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Giro d'italia, prestigio in declino?
aranciata_bottecchia - 04/11/2004 alle 13:49

Via il dente via il dolore: il prestigio del giro d'italia è in declino rispetto al tour de france? Sì. Questo declino significa decadenza? No, finchè il ciclismo italiano sarà una delle nazioni di vertice del movimento. Il giro d'italia non è più il valore aggiunto del ciclismo italiano ma è vero invece il contrario, è il movimento a fare da traino alla grande corsa a tappe della nazione numero uno al mondo. Va da sè che, se la nuova gestione del giro e i cambiamenti in seno ull'UCI non saranno una buona medicina, qualora il movimento ciclistico italiano subisse una netta flessione (ovvero se scivolasse anche solo al terzo posto della classifica per nazioni) il giro d'italia non avrebbe più il sostegno intrinseco del grande valore tecnico espresso dai corridori italiani (per contro il tour de france non risente minimamente della decadenza del movimento francese). In soldoni, se Zomegnan e il pro-tour non sapranno cambiare l'andazzo, saremo nelle mani di Basso, Cunego, Sella e pochi altri, ma se costoro non riuscissero a sostenere il compito ecco che allora si verificherebbero le funeste previsioni (ciclgianesche) di un tracollo verticale (e secondo me, in questo caso, irreversibile). L'ALBA DEL GIRO Partendo dalla preistoria, ritengo che il prestigio del tour de france sia sempre stato superiore a quello del giro d'italia, vuoi perchè è nato prima, vuoi perchè la francia è la patria del ciclismo, vuoi perchè la francia stessa nell'europa di oggi è stata un riferimento culturale superiore all'italia. Però questo scarto era minimo, minimissimo direi, perchè il giro d'italia era stato capace di esprimere talenti come Girardengo, Binda e Brunero. IL FASCISMO Nel 1925 il bologna vinse lo scudetto contro un fortissimo genoa che aveva vinto nei due anni precedenti. Dopo quattro sfide, con due vittorie e due pareggi per parte, lo spareggio decisivo fu disputato a milano, alle otto di mattina, senza pubblico, e il bologna vinse due a zero, per la felicità di un Mussolini molto legato a quella città. Nel 1929 la FC internazionale, dal nome così disustosamente comunista, fu costretta a fondersi con la U.S. milanese nella nuova "ambrosiana". Tuttavia sugli spalti il pubblico inneggiava ancora "inter inter", quindi per un quieto vivere l'anno successivo l'ambrosiana divenne ambrosiana-inter, per tornare a chiamarsi internazionale solo alla fine delle guerra. Nel 1934 i mondiali di calcio si svolsero in italia e la stampa straniera, a differenza di quella italiana, denunciò arbitraggi clamorosamente compiacenti. La mano del fascismo calò anche sul ciclismo nel 1939, quando per "solidarietà" con la germania fu impedita la partecipazione alla grande-boucle dei corridori italiani, tra i quali un imperioso Bartali campione uscente. In definitiva il fascismo ha costruito una dimensione dell'italia molto provinciale, e con essa provinciali sono diventati anche gli sport, non ultimo il ciclismo e di conseguenza in questo periodo il prestigio del giro d'italia subì un altro scostamento dal tour de france. Se questo scostamento fu lievissimo dobbiamo ringraziare la comparsa sulla scena di due fuoriclasse pazzeschi come Bartali e Coppi, senza dimenticare Fiorenzo Magni. GRANDI CAMPIONI Il rapporto giro-tour non subì altre variazioni fino alla fine degli anni cinquanta, poi accadde che l'area franco-belga sfornò una serie impressionante di corridori irraggiungibili e vittoriosi su tutti i terreni: Anquetil, Merckx, Hinault, Fignon, mentre l'unico italiano degno di paragone è Felice Gimondi. Prima di trovare italiani capaci di dar battaglia sulle strade del giro come su quelle del tour bisognerà aspettare l'epoca di Chiappucci, Bugno e soprattutto Pantani. Questo fatto non può non aver determinato un ulteriore "scadimento" del prestigio del giro rispetto a quello del tour. GOD BLESS AMERICA, UND DEUTSCHLAND Greg Lemond è stato uno dei corridori più stimati e la sua fama è tutta meritata. Lemond fece partorire l'interesse degli americani per il ciclismo, purtroppo Lemond inaugurò anche l'era dei corridori che preparano solo il tour de france e puntano tutto sulla grande-boucle, mentre il suo coevo Fignon, immune da questo vizio, rifletteva bene quale fosse l'atteggiamento dei corridori europei. Il pubblico americano divenne sempre più importante per i ricavi dei diritti televisivi e pubblicitari, e poichè Lemond si presentava al giro solo per allenarsi accadde che la corsa rosa non fu beneficiata dal tocco del dollaro. L'interesse delle squadre segue il denaro, e alla lunga il "clamore" influisce sul prestigio di una corsa piuttosto che di un altra. Lemond inaugurò dunque la stagione del "tour a tutti i costi", i cui esiti furono rallentati dalla fucilata che lo colpì in una battuta di caccia, e dalla presenza di campioni che onorarono la tradizione come Fignon, Breukink, Indurain e Rominger. Ma il sentiero aperto da Lemond fu trasformato in autostrada da Armstrong, che incrementò esponenzialmente l'interesse del pubblico americano, segnando il primo vero consistente scarto di prestigio del giro rispetto al tour. Contemporaneamente, o addirittura poco prima, si pose su questa linea anche l'erede della tradizione DDR, kaiser Ullrich, che convogliò sulla corsa francese l'interessa del pubblico tedesco, che non aveva mai seguito il ciclismo con lo stesso interesse che scoprirà negli anni di Zabel e Ullrich. Dalla metà degli anni '90 in poi la differenza di prestigio tra giro e tour da "abbastanza evidente" diventa "molto evidente". L'ANNO ZERO L'astro di Marco Pantani costituì un forte freno contro la perdita di prestigio del giro d'italia, ma la tragedia che travolse il Pirata nel 1999 lasciò il giro come una guscio di noce in balia della burrasca tra i marosi dell'oceano. Questo perchè il giro andava già a rimorchio del movimento ciclistico italiano, mentre il tour de france, grazie alla massa del pubblico americano e tedesco incassò senza colpo ferire i fatti del 1998. Le conseguenze immediate sono state un ulteriore ribassamento del prestigio del giro, praticamente ai minimi storici. PROSPETTIVE Come ho già scritto altrove, confido che il declino possa essere fermato dal ricambio generazionale dei corridori, dal cambio di direzione al vertice del giro, dall'innovazione del pro-tour, dall'azione delle magistrature europee, dall'agenzia mondiale antidoping, dall'inevitabile crollo d'interesse del pubblico americano quando Armstrong si ritirerà.