cose vengano da un giornalista che stimo, come Travaglio. Ma anche lui e i giornali di sinistra, quando sbagliano, sbagliano.

Ecco il testo della mia lettera

E' la stima che nutro nei confronti di Marco Travaglio che mi ha fatto trasalire quando, nella sua rubrica su l'Unità di oggi 6 febbraio leggo che "il servizio pubblico televisivo beatificava un ciclista dopato che aveva violato tutte le più elementari regole dello sport e ora, tanto per cambiare, viene gabellato per martire perseguitato, vittima dell'immancabile complotto."
Il riferimento è chiaramente alla fiction su Marco Pantani andata in onda ieri sera. A parte che dai forum dove gli appassionati più competenti discutono di ciclismo - come quello di cicloweb.it per esempio - emerge che la tesi del complotto e le stranezze sul caso Pantani sono analizzate solo superficialmente dalla fiction, stupisce che un giornalista da sempre noto per la maniacale documentazione con la quale costruisce i suoi articoli e i suoi libri, si lasci andare a dichiarazioni così superficiali su argomenti che - si capisce lontano un miglio - il suddetto conosce davvero poco.
La stampa specializzata, diversi libri (seri, anche se nascosti dietro una marea di libri-spazzatura), alcuni giornalisti, da anni stanno ricostruendo gli anni torbidi che vanno dalle dichiarazioni di Zeman nel 1998 e delle indagini doping-calcio fino ai giorni nostri, ossia gli anni in cui è nata ed è stata rafforzata la tesi ciclismo=doping e in cui Pantani ha vissuto la sua parabola discendente di uomo e di atleta. Nessuno vuole cancellare gli errori di Pantani e del ciclismo ma sarebbe opportuno che il signor Travaglio e tutti coloro che vogliono addentrarsi in queste tematiche lo facciano documentandosi. Possibilmente non in un bar sport.
Cordiali saluti
Nome Cognome, Città.


Per chi vuole imitarmi, l'indirizzo è lettere@unita.it
non più di venti righe



Un giornale che si dichiara di sinistra e porta sulle proprie pagine uno come Travaglio (quando si di dice che i cognomi, spesso, rappresentano la persona che hai di fronte, aldilà del segno anagrafico…), non può che definirsi un travaglio, quindi un dolore lancinante e profondo, vissuto e sopportato a costi di urla e sudori, nella consapevolezza che sta per nascere una creatura. Poi, quando questa, assume le sembianze del Marco più brutto dei Marco possibili, non resta che pensare all’inutilità o alla pochezza umana del travaglio, quanto basta per non percorrere più le strade che possono portare, anche solo involontariamente, al rischio di un travaglio. Ne consegue, la forma di controllo delle nascite più indolore spiritualmente e fisicamente, dettata da una castità naturale e ancestrale: in fondo basta pubblicare un raglio di Travaglio per essere immediatamente casti.
Satira?
Potrebbe essere, se nella mente non persistesse il realismo per una sinistra ridicola, da vergogna, da non votare più, in quanto migliore cento volte un avversario persino despota, alla pochezza strutturale di chi, nella vita, può essere rappresentato solo su un quadro avente, sì, cornice massiccia e artistica, ma con una tela su cui una matita, rigorosamente “4H”, ha lasciato un solo punto. Un labilissimo segno impercettibile agli occhi, rarefatto nelle sostanze, immaginario all’intelligenza, corposo alla stupidità strutturale di chi si crede tanto e non è nulla, come da giusto copione per gli stupidi.
Che l’Unità sia giornale costruito tutto punto da un sarto cieco, non già negli occhi ma nel cervello, come l’essenza diessina vuole, rappresenta realtà. Il Travaglio ne è un evidente dimostrativo, una punta feroce e dolorosa di un contesto enorme, fatto di atti confusionari, prese di posizione a coltello sulla cultura e le nullità di prospettiva, impresse dal partito più insignificante della storia italiana e, per questo, tragedia altrettanto storica, per milioni e milioni di persone.
Icona di una sinistra che non c’è più, ed amarissimo finale per un uomo come me, rimasto comunista di un comunismo mai vissuto, totalmente da costruire, e che, per questo, ha trovato nel suo camino più amici e stima fra gli altri, volgarmente definiti dall’immaginario avversari, raggiungendo nel tempo la convinzione che sul defunto partito comunista, fosse nato il mostro peggiore: quello sovente siamese al sibillino, dell’ignavia e di quel sistema spesso definito, in un non lontano ieri, doroteismo.

Caro Frank sei stato bravo, ammiro la tua volontà e la forza prorompente della tua carica ideale: ti stimo e spero ardentemente (te lo giuro), che tu possa divenire docente, senza passare nelle forche caudine del sinistro modus esistente nelle università. Ma hai scritto al deserto più arido, dove persino i cammelli potrebbero dirti: “vacci con le tue gambe là, perché sarò animale, ma non sono fesso”.

Firmato.
“Un uomo che è amaramente costretto da oltre due lustri, a non leggere l’Unità e la gemella Repubblica, per non vivere travagli che posson far nascere indefinibili creature impresse all’anagrafe con un tragico agnomen: Travaglio”.

 

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  postato il 07/02/2007 alle 11:40
Originariamente inviato da nino58

Mi cospargerò il capo di cenere ed indosserò il cilicio,... quando verrò illuminato dalla Grazia sulla via di Damasco.
Nel frattempo, la mia birichina coscienza mi induce, purtroppo, a dar retta alle peccaminose sirene della carne.
Ciao Alberto.


Questo depone certamente a tuo favore. Occorre essere aperti al mondo ed al bello di questo mondo per apprezzare appieno la vera bellezza che un giorno o l'altro, stanne pur certo, si appaleserà.

Non ho titoli nè autorità per citarlo ma San'Agostino ha scritto "...ama e fai ciò che vuoi...". Ma prima, ama.

Ciao Nino.

 

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Livello Eddy Merckx




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  postato il 07/02/2007 alle 12:04
Originariamente inviato da Morris

Un giornale che si dichiara di sinistra...



Morris, piantala li', per favore. Che mi fai commuovere e non è decoroso alla mia età.
Qui non è solo la tua prosa, come sempre godibilissima, a meritare attenzione: mi hai toccato il cuore e questo non lo posso sopportare, mi fa perdere lucidità.

Li conosco quei sentimenti li'...

 

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  postato il 07/02/2007 alle 12:18
E d'altronde, anche sul sito di Repubblica, c'è un'intervista a Capodacqua su Pantani e la sua storia, nella quale il talento di Pantani viene messo in dubbio parecchio.
Capodacqua afferma che Pantani vinse il Tour 1998 grazie al fatto di essere artificialmente migliorato a cronometro, quando in realtà nelle 3 crono di quel Tour beccò comunque 8 minuti da Ullrich, e quando sanno tutti che quella vitoria fu costruita praticamente in una sola tappa, quella di Le deux Alpes, dove il tedesco di minuti ne beccò 9, e se ne avesse beccati pure 5 o 6 (cioè tantissimi), quel Tour sarebbe riuscito a vincerlo comunque proprio grazie alle cronometro.
Poi Capodacqua fa un discorso più generale, e dice che Pantani non si può considerare un campione o comunque non si può essere in alcun modo certi delle sue qualità, nè il suo 1998 può essere ritenuto limpido, perchè tutti i risultati di quegli anni sono inquinati dalla chimica, e senza la chimica, aggiunge Capodacqua, Pantani non sarebbe stato in grado probabilmente di andare così forte.
Non si capisce per quale motivo allora non si debba dubitare di tutti, anche delle vittorie degli altri cioè, e in special modo di tutti i risultati degli anni'90, ma a questo punto, non avrebbe più senso nè seguire le corse, nè scrivere articoli sui giornali nei quali comunque si devono tessere le lodi di un vincitore.
Perchè qualcuno le corse deve vincerle per forza, questo mi sembra chiaro.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 07/02/2007 alle 12:27
E soprattutto perchè, ancora oggi,per tutti i Capodacqua del mondo, il bersaglio "esemplare" continua ad essere Pantani.

 

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Livello Tour




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  postato il 07/02/2007 alle 13:14
...giusto per riportare i commenti di Gilberto Simoni, da L'adige di ieri.
Qualche passaggio e' interessante...


di PIETRO GOTTARDI (segue dalla prima pagina) PALU' DI GIOVO - Il buon Donadello probabilmente aveva visto giusto e la conferma l'abbiamo avuta ieri sera, guardando a casa Simoni la fiction su Pantani. «Ho visto di peggio. Considerato quel che passa in Tv ultimamente, non è poi così malaccio. L'attore gli somiglia molto, anche in bici. E poi vi ricordate il film su Bartali? Era ridicolo» ha risposto al primo colpo di pungolo che - in preda ad una profonda crisi di noia - gli abbiamo assestato verso metà film più in cerca di complicità che di provocazione. E poi, mentre scorrevano i titoli di coda e non trovavamo un motivo per renderci accettabile ciò che avevamo appena visto: «Hanno cercato di esaltare la forza e la debolezza del personaggio. L'hanno fatto come potevano: non dimentichiamo che questo film l'hanno visto anche il papà, la mamma e la sorella di Pantani...». Un Gibi diplomatico, insomma, quello che ieri sera si è seduto in panciolle davanti alla televisione al plasma del salotto ad osservare le gesta del compianto collega. Con lui a rendergli lieta la serata, la moglie Arianna ed il figlioletti Sofia ed Enrico. Il film parte da Campiglio, dal prelievo di sangue fatto a Pantani in maglia rosa, prima del tappone del Mortirolo che lo doveva incoronare vincitore del Giro e che invece è stato l'inizio della sua fine. «Quella mattina il primo ad essere controllato fui io - ricorda Simoni -. Controllarono i primi dieci in classifica: alla mia camera gli ispettori si presentarono alle 6». Liquidato il dramma sportivo di Campiglio in pochi fotogrammi, la pellicola prova a raccontare il Pantani ragazzino, quello degli esordi. Difficile non concedersi distrazioni in questa fase che benignamente potremmo definire interlocutoria, tanto che Gilberto ne approfitta per andare a recuperare una foto di Remo Mosna, relativa proprio alla tappa di Campiglio. «Questo sono io che scatto a Carisolo e questo è Pantani con i suoi compagni che mi vengono a prendere - illustra -. Ricordo che quando mi presero i suoi gregari mi dissero con una certa arroganza dove credevo di andare. In cuor mio dissi: non preoccupatevi, io intanto segno... Ecco, ogni volta che qualcuno mi rimprovera di essere andato a riprendere Pantani nella tappa del Giro 2003 di Cascata del Toce, mi viene in mente questa foto e vorrei fargliela vedere. Per tutte le cose, a ben guardare, c'è un perché». Il film procede e si sofferma su Pantani in discoteca col cappello calato in testa: «Ho due amici a Cesenatico che, pensate, sono diventati miei tifosi dopo esserlo stati di Marco - ci confida Simoni -. Loro lo conoscevano da prima che avesse successo e dicono che il successo lo cambiò in negativo portandolo a fidarsi di persone che lo hanno prevalentemente usato. Ma proposito del cappellino e di quanto Pantani fosse diventato personaggio, vi racconto un aneddoto: una sera Marco venne invitato a Porta a Porta da Bruno Vespa e si presentò col cappello. Vespa disse che non lo avrebbe fatto entrare in studio se non se lo fosse tolto; lui girò i tacchi e accennò ad andarsene. Come finì? Che a Porta a Porta ci andò, ma con il cappello. Mi fa rabbia che uno come Pantani, col successo che aveva raggiunto, si sia rovinato con le sue mani». La fiction si concentra poi sul grave incidente occorso al campione di Cesenatico durante il Giro del Piemonte e sulla sua caparbia ripresa «Lì Marco è stato grande. Sapete che mentre faceva rieducazione già pensava alla squadra per tornare a correre e chiese anche a me di farne parte?» rivela Simoni. Del Pantani inghiottito dal gorgo della cocaina che chiude il film, Gilberto dà una sua personalissima lettura: «Chi dice che fosse un debole e che è convinto di trovare in questo aspetto del suo carattere la spiegazione della sua tragica fine, secondo me sbaglia. Il guaio di Pantani - conclude a sorpresa - era semmai l'opposto. Lui era forte, in bici come nell'indole. Così forte da non accettare di essere messo in discussione come accadde a Campiglio e così forte - ahi lui- nella parte terminale della sua esistenza da credere di poter vincere da solo anche contro la cocaina».



 
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  postato il 07/02/2007 alle 13:55
Un pugno nella pancia, scusate.

Leggendo i vari commenti al film mi sono fatto questa idea.
Molti sono egoisticamente interessati solo al campione.
Vorrebbero poterlo vedere ancora scattare e fare il vuoto.
Vorrebbero poterlo vedere ancora in maglia rosa o gialla o
magari iridata.
Avrebbero voluto vedere un'opera magna con tutti gli scatti
e gli aneddoti che hanno contribuito a creare il mito.
Almeno la maggiornaza dei commenti, se non sbaglio.
Qualcuno e' invece andato oltre, cercando di
identificare chi gli "ha rotto il giocattolo".

Il fatto che sia piaciuto alla famiglia ed a chi lo
ha conosciuto da vicino mi fa pensare che il film
ha avuto la delicatezza di descrivere la persona
piu' che il personaggio.
Del resto l'analisi di Donquisciotte spiega benissimo
i pro ed i contro del film.
Un'analisi fatta da una tifosa sfegatata ma altrettanto lucida
da capire che il "riscatto" deve passare attraverso la modifica
di tristi opinioni diffuse fra la gente comune.
Non fra appassionati di ciclismo specialmente se cosi' egoisti
da volere innanzitutto la propria soddisfazione derivante dal
vedere "quella pedalata" o dall'esser stati cosi' bravi
dall'aver identificato tutti gli errori.

Si sarebbe potuto fare di piu', certamente, ma concludo
con una frase celebre detta da un tizio che, purtroppo,
porta un cognome al limite dell'odioso in questo frangente:
"un piccolo passo per l'uomo, un grande passo per l'umanita'"

 

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"Non esistono montagne impossibili, esistono uomini che non sono capaci di salirle", Cesare Maestri

"Non chiederci la parola che mondi possa aprirti, si` qualche storta sillaba e secca come un ramo...
codesto solo oggi possiamo dirti: cio` che non siamo, cio` che non vogliamo.", Eugenio Montale.

 
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Livello Freddy Maertens




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  postato il 07/02/2007 alle 13:58
Il film non mi è piaciuto per niente, ma non sono rimasto deluso perchè non mi aspettavo di meglio. Ridicole le ricostruzioni ciclistiche, sbrigative e superficiali, attori poco convincenti e regia inesistente, in linea con tutte le fiction italiane. 100 minuti per ricostruire una carriera e una figura così complessa come quella di Pantani non bastano. Occasione sprecata.
 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 07/02/2007 alle 14:14
pur non avendo mai creduto all'ipotesi del complotto (mosca bianca del forum), mi sono cadute le braccia nel leggere la superficialità con cui il sig. Travaglio tratta l'argomento Pantani.
Forse gli è sfuggito il fatto che, benchè abbia commesso degli errori (come tutti), Marco Pantani è stato un grande campione che ha dato lustro allo sport italiano come pochi in passato sono riusciti a fare: e in ogni caso ha pagato un prezzo stra-esagerato per gli errori commessi.
Quindi se il servizio pubblico vuol dedicare una fiction ad un atleta del genere, nessuno si può azzardare a dire che non è un omaggio meritato.
Se poi il sig. Travaglio vuol prendersela con qualcuno che viola le regole elementari dello sport, cominci con qualcuno di quei ragazzotti che a metà luglio saltellavano al Circo Massimo con Prodi e la Melandri: lì troverà parecchio materiale su cui lavorare.

 

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"L'uomo da battere è Gianni Bugno, e quasi certamente non riusciremo a batterlo" (Greg Lemond, Stoccarda, 24 agosto 1991)

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 07/02/2007 alle 14:38
Originariamente inviato da antonello64

Se poi il sig. Travaglio vuol prendersela con qualcuno che viola le regole elementari dello sport, cominci con qualcuno di quei ragazzotti che a metà luglio saltellavano al Circo Massimo con Prodi e la Melandri: lì troverà parecchio materiale su cui lavorare.


 

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Livello Federico Bahamontes




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  postato il 07/02/2007 alle 14:48
Originariamente inviato da antonello64

pur non avendo mai creduto all'ipotesi del complotto (mosca bianca del forum), mi sono cadute le braccia nel leggere la superficialità con cui il sig. Travaglio tratta l'argomento Pantani.
Forse gli è sfuggito il fatto che, benchè abbia commesso degli errori (come tutti), Marco Pantani è stato un grande campione che ha dato lustro allo sport italiano come pochi in passato sono riusciti a fare: e in ogni caso ha pagato un prezzo stra-esagerato per gli errori commessi.
Quindi se il servizio pubblico vuol dedicare una fiction ad un atleta del genere, nessuno si può azzardare a dire che non è un omaggio meritato.
Se poi il sig. Travaglio vuol prendersela con qualcuno che viola le regole elementari dello sport, cominci con qualcuno di quei ragazzotti che a metà luglio saltellavano al Circo Massimo con Prodi e la Melandri: lì troverà parecchio materiale su cui lavorare.


anch'io ti straquoto

 

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Niente fremiti di gioia. Niente ebbrezza della vittoria.
La mèta raggiunta è già superata
Direi quasi un senso di amarezza per il sogno diventato realtà.
Credo che sarebbe molto più bello poter desiderare per tutta la vita qualcosa,
lottare continuamente per raggiungerla e non ottenerla mai...
L'uomo felice non dovrebbe avere più nulla da dire, più nulla da fare.
Per mio conto preferisco una felicità irragiungibile,
sempre vicina e sempre fuggente.

 
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